” C’era la Luna proprio sopra: e la città mi parve fragile, sospesa come una ragnatela, con tutti i suoi vetrini tintinnanti, i suoi filiformi ricami di luce, sotto quell’escrescenza che gonfiava il cielo. “
(Italo Calvino)
Il blog di Silvia Ragni
Oggi vi porto in un posto straordinario, decisamente mozzafiato: Tarifa. E’ situata in provincia di Cadice, in Andalusia, ed è la città più a sud non solo della Spagna, ma di tutta l’ Europa continentale. Affacciata sullo Stretto di Gibilterra, viene considerata un trait d’union tra l’ Europa e l’ Africa; di entrambi i continenti ha assorbito i colori, i paesaggi e le culture. La zona meridionale della città, Punta de Tarifa, è un promontorio poco distante dall’ Isola de Las Palomas, collegata con una strada apposita al centro urbano. Ma Tarifa non rappresenta solo un crocevia tra l’ Europa e l’ Africa. Punta de Tarifa, in particolare, è un meeting point di due importanti distese d’acqua, l’ Oceano Atlantico (a ovest) e il Mar Mediterraneo (a est). Potreste anche solo pensare a un’ area geografica più affascinante? Da Tarifa, il Marocco dista solo 14 chilometri: nel panorama che si gode dalla città, il monte Jabel Moussa è nettamente distinguibile al di là del mare.
Il monte Jabel Moussa, sulla costa del Marocco, visto da Tarifa.
Oltre alla sua posizione, all’ estremità meridionale della Costa de la Luz, Tarifa possiede moltissimi altri punti di forza. Uno su tutti? 10 chilometri di spiagge bianche e incontaminate: da segnalare Playa Chica, Playa de los Lances e Playa de Valdevaqueros, sempre battuta dal vento e brulicante di turisti che praticano sport come il kitesurfing e il windsurf (Tarifa, non a caso, viene soprannominata “la città del vento”). A Punta Paloma, più a nord, si possono ammirare i mulini a vento sulla cima delle colline, mentre Playa de la Caleta, dove si alternano sabbia e rocce, è circondata da una natura selvaggia. Il mare su cui si affaccia, di un turchese vibrante, è l’ideale per gli amanti dello snorkeling e delle immersioni subacquee. A Playa de los Lances, invece, si può cavalcare lungo la spiaggia e inoltrarsi nel verde grazie a dei tour a cavallo organizzati ad hoc. Trovandosi nello Stretto di Gibilterra, inoltre, Tarifa è una meta di riferimento per gli appassionati di whale e dolphin watching (l’ osservazione delle balene e dei delfini). Ma non è finita qui: le rotte di svariati uccelli migratori passano proprio per la “città del vento”. Esistono luoghi specifici per ammirarle, ad esempio il Mirador del Estrecho e il Centro Ornitologico Cig’ena.
Tornando alle spiagge, molte di quelle affacciate sull’ Atlantico presentano tratti tipicamente africani: sono movimentate da una serie di dune, come la Playa de Los Alemanes, e nella Playa de Bolonia una duna – la Duna de Bolonia – raggiunge la sbalorditiva altezza di 30 metri. Anche a Punta Paloma svetta un’ enorme duna di sabbia, che quando soffia il vento di Levante invade persino la strada asfaltata. Il panorama che si ammira dalla sua cima è strepitoso: combina l’azzurro dell’ Oceano con i toni dorati della sabbia e il verde intenso della pineta circostante.
Ma qual è la storia di questa magnifica “terra di mezzo”? A fondare Tarifa furono i Greci, poi divenne la prima colonia romana in territorio spagnolo. Nel luglio del 710 d.C. fu conquistata dal comandante berbero Tarif b.Malik, da cui prese il nome. Da quel momento, la città sperimentò un lungo periodo di dominazione islamica. Gli Arabi la soprannominarono “l’ isola della tariffa” in quanto chiunque approdava nel suo porto era tenuto al pagamento di un pedaggio. Il re cristiano Alfonso VI, nel 1083, riuscì a penetrare nell’ agglomerato urbano, ma Tarifa venne riconquistata solo nel 1292 da Sancho IV re di Castiglia. La sua posizione, ovviamente, la rendeva uno sbarco perfetto per gli Arabi del Marocco, e fino ad allora si erano susseguite innumerevoli lotte che contrapponevano i Cristiani ai Musulmani. Nel 1340 spettò al re Alfonso XI di Castiglia difendere Tarifa dall’ invasione dei Mori. Il 20 Ottobre di quello stesso anno, il sultano Abu-l-Hasan fu sconfitto definitivamente durante la battaglia del “rio Salado”, un torrente nei paraggi della “città del vento”.
