Lumere, Lumazze e Morte Secche: le Jack O’lantern della tradizione italiana

 

Ad Halloween le ombre sono diverse dal solito, gli spaventi ti prendono all’improvviso, le zucche sorridono e i pensieri trasgrediscono ogni regola.
(Fabrizio Caramagna)

 

Sapevate che la tradizione della zucca intagliata di Halloween (“Jack O’lantern”) non appartiene esclusivamente ai paesi anglosassoni? Il simbolo per eccellenza della notte del 31 Ottobre, in realtà, ricorre anche nel folklore italiano: la ritroviamo in Liguria, in Toscana, nel Lazio del nord e in tutta la Padania, dal Piemonte all’Emilia passando per il Veneto e la Lombardia. Non dimentichiamo che la festa di Samhain (poi sostituita dalla Chiesa cattolica con le solennità di Ognissanti e della Commemorazione dei Defunti) rappresentava il Capodanno celtico, e quando i Celti migrarono nella penisola italica si stanziarono nelle suddette regioni prima di spingersi fino a Roma. Riguardo a Samhain, che in Italia prese il nome di Samonio, su VALIUM trovate un gran numero di articoli. Oggi, invece, accenderemo i riflettori sulla zucca intagliata. Emblema della connessione tra il mondo visibile e invisibile che si instaurava nella notte di Samhain, la Jack O’lantern giunse addirittura ad avere un suo corrispettivo italiano, la lümera della Padania. Non sono pochi gli studi che hanno rinvenuto similitudini tra la zucca intagliata, illuminata da una candela, e un teschio. Gli occhi enormi, il naso appena accennato e la bocca sdentata ne replicavano le fattezze per farsi scherno della morte: era un modo per esorcizzarla mettendola in ridicolo.

 

 

Il rapporto che i Celti avevano con la morte era privo di qualsiasi indizio di drammaticità. Alla fine della vita si guardava con serenità, paura e tristezza erano emozioni che non avevano nulla a che fare con il sonno eterno. Samhain, infatti, nonostante i defunti avessero libero transito nel mondo dei vivi, era una festa giocosa. I Celti conferivano una forte valenza simbolica al teschio: ritenevano che la testa fosse la sede dell’anima e conservavano il capo reciso del nemico più ardito che avevano affrontato in battaglia, poichè pensavano che avesse la capacità di infondere in loro i suoi pregi e il suo valore. Ai teschi e alle teste tagliate veniva tributato un enorme rispetto, una sorta di adorazione; in questo modo, avrebbero irradiato un’energia benefica e incrementato le loro attitudini divinatorie. L’utilizzo ironico e gioioso che a Samonio veniva fatto dei teschi, di conseguenza, implicava l’utilizzo obbligato delle zucche, che ne erano la rappresentazione.

 

 

La Lümera padana

Le zucche intagliate a mò di teschio, illuminate dall’interno con una candela, nelle aree padane vengono chiamate Lümere. Il loro utilizzo era legato prevalentemente alla festa dei Morti e alla vigilia di Ognissanti, ma in determinate zone la tradizione anticipava o prolungava di diverse giorni il rito delle Lümere: sono noti casi in cui le zucche illuminate si preparavano già alla fine di Settembre e rimanevano in uso fino all’Epifania. A realizzarle erano i bambini, guidati dai nonni o comunque dagli anziani della famiglia. Ma a cosa servivano, di preciso, le Lümere? Innanzitutto a spaventare, a fare scherzi. I giovani erano soliti collocarle nei cimiteri, ai bordi dei sentieri, sempre e solo nei luoghi più bui. Oppure le infilzavano a dei bastoni e bussavano di casa in casa, dando vita a burle che oggi chiameremmo “prank”. Altrimenti, organizzavano vere e proprie processioni, avvolti in spettrali mantelli bianchi e reggendo la Lümera tra le mani.

