La colazione di oggi: la feta, il formaggio epico che compare nell’Odissea di Omero

 

La feta, un tradizionale formaggio greco dalla tipica forma a blocchi rettangolari, è ormai diffusissima anche in tutti i supermercati e i negozi italiani. La sua pasta è morbida ma non troppo, compatta, la crosta è completamente assente. Sulla superficie, il formaggio è costellato di piccoli fori. Generalmente, dato che la feta viene fatta maturare in salamoia, il suo sapore risulta parecchio salato; tuttavia, si presenta più o meno piccante a seconda che venga suddivisa nella varietà “soft” o “firm”. La variante soft, dal gusto delicato, è talmente morbida da poter essere spalmata come una crema: non è un caso che si utilizzi anche per la preparazione dei dolci. La variante firm vanta invece un aroma salato e vagamente acido (ma non privo di un tocco di dolcezza) che viene descritto come un incrocio tra il burro, lo yogurt e il latte di pecora – anche se, in realtà, la feta contiene latte di capra che può raggiungere una percentuale del 30%. Ad intensificare il suo sapore sono accenti speziati simili al pepe e allo zenzero. Il nome “feta”, che affonda le radici nel XVII secolo, in greco significa “fetta”; ciò potrebbe riferirsi alla rottura della cagliata una volta che il latte si è coagulato oppure alla forma del formaggio. Una curiosità: la feta era già presente ai tempi di Omero e viene inclusa persino nell’Odissea, il leggendario poema epico che il poeta greco scrisse tra l’VIII e il VI secolo a.C.

 

 

Nella Grecia antica, i formaggi erano un cardine della gastronomia. La feta veniva prodotta soprattutto a Creta e in Tessaglia; verso la fine del 1400 l’italiano Pietro Casola rimase talmente colpito da questo saporito formaggio da descriverne dettagliatamente la lavorazione e il “riposo” in salamoia per almeno 65 giorni. E’ molto importante dire che, dal 2022, la feta ha ricevuto la Denominazione di Origine Protetta (DOP): ciò significa che l’utilizzo del suo nome spetta solo alla Grecia e al di fuori di questo paese è proibito assegnarlo a prodotti che presentino caratteristiche simili.

 

 

La feta è un formaggio piuttosto denso di lipidi; contiene anche proteine in quantità e una buona dose di carboidrati.  Abbonda di acqua mentre è poco ricca di lattosio, una bella notizia per gli intolleranti. Chi è affetto da ipercolesterolemia, invece, dovrebbe consumarla con cautela: la feta si ricava dal latte intero e presenta una notevole concentrazione di colesterolo. Le vitamine maggiormente incluse in questo formaggio greco sono la vitamina A e la vitamina B, mentre tra i sali minerali prevalgono il calcio, il sodio e il fosforo.

 

 

Tipicamente inclusa tra gli stuzzichini dell’aperitivo, la feta viene utilizzata come ingrediente base dell’insalata greca e nelle ricette dei dolci. Con la feta, inoltre, i greci farciscono i panini, insaporiscono le frittate e preparano gustosi antipasti. Ma questo formaggio può essere consumato anche durante la prima colazione: ad esempio abbinandolo alle fragole, uno dei più golosi frutti di stagione. Oppure, rendendolo il must di un pasto nutriente ed altamente proteico. Potete accompagnare la feta con il pane ai cereali, con l’avocado, con delle fette o dei cubetti di pomodoro. Il connubio con la frutta, tuttavia, risulta sempre vincente: insieme all’arancia tagliata a fette la feta è una vera e propria delizia, così come con i cubetti di anguria. Esistono mille modi, insomma, di gustare la feta…e vi consiglio vivamente di provarli tutti.

 

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Bici in città: una scelta sostenibile e salutare

 

In paesi come l’Olanda è un’abitudine consolidata: in bicicletta ci si sposta normalmente, in ogni stagione e ad ogni ora del giorno. Ma in Europa, a breve, l’utilizzo delle due ruote verrà incentivato ovunque. Recentemente, infatti, la Commissione Europea, il Parlamento Europeo e il Consiglio dell’Unione Europea hanno stipulato la Dichiarazione europea sulla mobilità ciclistica, che esalta la funzione della bicicletta in quanto mezzo di trasporto all’insegna della sostenibilità, accessibilità e convenienza. La Dichiarazione intende promuovere la mobilità ciclistica tramite strategie che, tra l’altro, prevedono la realizzazione di un maggior numero di piste ciclabili e la loro separazione dal resto del traffico. L’ optimum potrebbe essere raggiunto grazie a un bilanciato connubio di mezzi non motorizzati e trasporto pubblico: è un dato di fatto che le emissioni di CO2 provengono per il 15% dalle automobili, a tutt’oggi il veicolo più utilizzato per gli spostamenti in città. La cosiddetta “mobilità dolce”, al contrario, migliorerebbe la qualità della vita e azzererebbe l’inquinamento, con notevoli benefici sia per la decongestione del traffico che per la salute umana.

