Combattere Caronte: i tre frutti più ricchi d’acqua

 

Quali sono gli alimenti più ricchi di acqua? Sicuramente, la frutta e gli ortaggi. E con Caronte all’opera che fa salire le temperature a dismisura è necessario farne buon uso, perchè il consumo giornaliero di acqua dovrebbe attestarsi intorno ai 2 litri/2 litri e mezzo. La frutta estiva, in particolare, è golosissima e si presta ad essere degustata anche sotto forma di rinfrescanti bevande. Ma quali sono i frutti che contengono le maggiori quantità di acqua? Ve ne presento tre, i più dissetanti in assoluto.

 

Il cocco

 

Il frutto della Cocos Nucifera viene considerato l’essenza stessa dell’ Africa, patria di Caronte. Contiene il 95% di acqua: quando è ancora acerba, la noce di cocco racchiude un liquido biancastro dolcissimo e refrigerante detto acqua di cocco. L’acqua di cocco è una miniera di proprietà benefiche, un prezioso integratore di nutrienti e sali minerali. Tra questi troviamo il potassio, il magnesio, il sodio e il calcio, essenziali per idratare il corpo e fornire energia. L’acqua di cocco, inoltre, svolge un’azione stimolante per gli ormoni tiroidei e per il metabolismo; favorisce la digestione grazie ai molteplici enzimi bioattivi che contiene ed è un toccasana per l’apparato gastrointestinale. Tra i suoi punti di forza risaltano l’assenza di grassi, lattosio e glutine, motivo per cui può essere consumata anche dagli intolleranti a queste sostanze. E’ consigliabile bere 40-50 ml di acqua di cocco quotidianamente per godere al massimo di tutti i suoi benefici.

 

 

L’anguria

 

Il cocomero è’ composto di acqua al 95%, prova ne è il fatto che in molte lingue la parola “acqua” viene inclusa nel suo nome: gli inglesi lo chiamano watermelon, i tedeschi Wassermelone, i francesi melon d’eau. Ma il Cucumis Citrullus o Citrullus Vulgaris, oltre a dissetare adeguatamente, possiede molte altre virtù. Innanzitutto è ipocalorico, per cui se ne possono consumare diverse fette senza il rischio di metter su qualche chilo di troppo, e poi contiene un discreto numero di proteine, fibre, vitamine come la vitamina C, A e B6, sali minerali quali il potassio, il fosforo e il magnesio. L’anguria svolge quindi un’efficace azione depurativa, energetica, antiossidante, saziante e combatte la ritenzione idrica. Pare anche che la citrullina, un aminoacido di cui abbonda, sia un afrodisiaco naturale che potrebbe sostituire il Viagra.

 

 

Il melone

 

Contenente il 90% di acqua, il Cucumis Melo è un frutto dolcissimo e molto dissetante: due caratteristiche che lo accomunano all’anguria e alla noce di cocco. Ricco di beta-carotene, rafforza la vista e migliora la salute dei denti e delle ossa. Contiene dosi massicce di vitamina A e C, perciò è un potente antiossidante; stimola l’organismo a produrre melanina incentivando l’abbronzatura e proteggendo la pelle dai raggi solari nocivi. Svolge una valida azione depurativa, diuretica e refrigerante, ma viene anche molto utilizzato in cucina: sono celebri, in tal senso, i tipici abbinamenti estivi del melone con il prosciutto o i gamberetti, ottimi per un pasto veloce e leggero. Nessun problema per la linea, giacchè il Cucumis Melo vanta un apporto calorico esiguo ed è ricco di fibre, che bilanciano la sensazione di sazietà.

 

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La colazione di oggi: il cocco, “re dei vegetali”

 

