Novembre Accessori Parade

Fendi

Torna la parata degli accessori più cool tratti dalle collezioni Autunno Inverno 2023/24. Siamo ormai a Novembre inoltrato: il freddo repentino, le piogge e il vento sferzante ci accompagnano verso l’Inverno lungo un sentiero sempre più breve. E’ tempo di cuissardes, di ankle boots da combattimento, di plaid-mantelle da avvolgere attorno al corpo…Le tonalità sono perlopiù neutre, ma non mancano vividi accenti di colore. I gioielli si fanno maxi per non “perdersi” tra le sciarpe, i colli dei cappotti o delle eco pellicce. Del passamontagna abbiamo già parlato (rileggi qui l’articolo). Tra i copricapi, lo affiancano cappelli e calotte inedite che velano finanche gli occhi. La battaglia modaiola contro i primi freddi presegue imperterrita, spesso incurante delle temperature ogni giorno più gelide: un ultimo giro di valzer prima di raggiungere i bagliori e lo scintillio del Natale.

 

Max Mara

Eudon Choi

Etro

Ermanno Scervino

Vivienne Westwood

Roberto Cavalli

Zimmermann

Jil Sander

Vivienne Tam

Gucci

Marco Rambaldi

Vaquera

Isabel Marant

Alberta Ferretti

 

Il Focus

 

Il nero è sempre il nero, non c’è niente da fare. E dopo essersi associato alle suggestioni gotiche e “stregonesche” di Halloween, torna ad affascinare in versioni più minimal, ma rigorosamente sartoriali. Un esempio? Questo look di Luis Carvalho, il brand fondato 10 anni orsono dallo stilista omonimo. Carvalho, laureato in Fashion & Textile Design alla Scuola di Arti Applicate del Portogallo, è un giovane designer già premiatissimo nonostante i pochi anni di carriera alle spalle. Per la sua collezione Autunno Inverno 2023/24, “Touch”, si è ispirato all’ opera di Caroline Walls: guardando al corpo femminile, l’artista delinea grafismi fluidi e “in movimento” puntando su colori quali il nero, il grigio, il beige e le loro gradazioni.  Fortemente influenzata dal lavoro della pittrice australiana, “Touch” coniuga i suoi stilemi con i codici estetici del brand. La collezione, un’ode al genderless, inneggia a forme minimali ma morbide, prediligendo i volumi oversize. Il taglio impeccabile, talvolta asimmetrico, orientato alle sovrapposizioni, esalta tessuti e broccati di alta qualità; la palette cromatica privilegia il nero, il grigio, il bianco e i toni del beige con incursioni nel verde in Tartan style.

 

 

Il look che vi propongo, dal gusto vagamente anni ’60, viene arricchito da lunghi guanti decorati, gambaletti alla caviglia e una fascia per capelli: il tutto, declinato in total black. L’abito, dallo scollo a barchetta, ha maniche a tre quarti che cadono morbidamente sulle spalle; i volumi sono ampi, ma ristretti nel fondo; il tessuto spesso favorisce l’identificazione dell’ outfit con un capospalla. La fascia è l’accessorio per capelli più gettonato del momento: è stata avvistata persino alle sfilate dell’ Haute Couture (vedi alla voce Maison Schiaparelli). I guanti, con i loro decori, creano uno stiloso connubio tra lo chic e l’avantgarde. E i gambaletti? Cortissimi e indossati insieme ai sandali fanno tendenza, ma dato il freddo portato dal ciclone Cioran in questi giorni penso che sia lecito sostituirli con dei collant.

 

Autumn Colors parte 2: gli accessori

Eenk

Qualche giorno fa ci siamo occupati dei look nelle cromie autunnali (rileggi qui l’articolo). Oggi, invece, il focus sarà centrato sugli accessori. Ad accomunarli, anche in questo caso, è la palette del foliage: vinaccia, marrone, giallo, rosso, burgundy, oro, beige e verde bosco abbondano, nei complementi di abbigliamento delle collezioni Autunno Inverno 2023/24. L’atmosfera di stagione viene esaltata a dovere da borse, scarpe, guanti, cappelli, gioielli e sciarpe che sottolineano il suo mood. Indossarli è quasi tassativo, oltre che un piacere. Per coniugare lo stile con alte dosi di creatività e un’ispirazione che omaggia i cicli della natura.

