Una Couture fiabesca per un Natale da fiaba

Yuima Nakazato

Natale è fiaba, e gli abiti più fiabeschi dell’Haute Couture tornano anche quest’anno a farci sognare. Sono creazioni sontuose, evocative, vagamente surreali, che ho scelto per la loro capacità di riecheggiare le narrazioni dell’antica tradizione popolare. Lascio a voi il compito di collocarle in una fiaba ben precisa, e di inserirle, foss’anche solo con l’immaginazione, nel vostro personale racconto di vita.

 

Viktor & Rolf

Stéphane Rolland

Armani Privé

Aelis

Raul Mishra

Celia Kritharioti

Giambattista Valli

Schiaparelli

Zuhair Murad

Georges Chakra

Iris Van Herpen

Tony Ward

 

Il luogo: Copenaghen, per vivere il magico Natale del Grande Nord

 

“Qualunque somiglianza la Danimarca possa presentare con il resto del mondo scompare al tramonto, quando Copenaghen s’illumina. Nel cielo esplodono i fuochi d’artificio del Tivoli. La torre luminosa della Carlsberg risplende come un gigantesco rubino.”

(James Stewart-Gordon)

 

Dove vivere appieno il Natale se non in Scandinavia, nelle innevate lande del Grande Nord? Quest’ anno lo trascorreremo in Danimarca, il secondo paese più felice del mondo in base alla classifica del World Happiness Report. La città che ho scelto è Copenaghen, la capitale danese. Qui morì Hans Christian Andersen, uno dei più noti autori di fiabe. E quest’aura fiabesca sopravvive, in particolare durante le feste, in ogni angolo della città scandinava: non è un caso che Copenaghen venga definita la capitale del Natale. Quando comincia il periodo dell’Avvento, un tripudio di luminarie scintillanti si staglia sullo sfondo del cielo grigio. Le strade e le piazze brulicano di luci, mercatini, Babbi Natale, Nisse dispettosi…annotatevi questo nome (che indica i folletti del folklore nordico), perchè torneremo presto sull’argomento. Nelle vie si insinua il sapore dello zenzero, l’ingrediente principale di tipici biscotti, al’interno dei ristoranti si degusta il menu tradizionale e la Julebryg, una speciale birra scura dedicata al periodo delle feste, abbonda in ogni locale. La stessa Copenaghen, città adagiata sulle isole Selandia e Amager, vanta uno scenario altamente suggestivo che ben si presta ad esaltare la magica atmosfera del Natale. Tant’è che da oltre un secolo, precisamente dal 1904, in Danimarca viene emesso un francobollo natalizio annuale che ha come sfondo la capitale.

 

 

Iniziamo ad esplorare, dunque, la “città delle guglie” danese vestita a festa. L’inaugurazione ufficiale del Natale di Copenaghen coincide con la festa di Santa Lucia: il 13 Dicembre, una spettacolare parata di kayak illuminati invade i canali della città. L’evento prende il via alle 17.00, ora in cui tutte le imbarcazioni, capeggiate da una dove troneggia una giovane biancovestita a simboleggiare Santa Lucia, iniziano un percorso che comprende le zone di Nyhavn, Christianshavn e Højbro Plads. La parata, a cui tutti possono partecipare, si conclude alle 19 nell’antico porto di Nyhavn. La cerimonia è estremamente suggestiva: i canoisti, al baluginio delle candele poste sui kayak, intonano la celebre canzone di Santa Lucia, mentre le sponde dei canali si affollano di gente accorsa per assistere all’evento. Poter ammirare la Copenaghen addobbata e costellata di luci è un vero e proprio privilegio; la città, il porto storico e i suoi canali sprigionano un incanto che non ha eguali.