Cosa vedere a Tarifa? Innanzitutto, va precisato che è la meta ideale per chi sogna una vita di spiaggia unconventional: la natura incontaminata e selvaggia, i numerosi sport che è possibile praticare, i paesaggi e i panorami sorprendenti la rendono assolutamente speciale. C’è da aggiungere che ogni spiaggia include un gran numero di chiringuitos, i caratteristici chioschi-bar del litorale sud spagnolo. Lì potete trovare di tutto, dagli alimenti alle bibite, dai dolci al pesce fresco. Una particolarità, quest’ ultima, tipica della Costa de la Luz. Per quanto riguarda il territorio urbano di Tarifa, è tassativa una visita nella città vecchia. Noterete che il centro storico abbonda di vie e vicoli fiancheggiati da case completamente candide, punteggiate di tanto in tanto dai colori prorompenti dei vasi di fiori.
In Avenida Andalucia troverete la Puerta Jerez, ciò che rimane delle antiche mura della città, composta da due diverse parti. La prima comprende l’ unica porta superstite, la Puerta de la Almedina; è stata edificata in stile Mudéjar dopo la Reconquista, ed è intrisa di influenze arabe. Il resto delle mura è architettonicamente più classico e più tipicamente “spagnolo”. La Chiesa di San Matteo, in calle Sancho IV el Bravo, risale al XV secolo e il suo interno è impreziosito da tre navate con volte a vela gotica. Una curiosità: come molte chiese andaluse, è stata innalzata su un’antica moschea. Il Castillo de Guzmàn è un must-see assoluto: si trova a sud di Tarifa e dai suoi piani superiori si può godere di un panorama spettacolare, il mare e la costa del Marocco in lontananza. Il castello fu costruito dal califfo di Cordoba Abd ar-Rahman III nel 960, ma il suo nome è un omaggio ad Alonso Pérez de Guzmàn, detto Alonso el Bueno, un eroe della Spagna della Reconquista. La fortezza, dalla pianta a trapezio regolare, evidenzia uno stile impregnato di riferimenti romani e bizantini. A circa 8 chilometri da Tarifa e a 300 metri sul livello del mare risalta il Mirador del Estrecho, un osservatorio panoramico affacciato sullo Stretto di Gibilterra. Lo scenario che si apre ai vostri occhi è a dir poco straordinario: nelle giornate limpide è possibile ammirare lo Stretto e suggestive aree della costa africana, come la città di Ceuta (centro urbano autonomo spagnolo nel Nord Africa), il monte Jebel Moussa e il porto di Tangeri, Tanger Med, inaugurato nel 2019. Sull’ Isola de Las Palomas, invece, potrete spaziare con lo sguardo dal Mar Mediterraneo all’ Oceano Atlantico. Un edificio molto visitato nell’ isolotto è il Castillo de Santa Catalina, risalente al 1933. Architettonicamente è piuttosto particolare, ricco di torri e merli, e ricorda un palazzo del Rinascimento; tuttavia, le guerre e i bombardamenti hanno deteriorato il suo stile originale, modificato da svariati restauri.