 

 

Delle Lümere, però, non veniva fatto solo un uso goliardico: nelle notti del 31 Ottobre e del 1 Novembre, venivano poste in prossimità delle chiese e dei cimiteri per far luce alle anime dei defunti che transitavano tra l’aldilà e il mondo terreno. Avevano anche una funzione ornamentale, la stessa che hanno oggi. La vigilia di Ognissanti decoravano davanzali, muretti, portoni e balconi; ogni famiglia sceglieva le zucche accuratamente, anche in base alle dimensioni, perchè le più grandi erano riservate alle porte d’ingresso. Nel bresciano e nel canavese, la tradizione prevedeva che pendessero dai rami degli alberi. Nel Friuli si utilizzavano tante zucche quanti erano i morti che si desiderava omaggiare, e le candele al loro interno dovevano ardere tutta la notte affinchè la polpa del frutto si ammorbidisse e potesse nutrire il defunto. Oppure, in ogni zucca si inseriva una lettera per i defunti della famiglia; la mattina dopo era d’obbligo verificare se le anime erano effettivamente entrate in casa.

 

 

I nomi

I nomi delle zucche intagliate variano di zona in zona. Se in Piemonte, Lombardia e Emilia sono state battezzate Lümere, i veneti le chiamano Lumere o Suche Baruche. In provincia di Rovigo e in Romagna vengono denominate Lumazze, a Biella Teste da Mort, in Toscana le Morte Secche: l’antica simbologia celtica relativa alle zucche di Samonio riaffiora prepotentemente.

 

 

La Morte Secca toscana

Il cosiddetto “gioco dello zozzo” era tipico della cultura agreste toscana: tra il mese di Agosto e il mese di Ottobre si usava intagliare una zucca dotandola di occhi, naso e bocca, poi la si illuminava accendendo una candela al suo interno. La zucca veniva posizionata all’esterno della casa, in giardino oppure su un muretto, dove era più facile darle l’aspetto della testa di un mostro. A questo scopo venivano aggiunti degli abiti, o qualche straccio, per simulare l’esistenza di un corpo. Non restava che aspettare che calassero le tenebre per organizzare qualche scherzo, spaventando a morte chiunque si trovasse a passare di lì. Nel Lazio settentrionale vigeva un gioco simile che pare risalisse all’ Ottocento: la zucca intagliata, in questo caso, veniva chiamata La Morte; un nome a dir poco significativo, in virtù di quanto abbiamo appreso finora. Felice Halloween a tutti!

 

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Spunti a tema horror per il make up: ed è subito Halloween party

 

Anche se siete fedeli a Samhain, l’Halloween delle origini, e per voi la vigilia di Ognissanti è tutto fuorchè una mascherata, prendere parte agli horror party del 31 Ottobre rimane un modo divertente di celebrare questa festa, di condividerne le atmosfere e lo spirito. Un make up all’insegna del brivido è tassativo: lascia libero sfogo alla fantasia e contribuisce alla “metamorfosi” halloweeniana ancor più di un abito. Le ispirazioni sono molteplici, la creatività galoppa a briglia sciolta. In questa gallery trovate diversi spunti: macabri pagliacci, raccapriccianti streghe, Joker inquietanti, dame esoteriche e spose cadavere si alternano a misteriose figure in maschera e ad entità dal volto tinto di nerofumo. Senza dimenticare la potente connessione di Halloween con la natura, rappresentata da make up di stampo eco-tribale. Ce n’è per tutti i gusti: scegliete il trucco che sentite più vostro e sentitevi liberi di…spaventare.

 

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Halloween magic

 

E soprattutto, guardate con occhi scintillanti tutto il mondo intorno a voi, perché i più grandi segreti sono sempre nascosti nei posti più improbabili. Coloro che non credono nella magia non potranno mai trovarla.
(Roald Dahl)

 

Halloween è magia, incantesimo, divinazione. Al di là del lato occulto e macabro che viene attribuito a questa festa. I Celti celebravano l’inizio del semestre oscuro con innumerevoli riti divinatori, affidando alle mele o alle pietre il compito di predire il futuro relativo al raccolto, ai matrimoni, alla fortuna e alla lunghezza della vita. I Druidi scrivevano messaggi rivolti ai defunti e li gettavano tra le fiamme del Fuoco Sacro affinchè facesse loro da tramite. La notte del Capodanno Celtico, Samhain (poi diventato Halloween), era impregnata di vibrazioni incantate: d’altronde, i Celti pensavano che le porte del regno degli spiriti (annwn) e quello delle fate (sidhe) si spalancassero e stabilissero una mutua connessione. La spooky season mantiene tuttora il suo carattere stregato. La magia predomina, portando con sè un bagaglio di corrispondenze, coincidenze, incontri inaspettati. Il bosco diventa il luogo dell’ignoto, dove tutto può succedere. Fuochi ardono all’improvviso, strane presenze si muovono nel fitto degli alberi. E i Tarocchi, con gli Arcani ricchi di simboli, svelano l’inconosciuto tramandando un’antichissima pratica esoterica…Ecco a voi la nuova photostory di VALIUM.

