Equinozio di Autunno

 

” Per questo preferisco di gran lunga l’autunno alla primavera, perché in autunno si guarda il cielo. In primavera la terra.”
(Soren Kierkegaard)

Buon Equinozio di Autunno! La nuova stagione farà il suo ingresso ufficiale stasera, alle 21.21. Oggi, il sole si trova allo zenit dell’ equatore: le ore di luce e quelle di buio avranno una durata identica e inizieranno i sei mesi più oscuri dell’ anno. Il secondo raccolto si è ormai concluso, la terra si prepara al suo periodo di riposo. Le foglie si tingono di cromie incredibili prima di staccarsi dai rami e volteggiare al suolo. Se in estate viaggiamo per esplorare il mondo, in autunno inizia l’ affascinante viaggio alla scoperta di noi stessi. Quando il ciclo produttivo della natura si arresta, assopendosi momentaneamente, è tempo di fare bilanci. Di riflettere sulla nostra interiorità, acquisire una nuova consapevolezza. Analizzare il proprio personale “raccolto” è il primo passo verso il raggiungimento di un’ armonia, di un equilibrio che coinvolgono spirito e materia in parti uguali: esattamente come giorno e notte, oggi, si trovano in simmetria perfetta. E se volete omaggiare l’ autunno con qualche gesto speciale, non dimenticate di bruciare incenso a base di mirra, pino o ibisco e di utilizzare le foglie morte per accendere eventuali falò. Ma il miglior rituale rimane una passeggiata nella natura, magari tra i boschi, per godere dei colori mozzafiato e delle avvolgenti atmosfere che questa stagione ci regala…

 

 

 

 

 

Primo giorno di scuola

 

Lo scopo dell’educazione è quello di trasformare gli specchi in finestre.
(Sydney J. Harris)

Primo giorno di scuola qui nelle Marche, dove vivo, così come in molte altre regioni. Auguro un buon inizio a tutti, perchè la scuola svolge un ruolo fondamentale: educa, amplia gli orizzonti, arricchisce culturalmente, ma non solo. La scuola insegna il valore della socialità e della convivenza. Non stupisce che oggi, per molti, sia una giornata gioiosa: dopo tre mesi di vacanze, si ritrovano gli amici e i compagni di classe. Fate tesoro del periodo trascorso sui banchi, sarà una miniera di apprendimento inesauribile sotto molteplici aspetti. E la spensieratezza che caratterizza questi anni diventerà uno dei più bei ricordi che possiate portare nel cuore.

 

 

Foto di Polina Tankilevitch via Pexels

 

 

Neon Lights

 

Mentre Settembre avanza, le giornate si fanno sempre più brevi. Il sole tramonta intorno alle 19.30 e mezz’ora dopo è già buio. Ma è proprio in questo periodo, al calar della sera, che le città iniziano a prender vita: le insegne al neon si accendono una dopo l’altra, illuminando il cielo con un tripudio di bagliori lampeggianti. Durante l’happy hour, a fine estate, il crepuscolo scintilla dei colori più incredibili e svariati. Sono istanti tipicamente metropolitani, caratteristici delle città di grandi dimensioni (pensate solo a New York e alla sua Times Square), ma non necessariamente. Il post di oggi nasce, quindi, come omaggio nei confronti di queste settimane dell’ anno e di un’ atmosfera che mi affascina da sempre. Accanto alle insegne di negozi, cinema, hotel e locali, un travolgente sfolgorio in technicolor, risaltano i simboli e le scritte: cuori, frecce, fette di pizza e arcobaleni si alternano a slogan, motti e frasi apparentemente surreali. Ho già parlato abbastanza…E’ ora di dar voce alle immagini, d’impatto quanto basta per risultare eloquenti di per sè. Siete pronti ad addentrarvi insieme a VALIUM nella sfavillante giungla urbana?

