Sotto la neve
lo penso: e vedo (o sogno)
un piccolo villaggio, una gran pace:
dentro, un cantar di galli.
E il piccolo villaggio si smarrisce
in un fioccar di neve.
Entro il villaggio in abito da festa
una casetta bianca.
Il blog di Silvia Ragni
A Dicembre, il look si tinge di rosso: non è un caso che sia il colore del Natale. Un total red fiammeggiante, vibrante e festivo esalta il lungo abito impalpabile e fluttuante. L’abito ha maniche a sbuffo trasparenti e uno scollo profondo sulla schiena; la gonna, ampia e drappeggiata in vita, danza con i movimenti e vanta un accenno di strascico. Questo outfit, straordinariamente scenografico, rievoca la suggestività delle fiabe di Natale. Ma lo fa in chiave moderna: al posto delle scarpette di cristallo, la rutilante principessa indossa un paio di sneakers bianche. Gli elementi che associano il rosso al 25 Dicembre sono molteplici. Nel Medioevo questo colore era considerato regale, un emblema di prosperità. Anche nell’ambito sacro: tant’è vero che la sontuosità del divino veniva cromaticamente tradotta in un connubio di rosso e oro. Il rosso simboleggia anche il sangue di Cristo, il suo supplizio, il sacrificio della sua morte per la redenzione universale. Sin dall’epoca pre-cristiana, inoltre, il rosso è stato legato alla vita e alla fertilità; non a caso rimandava ai riti celebrati a fine anno per propiziare il nuovo raccolto. Il fiore simbolo della Natività non poteva essere che rosso: la Stella di Natale, una pianta ornamentale diffusissima e molto regalata. Nonostante le apparenze, tuttavia, i suoi fiori sono piccoli e gialli; a sfoggiare un vivido scarlatto è la corona di brattee (foglie modificate) che li accompagna.
Il rosso, abbinato all’oro, è anche il protagonista del make up del mese. La bocca, di un rosso intenso, fa pendant con l’abito; l’oro illumina le palpebre avvalendosi di un finish shimmer e di una texture vellutata. Emblema sempiterno di luce, l’oro viene connesso al sacro sin dalla notte dei tempi. Essendo un metallo incorruttibile, rimane immutabile: non varia né in colore né in lucentezza. Di oro venivano ricoperte le statue, precedentemente costruite in pietra o legno, per garantire la loro inalterabilità. L’oro tra i capelli era un segno distintivo degli imperatori romani, giacché rimandava al divino. I luoghi di culto della Mesopotamia rifulgevano d’oro e di pietre preziose, e che dire dei mosaici bizantini? Le loro tessere dorate sono un tripudio di riflessi vibranti, quasi in movimento. Proporre un look di Dicembre all’insegna del rosso e dell’oro, dunque, può essere una scelta tutto fuorchè banale: i significati intrinseci di questi due colori li rendono perfetti per esprimere sia l’aspetto sacro che profano che contraddistingue l’ultimo mese dell’anno.
Foto via Pexels
Di solito evito di proporre capi firmati dallo stesso brand, nella rubrica “Il look del mese”. Stavolta, però, non ho potuto farne a meno: per rappresentare il mese di Giugno, ho trovato perfetto questo abito di Lebor Gabala (clicca qui per saperne di più sul marchio): scivola morbidamente sul corpo, è vivace e sensuale a un tempo. La lucentezza del satin dona un valore aggiunto al colore del look, un rosso che rimanda ai papaveri, ai tramonti infuocati d’inizio estate, a certi pleniluni (la cosiddetta “luna rossa”) originati dallo spessore dell’atmosfera. E, ultimo ma non meno importante, alle ciliegie, il frutto più goloso di stagione di cui abbiamo parlato proprio lunedì. Il rosso, una cromia dal potente impatto visivo, si associa divinamente all’euforia di questo mese. Racconta la gioia inebriante del ritorno dell’estate, i mesi in cui la luce del giorno non si spegne che alle nove di sera e il cielo, di notte, risplende di una miriade di stelle. La passionalità del rosso si fonde in un intrigante connubio con la linea dell’abito, fluida ma affusolata. Il taglio essenziale, coniugato con la preziosità del satin, conferisce al look una allure teatrale: tantevvero che è sufficiente un solo accessorio, un paio di infradito nere, per completare in modo ottimale questa mise.