 

 

Per scoprire la Copenaghen natalizia è d’obbligo visitare lo Strøget, un’area pedonale in pieno centro storico che include la via dello shopping più lunga d’Europa. Lì potrete trovare negozi, boutique, locali, pub e ristoranti di ogni genere e tipo, ma non dimenticate di esplorare le strade contigue: lo Strøget, che a Natale si riempie di luci, ghirlande e antiche melodie, ha un’estensione di circa 100.000 metri quadri. Vi consiglio di fare un salto da Royal Copenaghen, il prestigioso negozio di porcellane danesi, dove è possibile assistere a dimostrazioni di lavorazione della porcellana e gustare deliziosi dolcetti allo zenzero nella pasticceria interna. Nei ristoranti, che proliferano in tutta la zona, non mancate di assaggiare lo Smørrebrød, un sandwich di pane di segale imburrato condito con formaggi, salumi, pesce o carne a volontà; è tassativo, poi, degustare il menu natalizio della tradizione: lo Julefrokost (ovvero “pranzo di Natale“) rappresenta uno degli eventi più attesi nel periodo delle feste. Si tratta di un pasto che può durare dalle 4 alle 8 ore, nel corso delle quali si consumano cibi tipici come il maiale e l’anatra arrosto, le patate al caramello, il cavolo rosso, le aringhe, il prosciutto cotto in gelatina, il patè di fegato, le salcicce e via dicendo, per concludere con il risalamande, un porridge di riso con mandorle tagliate a pezzetti; rinvenire l’unica intera nel proprio piatto è beneaugurale e dà diritto a ricevere un premio.

 

 

Ovunque decidiate di andare, a Copenaghen troverete un’atmosfera festosa e baracchini ad ogni angolo di strada: la città pullula di ambulanti che vendono caldarroste, salmone alla griglia, salsicce, birra, risalamande e il tipico gløgg, un vin brulé scandinavo. A proposito di birra, in Danimarca quella del periodo natalizio è particolarmente rinomata. La cosiddetta “birra di Natale” si chiama Julebryg ed è una birra scura, molto alcolica e aromatizzata la cui distribuzione ha inizio, di solito, il primo venerdì del mese di Novembre: una ricorrenza attesissima che i danesi hanno battezzato J-Dag. La Julebryg viene venduta in carretti posizionati lungo le vie della città ma anche nei locali, dove arriva stipata in sorprendenti calessini. A Copenaghen, una città in cui la causa ambientalista è di primaria importanza, ci si sposta comunemente in bicicletta; la cattedrale di Nostra Signora (Vor Frue Domkirke) non è difficile da raggiungere su due ruote. E’ situata nei pressi dell’Università e nel periodo dell’Avvento chiude i battenti solo in tarda serata. Lì vengono celebrate le messe più suggestive, animate da cori che intonano i canti tipicamente natalizi.

 

 

Nella capitale danese il Natale è molto sentito, si comincia a festeggiare dall’inizio di Dicembre. Questo mese, in Danimarca, è davvero il più magico dell’anno! Se volete assaporarne appieno l’atmosfera, visitate i mercatini: sono sette, dislocati nel cuore della città. Il più grande è quello di Tivoli, il parco più antico del mondo, che vanta oltre 80 espositori: nelle classiche casette di legno, debitamente addobbate a festa, si vendono tipicità culinarie, splendide porcellane, decorazioni natalizie, balocchi e via dicendo. Non va tralasciata una pausa all’insegna del gusto, che vi permetterà di deliziare il palato con le tradizionali aebleskiver (il dolcetto natalizio di cui vi ho parlato qui) accompagnate a un bicchiere di gløgg fumante. Al Tivoli, inoltre, viene organizzato un ricco programma di spettacoli ed eventi. Le grandi giostre sono un divertimento amatissimo da avventori di ogni età; ristoranti, alberghi e una Sala Concerti rappresentano il plus del Parco, dove è presente anche un laghetto e vengono addobbati più di mille alberi di Natale.

 

 