 

 

Scegliere la bici apporta vantaggi sotto molteplici punti di vista. Innanzitutto è un toccasana per il nostro benessere fisico: pedalare almeno mezz’ora al giorno aiuta a bruciare calorie, fa bene al cuore, tonifica i muscoli e rende più agili le articolazioni. L’apparato cardiocircolatorio risente positivamente degli effetti salutari dell’andare in bicicletta, ma anche l’umore ne trae giovamento. Se la pedalata dura circa un’ora, infatti, la produzione di endorfina sale alle stelle: ciò equivale a fare il pieno dell’ormone della felicità e a combattere lo stress più che efficacemente.

 

 

La bicicletta, come è stato riconosciuto anche dalla Dichiarazione europea sulla mobilità ciclistica, è un mezzo di trasporto sostenibile. E a beneficiarne appieno è l’ambiente: utilizzare la due ruote contribuisce a snellire il traffico, riducendo notevolmente le emissioni di CO2 (responsabili insieme alla massiccia produzione di petrolio, gas e carbone del cosiddetto “effetto serra”, principale causa del cambiamento climatico) e l’inquinamento acustico, un’enorme fonte di disagio per i cittadini. Andare in bici, dunque, purifica l’aria e ottimizza anche la fruizione degli spazi urbani, poichè una due ruote non ha bisogno di grandi parcheggi. Aggiungo che, in un numero sempre più vasto di città italiane, sta prendendo piede l’uso di appositi cicloposteggi.

 

 

La bicicletta risulta molto più economica rispetto all’auto: è una realtà innegabile. Basti pensare che non ha bisogno di carburante, assicurazione, bollo e alti costi di manutenzione. A proposito di costi, pedalando si risparmiano quelli della scuola guida e dei parcheggi, per non parlare di eventuali multe. Secondo una statistica, una bici è 26 volte meno dispendiosa in confronto a una macchina. Bisogna poi considerare l’agilità degli spostamenti, che l’utilizzo di una due ruote garantisce senza ombra di dubbio.

 

 

Ma a che punto siamo, in Italia, riguardo alle piste ciclabili? A Genova si prevede di arrivare a una lunghezza di 150 km rispetto agli attuali 70 entro il 2025; a detenere il podio delle città con le piste ciclabili più lunghe sono tuttora Modena e Reggio Emilia, che vantano oltre 190 km di percorso riservato alle biciclette. Subito dopo arriva Ferrara, con i suoi 150 km di piste. Sicuramente siamo ancora lontani dai modelli del Nord Europa, un vero e proprio paradiso per i ciclisti: Helsinki, ad esempio, può contare su una media di 20 km di piste ciclabili ogni 10.000 km, mentre la media di Amsterdam corrisponde a 14 km e quella di Copenaghen a 8 km. Preciso che sto prendendo in considerazione soltanto i percorsi metropolitani. In Italia, tanto per fare un esempio, la pista del Garda by Lake (ribattezzata non a caso “ciclovia dei sogni”) raggiunge ben 190 km di lunghezza. Viene considerata la più bella della nostra penisola perchè si snoda lungo il lago di Garda e sembra quasi sospesa sull’acqua. Partendo da Capo Reamol, vicino a Limone del Garda, la ciclovia dei sogni attraversa tre regioni: la Lombardia, il Trentino Alto Adige e il Veneto. Si tratta però di un percorso prettamente turistico.

 

 

 

Tre fiori primaverili e le loro leggende

 

La Primavera è la stagione dei fiori, uno dei supremi emblemi del risveglio. Di quelli che sbocciano in questo periodo conosciamo più o meno ogni cosa: i loro nomi, i loro colori, i loro profumi, le loro caratteristiche…li utilizziamo in cucina, quando è possibile (rileggi qui l’articolo sui fiori edibili). Non tutti sanno, però, che a molti fiori si associano delle magnifiche leggende. Ve ne racconto tre.