Un verde splendente, luminoso, che ricorda le sconfinate distese dei prati in Primavera. E a impreziosirlo, un tripudio di fiori rosa pastello. Ma il dettaglio che cattura immediatamente l’occhio, che innamora a prima vista, sono le due grandi applicazioni floreali sullo scollo e sul davanti dell’abito: impalpabili e vaporose, rosa anch’esse, donano al look una marcia un più. Per rappresentare il mese di Maggio ho scelto un long dress ampio, arioso e completamente abbottonato frontalmente; le maniche a sbuffo, che arrivano a metà dell’avambraccio, amplificano ulteriormente i suoi volumi. A firmare l’abito è Lebor Gabala, un nome che è una sorta di trascrizione fonetica di “Leabhar Ghabàla na hEireann”: il titolo in irlandese, cioè, de “Il libro della presa dell’Irlanda”, un volume dell’ XI secolo che narra (sia in prosa che in versi) la storia e la mitologia dell’ Isola di Smeraldo a partire dalle origini fino al Medioevo. Dietro al marchio Lebor Gabala si cela la designer spagnola Maite Muñoz, che l’ha fondato oltre 20 anni orsono. La filosofia del brand è incentrata sull’atemporalità. Lebor Gabala propone capi senza tempo, unici, preziosi, ma immuni dalle concessioni alle mode del momento. Sono pensati apposta per essere indossati e rindossati a proprio piacimento, anche dopo anni, prescindendo dalle tendenze. La qualità e la cura dei dettagli rappresentano due punti di forza della griffe, portabandiera di un’eleganza senza tempo e magnificamente intrisa di accenti accattivanti.
Per rappresentare Aprile, scegliere il rosa e un tripudio di fiori non è scontato: la Primavera ispira leggerezza, si associa ai colori tenui e allo spettacolo della fioritura. Questo abito di Ermanno Scervino concentra in sè tutti gli elementi sopra citati. Ha una gonna ad anfora ma fluida, in impalpabile chiffon, che danza con i movimenti del corpo. Il corpetto, aderente, ha un accenno di scollatura a cuore ed è cosparso di applicazioni floreali che si insinuano anche tra le pieghe dello chiffon. Sotto le applique di fiori, un ricamo ne riproduce le fattezze sulla trasparenza del tessuto.
Il colore dell’abito non poteva che essere il rosa, più carico per il bustino e decisamente etereo per la gonna “danzante”. Dopotutto, è tempo di Hanami: in Giappone il rito di ammirare i ciliegi in fiore è in pieno svolgimento, e il rosa è il colore che lo contraddistingue. Rosa come i sakura del Paese del Sol Levante, dunque, rosa come la Primavera. E a completare questo look, non a caso, sono dei sandali con un tacco vertiginoso e un altissimo plateau. Il colore? Rosa, naturalmente. Per celebrare la tonalità più magica che inaugura la bella stagione.
Un look che ispira vaghe reminiscenze settecentesche e quindi, in questo periodo dell’anno, “carnascialesche”: l’ho scelto per rappresentare il mese di Febbraio e lo firma Uma Wang, che l’ha inserito nella sua collezione Primavera Estate 2024. I colori sono chiari e luminosi, spaziano dai toni del panna a quelli dell’avorio. L’ abito è composto da un corpetto aderente e da una gonna con pinces che sfiora le caviglie; lo impreziosiscono maniche voluminose, increspate sullo scollo, ad effetto mantella. Il cappello è un autentico capolavoro: la forma rievoca un tricorno, pur con le dovute differenze, e una veletta che ricade sia anteriormente che posteriormente cela metà volto quasi fosse una maschera. L’allure che sprigiona il look è antica, misteriosa quanto basta. Le nuance tenui dell’outfit, però, smorzano qualsiasi indizio di enigmaticità: quest’abito di Uma Wang, proprio come il mese di Febbraio, si colloca tra Inverno e Primavera; dell’Inverno riprende il mood arcano, della Primavera la soave luminosità. E poi, potremmo provare a chiudere gli occhi e immaginarlo tinto di un tripudio di colori…pronto per partecipare alla variopinta parata di maschere del Carnevale veneziano.