 

 

 

 

 

Le stelle cadenti da non perdere nelle lunghe notti di Settembre

 

“C’è chi si fissa a vedere solo il buio. Io preferisco contemplare le stelle. Ciascuno ha il suo modo di guardare la notte.”
(Victor Hugo)

Se la notte di San Lorenzo avete mancato l’ appuntamento con le stelle cadenti, la buona notizia è che questo mese avrete moltissime altre occasioni per ammirarle: le notti si fanno più lunghe ed avvistarle è estremamente facile. Il cielo ancora limpido di Settembre permette di distinguerle senza troppi problemi; bisogna considerare, inoltre, che nel periodo che precede l’ Equinozio gli sciami di stelle cadenti raggiungono il loro picco annuale. Basti pensare che se ne contano, approssimativamente, dalle dieci alle venti ogni sessanta minuti! Il fatto è che non ce ne accorgiamo, non ci facciamo caso. Le Aurigidi ci accompagnano nel passaggio dal mese di Agosto a quello di Settembre, mentre – save the date – tra domani e il 7 Settembre potrete ammirare le sfavillanti epsilon Perseidi nel cielo privo di chiarore lunare: si prevede che questo sciame meteorico rilascerà cinque scie infuocate ogni ora. La notte del 9 Settembre, occhio al cielo perchè verrà solcato dalle Perseidi settembrine, meteore di media luminosità generate dalla cometa Bradfield. L’ 11 e il 12 Settembre, invece, sarà possibile osservare le Alfa Triangulidi, le più “misteriose” di tutte. Un loro avvistamento nel 1993 ha evidenziato il passaggio di 11 meteore in poco più di un’ora. Ma come mai, a volte, è così difficile scorgerle? La risposta vi stupirà: considerate che all’ interno dell’ atmosfera terrestre le meteore viaggiano a una velocità di 67 km al secondo. Sì, avete letto bene! Anche l’ Equinozio di Autunno, comunque, dal punto di vista cosmico ci riserverà molte sorprese. Quest’ anno si verificherà il 22 Settembre alle ore 21.21. Le ore di buio e di luce saranno in equilibrio perfetto, e il sole tramonterà esattamente alle 19.09: un’ ottima occasione per dedicare la nottata all’ osservazione dei pianeti. Venere, ad esempio, sarà visibile per alcuni minuti extra prima di tramontare a Sud-Ovest, e così Giove e Saturno che culmineranno verso Sud. La notte del 14 Settembre Nettuno – uno dei quattro “giganti gassosi” –  si troverà in opposizione al Sole, però il fenomeno non sarà osservabile a occhio nudo. L’ evento previsto per la notte del 17 Settembre, invece, è imperdibile: una congiunzione tra Giove, Saturno e la Luna che ci regalerà attimi di puro incanto. Per ulteriori informazioni non esitare a consultare il sito della UAI, Unione Astrofili Italiani.

 

 

 

Mari e oceani: 7 input per contribuire al loro benessere

 

Dire “mare” e dire “vacanze”, spesso è un tutt’uno: le sconfinate distese acquatiche fanno da sfondo alla maggior parte delle nostre estati. Il mare ci rilassa, ci permette di praticare numerosi sport e di effettuare lunghe traversate in barca. Lo amiamo perchè incarna l’idea stessa di “infinito”. Ma il mare è lì anche quando l’estate finisce, quando non lo vediamo, e una volta esaurita l’euforia vacanziera si fa pressante riflettere sul suo stato di salute. Plastica, rifiuti, inquinamento, perdita della biodiversità e una pesca selvaggia sono i mali principali che lo affliggono, per non parlare dei cambiamenti climatici. Eppure, il mare è sempre stato un alleato dell’ uomo. Tramite la pesca gli ha assicurato il sostentamento e grazie all’aria prodotta dalle piante acquatiche (circa il 70% di quella che respiriamo quotidianamente) ha contribuito alla sua sopravvivenza. Gli oceani, composti dal 97% di tutta l’acqua del globo, assorbono una grande quantità di anidride carbonica: non a caso, vengono considerati i “polmoni” della Terra. Ma visto il modo in cui sono ricambiati, evidentemente per molti è un dettaglio trascurabile. Immondizia – soprattutto in plastica come bottiglie, tappi, sacchetti, oggetti usa e getta – e mozziconi di sigaretta iniziano a proliferare sulle spiagge per poi propagarsi nel mare. L’ emergenza è concreta: l’ argomento è stato affrontato anche in occasione della Giornata Mondiale degli Oceani, l’8 Giugno scorso, che aveva come tema “Oceano: vita e sostentamento”. Sono molte le Organizzazioni Non Governative che si occupano del benessere dei mari, affiancate da associazioni costituitesi con il medesimo scopo. Il movimento globale 30×30, ad esempio, è composto da scienziati e ambientalisti internazionali che lottano per una causa comune: dichiarare “area protetta” il 30% delle acque e delle superfici terrestri. L’ obiettivo dovrebbe essere portato a termine entro il 2030, e ci auguriamo decisamente che vada a buon fine. Un altro problema rilevante è quello delle cosiddette reti fantasma. Depositate nelle profondità dei mari, reti da pesca abilmente occultate e gabbie adibite alla cattura di pesci e di  crostacei provocano la morte di innumerevoli creature acquatiche oltre a danneggiare la barriera corallina.