 

Emporio Armani

Andreadamo

Alberta Ferretti

Blumarine

Iceberg

Behen

Dilara Findikoglu

Dundas

Etro

Sacai

Ann Demeulemeester

Off-White

Max Mara

Habey Club

Rokh

Lanvin

Saint Laurent

Bibhu Mohapatra

Chloé

 

Tendenze AI 2023/24 – Il ritorno del passamontagna

Vivienne Tam

Un ritorno: il passamontagna. Che funge da leitmotiv a più d’una collezione, e si rinnova, si reinventa, declinandosi in innumerevoli forme, materiali e colori. Perchè tra gli accessori dell’Autunno Inverno 2023/24 trionfa un must, il copricapo: ma non solo in versione cappello.

 

Lanvin

Vivienne Tam

Rokh

Lanvin

Shuting Qiu

Off-White

Vaquera

Vivienne Tam

 

Autunno Inverno 2023/24: Accessori Grand Parade

EENK

Gran parata di una serie di accessori tra i più sfiziosi, più cool, più originali ed eccentrici dell’ Autunno Inverno 2023/24. Denominatore comune? L’estro. Non un unica tendenza, bensì fantasia pura profusa a piene mani tra borse, calzature, guanti, copricapi, cinture e gioielli. L’ispirazione si coniuga con la creatività e l’inventiva azzerando il proverbiale grigiore della stagione fredda: è la dimostrazione di come la moda, suscitando stupore e meraviglia, sia tutto fuorchè una celebrazione dell’effimero e riesca perfettamente ad incidere sulla percezione del reale.

 

BUZINA

HABEY CLUB

LOLA CASADEMUNT

LARUICCI

Y/PROJECT

SHIATZY CHEN

ZIMMERMANN

ROKH

DUNDAS

OFF-WHITE

LANVIN

SHUTING QIU

PHILIPP PLEIN

ANNAKIKI

JIL SANDER

VIVETTA

PHILOSOPHY DI LORENZO SERAFINI

ANDREADAMO

BLUMARINE

TOD’S

EMPORIO ARMANI

MARCO RAMBALDI

PRADA

MAX MARA

MOSCHINO

ETRO

ICEBERG

ROBERTO CAVALLI

FENDI

VIVIENNE TAM

DEL CORE

DSQUARED2

SIMKHAI

BIBHU MOHAPATRA

AWAKE MODE

COMME DES GARCONS

NATHALIE CHANDLER

 

Tendenze Estate 2023 – 10 flash a tema

L’abito tramonto di AVELLANEDA

 

10 tendenze che ci piacciono dell’estate 2023: dal look agli accessori, dall’hairstyle al beauty. Per giorni e notti torride all’insegna di una moda personalizzabile che racconti il nostro mood.

 

La camicia bianca di VALENTINO

La cintura con nodi da lupo di mare di PILAR DALBAT

L’ ensemble in toni acquatici di EIKO AI

Il bustier in rafia di ELISABETTA FRANCHI

Gli occhiali da sole con lenti colorate di ENFANTS RICHES DEPRIMES

Le 1000 sfumature di beige di FEDERICO CINA

La gonna con i nodi di GOODPTION

Il look in total tangerine di HERMES

Il choker a catena di JIL SANDER

 

 

Sposa d’Estate

 

Sposarsi d’Estate: un’idea vincente, un modo per sbizzarrirsi anche nella scelta delle più disparate location. Il caldo favorisce soprattutto le opzioni open-air, che siano in riva al mare o in scenari esotici mozzafiato. L’abito e gli accessori, come sempre, giocano un ruolo preponderante. Le temperature bollenti, in questo senso, si associano a un ulteriore punto di forza: quello della libertà. Sposarsi a piedi nudi, per esempio, o indossando dei sandali decisamente innovativi rispetto al classico stile bridal. Oppure esibire scolli, tessuti, ornamenti e accessori del tutto particolari, che se in Inverno risulterebbero fuori posto, in Estate descrivono un mood potentemente unconventional. La nuova photostory di VALIUM inneggia proprio a questo spirito, un nuovo modo di vivere il matrimonio: due libertà che nel giorno del sì si compenetrano, diventano complici, fanno squadra, pur senza rinunciare all’ indipendenza individuale.

