Luna di Madreperla

Stella McCartney

 

Il bianco, di notte, assume un’altra sfumatura: la nuance perlacea della luna, che lo ammanta di un alone magnetico. Tessuti come il satin ne catalizzano i riflessi, esaltandone l’iridescenza e aggiungendo fascino a un colore che in estate raggiunge l’apice del suo onirico appeal.

 

Sportmax

Bevza

Gucci

Coperni

Carven

Weinsanto

Andreadamo

Chloé

Alberta Ferretti

Genny

Marco Rambaldi

Shiatzy Chen

 

Notte d’estate

 

L’estate non è solo sole, caldo cocente e cielo azzurro. L’estate è anche magia notturna: cielo invaso da un tripudio di stelle, pleniluni che riflettono i loro bagliori sul mare, bagni di mezzanotte in bilico tra euforia e mistero, flirt vissuti sulla spiaggia sotto l’irresistibile luccichio astrale. Da oggi in poi, e per una settimana, con VALIUM esploreremo questo lato della stagione calda. L’incanto delle ore buie, dove il silenzio viene soppiantato dalla musica, dal vocio e dalle risate di chi “fa serata”, l’andirivieni sul lungomare o nelle strade e nelle piazze dove nascono gli amori e si intrecciano le relazioni. Ma la notte d’estate è fatata ovunque la si viva: pensate alla suggestività di un campo appena mosso dal vento, al canto ritmico dei grilli, allo sfavillio delle lucciole…a un assiolo che rompe la quiete con il suo canto ipnotico e inconfondibile. Da Giugno a Agosto, la notte si impregna di fascino in ogni luogo. Persino nel firmamento, dove a breve potremo ammirare diversi sciami meteorici in tutto il loro splendore e la luminosità ammaliante della Luna del Cervo. La notte, d’estate, non è fatta per dormire, ma per essere vissuta…Stay tuned su VALIUM!

 

Le Frasi

 

” Il sole, il vento leggero, il candore degli asfodeli, l’azzurro crudo del cielo, tutto lascia immaginare l’estate, la dorata gioventù che copre allora la spiaggia, le lunghe ore sulla sabbia e la dolcezza improvvisa delle sere.”

(Albert Camus, da “L’estate e altri viaggi solari”, Bompiani, tradotto da Ettore Capriolo e Sergio Morando)

 

Luglio

 

Luglio è un appuntamento al buio con l’estate.

(Hal Borland)
Arriva Luglio, e l’Estate ci travolge con una folata d’aria calda. Anzi, bollente, dal momento che l’anticiclone africano è ritornato in tutta la sua arsura. Il settimo mese dell’anno nel calendario gregoriano inizia oggi, ma a giudicare dalle temperature sembra già Ferragosto. Luglio è composto da trentun giorni ed è il primo mese completamente estivo. Il suo nome latino era Iulius, derivante da Giulio Cesare (presumibilmente nato il 13 Luglio), poichè Marco Antonio lo aveva dedicato al grande politico, oratore, autore e generale della Roma antica. Prima di allora Luglio veniva chiamato Quintilis, ovvero “cinque”, nel calendario romano: iniziando l’anno a Marzo, era il quinto mese. A Luglio, l’Estate esplode in tutto il suo fulgore. Ci si proietta mentalmente verso le vacanze, iniziano i weekend in riviera. Secondo la tendenza attuale, anzi, molti vanno in ferie proprio ora: il caos ferragostano nelle mete turistiche e i costi sempre più proibitivi di quel periodo spronano a optare per le vacanze anticipate una gran quantità di persone. In agricoltura è il momento delle semine di ortaggi tipicamente autunnali come i porri, il radicchio,i finocchi, i cavoli e così via; fino a non troppi anni fa, nei campi si bruciavano le stoppie, e quell’ odore inconfondibile era una costante delle notti estive. Oggi, per contrastare il rischio degli incendi boschivi, in molte regioni italiane la bruciatura è consentita soltanto da Ottobre a Maggio. Tra le ricorrenze principali del mese di Luglio troviamo il Giorno dell’ Indipendenza degli Stati Uniti d’America, che nel paese a stelle e strisce si festeggia il 4 Luglio, mentre il 14 Luglio, in Francia, ricorre l’ anniversario della presa della Bastiglia. Tornando in Italia, il 22 Luglio si celebra la festa di Santa Maria Maddalena: si deve a Papa Francesco l’aver elevato a festa quella che, fino al 2016, era una memoria. I segni zodiacali di Luglio sono il Cancro e il Leone, il colore del mese è il giallo, la pietra preziosa è il rubino: fu scoperto dagli indiani nel 3000 a.C. nelle miniere del Mogok e viene considerato il “re delle pietre”. Di un colore rosso intenso, il rubino è tradizionalmente una gemma di buon auspicio; indossandolo sulla mano sinistra, inoltre, si diceva che avesse avuto la facoltà di far vivere in armonia con i propri nemici.
Foto via Unsplash

