Prima neve

 

Oggi, secondo le previsioni del tempo, arriverà il freddo; ma il freddo vero. L’Italia verrà invasa da correnti artiche che provocheranno un drastico abbassamento delle temperature. L’aria gelida sarà accompagnata da piogge costanti e venti di burrasca, nevicate si preannunciano persino a quote basse. Una nuova perturbazione, proveniente dalle Alpi, sta già avanzando verso il Centro-Sud. Nonostante la bufera sia imminente, il meteo evidenzia un dettaglio che rincuora: la caduta della prima neve. Per chi lo scorso Inverno ha dovuto privarsi della magia dei paesaggi imbiancati, è una grande notizia. A poco più di un mese dal Natale, ecco che i fiocchi di neve si preparano a fare il loro trionfante ritorno. Non posso negare che il solo pensiero mi riempie di gioia; chi segue VALIUM sa che adoro le lande innevate e i paesi del Grande Nord. La prima neve porta con sè un immutato incanto. Quando i fiocchi cominciano a scendere fitti, sembra di calarsi in una fiaba. Il paesaggio, ricoperto da un manto di neve candida, si trasforma completamente. Stamattina voglio rivivere quell’incantesimo insieme a voi: benvenuti nella nuova photostory, un’ode alla prima neve e alle sue atmosfere fatate.

 

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L’Hygge: una filosofia di vita che viene dalla Danimarca

 

“Hygge”: un termine che racchiude tutta una filosofia di vita. Lo conoscete? E’ un sostantivo danese (la cui pronuncia è esattamente “ugga”) che in italiano potrebbe essere tradotto con “intimità”, “accoglienza”, “calore”, “comfort”. Tirare in ballo le parole, tuttavia, non rende l’idea: dire “hygge” è definire un concetto, un’atmosfera. Diverse lingue germaniche includono un vocabolo molto simile; per i tedeschi è Gemütlichkeit, per gli svedesi Mys, per gli olandesi Gezelligheid. In Norvegia, anticamente, “Hygge” aveva lo stesso significato che ha tuttora. Quando questo termine apparve in Danimarca all’inizio dell’Ottocento, conquistò subito i danesi, che lo adottarono senza se e senza ma. L’Hygge è direttamente associato alla vita quotidiana, ai piccoli piaceri che l’esistenza offre giorno dopo giorno. La casa, accogliente e confortevole,  è il suo regno. Attività molto Hygge sono, ad esempio, trascorrere dei magici momenti con gli amici, con gli affetti più cari; sorseggiare un buon gløgg  (il vin brulé scandinavo), un caffé, una cioccolata calda, davanti al focolare; preparare dolci, biscotti, piatti tradizionali; godersi il tepore familiare in tutto relax; combinare la perlacea luce nordica con il bagliore soffuso delle candele. Ne esistono molte altre ancora, naturalmente, che potrebbero essere riassunte in una frase: “cercare la gioia nelle piccole cose”. D’altronde, non è un caso che la Danimarca abbia occupato per oltre 40 anni il primo posto nella classifica dei paesi più felici del mondo.

 

 

L’ HYGGE IN PILLOLE

La casa

E’ un rifugio, un’oasi accogliente in cui assaporare momenti di pura felicità. I colori delle pareti sono chiari, luminosi, per riflettere il più possibile la luce del giorno. L’arredamento è composto da un mobilio in materiali rigorosamente naturali, come ad esempio il legno. L’oggettistica e le decorazioni ricoprono un ruolo chiave, poichè personalizzano l’ambiente rendendolo ancora più ospitale. Divani e cuscini, emblemi di comodità, abbondano. Le stanze principali sono la camera, all’insegna del massimo relax, ma soprattutto la cucina: è il luogo dove si prepara il cibo e in cui ci si riunisce la sera, condividendo pasti, chiacchiere e piacevoli racconti. L’illuminazione della casa è molto importante; le lampade vengono preferite ai lampadari giacchè diffondono una luce più intima; il camino (imprescindibile) e le candele a profusione rappresentano i must dello stile Hygge. Le candele, in particolare, vengono utilizzate ampiamente da tutti i danesi. Osservare il baluginio della loro fiamma è come compiere una meditazione che induce un profondo rilassamento.