 

Il lillà e la leggenda di Siringa e del dio Pan

 

 

La prima leggenda riguarda il Syringa Vulgaris, nome botanico del lillà. Si narra che Pan, il dio dei monti e della vita agreste, un giorno si imbattè in Siringa, una splendida ninfa delle acque dell’Arcadia. Per Pan fu un colpo di fulmine: con l’intento di sedurla, la riempì subito di mille complimenti. L’aspetto del dio, per metà uomo e per metà con sembianze caprine, fece però inorridire Siringa, che fuggì spaventata. Temendo che Pan potesse raggiungerla, Siringa chiese aiuto a suo padre Ladone, il dio dei fiumi. Ladone, quindi, la trasformò in un arbusto di lillà per impedire a Pan di possederla: il dio caprino era noto per il temperamento selvaggio e per i suoi bagordi orgiastici. Pan, in lacrime, non riuscendo più a trovare Siringa si disperò. A questo punto, la leggenda si dirama in due versioni differenti. Secondo la prima, quando Pan passò davanti al cespuglio di lillà udì il melodioso lamento del vento tra le sue fronde; decise dunque di reciderle e con esse costruì un flauto da cui non si separò mai più. La seconda versione, invece, racconta che Siringa si trasformò nella canna di un canneto per sfuggire a Pan. Il dio se ne accorse ed estrasse dal canneto sette canne che accorciò e unì tra loro realizzando uno strumento musicale. Nacque così il suo celebre flauto, che non a caso porta anche il nome di “siringa”. E il lillà? Da allora, venne per sempre chiamato Syringa Vulgaris.

 

La pratolina e la leggenda di Bellis e del dio della Primavera

 

 

La pratolina è una di quelle margheritine che in Primavera invadono i prati. Scientificamente si chiama Bellis Perennis: un nome che, come nel caso della Syringa Vulgaris, ebbe origine da una leggenda molto antica. Bellis era la bellissima figlia di Belus, il dio celtico della luce. La leggenda vuole che, un bel giorno, Bellis iniziasse a danzare su un prato con il suo fidanzato. Il dio della Primavera la notò immediatamente: perse la testa per lei e si fiondò sulla coppia per strapparla dalle braccia dell’amato. Quest’ultimo, infuriato, reagì all’assalto del dio con estrema violenza. Spaventatissima, Bellis decise quindi di fuggire da entrambi; chiuse gli occhi, si estraniò da quel contesto e si trasformò in una leggiadra margherita. La pratolina, anticamente, era un fiore che riscuoteva grande apprezzamento sia presso i reali che la gente comune. Tra i suoi estimatori annoverava Margherita di Valois, prima moglie di Enrico IV di Francia, San Luigi dei Francesi e Margherita D’Angiò, la consorte di Enrico VI di Lancaster. In inglese, il nome della pratolina è intriso di suggestività: “daisy“, infatti, deriva da “day’s eye”, ovvero “occhio del giorno”.

 

Il giacinto e la leggenda di Giacinto e di Apollo

 

 

Veniamo ora alla leggenda che riguarda lo Hyacintus, una pianta bulbosa dalle infiorescenze coloratissime. Il suo nome deriva da Giacinto, un prestante giovane della mitologia greca. Principe di Sparta, Giacinto era amato dal dio Apollo, ma ad essere affascinati da lui erano anche Zefiro (personificazione del vento dell’ ovest), Borea (personificazione del vento del nord) e Tamiri. La gelosia di Zefiro nei confronti di Apollo, purtroppo, fu fatale al bel principe di Sparta. Apollo era innamoratissimo di Giacinto; un giorno, in previsione delle Olimpiadi a cui quest’ultimo avrebbe preso parte, i due amanti iniziarono una gara di lancio del disco. Apollo lanciò il disco, e osservando quella scena Zefiro impazzì di gelosia: soffiò una forte folata di vento sulla coppia, ma la raffica cambiò la traiettoria del disco. Giacinto fu colpito violentemente dall’attrezzo, che si scagliò contro la sua tempia uccidendolo. Apollo, disperato, tentò in tutti i modi di salvare il suo amante; non ci riuscì, però non permise ad Ade, il dio dell’ oltretomba, di portarlo con sè: trasformò il sangue versato da Giacinto in un fiore profumatissimo e dal colore intenso a cui diede il suo stesso nome. Per celebrare Giacinto, a Sparta tra Maggio e Giugno si tenevano le Giacinzie, una tre giorni composta da riti simboleggianti la morte e la rinascita.

 

Profumo di Primavera

 

Gli Dei creano gli odori, gli uomini fabbricano i profumi
(Jean Giono)

 

Con la Primavera arriva una folata di odori e aromi all’insegna di una briosa leggerezza. I profumi caldi, molto dolci, sono svaniti insieme all’Inverno; adesso è tempo di freschezza, di un nuovo vigore associato al risveglio. E la bella stagione ci offre un tripudio di note olfattive per calarci appieno nelle sue atmosfere: sono note inebrianti, gioiose, eteree, un vero e proprio iter sensoriale. Ma quali possono essere considerati i profumi tipici della Primavera? Innanzitutto, il profumo dei fiori. In questo periodo le rose, le violette, i gelsomini, le fresie, le gardenie, la magnolia, la lavanda, le peonie e i lillà ci rapiscono con i loro colori e i loro aromi. Ognuno di quei fiori emana una fragranza irresistibile, potentemente raffinata, che è un emblema di rinascita e un’ode all’eleganza a un tempo.