E’un abito, un maxi maglione o un capospalla? Tutte e tre le cose messe insieme. Ho scelto questo eclettico capo in knitwear di Antonio Marras per rappresentare il mese di Gennaio: il suo candore rimanda a quello della neve, la calda lana di cui è composto lo rende un must dell’Inverno. La lunghezza non arriva a sfiorare il ginocchio, le maniche sono lavorate a trecce; sull’orlo e sulle spalle lo adorna un tripudio di piume effetto fake fur. Gli accessori che lo completano sono un paio di calze a rete e delle platform interamente ricoperte di piume, il tutto in total white a parte la suola nera delle scarpe. Il look appare raffinato e confortevole al tempo stesso: i volumi ampi si combinano alla perfezione con l’agevolezza della lunghezza mini, mentre le piume, presenti in abbondanza, evocano l’elegante immagine di un cigno d’Inverno. L’importanza che assume il make up è fondamentale. Per imporsi sul biancore imperante, dona il massimo risalto allo sguardo sottolineandolo con dosi massicce di matita e ombretto. Il bianco, come ho già scritto nella parade dei colori del Natale (rileggi qui l’articolo), in questo periodo dell’anno assume una valenza importante: è il colore del nuovo inizio, una pagina da riempire con un nuovo capitolo della nostra vita. Non esiste nessun’altra tonalità, inoltre, in grado di tramutarci in un’eterea e affascinante Regina delle Nevi.
Un look che coniuga il mood festivo di Dicembre con gli indizi tipicamente invernali del mese: lo firma AZ Factory, la label fondata nel 2021 dal compianto Alber Elbaz, ed esprime questa ambivalenza alla perfezione. L’abito, drappeggiato e fasciante, potrebbe essere un inno (rigorosamente privo di ridondanze) alla sacralità del Natale. E’ in velluto, a mezze maniche e con uno spacco laterale; il tessuto, considerato da sempre uno dei più pregiati, ricchi e avvolgenti, si tinge di rosso carminio accentuando la preziosità del capo. Non dimentichiamo, poi, che il rosso è il colore del Natale per antonomasia: il connubio tra il velluto e la nuance profonda in cui viene declinato sembra evocare l’aspetto più divino e spirituale della festa della natività. I grandi orecchini dorati amplificano l’allure quiet luxury che contraddistingue la mise.
L’abito viene abbinato a un paio di drappeggiatissimi Opera glove e a pantaloni dal taglio classico, ampi e con riga frontale, che lo calano in una dimensione quotidiana pur senza scalfirne la raffinatezza. I guanti e i pantaloni sfoggiano un’elegante nuance panna, colore di tendenza ma non solo: rimanda ai toni candidi tipicamente invernali, al chiarore etereo della prima neve, alle atmosfere ovattate che imperano nei mesi freddi. E’ un look d’impatto, quello di AZ Factory, in grado di fondere un minimalismo apparente con una ricercatezza squisita e disinvolta al tempo stesso.
Sposarsi d’Estate: un’idea vincente, un modo per sbizzarrirsi anche nella scelta delle più disparate location. Il caldo favorisce soprattutto le opzioni open-air, che siano in riva al mare o in scenari esotici mozzafiato. L’abito e gli accessori, come sempre, giocano un ruolo preponderante. Le temperature bollenti, in questo senso, si associano a un ulteriore punto di forza: quello della libertà. Sposarsi a piedi nudi, per esempio, o indossando dei sandali decisamente innovativi rispetto al classico stile bridal. Oppure esibire scolli, tessuti, ornamenti e accessori del tutto particolari, che se in Inverno risulterebbero fuori posto, in Estate descrivono un mood potentemente unconventional. La nuova photostory di VALIUM inneggia proprio a questo spirito, un nuovo modo di vivere il matrimonio: due libertà che nel giorno del sì si compenetrano, diventano complici, fanno squadra, pur senza rinunciare all’ indipendenza individuale.
“Il bianco è un mondo così alto rispetto a noi che quasi non ne avvertiamo il suono, è un nulla prima dell’origine.”
(Vassili Kandinsky)
Un abito bianco, le sfumature incredibili del cielo di Giugno, i colori straordinari della natura nei giorni che precedono il Solstizio d’Estate. Il bianco sprigiona luminosità, risalta in qualsiasi scenario, fa tabula rasa del passato e simbolizza la rinascita associata alla bella stagione. E’ questo il tema della photostory che oggi vi propongo. Il bianco come un foglio tutto da riempire, per voltar pagina ed iniziare a scrivere un nuovo capitolo.
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