La via del cuore

 

Come una candela ne accende un’altra e così si trovano accese migliaia di candele, così un cuore ne accende un altro e così si accendono migliaia di cuori.
                                                                  (Lev Tolstoj)

Oggi è San Valentino: è lecito vedere cuori ovunque e seguire la via del cuore. Perchè è proprio il cuore, da sempre, ad indicarci la strada per la felicità. E noi lo celebriamo con questa nuova photostory, il racconto per immagini che dedichiamo al giorno della Festa degli Innamorati.

 

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Baci, Sospiri e voluttà: i dolci di San Valentino della tradizione italiana

 

In Italia non esistono dolci tipici associati alla ricorrenza di San Valentino, ma sono molti i prodotti di pasticceria che, in un modo o nell’altro, rimandano all’amore. A volte solo per il nome, o grazie a un aspetto che rievoca i simboli della voluttà. Questi dolci, preparati dal Nord al Sud dello Stivale, sono sempre stati reputati un regalo perfetto per dichiararsi alla persona amata. Per risalire alle loro origini, bisogna andare a ritroso nel tempo: la data di nascita di alcuni di essi si colloca nientemeno che tra il XV e il XVI secolo. Andiamo subito a scoprire i più rappresentativi.

 

I Baci di Dama

 

Sono originari di Tortona, in provincia di Alessandria, dove vennero preparati per la prima volta nel XIX secolo. Hanno un nome romantico di cui non si conosce la storia; quel che è certo, è che possono essere considerati una vera e propria eccellenza pasticcera. La loro forma sferica e la farcitura al cioccolato li rendono inconfondibili. Prepararli è molto semplice. La ricetta dei Baci di Dama  include ingredienti come il burro, lo zucchero, le nocciole, la farina e il cioccolato fondente.

 

I Baci di Giulietta e Romeo

 

Provengono da Verona, la città della sfortunata coppia che ispirò la tragedia (“Romeo e Giulietta”, appunto) di William Shakespeare. E con Romeo e Giulietta, questi squisiti biscotti condividono il nome; ideati dal pasticcere veronese Enzo Perlini nel 1950, li caratterizza un “impasto meringa” con farina di mandorle e nocciole e una farcitura di ganache al cioccolato bianco o fondente. Nei biscotti di Romeo viene aggiunto del cacao, mentre quelli di Giulietta deliziano il palato grazie al cocco. La tradizione vuole che, a San Valentino, le donne regalino i  Baci di Romeo (al cioccolato fondente) e gli uomini i Baci di Giulietta (bianchi) ai propri partner.

 

I Baci di Assisi

 

A metà tra biscotti e pasticcini, sono tipici di Assisi, città natale di San Francesco. Hanno una forma tondeggiante, la consistenza soffice della pasta di mandorle. E le mandorle, stavolta sotto forma di fette sottilissime, li ricoprono completamente. Il sapore dei Baci è irresistibile: non è un caso che ne esistano molteplici varianti. I dolcetti storici, tuttavia, sono composti di farina, uova, lievito, burro, zucchero e mandorle, rigorosamente tritate e a fette.

 

I maritozzi

 

Anche Roma ha i suoi dolci della tradizione amorosa. Uno di questi è il maritozzo, che le ragazze, in tempo di Quaresima, solevano regalare ai loro promessi sposi. Quei maritozzi, senza panna ma ricchi di uvetta, canditi e pinoli, contenevano anelli o minuscoli monili d’oro nell’impasto: oggetti dalla forte valenza simbolica che si associavano a un amore destinato ad essere coronato dal matrimonio. Secondo una leggenda, le giovani donne donavano i maritozzi che loro stesse preparavano all’uomo più attraente della comunità. Costui avrebbe poi impalmato la “pasticcera” più brava.

