Tra moda, cinema… ed eclettismo: incontro con Eleonora Albrecht

(Foto di Andrea Ciccalè)

“Altezza 1,74 m, capelli biondi, occhi azzurri”, riporta il suo composit. Segni particolari, una grazia innata: l’eleganza sembra incisa nel patrimonio genetico di Eleonora Albrecht. Romana di origini tedesche e russe, proveniente da una famiglia di artisti, Eleonora ha riversato il suo talento nella moda e nella recitazione, due passioni che la animano da sempre. Quel che più colpisce in lei – oltre ai grandi occhi blu, al corpo slanciato e alla cascata di capelli biondi – è il viso dalle molteplici potenzialità espressive: come una tela bianca plasmata da pennellate di colore, Eleonora può tramutarsi indifferentemente in una dea ultra-chic o in una scanzonata “comedian”, incarnando innumerevoli tipologie di personalità femminili. Il suo CV annovera esperienze prestigiose sia nelle vesti di modella, che di attrice. John Galliano, Calvin Klein, L’Oréal, Giada Curti, Aspesi, Gentucca Bini, Wella, BMW e Jean-Louis David sono solo alcuni dei brand per i quali ha posato o fatto da testimonial. Sul set, dopo un iter di studi che include (tra l’altro) il Lee Strasberg Institute di Los Angeles, Les Cours Florent di Parigi, il Conservatorio Teatrale Giovan Battista Diotaiuti e l’ Accademia del Comico dei Morini Bros di Roma, l’abbiamo vista in un gran numero di film e serie TV. Qualche titolo? “Un giorno speciale” di Francesca Comencini, “Se sei così ti dico sì” di Eugenio Cappuccio, “Un altro mondo” di Silvio Muccino parlando di cinema, “Che Dio ci aiuti 2”, “Don Matteo 8″, “Provaci ancora Prof.! 4” per quanto riguarda le sue apparizioni sul piccolo schermo. Ma gli interessi di Eleonora Albrecht spaziano oltre la moda e la settima arte, diramandosi in svariate direzioni. Influencer con il blog “The Fashion Screen”, Youtuber che vanta ben due canali all’attivo, designer e imprenditrice grazie alla creazione di Confetta – la borsa a forma di cuore già diventata un accessorio cult – la sua è una carriera più che mai eclettica e multiforme. E’ Eleonora stessa ad approfondirla insieme a noi, senza tralasciare un ruolo del tutto speciale: quello di compagna dell’ attore Flavio Parenti e di mamma della piccola Elettra, che lo scorso Marzo ha compiuto due anni.

Eleonora Albrecht: attrice, modella, blogger, influencer, creativa e imprenditrice con “Confetta”, la minaudière che hai ideato insieme al tuo compagno, l’attore Flavio Parenti…Quale definizione scegli, per presentarti?

Sono una persona estremamente curiosa, che ama viaggiare ed esprimersi in molti modi. Amo la Bellezza e tutto ciò che ne deriva.

A casa tua, il talento artistico si respirava nell’ aria: una madre prima ballerina al Teatro dell’Opera di Roma, nonni e zii pittori…Quando hai preso coscienza, per la prima volta, che l’Arte era nel tuo DNA?

Mio padre anche era ballerino classico, sono nata in un ambiente devoto alla danza e all’arte. Non ho mai pensato di fare qualcosa non relativo ad un processo artistico. Da bambina desideravo fare la cantante, poi la poetessa, poi la stilista. Semplicemente non mi è mai passato per la mente di dedicarmi ad un percorso non artistico. Per me vivere significa esprimere cosa si ha da dire nel modo in cui ci è più vicino e questo modo può evolversi negli anni, perché amo avere sempre stimoli diversi e ricercare qualcosa di nuovo, mettermi alla prova. Ovviamente c’è sempre un filo conduttore nelle mie ricerche personali che negli anni sarà sempre più definito.

 

(Foto di Claudio Amato)

A Parigi, appena diciannovenne, hai avuto l’opportunità di svolgere uno stage presso la Lagerfeld Gallery e di vedere il leggendario Karl Lagerfeld all’ opera. Che ricordo hai di lui?

Una persona molto cordiale e precisa, gentile con tutti. Attento ai dettagli, molto sicuro delle sue idee. Visionario ma concreto, un signore di altri tempi ma con un’energia contemporanea.

Qualche anno fa, su You Tube hai aperto due canali che definirei agli antipodi l’uno dall’altro: in “Sugar Barbarella” ironizzi sui tic sociali e sui fenomeni di costume del nostro tempo, mentre in “Eleonora Moda” proponi haul, tutorial e, soprattutto, dai consigli alle ragazze che vorrebbero diventare modelle. Come nasce questa tua “doppia anima”?

Le mie passioni sono la recitazione, il cinema, e la moda. Youtube ti permette di fare quello che vuoi e così ho sperimentato. Come attrice mi sono dedicata al cabaret per un periodo e quindi Sugar Barbarella era un mio personaggio comico. Attualmente non realizzo video però da anni, ma alcuni sono diventati molto famosi. Diversamente, Eleonora Moda è un canale che alla sua nascita mirava ad aiutare le centinaia di ragazze che mi scrivevano quotidianamente per avere consigli, pareri, ecc. Quindi ho raggruppato tutto in alcuni video che hanno ancora molto successo su YouTube e che spiegano come fare per affrontare una carriera da modella.

 

(Foto di Raffaello Balzo)

A proposito: cosa suggeriresti alle lettrici di VALIUM che sognano una carriera davanti all’ obiettivo? Il fashion world evolve alla velocità della luce. Quali sono, a tuo parere, i requisiti – aggiornati al 2019 – per intraprendere una carriera da modella?

I requisiti li richiedono le agenzie e consiglio sempre di contattare le agenzie serie di moda a Milano. In ogni caso l’altezza è sempre il filo conduttore della carriera delle modelle. Ma magari ora con Instagram ci possono essere delle evoluzioni. Dipende anche cosa si intende per modella. Fino a qualche anno fa, la modella era una ragazza alta e magra, che andava a fare i casting e veniva selezionata per sfilate e servizi fotografici, nessun problema per viaggiare, mangiare sano e ad andare via di casa presto per intraprendere una carriera. Molte ragazze ora pensano che basti avere un canale Instagram con vari followers, mettere foto mezze nude o molto provocanti ed essere contattate da marchi che le pagano. Sicuramente esiste anche quello, ma è un altro tipo di modella che va al di fuori di un giro di agenzie, ecc. di cui parlo nei miei video.

Dopo aver esordito come modella, sei stata rapita dal sacro fuoco della recitazione e sei volata a Los Angeles per studiare nientemeno che al Lee Strasberg Institute. Che puoi raccontarci di quegli anni?

Ho iniziato a fare la modella a 13 anni. A 17 abitavo a Milano, poi mi sono trasferita a Parigi per 4 anni, dove ho studiato stilismo in una scuola molto importante, l’Ecole de la Chambre syndicale de la Couture Parisienne, ho fatto stage da Dior e Lagerfeld e lavorato come assistente stylist in campagne pubblicitarie importanti. Al contempo lavoravo come modella e poi ho iniziato un corso serale di recitazione al Cours Florent. A questo punto ho messo da parte la moda, per studiare recitazione quotidianamente e dopo un anno sono andata a vivere e studiare a Los Angeles al The Lee Strasberg Institute. ) Los Angeles è una città molto dispersiva in cui è difficile orientarsi, fortunatamente ho uno spirito molto estroverso e ho fatto amicizia velocemente, riuscendo a vivere la città in un modo molto interessante. Ci sono attori ovunque, registi, sceneggiatori, lavorare nel cinema e in tv è normale. Ma è difficile avviare una carriera da zero se non sei anglofono. Io l’ho vissuta benissimo, mi sono divertita, ho conosciuto persone fantastiche, ho avuto così tante esperienze che starei le ore a parlarne.

 

 

Moda e cinema, due passioni che vivi con pari intensità (ricordo, peraltro, che di recente sei passata dietro la macchina da presa per dirigere due corti da te scritti): ma quale delle due ti permette di esprimerti “a tutto tondo”?  