Un altro mercatino da non perdere è quello di Nyhavn, l’antico porto. Qui, tra le luci scintillanti e i tradizionali addobbi di ghirlande, potrete immergervi nella profonda magia che circonda i canali: i bagliori delle luminarie riflessi nell’acqua accentuano il fascino di una zona ricca di caffetterie e ristoranti. A pochi passi di distanza, sulla grande pista di pattinaggio del Broens Gadekøkken, vengono organizzate performance di pattinaggio artistico e tornei di hockey su ghiaccio. Dal 2 al 10 Dicembre, ogni fine settimana è operativo il mercatino che si tiene nel Castello di Kronborg: William Shakespeare ambientò in questa location la sua tragedia “Amleto”. In omaggio al Bardo, nel castello tutte le estati viene organizzato lo Shakespeare Festival, a cui partecipano compagnie teatrali di spicco sia danesi che internazionali. Al termine della via dello shopping più lunga d’Europa, nello Strøget, si trova il mercatino di Kongens Nytorv; è uno dei più grandi della città e propone, tra l’altro, originali souvenir e oggetti da collezione. Notevoli anche gli spettacoli di luci tridimensionali e i numerosi eventi che lo animano. A Højbro Plads si può ammirare un mercatino fitto di alberi di Natale riccamente ornati; molti ambulanti provengono dalla Germania, motivo per cui abbondano specialità culinarie tedesche. In Piazza Nytorv, invece, viene allestito un mercatino che riproduce la fatata atmosfera delle fiabe di Hans Christian Andersen: sono presenti l’autore “in persona” e una miriade di Nisse, i folletti che aiutano lo Julemanden (il Babbo Natale danese) nella produzione e nella consegna dei regali. Parlando di Babbo Natale, è interessante sapere che ogni anno, a Luglio, in Danimarca viene organizzato il World Santa Claus Congress, un meeting di tutti i Santa Claus del globo.

 

 

Mercatini a parte, vi suggerisco di regalarvi l’esperienza di una crociera sui canali o, ancora meglio, di una Christmas Jazz Cruise, dove il percorso viene vivacizzato dai brani tipicamente natalizi eseguiti da una jazz band. Per concludere, qualche curiosità sulle tradizioni del Natale in Danimarca: tra le decorazioni spicca la candela dell’Avvento, adornata con 24 simboli per ciascun giorno del periodo, immagini di abeti e degli immancabili Nisse. Il calendario dell’Avvento è un’altra usanza molto comune. In occasione della Vigilia di Natale, invece, la tradizione vuole che all’esterno della propria casa si esponga un covone di grano destinato agli uccelli. La sera di Vigilia, prima di scartare i regali sotto l’albero (una vera istituzione del Natale danese), si organizza un girotondo e si intonano canti natalizi intorno all’abete. I regali vengono portati da Julemanden insieme alla sua corte di Nisse; a impersonarlo è un uomo della famiglia che indossa il tipico abito rosso di Babbo Natale. Non mi resta che augurarvi un Glædelig jul!

 

 

Foto via Pexels, Piqsels e Unsplash

 

10 +1 dolci natalizi della tradizione europea

 

La magia del Natale, e di Dicembre in generale, coinvolge anche il palato: non esiste un mese più ricco di tipicità dolciarie. E i dolci natalizi rappresentano una tradizione diffusa in tutto il mondo. Ogni paese in cui vige il Cristianesimo ha il proprio dessert, la propria delizia pasticcera. E’ bellissimo scoprire le caratteristiche di queste golosità internazionali: ci permette di ampliare le nostre conoscenze, ma anche di saperne di più sul legame che intercorre tra un luogo e i suoi dolci tradizionali. Oggi scopriremo 10 + 1 leccornie europee tipicamente natalizie.

 

Italia: il Panettone

Proveniente da Milano, è il dolce-simbolo del Natale italiano. Ha una forma cilindrica che prende le sembianze di una cupola  (definita “a cappello da cuoco”) nella parte superiore. Internamente, la pasta del panettone è molto soffice e viene costellata da canditi e uvette che decorano anche il suo “cappello”. Del dolce esistono svariate versioni: al cioccolato, alla vaniglia, al limone, al pistacchio siciliano, ai frutti di bosco…ma diventa ancora più squisito quando viene ricoperto da un invitante strato di glassa.

 

Germania: lo Stollen

Questo dolce antichissimo, ideato a Dresda, vanta origini che risalgono al XIV secolo. Ha l’aspetto di un pane e la dolcezza è il suo plus: l’impasto, ricco di burro, contiene un tripudio di canditi, mandorle e uvette. Lo zucchero a velo che lo ricopre interamente non fa che accrescere la sua delizia.

 

Francia: la Bûche de Noël

E’ l’equivalente del nostro Tronchetto di Natale: esternamente riproduce un tronco d’albero completamente ricoperto di cioccolato, mentre al suo interno contiene del soffice pan di spagna farcito al cioccolato o alla marmellata. Si ispira alla tradizione del “ceppo di Yule” (rileggi qui l’articolo che VALIUM gli ha dedicato), ed è un’autentica golosità diffusa in tutta la Francia e nei paesi francofoni.