 

 

Foto via Pexels e Unsplash

 

Il close-up della settimana

 

La notizia ormai è ufficiale: il marchio Walter Albini, capostipite del prêt-à-porter italiano, sta per essere rilanciato in grande stile. La proprietà intellettuale e buona parte degli archivi del brand sono stati acquistati da Bidayat, la società d’investimento con base a Lugano fondata da Rachid Mohamed Rachid. Rachid, CEO del fondo del Qatar Mayhoola che ha già acquisito le maison Valentino e Balmain, è entusiasta dell’ operazione. Attualmente sta intrecciando collaborazioni con un gran numero di media, musei, curatori, gruppi editoriali  e professionisti del settore del lusso allo scopo di divulgare l’eredità di Walter Albini e riaffermare la potente iconicità delle sue creazioni. Prima che li acquistasse Bidayat, gli archivi di Albini (che abbracciano un periodo compreso tra il 1965 e il 1983) erano di proprietà di Barbara Curti: sua madre, Marisa Curti, è stata un’appassionata collezionista di tutto ciò che riguardava lo stilista sin da quando apparve sulle scene. Abiti con le leggendarie stampe signature del brand, gioielli, accessori, un’incredibile quantità di foto e di disegni costituiscono il materiale della raccolta, di cui Barbara Curti seguiterà a occuparsi nel ruolo di curatrice. Il primo step del progetto di rilancio è incentrato proprio su un accurato studio dell’ heritage, che fornirà degli elementi decisivi per il futuro del marchio. La sfida è a dir poco emozionante: stiamo parlando di una griffe che il suo fondatore (Walter Albini, appunto) rese unica e irripetibile; non è un caso che lo stesso Rachid Mohamed Rachid l’abbia definita “un gioiello nascosto della moda italiana”. Ripercorrere in molta sintesi il percorso di Walter Albini, a questo punto, mi sembra d’obbligo. Nato a Busto Arsizio nel 1941, comincia a fare schizzi delle sfilate di alta moda appena diciassettenne, mentre studia ancora all’ Istituto d’Arte. Invia i suoi disegni alle riviste, si suddivide tra Roma e Parigi dove svolge la sua attività; nella Ville Lumière conosce Coco Chanel e ne rimane estasiato. Esordisce come fashion designer con Krizia di Mariuccia Mandelli, lavorando a fianco di un giovanissimo Karl Lagerfeld. Da Krizia rimane tre anni, a cui seguono collaborazioni con svariate case di moda. Si afferma a cavallo tra gli anni ’60 e ’70 sbalordendo per il suo spirito innovativo: nel 1970 lancia il total look e l’ “unimax”, outfit per uomo e donna accomunati dal taglio e dalla tonalità; nello stesso anno svela la collezione Anagrafe, che a otto spose vestite di lunghi abiti rosa contrappone otto vedove in minidress nero. Anna Piaggi conia il termine “stilista” appositamente per Albini, ma l’estroso visionario di Busto Arsizio, grazie alle sue intuizioni, si guadagna anche il titolo di “pioniere del prêt-à-porter italiano”: sfila a Milano anzichè a Firenze (la capitale storica della moda), propone uno stile perfetto per la vita quotidiana e distante dall’atmosfera ovattata degli atelier. Presenta la prima collezione firmata Walter Albini a Londra, nel 1973. E’ una collezione co-ed che lancia in parallelo a molte altre novità. Una su tutte? La proposta di due linee parallele, la prima destinata a un pubblico ristretto e la seconda alla grande diffusione. In Italia apre uno showroom a Milano e va a vivere a Venezia, dove organizza un’indimenticabile sfilata al Caffè Florian. Diventa un “personaggio”, il testimonial delle sue creazioni, arreda le case che possiede en pendant con le sue collezioni. Nel 1975, a Roma, debutta nell’ alta moda con una linea fortemente influenzata da Coco Chanel e dagli anni ’30, che insieme ai ’40 rappresentano il periodo storico a cui fa riferimento. Altri cardini del suo stile sono le suggestioni ethno (pregilige l’Asia, l’Africa, il Messico), l’ispirazione Fortuny, l’unisex, il total look, la grande attenzione per i dettagli e gli accessori. Albini viene considerato l’equivalente italiano di Halston e di Yves Saint-Laurent, ma sfortunatamente non vive a lungo: muore nel 1983, a soli 42 anni. In Italia, all’ epoca, esplode il prêt-à-porter, un settore che lui stesso ha promulgato: il ricordo del suo marchio, tuttavia, sbiadisce con l’inarrestabile avanzata del Made in Italy.