Un particolare del Castillo di Guzmàn el Bueno
Il Castillo de Santa Catalina, sull’ isolotto di Las Palomas
Per chi ama fare shopping, Tarifa offre un’ ampia gamma di occasioni. La via da tenere d’occhio è calle Batalla del Salado: qui si alternano le boutique delle più prestigiose griffe internazionali, i negozietti di souvenir e i grandi esercizi commerciali specializzati nell’ abbigliamento e nell’ attrezzatura da surf. Gli appassionati di questo sport troveranno una scelta di brand da lasciare senza fiato! L’ anima europea-africana di Tarifa fa sì che proliferi il “fatto a mano” in stile etnico, sia che riguardi gli abiti che i tessuti e i gioielli: sbizzarritevi a curiosare e a fare acquisti nelle numerose botteghe a tema. Il mercato vecchio è un incantevole mercato coperto in pieno centro storico. Al suo interno vengono vendute la frutta, la verdura, al suo esterno pesce fresco in quantità. Ogni martedì mattina, inoltre, si tiene il classico mercato che propone, tra l’altro, splendide ceramiche, pregiate stoffe e dosi massicce di frutta secca (non dimentichiamo che il dattero è un tipico frutto dell’ Africa settentrionale). In quanto a locali, ristoranti, discoteche e nightlife in generale, Tarifa non vi lascerà delusi. Il divertimento aleggia nell’aria e sono svariati i club dove si balla sotto un tetto di stelle. Se poi avete bisogno di un consiglio su dove alloggiare, ecco un nome e un indirizzo: The Riad Tarifa, un meraviglioso hotel boutique al n.10 di calle Comendador. E’ stato allestito in un edificio del XVII secolo e vanta interni che riproducono quelli di un riad marocchino, ricco di cortili e di giardini con tanto di fontana. Sul rooftop ci si può estasiare di fronte alla stupenda vista dall’ alto di Tarifa.
Tarifa è un luogo magico. Connette due distese acquose, due continenti e le rispettive culture. La mitologia, nella sua storia, gioca un ruolo importante. E’ in quella zona geografica che vennero collocate le Colonne di Ercole: una sorta di frontiera dello scibile, del mondo più evoluto culturalmente. La letteratura classica dell’ Occidente situa le leggendarie Colonne nello Stretto di Gibilterra. La prima sul promontorio della Rocca di Gibilterra (mitologicamente identificato come monte Calpe), la seconda sul monte Jebel Moussa (il mitologico monte Abila). Oltre a esplorare le entusiasmanti attrazioni che offre Tarifa, i suoi monumenti, i suoi locali, le sue spiagge, che cosa potreste fare per rendere il vostro soggiorno ancora più interessante? Una visita alla vicina città di Tangeri, per esempio, adorata da un folto novero di artisti ed intellettuali del secolo scorso. Personaggi del calibro di Henri Matisse, Albert Camus, William Burroughs, Paul Bowles, Jack Kerouac, Gore Vidal, Jean Genet, Ian Fleming e più recentemente Rudolf Nureyev, i Beatles e Mick Jagger la tramutarono in un vero e proprio paradiso decadente. Da Tarifa, Tangeri può essere raggiunta in traghetto in soli 35 minuti.
Foto, dall’alto:
Foto 2 “Estrecho de Gibraltar” di Gaspar Serrano via Flickr, CC BY-NC-ND 2.0
Foto 5 di César Comino García, CC BY 3.0 <https://creativecommons.org/licenses/by/3.0>, via Wikimedia Commons
Foto 10 di Ziegler175, CC BY-SA 3.0 <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0>, via Wikimedia Commons
Foto 12 di Luis Rogelio HM, CC BY-SA 2.0 <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/2.0>, attraverso Wikimedia Commons
Foto 13 di Benjamín Núñez González, CC BY-SA 4.0 <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0>, attraverso Wikimedia Commons
Foto 14 di Jelger, CC BY 2.0 <https://creativecommons.org/licenses/by/2.0>, attraverso Wikimedia Commons
Foto 18 di sunshinecity from Italy, CC BY 2.0 <https://creativecommons.org/licenses/by/2.0>, via Wikimedia Commons
Foto 21 di Manfred Werner, CC BY-SA 3.0 via Wikimedia Commons
Foto 27 di Jelger, CC BY 2.0 <https://creativecommons.org/licenses/by/2.0>, attraverso Wikimedia Commons