 

Gran Bretagna: il Christmas Pudding

E’ un dolce della tradizione natalizia britannica, ma anche irlandese e statunitense. Si presenta come un budino di frutta secca e viene servito durante la cena della vigilia. Sfoggia una forma arrotondata, più precisamente semi-ovale; la parte superiore è sormontata da un agrifoglio o altri ornamenti. Tra gli ingredienti che compongono la sua ricetta troviamo le uova, lo zucchero, le mandorle, la melassa, i canditi, le spezie e il rum. Nacque ispirandosi ad alcuni cibi medievali e nel XVI secolo spopolava già in tutta l’Inghilterra.

 

Ungheria: il Bejgli

Questo dolce tradizionale ungherese viene consumato sia a Natale che a Pasqua. Può essere descritto come un rotolo a base di noci o semi di papavero; entrambe le versioni contengono uva passa e rum, mentre le noci e i semi di papavero sono rispettivamente tritate e macinati. Non è raro che il Bejgli venga farcito con marmellata di albicocche: una delizia per il palato e per gli occhi.

 

Polonia: il Piernik

Il Piernik, un pan dolce speziato rivestito di glassa al cioccolato, affonda le sue radici nelle steppe tra la Russia e la Polonia. “Piernik”, in polacco, significa letteramente “pan di zenzero”: ed  è proprio il pan di zenzero il suo ingrediente principale. Oltre al profumo dello zenzero risaltano quelli del cacao, della cannella e della noce moscata. Il punto di forza del dolce, però, è la farcitura di  marmellata di prugne; lasciata fermentare per un buon lasso di tempo, la confettura dona al Piernik un sapore ineguagliabile.

 

Austria: i Vanillekipferl

Sono biscotti alla vaniglia dalla caratteristica forma a mezzaluna. In Austria vengono preparati già dai primi giorni di Dicembre, ma per gustarli si attende rigorosamente la vigilia di Natale. Di solito li si accompagna a una buona tazza di cioccolata calda: la loro golosità viene così duplicata. I Vanillekipferl hanno un’origine curiosa. Pare infatti che vennero inventati a Vienna nel 1600, in seguito alla vittoria degli austro-ungarici sull’esercito ottomano; per celebrare l’evento, i pasticceri cittadini si ispirarono alla bandiera turca e prepararono questi biscotti a mezzaluna.

 

Spagna: il Roscòn de Reyes

E’ un dolce del periodo natalizio: fino a poco tempo fa si preparava esclusivamente il 6 Gennaio, in occasione dell’Epifania, per celebrare l’arrivo dei Re Magi. E’ in quella data che i bambini spagnoli ricevono i regali, portati di casa in casa direttamente da Gaspare, Melchiorre e Baldassarre. La cosiddetta “ciambella dei Re Magi” vanta un impasto morbidissimo a base di uova, burro e acqua di fiori d’arancio; all’esterno risalta invece un tripudio di frutta candita multicolore, granella di zucchero e mandorle.

 

Svezia: i Lussekatter

I “gatti di Santa Lucia” svedesi sono brioches composte da uvetta e zafferano preparate a partire dal 13 Dicembre. Dolci tradizionali di Santa Lucia, caratterizzano tutto il periodo natalizio e sono molto conosciuti anche oltre i confini della penisola scandinava. Hanno una forma ad S, una consistenza morbidissima; nati in Svezia nel XVII secolo, vennero aromatizzati allo zafferano affinchè acquisissero una profonda luminosità. Le origini delle brioches, infatti, si intrecciano con una leggenda che vede protagonisti il diavolo e Gesù Bambino: quest’ultimo donò i Lussekatter a dei bambini che venivano infastiditi dal maligno sotto le sembianze di un gatto. Il giallo intenso dei dolcetti, simbolo di luce, lo avrebbe costretto alla fuga.

 

Danimarca e Norvegia: il Kransekake

La sua forma conica ricorda un albero di Natale. La struttura del Krasenkake consta di molteplici anelli posti l’uno sopra l’altro: tra i loro ingredienti spiccano le mandorle, lo zucchero e gli albumi d’uovo. Le guarnizioni della torta sono essenzialmente a base di abbondante glassa bianca. Il dolce, consumato anche a Capodanno e in occasione dei matrimoni, viene gustato dopo aver separato ad uno ad uno tutti gli anelli che lo compongono.