L’aspetto estetico, il vissuto, le storie, la ricerca. Sono aspetti che il cinema e la moda hanno in comune. In realtà il cinema porta la parola, che la moda non ha. Quando penso ad una collezione di moda mi immagino come poter dare alla donna un oggetto bello, soprattutto, ma anche mettibile. Anche se non mi piace pensare ad accessori pratici perché non lo trovo divertente (la mia linea Confetta fa solo accessori al momento). Quando penso ad una storia da raccontare, mi baso su un’emozione personale, qualcosa che mi ha colpito particolarmente negli anni e che ho approfondito emotivamente e vorrei poi far uscire al di fuori. Per questo ho un’altra storia da anni nel cassetto, sto aspettando il momento giusto.

Nel 2013 hai preso parte alla serie TV “Che Dio ci aiuti”, una fiction a cui sono parecchio affezionata in quanto due sue edizioni hanno avuto come location Fabriano, la città dove risiedo. Come rievocheresti la tua esperienza nel ruolo di Camilla, e com’è stato lavorare a fianco dell’attrice Premio David di Donatello Elena Sofia Ricci?

La fiction è molto curata e sono stata contenta di averne fatto parte, tutti gli attori sono bravi e anche il cast tecnico.

Passiamo alla tua vita privata. Da tempo hai una relazione con Flavio Parenti e dal vostro amore è nata Elettra, che oggi ha due anni. Come vivete, tu e Flavio, il fatto di condividere la stessa professione?

Bene, perché facciamo anche molte cose insieme. Abbiamo, però, anche varie passioni non condivise che nutrono altre parti delle nostre personalità. Per il resto, lavorare nello stesso campo ti permette di avere più comprensione dell’attività e dei momenti up e down che ne conseguono.

 

Eleonora con la borsa Confetta

Vorrei chiederti ora qualche anticipazione sui tuoi progetti più imminenti ed un consiglio per concludere in bellezza questa intervista: qual è il must primaverile a tema fashion che non dovrebbe mancare nel guardaroba delle lettrici di VALIUM?

Il mio progetto imminente è lanciare la nuova collezione di borse Confetta. A breve lanceremo la collezione estiva, dopo il successo internazionale della borsa a forma di cuore in vetroresina. Per il must primaverile, ormai nella moda si vede di tutto e di più. Io non consiglio un “must”, ma di trovare quello che ci piace di più secondo il nostro gusto e non secondo delle tendenze. Se amate vestirvi come negli anni Cinquanta, per esempio, ben venga! Per me, l’unico must è di guardarsi allo specchio e piacersi. Se non ci si piace, e non si è capace di capire cosa potrebbe andar bene indosso, magari affidarsi a qualcuno oppure fare ricerche su internet, affinare il proprio gusto non solo nella moda ma a livello culturale in generale. Cercare stimoli, per capire come siamo.

 

 

 

 

 

Feria de Abril

DOLCE & GABBANA

Quest’ anno, nonostante il nome, cadrà di Maggio: ma la sua suggestività non verrà certo meno. La Feria de Abril di Siviglia, che ha inizio la seconda domenica successiva a Pasqua, è una scoppiettante festa in cui la cultura flamenca regna sovrana. Per una settimana (nel 2019, dal 4 all’ 11 Maggio), nella città dell’ Alcazar sarà un tripudio di “jinetes” (cavalieri) che indossano il tipico cappello “cordobés”, “tablao” animati da “bailaoras” in lunghi abiti a balze tempestati di pois, luci disseminate in tutto il recinto – il “Real” – che delimita la Feria. Il ritmo delle nacchere cadenzerà la melodia delle “sevillanas”, colonna sonora non stop di celebrazioni all’ insegna delle più antiche tradizioni andaluse: la prima notte di festa verrete travolti dal delizioso odore del “pescaito” (pesce fritto), che nelle “casetas” si è soliti offrire insieme alle prelibatezze gastronomiche locali. Ai pregiati vini di Jerez de la Frontera e di Sanlùcar de Barrameda si alternerà il frizzante aroma del “rebujito”, cocktail per eccellenza della Feria de Abril, e tutto intorno saranno suoni, balli e canti che intrecciano la loro storia con il “duende” gitano, la quintessenza del flamenco. In omaggio alla Feria de Abril, VALIUM seleziona cinque outfit che sembrano inneggiare al suo mood: alternano un’ impronta gipsy alla spettacolarità del caratteristico “traje”, e vibrano di suggestioni ataviche, viscerali, dal fascino potente. Sprigionando una passionalità che racchiude lo spirito stesso del “duende”.

 

CAROLINA HERRERA

CARMEN MARCH

PACO RABANNE

RODARTE

 

 

 

Il Duo Bellavista-Soglia e il fascino della Romagna: una miriade di nuovi, suggestivi progetti

Raffaello Bellavista e Michele Soglia (foto di Leandro Martino)

Chi segue VALIUM ricorderà di certo la prima intervista (potete rileggerla qui) del Duo Bellavista-Soglia apparsa su questo blog: eravamo a due giorni da Ferragosto, ed addentrarci nel suo mondo è stato come lasciarci incantare dalla magia di un cielo stellato in piena Estate. Raffaello Bellavista al pianoforte, Michele Soglia alla marimba, hanno dato vita ad un ensemble cameristico – il Duo Bellavista-Soglia, appunto –  che, dal 2017, prosegue ininterrotto in un cammino di sempre nuove iniziative ed eclatanti successi. I suoi punti di forza? Una solida preparazione accademica, un talento musicale innato ma anche ampie dosi di eclettismo: il Duo (come avete già avuto modo di apprendere) adora mettersi in gioco, sperimentare, coniugare le più disparate forme di espressione artistica. Il risultato è sorprendente, immancabilmente avvolto nella suggestività che pervade ogni sua performance. Non è un caso che sia anche esibito nel rarefatto scenario dell’ alba o in location mozzafiato come possono esserlo – per fare solo un paio di esempi – l’ Arena delle balle di paglia di Cotignola e la Cava Marana di Brisighella. Otto mesi dopo il nostro primo incontro, Raffaello e Michele sono lanciatissimi. Entusiasti come non mai, hanno in serbo una raffica di progetti: di alto profilo, originali, sbalorditivi. E me ne parlano di persona travolgendomi con una ventata di euforia elettrizzante.

Nella nostra precedente conversazione abbiamo citato Mozart e, casualmente, vi incontro al vostro ritorno dall’ Austria…Che impressioni vi ha lasciato, la patria del grande Amadeus?

Siamo andati in Austria per un concerto in forma privata e per incontrare dal vivo uno dei più grandi marimbisti viventi: Bogdan Bacanu. L’esperienza è stata molto gratificante ed abbiamo avuto modo di toccare con mano la grande sensibilità ed attenzione che questo stato ripone nell’arte. In particolare, il nostro repertorio sta trovando grande attenzione verso il pubblico teutonico, in quanto le sonorità della musica colta occidentale si uniscono con atmosfere latino-americane creando un connubio che risulta molto coinvolgente sia per i neofiti che per gli addetti ai lavori.  Concludiamo affermando che il tema del viaggio è sempre stato un elemento di fondamentale importanza per la crescita di un artista, non a caso un grande compositore come Mozart fu indissolubilmente legato all’Italia.

 

Il Duo in Austria insieme al marimbista Bodgan Bacanu

Musicalmente parlando, trovereste stimolante “emigrare” all’estero o siete più propensi a rimanere in Italia, nota d’altronde come culla del belcanto e di celebri compositori?

 L’Italia è una meta obbligata per chi si voglia approcciare alla musica ed alla cultura in generale. Qui è nato il pianoforte con Bartolomeo Cristofori, è nato il Belcanto e moltissimi sono gli artisti di spicco che, dal passato fino ad oggi, hanno attraversato il nostro territorio. Mi viene in mente Mozart, che studiò con Padre Martini a Bologna, oppure il compositore ungherese Liszt che addirittura compose una raccolta di composizioni dedicate all’Italia. Nonostante quindi vi sia una situazione non sempre semplice, è innegabile che nel Belpaese vi siano delle realtà di eccellenza che continueranno a brillare contando anche su un pubblico che sta diventando sempre più sensibile verso l’arte. Tornando alla tua domanda siamo convinti di restare, consolidando la nostra presenza anche attraverso l’imminente costituzione di un’Accademia di alta cultura. Questo progetto non esclude la possibilità di effettuare tournée in vari periodi dell’anno, al fine di portare la nostra musica a un pubblico diverso e al contempo arricchirci di nuove sensibilità e atmosfere.