 

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In cammino verso Halloween

 

“Ora è nella notte il momento delle streghe, quando i cimiteri sbadigliano e l’inferno stesso alita il contagio su questo mondo.”
(William Shakespeare, da “Amleto”)

 

Oggi, VALIUM comincia il suo viaggio verso Halloween. Come ogni anno ci prepareremo a celebrare insieme Samhain, l’antico Capodanno celtico, incamminandoci in un percorso che terminerà il 31 Ottobre: troverete articoli a tema, ma non solo. Gli approfondimenti si alterneranno a post a carattere generale fino a diventare sempre più fitti in prossimità della vigilia di Ognissanti, quando effettueremo una vera e propria full immersion nella festa di Ottobre per eccellenza, quella che caratterizza questo mese stesso. In Autunno, la profonda trasformazione a cui si sottopone la natura emana un fascino incomparabile. C’è qualcosa di magico nell’aria: cambiano i colori, gli odori, i cicli di luce e buio…la terra si accinge ad assopirsi in attesa di rinascere a nuova vita. Come Ray Bradbury scrisse ne “Il popolo dell’autunno”, “tutto odora di fumo e il cielo è color arancio e grigio cenere al crepuscolo”. Già, odora di fumo: l’odore di caminetto acceso è uno dei principali segni di riconoscimento di Ottobre. Anche in città, anche se i camini sono sempre più rari o non si accendono più. Sentori di legna bruciata si insinuano nelle vie, nelle piazze, nei vicoli, specie quando comincia a far freddo. Questa inconfondibile scia olfattiva, che sia reale o percepita come tale, ci accompagna lungo tutti i giorni del mese. Ecco: VALIUM si appropria del suo mistero e la dirotta nei suoi spazi per dar vita all’autentica atmosfera halloweeniana. Da oggi in poi, aleggerà simbolicamente su ogni post e sarà il filo conduttore del nostro percorso. Riuscite già a sentire il suo odore?

 

Have a Spooky Halloween

 

Ma ricordati sempre
che i mostri non muoiono.
Quello che muore
è la paura che t’incutono.
(Cesare Pavese)

 

Delle origini e della valenza di Halloween, o meglio di Samhain, abbiamo parlato molte volte. Chi volesse ripercorrere l’argomento, può cliccare qui. Quello che mi interessa approfondire, oggi che il conto alla rovescia è terminato, è l’aspetto orrorifico e macabro associato a questa ricorrenza. Perchè non lo si può negare: la “spooky season” ci affascina proprio in quanto tale. Halloween riscuote così tanto successo perchè è un appuntamento con il brivido, ed incitando alla paura provoca una scarica continua di adrenalina. Stanotte, celebreremo la vigilia di Ognissanti circondati da streghe, zombie, scheletri, serial killer di note saghe horror, fantasmi e mostri spaventosi. Guarderemo pellicole terrificanti, leggeremo libri che evocano atmosfere gotiche e storie angoscianti. Eppure tutto questo ci attrae, è come una calamita che ci irretisce in un potentissimo campo magnetico. A Halloween, come d’altronde avveniva a Samhain, si affronta il tema della morte, e lo si fa esaltando le sfumature più lugubri che ad essa si associano. Ci interfacciamo, quindi, con una delle nostre più grandi paure, con l’insondabile mistero dell’ignoto, con un vero e proprio tabù dell’epoca contemporanea. Ma in queste tenebre ci buttiamo a capofitto, perchè ci donano emozioni: la tensione che sperimentiamo ci stimola, ci elettrizza e, al tempo stesso, esorcizza le nostre fobie inconsce.

