31 Dicembre: la notte di Capodanno e la tradizione dei botti

 

 

“Buon anno a tutte le cose: al mondo! al mare! alle foreste! Buon anno a tutte le rose che l’inverno prepara in segreto. Buon anno a tutti coloro che mi amano e stanno ad ascoltarmi… E buon anno, nonostante tutto, anche a tutti coloro che non mi amano.”
(Rosemonde Gérard)

 

Capodanno: botti e brindisi, oro e argento, balli sfrenati e fuochi d’artificio. Ma come nasce la tradizione dei botti, così dannosa per i nostri amici a quattro zampe? Per scoprirlo, dobbiamo ritornare indietro nel tempo. Precisamente al 191 a.C., quando, nell’antica Roma, il pontefice massimo spostò il Capodanno al 1 Gennaio; prima di allora, infatti, l’anno terminava a Marzo. Il “pontifex maximus”, attuando questo cambiamento, si ispirò a quanto aveva originariamente stabilito il secondo re di Roma Numa Pompilio. Non era un caso che i romani avessero dedicato il mese di Gennaio a Giano, il dio Bifronte, che guarda contemporaneamente al passato e al futuro. Tuttavia, quando l’anno volgeva al termine, i Saturnali celebravano Saturno con tutti gli onori: l’imperatore Domiziano decretò che si svolgessero dal 17 al 23 Dicembre. Questo periodo di festività era contraddistinto da banchetti, sacrifici e da un’immensa sfarzosità, ma soprattutto dall’inversione dei ruoli. Gli schiavi potevano assaporare il piacere della libertà e farsi servire dai padroni, ma non solo: l’elezione di un princeps, che indossava abiti di un rosso sgargiante (la tonalità caratteristica degli dei) e una maschera grottesca, mirava a mettere in ridicolo la nobiltà. Al princeps venivano conferiti pieni poteri, e poteva impersonare sia Saturno che altre divinità. I Saturnali erano stati istituiti con un duplice scopo. La trasgressione delle regole e il sovvertimento delle classi sociali venivano reputati fondamentali affinchè l’ordine fosse ripristinato dopo il caos più totale; inoltre, i romani identificavano l’Inverno con il periodo in cui gli dei, emersi dalle viscere del sottosuolo, girovagavano sulla terra: allo scopo di ingraziarseli, e di propiziare i raccolti futuri, la popolazione istituiva feste a loro dedicate e li omaggiava con dei doni.

 

 

Le celebrazioni erano, anzi, dovevano essere, eccessive, smodate, “rumorose”, tant’è vero che i Saturnalia sono stati paragonati alle odierne feste di Carnevale. Arrivando ai nostri giorni, possiamo facilmente constatare che quel tipo di caos (pur con le dovute variazioni) è parte integrante dei festeggiamenti dell’ultima notte dell’anno: oggi i petardi, i fuochi pirotecnici e d’artificio la fanno da padrone. Persino al ristorante, oppure a casa o al veglione, stappare lo spumante con il botto trionfa su ogni regola di bon ton. Viene spontaneo chiedersi perchè i botti di Capodanno ci piacciano così tanto. La risposta è semplice: in tempi molto antichi, il frastuono o rimbombo prodotto da determinati strumenti musicali veniva utilizzato per allontanare gli spiriti maligni. Un rumore secco il più possibile, come può esserlo uno scoppio, metteva in fuga i demoni, i vampiri, le entità malvagie provenienti dall’aldilà; ciò era valido in tutte le culture. Un botto, insomma, poteva scacciare qualsiasi ombra si facesse largo nel buio dell’Inverno. Persino in Cina, tanto per fare un esempio, l’esplosione dei petardi e dei fuochi d’artificio è un must imprescindibile del Capodanno.

 

 

E poi c’è il ballo, che la notte del 31 Dicembre è sfrenatissimo. Le danze rituali, fin dalla notte dei tempi, sono state un denominatore comune di qualsiasi civiltà: danzando si inneggia al prossimo ciclo stagionale, al risveglio della terra, alla fertilità della natura (ma anche degli esseri umani). A Capodanno, l’euforia e l’ebbrezza regnano sovrane, e in quest’atmosfera lo spumante gioca un ruolo essenziale. Lo stesso cenone, interminabile, ricco di cibi e di bevande, ci riporta ai banchetti che gli antichi popoli organizzavano per propiziare l’abbondanza dei frutti della nuova stagione. Tornando ai balli e alla Roma antica, potremmo menzionare i Salii, un collegio sacerdotale istituito dal re Numa Pompilio: i Salii si esibivano in una danza che includeva dei salti al ritmo della musica. Se i salti dei Salii fossero risultati molto alti, avrebbero favorito un’elevata crescita del grano.

 

 

Anno nuovo vita nuova

 

 

Chi mangia lenticchie il primo dell’anno, tocca i soldi tutto l’anno

 

 

Anno bisesto, anno funesto

 

 

L’anno vecchio se ne va e mai più tornerà

 

 

Anno di neve, anno bene

 

 

Chiara notte di Capodanno, dà slancio a un buon anno

 

 

Chi lavora a Capodanno, lavora tutto l’anno

 

 

Capodanno senza luna, sette nevi sopra una

 

 

Per l’anno nuovo, tutte le galline fanno l’uovo

 

Foto via Pexels e Unsplash

 

Il make up di Capodanno? Si ispira ai bagliori lunari del beauty look SS 2024 di Noir Kei Ninomiya

 

Siete in cerca di un make up spettacolare per l’ultima notte dell’anno? Prendete spunto dal beauty look della sfilata Primavera Estate 2024 di Noir Kei Ninomiya. Il designer giapponese ha puntato su un trucco avanguardista nei toni dell’argento, del bianco e del nero. Paillettes e placche metalliche declinate in queste tonalità si moltiplicano sul volto e sul collo delle modelle: partono dal capo per poi scendere sulla fronte, sulle tempie, sugli zigomi e sulle zone laterali del viso, ma non è raro che coinvolgano anche il collo e il décolleté. Le loro dimensioni sono molteplici, si spazia da enormi paillettes a minuscoli brillantini. L’argento predomina sul nero; la sua colata scintillante, un tripudio di bagliori lunari, non risparmia le labbra e il contorno occhi, dove si limita a delineare raffinati riflessi argentei.Il make up è in perfetto pendant con gli abiti della collezione, declinati negli stessi colori. Le maxi paillettes, le placche metalliche e i brillantini catturano la luce e la frazionano in una miriade di luccichii specchiati: l’effetto è sorprendente, un fantasmagorico concentrato di splendore cosmico. Ispiratevi a questo make up se siete innamorate della luna e avete sempre subito il fascino dello stile Space Age. Una cosa è certa: non passerete inosservate.