 

Danimarca: le æbleskiver

Sono bignè fritti, dalla forma sferica e abbondantemente cosparsi di zucchero a velo. Leggere e morbidissime, le æbleskiver si avvalgono di un impasto semplice a base di latte, uova e zucchero, ma vengono in genere aromatizzate con il cardamomo e la scorza di limone. Il ripieno di marmellata al loro interno le rende ancora più golose: predomina quella di ribes, more, fragole e lamponi.

 

Foto della Buche de Noel diJebulon, CC0, da Wikimedia Commons

Foto del Krasenkake di Lorie Shaull, CC BY-SA 4.0 <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0>, da Wikimedia Commons

 

Oro di Natale

Paco Rabanne

Prosegue la parata fashion dei colori del Natale. Oggi è la volta dell’oro, una tonalità regale che si associa alla nascita del “Re dei Re” e alla luce che è venuto a portare nel mondo. Sontuoso, sublime, luminoso, l’oro rimanda da sempre alla ricchezza e alla preziosità. Ma è anche il colore della rinascita interiore e della conoscenza di sè; sin da tempi remotissimi viene collegato al Sole: i suoi bagliori sono un preludio del ritorno della luce celebrato con il Solstizio d’Inverno.

 

Carolina Herrera

Menchen Thomas

Akris

Philipp Plein

Luisa Spagnoli

Blumarine

Hellessy

Sportmax

Roberto Cavalli

Diesel

Simkhai

Shiatzy Chen

 

 

La leggenda di Santa Lucia: il 13 Dicembre del folklore

 

 

Santa Lucia diffondeva la luce dei suoi occhi sulla lunga notte del solstizio.
(Martirologio Romano)

 

Arriva Santa Lucia, la Santa della luce: una delle ricorrenze più importanti del periodo dell’Avvento. VALIUM ha sempre trattato questa festa approfonditamente, evidenziandone vari aspetti a partire dalle celebrazioni organizzate in Svezia (rileggi qui l’articolo). Oggi, invece, rimarremo in Italia e ci concentreremo sulla Lucia del folklore. Perchè la Santa, in certe zone del nostro Paese, è una sorta di precorritrice di Babbo Natale. Ma come nasce questa usanza? Le sue origini si radicano in una leggenda. Santa Lucia, dopo la sua morte, viveva una vita tranquilla nei paesaggi idilliaci del Paradiso. Da San Pietro e gli altri Santi venne accolta con tutti gli onori, fece subito molte amicizie. Però, a poco a poco, la sua serenità iniziale si tramutò in tristezza. Quando San Pietro le chiese quale fosse il problema, Lucia rispose che il pensiero dei bambini che vivevano sulla Terra, in particolare i più bisognosi, le dava tanta malinconia. Allora San Pietro le donò una chiave dorata e le disse che, aprendo una porticina, avrebbe potuto vedere tutti i bambini del mondo. Ma dopo averli guardati per un po’, Lucia scoppiò a piangere: sulla Terra c’erano troppi bambini affamati, che pativano il freddo e non avevano giocattoli con cui giocare. San Pietro, quindi, le diede un’altra chiave e le indicò una nuova porta da aprire. Quando la Santa la spalancò, vide un vero e proprio cumulo di giocattoli, dolciumi, coperte e caldi cappotti. San Pietro le spiegò che appartenevano a dei bambini ricchi e capricciosi: dopo un po’, si erano stancati di quei regali e se ne erano sbarazzati. Aggiunse poi che Lucia avrebbe potuto portare tutto ai bambini poveri, ma aveva a disposizione solo quella notte. Lei accettò con gioia, tuttavia raccogliere la roba accumulata nella stanza non era un compito semplice; San Pietro chiamò dunque Castaldo, un giovanotto robusto che aiutò la Santa di buon grado. Ben presto, il carretto di legno che San Pietro si era procurato si riempì di doni. Lucia era pronta, rimaneva da cercare chi avrebbe trainato il carretto. Insieme a Castaldo e a San Pietro, così, sondò gli animali suoi amici. Ma quando chiese se qualcuno di loro era disposto ad aiutarla, ricevette solo risposte negative. Il gatto disse che l’avrebbe aiutata volentieri, ma era troppo piccolo e gli era impossibile trainare il carretto; il cane che era il miglior amico dell’uomo e doveva rimanere al suo fianco, il bue che era troppo lento, il cavallo che il carretto pesava troppo…Lucia, disperata, si mise a piangere. Il tempo a sua disposizione si sarebbe esaurito velocemente e i bambini poveri avrebbero continuato a patire il freddo carichi di tristezza. Improvvisamente, però, si udì un lungo raglio: era arrivato un asinello, che dichiarandosi forte e veloce si offrì di trainare il carretto ricolmo di doni. Lucia ne fu felicissima, lo abbracciò e prese a battere le mani. Da allora, nella notte tra il 12 e il 13 Dicembre, Santa Lucia, Castaldo e l’asinello tornano ogni anno a portare regali ai bimbi buoni.

