La colazione di oggi: il mandarino, la star dell’Inverno

 

Quando arriva l’Inverno, il mandarino è il frutto onnipresente sulla nostra tavola. Il suo nome si ispira a quello dei notabili della Cina imperiale, che erano soliti indossare un mantello color arancio; la pianta del mandarino, infatti, proviene dalla Cina del Sud. In Europa, nel XV secolo, la sua coltivazione si è estesa a partire da paesi dal clima mite quali la Spagna e il Portogallo. Oggi, i frutteti di mandarini sono diffusissimi anche in Italia: in regioni come la Sicilia, la Campania, la Calabria e la Liguria abbondano. Questo frutto della famiglia delle Rutacee, contraddistinto da una forma sferica leggermente appiattita, si declina in varietà molteplici; la Citrus Reticulata,  la Citrus Nobilis e la Citrus Clementina rappresentano le più note. In Sicilia spicca il mandarino tardivo di Ciaculli, un Presidio Slow Food, utilizzatissimo per la preparazione di gelatine, marmellate, liquori, gelati e granite. Il mandarino è un frutto tipico dei mesi freddi, si degusta da Dicembre a Marzo. Il suo colore è identico a quello del mantello sfoggiato dai notabili dell’ Impero Cinese; la buccia, porosa, racchiude un tripudio di spicchi succosi e ricchi di semi. Il gusto è dolcissimo: il mandarino è l’agrume che contiene la maggiore quantità di zuccheri. Non risulta eccessivamente calorico, ma la presenza di fruttosio in dosi massicce richiede che venga consumato con moderazione. C’è da dire, però, che il mandarino è estremamente ricco di proprietà e benefici. Scopriamoli insieme.

 

 

Il mandarino abbonda di vitamine, acqua, sali minerali, acqua e zuccheri solubili. Predomina la vitamina C (o acido ascorbico), di cui è una vera e propria miniera, affiancata dalle vitamine del gruppo B, A e P e dall’acido folico; tra i minerali presenti in grandi quantità figurano il potassio (benefico per i muscoli),  il magnesio, il ferro e il calcio. Il bromo, particolarmente copioso nel mandarino, svolge un’azione rilassante nei confronti del sistema nervoso centrale e concilia il sonno. La vitamina C, un potente antiossidante e micronutriente, neutralizza i radicali liberi mantenendo in salute i tessuti e le cellule; inoltre, rafforza il sistema immunitario e previene i malanni da raffreddamento. Il fruttosio garantisce un notevole apporto energetico, mentre le fibre, di cui il mandarino è ricco, dotano il frutto di un’alta digeribilità e regolarizzano l’intestino. Anche la buccia del mandarino contiene un antiossidante dalle molte proprietà, il suo nome è limonene: oltre ad essere un valido disintossicante per il fegato, favorisce la produzione di serotonina e dopamina svolgendo un’azione ansiolitica e antidepressiva. Dalla buccia del mandarino viene estratto l’olio essenziale di mandarino, molto utilizzato in aromaterapia ma anche per favorire il rilassamento e la digestione.

 

 

A colazione, i mandarini possono essere consumati sotto forma di frutta, anche candita, e deliziose marmellate. Ma a base di mandarino è possibile preparare un numero illimitato di torte, dolci e biscotti ad alto tasso di golosità: cercate le ricette in rete, non avrete che l’imbarazzo della scelta.

 

 

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L’Epifania nel mondo: usanze e riti della ricorrenza che “tutte le feste porta via”

 

E’ arrivata l’Epifania, una solennità cristiana fortemente contaminata dal folklore. Derivante dal greco ἐπιϕάνεια, ovvero “manifestazione”, il termine Epifania designa appunto la manifestazione, la rivelazione di Cristo all’umanità. La Chiesa cattolica celebra anche l’arrivo a Betlemme dei tre Re Magi, che vollero rendere omaggio a Gesù Bambino donandogli oro, incenso e mirra, mentre per la Chiesa Ortodossa l’Epifania coincide con il battesimo di Gesù. Alla sacralità della festa si uniscono tradizioni che probabilmente affondano le origini nelle figure di antiche divinità pagane (rileggi qui l’articolo su Frau Holle, Berchta e Frigg), ed ecco apparire la Befana: secondo una leggenda, mentre i Re Magi si dirigevano a Betlemme chiesero indicazioni sul tragitto a una donna molto anziana, che però si rifiutò di seguirli nel loro percorso. Poco dopo, pentita, la donna riempì un cesto di dolciumi e andò in cerca dei Re Magi affinchè potessero consegnarlo a Gesù, ma non riuscì più a rintracciarli. Decise allora che sarebbe arrivata a Betlemme, bussando di casa in casa per lasciare doni ai bimbi con la speranza di imbattersi in Gesù Bambino. Nasce così il personaggio della Befana, che tuttora, nella notte tra il 5 e il 6 Gennaio, penetra nelle case attraverso i comignoli con un sacco ricolmo di regali. L’ Epifania non si festeggia solo in Italia, ma anche in molti paesi del mondo. Continuate a leggere per conoscere le usanze internazionali associate a questa ricorrenza.

Tutte le foto, raffiguranti la Festa Nazionale della Befana di Urbania, sono di Diego Baglieri, CC BY-SA 4.0 <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0> via Wikimedia Commons

 

 

In Italia

Nel nostro paese, la Befana (una donna anziana che indossa abiti rattoppati e sorvola le case a cavallo di una scopa) consegna i suoi regali nottetempo. La mattina del 6 Gennaio, come per magia, i camini si riempiono di pacchi e pacchetti di ogni dimensione, ma anche delle tipiche calze, ricche di dolci per i bambini buoni e di carbone (sostituito oggi con il carbon dolce) per i bambini meno buoni. Dagli anni dell’infanzia riemergono ricordi di una notte passata in bianco, facendo capolino dalla porta per spiare l’arrivo della vecchietta, ma niente da fare: nessun curioso è mai riuscito a scorgere la Befana. I dolci tipici differiscono a seconda delle regioni. Tra i più famosi rientrano i Befanini, biscotti di pastafrolla dalle svariate forme decorati con zuccherini colorati.