Mirtilli di luna

 

“E quando si fece viola
la sera in luce diffusa,
passò un giovane recando
rose e mirtilli di luna.”

(Federico García Lorca, dalla poesia “La bimba dal dolce viso”)

 

Capelli effetto bagnato: la tendenza più cool dell’estate in pochi step

 

Capelli effetto bagnato: che sia in spiaggia o lontano dalla spiaggia non importa. Quel che conta è mantenere il look “selvaggio”, spontaneo e disinvolto di una chioma che sembra appena emersa dal mare. Per realizzarlo, basta seguire pochi step. Dopo aver lavato i capelli con uno shampoo e un balsamo anticrespo per ammorbidirli al massimo, utilizzate dosi massicce di styling gel da distribuire su tutta la chioma. Sceglietene uno a lunga tenuta e applicatelo in modo uniforme. Pettinate i capelli all’indietro, oppure creando onde e movimento ad hoc con i denti del pettine. L’aspetto super shine si ottiene lasciando asciugare i capelli all’aria, ma è consigliabile solo in presenza del caldo torrido dell’anticiclone; altrimenti, servitevi del diffusore per asciugare la parte di chioma compresa tra le radici e la nuca. Il resto dei capelli va asciugato al naturale per potenziare l’effetto wet hair. Allo scopo di esaltare ulteriormente il look bagnato, completate lo styling spruzzando uno spray lucidante: garantisce una brillantezza extra. Se invece volete donare un tocco “grafico” all’acconciatura, utilizzate una lacca fissante.

 

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Abbronzatura e cambiamenti climatici: la tintarella del 2024 e le sue esigenze

 

I cambiamenti climatici, il riscaldamento globale, influiscono sull’ esposizione al sole e sulla tanto agognata abbronzatura? La risposta è sì. A causa delle continue emissioni di gas serra, il nostro pianeta risulta più caldo di 1.5° C in confronto all’era precedente all’industrializzazione. Alcuni studi hanno rilevato, inoltre, che in questi ultimi anni sono state registrate temperature da record, le più bollenti in assoluto mai monitorate finora. La salute umana certamente ne risente, ma anche quella di tutte le creature viventi. In un simile scenario, è molto facile intuire i danni scaturiti da un’esposizione non protetta ai raggi ultravioletti: ustioni, dermatiti atipiche, invecchiamento cutaneo e carcinomi della pelle sono i più temibili. Persino la moda, consapevole dei pericoli causati dai cambiamenti climatici, si è resa protagonista di un’interessante iniziativa. Brand del calibro di Adidas, Nike, The North Face, Patagonia e Uniqlo hanno recentemente immesso sul mercato capi contraddistinti dall’UPF, Ultraviolet Protection Factor: sono realizzati con tessuti che vantano un fattore di protezione solare, proprio come le creme destinate al viso e al corpo, e hanno la capacità di bloccare parzialmente o totalmente i raggi UV. Il sole rovente, infatti, è in grado di “oltrepassare” la copertura dei vestiti.