 

 

Alcuni, come la lavanda e il gelsomino, hanno la dote di incrementare il buonumore; altri, la rosa per citarne solo uno, possiedono virtù rilassanti e fungono da sedativi naturali.

 

 

Un altro odore tipicamente primaverile è quello dell’erba bagnata, della terra umida che segue a un acquazzone. Profumi più intensi provengono dalle piante aromatiche di stagione: la maggiorana, la salvia, la menta, il timo, il rosmarino, l’origano…solitamente le utilizziamo in cucina, ma sono ricche di proprietà salutari di cui possiamo beneficiare anche grazie agli oli essenziali che da esse si estraggono. La salvia, ad esempio, facilita la digestione ed è un efficace balsamo espettorante. Secoli orsono, inoltre, veniva utilizzata per sbiancare i denti e purificare l’alito. Il timo, oltre ad essere un balsamo, svolge un’azione depurativa e favorisce il processo digestivo. Il rosmarino disintossica, purifica, e disinfetta le vie respiratorie. Olfattivamente parlando, le piante aromatiche sprigionano un’intensa freschezza. Più calde e avvolgenti risultano, invece, la vaniglia e la cannella, due spezie evergreen che sarebbe un peccato relegare al Natale.

 

 

In Primavera, non mancano i profumi della frutta di stagione: gli agrumi risaltano per le loro note frizzanti, per il mood travolgente, per la luminosità che irradiano. Il bergamotto, l’arancia, il limone e il mandarino ci permettono di sperimentare esperienze sensoriali affini, all’insegna della vitalità e del rinnovamento. Il fico, al contrario, ha un imprinting più “introspettivo”: rievoca aree verdi e segrete, giardini delle meraviglie nascosti dietro alte siepi; ha accenti vagamente legnosi, è un connubio di aria e terra che combina la freschezza con una profonda dolcezza. Risulta inebriante, ma sempre con una punta di mistero.

 

 

A proposito di agrumi, il fiore d’arancio è proverbiale per la sua fragranza da secoli utilizzata in profumeria. Si tratta del fiore dell’arancio amaro, una pianta molto diffusa nei paesi del Mediterraneo: il suo aroma è dolce, vagamente agrumato. Nei profumi viene incluso sotto forma di estratto, il Neroli e l’assoluta di fiori d’arancio. Il Neroli è un olio essenziale dai sentori eleganti e freschi, l’assoluta di fiori d’arancio una fragranza più persistente, voluttuosa e sensuale. Una curiosità? Il fiore d’arancio veniva usato sin dai tempi dell’ antico Egitto: era considerato l’optimum per rigenerare il corpo dopo i rigori invernali.

 

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Arabica, Robusta, Liberica e Excelsa: conosci le quattro varietà di caffè?

 

Per tutti quelli che, proprio come me, “la giornata inizia solo dopo un buon caffè“, sarà interessante saperne di più su questa incomparabile bevanda. VALIUM le ha dedicato già due articoli, il primo nella rubrica “La colazione di oggi” e il secondo teso ad approfondire il modo di berla in diversi paesi. Il focus di oggi riguarderà, invece, le varietà di caffè presenti nel mondo. Ne esistono quattro, che differiscono per luogo di provenienza, sapore, clima delle aree di coltivazione, lavorazione e tostatura dei chicchi. I loro nomi? Arabica, Robusta, Liberica e Excelsa. Le varietà Arabica e Robusta sono le più utilizzate, anche perchè vengono considerate le più pregiate. Andiamo a scoprire, ora, le principali caratteristiche delle quattro specie.

 

Coffea Arabica

Viene coltivata in zone dal clima mite, con temperature massime di 20 gradi. Originaria dell’ Etiopia, si è estesa a svariate zone dell’Africa e dell’America centro-meridionale: in Colombia, Brasile e nel Centro America si trovano le piantagioni più vaste. Il gusto dell’Arabica è aromatico, ma piacevolmente delicato; lo arricchiscono note acidule determinate dal luogo in cui si collocano le coltivazioni, che possono raggiungere i 2400 metri di altezza. A seconda dell’area di provenienza, comunque, il sapore dell’Arabica varia profondamente; denominatori comuni di tutte le specie rimangono il colore, un marrone molto intenso, e il gusto che, a tratti, ricorda la cioccolata. La varietà Arabica, decantata per la sua pregiatezza, viene considerata la migliore.