” La gente oggi prova sconcerto all’ idea che si possa essere innamorati di una città, soprattutto se la città è Los Angeles. La gente pensa che uno dovrebbe innamorarsi di altre persone o del proprio lavoro o della giustizia. Ho amato persone e idee in diverse città e ho imparato che gli amanti che ho amato e le idee che ho sposato dipendevano da dove mi trovavo, da quanto freddo faceva e da cosa dovevo fare per riuscire a sopportarlo. Sopportare L.A. è facilissimo, che è la ragione per cui è praticamente inevitabile che ogni sorta di idea venga messa in atto, per non parlare degli amanti. Anche se nello scompiglio si perde la sequenza logica. L’arte dovrebbe stabilire parametri di organizzazione e di struttura, ma non sono cose che trovi nella California del Sud. Ci hanno provato. E’ complicato essere davvero seri se si è in una città che non riesce nemmeno a tirare su un grattacielo per paura che la terra un giorno si sollevi e faccia crollare quel coso per intero in testa alla gente. E’ così gli artisti a Los Angeles non hanno l’ entusiasmo bruciante che ci si aspetta da loro. (…) I miei amici a New York iniziano a fare su e giù per la stanza irritati al solo ricordo del piacere irrazionale che si prova con le meraviglie simili a nuvole di Larry Bell. (…) L’idea di una “comunità artistica” svanisce nella lentezza dei giorni. (…) Quando negli anni cinquanta la Ferus Gallery iniziò a mostrare l’arte di Los Angeles al resto del paese, la scena artistica di New York osservò che tutti sembravano ossessionati dalla perfezione. Le cornici dovevano essere perfette, e pure il retro delle cornici. Lo definirono il “Finish Fetish”. Come i Beach Boys, per i quali ogni accordo doveva cadere dal cielo in nuvole uniformi. Il rock’n’roll a L.A. ci prova anche oggi a non essere così magnifico, a essere trasandato e appassionato, ma non funziona. Linda Rondstandt, gli Eagles e Jackson Browne non fanno paura a nessuno. Come l’arte della vecchia Ferus, il rock’n’roll di L.A. è semplicemente perfetto. “
Eve Babitz, da “Slow Days, Fast Company (il Mondo, la Carne, L.A.)
Uno spuntino veloce, fresco e nutriente per la colazione dell’ estate? Il porridge freddo. Se amate l’ English breakfast, conoscerete bene il porridge: a metà tra la zuppa e il budino di fiocchi d’avena, è molto popolare tra gli anglosassoni. Con il caldo tropicale di questi giorni, la sua versione estiva è l’ideale. Per prepararla si utilizzano i fiocchi d’avena, il latte o l’acqua a cui si aggiungono gli ingredienti del “topping”. Di solito includono frutta di stagione come le fragole, melone o anguria tagliati a tocchetti, fettine di banana, frutti di bosco, ma anche scacchi di cioccolato, polvere di cacao, biscotti, noci e semi. Potrete sbizzarrirvi a creare topping diversi di volta in volta, arricchendoli con sciroppi dolcificanti e creme. Vi viene in mente qualcosa di più goloso? Il porridge freddo è gustosissimo e altamente energetico, una bomba di proprietà salutari. Ma quali sono, esattamente, i vantaggi e i punti di forza di questo snack?
Innanzitutto, va detto che viene anche chiamato “Overnight Oat”. Un nome non scelto a caso: “overnight” perchè si prepara dalla sera alla mattina, e viene lasciato raffreddare in frigo tutta la notte. “Oat” perchè significa “avena”, e l’ avena è uno dei suoi principali componenti. E proprio l’ avena, con le sue numerose virtù, riveste un ruolo fondamentale tra i benefici del porridge freddo. E’ povera di calorie, ma ricca di proteine, minerali, fibre, vitamine, acidi grassi insaturi. L’ alto contenuto di ferro, acido folico e minerali, in particolare, la rende un vero e proprio toccasana per l’ organismo. Ma anche le fibre possiedono proprietà molto importanti: bilanciando la quantità di zuccheri nel sangue, donano una sensazione di sazietà che impedisce di cedere alla fame compulsiva. Un atout non da poco, per chi segue una dieta dimagrante! Le fibre, inoltre, facilitano notoriamente la digestione. La fibra contenuta nell’ avena, nello specifico, protegge la mucosa dello stomaco dall’ azione corrosiva dell’ acido cloridrico presente nel succo gastrico.