 

 

La tradizione di Santa Lucia portatrice di doni è diffusa in molte regioni e province dell’ Italia settentrionale: la ritroviamo in Trentino, a Udine e nella sua provincia; in Lombardia Santa Lucia si festeggia nelle province di Brescia, Bergamo, Lodi, Cremona e Mantova, mentre in Veneto il carretto della Santa “arriva” a Verona e nell’area Sud-Ovest della regione. In Emilia Romagna, invece, sono coinvolte le province di Parma, Piacenza e Reggio Emilia. Secondo il folklore popolare, la sera del 12 Dicembre Lucia scende dal cielo vestita interamente di bianco, un chiaro emblema di luminosità (non dimentichiamo che, in questo periodo dell’anno, gli antichi popoli celebravano il graduale ritorno della luce). Il carretto ricolmo di doni viene trainato dall’asinello e accanto alla Santa c’è Castaldo, che l’aiuta nella consegna dei regali. L’usanza vuole che sul portone di casa o sul davanzale si lascino biscotti e vin santo per Lucia e fieno e carote, oppure latte, per l’asinello, un animale generoso e umile che aiuta l’uomo nei lavori più pesanti. Quando il carretto percorre le vie dei paesi, Santa Lucia suona un campanellino d’argento: in quel momento i bambini devono essere tutti a letto, altrimenti non riceveranno alcun dono. E a chi non dorme, o rimane sveglio per vederla entrare nella propria casa, la Santa lancerà cenere negli occhi per impedirgli di scorgerla e dimenticarla nel caso l’abbia vista. La conditio sine qua non per ricevere i regali, insomma, è essere un “bravo bambino”. E i bravi bambini vanno a letto presto, ma soprattutto non cercano di spiare il passaggio di Santa Lucia.

 

 

Anche perchè ai bambini che si comportano male, la Santa consegna del carbone anzichè i regali: un dettaglio che rievoca la figura della Befana. C’è un altro particolare importante, legato alla tradizione. La stesura, cioè, di una lettera dove i bambini scrivono l’elenco dei doni che vorrebbero ricevere, con la promessa di tenere, in cambio, un comportamento impeccabile in qualsiasi circostanza. La lettera (che ricorda quelle scritte a Babbo Natale) viene affiancata agli omaggi per la Santa e l’asinello la sera del 12 Dicembre. La mattina dopo, i bambini potranno ammirare i propri doni in tutta la loro magnificenza.

 

 