 

 

Cosa possiamo fare, in prima persona, per impedire che il mare e gli oceani si “ammalino” definitivamente? Innanzitutto, comportarci in modo responsabile. Bastano pochi gesti quotidiani e una reale presa di coscienza: il pianeta blu si può salvare, se ci impegnamo tutti insieme. Qui di seguito, ecco alcuni input.

  • Riciclare consapevolmente le bottiglie di plastica o evitarle in toto, preferendo materiali come il vetro e la carta. Non utilizzare oggetti in plastica, soprattutto quelli monouso: posate, piatti, sacchetti (l’ Italia li ha sostituiti, fortunatamente, con quelli biodegradabili), le già menzionate bottiglie, bicchieri e così via. Oltre ad inquinare le acque, vengono ingeriti dai pesci con conseguenze fatali. Si calcola che più della metà delle tartarughe marine mondiali, purtroppo, sia deceduta a causa dell’ ingestione di plastica.
  • Evitare di gettare i mozziconi di sigaretta non importa dove. Quando finiscono nel mare, il loro filtro può risultare letale se viene a contatto con la fauna ittica.
  • Non accumulare una quantità indiscriminata di rifiuti: moltissimi prodotti vengono eliminati attraverso le acque reflue. Un esempio? Le microplastiche, i pesticidi, i componenti chimici…I pesci e i molluschi che li ingeriscono, se non soccombono, sono vittime di forti intossicazioni che pregiudicano anche noi quando li mangiamo.
  • A proposito di consumo di pesce, è molto importante informarsi se quello che acquistiamo o ci accingiamo a degustare sia stato allevato in modo ecosostenibile. In tal senso, possono essere di aiuto app apposite che ci guidano in una scelta ocean-friendly del pesce che mangiamo.

 

 

  • Sapevate che le crocchette per cani e gatti vengono preparate utilizzando milioni di tonnellate di pesce di piccola taglia? Esattamente lo stesso che costituisce il pasto principale di pesci spada, merluzzi e tonni (per fare solo un esempio). Non è un caso che, di recente, si sia verificato un calo del 90% nel numero di queste specie ittiche.
  • Dal momento che gli oceani assorbono all’ incirca il 30% dell’ anidride carbonica terrestre, una delle conseguenze è una forte acidificazione delle acque. Il connubio con i danni provocati dal cambiamento climatico origina un mix devastante: le temperature degli oceani, aumentando di anno in anno, causano fenomeni come lo scioglimento dei ghiacciai; ma anche la perdita della biodiversità, dovuta a mari sempre più caldi e più acidi. Ciò mette a rischio la barriera corallina e la sopravvivenza  di molte specie. Ridurre l’ emissione di anidride carbonica è tassativo, se vogliamo salvaguardare il pianeta blu: evitiamo di utilizzare la macchina per i tragitti più brevi, preferendo (pandemia di Covid permettendo) i mezzi pubblici o, meglio ancora, una bella pedalata in bici.
  • Impegnarsi con un’ organizzazione per la tutela dei mari può essere uno spunto ulteriore per contribuire al loro benessere. Greenpeace, Sea Sheperd o il WWF sono le più note; potete cercare ulteriori nominativi in rete, informandovi sempre sulla concretezza e l’efficacia degli obiettivi che si prefiggono.

 

 

Foto: Francesco Ungaro via Unsplash

 

 

La colazione di oggi: il crème caramel, un budino che piace in tutto il mondo

 