Come procede la carriera di baritono di Raffaello? E Michele ha novità da raccontarci riguardo i Mourn in Silence, la band di symphonic metal di cui è il batterista?

Raffaello: E’ stato un anno molto importante dal punto di vista della mia crescita artistica, in quanto ho completato il mio percorso accademico di pianoforte con un prestigioso diploma specialistico post-laurea conseguito con il maestro Roberto Cappello. Per quanto concerne il canto, ho in programma di completare la mia formazione accademica e sto preparando diversi concerti in qualità di baritono che mi vedranno ospite in diversi teatri e festival.

Michele: Per quanto riguarda i Mourn in Silence stiamo lavorando per l’imminente uscita del prossimo cd che sarà presentato a breve.

 

Raffaello nel giorno del diploma

Il Duo “live”

Torniamo ai vostri progetti in “Duo”. Il 1 Maggio coinciderà con una data molto importante, per il Duo Bellavista-Soglia: parteciperete infatti alle celebrazioni per l’Ayrton Day all’ autodromo di Imola, commemorazione del leggendario pilota del quale quest’ anno ricorre il 25mo dalla scomparsa. Cosa potete anticipare della vostra esibizione?

Il 1 maggio sarà per il Duo Bellavista-Soglia un appuntamento cruciale, in quanto siamo stati scelti per un evento di estrema importanza che avrà una ricaduta internazionale. Inoltre, per noi è un onore immenso poter fare un concerto per uno dei più grandi campioni che il mondo abbia mai conosciuto: Ayrton Senna. L’ evento, che si svolgerà nel circuito di Imola, dove il pilota perse la vita in un tragico incidente il 1 maggio di 25 anni fa, vedrà la partecipazione di diverse migliaia di persone e si estenderà per l’intero arco della giornata. La parte musicale sarà interamente affidata a noi e vi saranno due interventi: il primo, attorno alle 10:00, aprirà la conferenza stampa degli ex-piloti portando in sala un’atmosfera carica di suggestioni, mentre il secondo sarà il concerto di chiusura della giornata, intorno alle 18:30, e verrà amplificato per tutto l’autodromo. I brani scelti vedranno una perfetta unione tra aspetti della musica occidentale colta e stilemi della musica latino americana. Inoltre, all’interno del concerto abbiamo scelto di inserire alcuni brani cari al pilota ed ai suoi fan, uno tra tutti il tema “Da Victòria” di Novo ed “Heroes” di David Bowie, che rielaboreremo per il Duo.La scaletta della nostra esibizione sarà ricca di sorprese e di brani legati in maniera sia diretta che simbolica al grande Ayrton Senna.

 

Il Museo Multimediale Checco Costa dell’ Autodromo di Imola

Nel mondo della Formula 1, la componente adrenalinica è fondamentale. Voi come la vivete? Quali emozioni vi animano, mentre siete sul palco?

Le emozioni che proviamo sul palco sono tantissime, la musica scorre veloce nelle vene come un’auto lanciata in pista alla massima velocità. Possiamo dire che è una sensazione quasi indescrivibile, perché racchiude in sé stati sublimi uniti a momenti estatici, sui quali però bisogna mantenere un ferreo controllo emotivo.

 

Raffaello nelle vesti di baritono

Sempre a Maggio – a partire dal 19 – prenderete parte a un altro evento-tributo prestigioso dedicato, stavolta, allo scrittore Alfredo Oriani. Il Festival del Cardello, di cui siete organizzatori e direttori artistici, vi vedrà protagonisti a più riprese. Che ci raccontate, al riguardo?

Dopo il grande successo del festival che si è svolto lo scorso agosto all’interno della Cava Marana, abbiamo scelto di valorizzare un’altra realtà artistica di grande importanza quale la Villa Il Cardello di Alfredo Oriani, creando un festival intitolato: “Oriani, il Cardello, il fascino della Romagna”. La manifestazione sarà composta da quattro simposi ispirati a vari aspetti della Romagna: uno, in particolare, focalizzato sul tema della bicicletta, con un riferimento diretto allo scrittore considerato uno dei primi estimatori del mezzo a due ruote. Riassumendo brevemente, il primo appuntamento si terrà nell’anfiteatro del Giardino delle Erbe gestito in maniera encomiabile dal direttore Sauro Biffi e vedrà una sorta di disputa culinaria moderata dal giornalista Pietro Caruso tra la scienza in cucina di Pellegrino Artusi rappresentato dal Presidente di Casa Artusi Giordano Conti e la cucina futurista di Marinetti decantata dal Principe Maurizio Agosti, grande Maestro delle cerimonie del Carnevale di Venezia. Il secondo appuntamento, che si svolgerà nel suggestivo parco della Villa il Cardello, un luogo di  straordinaria bellezza aperto raramente al pubblico,  vedrà un dialogo sulla Romagna tra il celebre attore Ivano Marescotti ed il poeta Franco Costantini. Al terzo appuntamento, che si svolgerà nella sala Pifferi del Cardello, parteciperà il celebre giornalista sportivo Marino Bartoletti intervistato da Pietro Caruso (uno dei fondatori de Il Corriere di Romagna). Anche qui saranno molto interessanti i temi trattati che verteranno sulla passione per la bicicletta dei Romagnoli, da Alfredo Oriani a Marco Pantani passando per il salace Lorenzo Stecchetti.Il festival si concluderà con una serata incentrata sull’intervista ad Antonio Patuelli, a cura di Pietro Caruso, sul Risorgimento in Romagna. Ovviamente, per ogni appuntamento il Duo Bellavista-Soglia preparerà programmi diversi in relazione ai temi trattati, dando vita a serate estremamente raffinate e coinvolgenti.

 

La Villa Il Cardello

Il Giardino delle Erbe

Il Festival esordirà con una disputa culinaria-avanguardista condotta, tra gli altri, dal Principe Maurice: una nuova tappa nel vostro percorso di collaborazione. Cosa pensate del suo intervento e del contributo che apporterà alla kermesse?

La serata di apertura si terrà nel suggestivo anfiteatro del Giardino delle Erbe di Casola Valsenio. Il titolo sarà proprio “Dalla scienza in cucina di Pellegrino Artusi alle avanguardie della cucina Futurista”.Avremo il Presidente di casa Artusi Giordano Conti e la partecipazione straordinaria del Principe Maurizio Agosti.Sarà una serata estremamente interessante, dal climax crescente, che culminerà nella visione della cucina Futurista di Marinetti lasciata al provocatorio Maurizio Agosti. Anche la musica svolgerà un ruolo di primaria importanza, dall’opera lirica legata al periodo storico di Pellegrino Artusi alla musica del Novecento di ispirazione futurista. Sicuramente assisteremo a uno spettacolo che stravolgerà il nostro concetto di show cooking.

 

Il Duo insieme al Principe Maurice

La vostra “partnership” con il Principe ci riserverà ulteriori sorprese?

Con il Principe Maurizio Agosti c’è un rapporto di reciproca stima e di comune visione dell’arte considerata nella sua ecletticità. Proprio partendo da questi presupposti, la serata dedicata alla cucina futurista, sottolineo futurista nel senso della grande avanguardia fondata da Filippo Tommaso Marinetti, sarà solo l’inizio di una serie di eventi di alta cultura che ci vedranno in stretta collaborazione. Giusto per dare qualche anticipazione, per il festival della Cava Marana in programma la prossima estate stiamo allestendo un suggestivo simposio che vedrà Maurice nei panni di Goldoni, il celebre commediografo veneziano che fu molto legato al territorio faentino ed alla famiglia Spada, in particolare al Marchese Spada.

 

 

Michele alla marimba

Il Festival, come mi accennavate, avrà per titolo “Oriani, il Cardello, il fascino della Romagna”, che è poi anche la terra di origine del Duo Bellavista-Soglia. Che rapporto avete con i luoghi nativi, con il territorio in cui a tutt’oggi vivete? L’ impressione che ho è quella di un legame profondo. Come descrivereste la “vostra” Romagna?