Le tradizioni che variano di zona in zona mirano a tener viva la leggenda di Santa Lucia, e la onorano in diversi modi. In provincia di Cremona, ad esempio, i bimbi preparano personalmente i biscotti che offrono alla Santa: si mettono al lavoro nel pomeriggio per averli già pronti per la sera. La “strozega”, invece, è una parata che i bambini effettuano in Trentino e nell’area del Garda; mentre avanzano, trascinano una corda a cui sono legati svariati barattoli di latta: un modo per farsi udire da Santa Lucia, che non può vederli essendo priva degli occhi. Questa sfilata viene organizzata ogni 12 Dicembre. Non mancano, poi, le fiere e i mercatini intitolati alla Santa. A Verona, dal 10 al 13 Dicembre si tiene una fiera composta da oltre 300 bancarelle: i Banchetti di Santa Lucia. Tra prodotti dolciari, tipicità gastronomiche, decorazioni natalizie e artigianato locale non mancano le caratteristiche  “frolle” di Santa Lucia, dei biscotti a base di farina, burro e zucchero a forma di stella, albero di Natale, cuore e così via. La sera del 12, tutta la famiglia è coinvolta dall’arrivo della Santa: dopo cena, ognuno mette a tavola un piatto vuoto cosicchè, durante la notte, Lucia lo possa riempire di dolciumi. Anche a Bergamo è in programma un mercatino, dove i profumi e i sapori del Natale danno vita a un appuntamento irrinunciabile; secondo la tradizione, inoltre, i bambini consegnano le loro lettere a Santa Lucia nella chiesa che le è stata dedicata. In molti paesi della provincia di Bergamo, la Santa distribuisce i suoi doni in piazza: i bambini, per riceverli, si riuniscono proprio lì. Questo tipo di evento è generalmente organizzato dai vari Comuni. Com’è ovvio, è impossibile citare qui tutte le iniziative dedicate alla festa del 13 Dicembre; ciò che conta, è cogliere il significato atavico insito nelle celebrazioni di Santa Lucia: la luce che trionfa, seppure impercettibilmente, sul buio; il bene che trionfa sul male. Perchè il giorno che segue alla cosiddetta “notte più lunga dell’anno” assume una profonda valenza simbolica. Da qui l’importanza rivestita dalle candele, emblemi di luminosità per eccellenza insieme alle fiaccole e i falò che si accendono, non a caso, durante il Solstizio d’Inverno.

 

 

Illustrazione di copertina di Jenny Nyström, immagini via Pixabay

 

Il vin brulé, la bevanda del Natale e dell’Inverno

 

E’ il protagonista principale di ogni mercatino natalizio: il vin brulé, la famosissima bevanda calda a base di vino rosso, zucchero e spezie, riscalda e  promuove piacevoli pause all’insegna dell’euforia e della convivialità. Potremmo definirlo il drink più gettonato dell’Avvento, quando il freddo si fa intenso e nasce il desiderio di “sintonizzare” l’anima e il corpo con la magica atmosfera del periodo. Il nome “vin brulé”, in francese, significa letteralmente “vino bruciato”; per le sue caratteristiche, questa bevanda dapprima si diffuse nei più gelidi paesi europei. In seguito, l’usanza di bere il cosiddetto vino cotto si è estesa a livello mondiale. Le origini del vin brulé si perdono nella notte dei tempi. Pare che la sua ricetta sia stata elaborata nella Grecia antica; è ad essa che i romani si ispirarono per la preparazione di una bevanda a base di vino caldo, zafferano e miele che battezzarono conditum paradoxum. Alcune testimonianze su questo drink ci sono pervenute grazie a Marco Gavio Apicio, gastronomo e scrittore vissuto tra il I secolo a.C. e il I secolo d.C.: nel suo libro di ricette “De Re Coquinaria”, Apicio descrive la bevanda come un delizioso mix di vino caldo, spezie – tra cui risalta il pepe – e miele in abbondanza. Nell’antica Roma, la conditum paradoxum si soleva bere dopo i pasti per favorire la digestione.

 

 

 

L’ abitudine di consumare vini speziati coinvolse anche il Medioevo; all’epoca trionfava l’Ippocrasso, un vino fermentato aromatizzato con spezie e dolcificato con miele. Successivamente, il vino cotto divenne un must nelle zone flagellate dal clima rigido, come le Alpi, l’Italia Settentrionale e i paesi del Nord Europa. Con il passar del tempo, il vin brulé è andato affermandosi come bevanda invernale per eccellenza. Il suo consumo prosegue a tutt’oggi, e ogni stato o regione ha rigorosamente mantenuto la ricetta del vin brulé locale. Generalmente, infatti, per prepararlo si utilizza il vino rosso riscaldato dolcificato con zucchero e aromatizzato con spezie quali la cannella, i chiodi di garofano, l’anice stellato e la noce grattugiata. Per intensificare il sapore del composto si aggiungono fette o scorze di agrumi (arance, limoni o mandarini) e mele. A seconda delle zone, tuttavia, esistono molteplici varianti della ricetta.