In Spagna e in molti paesi dell’America Latina

Il 6 Gennaio è il Dìa de Reyes, il “giorno dei Re”. Sono i Re Magi a portare doni ai bimbi: la tradizione vuole che Melchiorre, Gaspare e Baldassarre siano arrivati a Betlemme in groppa, rispettivamente, a un cavallo, un cammello e un elefante che rappresentano i loro paesi di provenienza. La notte di vigilia dell’Epifania, i bambini non vanno a dormire senza aver prima lucidato le proprie scarpe: è lì che i Re Magi depositeranno i regali. Accanto alle scarpe sistemano bicchieri di latte o vin dolce, ciotole di frutta o uno spuntino per rifocillare i Re e i loro animali. Il dolce associato al 6 Gennaio è il Roscòn de Reyes, una ciambella ricoperta di frutta candita pressochè identica alla Rosca de Reyes, la torta degustata in Messico, Argentina, Paraguay e Uruguay.

 

 

In Francia

La torta dei Re la fa da padrone. Nel nord della Francia prende il nome di Galette des Rois, nel meridione è il Gâteau des Rois: in entrambi i casi si tratta di un dolce dalla forma rotonda e ripieno di frutta, sebbene la Galette possa contenere anche cioccolato o frangipane. Nell’ impasto viene nascosta una piccola statuetta, e la persona che la trova nella sua fetta di torta viene eletta Re oppure Regina. Il o la fortunata dovrà adornarsi il capo con la corona di carta abbinata al dolce e potrà, a sua scelta, offrire da bere ai presenti o invitarli nella propria abitazione per proseguire il rituale della torta dei Re fino alla fine di Gennaio.

Nei paesi europei di lingua tedesca

In buona parte della Germania cattolica, in Austria e nella Svizzera tedesca, l’Epifania viene incentrata sulle figure dei Re Magi. La tradizione più diffusa è quella degli Sternsinger, i Cantori della Stella, bambini e ragazzi travestiti da Re Magi (con grandi corone di carta sul capo e una stella di legno dorata unita ad un bastone) che vanno di casa in casa per esibirsi in canti a tema. I Cantori ricevono in cambio offerte in denaro che devolvono a cause benefiche, oppure dolcetti. L’usanza prevede anche che i giovani benedicano le case scrivendo l’anno in corso sopra una porta con un gessetto. Le offerte in denaro ricevute vengono raccolte durante la messa della domenica seguente all’Epifania: i Cantori, che indossano di nuovo i costumi dei Magi, formano veri e propri cortei. Il dolce del 6 Gennaio è la torta dei Tre Re; in Svizzera sono molto diffusi i Buchlten, focaccine unite l’una all’altra delineanti la sagoma di una corona. Come avviene in Francia, chi nel dolce trova un ciondolo o una mandorla viene proclamato Re, ma per un solo giorno.

 

 

In Inghilterra

L’Epifania, o meglio la sua vigilia, coincide con la dodicesima notte del periodo compreso tra Natale e il 6 Gennaio. In tempi molto antichi nei villaggi si esibivano i Mummers (attori dilettanti provenienti dal popolo), il ceppo di Yule ardeva per l’ultima volta nel camino (con il carbone si sarebbe acceso quello dell’anno successivo) e si beveva wassail (sidro di mele con spezie) a fiumi. Fu sulla falsariga di queste tradizioni che William Shakespeare scrisse “La dodicesima notte”, non a caso messa in scena per la prima volta durante la vigilia dell’Epifania del 1601. Riguardo ai dolci, c’è solo l’imbarazzo della scelta: la Twelfth Cake è una torta di frutta, affiancata ai biscotti di zenzero e alla crostata di marmellata a forma di stella. Tra le bevande vince la birra speziata, un richiamo ai doni dei Magi. La Twelfth Cake (dodicesima torta) è la protagonista di un divertente rituale: trovare un fagiolo nero arrosto nel suo impasto dà diritto ad essere eletto Re per un giorno, mentre un chiodo di garofano e un ramoscello indicano, rispettivamente, il cattivo e il beota della situazione.

In Irlanda

E’ una sorta di “Festa delle donne”, non per nulla l’ Epifania viene anche chiamata il “Natale delle donne”: dopo le fatiche e gli impegni culinari delle festività natalizie, le donne si rilassano e vanno a cena insieme al ristorante o al pub; i membri della famiglia le riempiono di regali in segno di amore e di riconoscenza.  Il 6 Gennaio, inoltre, vengono bruciati i rametti di agrifoglio che hanno ornato la casa durante le feste.

 

 

In Bulgaria

L’ Epifania è chiamata Bogoyavlenie, giorno in cui Dio si manifesta. Secondo la tradizione, un sacerdote lancia una croce di legno nell’acqua (di mare, di fiume o di lago) e spetta ai giovani il compito di correre a prenderla. Date le temperature polari del Gennaio bulgaro, colui che la recupera sarà ricoperto di tutti gli onori. Il gesto viene considerato di buon auspicio anche per la salute del nuotatore e di tutta la sua famiglia.

In Romania, Moldavia e Transilvania

La Boboteaza viene celebrata con diversi rituali. Nell’area sud-occidentale della Romania si tengono le corse dei cavalli dell’ Epifania: prima della gara è prevista una benedizione, a gara ultimata i festeggiamenti sono travolgenti; il vincitore si ammanta di un’aura di gran prestigio. I riti associati all’acqua, come in Bulgaria e negli altri paesi ortodossi, sono diffusissimi. Secondo un’antica credenza, se una giovane donna cade in un corso d’acqua il giorno dell’Epifania è destinata a maritarsi entro l’anno. In Transilvania ritroviamo la tradizione dei Cantori della Stella, anche se con differenze sostanziali rispetto ai paesi di lingua tedesca: al posto della stella, i cantori portano con sè una lanterna di vetro in cui è racchiusa un’icona ortodossa.