 

 

L’ironia e la giocosità che accompagnano la notte di Halloween e i suoi travestimenti spaventosi sono un buon antidoto alla paura. Camminiamo come funamboli sul filo del terrore, e anche se abbiamo i brividi a fior di pelle sappiamo di poter contare su una rete di sicurezza pronta ad accoglierci in qualsiasi momento. Da una parte, quindi, c’è la ricerca di emozioni forti, la stessa che ci spinge, ad esempio, ad affrontare interminabii maratone di film horror, dall’altra il riso che – come diceva Jorge da Burgos ne “Il nome della rosa” – “uccide la paura”. Stavolta, però, non c’entra il timor di Dio: il “dolcetto o scherzetto”, i costumi funerei ma talmente iperbolici da risultare buffi, il trucco spettrale ma sfoggiato in discoteca a suon di techno, diventano un divertimento e perdono la loro valenza macabra. La morte, insomma, entra nel nostro quotidiano spogliandosi di tutta la sua drammaticità; possiamo esorcizzarla dando corpo ai fantasmi e ai demoni che vivono dentro di noi, consapevoli che si tratta solo di un gioco.

 

 

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Il nero, il lato oscuro di Halloween

Lanvin

Un nero intenso, sinistro, che non lascia scampo: è l’altro colore del doppio volto di Halloween, il lato oscuro e più spettrale della festa. Si ispira al tema orrorifico evoluto dal culto dei defunti di Samhain, la notte in cui cadeva ogni barriera tra il mondo dei morti e quello dei vivi. Halloween ha enfatizzato questo aspetto al punto tale da tramutarlo in un’ ode al macabro, la cui iconografia conosciamo bene. Teschi, scheletri, vampiri, mostri, pipistrelli e tutto ciò che è spaventoso, o rimanda all’ oltretomba, sono proliferati fino a diventare degli emblemi del 31 Ottobre al pari della zucca. Dopo l’arancio, dunque, tocca al nero: ecco a voi una serie di look intrisi di suggestioni gotiche e di oscura meraviglia.

 

Yohji Yamamoto

Shiatzy Chen

Chen Peng

Ann Demeulemeester

Moschino

Avellano

Valentim Quaresma

Enaut

Louise Lyngh Bjerregaard

Dawei

Annakiki

Anteprima

Carlos Gil

Luis Carvalho

Marco Rambaldi

Onitsuka Tiger

Off-White

Budapest Select

Del Core

Foto di ispirazione Halloween via Pexels e Unsplash

 

Imperdibile: la Contessa Pinina Garavaglia e Dj Panda al Monsterland Halloween Festival di Ferrara

 

L’evento è quasi sold out, e non stupisce: dopotutto, Monsterland è l’Halloween Festival più grande d’Europa. Ma non solo. Questo straordinario mega party, organizzato ogni 31 Ottobre presso la Fiera di Ferrara, rappresenta una vera e propria full immersion nell’ atmosfera halloweeniana. Cominciamo con alcuni dati, essenziali per comprenderne la portata: spazi che ammontano a un totale di 25.000 metri quadri, ben sette stage indoor, un horror Luna Park ricco di giostre e attrazioni “spettrali”, food and beverage per tutti i gusti, un’area adibita alla creazione di make up a tema horror, altre dedicate allo zombie walk, alla magia e alla stregoneria…e non è finita qui. Il Monsterland Halloween Festival ospita artisti assolutamente di primo piano, sia nazionali che internazionali. Qualche nome? Nina Kraviz, Marracash, Gué, Sfera Ebbasta, Ben Klock, Marco Carola, Adiel, Padre Guilherme (sì, proprio lui, il prete che ha svegliato a suon di techno i giovani presenti alla 37esima Giornata Mondiale della Gioventù)…per citarne solo alcuni. Lo spettacolo – organizzato da Unconventional Events & Madam Butterfly con il patrocinio del Comune di Ferrara e Radio 105 come media partner ufficiale – andrà avanti dalla sera fino all’ alba, con inizio alle 18 e termine alle 6 del mattino: si preannuncia una Halloween night da brividi, costellata di inebrianti emozioni. Anche perchè sotto il “cielo” notturno del Festival, squarciato da un tripudio multicolor di raggi laser, si scatenerà un parterre che sfoggia i look più incredibili, costumi e make up  declinati in tutte le gradazioni del lugubre, del mostruoso e del funereo…La maschera, come avrete già intuito, è tassativa! Ma il Monsterland Halloween Festival, quest’ anno, si arricchirà di una nuova, strabiliante presenza. I lettori di VALIUM la conoscono bene: sto parlando della Contessa Pinina Garavaglia, che insieme a Dj Panda si esibirà in una location del tutto speciale. Nello stage Air Baloon, situato all’ ingresso del Festival, la Contessa e Dj Panda daranno vita a una performance che, con la sua magia, accoglierà divinamente gli avventori. Con Panda alla consolle su un vascello e Pinina Garavaglia accomodata su un trono, l’effetto scenico è garantito di per sè. I versi declamati dalla Contessa e il sound travolgente di Dj Panda costituiranno gli incantesimi perfetti per addentrarsi nella Monsterland Halloween Night: non è difficile immaginare la suggestività, il pathos, l’incanto di cui l’esibizione del duo sarà impregnata. Partecipare alla festa, dunque, significa anche contare su un’accoglienza a dir poco mozzafiato. “Fatata”, come direbbe la Contessa, o meglio, “stregata”, riadattando il termine per l’occasione; sicuramente unica, in linea con l’unicità del ruolo di poetessa e performer che riveste Pinina Garavaglia.