 

 

Oggi, Bidayat ci offre la splendida opportunità di riscoprirlo. “La vera sfida sarà trovare una squadra direttiva del giusto calibro per concretizzare la nostra visione e ambizione”, dichiara Rachid Mohamed Rachid. E gira voce, non a caso, che alla direzione creativa del “nuovo” Walter Albini potrebbe essere nominato nientepopodimeno che Alessandro Michele.

 

Immagine di copertina: Walter Albini

Foto di Alessandro Michele by Walterlan Papetti, CC BY-SA 4.0 <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0>, via Wikimedia Commons

 

L’ eclettismo di Schield: al via una linea di Home Design e le Schield Handbags

 

Il 2017 di Schield è, senza dubbio, un anno all’ insegna dell’ eclettismo e delle novità più esplosive. Il brand di luxury jewellery che vede Roberto Ferlito e Diego Diaz Marin “partner in crime” di una straordinaria avventura creativa, si diversifica debuttando nell’Home Design e inaugurando una linea di handbags a dir poco strepitose. Va da sè che a Parigi, dove il lancio è coinciso con la scorsa Fashion Week, le due “new entry” siano state accolte da una vera e propria ovazione. Presentate in grande stile, la collezione di home décor e le Schield Handbags hanno immediatamente conquistato il pubblico e celeb di prim’ ordine (come la top Alla Kostromicheva, la fashion stylist Tina Leung, il Premio Oscar Marion Cotillard e l’iconica Giovanna Battaglia, solo per citarne alcune), decretando il trionfo di un marchio che a un’ inconfondibile estetica eccentrica coniuga l’eccellenza del savoir faire artigianale toscano. L’ irriverente cifra stilistica è un fil rouge che accomuna anche le due nuove linee griffate Schield e rappresenta un atout dall’ appeal irresistibile.

 

 

 

 

Lo spirito unconventional riaffiora nei complementi d’ arredo ideati da Roberto Ferlito: nasi gocciolanti a mò di lampada, molari enormi che si convertono in vasi e posacenere, scrigni con l’ effigie di un sesso femminile finemente scolpito, un seno che somiglia a una bizzarra cupola sono i componenti di una linea realizzata in marmo e bronzo totalmente lavorati a mano, pezzi d’arte concepiti come gioielli per la loro ricercatezza spiccata.

 

 

Le Schield Handbags prendono vita da un design più grafico, da un’ eleganza fatta di stilizzata linearità. Sono borse a tracolla che alternano curve e forme nette, zainetti, pochette essenziali, tutte proposte in una palette di nuance “autunnali” come l’ ocra, il burgundy, il nero e il cioccolato.

 

 

 

A fare da leitmotiv, il logo composto da un cerchio oro su cui campeggia una molletta da bucato che d’ora in poi sarà la “firma” del brand. La perizia artigianale rappresenta un valore irrinunciabile per la filosofia di Schield: ogni borsa si avvale di una minuziosa lavorazione che coinvolge il più prestigioso polo dell’ handmade fiorentino, è un’ode al Made in Italy di cui il marchio si fa da sempre promotore.

 

 

 

Ma Schield non scorda il suo primo amore, e per la PE 2018 presenta una collezione di gioielli all’ insegna della verve artistica più pura. Roberto Ferlito tramuta il classico cerotto in un jewel d’eccezione: nasce così la Plaster Line, una serie di anelli, bracciali, orecchini in ottone placcato oro che dei cerotti mantiene in tutto e per tutto la forma e i connotati. Ironia e preziosità si intrecciano in mix sbalorditivo, un connubio che fonde la dissacrante signature Schield con lo chic dando vita a creazioni già candidate a must have.

 

 

 

E non è finita qui: in un crescendo creativo, le maxi rose che adornano i collier si “sciolgono” per la gioia delle fan della linea Fluid,  le mollette da bucato diventano orecchini e persino le decorazioni per cocktail, come gli stuzzicadenti e le olive, si fanno jewel grazie al tocco incantato di Ferlito. Il suo inesauribile estro, d’altronde, è tale da permettergli di creare una parure stilosissima ispirandosi a uno stelo cosparso di spine.