 

 

Anche l’industria del beauty, naturalmente, sta lanciando prodotti sempre più in linea con le esigenze di protezione della pelle. I solari oggi si avvalgono di formule innovative e specifiche tecnologie per garantire il benessere cutaneo del presente e del futuro: salvaguardare la pelle dagli effetti nocivi dei raggi UVB e UVA è tassativo, e va fatto con una protezione sistematica. Marchi come Shiseido offrono esclusivamente solari con SPF (Sun Protection Factor) dal 30 in su, ma è importante sottolineare che la pelle va protetta al mare così come in città. Per tutelarla dai raggi nocivi, infatti, andrebbe  schermata quotidianamente; non è un caso che un sempre maggior numero di prodotti dedicati allo skincare sia arricchito da un fattore di protezione solare: creme idratanti, fondotinta, lip balm, linee make up e via dicendo sono ormai rigorosamente all’ insegna della cura e della difesa della pelle. Tornando ai solari, il trend di stagione (dove “trend” non indica una mera tendenza, bensì un filone ispirato da una nuova presa di coscienza) impone l’utilizzo di prodotti caratterizzati da un SPF il più elevato possibile.

 

 

Perciò, se amate l’abbronzatura, via libera al sole, ma mai nelle ore più infuocate e con la pelle adeguatamente salvaguardata da un solare ad alto fattore di protezione.

 

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Midsommar, la festa svedese di Mezza Estate

 

In Svezia, come ho già accennato nell’articolo dedicato al Solstizio d’Estate, la Midsommar, o festa di Mezza Estate, è la più celebrata dopo il Natale. Si svolge nel weekend che segue il Solstizio ed è salutata da un’euforia generale: solitamente viene festeggiata in campagna, in mezzo alla natura, per sancire il ritrovato connubio tra l’uomo e il creato dopo i rigori invernali. Nelle città, le location sono invece rappresentate dai grandi parchi svedesi; a Stoccolma, per esempio, la Midsommar si celebra al parco Skansen, il museo all’aperto più antico al mondo. Imprescindibile è la presenza del midsommarstång, il nostro “albero del Maggio”, che viene ornato di fiori, foglie, piante rampicanti, ghirlande floreali e decorazioni simboliche. Attorno al palo si danza, si canta: sono riti ancestrali che propiziano la fertilità della terra e un copioso raccolto autunnale. Gli svedesi si riuniscono con le loro famiglie, i parenti e gli amici per organizzare gioiose tavolate all’aria aperta. Eh già, perchè la Midsommar è una festa conviviale; si mangia e si beve insieme in abbondanza, approfittando del ritorno della luce per assaporare le più tipiche delizie svedesi.

 

 

I cibi tradizionali includono le aringhe in salamoia cucinate in svariati modi (buonissime quelle con panna ed erba cipollina), il salmone marinato, le patate novelle e fragole svedesi in quantità, particolarmente dolci. Bere è un must, in quanto sottolinea l’atmosfera di giubilo per l’arrivo dell’estate: i brindisi di grappa speziata si susseguono accompagnati dagli snapsvisor, caratteristici ritornelli scandinavi che inneggiano alla bontà della bevanda. Potremmo definirli dei versi messi in musica, quasi degli stornelli, che precedono ogni shot di grappa.

 

 

I fiori di campo la fanno da padrone sia sul midsommarstång che come elementi ornamentali della festa. Uno su tutti? Le coroncine di fiori che le giovani donne sfoggiano, intrecciate rigorosamente a mano. Una tradizione prevede che le ragazze raccolgano fiori di campo e che ne posizionino, quella stessa notte, sette diverse specie sotto il cuscino: potranno vedere in sogno il loro futuro marito. La Mezza Estate, in Svezia, è una festa nazionale. Le città si svuotano, molte attività chiudono i battenti e chi può, come ho già detto, si riversa nelle località agresti. All’aperto si organizzano giochi, ci si bagna nei fiumi, si accendono gli immancabili falò in prossimità delle acque se non sull’acqua addirittura. Ma soprattutto ci si corteggia, si imbastiscono flirt, ci si innamora: pare che in Svezia, intorno a Marzo e Aprile, si verifichi un picco delle nascite. Non è un caso che questi neonati siano stati ribattezzati “Midsommar barn”, ovvero “bambini di Mezza Estate”.