 

 

La tentazione di approfondire questa fantastica news era troppo grande, così ho deciso di saperne di più. Ho contattato la Contessa Pinina Garavaglia e Dj Panda per avere una panoramica ad ampio spettro sia sull’evento al Monsterland che sul loro rapporto con Halloween. Ed è con la Contessa che ha inizio la mia conversazione.

Come sarà strutturata la vostra performance al Monsterland Halloween Festival?

Noi saremo proprio all’ ingresso, open air, quindi avremo una funzione molto importante: per tutti i partecipanti, la festa inizierà con noi che li accoglieremo! La nostra performance sarà fluida, di ispirazione teatrale. Musicalmente trionferà la trance elettronica con i miei versi in simbiosi. Esibirci in quegli spazi è fondamentale, qualsiasi altra location sarebbe stata forse inadatta data la mia particolarità: non canto, non faccio la vocalist; io sono una poetessa che declama i suoi versi in simbiosi con la musica.

Che cosa rappresenta Halloween per te?

Per me la festa di Halloween è una grande Vanitas. Più che al Capodanno Celtico la associo alle famose Vanitas seicentesche, a quel genere, a quello stile. O comunque alle danze macabre, alla Totentanz di Franz Liszt…C’è tutta una tradizione in merito a cui io guardo non in modo lugubre, bensì come a una rappresentazione barocca del tempo, del tempo che passa ma che alla fine riserva sempre uno spazio futuro ed eterno di danza. Detesto lo splatter, preferisco le atmosfere gotiche delle storie di fantasmi e le fiabe che spaventano, e tuttavia hanno una funzione pedagogica perchè finiscono sempre bene. Lo spavento, ad Halloween, ha una propria ragion d’essere: l’idea della paura è positiva, dal momento che parliamo di una celebrazione dai significati profondi. Atteniamoci però alla bellezza di una festa, di un raduno di amici anche un po’ grottesco, teatrale…che non deve assolutamente scadere nel trash!

Potresti darci qualche anticipazione sul look che intendi sfoggiare? Soltanto un accenno, per non spoilerare!

Certo: il mio sarà un look di Vanitas gotica.

Non rovinare la sorpresa è d’obbligo, in effetti! Ho posto le stesse domande a Dj Panda, ed ecco cosa mi ha raccontato.

Che cosa rappresenta Halloween per te?

Per come la vivo io, Halloween è una bellissima scusa per far festa! Tutto quello che serve per far festa, in Italia è sempre ben accetto. Per i ragazzi di 20 anni probabilmente è diverso, il 31 Ottobre lo celebrano fin da bambini perchè sono nati nel periodo in cui iniziavamo ad importare questa festa. Quando io avevo la loro età, in Italia Halloween non esisteva ancora…Perlomeno, non ho ricordi in tal senso.

Potresti darci qualche anticipazione sul look che intendi sfoggiare?

Sicuramente vestirò in total black, con un accessorio che al momento non ho ancora definito. Potrebbe essere un cappello, o forse un mantello. Io sono fatto così: quando mi alzo, mi guardo allo specchio; capisco chi sono, ricordo come mi chiamo e in quel momento decido cosa mi metto. Molto probabilmente approfitterò dei truccatori nel backstage per farmi fare un make up ad hoc!