 

 

In Slovenia

Il 6 Gennaio la tradizione vuole che i bambini bussino di porta in porta e che le famiglie regalino loro noci, mandorle, fichi o dolcetti.

In Russia

L’ Epifania si festeggia il 19 Gennaio e commemora il Battesimo di Gesù. La Grande Benedizione delle Acque è il rito supremo dell’Epifania russa: ci si reca solitamente presso un lago o un fiume per prendere parte a un cerimoniale che risale al 1525. A quell’ epoca, era uno degli eventi più maestosi mai tenutosi alla corte dello Zar. Lo Zar e il Patriarca di Mosca (capo spirituale della Chiesa Ortodossa russa) capeggiavano la processione organizzata dopo la liturgia nella Cattedrale della Dormizione. La meta era il fiume Moscova, nelle cui acque ghiacciate veniva scavato un foro denominato Giordano in onore al fiume in cui fu battezzato Cristo. Un gazebo adornato di icone raffiguranti il suo battesimo si installava sopra la buca, dopodichè il Patriarca benediva lo Zar e i suoi dignitari con la croce che aveva precedentemente immerso nel Moscova. Oggi, durante l’ Epifania, i russi sono soliti ricavare fori che chiamano Giordano nelle acque ghiacciate dei laghi e dei fiumi; è una tradizione recente, inaugurata negli anni ’90, e affida alle acque ritenute sacre il potere di lavare i peccati di coloro che si immergono per tre volte nel Giordano. L’acqua del foro, prima del rito, viene benedetta dal sacerdote ortodosso. Il rituale della Grande Benedizione delle Acque ha luogo in tutte le chiese, dove l’acqua santa viene distribuita ai fedeli affinchè possano portarla nelle proprie case. In generale, per i russi, il giorno dell’Epifania ogni tipo di acqua diviene sacra.

 

 

 

La colazione di oggi: tornano le arance, un must autunnale

 

A Novembre, puntuali, tornano a ravvivare il grigiore con il loro colore vibrante. Un colore che ha preso spunto dal loro nome, perchè è proprio alle arance che si ispira l’arancione. Proveniente dalla Cina e dall’Asia del sud-est, il Citrus Sinensis (questo il nome botanico dell’arancio, una pianta appartenente alla famiglia delle Rutacee) venne importato in Europa dai marinai portoghesi. Secondo alcuni studiosi il suo ingresso nel Vecchio Continente risalirebbe al XV secolo, mentre altri affermano che l’albero approdò in Italia, più precisamente in Sicilia, molto tempo prima grazie ai romani e passando per la Via della Seta. Nel IX secolo furono gli Arabi a reintrodurre l’arancio nell’isola, quando ebbe inizio la conquista islamica della Sicilia. Non è un caso che un frutto siciliano chiamato “melarancia” venga citato in più d’un libro della Roma antica: i tomi sono datati al I secolo d.C. E sempre nella città eterna, un arancio che San Domenico piantò intorno al 1200 fa bella mostra di sè nel chiostro del convento di Santa Sabina; tuttavia, non se ne conosce la provenienza. E’ certo, invece, che il termine “portogallo” equivalga a dire “arancia” in diverse lingue, tra cui il rumeno, il greco, l’arabo, l’albanese e l’italiano del 1800. Peraltro, il frutto del Citrus Sinensis prende il nome di “portogallo” in molti dialetti della nostra penisola: ciò sembra confermare, almeno apparentemente, la diffusione ad opera dei portoghesi della pianta.

 

 

Ma veniamo alle caratteristiche di questo frutto, tondeggiante e tinto di un vivace color arancio. Ha una forma sferica, una buccia spessa e increspata; la dolcezza dei suoi spicchi, succosissimi, contrasta con accenti aspri che ne rendono ancora più intrigante il sapore. Le arance cominciano a maturare a Novembre, mese in cui vengono raccolte le prime varietà. Un periodo ideale, considerando la loro efficacia nel prevenire i malanni della stagione fredda. Iniziare la giornata con delle arance, anche in versione spremuta, è un’ottima idea: regalano energia e sono ricche di vitamina C, un noto rafforzante del sistema immunitario. In più, contengono pochissime calorie e un indice glicemico talmente esiguo da permettere anche ai diabetici di consumarle. Le loro virtù sono innumerevoli: oltre a racchiudere acqua in dosi massicce, le arance sono un’autentica miniera di fibre come la pectina, la lignina e la cellulosa, che accentuano il senso di sazietà e fanno sì che gli zuccheri e i grassi vengano assorbiti in quantità moderate. Il licopene, contenuto soprattutto nelle arance rosse, è un carotenoide dalle spiccate doti antiossidanti e antinfiammatorie; contrasta le patologie cardiovascolari, oculari e ossee (come l’osteoporosi). La vitamina C è un po’ il “marchio di fabbrica” di questo frutto: favorisce un adeguato assorbimento del ferro e del calcio, è un potente antiossidante e un toccasana per le difese dell’organismo. La vitamina A (o retinolo) mantiene in salute la pelle e gli occhi e assicura un buon funzionamento sia del sistema immunitario che del metabolismo. Le vitamine del gruppo B, essenziali per la produzione dei globuli rossi, tengono sotto controllo i livelli di omocisteina e si rivelano portentose per il sistema nervoso. Tra i sali minerali contenuti nell’arancia risaltano il ferro (imprescindibile per il benessere del’organismo), il rame (antiossidante efficacissimo contro le patologie cardiovascolari), il potassio (ottimo per la salute dei muscoli) e il calcio (benefico in particolare per le ossa, i denti e la coagulazione sanguigna). Le antocianine e i polifenoli, di cui l’arancia abbonda, sono degli importanti antiossidanti.