Si tratta di un rapporto estremamente profondo, quando sei in Romagna puoi respirare aria di casa! Per tante ragioni: il cibo, la cultura, la natura, la vita notturna e…Ovviamente, anche le belle donne! Il legame, quindi, è fondamentale, anche perché nel tempo abbiamo avuto modo di conoscere e di comprendere le eccellenze del nostro territorio. Io e Michele siamo nati in due comuni racchiusi nel Parco Regionale della Vena del Gesso Romagnola e siamo testimoni della lungimiranza di chi gestisce il parco o di chi amministra “ridenti paesini” come Casola Valsenio, che vede Maurizio Nati come assessore alla cultura e Nicola Iseppi come Sindaco.Tra i grandi innamorati della Romagna figura sicuramente IF Tourism Company, impegnata in prima linea per la promozione del territorio imolese-faentino. Senza poi dimenticare l’attivissima Pro Loco di Casola presieduta da Boni Bruno. La Romagna è un luogo meraviglioso dove ci piace “rifugiarci” dopo le nostre mille avventure in giro per il mondo.

 

Un’ altra foto live del Duo

Dopo il Cardello sarà tempo di vacanze. Mare o montagna? E con quale progetto il Duo tornerà a Settembre?

Dopo il Cardello “dovrebbe” essere tempo di vacanze……..No! Stiamo organizzando concerti che vedranno il Duo Bellavista-Soglia impegnato in un fitto calendario fino al 2020.Tra tutte queste date spiccano alcune situazioni molto particolari, tra cui, il 7 luglio, un concerto che si terrà in un incantevole borgo abbandonato sulle colline Imolesi denominato Brento Sanico. Il 20 luglio Raffaello Bellavista sarà ospite di un prestigioso galà lirico intitolato “Le Voci della Sera” che si terrà in piazza Machiavelli nella suggestiva Castrocaro Terme; da non perdere, il 16 agosto, nella piccola bomboniera medioevale di Palazzuolo Sul Senio, una serata a lume di candela sul letto del fiume Senio, con degustazione di vini accompagnata dalla magia del pianoforte e della marimba. Senza poi dimenticare il festival che si svolgerà, nel mese di agosto, nella suggestiva Cava Marana.

 

Photo courtesy of Duo Bellavista-Soglia

Photo credits: Leandro Martino

 

 

 

Inaugura la Unicorn House, alloggio fatato della Milano Design Week

 

Sapevate che esiste la Giornata Mondiale degli Unicorni? Si celebra – ebbene sì! – proprio oggi. E da oggi, 9 Aprile, il leader mondiale dei viaggi on line Booking.com permette di festeggiarla alloggiando per tre notti (il 10,l’ 11 e il 12 Aprile) in un appartamento a tema allestito in occasione della Design Week: la Unicorn House si trova nel cuore di Milano, in via Santa Cecilia 4, e garantisce a tre gruppi di ospiti un’ esperienza – è il caso di dirlo – da favola. La sua facciata adornata di stelle, arcobaleni scintillanti e nubi variopinte conquista all’ istante. All’ interno della casa, ogni dettaglio omaggia il mitico Unicorno: dal mobilio alle lenzuola. In un connubio perfetto, incanto e comfort si uniscono all’ insegna di una magia coloratissima. Instagrammabile, certo. Dopotutto, l’ Unicorno spadroneggia ormai ovunque sul web; basti pensare che, solo su Instagram, si contano oltre 9 milioni di post a lui dedicati (date un’ occhiata all’ hashtag #unicorn: provare per credere).

 

 

Il pacchetto di soggiorno nella Unicorn House include un kit di benvenuto e una lezione di cake design con Eleonora Di Simine, mente creativa del brand di pasticceria artistica Nana&Nana Cakes. In tema di unicorni sarà anche la prima colazione, che farà seguito a una notte trascorsa tra lenzuola, pigiami, accappatoi e pantofole sempre inneggianti al fiabesco animale. Ad oggi, purtroppo, tutte le prenotazioni per questo regno della fantasia sono già state effettuate, ma non potete perdervi la sua inaugurazione: sarà animata da testimonial d’eccezione come La Pina, Diego Passoni e Valentina Ricci (La Vale) di Radio Deejay, che organizzeranno uno speciale party in “Unicorn style”. E’ prevista anche la presenza di Eleonora Di Simine, impegnata in un tutorial culinario incentrato sulla preparazione di cupcakes e di biscotti dal sapore fatato. Per seguire in diretta l’ evento, in programma stasera, non vi resta che collegarvi ai social dei suoi super protagonisti. Sarà anche un’ ottima occasione per ammirare la Unicorn House: un alloggio talmente incantato da aver già registrato il sold out!

 

 

 

 

 

Photo courtesy of VERA srl.

 

 

 

Agatha Ruiz de la Prada e Cosima Ramirez, lo stile come un surreale sogno in technicolor

 

Un’ esplosione rutilante di cuori, stelle, fiori, bonbon e bocche “daliniane” si tinge di cromie vibranti e di nuance pastello più soavi, ma altrettanto magiche: predominano il fucsia, il rosso, il turchese, il giallo, l’ arancio, alternati a squarci di verde mela, rosa e lilla non di rado metallizzati. L’ universo di Agatha Ruiz de la Prada è inconfondibile, ma ci stupisce puntualmente con la sua eccentrica giocosità. La collezione Primavera/Estate 2019 della stilista madrilena non sfugge alla regola, trascinandoci in un tornado di gioia di vivere: look che si declinano nelle incredibili forme citate a inizio articolo – non ultima, la sfera che ricorda quella tenuta in equilibrio dalle foche, nei circhi – anzichè mettere il corpo in secondo piano, lo esaltano tramite volumi inediti e sbalorditivi. Top convertiti in enormi caramelle, abiti come birilli, stelle al posto della gonna sembrano usciti da un surreale sogno in technicolor, dove persino i fuseax sfoggiano una palette vivida ed i cuori, che celano le labbra a mò di maschera, vanno a sostituirsi al lipstick in total red.

 

Cosima Ramirez e Agatha Ruiz de la Prada

Di questo pianeta onirico non poteva non far parte Cosima, la ventinovenne secondogenita di Agatha Ruiz de la Prada, che per il fashion show ha proposto le sue Zapatillas Cosmicas (VALIUM ne aveva già parlato qui) in un tripudio di policrome versioni: le chunky sneakers dalla vertiginosa zeppa sono ora in vendita nella boutique on line di ES Fascinante, il sito che vanta i brand più esclusivi e autentici del “Made in Spain”.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Photo courtesy of Dream of Beach Night Madrid

 

 

“Dumbo” da oggi nelle sale: Tim Burton fa rivivere la fiaba dell’ elefantino volante Disney

 