La palma da cocco (nome botanico Cocos Nucifera, appartenente alla famiglia delle Arecacee) la conosciamo tutti: è l’emblema dei Tropici per antonomasia. Ha un fusto slanciato che può sfiorare i 40 metri di altezza, foglie paripennate lunghe fino a 5 metri e proviene dalle zone torride del sud-est asiatico; originaria dell’Indonesia, si è poi diffusa in India, nelle Filippine e in tutto l’Oceano Indiano. Successivamente la sua coltivazione si è estesa anche all’ Africa e al Sudamerica, più che altro nelle aree equatoriali. Il frutto, una grande drupa chiamata noce di cocco, è di forma ovale e pesa circa 1,5 kg. La drupa è composta da un esocarpo esterno liscio, da un mesocarpo intermedio di consistenza fibrosa e da un endocarpo solido e legnoso. Internamente, la drupa vanta una polpa bianca edibile che racchiude acqua di cocco nella sua cavità: il suo sapore è dolce, rinfrescante, le sue virtù sono innumerevoli. In ambito alimentare, dalla polpa vengono ricavati il latte, l’olio e la farina di cocco; dall’acqua di cocco, il liquido opalescente incluso nella noce, si estrae una bevanda che dopo la fermentazione origina il “vino di palma”, diffusissimo sin dai tempi degli Antichi Egizi.  Essiccando e frullando la polpa di cocco prima di mescolarla con acqua, si ottiene il latte di cocco: pare che in diversi luoghi fosse utilizzato per nutrire i neonati in alternativa al latte materno. L’olio di cocco è particolarmente indicato per i prodotti di bellezza, poichè abbonda di antiossidanti. Nello specifico, nutre, reidrata e lucida i capelli. Il cocco fu scoperto dagli europei nel 1498: quando l’esploratore portoghese Vasco Da Gama inaugurò la rotta marittima per le Indie, il suo equipaggio notò un frutto locale molto simile alla testa del Coco, un mitologico mostro ispanico. Di conseguenza, il frutto fu battezzato “coco” (“testa” in portoghese) per tale somiglianza.

 

 

Il soprannome più comune del cocco è “re dei vegetali”: perchè non esiste una parte del frutto che non sia utilizzabile, ma anche perchè, essendo una vera e propria miniera di grassi e proteine, ha ricoperto un ruolo nutrizionale fondamentale per moltissimi popoli dei paesi tropicali. Il cocco, infatti, è un alimento super nutriente: un etto del frutto contiene nientemeno che 360 calorie. Se state seguendo una dieta dimagrante, temo di dovervelo sconsigliare. Ma vi assicuro che, controindicazioni a parte, il cocco è un bomba di energia. Essendo molto ricco di potassio, in estate reintegra i sali minerali che perdiamo con la sudorazione. Nella polpa si concentrano i grassi e le calorie, abbondanti, così come un discreto numero di proteine e carboidrati. L’acqua di cocco contiene minerali quali il fosforo, il magnesio e il potassio, ma la noce tropicale abbonda anche di manganese: un toccasana per mantenere sani denti e ossa, potenziare il sistema immunitario e metabolizzare le proteine, il colesterolo e i carboidrati. Altri componenti del frutto sono le proteine e le vitamine, soprattutto quelle del gruppo B; le quantità di carboidrati risultano esigue al contrario degli aminoacidi, delle fibre e dei grassi “buoni” contenuti nel frutto, che permettono di mantenere la glicemia sotto controllo. I benefici della noce di cocco, oltre a quelli già citati, includono un’efficace azione contro le patologie urinarie e la stipsi. In più, il cocco combatte l’astenia ed è un ottimo energizzante del sistema nervoso.

 

 

Ciò avviene perchè la maggior parte dei grassi di cui è ricco il frutto è rappresentata dai trigliceridi a media catena, che l’organismo converte rapidamente in produttori di energia. Il rame e il ferro contenuti nel cocco favoriscono la formazione dei globuli rossi, mentre il selenio, con la sua azione antiossidante, contrasta l’invecchiamento cellulare.

 

 

Come gustare il cocco a colazione? Innanzitutto, grazie alle sue virtù dissetanti, può essere bevuto sotto forma di acqua o latte. La polpa del frutto, di solito, viene mangiata cruda o tagliata a pezzetti; la si può grattugiare e cuocere al forno: regalerà un sapore delizioso a torte, biscotti e dolcetti (pensate ai caratteristici pasticcini sferici ricoperti di noce di cocco grattugiata). Il cocco grattugiato e cotto al forno dona un gusto inedito sia al pane che ai muffin e ai biscotti. La farina di cocco può sostituire quella di grano ed è perfetta per chi è allergico al glutine, poichè non contiene questa sostanza.

 

 

Concludo con qualche curiosità. Proveniente dall’ Indonesia, la palma da cocco fu diffusa in Africa e nel Centro e Sud America dagli esploratori spagnoli e portoghesi. In tempi remotissimi la forma del frutto, così simile a un cranio, diede origine a svariate leggende sulla sacralità del cocco: lo si utilizzava per un gran numero di rituali simbolici, lo si offriva in sacrificio agli dei. Il “re dei vegetali” veniva considerato di buon auspicio in molte culture. In India lo si gustava (e si gusta tuttora) nelle occasioni speciali, e si pensava che regalarlo a una coppia di sposi il giorno delle nozze avesse propiziato loro tanta fortuna e felicità.