 

Coffea Robusta

La varietà Robusta si distingue dall’Arabica per i chicchi di dimensioni minori e per la percentuale di caffeina in essi contenuta; questi elementi fanno sì che il sapore della Robusta risulti più intenso, più amarognolo  rispetto a quello dell’Arabica. Diversa è anche la struttura dei chicchi: di forma tondeggiante con taglio centrale per la Robusta, allungata con taglio irregolare per l’Arabica. A livello aromatico, poi, la varietà Arabica si rivela molto più eterogenea, mentre la Robusta possiede un minor numero di cromosomi; ciò esalta e intensifica il suo sapore amaro. Rispetto alle caratteristiche in comune, invece, il frutto delle due specie è di un bel rosso vivo per entrambe. Potremmo definire la Robusta “robusta di nome e di fatto”: adattandosi a molteplici climi, viene coltivata in svariati paesi. Le piantagioni più numerose si trovano in Africa, in Brasile e nell’Asia Sud Orientale, ma il suo paese di provenienza è la Repubblica Democratica del Congo. Le temperature ottimali per la Robusta sono comprese tra i 24 e i 29 gradi. Cresce molto velocemente, perciò la raccolta è frequente; essendo coltivata a un’altitudine massima di 800 metri, inoltre, la Robusta è priva degli accenti aciduli dell’Arabica. Ma allora, perchè quest’ultima viene considerata la varietà migliore? In realtà, pare che tra le due non esistano sostanziali differenze. Tantevvero che, in Italia, dalla miscela di Arabica e Robusta si ottiene il caffè espresso. Potremmo dire che l’Arabica eccelle nell’aroma, mentre la Robusta è l’optimum per conferire cremosità al caffè; le caratteristiche di ogni variante, come ho già detto, vengono condizionate anche dal processo di lavorazione dei chicchi e dalla loro tostatura.

 

Coffea Liberica

Proviene dalle foreste della Liberia, nell’Africa Occidentale, dove viene ampiamente coltivata. Le esigenze di questa varietà, che richiede acqua in abbondanza e temperature elevate, riducono però il numero delle sue piantagioni. Tra le caratteristiche della Coffea Liberica risalta un sapore fortemente intenso e aromatico. I giapponesi adorano i suoi fiori, con cui preparano dei deliziosi infusi. La coltivazione della specie si è estesa a paesi come le Filippine, l’Indonesia, le Seychelles, la Malesia, la Polinesia Francese, il Venezuela, la Colombia, il Brasile e diversi stati dell’America Centrale.

 

Coffea Excelsa

E’ una varietà molto coltivata in Africa, in Indonesia e nel Vietnam. In confronto con quella dell’Arabica, la sua pianta vanta una “tempra” più forte; tuttavia, le esigenze della specie Excelsa sono molteplici e ne pregiudicano notevolmente la diffusione: basti pensare che la raccolta prevede che ogni chicco venga colto singolarmente. Ciò rende la procedura fin troppo laboriosa e richiede dei cospiscui investimenti in termini di tempo e di denaro.

 

Le 10 città più vivibili d’Europa secondo l’Europe’s Best Cities Report 2024

 

Quali sono le città europee dove si vive meglio? Come ogni anno, la società canadese Resonance Consultancy ha stilato un report per rispondere a questa domanda. Leader nel settore turistico e con molteplici progetti di riqualificazione urbana al suo attivo, Resonance Consultancy ha preso in esame 180 metropoli popolate da oltre 500.000 abitanti. I criteri in base ai quali ha redatto la sua classifica sono stati essenzialmente tre, “livability”, “loveability” e “prosperity”. Ovvero: la qualità della vita (presenza o meno di aree verdi, piste ciclabili, luoghi in cui poter respirare aria pura), le opportunità di svago (movida, ristoranti, attività culturali e commerciali, locali adibiti all’intrattenimento) e la prosperità economica (grado di istruzione della popolazione, possibilità di impiego, reddito pro capite, collegamenti stradali, ferroviari e aeroportuali). La ricerca si è avvalsa di recensioni, testimonianze, statistiche e informazioni pubblicate sui social o comunque via web. ll risultato? Un elenco dettagliato delle 100 città europee più vivibili. Ho deciso di riportare le prime dieci, e vi svelo sin d’ora che la classifica include due metropoli italiane. Ma qual è la capitale che svetta al primo posto dell’Europe’s Best Cities Report 2024? Lo scoprirete solo leggendo…

 

10. MILANO

E’ la sua prima volta nella top ten, ma debutta in grande stile: la capitale della moda e del design a livello mondiale è anche il più importante polo economico e finanziario del Paese e abbonda di località esclusive che attirano visitatori o residenti più che benestanti. Milano, inoltre, viene considerata una città mitteleuropea e si accinge ad ospitare i XXV Giochi Olimpici Invernali del 2026 insieme a Cortina. Last but not least, pare che nel capoluogo lombardo ci si sposti sempre di più in bicicletta: un punto di forza che soddisfa i parametri associati all’ecosostenibilità.