Per quanto riguarda i topping, sono anch’essi preziose fonti di benessere. Gli ingredienti più utilizzati, come la frutta di stagione, i frutti di bosco e la frutta secca, abbondano di minerali e vitamine e rappresentano degli ottimi dolcificanti naturali. Ulteriori opzioni in questo senso possono essere costituite dal miele, dallo sciroppo di acero o di agave. I nutrizionisti consigliano di aggiungere i semi, ad esempio quelli di chia e di lino: sono un’autentica miniera di proteine e favoriscono il processo digestivo. In quanto alla preparazione del porridge freddo, alcuni al latte preferiscono l’acqua o le bevande più disparate. Personalmente, rispetto alla scelta dell’ acqua, trovo che il sapore dell’ Overnight Oat non venga esaltato come merita. Un’ alternativa potrebbe essere utilizzare un latte che contiene pochissimi grassi, tipo il latte di mandorle, di riso, di soia o di avena. Il latte, in più, ha la capacità di rendere il porridge denso e incredibilmente appetitoso.
L’ energia che forniscono i componenti dell’ Overnight Oat è notevole. Si tratta di un alimento perfetto per la prima colazione, adatto anche ai vegani (che possono prepararlo con l’acqua) e ai vegetariani. Dona un discreto senso di sazietà senza risultare pesante, nutre e vanta proprietà innumerevoli. Come preparare, dunque, il porridge freddo? La versione classica richiede circa 45 grammi di fiocchi d’avena e 80 ml di acqua, latte o latte vegetale. I due ingredienti si versano in una ciotola e, dopo averli ben mescolati tra loro, vanno lasciati in frigo per l’intera notte. La mattina dopo, il composto andrà rimescolato e verranno aggiunti il topping e i dolcificanti. Non c’è bisogno di dire che la sera è il momento ideale da dedicare al “making of” di questo snack. Una versione ancora più salutare prevede che il porridge freddo venga abbinato allo yogurt, ancora meglio se allo yogurt greco (rileggi qui la puntata di “La colazione di oggi” che lo vede protagonista): successivamente alla permanenza in frigo, prima di preparare il topping, si aggiunge una buona dose di yogurt al composto. La versione più golosa include, invece, la crema di cacao tra gli ingredienti. Osatela solo se le vostre condizioni di salute ve lo permettono, e soprattutto…se le calorie non vi fanno paura!
” Sabbia a perdita d’occhio, tra le ultime colline e il mare – il mare – nell’aria fredda di un pomeriggio quasi passato, e benedetto dal vento che sempre soffia da nord. La spiaggia. E il mare. Potrebbe essere la perfezione – immagine per occhi divini – mondo che accade e basta, il muto esistere di acqua e terra, opera finita ed esatta, verità – verità – ma ancora una volta è il salvifico granello dell’ uomo che inceppa il meccanismo di quel paradiso, un’ inezia che basta da sola a sospendere tutto il grande apparato di inesorabile verità, una cosa da nulla, ma piantata nella sabbia, (…) minuscola eccezione, posatasi sulla perfezione della spiaggia sterminata. A vederlo da lontano non sarebbe che un punto nero: nel nulla, il niente di un uomo e di un cavalletto da pittore. Il cavalletto è ancorato con corde sottili a quattro sassi posati nella sabbia. Oscilla impercettibilmente al vento che sempre soffia da nord. L’ uomo porta alti stivali e una grande giacca da pescatore. Sta in piedi, di fronte al mare, rigirando tra le dita un pennello sottile. Sul cavalletto, una tela. E’ come una sentinella – questo bisogna capirlo – in piedi a difendere quella porzione di mondo dall’ invasione silenziosa della perfezione, piccola incrinatura che sgretola quella spettacolare scenografia dell’ essere. Giacchè è sempre così, basta il barlume di un uomo a ferire il riposo di ciò che sarebbe a un attimo dal diventare verità e invece immediatamente torna ad essere attesa e domanda, per il semplice e infinito potere di quell’ uomo che è feritoia e spiraglio, porta piccola da cui rientrano storie a fiumi e l’immane repertorio di ciò che potrebbe essere, squarcio infinito, ferita meravigliosa, sentiero di passi a migliaia dove nulla più potrà essere vero ma tutto sarà – proprio come sono i passi di quella donna che avvolta in un mantello viola, il capo coperto, misura lentamente la spiaggia (…) L’ uomo non si volta neppure. Continua a fissare il mare. Silenzio. Di tanto in tanto intinge il pennello in una tazza di rame e abbozza sulla tela pochi tratti leggeri. Le setole del pennello lasciano dietro di sè l’ ombra di una pallidissima oscurità che il vento immediatamente asciuga riportando a galla il bianco di prima. Acqua. Nella tazza di rame c’è solo acqua. E sulla tela, niente. Niente che si possa vedere. “
Alessandro Baricco, da “Oceano mare”
“Quando il cardo fiorisce e da un albero la cicala canora
diffonde l’armonioso frinire battendo le ali, è giunto
il tempo dell’ estate, all’ombra e con il cuore sazio,
beviamo allora il vino generoso godendo del dolce alitare
di Zefiro sul viso.”