 

I Sospiri

 

Un nome che è tutto un programma, rimanda alle dolci (in tutti i sensi) tribolazioni amorose. Creati a Bisceglie, in Puglia, vantano una storia romantica che si dirama in due differenti versioni: secondo la prima, furono ideati dalle monache in occasione del matrimonio tra Lucrezia Borgia e il Conte di Conversano. Poichè le nozze non furono mai celebrate, le religiose si inventarono questi dolcetti per alleviare l’uggia degli invitati durante l’interminabile attesa degli sposi. Quando vennero serviti, il sorriso tornò a splendere sul volto di tutti: la pasta soffice, la farcitura di crema e la copertura di glassa rendono i Sospiri invitanti al solo sguardo. Ma fu soprattutto la forma a togliere il fiato ai presenti; i Sospiri rievocano inequivocabilmente il seno di una donna. La seconda versione dell’origine dei dolcetti ha per protagonista un giovane pasticcere. Pare che, quando venne abbandonato dalla donna che amava, tra lacrime e sospiri preparò questi pasticcini ispirandosi al suo seno. Dei Sospiri esiste anche una variante senza glassa, curiosamente battezzata “tette delle monache”.

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Foto del maritozzo di Andy Li, CC0, da Wikimedia Commons

 

San Valentino e i proverbi tra Inverno e Primavera

 

Anche San Valentino ha i suoi proverbi, lo sapevate? No, non sto parlando dell’amore, ma proprio del 14 Febbraio, la Festa degli Innamorati. Che ovviamente la saggezza popolare associa ai primi indizi che segnano il passaggio tra l’Inverno e la Primavera. A metà Febbraio le giornate sono più lunghe, il sole tramonta solo dopo le 17; le temperature si intiepidiscono e gli uccelli ricominciano a cantare sotto il cielo stellato. La Primavera fa capolino: sparge le sue tracce qua e là, e sono tracce che non sfuggono alla popolazione agreste. Chi è abituato a vivere a contatto con la natura, infatti, sa cogliere ogni minimo segnale dei suoi mutamenti.

 

 

Per San Valentino la lodola fa il nido.

 

 

Per San Valentino la Primavera sta vicino.

 

 

Per San Valentino mezzo pane e mezzo vino.

 

 

Per San Valentino fiorisce lo spino.

 

 

Per San Valentino tutti i venti vanno in marino.

 

Foto: Allison Saeng e Mel Poole via Unsplash

 

Rose rosse a San Valentino

 

Il mio bacio ha il fiato delle rose rosse,
petalo che si scioglie sulla bocca.
(Sergej Esenin)

 

Se pensiamo ai simboli di San Valentino, quelli che ci vengono in mente per primi sono il cuore e le rose rosse. Già, ma perchè le rose, e perchè proprio le rose rosse? Il motivo affonda le sue radici nella notte dei tempi. La rosa rossa era il fiore prediletto da Venere, per i Greci Afrodite, la dea della bellezza, della fecondità, dell’amore e della potenza dell’eros. Già in epoche antichissime, quindi, la rosa rossa veniva associata agli innamorati e considerata un loro emblema. Ma il fiore tanto amato dalla dea, molti secoli dopo, entra anche a far parte di una leggenda che ha come protagonista San Valentino. Si narra che, mentre il Santo era impegnato nella cura del suo giardino, udì una coppia litigare furiosamente. Questo fatto lo colpì a tal punto che decise di intervenire: colse una rosa rossa e la posò tra le mani dei due innamorati, stando molto attento affinchè non fossero punti dalle sue spine. I fidanzati smisero immediatamente di bisticciare e pregarono San Valentino di benedire la loro coppia. Da allora, vissero in armonia per tutta la vita.

 

 

Il galateo dei fiori prevede per le rose delle regole ben precise; a seconda del loro colore e del numero compreso nel bouquet, infatti, trasmettono un messaggio completamente diverso. Cominciamo col dire che la rosa rossa rappresenta l’amore romantico e la passione.  Innanzitutto, il numero di rose che compone il bouquet dev’essere rigorosamente dispari. Esiste un’eccezione: il mazzo di dodici rose è perfetto così com’è, dato che ognuna è l’emblema di un mese dell’anno e svela il desiderio di passare il resto della vita insieme. Il linguaggio dei fiori stabilisce poi che regalare un’unica rosa rossa (ma priva di spine) indica un colpo di fulmine, e scongiura l’eventualità di spezzare il cuore.  Donare tre rose è un modo per comunicare il proprio amore, mentre un mazzo di cinque denota un amore all’apice della sua intensità. Sette rose sono un simbolo di possesso, dicono “ti voglio tutt* per me”. Nove rose rappresentano una coppia che basta a se stessa, dichiarano “io e te siamo il mondo intero”, undici sottolineano l’amabilità del partner. Dopo un litigio, si regalano quindici rose rosse per chiedere perdono; trentatré rose o, ancor meglio, centouno, significano che l’amore è ben saldo e rimarrà eterno.