 

 

I benefici che apporta il consumo di arance, quindi, sono molteplici. La vitamina C contrasta le infezioni potenziando le difese immunitarie, le fibre regolarizzano i livelli di colesterolo, gli antiossidanti combattono i radicali liberi e mantengono sotto controllo la pressione poichè fluidificano il flusso sanguigno. I citroflavonoidi contenuti nell’arancia, inoltre, svolgono una valida azione nei confronti della fragilità capillare. E non è finita qui: incrementando la formazione dei succhi gastrici, il frutto del Citrus Sinensis facilita la digestione, mentre la funzione antiossidante degli antociani incentiva il metabolismo. Le fibre, infine, hanno virtù diuretiche e impediscono ai grassi e agli zuccheri di essere assorbiti troppo velocemente (con buoni risultati anche per la linea).

 

 

Dell’ arancia esistono molte varietà, ammontano a oltre 100. Le differenze principali possono essere ricondotte a due tipologie: arance dolci e arance amare (le prime le compriamo dal fruttivendolo, le seconde si utilizzano in ambito cosmetico e per la produzione di marmellate dal gusto particolare), arance bionde e arance rosse (la distinzione riguarda essenzialmente il colore della loro buccia). Qualche nome delle numerose varianti? Ci sono le Navel, le Tarocco, le Moro, le Sanguinello, le Belladonna, le arance alla vaniglia…Ma quel che ci interessa ora è come includere questo succoso frutto nella prima colazione.

 

 

La classica spremuta d’arancia è un toccasana, però prima di prepararla bisognerebbe osservare qualche accorgimento. Innanzitutto, non va mai bevuta a digiuno: l’acido citrico contenuto nel frutto potrebbe risultare difficilmente digeribile o provocare acidità di stomaco. Sempre per questo motivo, chi soffre di patologie gastriche dovrebbe evitare l’aranciata o perlomeno consumarla dopo qualche pasto, foss’anche solo un toast o un dolcetto. Le arance possono essere mangiate a spicchi o tagliate a fette, lo spunto ideale per una prima colazione coi fiocchi: arricchiscono il porridge e i pancake, diventano deliziosi biscotti (se volete strafare, immergetele nel cioccolato fuso). Con il succo, la polpa e la scorza di arancia si preparano dolci sfiziosissimi, dalle torte al pan d’arancio siciliano, dai ciambelloni alla crema di arancia passando per i muffin, il rotolo e le crostate. Cercate qualche ricetta? Cliccate qui. E dato che a Natale manca poco più di un mese, vi suggerisco di provare le scorze di arance candite: sono una ghiottoneria unica (qui la ricetta), anche in questo caso – volendo – da intingere nel cioccolato fuso per esaltarne al massimo il sapore. Se invece optate per una colazione essenziale e super salutare, puntate sulla marmellata di arancio spalmata sulle fette biscottate o  su una fetta di pane; è una prelibatezza “minimal”, ma dalla bontà garantita.

 

 

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Le ragazze

 

“Alzai gli occhi per via delle risate, e continuai a guardare per via delle ragazze. Notai prima di tutto i capelli, lunghi e spettinati. Poi i gioielli che brillavano al sole. Erano in tre, così lontane che vedevo solo la periferia dei loro lineamenti, ma non importava: capii subito che erano diverse da tutte le altre persone del parco. Famiglie che ciondolavano, vagamente in fila, aspettando che fossero pronte le salsicce e gli hamburger messi a cuocere sulla griglia. Giovani donne in camicia a scacchi che correvano a stringersi al fianco dei fidanzati, bambini che lanciavano gemme di eucalipto ai polli dall’aria selvatica che infestavano il vialetto. Le ragazze dai capelli lunghi sembravano scivolare su tutto quello che le circondava, figure tragiche e isolate. Come una famiglia reale in esilio. Le studiai fissandole in maniera spudorata, evidente: sembrava impossibile che potessero alzare gli occhi e notarmi. L’ hamburger mi era rimasto abbandonato in grembo, e un venticello portava dal fiume puzza di pesciolini. Avevo un’ età in cui esaminavo e classificavo all’istante le altre ragazze, tenendo perennemente il conto di tutti i miei difetti, e mi accorsi subito che quella coi capelli neri era la più carina. Me l’ero aspettato, anche prima di riuscire a vederle bene in faccia. Aveva attorno a sè un’aura di distacco dal mondo terreno, e portava un vestitino largo e sporco che le copriva a malapena il sedere. Era accompagnata da una ragazza magrissima coi capelli rossi e un’altra più grande, vestita con la stessa noncurante sciatteria. Parevano appena ripescate da un lago. Gli anelli da quattro soldi che avevano alle dita erano come una seconda fila di nocche. Stavano giocando con una soglia pericolosa, bellezza e bruttezza allo stesso tempo,   e attraversavano il parco lasciandosi alle spalle una scia di improvvisa allerta. (…) I raggi del sole splendevano fra gli alberi, come sempre – i salici assonnati, le folate di vento caldo che soffiavano sulle coperte da picnic – ma il senso di familiarità della giornata era turbato dal solco che le ragazze si andavano aprendo in mezzo al mondo normale. Fluide e incuranti come squali che tagliano l’acqua. “

Emma Cline, da “Le ragazze” (Giulio Einaudi Editore)

 

(Foto: Cottonbro via Pexels)

 

Salsedine: la collezione PE 2023 di Federico Cina si ispira ai colori e alla suggestività della Salina di Cervia

 

La palette esplora tutte le nuance del beige, del sabbia e del panna, sebbene non manchino tocchi di rosa, grigio, celeste e nero. Le forme sono disinvolte ma sensuali, sovrapposizioni e asimmetrie regnano sovrane. Tessuti e fantasie eterogenei convivono, esaltando drappeggi, increspature e pattern che sembrano finissime cesellature (infatti sono stati realizzati a mano). Il mood è decisamente avantgarde. La collezione Primavera Estate 2023 di Federico Cina non passa inosservata: ammalia sia grazie ai look che ai dettagli preziosi, frutto di una perizia sartoriale doc.