(Esiodo)
Estate. Voglia di ristabilire un contatto con la natura, quasi di fondersi con essa. Per sottolineare il suo valore, la sua importanza, e il ruolo fondamentale che riveste nell’ armonia del creato: è il tema della nuova photostory di VALIUM.
Guardatela bene, stasera, perchè una luna così grande non la vedrete più. Almeno nel 2022. Ad essere precisi, sarà una Superluna vera e propria: questa definizione, infatti, viene utilizzata per indicare un plenilunio al perigeo (nel punto, cioè, di maggior vicinanza tra la Terra e l’orbita lunare), una distanza solitamente quantificabile in circa 362.000 km. La Superluna del Cervo, così è stata chiamata la protagonista del cielo del 13 Luglio, raggiungerà il perigeo stamattina piazzandosi “solo” a 357.263 km dal nostro pianeta. Qualche ora dopo, esattamente alle 20.37, si tramuterà in una luna piena spettacolare, enorme e luminosa. In quel momento, la Superluna del Cervo si troverà a una distanza di 357.418 km dalla Terra. Ma perchè questo nome così particolare? Il motivo va ancora una volta ricercato nelle tradizioni dei nativi americani: Luglio è notoriamente il mese in cui i cervi rinnovano le proprie corna, un fenomeno che collocava la Superluna in un preciso ambito temporale. Tuttavia, non tutte le tribù le affibbiarono la stessa denominazione. Di volta in volta fu chiamata Luna di Bacche, Luna di Salmone, Luna Muta, Luna di Lampone…Dirvi come osservarla è superfluo. Basterà volgere lo sguardo a Sud-Est, e la Superluna del Cervo apparirà in tutto il suo splendore. L’ importante è che il cielo si mantenga il più possibile privo di nuvole, ma il sole che brilla sull’ Italia in questi giorni è una garanzia: vi consiglio di non perdervi per nulla al mondo lo straordinario show astrale che il cielo ci regalerà stasera!
” Contemplando il rivestimento di merletto che i torrenti disegnano sulle montagne non si può non rammentare che ogni cosa fluisce, ogni cosa si muove verso un qualche punto, gli esseri viventi e le rocce così dette inanimate come l’acqua. Fluisce la neve, rapida o lenta, nelle valanghe e nei ghiacciai creatori di bellezza; fluisce l’aria in maestose inondazioni che trasportano minerali e foglie, semi e spore, torrenti di musiche e di profumi; fluisce l’acqua trasportando rocce, in soluzione o in forma di fango, sabbia, ciottoli, sassi. Fluiscono le rocce dalla bocca dei vulcani, come acque dalle fonti e gli animali si raggruppano ed è tutto un fluire, un avanzare di zampe, di groppe in salto, d’ali spiegate, sulla terra, nell’aria, nel mare… E intanto le stelle corrono nello spazio spinte dal perenne pulsare, come globuli rossi nel caldo sangue della Natura. “
John Muir, da “La mia prima estate sulla Sierra”
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