 

 

E chi sceglie di trasmettere un messaggio pur senza buttarsi a capofitto in una relazione amorosa, quali possibilità ha? Può senza dubbio optare per rose in colori diversi dal rosso. Ad esempio, la rosa bianca simboleggia l’amore platonico; la rosa gialla la volontà di tramutare un’amicizia in amore, oppure rappresenta la gelosia; la rosa blu è un invito a scoprire il messaggio che si cela dietro il suo dono, la rosa rosa esprime ammirazione, omaggia il fascino di qualcuno. E voi, avete già pensato alle rose che vi piacerebbe ricevere o regalare a San Valentino?

 

 

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Un San Valentino in total red

Balmain

Quale colore per San Valentino, se non il rosso? Rosso come il simbolo del cuore, come le rose che si regalano alla propria innamorata…A proposito di rose rosse, vi anticipo che ritorneremo sull’argomento proprio il 14 Febbraio. Intanto concentriamoci sul look, rigorosamente all’insegna del rosso passione. E se l’anno scorso la moda decretava il predominio del cuore, sia sotto forma di dettagli che di elementi ornamentali, stavolta le rose trionfano. Basti pensare alle rose in vernice, tridimensionali, disseminate su uno spolverino di Balmain, un capo già incluso tra i più iconici della Primavera Estate 2024. Oppure alle rose ricamate, tra ruche e drappeggi, su una serie di abiti impalpabili griffati Cecilie Bahnsen. Ma gli esempi non finiscono qui. I look, però, è molto meglio ammirarli piuttosto che descriverli: è il momento di lasciar spazio alla gallery, un omaggio e al tempo stesso un preludio al San Valentino in total red di VALIUM.

 

Lebor Gabala

Cecilie Bahnsen

Son Jung Wan

Cherry Massia

Comme des Garçons

Simone Rocha

Alberta Ferretti

Zimmermann

Elie Saab

Christopher Erber

Rick Owens

Habey Club

Hermès

Peter Do

 

Buon San Valentino

 

Non sia mai ch’io ponga impedimenti
all’unione di anime fedeli; Amore non è Amore
se muta quando scopre un mutamento
o tende a svanire quando l’altro s’allontana.
Oh no! Amore è un faro sempre fisso
che sovrasta la tempesta e non vacilla mai;
è la stella-guida di ogni sperduta barca,
il cui valore è sconosciuto, benché nota la distanza.
Amore non è soggetto al Tempo, pur se rosee labbra e gote
dovran cadere sotto la sua curva lama;
Amore non muta in poche ore o settimane,
ma impavido resiste al giorno estremo del giudizio:
se questo è errore e mi sarà provato,
io non ho mai scritto, e nessuno ha mai amato.

(William Shakespeare, “Sonetto 116”)

 

 

 

San Valentino

 

“Eppure, per una di quelle intuizioni dell’animo, apparentemente assurde, che magari al momento non ci si bada ma rimangono dentro, per poi ridestarsi a distanza di mesi e di anni, quando il meccanismo del destino scatterà, Antonio ebbe un presentimento: come se quell’incontro avesse importanza nella sua vita, come se il coincidere rapidissimo degli sguardi avesse stabilito fra loro due un legame che non si sarebbe spezzato mai più, a loro stessa insaputa. Già in passato, più di una volta, aveva constatato l’incredibile potenza dell’amore, capace di riannodare, con infinita sagacia e pazienza, attraverso vertiginose catene di apparenti casi, due sottilissimi fili che si erano persi nella confusione della vita, da un capo all’altro del mondo…”

Dino Buzzati, da “Un amore”

 

Buon San Valentino! Ve lo auguro con un brano tratto dal libro-capolavoro “Un amore” di Dino Buzzati e con una serie di immagini in cui il cuore – rappresentato in svariate versioni – fa da leitmotiv. Come disse Antonio Machado, “il cuore è la regione dell’ inatteso”: un concetto che lo associa all’ amore da sempre e che calza a pennello, peraltro, con la trama del romanzo di Buzzati (chi l’ha letto, mi capirà al volo). In un mondo dove dilaga l’ usa e getta dei sentimenti, celebrare l’ amore “puro” (inteso cioè nella sua quintessenza) è confortante. Viva l’ amore, dunque, e soprattutto viva il cuore: perchè se nasce dal cuore, qualsiasi cosa possiede un valore aggiunto.