 

 

Il dolce più noto della Midsommar è senza dubbio la Jordgubbstårta: si tratta di una golosissima torta di pan di spagna guarnita con deliziosa crema pasticcera, panna, meringhe, fragole e granella. La torta, molto soffice, può essere stratificata e farcita con le fragole a pezzetti affiancate dalla chantilly e dalla panna montata; le fragole intere, le meringhe e dosi massicce di panna montata abbonderanno, poi, sulla superficie della Jordgubbstårta. Inutile dire che un dolce del genere fa salire alle stelle l’entusiasmo che impregna la festa di Mezza Estate

 

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L’estate cala sulla Sicilia

 

” L’estate cala sulla Sicilia come un falco giallo sulla gialla distesa del feudo coperta di stoppe. La luce si moltiplica in una continua esplosione e pare riveli e apra le forme bizzarre dei monti e renda compatti e durissimi il cielo, la terra e il mare, un solo muro ininterrotto di metallo colorato. Sotto il peso infinito di quella luce gli uomini e gli animali si muovono in silenzio, attori forse di un dramma remoto, di cui non giungono alle orecchie le parole: ma i gesti stanno nell’aria luminosa come voci mutevoli e pietrificate, come tronchi di fichi d’India, fronde contorte di ulivo, rocce mostruose, nere grotte senza fondo. “

Carlo Levi, da “Le parole sono pietre” (Giulio Einaudi Editore)

 

 

La notte di San Giovanni e le sue erbe magiche

 

“La notte di San Giovanni, ogni erba nasconde inganni”

(Proverbio Popolare)

 

Notte di San Giovanni, la più magica e affascinante dell’estate. Non è raro che, in moltissimi luoghi, le tradizioni e i rituali solstiziali si sovrappongano a quelli della solennnità di San Giovanni Battista: ciò ebbe inizio con l’avvento del Cristianesimo, quando la Chiesa, per arginare le credenze pagane associate al Solstizio, sostituì le celebrazioni della “festa del Sole” con la commemorazione della nascita del Santo che battezzò Gesù nelle acque del Giordano. La notte tra il 23 e il 24 Giugno è sempre stata intrisa di mistero. Persisteva l’usanza dei falò con tutte le valenze ad essi associate, ma si pensava che, al calar del buio, le streghe volassero a Benevento per partecipare a un sabba sotto il celebre noce. Anche le erbe rivestono un ruolo importante, in questa notte incantata: sin da tempi remotissimi, si soleva raccoglierne diverse per bruciarle nei falò tradizionali. Secondo le credenze popolari, le erbe della notte di San Giovanni erano impregnate di poteri portentosi che la rugiada accentuava. Ma come venivano utilizzate? In vari modi. Ad esempio, per proteggersi dagli incantesimi. In questo caso se ne legavano alcuni mazzetti a una corda contenente sette nodi, poi la corda si fissava ai portoni delle case. Oppure, insieme a dei fiori spontanei, si usavano per preparare la celebre “acqua di San Giovanni”: la raccolta veniva effettuava nella notte, dopodichè la misticanza di erbe e fiori si immergeva in un recipiente pieno di acqua lasciato all’aperto fino all’alba affinchè potesse godere dei potenti influssi della rugiada. La mattina del 24 Giugno, lavarsi con quell’acqua propiziava la fortuna, la salute e l’arrivo dell’ amore o l’armonia della coppia. Tra le erbe di San Giovanni (oltre a molte altre) sono inclusi l’iperico, la lavanda, l’artemisia, la ruta, la verbena, il rosmarino. Scopriamo perchè venivano privilegiate quelle erbe e qual era il loro significato simbolico.

 

 

L’iperico. I suoi fiori color giallo brillante, raccolti in infiorescenze, sono ricchi di un pigmento rosso chiamato ipericina. E’ proprio questo dettaglio che ha fatto sì che l’iperico venisse rinbattezzato “erba di San Giovanni”: la tonalità dell’ ipericina rievocava il sangue che il primo santo e ultimo profeta versò a causa della sua decapitazione (richiesta a Erode da Salomé). L’ iperico, detto comunemente scacciadiavoli, aveva il potere di neutralizzare i malefici delle streghe e delle entità malvagie. Secoli orsono era considerato un’erba curativa efficace contro le malattie respiratorie, il diabete e la depressione, ma si era rivelato anche un ottimo cicatrizzante: in particolare, nel Medioevo se ne faceva largo uso per sanare in fretta le ferite da punta e taglio.