 

 

Mentre in quasi tutta la Germania, ad esempio, il vin brulé è esclusivamente a base di vino rosso, in Austria e nel Nord Italia viene utilizzato anche il vino bianco. Nel Bel Paese si registrano differenze persino da regione a regione: in Veneto si chiama “vinbruè” e si prepara sostituendo il vino con lo Chardonnay o il Pinot bianco; per aromatizzarlo si opta per la mela, la cannella e i chiodi di garofano. Consumare “vinbruè” è una tradizione associata al “panevin”, le sere antecedenti all’Epifania, quando nel Nord-Est si usa accendere grandi falò propiziatori. In Romagna, e in particolare a Faenza, il vin brulé è il “bisò”: si realizza con del Sangiovese quasi bollente e si beve durante la “Nott de bisò”, all’imbrunire del 5 Gennaio. Il nome “bisò” pare derivare dall’ espressione “biì sò”, “bevete, su!” in dialetto romagnolo, ma altre teorie rimandano a “Bischoff”, in tedesco “cardinale”, alludendo alla specifica tonalità di rosso (rosso cardinale, appunto) del vino cotto.

 

 

Tra i paesi europei in cui il vin brulé viene consumato regolarmente troviamo la Germania (dove prende il nome di Glühwein), il Regno Unito (in cui è stato battezzato mulled wine), la Francia (patria del vin chaud) e la Scandinavia: in Danimarca, Finlandia, Islanda, Norvegia e Svezia si chiama glögg ed è, tra l’altro, la bevanda tradizionale del giorno di Santa Lucia. Per affrontare il grande freddo, agli ingredienti classici del vin brulé sono stati aggiunti vodka e rum, cannella in abbondanza, zenzero, cardamomo, uva passa e mandorle pelate.

 

 

Ma qual è, esattamente, la gradazione alcolica del vin brulé? Con ovvie differenze determinate dal vino di base, rientra tra gli 11 e i 14 gradi. C’è da considerare, però, che l’etanolo evapora se sottoposto a temperature maggiori di 80°C; l’alcolicità della bevanda, inoltre, presenta variazioni legate sia al tempo che al modo di cottura. Va valutato poi un altro aspetto, parlando di questa bevanda natalizia: il suo effetto benefico. Il vin brulé vanta buone proprietà disinfettanti, corroboranti e riscalda istantaneamente il corpo. I chiodi di garofano possiedono virtù antibatteriche, mentre i tannini del vino hanno il potere di contrastare i virus; la scorza d’arancia è antibatterica, ricca di vitamina C e come tutti gli agrumi contiene esperidina, un potente antiossidante, e pectina, che protegge l’apparato gastrointestinale e facilita la digestione. Il vino cotto, insomma, è un efficace concentrato di proprietà salutari. Non è un caso che venga utilizzato persino per combattere i malanni stagionali!

 

 

 

Accessori per brillare

Vivetta

In questo post trovate una serie di accessori per brillare durante le feste: scarpe, gioielli, borse e cinture che accendono le serate natalizie. Perchè a Natale brillare è lecito; anzi, un vero e proprio dovere. E indossare abiti o/e accessori scintillanti accentua l’essenza “luminosa” della festa più importante dell’anno.

 

Christian Cowan

Etro

GCDS

Isabel Marant

Carolina Herrera

Alexander McQueen

Moschino

Laruicci

Lanvin

Y/Project

Andreadamo

Coperni

 

Rosso di Natale

Fendi

Oggi prendono il via le tradizionali passerelle che VALIUM dedica ai colori del Natale. E con quale cominciare, se non con il rosso? Caldo, vivace, avvolgente, è la cromia natalizia per eccellenza. I look che vi propongo, tutti tratti dalle collezioni Autunno Inverno 2023/24, sono accomunati dal total red e declinati nei più disparati stili: si spazia dal rosso per la sera a quello pensato per la quotidianità, non trascurando le “tappe intermedie”; quei modelli, cioè, indossabili – con qualche piccolo accorgimento – sia di giorno che di sera. La nuance che ho privilegiato è lo scarlatto, il rosso più vibrante e festivo. Una gradazione meravigliosamente evocativa della gioia che il Natale porta con sé.

 

Compte

Philosophy di Lorenzo Serafini

Dundas

Prada

Carolina Herrera

Habey Club

Victor von Schwarz

Ferragamo

Blumarine

Stella McCartney

Ganni

Y/Project

Proenza Schouler

Simkhai

Vivetta