Nonostante l’ allerta meteo a base di piogge, temporali e forti acquazzoni, l’ estate continua (almeno in teoria). E’ tempo di relax, di regalarci qualche coccola: delizie per il palato che ci gratificano senza intaccare troppo la linea. Una di queste è il budino, il classico crème caramel chiamato anche “latte portoghese” o, in inglese, “caramel custard”. E’ buonissimo e gustoso, chi di noi non l’ ha assaggiato almeno una volta? Il suo punto di forza è quello di essere composto da latte gelificato senza l’ausilio degli amidi, della farina o di gelificanti vegetali vari. I suoi ingredienti principali, oltre al latte, sono le uova e lo zucchero. Per aromatizzare il latte si usano i semi di vaniglia, mentre per ottenere il caramello si fa bollire lo zucchero in un pentolino aggiungendo una buona dose d’acqua. Un altro atout del budino al crème caramel è la scelta degli stampi (in silicone o in alluminio): potete dargli tutte le forme che volete e sbizzarrirvi a selezionarne ogni volta una diversa. Nello stampo vanno versati il caramello e il latte aromatizzato, che avrete amalgamato precedentemente in una ciotola insieme alle uova. Ma lungi da me tramutare questo spazio in una rubrica di ricette. Concludo i cenni sulla preparazione dicendovi che, dopo la cottura a bagnomaria, lo stampo va custodito in frigo per qualche ora e che il budino, così raffreddato, è pronto per essere servito. Allo scopo di renderlo ancora più goloso, spesso al caramello viene aggiunta della panna: vi lascio immaginare la squisitezza extra!

 

 

Dolce, soffice, vellutato ma compatto, il budino al crème caramel è un dessert che ci rimane impresso nella mente sin dalla prima volta che lo gustiamo. Per una variante light, dato che è ricco di colesterolo e saccarosio, si può utilizzare del buon latte di mandorla, oppure scremato, e includere una dose di zucchero meno abbondante; alcuni propongono, invece, di avvalersi dello zucchero di canna. Una porzione di crème caramel di circa 100 g contiene più o meno 59 calorie, e a seguire, nell’ ordine, una buona quantità di carboidrati, proteine, grassi (saturi, monoinsaturi, polinsaturi) e colesterolo. Le fibre sono del tutto assenti. Non è il dolce ideale, insomma, per chiunque sia affetto da ipercolesterolemia e per i diabetici.

 

 

Presente in tutto il mondo con svariati nomi e metodi di preparazione, pare che il budino al crème caramel esistesse già all’ epoca della Roma e della Grecia antiche. Pietanze a base di latte addensato mescolato con le uova venivano realizzate, allora, sia in versione dolce che salata, ma molti sono soliti rinvenire in Spagna o in Portogallo – da qui il nome “latte portoghese” – le origini del dessert. A differenza della crème brûlée, il crème caramel ricopre il budino con un velo liquido, mentre la prima ne sfoggia uno strato croccante; questo dettaglio contribuisce a renderlo più morbido e “leggero”. Tra i paesi in cui il crème caramel è diffuso, oltre a quelli europei troviamo gli Stati Uniti, il Giappone, l’ Argentina, l’ Uruguay e gran parte dell’ America Latina, le Filippine: si può ben dire, concludendo, che il budino al crème caramel è una ghiottoneria internazionale.

 

 

 

 

 

 

Blu estate

 

L’azzurro, rappresentato musicalmente, è simile a un flauto; il blu scuro somiglia al violoncello e diventando sempre più cupo, ai suoni meravigliosi del contrabbasso; nella sua forma profonda e solenne il suono del blu è paragonabile al toni gravi dell’organo.

(Wassily Kandinsky)

L’ omaggio di VALIUM al blu (in tutte le sue gradazioni) continua. E oggi si affida alle immagini, una serie di scatti evocativi e sommamente affascinanti, ricordandoci che basta guardarci intorno per essere sedotti da uno dei colori più intriganti dell’ estate.

 

 

 

 

La colazione di oggi: bomboloni alla crema all’alba, nel baretto sulla spiaggia

 

Lasciamo da parte, per una volta, proprietà e benefici: la prima colazione di oggi non è particolarmente salutare per l’organismo, ma lo è per il palato e per il morale. Dopotutto, a Ferragosto è cosa buona e giusta fare un’ eccezione! E quale eccezione più ghiotta del bombolone? Colazione vacanziera per eccellenza, rimanda a notti di divertimento totale che culminano nella classica abbuffata di krapfen sulla spiaggia al sorgere del sole. In pochi, credo in pochissimi, riescono a resistere all’ appeal dei bomboloni. Pensate di affondare i denti nella loro pasta soffice, gonfiata a dovere, e subito dopo di immergerli in un delizioso ripieno di crema…Chiamatela coccola o gratificazione, ma per celebrare l’ apogeo dell’ estate il bombolone è l’ideale. Anche la location dove solitamente si consuma, trasuda fascino. Perchè il baretto sulla spiaggia è uno dei luoghi “fronte mare” che VALIUM adora e a cui sta lasciando sempre più spazio. Attraversare la notte senza chiuder occhio per godere della magia estiva è un’ esperienza che merita di essere conclusa con una colazione del genere. Significa estasiarsi davanti all’ alba assaporando un alimento dalla dolcezza smisurata, mai scontata e sempre invitante.