 

9. ISTANBUL

Metropoli intrisa di fascino, crocevia tra Occidente e Oriente, Istanbul è stata recentemente valorizzata da opere di ristrutturazione realizzate nel 2023, in occasione dei 100 anni dalla nascita della Repubblica di Turchia. Il terminal sotterraneo per navi da crociera, il primo al mondo, è il fiore all’occhiello del suo lussuoso porto, Galataport, rimesso a nuovo grazie a un progetto miliardario.

 

8. AMSTERDAM

Una movida “depurata” dagli eccessi decantati da molti estimatori della capitale dei Paesi Bassi e le misure adottate dal sindaco per gestire l’emergenza dei profughi ucraini rientrano tra i punti di forza che sono valsi ad Amsterdam l’ottavo posto nella classifica delle Europe’s Best Cities.

 

7. BARCELLONA

Le splendide opere architettoniche di Antoni Gaudì, il massimo esponente del Modernismo catalano, il clima mite e la mentalità eco-friendly mantengono Barcellona saldamente ancorata alla Top Ten. Uno dei suoi atout è senz’altro rappresentato dal Consell de Cent, 20 isolati convertiti in una strada pedonale a cui i veicoli hanno accesso soltanto mantenendo una bassa velocità.

 

6. PRAGA

Vanta quattro Università che sono vere e proprie eccellenze accademiche, una movida frizzante e prezzi abbordabilissimi, ma la capitale della Repubblica Ceca brilla anche per l’ originalità delle sue Terme di Birra, una sfarzosa Spa che ruota completamente attorno alla bevanda alcolica fermentata: lì è possibile, tra l’altro, effettuare bagni alla birra, fare saune di cedro con essenze di luppolo e degustare un delizioso pane alla birra fatto in casa. Questa attrazione è stata considerata un ottimo esempio di come Praga abbia saputo rivitalizzare la propria economia.

 

5. MADRID

Di Madrid è stata celebrata, in particolare, la coscienza eco. Basti pensare al Parco di Santander: inaugurato nel 2007, si snoda per 116.000 metri quadrati che includono vasti spazi verdi dedicati anche allo sport e al benessere fisico. Con una vegetazione che riduce il consumo di acqua al minimo, un circuito di bio-salute e un numero incalcolabile di nuovi alberi adibiti ad assorbire anidride carbonica in quantità, il Parco si è guadagnato l’elogio di Resonance Consultancy.

 

4.ROMA

L’ anno scorso era all’ ottavo posto dell’ Europe’s Best Cities Report, quest’anno è balzata al quarto: un avanzamento notevole, per la Città Eterna. Roma è un museo a cielo aperto, la sua storia e i suoi monumenti la rendono unica al mondo. Possiede, inoltre, molteplici aree verdi, una vita notturna frizzante e le case hanno prezzi accessibili. Recentemente, lo spirito imprenditoriale della città si è manifestato anche nell’edificazione di svariati luxury hotel.

 

3. BERLINO

Un altro avanzamento: Berlino sale dal settimo posto del 2023 al terzo posto attuale. La capitale della Germania viene premiata per la cultura, in particolare per la Berlinale; il Festival Internazionale del Cinema di Berlino si tiene ogni anno a Febbraio e ha una durata di 11 giorni. Gli Special Olympics World Games ospitati l’estate scorsa sono stati un’importante dimostrazione dello spirito inclusivo della città, che non a caso è considerata la culla della cultura LGBT.

 

2. PARIGI

Parigi rimane stabile al secondo posto, favorita dalle Olimpiadi che avranno luogo proprio nella capitale francese tra Luglio e Agosto. In previsione dell’evento, sono state apportate numerose modifiche in chiave esosostenibile per migliorare la vivibilità della città: un maggior numero di piste ciclabili, aree pedonali e spazi dove potersi rilassare all’aria aperta. Il potenziamento della rete ciclabile dovrebbe proseguire fino al 2026.

 

1. LONDRA

In testa alla classifica per il secondo anno consecutivo, Londra svetta al primo posto grazie all’incredibile numero di turisti che sceglie di visitarla, apportando notevoli introiti per l’economia cittadina (si è stimato che nel 2022 ammontassero a 14,88 miliardi di euro). Il trasporto pubblico, considerato eccellente, è un altro dei suoi punti di forza; la linea Elizabeth, ultimamente, si è arricchita di nuove fermate e percorsi. In più, la capitale del Regno Unito attira un gran numero di studenti da ogni parte del globo, le start up nascono come funghi e ospita i ristoranti, gli hotel e i luoghi più spettacolari, come si prepara ad esserlo il giardino sospeso Camden Highline che dovrebbe essere inaugurato nel 2025: ispirandosi alla High Line di New York, si svilupperà lungo una vecchia linea ferroviaria e si estenderà per circa un chilometro e mezzo di lunghezza.