 

 

L’ispirazione a cui attinge il giovane designer nato a Sarsina, un comune in provincia di Forlì-Cesena, prende vita da luoghi e atmosfere della Romagna, la sua regione, dove ha scelto di tornare dopo gli studi fiorentini al Polimoda ed esperienze lavorative internazionali. Le radici, i valori e la cultura romagnola sono dei leitmotiv costanti, per Federico Cina. La collezione Primavera Estate 2023 non sfugge alla regola: intitolata “Salsedine”, è focalizzata sulla Salina di Cervia e sul suo parco naturale a sud del delta del Po. Uno scenario futuribile, dove le montagne di sale assumono colori cangianti che spaziano dal rosa al ruggine e riflettono i bagliori delle pozze d’acqua lambite dal sole. Sale e acqua si alternano in una distesa sconfinata, contraddistinta da panorami mozzafiato e da specie botaniche e faunistiche rare. Basti pensare che la Salina, per fare solo un esempio, è popolata da ben 2000 fenicotteri rosa. Quando di sera cala il silenzio, le montagne di sale emanano la stessa suggestività delle dune del deserto. Federico Cina ha rielaborato quel paesaggio avveniristico, le sue sfumature, l’idea della salsedine rimasta impressa sul corpo, dando vita a una collezione intrisa di fascino che conquista al primo istante.

 

 

 

La frutta dell’estate e le sue innumerevoli proprietà

 

E’ ricca di principi nutritivi salutari per l’ organismo: contiene vitamine, acqua, sali minerali, fibre, antiossidanti fondamentali. La frutta è una vera e propria miniera di benessere, specialmente in estate. Tra i suoi benefici risaltano l’azione diuretica, lassativa, antinfiammatoria, ma non solo: la frutta contrasta il colesterolo, il diabete, le patologie neurovegetative e cardiovascolari. E poi fa bene alla pelle, è dissetante e dona energia. I nutrizionisti consigliano di puntare sulla frutta di stagione e di consumarla circa tre volte al giorno, dopo i pasti principali e a colazione (oppure in occasione di uno spuntino). Per orientarci al meglio, ecco un excursus sui principali frutti estivi e sulle loro proprietà.

 

Le albicocche

Ottime per la pelle grazie a un mix di carotenoidi (che fungono da precursori della vitamina A) e di vitamina C, mantengono sana l’epidermide e agevolano l’abbronzatura. Abbondano di fibre e di minerali come il ferro, il magnesio, il calcio, il fosforo e il potassio, contrastano l’anemia donando energia in dosi massicce. In più, depurano l’intestino dalle scorie e svolgono un’azione rafforzante del sistema immunitario.

L’anguria

Chiamata anche “cocomero”, durante l’estate è gettonatissima perchè rinfresca, disseta – basti pensare che per il 90% è composta da acqua – e sazia come pochi altri frutti. Sostanze quali la citrullina e il licopene, che contiene in abbondanza, sono degli ottimi alleati, rispettivamente, contro l’ipertensione e i radicali liberi. L’ angura è ricca poi di vitamina A e C e di sali minerali come il potassio e il magnesio, fondamentali durante l’estate.

Le ciliegie

Dolcissime e succose, sono una miniera di vitamine e fibre. Gli antociani, degli antiossidanti che contengono in grande quantità, sono un toccasana per l’elasticità della pelle ma fungono anche da antinfiammatori e antidolorifici. Tra le loro proprietà spicca, inoltre, la presenza di uno zucchero a bassissimo indice glicemico come il levulosio.

I fichi

Sono ricchi di nutrienti e molto sazianti. Contengono parecchie calorie, ma per i benefici che apportano risultano irrinunciabili: forniscono energia e possono essere considerati un efficace ricostituente, combattono lo stress e l’astenia. Possiedono virtù antinfiammatorie (contrastando i malanni dell’apparato urinario e respiratorio) e sono un toccasana per il transito intestinale, il benessere della pelle, il sistema cardiovascolare.

Le fragole

Assicurano innumerevoli benefici: abbondano di acido folico, la vitamina B9, essenziale per la sintesi del DNA e molto usato dalle donne in stato interessante. I benefici dell’acido folico includono la prevenzione dell’anemia e delle patologie cardiovascolari. Tra le principali proprietà di questo frutto rientrano l’azione antiossidante e antinfiammatoria; le fragole contribuiscono a incrementare la serotonina, il cosiddetto ormone del buonumore, hanno quindi la capacità di influire positivamente sul nostro stato d’animo. Ricche di xilitolo, un alcol rintracciabile in molti vegetali, risultano benefiche anche per la salute dei denti.

Il melone

Una bomba di salute: contiene beta-carotene, un antiossidante che favorisce la produzione di melanina, oltre che abbondanti dosi di vitamina A, vitamina C, vitamina B (in particolare B6), vitamina K. Tra i sali minerali spiccano il potassio e il magnesio, che insieme ai folati e alla vitamina K mantiene in salute le ossa e i denti. La pelle riceve importanti benefici dall’azione congiunta degli antiossidanti e dall’acqua presente nel melone, un frutto povero di calorie che si rivela un toccasana per l’apparato cardiovascolare, la vista e la pressione arteriosa. La vitamina C dona forza e vigore al sistema immunitario.

Le nespole

Abbondano di acqua, sali minerali e fibre, svolgono un’azione drenante e incrementano la produzione dei costituenti del sangue (globuli bianchi, globuli rossi e piastrine). Contrastano le patologie cardiovascolari e sono molto benefiche per l’intestino: lo regolarizzano, riducono il gonfiore; l’acido formico contenuto nelle nespole regala un immediato senso di sazietà. Le loro proprietà antinfiammatorie le rendono efficaci per le malattie da raffreddamento.