 

Foto di copertina courtesy of Unconventional

 

Countdown to Halloween: inizia la maratona di VALIUM

 

“Il vento si appollaiava tra gli alberi, poi spazzava i marciapiedi con gli artigli sottili di un gatto. Tom Skelton rabbrividì. Tutti sapevano che il vento, quella sera, era un vento insolito; anche l’oscurità era insolita perchè era Halloween, la vigilia di Ognissanti. Tutto pareva tagliato in un morbido velluto nero, dorato, arancione. Il fumo si arricciolava fuori da mille camini, come i pennacchi di un corteo funebre. Dalle cucine esalava il profumo delle zucche; quelle svuotate della polpa e quelle che cuocevano dentro il forno. Il chiasso dietro le porte chiuse delle case crebbe in maniera impossibile, mentre ombre di ragazzi si stagliavano dalle finestre. Ragazzi semisvestiti, con la faccia truccata; qua un gobbo, là un piccolo gigante. Si frugava nelle soffitte, si forzavano chiavistelli, si buttavano all’aria vecchi bauli alla ricerca dei costumi. Tom Skelton si mascherò da scheletro. Sghignazzò soddisfatto ammirando la colonna vertebrale, le costole, le rotule che spiccavano candide sulla stoffa nera. Che fortuna il mio nome! pensava. Tom Skelton. Fantastico per Halloween! Tutti ti chamano Scheletro per canzonarti! Quindi come mi travesto? Da scheletro. “

Ray Bradbury, da “L’albero di Halloween”

 

Questo brano, tratto dal romanzo “L’albero di Halloween” di Ray Bradbury, inaugura la maratona che VALIUM dedica ogni anno alla vigilia di Ognissanti. Ci aspetta una settimana (o poco più) all’ insegna di un countdown perfettamente in linea con il 31 Ottobre e i suoi temi: eventi, moda, food, tradizioni, lifestyle, leggende e molto, molto altro ancora. Il tutto, va da sé, in salsa rigorosamente halloweeniana. Omaggeremo Samhain, l’antico Capodanno Celtico, che i mutamenti socio-epocali hanno tramutato in Halloween, la festa più attesa dell’ Autunno – una stagione, peraltro, ribattezzata “spooky season” dagli americani proprio in virtù dell’influenza che Halloween esercita su questo periodo dell’anno. Nelle città a stelle e strisce, zucche intagliate e decorazioni in stile horror stazionano davanti alle case già da inizio Ottobre. Noi dedicheremo a Samhain solo otto giorni, ma sono più che sufficienti per immergerci appieno nella sua atmosfera. Stay tuned e…segui il sentiero di mattoni arancioni!

 

Buon Halloween, felice Samhain

 

Che odore ha, secondo voi, la notte di Halloween? Come immaginate il suo imprinting olfattivo? Io la penso impregnata di un vago sentore di fumo: sì, proprio il fumo di un camino acceso. Che d’altronde, per me, è il tipico odore dell’ Autunno sin dai tempi dell’ infanzia. Mi è rimasto dentro quando ero piuttosto piccola, avrò avuto tre o quattro anni. Era l’ odore che aleggiava in certi borghi di montagna, dove mia madre, insegnante nella scuola elementare locale, tornava anche di pomeriggio se era molto impegnata. Naturalmente mi portava con sè, e ho ancora dei ricordi nitidi di quelle case in cui a volte ci invitavano per uno spuntino: il camino era il fulcro dell’ abitazione, più familiare e intimo rispetto al termosifone. Persino la cena veniva cotta puntualmente sul fuoco. Il mio Halloween ideale è in armonia con la natura, di conseguenza lo associo a un focolare e all’ aroma che sprigiona. Esistono diversi metodi per impedire che l’odore di cenere predomini, alcuni di questi semplicissimi da attuare: bruciare un po’ di cannella (la spezia dell’ Autunno per antonomasia), degli aghi di pino o del rosmarino tra le fiamme, ad esempio, può rivelarsi un’ ottima idea. Un’ altra opzione è l’utilizzo dell’ incenso aromatizzato. I fumi che diffonde, oltre a profumare la casa, accentueranno l’ alone di magia che circonda la notte del 31 Ottobre. Forse non sapevate che esistono piante tradizionalmente associate a Samhain: l’ alloro, pianta sacra ad Apollo, possiede la straordinaria virtù di donare capacità divinatorie e di tenere a distanza la malasorte, i malanni e le energie negative; la noce moscata ha proprietà purificatrici, potenzia la memoria e le abilità mentali calamitando, al tempo stesso, la buona sorte. La salvia è un toccasana per il benessere del corpo. Anticamente, veniva considerata il rimedio per qualsiasi patologia e si pensava addirittura che facesse tornare in vita i trapassati. Tra i punti di forza di questa miracolosa pianta, infatti, spiccava la presunta facoltà di rendere immortali. La mulleina, nome comune del Verbascum Thapsus, è un potente schermo contro la negatività, le forze demoniache e le fatture realizzate tramite la magia nera. I suoi gambi, avvolti in un amalgama di grassi o nella cera, un tempo plasmavano torce denominate “il foglio dei coni della strega”. L’ assenzio romano, invece, ha la funzione di accrescere le capacità psichiche. Gli aromi dell’ alloro, della salvia e della noce moscata sono quelli su cui puntare per la notte di Halloween.