 

 

Descriverlo è superfluo: il bombolone è un dolce fritto tondeggiante e soffice, ricoperto di zucchero a velo e ripieno (almeno in Italia) di crema pasticcera. Gli ingredienti utilizzati per prepararlo sono il latte intero, l’uovo, i torli d’uovo, la farina di grano tenero, lo zucchero granulare, lo zucchero a velo, il lievito di birra, il burro, lo strutto e una buccia di limone grattugiata. Per inserire il ripieno, dopo la cottura, ci si serve di una siringa o di una tasca da pasticcere. Il risultato finale? Una vera e propria bomba di energia e golosità.

 

 

Come ho già accennato, il bombolone non è il top a livello nutrizionale. E’ energetico e contiene molti nutrienti, certo, ma i grassi saturi e il colesterolo di cui è ricco, le uova e i carboidrati presenti nella crema pasticcera, il saccarosio in dosi massicce e il procedimento di frittura innalzano moltissimo i suoi valori calorici. Evitatelo se soffrite di colesterolemia, diabete, patologie del metabolismo o siete in sovrappeso. Per il resto, via libera all’ ingordigia sfrenata, con la consapevolezza che possiamo concederci uno sfizio una tantum senza troppi sensi di colpa. In particolare a Ferragosto.

 

 

Siamo arrivati, come di consueto, alle curiosità e ai cenni storici. Il bombolone nasce in Austria con il nome di “krapfen”. Il Congresso di Vienna del 1815 è alle porte quando la pasticcera  Cäcilie Krapf decide di commercializzare un nuovo dolce: la forma che richiama una frittella fa sì che venga battezzato “krafo” (“frittella” in tedesco antico), ma a tutt’oggi non è chiaro se il termine “krapfen” derivi da quest’ ultimo o dal cognome della sua inventrice. A Vienna, in occasione del Congresso, il krapfen riscuote un successo enorme: ne vengono divorati oltre dieci milioni. Al tempo stesso, in Austria diventa un must della pasticceria carnascialesca; dire “krapfen” equivale a dire “dolce tipico del Carnevale“. Eppure, pare che le sue reali origini risalgano a tempi molto più remoti. Gli antichi romani lo chiamano “Globuli” e lo guarniscono con miele e semi di papavero. Il Globuli trionfa durante i baccanali, quando viene festeggiato l’ Equinozio di Primavera. Nel 150 a.C. già furoreggia e si guadagna la nomea di dolce afrodisiaco. Se a Roma è legato ai dissoluti riti dionisiaci, secoli dopo, a Vienna, il krapfen rimanda a situazioni più romantiche. Agli inizi del ‘900 una tradizione contempla che si chieda la mano di una donna invitandola a condividere uno di questi tondeggianti dolci. Se accetta, il suo gesto ha la valenza di un fidanzamento ufficiale. Ma chi rinuncerebbe mai, d’altronde, alla delizia di un bombolone ripieno?

 

 

 

 

 

Da Nialtri, un’ oasi marinara sulle rive dell’ Adriatico

 

Chiudete gli occhi per un istante. Adesso riapriteli: davanti a voi c’è il mare, una distesa azzurra e piatta. Le onde si infrangono sulla riva con cadenza rilassata ma incessante, il cielo viene invaso dal colore rosa-arancio del tramonto. All’ odore di salsedine si mescola un aroma di pesce appena cucinato che la brezza contribuisce a diffondere. Voci e risa  sono un tutt’ uno, si librano nell’ aria effervescenti come le bollicine del calice che avete di fronte. No, non è un sogno: siete Da Nialtri (“da noi” nel dialetto dell’ anconetano), a Marina di Montemarciano, e vi trovate a un metro di distanza dal mare Adriatico. Un ristorante, un wine bar, un bistrot pieds dans l’eau? Buona la prima, ma non solo. Da Nialtri è molto di più: lì, si sperimenta un’ esperienza esistenziale e sensoriale a tutto campo. Quella di Nialtri è come una famiglia. Nel locale, dalla struttura che rievoca una barca o le capanne in legno dei pescatori, l’ estate si vive appieno. Ci si incontra con gli amici, si chiacchiera, si ride e ci si innamora respirando l’inebriante atmosfera di momenti suggestivamente “fronte mare”. Il pranzo, la cena e l’aperitivo diventano una pausa conviviale impregnata di pura magia. Il panorama, senza dubbio, fa la sua parte, così come il décor del ristorante: reti da pesca sul soffitto, fila di conchiglie penzolanti che sembrano campane a vento, pesci ornamentali nelle più svariate forme, ciambelle di salvataggio, ancore, lampade esterne che ricordano le tipiche lampare.