Le pesche

Succosissime, sono uno dei frutti estivi per eccellenza. Abbondano di nutrienti: contengono vitamina A, vitamina B, vitamina C, vitamina K, vitamina E, fibre, minerali quali il rame, il potassio e il manganese. Nel frutto si rileva anche la presenza di proteine, zuccheri e polifenoli. La vitamina C fa sì che il ferro venga assorbito dall’ organismo in modo ottimale, i polifenoli svolgono un’ importante azione antiossidante. La pesca, inoltre, favorisce la digestione e possiede importanti virtù antistaminiche.

Le prugne

Conoscerle solo per le loro proprietà lassative è riduttivo: le prugne regolarizzano e purificano l’intero apparato gastrointestinale, abbassano il colesterolo LDL (detto colesterolo cattivo), contrastano l’osteoporosi e contribuiscono al benessere della pelle. Contengono discrete dosi di vitamine e di potassio, un minerale basilare per il periodo estivo.

Le susine

Ricche di vitamina A, acqua, fibre, difenilsatina (che favorisce la motilità dell’intestino), potassio e poco caloriche, le susine apportano svariati benefici all’ organismo: lo reidratano, reintegrano i sali minerali persi con la sudorazione, regalano energia. L’effetto lassativo che esercitano è stimolato dalle fibre e dalla presenza della difenilsatina, e sempre grazie alle fibre questo frutto mantiene sotto controllo il colesterolo e la glicemia. I polifenoli contenuti nella susina svolgono una potente azione antiossidante che contrasta i nocivi effetti dei radicali liberi.

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La colazione di oggi: 5 (+1) alimenti freschi e digeribili per proteggersi da Caronte

 

Il caldo ha raggiunto il suo apice: questa settimana, con Caronte, le temperature si eleveranno fino a raggiungere picchi di oltre 40 gradi. E non basta: in alcune zone d’Italia sfioreranno persino i 50! Il calore è da record, mercoledì il bollino rosso coinvolgerà ben 23 città. Mettere in atto un piano per proteggersi dall’anticiclone è d’obbligo, se vogliamo uscire indenni dalle sue fiammate infernali. Per iniziare al meglio la giornata, ad esempio, urge pensare a una colazione ideale. Che con le temperature roventi necessita di accorgimenti specifici: la regola numero uno, valida 365 giorni all’ anno ma ancor più ora, è che del breakfast non bisogna mai fare a meno. Rappresenta un pasto fondamentale, soprattutto quando il clima è torrido. Reidrata l’organismo dopo notti “sudatissime” a causa del caldo tropicale e fornisce l’energia necessaria per affrontare una nuova giornata. La colazione estiva, quindi, dovrebbe includere un buon numero di liquidi ed essere rigorosamente fresca e digeribile. Esistono alimenti che soddisfano entrambi i requisiti, e oltre a risultare golosi forniscono un’adeguata “schermatura” contro l’afa: ve li elenco qui di seguito, raccomandandovi di inserirli nel primo pasto della vostra giornata.

 

La frutta di stagione

 

 

Consumatela in abbondanza: è ricca di sali minerali, vitamine, antiossidanti, fibre e acqua, quindi si rivela ottima per idratare il corpo e reintrodurre i minerali persi con la sudorazione. Possiamo gustarla in svariate versioni, addentandola così com’è o sotto forma di frullato, spremuta, macedonia, bocconcini da inserire nello yogurt e nel latte e cereali…La frutta, in particolar modo d’estate, è un alimento rinfrescante e iper salutare.

 

I cereali integrali

 

 

Contengono una grande quantità di fibre e vitamine, per cui sono digeribilissimi e al tempo stesso nutrienti: saziano senza appesantire. Il loro consumo è benefico ad ampio spettro; regolarizzano i livelli di colesterolo e trigliceridi, proteggono dal diabete, dall’ipertensione e dalle malattie cardiovascolari. Le fibre che contengono in abbondanza, inoltre, sono portentose per l’apparato digerente.

 

Il latte

 

 

Il latte è super dissetante: è un concentrato di acqua, sali minerali, vitamine, proteine, zuccheri e calcio, che funge da potente antiacido e risulta un ottimo antidoto contro il reflusso gastroesofageo. Bevete il latte fresco e dolcificatelo con del miele, svolgerà un’azione antiossidante e antibatterica molto benefica per l’ apparato digerente. Accompagnatelo preferibilmente a dolci da forno come i biscotti e le brioches.

 

Lo yogurt

 

 

In estate è semplicemente perfetto: nutriente, rinfrescante, saziante, può essere gustato con pezzetti di frutta di stagione, frutta secca grattugiata, un po’ di miele oppure insieme ai cereali. E’ un ottimo nutriente, ricco di calcio benefico per le ossa e di vitamina B12, magnesio, acidi grassi insaturi (i cosiddetti “grassi buoni”). I suoi fermenti lattici assicurano i benessere dell’ intestino, e le proteine di cui è ricco accelerano il metabolismo. Può essere considerato, dunque, un alleato ideale delle diete dimagranti ed è assai digeribile.

 

Il frullato

 

 

Frullati, smoothie, frappè e centrifugati sono contraddistinti da notevoli differenze ma hanno un denominatore comune: sfruttano i benefici della frutta di stagione. Coloratissimi e dall’aspetto invitante, risultano un’autentica meraviglia per gli occhi. Il frullato, in particolare, si avvale di una mescolanza di frutta allungata con acqua, latte o yogurt.

 

E il caffè?

 

 

C’è chi consiglia di berlo all’americana, allungato con molta acqua, ma il caffè, in estate, si declina in molteplici versioni: per combattere il caldo, ad esempio, esistono la granita al caffè, la crema fredda al caffè (detta anche “caffè del nonno”), il frullato al caffè accompagnato dalla banana. Un’opzione molto salutare prevede invece di berlo mescolandolo al latte freddo, con l’ aggiunta di ghiaccio a proprio piacimento.