 

 

Il cibo

E’ alla base della convivialità Hygge. Cucinare insieme agli amici e ai familiari è condividere momenti di totale intimità. Vengono privilegiati piatti tipicamente danesi come le polpette in salsa al curry, lo Snobrød (un pane il cui impasto viene avvolto attorno ad un bastone e cotto sul fuoco), e lo Skipperlabskovs, petto di manzo condito con patate, pepe nero, cipolle e foglie di alloro. Tra i dolci Hygge rientra il rote Grütze, realizzato con gelatina alla frutta e fecola di patate, e il Gammeldags æblekage, un dolce a tre strati a base di mele. Sul podio delle bevande troviamo il gløgg, seguito dalla cioccolata calda, dal caffè e dallo sciroppo di sambuco.

 

 

La convivialità

Trascorrere del tempo di qualità con gli amici è un altro cardine dell’ Hygge. Le parole d’ordine, ancora una volta, sono “convivialità”, “condivisione”, “armonia”. Il piacere di stare insieme prevale su tutto; l’atmosfera è rilassata, ognuno deve sentirsi a proprio agio. Lo spirito di gruppo predomina sull’ego dei singoli componenti: essere sè stessi è un imperativo, corroborato dall’amenità dei racconti e dei ricordi evocati. Ritrovarsi è un rituale che coincide con una pausa rigenerante, assaporando del buon cibo e staccando completamente la spina dal mondo virtuale. Fondamentale è cogliere l’attimo, la gioia del qui e ora.

 

 

Il Natale

Le feste natalizie, in Danimarca, rappresentano il periodo Hygge per eccellenza: il buio dell’Inverno viene contrastato da miriadi di candele, ma anche per strada e nei luoghi tipicamente turistici sfavilla un tripudio di luci. Basti pensare ai Giardini Tivoli di Copenaghen, classe 1843, il parco di divertimenti più antico al mondo. Durante l’Avvento, attività Hygge come lo stare insieme, il condividere i pasti e il preparare piatti tipici si susseguono a spron battuto. Anche addobbare la casa è molto Hygge. Le decorazioni sono realizzate a mano, il presepe trionfa accanto all’albero di Natale e gli ornamenti più elaborati vengono tramandati alle nuove generazioni. Elfi in miniatura proliferano sui portoni delle case o alle finestre; in cima all’abete troneggia una stella d’oro o argento, mentre i suoi rami sono impreziositi da noci, biscotti, piccole bandiere danesi e meravigliosi oggetti. Le candele, un basic dello stile Hygge, abbondano anche sull’albero e nelle composizioni che abbelliscono la tavola del Natale. Una nota tradizione danese, inoltre, prevede l’accensione di una candela dell’ Avvento tutti i giorni nel periodo compreso tra l’ 1 e il 31 Dicembre (clicca qui se vuoi saperne di più sul Natale a Copenaghen).

 

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Smalti: la palette dei mesi freddi

 

Sul podio c’è senz’altro il burgundy, in sfumature più o meno intense. Poi vengono il vinaccia, il prugna, il ruggine, l’azzurro polvere, il kaki in diverse gradazioni. Non mancano i colori neutri, come il bianco e il nero; il nude è ormai un classico, soprattutto declinato in nuance che virano al rosa. La palette degli smalti di tendenza dell’Autunno Inverno 2024/25 è composta, in gran parte, da queste tonalità ammalianti e molto autunnali. Le texture sono inviariabilmente cremose, il finish matte, a volte iridescente; l’unghia è corta e arrotondata. Nella gallery che segue, i riflettori si accendono sugli smalti dei mesi freddi: guardatela e selezionate i colori più nelle vostre corde.

 

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Le Frasi

 

“Cessate o mortali, dal contaminare con vivande nefaste i vostri corpi! Vi son messi, vi son frutti, che curvano con il loro peso i rami e, sulle viti, turgide uve. Vi son dolci verdure ed altri prodotti che la fiamma può far graditi e teneri. Né il liquido latte manca a voi, né il miele odoroso di fior di timo. A voi offre ricchezze la provvida Terra, ed alimenti miti, offre vivande senza stragi e senza sangue.”