Torna l’elefantino più amato del mondo: l’uscita nelle sale di “Dumbo”, remake del celebre classico Disney del 1941, è prevista proprio per oggi 28 Marzo. A farlo rivivere sul grande schermo sarà un regista d’eccezione, il visionario Tim Burton, che ha diretto una pellicola interamente in “live action” valorizzata da un cast di prima grandezza. Tra i protagonisti appaiono star del calibro di Colin Farrell, Danny De Vito, Eva Green, Michael Keaton, e possiamo esser certi che apporteranno un vortice di emozioni aggiuntive ad un film già di per sè commovente: chi non conosce la storia di Dumbo, l’ elefantino volante? Tim Burton la impregna di magia, raccontandola con il suo stile fiabesco e fortemente onirico. E’ così che ritroviamo personaggi come Holt Farrier (Colin Farrell), che dopo la guerra torna al suo ruolo di artista circense. Il direttore del circo di cui fa parte, Max Medici (Danny De Vito), lo incarica di accudire un baby elefante nato con una strana particolarità: ha delle orecchie smisurate. A causa di ciò, Dumbo (questo il nome del piccolo) viene continuamente schernito; almeno fino a quando Joe e Milly, i figli di Holt, scoprono che è in grado di volare grazie ad una piuma incantata. Da quel momento il circo, allora in crisi, vede risollevate le sue sorti. Il numero del volo di Dumbo riscuote un successo tale che lo scaltro imprenditore V.A.Vandevere (Michael Keaton) porta l’elefantino con sé a Dreamland, il parco di divertimenti che ha appena inaugurato, dove lo fa esibire insieme alla trapezista Colette Marchant (Eva Green). Ma non è tutto oro quel che luccica, e Holt ben presto scopre che il mondo scintillante di Dreamland nasconde un lato oscuro. Quando viene allontanata la mamma di Dumbo se ne ha un esempio eloquente: il cucciolo è devastato, le sue abilità sembrano svanire. Senza fare spoiler, posso solo dirvi che sopraggiungerà un lieto fine e che il nostro eroe ritroverà la felicità. Tim Burton tramuta il cartoon Disney in una fiaba perfettamente incastonata nella sua poetica, dove il valore della diversità viene affiancato a quelli della famiglia e dei sogni. Con le sue enormi orecchie, Dumbo rientra nella “gallery” dei freak che fanno da leitmotiv alla filmografia del regista, ma è in buona compagnia: quasi tutto lo staff di Max Medici, in fondo, dà vita a una sorta di Circo Barnum. Quel che conta sono complicità, la solidarietà,  il senso di “l’unione fa la forza” che si instaurano tra questi fenomeni, la capacità di saper essere famiglia. La purezza del sogno viene distrutta dal marciume che si cela dietro una facciata fuorviante, però alla fine trionferà e sancirà la vittoria dell’ amore autentico, incondizionato, che va al di là di ogni “mostruosità”: quell’ essere “diversi” che in realtà ci rende unici e speciali, come le immense orecchie che permettono a Dumbo di volare…Fisicamente, certo, ma soprattutto metaforicamente. Trasformando un presunto difetto nel suo punto di forza. Per ricreare la storia dell’ elefantino, Burton si avvale di un team sfavillante e premiatissimo che include, tra gli altri, lo scenografo Rick Heinrichs, il direttore della fotografia Ben Davis, lo sceneggiatore Ehren Kruger, la costumista Colleen Atwood, il make up artist Paul Gooch e l’ editor Chris Lebenzon (i terzultimi collaborarono con Burton anche in “Alice in Wonderland”). La produzione del film porta invece la firma di Katterli Frauenfelder, Ehren Kruger, Derek Frey e Justin Springer.

 

Immagine: Dumbo, Public Domain via Wikimedia Commons

 

 

Sulle tracce del Principe Maurice: un Carnevale intriso di magia lunare

Il Principe con il “cosmico” costume del Carnevale di Venezia 2019

“E’ tutta colpa della Luna, quando si avvicina troppo alla Terra fa impazzire tutti”, dice Otello nel quinto atto della tragedia shakespereana omonima. Un detto latino recita invece: “Semel in anno licet insanire”, “una volta all’ anno è lecito impazzire”, il cui significato, con il passar del tempo, è andato ad associarsi al Carnevale ed alla sua ritualità liberatoria, giocosa, eccentrica. Se il dizionario designa il lunatico come colui che (citando il Treccani) “patisce di accessi di pazzia ricorrenti con le fasi lunari”, viene spontaneo instaurare un legame stretto tra Carnevale, luna e il concetto di “temporanea follia” a cui si riferivano gli antichi popoli. Non sorprende, quindi, che il tema del Carnevale di Venezia 2019 fosse proprio “Blame the Moon”, “Colpa della Luna”. Ed è dal magico  Carnevale della Serenissima che prende spunto questa conversazione con il Principe Maurice: chi meglio di lui, Gran Cerimoniere del Carnevale e icona della notte per antonomasia, avrebbe potuto ripercorrere insieme a noi le “lunari” celebrazioni terminate il 5 Marzo scorso? Avvolto in un alone cosmico accentuato dal costume e dal copricapo creati per lui, rispettivamente, da Pier Luigi Pizzi e da Alessio Aldini, il Principe emana un fascino a dir poco siderale (e mai termine fu più appropriato). Grazie ai suoi racconti ci immergiamo nell’ incantevole kermesse lagunare per poi approdare a Kiev e rifugiarci, infine, nei boschi odorosi di fiori appena sbocciati: un viaggio ammaliante che si addentra anche in uno speciale percorso casanoviano, dove i cinque sensi si coniugano con la storia, l’ arte, il savoir faire, la tradizione… Ma, soprattutto, con la voluttuosità del leggendario seduttore veneziano.

In questa puntata della nostra rubrica avrai molto, anzi moltissimo, da raccontarci…Non si può che iniziare con il Carnevale di Venezia, che ti vede sovrano. Attraverso quali “flash” lo rievocheresti?

Come ogni anno, ho svolto il ruolo di Gran Cerimoniere in apertura e chiusura del Carnevale, ho presieduto al Concorso delle Marie e ai Voli dell’Angelo. “Voli”, al plurale, perché vi avevo anticipato che quest’anno ci sarebbe stato un secondo volo ufficiale: al Volo dell’Angelo effettuato da Erica Chia, la vincitrice del Concorso delle Marie 2018, si è aggiunto quello dell’Angelo Guerriero, la Maria votata dai lettori del Gazzettino, ovvero Micol Rossi. Micol soffre di morbo di Crohn da tantissimi anni, e oltre al disagio e alla paura chi è affetto da questa malattia si trova spesso a sperimentare la discriminazione. Il messaggio che ha voluto dare calandosi dal campanile di San Marco è stato quindi di grande coraggio, un dire “Non vergogniamoci di star male, di essere diversi. Anzi, sosteniamo chi ha problemi come noi, chi è a rischio di emarginazione anche sul lavoro.” E’ stato un bellissimo messaggio. Ho accolto Micol personalmente, ci siamo commossi tutti…E’ stato un Carnevale molto bizzarro e pieno di momenti emozionanti, si è riso ma si è anche pianto. Pianto di gioia, che è la cosa più bella! La gioia di riuscire a fare delle cose straordinarie, perché è stato un Carnevale straordinario: “lunatico” per l’ispirazione alla luna, al primo allunaggio di 50 anni fa, ma anche con riferimenti fantasiosi e un po’ Steam Punk dettati dalla fantascienza. Tutte le sere ho fatto da anfitrione al party “Blame the Moon” che si teneva al casino, Ca’ Vendramin Calergi, ma altrettanto belle sono state le feste dell’ Associazione Internazionale per il Carnevale di Venezia e le feste private. Quest’ anno c’è stata una festa in più, “Il Carnevale del Futuro”, curata dalla catena di superlusso Aman. All’ Aman Venice, l’hotel a 7 stelle di Venezia, è stato organizzato un venerdì grasso iper esclusivo che includeva una cena riservata a pochi e privilegiatissimi ospiti, e un dopocena danzante all’ Arsenale con i dj più cool del pianeta. La cena e’ stata un po’ avvolta nel mistero: pare che ci fossero persone molto, molto importanti…Il dopocena all’ Arsenale, invece, era aperto a un pubblico più vasto ed è stata quella la novità mondana. Anche dal punto di vista della piazza, c’è stato un intervento straordinario: dalle 17, 30 fino a dopo cena l’Home Festival di Treviso (un festival di caratura internazionale incentrato sulla musica elettronica e le band di avanguardia) sponsorizzato da Red Bull ha portato in Piazza San Marco musica di qualità, nuova, bella, per i giovani, che dopo si trasferivano all’ Arsenale a fare discoteca.

 

Il Principe con le Marie

Il Volo dell’ “Angelo Guerriero” Micol Rossi

Quale è stato, per te, l’episodio più magico in assoluto di questa edizione “sotto il segno della luna”?           