 

 

 

21 Giugno, Solstizio d’Estate

 

Solstizio d’estate.
Giornate che non finiscono mai,
interrotte per poche ore dalla notte,
e gli occhi spalancati per lo stupore di tanta luce.
(Fabrizio Caramagna)

 

Buon Solstizio d’Estate! Oggi, alle 16.58, la bella stagione entrerà ufficialmente. In quegli istanti il Sole raggiungerà il punto più alto del suo moto apparente lungo l’eclittica. E’ il giorno più lungo dell’ anno, le ore di luce prevalgono e il buio arretra. Nel Circolo Polare Artico il Sole non tramonta mai. Ma da domani in poi, le giornate cominceranno ad accorciarsi impercettibilmente: un ciclo perenne che va avanti dagli albori del Mondo, direttamente connesso con il ciclo della natura. Derivante dal latino “Solstitium”, un connubio tra “sol” (sole) e “sistere” (fermarsi), il Solstizio d’Estate inneggia al trionfo della potenza solare. I riti che lo celebrano sono affascinanti e remotissimi. I falò rappresentano uno dei più famosi: secondo la tradizione, simboleggiano ed esaltano il vigore del Sole. E poi purificano, allontanano le entità malvagie, scongiurano i malanni; tutte doti non casuali, se pensiamo che la notte del Solstizio il velo che separa il mondo visibile da quello invisibile si squarcia e viene attraversato anche da spiriti malefici. Le erbe acquisiscono virtù portentose, quelle aromatiche si bruciano nei falò ed altre piante, come il vischio, il sambuco, il seme di felce, la verbena, l’artemisia, regalano poteri soprannaturali o auspicano prosperità e fortuna. Fiori quali la calendula e l’iperico (detta anche “erba di San Giovanni”), invece, hanno il privilegio di concetrare in sè tutta l’energia solare. Ma anche la luna riveste una grande importanza, nei festeggiamenti solstiziali: collegata all’ elemento dell’acqua, è simboleggiata dalla rinomata “guazza di San Giovanni”. A questa rugiada vengono attribuiti dei poteri magici, tra cui quello di propiziare la fertilità femminile. Un antico rituale prevedeva che, nottetempo, le giovani donne si rotolassero nude tra l’ erba bagnata per favorire il concepimento. Per i popoli Pagani il Solstizio d’Estate era Litha (il nome della dea sassone del grano), la festa di Mezza Estate. Cielo e Terra si univano in un mistico connubio; al trionfo della luce del Sole, il visibile, facevano da contrappeso le invisibili potenze notturne sancendo un’armonia quasi cosmica, un decisivo equilibrio. Se volete approfondire l’argomento, cliccate qui. E non dimenticate di celebrare con gioia, e in tutti i modi possibili, il giorno più lungo dell’anno.

 

 

Foto via Pexels e Unsplash

 

Vedesti il mare

 

“Opposto alla terra è il mare. Non permette sguardi dall’ alto, è orizzontale, pari. Ferma i passi e però è pure strada spianata. Lo vedesti calmo, senza una sponda in vista, fino a dove l’aria si confondeva con l’acqua. Ti venne voglia di salirci sopra. Eri arrivata al tuo punto di partenza. Rimanesti a fissarlo, una lastra lucente sotto il sole. Avevi la spinta a staccarti da tutto. Non ti aspettavi pace. In pochi giorni ti erano stati addosso tuo padre, dei gendarmi, dei banditi. Vedesti il mare, fine delle corse. Coi soldi dei capelli comprasti la tela cerata per lavorare a bordo, oltre al primo libro, l’alfabeto italiano. Dalla prima notte che dormimmo in barca non hai più dormito in terraferma. I tuoi figli sono stati concepiti a bordo di una chiatta. Scrivevi che era un ormeggio che si poteva sciogliere. Mi scrivesti, con la mano incerta delle prime lettere, del brevetto di subacqueo che avevi preso per lavorare alla pesca del corallo. Per mezz’ora di raccolta ci volevano ore di decompressione con le bombole. Lui restava a bordo. Scendevi con la lampada nell’ oscurità dei fondali lungo i fianchi di un vulcano sommerso. Ti sentivi al sicuro sul fondo del mare. I tuoi pericoli erano in terraferma. Shangai: il suo nome in cinese vuol dire stare al di sopra del mare. Avrei dovuto dirtelo. Sento di avvicinarmi a un punto simile a quello che è stato per te il mare. “

Erri De Luca, da “Le regole dello Shanghai”

 

 

Il luogo: al Carnevale di Venezia con il Principe Maurice

 

E’ un Carnevale più magico che mai, il Carnevale di Venezia 2023: “Take your Time for the Original Signs” (questo il tema su cui è incentrato)  si ispira ai segni dello Zodiaco e ai quattro elementi naturali – aria, acqua, terra e fuoco – invitandoci a ritrovare la nostra essenza più intima, la nostra unicità, nel luccichio delle costellazioni astrologiche da cui siamo rappresentati. Per addentrarci in questo viaggio nei giorni grassi del Carnevale veneziano, ho scelto una guida d’eccezione. E’ il Principe Maurice, Maestro di Cerimonie oltre che suprema icona della kermesse, una figura talmente rappresentativa da essersi guadagnata la nomina di Ambasciatore Ufficiale del Carnevale di Venezia nel mondo. Chi segue VALIUM lo conosce bene, è a lui che ho dedicato lo spazio “Sulle tracce del Principe Maurice”. Oggi, eccezionalmente, “Il luogo” e la suddetta rubrica si fondono in uno straordinario connubio: esploreremo il Carnevale della perla lagunare insieme al Principe, in uno scoppiettante turbinio di luoghi, eventi e manifestazioni. Giocheremo con i quattro elementi per presentarvi location inedite della Venezia carnascialesca e vi inviteremo ad appuntamenti speciali, come quello che si terrà stasera al Museo Correr

 

Il Principe si esibisce all’ Official Dinner Show “Original Sinners”

 

Il tema del Carnevale di Venezia 2023, “Take your time for the Original Signs”, inneggia allo Zodiaco e ai quattro elementi naturali. Puoi raccontarci qualcosa in più su questo affascinante argomento?