 

 

Per esaltare l’atmosfera avvolgente originata dagli incensi e dal caminetto acceso, non resta che un ultimo dettaglio: una cena a lume di candela. Senza dimenticare che le candele dovrebbero essere rigorosamente tinte di color arancio, una delle tonalità emblematiche di Samhain.

Buon Halloween a tutti!

 

 

 

Halloween night: 5 usanze dell’ era vittoriana

 

Considerato il singolare rapporto con la morte che vigeva durante l’ epoca vittoriana (1837-1901), viene spontaneo chiedersi come si festeggiasse Halloween. Va ricordato, innanzitutto, che il tasso di mortalità elevato a causa delle malattie – e delle epidemie – allora incurabili, determinava una “familiarità” con il trapasso sfociata in usanze e rituali piuttosto macabri. Pensate solo alle fotografie post-mortem, in cui i defunti venivano immortalati insieme ai loro familiari a mò di ricordo, come se fossero ancora in vita. Oppure al lunghissimo periodo di lutto che le donne dovevano osservare, quattro anni in tutto suddivisi tra due di “lutto stretto” e due di “mezzo lutto”. Nei primi due anni vestire di nero era tassativo, nei successivi due era consentito passare al grigio, al malva o al lilla. Vi sembrerà curioso sapere che sorsero addirittura dei negozi specializzati nell’ abbigliamento da lutto (uno di questi era il Jay Mourning Store) : lì si vendevano abiti, ma anche gioielli e accessori da indossare dopo il decesso di una persona cara. I funerali vittoriani erano talmente solenni che per prendervi parte era necessario l’ invito, di solito graficamente elaboratissimo. Proprio in quegli anni, peraltro, esplose il boom dello spiritismo. Il dolore della perdita veniva mitigato dalla ricerca di un presunto contatto con il defunto, ma la morte e la malattia si esorcizzavano, in genere, elevandole quasi a culto. Il tipo di donna in voga aveva il corpo emaciato, lo sguardo spento e sofferente, la carnagione pallidissima. In letteratura spopolavano le elegie, i componimenti che esprimevano la profonda sofferenza causata dalla morte di un congiunto, di un amico o di un amante. Un esempio? “In memoriam A.H.H.” di Alfred Tennyson era il libro più letto. La Regina Vittoria stessa, quando suo marito (il Principe Alberto di Sassonia-Coburgo-Gotha) morì, osservò il lutto per tutta la vita. Paradossalmente, i riferimenti alla morte venivano in gran parte rimossi all’ arrivo del 31 Ottobre. Per gli anglosassoni, all’ epoca, Halloween rappresentava uno speciale appuntamento mondano e come tale veniva celebrato: si davano feste, ci si travestiva, si raccontavano storie di streghe e di fantasmi (questo sì!) per intrattenersi, e ci si dedicava a svariati giochi. Sentori divinatori e magici, comunque, aleggiavano puntualmente nell’ atmosfera. Esaminando cinque usanze legate alla “notte delle streghe”, scopriremo il perchè. Leggete qui di seguito e ammirate la gallery, una serie di Halloween cards risalenti proprio all’ era vittoriana.