Ho fortissimamente voluto l’artista russa Sasha Frolova come ospite di questo Carnevale. E’ un’esponente del filone dell’Inflatable Art, l’”Arte Gonfiabile”: ci sono artisti che creano enormi strutture gonfiabili in varie forme, e Sasha è una di questi. Le sue sculture sono state ospitate alla Biennale di Venezia, è un’artista famosa in tutto il mondo, ma realizza anche cose che puoi indossare. E per il Carnevale ha creato un costume composto da parti gonfiabili che banalmente potrebbero essere chiamati palloncini, ma non lo sono. Sasha taglia delle forme, le incolla con una colla particolare, le gonfia in un certo modo e diventano figure aliene, che hanno un non so che di extraterreno. La sua creazione veneziana si chiamava “Baroque” ed era interamente in lattice bianco, con una maschera dal sapore fetish, un copricapo che somigliava a una parrucca e abiti che rievocavano dei costumi settecenteschi. Abbiamo interpretato insieme una coppia. Io ho annullato la mia identità per diventare una sua opera d’arte, ho voluto omaggiarla cosi. E’ stato un momento meraviglioso e magico!

 

L’ “entrée” in Piazza San Marco del Principe insieme all’artista russa Sasha Frolova

Eravamo una visione aliena della tradizione veneziana. Nel momento in cui abbiamo fatto il nostro ingresso con il sottofondo di una suite di Monteverdi rivisitata in stile elettronico da Wendy Carlos (che ha composto anche le musiche di “Arancia Meccanica”), in Piazza San Marco c’è stato un boato! Incarnavamo la sintesi assoluta del tema del Carnevale, “Blame the Moon”: perché d’ accordo la celebrazione della luna, d’accordo lo Steam Punk, ma il Carnevale di Venezia deve offrire qualcosa di nuovo, di diverso, di unico. Indossando l’ opera d’arte “Baroque” ho cantato “Starman” di David Bowie insieme a Andy dei Bluvertigo, il tutto rigorosamente live, durante un gran finale affollato di maschere spettacolari. Il Carnevale di Venezia è bello proprio perché la gente gira con quelle maschere lì, che sono magiche e diverse. Noi non abbiamo i carri, il nostro è un Carnevale “ad personam”: tu, turista, l’essenza del Carnevale te la trovi davanti, non la guardi con gli occhi rivolti verso l’alto. Puoi sfiorarla, puoi parlarci!

 

 

Il Principe,  opera d’arte vivente grazie all’ inflatable costume “Baroque” di Sasha Frolova, mentre si esibisce in “Starman” con Andy dei Bluvertigo

A tuo parere, prestigio e tradizione a parte, su quale atout si concentra l’irresistibile fascino che il Carnevale di Venezia esercita a livello planetario? 

Il fatto che sia un sogno ad occhi aperti. Vorrei che il Carnevale di Venezia avesse come sottotitolo “Un sogno ad occhi aperti”, perché questo è sempre stato e sempre sarà. Il sogno di cambiare condizione sociale, il sogno di sentirsi liberi…Un sogno che sembra limitato, perché dura solo in quel periodo, ma che rimane nel cuore perché lo puoi vivere di persona, non in un letto e poi dimenticarlo. Se vivi un sogno ad occhi aperti, lo ricorderai per tutta la vita.

 

 

Flash notturni e prestigiosamente “festaioli” dal Carnevale veneziano

Che ci dici del percorso casanoviano dei 5 sensi? Quali sono le tappe veneziane da cui, a tuo parere, non si può prescindere? Mi riferisco sia al Carnevale, che a una vita quotidiana “sulle tue tracce”…

Il mio percorso dei sensi, per quanto riguarda il gusto, fa tappa in un ristorantino sulla Riva del Vin, a Rialto: si chiama proprio Riva del Vin. Lì riesco a mangiare dei piatti veneziani a base di pesce freschissimi e deliziosi a prezzi più che onesti. Un altro ristorante di qualità a cui sono affezionato è il Colombo di Domenico Stanziani di fianco al Teatro Goldoni: cucina superiore! In piazza San Marco segnalo invece Quadri, il ristorante stellato dei fratelli Alajmo, meraviglioso e di superlusso. Offrono prelibatezze da sballo preparate dagli chef più celebri al mondo! Passando alla vista, tornerei senz’ altro a Rialto e mi soffermerei sul suo antichissimo mercato di pesce e di verdure: da visitare assolutamente perché la mercanzia viene messa in mostra con un amore, con un gusto cromatico incredibile. Per gli occhi è uno spettacolo, perché è un autentico quadro vivente!

 

Riva del Vin by night

E poi, vi consiglio di visitare i Musei Veneziani. Suggerirei Palazzo Fortuny, dove l’artista catalano Mariano Fortuny y Madrazo andò a vivere trasformandolo in un atelier enorme che ospitava i suoi tessuti ed i suoi quadri. A Palazzo Fortuny sono spesso organizzate delle mostre tematiche; una, famosissima, fu dedicata anche alla Marchesa Casati. E’ un museo dal sapore un po’ dannunziano, molto decadente e raffinato. Per l’olfatto, raccomando assolutamente il percorso creato da The Merchant of Venice al Museo Mocenigo: una collezione di boccette di profumo di tutte le epoche, dalla Mesopotamia ai giorni nostri, alambicchi particolari….Il curatore di questo iter olfattivo è Domenico Moramarco, che dà anche lezioni sulla storia del profumo (in Europa è iniziata proprio a Venezia, grazie a una principessa bizantina che sposò un doge e portò la sua corte di profumieri, gioiellieri e sarti nella Serenissima). Lo sponsor del percorso, The Merchant of Venice, è un marchio della famiglia Vidal (quella del famoso bagnoschiuma): il giovane imprenditore Marco Vidal ha creato una linea di profumi boutique che si chiama appunto The Merchant of Venice e ha un flagship store veneziano (ma punti vendita anche a Milano, Roma, Verona, Dubai etc…) in Campo San Fantin. Quindi, chi desidera soddisfare l’olfatto va prima al Museo Mocenigo a vivere questa esperienza olfattiva storica, sofisticata e bellissima, e poi può comprarsi il profumo che più gli piace nella boutique di The Merchant of Venice in Campo San Fantin. Lì troverà un’infinità di fragranze una più meravigliosa dell’altra!

 

Palazzo Mocenigo, sede del Museo omonimo

Passando all’ udito, propongo anche in questo caso due opzioni. Passeggiare nella zona del Conservatorio ed ascoltare le melodie di chi sta studiando, di chi sta preparando un concerto, oppure addentrarsi nelle calli nei paraggi del Teatro La Fenice, dove può capitare di ascoltare i gorgheggi di una cantante lirica o le prove, magari, di un pianista o di un flautista….Venezia è una città musicale di per sé, è musica anche solo lo sciacquio dei rii quando passano le gondole o le imbarcazioni! Se volete ascoltare la musica sovrana avete a disposizione uno dei teatri più belli del mondo, il Gran Teatro La Fenice, appunto, che ha una programmazione straordinaria. Siamo arrivati al tatto. Quando è arrivata da me, Sasha Frolova mi ha chiesto di poter toccare la parte più antica della casa. Si è quindi issata su una sedia e ha iniziato a “tastare” le travi quattrocentesche. Ecco, per me il tatto è questo: qualcosa che ti trasmette una storia, un’emozione. Il mio consiglio, quando girate per Venezia, è quello di accarezzare le pareti, i marmi, ma anche la vostra partner! Il tatto è il senso più… sensuale! Per cui toccare la città e chi si ama è un must. Oppure, andate da Bevilacqua o da Rubelli e accarezzate quelle sete, quei velluti meravigliosi. Se vogliamo aggiungere il sesto senso, la seduzione, possiamo metterci sulle tracce di Casanova in persona nella zona di Cannaregio: al Museo Casanova c’è una meravigliosa installazione audio-video che racconta la sua storia. Altrimenti, seguite il Principe Maurice nelle sue performance al Casino Venier, uno dei piccoli palazzi privati dove i nobili veneziani ricevevano sia per libertinaggio che per affari. La mia prossima esibizione si terrà il 2 aprile, giorno del compleanno di Casanova. Casino Venier, che oggi è gestito dall’ Alliance Française, è l’ultimo esempio rimasto di quei luoghi di delizia, perdizione e trattative…E’ un vero e proprio palazzo di cultura. Potete visitarlo su appuntamento. E vi assicuro che avrete la sensazione di conoscere meglio il grande Giacomo.

 

Il Principe nelle settecentesche vesti di Giacomo Casanova

Nel film “Ca Moon” – di cui sarai il protagonista – saranno presenti anche scene girate durante la kermesse veneziana?               