 

Le fragole: deliziose e decorative

 

Golose, dolcissime, succose…e anche decorative. Le fragole, i (falsi) frutti di Aprile per antonomasia, oltre che per la loro bontà vengono scelte per ornare una vasta gamma di cibi. E persino di bevande: non è raro vederle impreziosire i cocktail, combinando un aspetto invitante con un delizioso sapore. Le fragole (cliccate qui per saperne di più sugli innumerevoli benefici e sulle proprietà della Fragaria Vesca, il loro nome botanico) si prestano ottimamente a questo duplice utilizzo. Perchè sono scenografiche, voluttuose, una coccola per il palato e per gli occhi. In più, si possono consumare ad ogni ora del giorno e della notte:  prima colazione, pranzo, spuntino, cena, dessert…tutti i pasti le vedono protagoniste, in quanto sono abbinabili al dolce così come al salato. E molti, moltissimi alimenti si avvalgono della loro funzione decorativa. Qui di seguito trovate un’ampia panoramica di spunti per esaltare ad hoc le fragole e i cibi che vanno ad adornare.

 

Con il croissant

Con il pancake

Con la torta al cioccolato

Con le cialde di wafer

Con lo yogurt

Con la torta

Con l’aperitivo

Con il dolcetto

Con il pane

Con la crostata

Con la torta

…e ancora con il croissant

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Picnic

 

Primavera, tempo di picnic: di rilassarsi a stretto contatto con la natura, consumando cibi e bevande in un prato verdeggiante costellato di alberi in fiore. E’ un piacere unico, specialmente adesso che le temperature hanno raggiunto valori quasi estivi. Una pausa dal tran tran quotidiano e soprattutto dallo smog cittadino, momenti di svago che aiutano a riscoprire l’importanza di un rito conviviale organizzato in splendidi scenari naturali: su una distesa erbosa, lungo le sponde di un fiume, in riva al mare. Picnic è un vocabolo inglese che deriva da piquenique: con questo termine, composto dal verbo “piquer”(rubacchiare) e da “nique” (che anticamente indicava una sorta di cianfrusaglia), i francesi designavano un pasto frugale, a base di alimenti che ci si procurava in cucina alla bell’e meglio. L’utilizzo di tale espressione cominciò a diffondersi alla fine del 1600, mentre in Inghilterra apparve per la prima volta nel 1748. Nel corso del XVIII secolo, infatti, le tradizionali partite di caccia dell’aristocrazia britannica erano seguite da pranzi all’aria aperta dove veniva consumata la selvaggina. A partire dal 1900, il termine picnic iniziò ad assumere il significato attuale; alla connotazione conviviale del rito, tuttavia, se ne affiancò una più intima: niente di meglio che un pasto consumato in mezzo alla natura, per corteggiare la donna amata. Molti artisti hanno immortalato la suggestiva “parentesi” del picnic, in particolare gli Impressionisti. “Le déjeuner sur l’herbe”, un dipinto che Edouard Manet realizzò nel 1863, rimane l’opera maggiormente conosciuta in tal senso.

 

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Fiori edibili: tutta la magia dei fiori da mangiare

 

Primavera, la stagione dei fiori. Ma sapevate che i fiori si possono anche mangiare? Credo che ognuno di noi si sia imbattuto, almeno una volta nella vita, nei fiori edibili (o commestibili, il che è lo stesso). Sono dei fiori che diventano parte integrante di cibi e bevande e che è possibile consumare in piena sicurezza. Li si adopera per aromatizzare, ornare, condire, dare un tocco di colore ai piatti, e il loro utilizzo, secoli orsono, era comune in molte civiltà: in Cina, nella Grecia e nella Roma antiche rappresentavano un elemento fondamentale delle pietanze. I gusti che li contraddistinguono sono molteplici, vanno dallo speziato al piccante, dal dolce al profumato. Inoltre, i fiori edibili vantano molte proprietà. Innanzitutto, sono dei potenti antinfiammatori e antiossidanti: contenendo polifenoli in abbondanza, contrastano la deleteria azione dei radicali liberi. Se si decide di includere i fiori edibili nelle proprie ricette, però, bisogna farlo con cognizione di causa. Innanzitutto,  è necessario avere la certezza che quei fiori siano effettivamente commestibili. L’ideale è andare sul sicuro, magari acquistandoli al supermercato, nelle aziende bio o in specifici shop on line. Li troverete già pronti: la parte edibile, infatti, è costituita solo dai petali, mentre i gambi e i pistilli sono off-limits.