 

La colazione di oggi: a San Valentino, il cupcake è il dolcetto perfetto

 

Febbraio non è certo un mese che difetta di dolci tipici: a quelli “carnascialeschi” come le castagnole, le frappe, le frittelle, le chiacchiere, le zeppole, la cicerchiata, si affiancano le prelibatezze di San Valentino. Non si tratta di dessert tradizionali o ben precisi, poichè spaziano dai biscotti alle torte a forma di cuore. La colazione di oggi è un’ anticipazione del mood che, ogni 14 Febbraio, coniuga l’amore con le delizie di pasticceria; ma quale dolce scegliere, tra i tanti proposti a San Valentino? I cupcakes mi sembrano perfetti: sono autentiche minitorte, e le guarnizioni che li adornano li tramutano in piccoli capolavori artistici. Il loro punto di forza è la glassatura, detta “frosting”, che viene impreziosita dalle forme, dai colori, dagli elementi più disparati.  In questo articolo, quindi, non mi soffermerò tanto sui benefici dei cupcakes quanto sulla storia e sulle curiosità relative ai dolcetti che gli inglesi e gli irlandesi sono soliti chiamare “fairy cake”, “torte di fata”. Il che è tutto dire…

 

 

Le radici dei cupcakes affondano in terra statunitense, e sono radici antiche. Il termine “cupcake” appare per la prima volta nel 1826, ma il libro “American Cookery” di Amelia Simmons riporta la ricetta di uno speciale dolce cotto in tazza (da qui il nome “cupcake”) già nel 1796. E’ più o meno a quell’ epoca che i cupcakes fanno la loro comparsa. L’ origine del nome si basa su una doppia teoria: non esistendo ancora gli stampini, è probabile che i dolci si lasciassero cuocere in una tazza (“cup”) o in delle scodelle apposite. La seconda teoria prevede invece che la tazza fosse un’ unità di misura per gli ingredienti indicati nella ricetta. La prima ipotesi, tuttavia, appare più credibile. Le piccole dimensioni del dolce e la cottura nelle tazze di coccio, infatti, comportavano dei tempi di cottura velocissimi e permettevano di preparare cupcakes in quantità con il minimo sforzo. A proposito di preparazione, quella del cupcake è molto semplice: la glassatura o “frosting”, la farcitura e la decorazione sono i cardini della sua ricetta. La decorazione, senza dubbio, rappresenta lo step più creativo del processo di realizzazione. Si effettua sulla glassa, essa stessa un prezioso elemento ornamentale: di solito è coloratissima e sfoggia innumerevoli forme e aromi. Le decorazioni spaziano dalla tradizionale ciliegia agli ornamenti in pasta da zucchero, che viene plasmata nelle fogge più disparate: fiori, unicorni, arcobaleni, stelle, fiocchi di neve…e dato che il cupcake è ampiamente servito in occasione delle ricorrenze, abbondano l’ iconografia natalizia, pasquale, halloweeniana e via dicendo.

 

 

Perfettamente glassato e decorato, il cupcake è pronto per essere presentato nel suo pirottino di carta pieghettata. A San Valentino potrete sbizzarrirvi ornandolo con un tripudio di rose e cuori in pasta di zucchero; ho anche notato cupcakes bellissimi su cui troneggiano la scritta “Love”, “I love you” o la più nostrana “Ti amo”. Un assoluto must è il colore, rigorosamente vibrante per potenziare l’ impatto visivo. Il frosting perfetto, invece, viene ottenuto con un mix di mascarpone, panna e zucchero a velo. Dopo averlo realizzato, si passa alla colorazione e all’ aromatizzazione; non esistono limiti alla fantasia, l’ importante è che la glassatura sia profumata e catturi cromaticamente. La diffusione commerciale del cupcake risale al primo dopoguerra. Con il passar del tempo, questo dolcetto ha cominciato ad andare a ruba nelle pasticcerie e sono state aperte addirittura delle “bakeries”, negozi che vendono eclusivamente cupcakes: lì, le golose minitorte diventano opere d’arte vere e proprie. Per iniziare – ma anche concludere – il giorno di San Valentino, gustare dei cupcakes è imprescindibile. Garantisce un alto tasso di dolcezza 24 ore su 24!