(Ovidio)

 

Il miele e i proverbi della cultura popolare

 

Ricco di proprietà benefiche per l’organismo, il miele in Autunno fa la sua grande rentrée. Le virtù del “cibo degli dei”, così lo avevano ribattezzato i Greci, sono innumerevoli: potenzia la memoria e la concentrazione, riduce lo stress, è un toccasana per la flora intestinale e svolge una funzione antibatterica che contrasta i primi malanni stagionali. Non è un caso che venga considerato un vero e proprio alleato del sistema immunitario. D’altronde, l’utilizzo del miele a scopo terapeutico risale addirittura all’antico Egitto; nel corso dei secoli, questa sostanza zuccherina prodotta dalle api ha sempre rivestito un ruolo centrale nell’alimentazione delle civiltà più disparate. In Italia, ad esempio, esistono proverbi riferiti al miele che ne attestano la fama presso la cultura popolare di ogni regione, da Nord a Sud. Scopriamone qualcuno insieme, in attesa di tornare a focalizzarci sul miele per esaminare quali tipi sono più indicati per rinforzare le difese immunitarie.

 

 

Quando piove d’agosto, piove miele e piove mosto.

 

 

Bocca di miele, cuore di fiele.

 

 

Col miele si piglia la mosca e s’intrappola l’orso.

 

 

Con il miele si prendon le vespe, con l’aceto neanche la peste.

 

 

A San Giovanni l’alveare spande, a San Martino l’alveare è pieno.

 

 

Chi ha guasto il palato trova amaro il miele.

 

 

Chi ha paura dell’ape non lecca il miele.

 

 

Miele fresco e vino vecchio.

 

 

Poco fiele fa amaro molto miele.

 

Foxy red, l’hair color di tendenza dell’Autunno

 

Il colore di capelli più cool del momento? Il foxy red, un rosso rame che rievoca il bosco e le sue creature. Una in particolare, la volpe. Lo dice il nome stesso: foxy red è una nuance che si ispira alla tonalità del manto della volpe, che potremmo definire rossiccio. Il pelo della Vulpes vulpes, in realtà, non ha una colorazione unica ma vanta molteplici gradazioni, di solito comprese tra l’arancio e il rosso scuro. Ecco, il foxy red rappresenta un’ideale fusione di queste due sfumature. Amalgama sapientemente rosso e arancio dando vita a un colore in perfetta armonia con gli scenari autunnali. Si tratta di una nuance che non passa inosservata: è sfrontata e tuttavia elegante, intensa senza risultare artificiosa.

 

 

Sui social è stato già adottato in massa, sono a dir poco innumerevoli le celebrity che hanno scelto il foxy red. La sua calda sfumatura ramata sta bene a tutte, addolcisce i lineamenti e si addice alla quasi totalità degli incarnati. Piace perchè è un colore naturale che mette in risalto il viso. Naturalmente, risulterà più luminoso su una chioma tra il biondo e il castano; tonalità come il castano scuro, invece, grazie al foxy red si arricchiranno di riflessi.

 

 

Vibrante e audace, il foxy red è una vera e propria dichiarazione di intraprendenza. Potremmo definirlo la nuance perfetta per quando si ha voglia di cambiare, di esibire un nuovo colore di capelli. Conquista all’istante e risponde alle esigenze di rinnovamento che sperimentiamo nei momenti di transizione stagionale. Bisogna tener presente, però, che il foxy red necessita di cure costanti: l’hairstylist si rivela una figura fondamentale in tal senso, soprattutto al momento della tinta; solo un professionista  potrà realizzare la sfumatura ideale a partire dal colore di base dei capelli. Per mantenere il foxy red il più a lungo possibile sulla nostra chioma, inoltre, è tassativo utilizzare regolarmente balsami, maschere nutrienti, illuminanti che donino lucentezza. Sono tutti trattamenti che conferiscono un valore aggiunto a questa intensa tonalità ramata, e si rivelano coccole: sia per i nostri capelli, che per noi stesse.

 

 

IL FOXY RED IN PASSERELLA

 

Bally

Florentina Leitner

MM6 Maison Margiela

Undercover

 

“San Martino castagne e vino”: ma che non siano castagne matte. Ecco come distinguerle dalle castagne comuni

 