E’ ancora top secret! Il progetto del film è tutto un work in progress pieno di sorprese e di colpi di scena. E’ probabile che immagini di repertorio come quelle girate quest’ anno vengano utilizzate, anche visto il tema coincidente del Carnevale e del titolo della pellicola, ma non posso confermarlo per ragioni di segretezza. Ti terrò aggiornata!

 

Maschere a Venezia

Ancora il Principe in versione notturna durante il Carnevale: mistero e fascino lunare

So che sei volato di nuovo all’ estero, e anche in questo caso l’argomento “Carnevale di Venezia” ha giocato un ruolo predominante…Che puoi raccontarci, al riguardo?

Sono stato in missione con poche ma valide persone, tra cui la mia coordinatrice Oksana Kuzmenko e il fido Daniel Didonè, per portare a Kiev la testimonianza di Casanova sul Carnevale di Venezia. E’ stato un evento molto prestigioso dedicato, ovviamente, al trionfo dei sensi a cui hanno preso parte due sponsor veneziani importanti: The Merchant of Venice per l’olfatto e l’Atelier Pietro Longhi per la vista e per il tatto. Io, Casanova, avevo un piccolo laboratorio dove ho creato un profumo per la mia dama. Ho portato quindi questo set più altre cose di The Merchant of Venice e poi i costumi, sia per me che per gli altri artisti reclutati in loco, dell’Atelier Pietro Longhi, un atelier raffinato e “filologico” di Venezia che segue gli artisti del Carnevale ai quali sono particolarmente affezionato. Era previsto, per il gusto, un menu a tema su Casanova e Venezia; per l’udito era stato ingaggiato un quartetto d’archi al femminile di chiara fama. La location? Un ristorante di primissima categoria, il Fabius, che ha capienza massima per 150 persone ed era appena fuori Kiev: si è trattato di un evento molto privato, tutto su invito. Erano presenti personaggi importanti dell’imprenditoria, dello spettacolo e della politica.

 

Kiev

Una situazione abbastanza “blindata”, insomma, probabilmente foriera di future collaborazioni più ufficiali. Sono stato in Ucraina nelle vesti di Maestro di Cerimonie, ma mi piacerebbe portare una numerosa compagnia di maschere per organizzare anche un Carnevale pubblico destinato agli abitanti di Kiev, una città bellissima con gente bellissima che sicuramente potrà apprezzare. Vedremo se prima o poi ci riuscirò!

 

Kiev

L’ organizzatrice di eventi internazionali Oksana Kuzmenko

Ci sono altri progetti in vista di cui vuoi parlarci?

Ho in ballo progetti per il Salone del Mobile e del Design di Milano, kermesse tra le più importanti al mondo ricca di eventi collaterali, feste, happening veramente molto belli e addirittura più interessanti, a mio parere, della Fashion Week. La cosa più intrigante è che la città meneghina celebra il 500mo anniversario dalla morte di Leonardo da Vinci: il genio è nell’ aria! Per me Leonardo da Vinci è la genialità assoluta, una figura quasi aliena per la moltitudine di talenti che possedeva, una mente spropositata. Quel che andrò a fare io a Milano non avrà a che fare con Leonardo come figura storica, ma con il suo spirito. Per scaramanzia, però, non dico di più! Il 5 e il 6 Maggio, poi, sarò al Music Festival di Rimini. Mi ha chiamato Nicoletta Magalotti (la celebre Nico Note del Morphine del Cocoricò) per propormi di far parte della giuria di un premio speciale dedicato ai nomi più significativi della club culture italiana, e di partecipare come relatore ad un convegno a Rimini. Sarà la prima edizione di un premio alla memoria di Dino D’Arcangelo, il giornalista che portò il Cocoricò alla Love Parade sdoganando la musica techno. Prima di allora, l’house music e la techno non venivano considerate neppure un genere musicale. Lo divennero per merito di Dino D’Arcangelo che insistette nel dire, riferendosi al Cocoricò in particolare, che da noi si faceva cultura…Così come erano cultura, appunto, la house music e la techno. D’ Arcangelo aveva una rubrica intitolata “Tenera è la notte” su Repubblica, era una persona brillantissima…E’ venuto a mancare poco tempo fa. Tutti i critici musicali che all’inizio snobbavano la EDM (electronic dance music), grazie a lui dovettero rivedere le loro posizioni.

 

Il Principe con il copricapo stellare firmato da Alessio Aldini

L’ Equinozio, due giorni fa,  ha sancito l’arrivo della Primavera. Qual è il “rituale” che il Principe Maurice consiglia ai suoi fan per onorare il risveglio della natura?

Vi dò due suggerimenti: il primo poetico, il secondo dionisiaco. Il primo è di andare in un bosco, da soli o in compagnia di persona intima, ed ascoltare il silenzio. Sdraiarsi, ascoltare, osservare, guardare cosa succede tra l’erba, avvicinarsi ai fiori. Più che un rito è la presa di coscienza di questa cosa meravigliosa che è il risveglio della natura…Il consiglio più “dionisiaco”, invece, è quello di abbandonarsi a un rito orgiastico nel bosco di notte, sulla falsariga delle Baccanti di Dioniso!

 

“La giovinezza di Bacco” (1884), dipinto di William-Adolphe Bouguerau

Lo vedo come un momento euforico che invita a godere della natura, ad abbandonarsi veramente ai sensi, alla gioia e al risveglio anche del corpo grazie alla mitezza del clima, a tutta l’energia, ai ferormoni degli animali che vanno in calore per riprodursi. La magia primaverile ogni anno si rinnova ed è qualcosa di veramente fantastico. Vi suggerisco, quindi, di prendere parte a questo risveglio attraverso i sensi. Se andate nel bosco da soli, camminate a piedi nudi sull’ erba, sulle foglie…Non abbiate paura. Non bisogna avere paura della natura, la natura è amica. Annusate i profumi nell’aria, abbracciate gli alberi, accarezzate i petali…Non strappate i fiori, non importunate gli insetti. Neanche le farfalle, che come sai se vengono toccate sulle ali non volano più. Ripristinate un rapporto alla pari, rispettoso e romantico con la natura. Se poi avete voglia di giocare, e siete con le persone giuste, fate un rito dionisiaco tutti insieme abbandonandovi alla voluttuosità più sfrenata. Reinnamoratevi della natura attraverso un contatto bello e diretto. E’ possibile farlo anche in città: persino nelle metropoli ci sono dei parchi stupendi dove poter mettere in pratica questo rituale!

 

Photo courtesy of Maurice Agosti

Riva del Vin: photo by Zairon [CC BY-SA 4.0 (https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0)]

Palazzo Mocenigo: photo by Didier Descouens [CC BY-SA 4.0 (https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0)]

 

 

ROD Almayate: dalla Spagna con creatività e irriverenza

 

Chi segue VALIUM conosce bene Schield, il brand di luxury jewellery fondato nel 2012 a Firenze da Roberto Ferlito. Sono innumerevoli gli articoli che questo blog ha dedicato al marchio che ha sancito la collaborazione tra Roberto e il fashion photographer Diego Diaz Marin, ideatore dell’ identità visiva del progetto oltre che autore delle surreali campagne che l’ hanno raccontato: il duo creativo rientra tra i “VALIUM‘s friends” di lunga data. Adesso, provate per un attimo a chiudere gli occhi e a sognare. Davanti a voi c’è il mare, il gelo invernale viene sostituito da un clima tiepido. Lo sciabordio delle onde, con il suo ritmo soave e ipnotico, contrasta con le travolgenti melodie di una chitarra flamenca. Sullo sfondo, in cima a un promontorio, troneggia la sagoma dell’ iconico toro di Osborne. Ebbene sì, siamo in Spagna, e più precisamente in Andalusia: è proprio qui che, ad Almayate, Schield rinasce a nuova vita. Trasferitosi a pochi passi da Torre del Mar (città natale di Diego Diaz Marin), il brand fiorentino cambia nome e si tramuta in un progetto che ingloba moda, design e fotografia. Oggi si chiama ROD come un’ antichissima divinità slava, il creatore per antonomasia. E se da ROD si originò il Creato, Roberto Ferlito e Diego Diaz Marin danno vita ad un concept inedito basato su una serie di principi: l’ originalità, la passione e la libertà sono i suoi pilastri, la creazione il suo atto supremo. Nessuna censura, nessun asservimento al marketing o alle logiche di mercato, nessuno stereotipo di bellezza da seguire; ROD restituisce priorità all’arte e mantiene l’ imprinting Made in Italy avvalendosi del savoir faire minuzioso degli artigiani italiani. Ferlito, con oltre 20 anni di esperienza nel design di alta moda, e Diaz Marin, con la sua fotografia dissacrante, inaugurano un progetto che coniuga “Haute Joaillerie” e irriverenza. Così come è avvenuto per Schield, non è difficile prevedere che un folto stuolo di celeb, influencer e teste coronate si innamorerà di ROD all’istante. Ho incontrato Diego Diaz Marin per saperne di più sul brand e per approfondire,  insieme a Roberto Ferlito, questa ennesima, elettrizzante avventura che li vede protagonisti.