 

 

Dire “esterne” è fuorviante, perchè Da Nialtri è un locale quasi completamente all’ aperto. La zona che potremmo definire interna è una veranda affacciata sul mare, dove la brezza si inoltra indisturbata e il tramonto è uno spettacolo da godere in tutto il suo incanto. Moltissimi tavoli, poi, sono collocati lungo la striscia di spiaggia che separa il ristorante dal bagnasciuga. Ma qual è l’ ispirazione da cui nasce quest’autentico paradiso del litorale? Le storie raccontate dai vecchi pescatori, la cultura marinara, la tradizione della cucina di pesce, il desiderio di coniugare un’atmosfera vivace con i sapori del territorio e con prodotti genuini, di ottima qualità.

 

 

In linea con i suoi riferimenti, l’ eccellenza di Da Nialtri non poteva che essere, appunto, il pesce:  protagonista assoluto è il mosciolo selvatico di Portonovo, un mollusco tipico del mar Adriatico. Si riproduce in modo spontaneo ed è rintracciabile nella zona del Conero, dove vive attaccato alle pendici del monte omonimo o sugli scogli, a partire da quello del Trave fino a quelli delle Due Sorelle. I moscioli, che a differenza dalle cozze non vengono allevati ma pescati direttamente, vantano un sapore unico, sono gustosissimi e ricchi di Omega3 (un elemento nutrizionale dai benefici innumerevoli). Omaggiando la tradizione locale, Da Nialtri si degustano appena pescati, quando ancora sprigionano l’ inconfondibile aroma del mare e delle sue alghe.

 

 

Gli altri piatti – sempre basati sul criterio della stagionalità del pesce – includono prelibatezze dell’ antica cucina dei pescatori: un menu solo all’ apparenza semplice, in realtà saporito e accuratissimo, che si accompagna a vini provenienti dalle migliori cantine delle Marche. Su tutti regna il Verdicchio dei Castelli di Jesi, un vino DOC ideale per gli abbinamenti con la gastronomia marittima. Anche alla qualità dell’ olio (come d’altronde a quella di tutti prodotti) viene dedicata una particolare attenzione. Da Nialtri ha scelto l’ Olio Flaminio Fruttato, corposo, leggermente piccante e dal retrogusto amaro. Quest’ olio aromatico si contraddistingue per il sapore delle olive fresche, raccolte a mano appena inizia la maturazione e molite entro 12 ore dal prelevamento.

 

 

Non so cosa ne pensiate voi, ma per me che sono innamorata del mare e dei tramonti sul suo sconfinato orizzonte, Da Nialtri è una vera e propria oasi che rinfranca lo spirito oltre che i sensi (palato e vista su tutti, naturalmente…).

Lo trovate a Marina di Montemarciano (AN) in via Lungomare 131. Per i contatti, vi rimando al sito web del locale: www.danialtri.it

 

 

 

On the road

 

” Le nostre valigie logore stavano di nuovo ammucchiate sul marciapiede; avevamo altro e più lungo cammino da percorrere. Ma non importa, la strada è vita. “
(Jack Kerouac, da “La strada”)

Agosto, si parte. E’ il momento di lasciarsi alle spalle i luoghi della quotidianità e di mettersi in viaggio. Con la massima prudenza e nel rispetto delle norme anti-Covid, naturalmente, ma anche con il desiderio di ricominciare a sentirsi cittadini del mondo. Per esplorare, scoprire, conoscere, confrontarsi. E soprattutto imparare. Perchè, come disse la poetessa canadese Anne Carson, “L’unica regola del viaggio è: non tornare come sei partito. Torna diverso.”

 

(Foto e costume by Zara)