Buon San Martino a tutti (nessuna allusione alla festa dei cornuti, naturalmente!). Abbiamo approfondito insieme diverse volte questa ricorrenza così ricca di significati e tradizioni. Oggi ci soffermeremo su una delle usanze più tipiche dell’11 Novembre: le caldarroste accompagnate al vino novello, un abbinamento che ritroviamo in tutte le regioni italiane. Quando pensiamo alla festa di San Martino, è senza dubbio il primo binomio che ci viene in mente; un binomio, peraltro, caratteristico dell’intera stagione autunnale. Consumare castagne arrostite e vino novello, magari davanti al focolare, è uno dei piccoli piaceri che l’Autunno ci regala. Eppure, anche questa suggestiva consuetudine potrebbe risultare non scevra da insidie: chi vi dice, infatti, che tra quelle caldarroste non si nascondano castagne matte? Bisogna fare attenzione, perchè i frutti del Castanea Sativa (o castagno europeo), commestibili e salutari, non hanno nulla in comune con quelli dell’Aesculus Hippocastanum, nome scientifico dell’ippocastano. La castagna dell’ippocastano, a prima vista, è pressochè identica a quella del castagno; in realtà, si tratta di frutti diversissimi. La prima, comunemente detta castagna matta, innanzitutto è tossica per l’uomo. Consumarla comporta dei seri rischi. Alcune specie animali si cibano di castagne matte senza problemi, ma per gli esseri umani sono frutti off-limits che possono causare lesioni all’intestino o ai reni. Imparare a riconoscerle, dunque, è fondamentale. Ma come? Ecco la guida di VALIUM.

 

 

La castagna matta: i segni distintivi

  • E’ il frutto dell’ ippocastano, un albero che ha unicamente una funzione ornamentale. Di conseguenza, viene piantato in città: lo troverete nei parchi, nei giardini, ai lati dei viali, ma non nei boschi.
  • Le foglie dell’ippocastano sono dette palmato-sette: composte da più lamine,  convergono in un picciolo comune. Possono oltrepassare i 20 cm di lunghezza.
  • Il riccio è di colore verdognolo con aculei distanziati e non troppo lunghi. Contiene solo una castagna, tondeggiante e di grandi dimensioni.
  • Quando vengono bollite, le castagne matte effondono un odore non esattamente invitante. Il loro sapore, inoltre, è estremamente amaro.

 

 

La castagna comune

  • E’ il frutto del castagno europeo, un albero che cresce a non meno di 300-1200 metri d’altezza. Il Castanea Sativa abbonda nei boschi di montagna e in alta collina; anticamente, nel mondo rurale, la farina di castagne era un ingrediente-base dell’alimentazione.
  • Le foglie del castagno sono lanceolate, acuminate e seghettate, ma singole. Raggiungono una lunghezza che può arrivare a 22 cm, mentre la larghezza si attesta intorno ai 10 cm.
  • Il riccio, di color beige-marrone, vanta aculei lunghi e fittissimi. Contiene dai due ai tre frutti al massimo, di cui uno spesso è piuttosto grande e gli altri due più piccoli. La forma della castagna comune è semisferica, con un lato appiattito ed uno convesso.

 

 

La tossicità delle castagne matte

Le differenze tra le castagne comuni e le castagne matte, come avete potuto constatare, in realtà sono ben chiare. Ma cosa potrebbe succedere a chi ha confuso le due tipologie? Le castagne matte, non essendo commestibili, sono estremamente dannose per l’organismo: nel caso migliore si limitano a provocare nausea, vomito o violenti disturbi intestinali, ma molto spesso causano intossicazioni che richiedono un immediato intervento medico. I sintomi sono quelli dell’avvelenamento, determinato dalle saponine contenute in questo tipo di castagne: sono sostanze, altamente tossiche per l’uomo, che in realtà hanno la funzione di proteggere il frutto; tengono lontani i predatori e impediscono che i semi germoglino prematuramente.

 

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La forma

 

“L’uomo piglia a materia anche se stesso, e si costruisce, sissignori, come una casa. Voi credete di conoscervi se non vi costruite in qualche modo? E ch’io possa conoscervi se non vi costruisco a modo mio? E voi me, se non mi costruite a modo vostro? Possiamo conoscere soltanto quello a cui riusciamo a dar forma. Ma che conoscenza può essere? È forse questa forma la cosa stessa? Sì, tanto per me, quanto per voi; ma non così per me come per voi: tanto vero che io non mi riconosco nella forma che mi date voi, né voi in quella che vi do io; e la stessa cosa non è uguale per tutti e anche per ciascuno di noi può di continuo cangiare, e difatti cangia di continuo. Eppure, non c’è altra realtà fuori di questa, se non cioè nella forma momentanea che riusciamo a dare a noi stessi, agli altri, alle cose. La realtà che ho io per voi è nella forma che voi mi date; ma è realtà per voi e non per me; la realtà che voi avete per me è nella forma che io vi do; ma è realtà per me e non per voi; e per me stesso io non ho altra realtà se non nella forma che riesco a darmi. E come? Ma costruendomi, appunto.”

(Luigi Pirandello, da “Uno, nessuno e centomila”, libro secondo, XI, 1926)