 

 

 

 

Chi potrebbe mai dimenticare, inoltre, l’ originalità dei molari bagnati in oro e cosparsi di Swarowski della collezione Teeth Braces? Non stupisce che Schield sia un brand gettonatissimo dalle celeb: tra le sue fan annovera nomi del calibro di Cara DelevingnePaz Vega, Emily Ratajkowski, Olivia Palermo, Joan Smalls, Pink, Rita Ora, Rihanna, Kate Moss, Nati Abascal e teste coronate come la Regina di Spagna Letizia Ortiz. Le campagne relative ai gioielli ed alle nuove linee Schield sono come sempre opera di Diego Diaz Marin, superlativo nel veicolare in scatti surreali ed altamente iconici il mood di un brand che ha saputo imporsi grazie a un signature style dai connotati davvero unici.

 

 

 

 

 

 

All photos by Diego Diaz Marin

“Christian Dior, couturier du reve”: la grande mostra che celebra i 70 anni della Maison

Christian Dior, Bar suit, Haute Couture, Spring-Summer 1947, Afternoon suit, Shantung jacket , Pleated corolla skirt in wool crêpe, Musée des Arts Décoratifs, UFAC
© Photo Les Arts Décoratifs / Nicholas Alan Cope

Sono trascorsi 70 anni da quando il New Look, nel secondo dopoguerra, rivoluzionò in toto la silhouette femminile. Era il 1947 e la collezione Primavera/Estate di Christian Dior, contrapponendo uno charme elegante alle austerità imperanti durante il conflitto bellico, riscosse un successo tale da far sì che Parigi fosse ribattezzata “capitale della moda internazionale”. Da allora, la Maison Dior ha conosciuto un’ epopea di invariato splendore che in occasione del suo 70mo viene celebrata da una retrospettiva parigina: “Christian Dior, couturier du reve” è appena stata inaugurata presso il Musée des Arts Décoratifs e sarà visitabile fino al 7 Gennaio 2018. La mostra approfondisce ad ampio spettro l’ universo Dior, ripercorrendo il percorso inaugurato da Monsieur Christian fino ad approdare ai suoi illustri successori; il tributo è in grande stile, forse il più maestoso mai dedicato alla Maison. Agli oltre 300 abiti di Haute Couture selezionati viene affiancato, infatti, il fitto patrimonio intangibile costituito dalle emozioni, dalle storie di vita, dalle affinità e dalle ispirazioni, un heritage insostituibile documentato attraverso documenti, tele d’atelier, fotografie, schizzi, illustrazioni e reperti pubblicitari oltre che da accessori come i cappelli, le scarpe, le borse e dagli storici profumi Dior.

Christian Dior, Opéra Bouffe gown, Haute Couture, Fall-Winter 1956, Aiman line Short evening gown in silk faille by Abraham, Paris, Dior Héritage
© Photo Les Arts Décoratifs / Nicholas Alan Cope *

A dare il via al percorso espositivo, un approfondimento biografico sul “couturier du reve”: l’ infanzia a Grenville, gli Anni Ruggenti trascorsi in una Parigi effervescente dove inaugurò una galleria d’Arte, gli inizi nella Haute Couture come illustratore vengono evidenziati al pari delle sue passioni. L’ arte fu, senza dubbio, l’ amore principale di Christian Dior. Lo rivela il feeling che instaurò con nomi del calibro di Giacometti, Max Jacob, Dalì, Leonor Fini, Jean Cocteau e moltissimi altri habitué della galleria, ma anche la cospicua serie di dipinti, arredi, sculture, oggetti di antiquariato e d’arte esposti ad avvalorare la sua inclinazione. I curatori Florence Muller e Olivier Gabet hanno organizzato un excursus cronologico e tematico che si estende nei 3000 mq del Museo con dovizia di particolari: “raccontare” la Maison Dior significa anche, naturalmente, non tralasciare il prezioso ruolo che le creazioni fur di Frédéric Castet, i beauty look di Serge Lutens, Thyen e Peter Philips e le fragranze di François Demachy hanno rivestito nel forgiare la sua estetica. Fondamentale è poi lo spazio dedicato ai couturier che, dal 1957 (anno in cui Christian Dior morì improvvisamente) ad oggi, hanno portato avanti il suo heritage. Le creazioni di Yves Saint Laurent, Marc Bohan, Gianfranco Ferrè, John Galliano, Raf Simons e Maria Grazia Chiuri vengono omaggiate  in 6 gallerie che evidenziano le loro rispettive riletture di uno stile ormai leggendario.