 

 

La lavanda. Questo magnifico fiore dal colore che spazia tra l’azzurro e il viola aveva la funzione di proteggere dalle streghe. Per allontanarle, durante la notte di San Giovanni si fissavano dei mazzi di lavanda sui portoni: se si fossero trovate nei paraggi, non sarebbero potute entrare in una casa senza prima aver contato tutti i fiori e le foglie di lavanda collocati sulla porta d’ingresso. A furia di contare, però, sarebbe spuntata l’alba e il sorgere del sole avrebbe obbligato le streghe alla fuga. I fiori di lavanda, così come quelli di iperico, hanno notevoli proprietà medicamentose: combattono i reumatismi, gli spasmi muscolari, le infezioni. Inoltre, favoriscono la diuresi e hanno funzione sedativa.

 

 

L’artemisia. Era considerata l’erba della dea Diana, ovvero Artemide, poichè a lei se ne attribuiva la scoperta. I druidi utilizzavano l’artemisia abbondantemente: facevano seccare con cura i suoi rami prima di bruciarla nei falò del Solstizio. L’artemisia proteggeva dagli incantesimi, in particolare da quelli lanciati contro il bestiame. A questo scopo, si realizzavano grandi ghirlande con questa pianta che avrebbero tenuto a distanza le entità malvagie. Persino Plinio Il Vecchio menzionò l’artemisia nella “Naturalis Historia“: ne esaltava le virtù e incoraggiava a portarla con sè durante i lunghi viaggi a piedi, poichè avrebbe alleviato la stanchezza ed attirato la fortuna. Le proprietà medicamentose della pianta erano leggendarie. Si diceva che, nella notte di San Giovanni, le radici dell’artemisia sprigionassero una polvere nera, un portentoso antidoto contro l’epilessia e la peste che teneva anche i fulmini a debita distanza.

 

 

La ruta. I suoi fiori gialli possiedono generalmente quattro petali e hanno la forma di una croce, il che la rendeva un simbolo divino. Proprio per questo veniva adoperata per scacciare gli spiriti maligni, ma anche per proteggersi dalle streghe: bastava indossare una collana con un ciondolo che racchiudesse le sue foglie essiccate, oppure custodire queste ultime in un sacchetto da portare accanto al petto. La Chiesa si era dimostrata in linea con tali credenze; le famiglie potevano esibire la ruta sui davanzali delle finestre o fissarla alla porta d’ingresso, ma prima avrebbe dovuto essere benedetta. La ruta sconfiggeva la paura ed eliminava il malocchio. Le sue virtù impedivano anche che in casa si intrufolassero vipere, insetti molesti o roditori. Gli alchimisti la ritenevano in grado di padroneggiare la mente e di volgere in positivo la negatività.

 

 

Il rosmarino. Ha fiori violetti ed è noto per le sue proprietà benefiche sin da tempi antichissimi. Era considerato innanzitutto un potente antisettico, perciò, soprattutto quando cominciò a imperversare la peste, si usava per purificare l’aria ed evitare il contagio: in casa ne venivano bruciati i rametti allo scopo di disinfettare l’ambiente. Ma il rosmarino svolgeva un’azione benefica anche per la digestione, combatteva il dolore, eliminava l’ansia, rafforzava la memoria, regolarizzava l’intestino e favoriva la diuresi. In più, per avere un sonno privo di incubi, bastava posizionarlo sotto il proprio cuscino. Persino il legno del rosmarino vantava miracolose virtù. Un cucchiaio in quel materiale era efficacissimo per combattere il veleno, mentre un pettine scongiurava la calvizie. Nell’antichità, il rosmarino veniva reputato un rimedio per ogni male, impossibile citarli tutti. Gli si attribuivano finanche virtù ringiovanenti, portentose per la memoria e per i travasi di bile. Nel 1300, composti a base di rosmarino e altri ingredienti si utilizzavano per preparare la Pece Greca, un disinfettante che, bruciando, purificava gli ambienti chiusi (e qui torniamo al discorso delle pandemie).

 

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