 

 

Le mele.

Moltissimi giochi e usanze vedevano le mele protagoniste. Innanzitutto, erano (e sono) considerate un frutto magico, simbolo della triade Amore, Conoscenza e Morte. Se tagliate una mela in orizzontale, noterete che raffigura un pentacolo al suo interno: vale a dire uno dei simboli esoterici più universalmente noti. La mela era il frutto della conoscenza e degli incantesimi, il legno del melo veniva utilizzato per accendere i fuochi sacri. Nell’ era vittoriana si pensava addirittura che ad Halloween le mele (ma anche le zucche e diversi tipi di ortaggi) potessero animarsi. La notte del 31 Ottobre, non a caso, spadroneggiavano come strumenti di divinazione o in diversi giochi di abilità. Le ragazze in “età da marito”, ad esempio, si esibivano in prove di sbucciatura: quanto più lunga era la buccia di mela tagliata, tanto più fortunato sarebbe stato il nuovo anno della giovane. Se la buccia veniva gettata in un catino pieno d’acqua, inoltre, si diceva che prendesse la forma dell’ iniziale del futuro sposo. Un altro gioco contemplava che qualcuno tagliasse una mela in nove fette e che mangiasse le prime otto di fronte allo specchio, in una stanza rischiarata unicamente dalle candele. La nona fetta doveva essere lanciata dietro la spalla sinistra per offrirla in dono agli spiriti: costoro avrebbero dimostrato la loro gratitudine facendo apparire l’ anima gemella nello specchio. Divinazione a parte, un gioco come il “bobbing” era famosissimo. Consisteva nell’ immergere diverse mele in una tinozza riempita d’acqua; i giocatori erano tenuti ad estrarle aiutandosi solo con i denti. Un gioco simile, ma decisamente più goloso, prevedeva invece che i partecipanti riuscissero a mangiare – senza toccarle – delle mele caramellate che pendevano da una corda.

 

 

Lo specchio.

All’ epoca, era lo strumento divinatorio per eccellenza. Si pensava, inoltre, che tramite gli specchi si accedesse all’ aldilà e che la notte di Halloween, a mezzanotte, gli Spiriti lasciassero intravedere negli specchi il loro riflesso. Decisamente foriera di sciagure era la visione di un teschio: annunciava che si sarebbe morti entro l’ anno.

La candela.

Per divinare il futuro, la notte del 31 Ottobre le giovani donne si servivano anche delle candele. Lasciavano cadere delle gocce di cera sciolta aspettando che si raffreddassero. Quando ciò avveniva, la cera prendeva la forma del nome dell’ uomo che le avrebbe sposate.

 

 

I tre piattini.

Davanti al caminetto venivano posati tre piccoli piatti, uno vuoto, uno pieno d’acqua e uno pieno di farina. Il giocatore, bendato, doveva immergere il dito in uno di essi. Sarebbero stati gli spiriti a guidare la sua mano. Se il dito finiva nel piattino vuoto, per lui sarebbe stata un’ annata difficile e segnata dalla povertà. Se capitava nel piattino pieno d’acqua o in quello pieno di farina preannunciava, rispettivamente, un matrimonio nei dodici mesi successivi e un anno all’ insegna della prosperità e dell’ agiatezza.

Il pudding.

L’ Halloween Pudding rappresentava una tradizione culinaria consolidata. Preparandolo, la padrona di casa doveva inserire cinque oggetti al suo interno prima della cottura: un ditale, una chiave, un bottone, una moneta e un anello. Il dolce veniva consumato alle nove di sera in punto seguendo un preciso rituale. Il più anziano (o la più anziana) della famiglia tagliava le fette in assoluto silenzio, un silenzio osservato da tutti i commensali. Alle parole pronunciate dopo quella pausa si attribuiva una valenza premonitrice, poichè ognuna conteneva gli elementi che avrebbero contraddistinto il nuovo anno. Ma anche i cinque oggetti avevano un carattere di preveggenza: la moneta simbolizzava un’ imminente ricchezza, l’ anello un matrimonio a breve, il bottone l’ incontro con l’ anima gemella, la chiave un viaggio in vista e il ditale, ahimé, un futuro da single nei prossimi dodici mesi.