 

 

Attenzione: non comprate fiori destinati a un utilizzo ornamentale per nessun motivo, vengono trattati con pesticidi e prodotti chimici allo scopo di esaltarne l’estetica. Non raccogliete i fiori, neppure quelli edibili, nei prati, nei campi o nei parchi: quasi certamente sono stati sottoposti all’azione di prodotti tossici per l’uomo. Chi è predisposto alle allergie, inoltre, dovrebbe consumare i  fiori edibili con cautela o addirittura escluderli dalla propria dieta. Esistono fiori commestibili che è possibile mangiare solo in ridottissime quantità. Qualche esempio? I fiori del melo, le viole del pensiero, la borragine, l’asperula, i fiori di tiglio.

 

 

Quali sono, invece, i pasti e le bevande che beneficiano dell’aggiunta dei fiori edibili?  Tra gli altri le insalate, alcuni formaggi, le pietanze marinate, piatti o snack sfiziosi di ogni tipo, lo yogurt, ma soprattutto i dolci. Provateli con il gelato: potete aromatizzarlo in modo delizioso con il glicine, i fiori di malva e di acacia. Per quanto riguarda le bevande, li ritroviamo in particolare nei cocktail e in determinati vini, ma anche nelle tisane e nel .

 

 

L’elenco dei fiori edibili è lungo, se ne contano circa 50. Avrete certamente avuto modo di assaggiare i fiori di zucca, i carciofi, i cavolfiori (tutti fiori edibili, ebbene sì), ma ora prenderemo in rassegna alcuni dei più scenografici e impattanti esteticamente. La calendula, ad esempio, sfoggia colori vibranti ed è altamente decorativa. Il suo sapore è piccante, pepato e dolce al tempo stesso. Il gelsomino spicca per il suo profumo e per la sua dolcezza; è inoltre ricco di proprietà salutari, svolge un’azione sedativa e antibatterica. Il fiordaliso, pur essendo un fiore di campo, ha un sapore che ricorda le distese erbose. Fate la massima attenzione ad evitare il gambo, non commestibile ma anche super amaro. La lavanda, con il suo meraviglioso colore viola, senza dubbio fa pensare alla Provenza. E’ un fiore dolce, vagamente speziato, dal profumo inconfondibile: non è un caso che nel sud della Francia si preparino torte, biscotti e crème brûlée da leccarsi i baffi all’aroma di lavanda.

 

 

Anche i lillà sono fiori edibili; hanno accenti agrumati che li rendono sopraffini. Il nasturzio esibisce colori vivacissimi e il suo gusto tra il dolciastro e lo speziato si accompagna sia con il salato che con il dolce. La rosa non poteva mancare. I suoi petali, splendidamente ornamentali, sprigionano un profumo senza eguali che esalta soprattutto i dolci, molti tipi di bevande e innumerevoli marmellate. La viola è uno dei fiori commestibili più noti. Ha un aroma simile alla menta, ma in versione più tenue. Decorativa al massimo, è perfetta con svariate pietanze; tuttavia raggiunge l’optimum se abbinata a marmellate, gelati e insalate. Per un elenco più completo (sono riportati 40 fiori edibili su un totale di più o meno 50), vi rimando all’articolo di Slow Food che potrete leggere cliccando qui.

 

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Una sposa in Primavera

 

Il matrimonio e le stagioni: un rapporto che VALIUM continua ad esplorare. Con l’arrivo della Primavera, la natura rinasce e rifiorisce. E’ un periodo di svolta, il periodo del risveglio. Non è un caso che molti decidano di fissare la data delle loro nozze proprio in questa stagione. I fiori appena sbocciati, le temperature miti e la vegetazione rigogliosa costituiscono lo scenario ideale per un giorno del sì da fiaba. I buffet possono essere organizzati all’aria aperta, sullo sfondo di uno splendido tramonto e con un tripudio di decorazioni floreali. La “primavera di flauto” citata da Jack Kerouac in “Maggie Cassidy” si tramuta in una magnifica realtà. L’ atmosfera si impregna di un mood etereo che si fonde con il sogno e la magia: il matrimonio, in Primavera, è un evento idilliaco la cui cornice ideale è la campagna, un inno al verde e agli straordinari colori dei fiori. E per brillare sotto i raggi del sole, anche la palette dell’abito da sposa è pervasa di luminosità. Il bianco trionfa, affiancato dall’ avorio, dal celeste e dal rosa tenue.

 

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