Da due mesi vi siete trasferiti in Spagna, dove avete appena dato il via ad un nuovo capitolo della vostra vita privata e professionale. Come avete maturato questa decisione?

Da più di un anno stavamo valutando l’idea di ricominciare tutto da capo, ma lo vedevamo come un sogno molto lontano: come se lavorare nella moda al di fuori delle sue capitali fosse qualcosa di impossibile…Però, negli ultimi anni, ogni volta che andavamo alle Fashion Week ci rendevamo conto che c’era sempre meno bisogno di essere lì. Perché con una personalità decisa e Internet, potevamo realizzare il nostro sogno in qualsiasi parte del mondo.

 

Roberto Ferlito e Diego Diaz Marin

 

Rispetto all’ Italia, a vostro parere, la Spagna ha una marcia in più? E quali sono i suoi punti di forza?

Non penso che abbia una marcia in più, ma nemmeno nessuna marcia in meno…. Però sì, lo vedo come un posto dove si può creare in modo più libero, indipendente. E senza stare tutto il tempo a guardare cosa fa tendenza, ma ascoltando semplicemente il proprio istinto: qualcosa che per noi è sempre stato un gran bisogno.

Nuova vita, nuovo nome: Schield è diventato ROD, un progetto che poggia le sue basi su una filosofia ben precisa. Cosa raccontate, al riguardo, ai lettori di VALIUM?

Per noi ROD, che significa bastonata, è un movimento che pensiamo sia necessario nella moda dei nostri giorni: significa fare una “pulizia” e tornare un po’ alle basi, laddove “moda” è sinonimo di qualità, creatività, arte e singolarità.

 

 

Nella mitologia slava ROD è una divinità, il creatore del mondo. La scelta di questo nome ha a che fare con la “rinascita” del vostro brand?

Certo! Noi volevamo dar vita a un mondo contraddistinto da un’onestà molto forte con noi stessi, dove poter creare senza l’influenza o le imposizioni del mercato. Un luogo in cui viene promosso il diritto di ogni donna e di ogni uomo a fare o ad essere quello che vuole, senza mai perdere l’eleganza e la dignità.

 

 

 

Diego, la Spagna per te è un rimpatrio. Abbiamo parlato spesso del color turchese che, come un trademark della tua fotografia, rimanda alle tonalità e ai paesaggi di Torre del Mar. Come vivi questo ritorno alle radici?

Lo sto vivendo in un modo incredibile! Soprattutto perchè ogni angolo che vedo per strada mi ispira, sembra parte di una mia scenografia…

A Roberto vorrei invece chiedere quali input ispirativi evoca in lui questa paradisiaca location. Come descriveresti le suggestioni che sprigiona il nuovo contesto in cui ti trovi a creare?

Per me evoca degli input molto forti e intensi, associati a tutte le nuove cose che sto scoprendo in questo nuovo ambiente.

 

 

ROD è fondato sui valore-base della creatività e dell’ irriverenza. Come tradurrà questi principi in stile?

Questo dovrete scoprirlo piano piano insieme a noi, seguendo l’evoluzione del brand!

 

 

 

Nel vostro comunicato, affermate di volervi distanziare da un sistema moda ormai asservito al marketing. Qual è la vostra ricetta per restituire priorità alla creazione?

Eliminare gli intermediari e tornare agli inizi dell’Alta Moda parigina, dove c’era un rapporto diretto tra lo stilista e la cliente finale.

 

 

La prima campagna di ROD, Diego, porta la tua firma. A quali motivi ti sei ispirato e come ce la racconteresti?

Mi inspiro a tutto il DNA che la mia terra mi ha trasmesso con il passare del tempo.

 

Il toro di Osborne, iconico emblema del promontorio di Almayate

 

ROD Almayate  www.rodalmayate.com

Photo by Diego Diaz Marin

 

 

 

 

 

Il “Sogno d’amore” di Marc Chagall in mostra a Napoli

Marc Chagall, “Il gallo viola” (1966-72)
Olio, gouache e inchiostro su tela, 89,3×78,3 cm Private Collection, Swiss © Chagall® by SIAE 2019

Inaugurerà all’ indomani di San Valentino e, già nel titolo, si accinge a prolungarne la magia: “Chagall. Sogno d’amore” è la mostra che Napoli dedica a Marc Chagall. Ospitato nella suggestiva Basilica della Pietrasanta – Lapis Museum di Napoli, l’ iter espositivo ripercorre la vita, l’ opera e il grande amore dell’ artista russo per Bella Rosenfeld, che sposò nel 1915. 150 capolavori suddivisi tra dipinti, acquarelli ed incisioni tracciano questo excursus avvalendosi di testimonianze rare, pressochè sconosciute al pubblico; ad accomunarle è un universo onirico venato di stupore e meraviglia. La mostra, curata da Dolores Duràn Ucar, esplora a tutto campo l’ immaginario di Chagall: sogno e realtà si fondono in un poetico mix di fiabe, ricordi, suggestioni religiose e belliche esaltato da cromie di un’ intensità vibrante. La fantasia predomina, tratteggiando personaggi, atmosfere e ambientazioni collocati nel labile confine in cui si intrecciano utopia e mondo tangibile. Per sottolineare le sfaccettature di questo cosmo artistico, l’ esposizione si dirama in quattro sezioni che ne indagano altrettanti temi ricorrenti:  la tradizione russa che permò l’ infanzia (e non solo) del pittore, il senso di sacralità profuso nelle opere dedicate alla Bibbia, il bestiario che – nelle acqueforti delle Favole – si fa metafora dell’ umano e, ancora, l’ universo circense, avvolto da uno spiccato mood bohemienne. Ma è l’amore  il vero filo conduttore dell’arte di Marc Chagall, quell’ amore che lo legò per sempre a Bella Rosenfeld e ne fece la sua musa ispiratrice. I dipinti che la vedono protagonista, intrisi di pigmenti puri e sospesi in scenari sognanti, rappresentano l’epitome dei suoi leitmotiv stilistici.

“Chagall. Sogno d’Amore”, organizzata e prodotta dal Gruppo Arthemisia, si avvale del patrocinio del Comune di Napoli. E’ sotto l’egida dell’Arcidiocesi di Napoli e in sintonia con la sezione San Luigi della Pontificia Facoltà Teologica dell’ Italia meridionale, Scuola di Alta Formazione di Arte e Teologia, della Rettoria della Basilica di S.Maria Maggiore alla Pietrasanta e dell’ Associazione Pietrasanta Polo Culturale ONLUS.

La mostra è visitabile dal 15 Febbraio al 30 Giugno 2019 presso la Basilica di Santa Maria Maggiore alla Pietrasanta (piazzetta Pietrasanta 17-19) di Napoli

Per info: www.chagallnapoli.it

 

Marc Chagall, Gli innamorati con l’asino blu,1955 ca.
Olio su tela, 30×27 cm Private Collection, Swiss © Chagall®, by SIAE 2019

 

Marc Chagall, I fidanzati su sfondo blu, 1931-32
Olio su tela, 24×19,2 cm Private Collection, Swiss © Chagall®, by SIAE 2019

 

Photo courtesy of Gruppo Arthemisia