Maria Grazia Chiuri for Christian Dior, Essence d’herbier cocktail dress, Haute Couture, Spring-Summer 2017, Ecru fringe cocktail dress, floral raffia and thread embroidery adomed with Swarovski crystals, derived from a Christian Dior original
© Photo Les Arts Décoratifs / Nicholas Alan Cope *

Quando il New Look trionfò, si impose una moda dai codici del tutto inediti: la linea a corolla, che sottolineava la vita e amplificava le gonne a dismisura, esaltava una nuova femminilità. Le spalle si arrotondavano dolcemente, il busto risaltava grazie a bar jacket aderenti e gli accessori – cappello, borsa, guanti – si tramutavano in parte integrante della mise. Al razionamento dei tessuti tipico della Seconda Guerra Mondiale venivano sostituite stoffe in metratura extra, la donna si riappropriava del gusto di abbigliarsi e di esibire glamour allo stato puro. La passione per l’arte e per l’ antiquariato divenne, per Christian Dior, sommo leitmotiv ispirativo: se ne rinvengono tracce sia nel design che nei pattern decorativi. Dal 1957 ad oggi, i couturier che gli sono succeduti hanno reinterpretato la sua cifra stilistica attingendo ai più svariati spunti. La raffinata audacia di Saint Laurent, lo chic lineare di Marc Bohan, le suggestioni architettoniche di Gianfranco Ferrè, la Punk couture teatrale di John Galliano, il rigoroso minimal di Raf Simons e il femminismo luxury di Maria Grazia Chiuri vengono analizzati, nella mostra, tramite outfit tanto splendidi quanto significativi.

John Galliano for Christian Dior, Shéhérazade ensemble, Haute Couture, Spring-Summer 1998 Evening ensemble , Ballets-Russes-inspired kimono, pyramid line with large silk velvet funnel collar, appliqué décor, embroidery and incrustation of Swarovski crystals, Long double satin sheath dress, Paris, Dior Héritage © Photo Les Arts Décoratifs / Nicholas Alan Cope *

A concludere l’ esposizione, la navata centrale si tramuta in sala da ballo per accogliere un novero di evening dress spettacolari. Alcuni di essi sono stati indossati da VIP del calibro della Principessa Grace di Monaco, Lady Diana Spencer, Charlize Theron e Jennifer Lawrence, affascinanti figure chiave dell’ iconografia Dior. Altre creazioni, sono per la prima volta visibili a Parigi. Tutti gli abiti contribuiscono, mirabilmente, ad illustrare la storia mitica di una Maison che del glamour ha fatto il suo emblema più sublime.

Gianfranco Ferré for Christian Dior, Palladio dress, Haute Couture, Spring-Summer 1992, In Balmy Summer Breezes line, Long embroidered and pleated white silk georgette sheath dress Paris, Dior Héritage © Photo Les Arts Décoratifs / Nicholas Alan Cope *

“CHRISTIAN DIOR, COUTURIER DU REVE”

Una mostra a cura di Florence Muller e Olivier Gabet con lo sponsor di Swarovski

Dal 5 Luglio 2017 al 7 Gennaio 2018

c/o Museé des Arts Décoratifs

107, Rue de Rivoli

Parigi

Per info: www.lesartsdecoratifs.fr

 

Raf Simons for Christian Dior, Haute Couture, Fall-Winter 2012
¾-length yellow duchess satin evening dress with Sterling Ruby SP178 shadow print, Paris, Dior Héritage, © Photo Les Arts Décoratifs / Nicholas Alan Cope *

Yves Saint Laurent for Christian Dior, Bonne Conduite dress, Haute Couture,
Spring-Summer 1958, Trapèze line, Smock dress in speckled wool by Rodier, Paris, Pierre Bergé – Yves Saint Laurent Foundation © Photo Les Arts Décoratifs / Nicholas Alan Cope *

Marc Bohan for Christian Dior, Gamin suit, Haute Couture, Fall-Winter 1961, Charme 62 line,Tweed suit, Short double-breasted jacket, Trapeze skirt and matching scarf Paris, Dior Héritage © Photo Les Arts Décoratifs / Nicholas Alan Cope *

Photo courtesy of Musée des Arts Décoratifs