Da parte del Direttore Artistico Massimo Checchetto, che è anche lo scenografo del Teatro La Fenice, c’è stata la volontà di affidarsi all’astrologia, ai segni zodiacali e agli elementi della natura. Ma c’è anche un altro segno che domina sulla città, ed è quello simbolico di San Marco: il Leone sta a testimoniare la potenza e l’indipendenza della Serenissima, mentre l’ispirazione allo zodiaco invita ognuno a reinterpretare liberamente il proprio segno astrologico. Gli straordinari spettacoli dell’Arsenale, ormai un must della produzione, sono invece dedicati ai quattro elementi (acqua, aria, terra e fuoco). Per rappresentarli non potrebbe esistere uno scenario migliore. Il 4 Febbraio, uno scenografico corteo acqueo ha solcato il Canal Grande in pre-apertura del Carnevale, mentre il giorno successivo si è svolta una regata capitanata da una gigantesca pantegana di cartapesta: poco prima di arrivare al ponte di Rialto, il corpo della Pantegana si è spalancato lasciando fuoriuscire miriadi di coriandoli e palloncini colorati. Questo evento ha sostituito il volo della Colombina, perché in Piazza San Marco ci sono dei lavori in corso che non è possibile interrompere. La piazza, comunque, non rappresenta più il fulcro assoluto del Carnevale. Lo spettacolo è diffuso ovunque, soprattutto nei campielli…è uno spettacolo di strada così come lo era in passato. Anticamente, il Doge inaugurava il Carnevale permettendo agli artisti di strada di esibirsi in qualsiasi luogo, ed è quello che succede oggi. E’ un ritorno alle tradizioni più remote, mentre di nuovo e di meraviglioso c’è il Dinner Show ufficiale a Ca’ Vendramin Calergi, “Original Sinners”, ideato e diretto da Antonia Sautter: i segni zodiacali sono evocati in uno splendido corner “astrologico”, ma l’evento è dedicato ai sins e ai sinners, ovvero ai peccati e ai peccatori. Il Concorso della “Maschera più Bella” è ormai quasi completamente virtuale. Le maschere sfilano all’ interno di un’ installazione in Piazza San Marco, dove una piccola telecamera immortala i loro costumi in ogni dettaglio. Le immagini vengono diffuse sui social del Carnevale e votate dal popolo del web, dopodichè una giuria qualificata, composta da Massimo Checchetto e dai prestigiosi atelier veneziani Pietro Longhi, La Bauta, Antonia Sautter e Nicolao Atelier, selezionerà la maschera vincitrice tra quelle che hanno ricevuto più voti. Partecipanti e giuria non hanno più un contatto diretto, credo che sia un residuo dei distanziamenti dell’epoca Covid.

 

 

Quali sono i luoghi chiave in cui si sviluppa il Carnevale?

Il Carnevale è diffuso in tutta la città metropolitana. Si sta dando importanza anche alla terraferma, per coinvolgere – oltre che i turisti – l’intera popolazione. I luoghi chiave sono i campielli principali come l’anno scorso. La mappa è la stessa, il format è lo stesso, però sono stati implementati i teatrini. In Piazza San Marco qualche spettacolo viene fatto, ma si punta a non creare un eccessivo affollamento e i cantieri sono piuttosto ingombranti: per non intasare la piazza, ad esempio, il volo dell’Angelo non è stato effettuato. Personalmente sto frequentando le più tradizionali location veneziane: ho voglia di tornare alle origini. In questo momento mi trovo al Caffè Florian, dove vado tutti i giorni a prendere il caffè. Ho voglia di respirare gli odori, i profumi, l’energia che mi ha sempre donato quel locale, un punto di riferimento assoluto del Carnevale perché in passato gli aristocratici si ritrovavano lì dopo la loro sfilata in costume, “el liston delle maschere”. Sfilavano sulla pavimentazione di Piazza San Marco, lungo una fascia decorata che veniva chiamata il “liston”. Tradizione a parte, a Venezia esistono miriadi di locali. Alcuni hanno aperto da poco e sono molto simpatici, freschi, frizzanti. Quest’ anno in laguna c’è una massiccia presenza di giovani provenienti da tutto il mondo: le nuove generazioni, intrigate dal Carnevale, sono approdate a Venezia per scoprirlo in prima persona. Tra le location più imperdibili, poi, c’è sicuramente l’Arsenale, che da un anno a questa parte ospita spettacoli straordinari. “Original Signs” è uno show grandioso, organizzato sul bacino acqueo, che mette in scena i quattro elementi naturali: terra, acqua, aria, fuoco vengono rappresentati in un’atmosfera magica dove la danza, lo spettacolo e la musica si fondono in un connubio eccezionale. A Ca’ Vendramin Calergi, lo storico Casinò di Venezia (è il più antico al mondo), l’appuntamento serale è con gli “Original Sinners” di Antonia Sautter. La formula è quella del dinner show, però si può anche ballare. In questi spazi incantati mi esibisco nelle vesti di performer e di Maestro di Cerimonie.

 

 

Vorrei segnalarvi un’ ulteriore location, il Museo Correr: con l’ Associazione Internazionale per il Carnevale di Venezia, del quale sono Direttore Artistico, organizziamo eventi di scambio culturale con nazioni di tutto il mondo. E proprio nel Museo Correr oggi si terrà un incontro importante tra la città di Baku, la capitale dell’Azerbaigian, e Venezia. Perché Baku? E’ molto semplice: si trova sulla Via della Seta, la rotta commerciale che congiungeva l’Impero romano con quello cinese. Lo scambio tra Baku e la nostra Associazione va avanti già da qualche anno, ma adesso è improntato alla raffinatezza più squisita. L’ appuntamento, “Profumi e Antichi Merletti sulla Via della Seta”, includerà una visita ufficiale al Centro Studi di Storia del Tessuto, del Costume e del Profumo di Palazzo Mocenigo perché l’azienda sponsor dell’evento ha creato un profumo estremamente pregiato e particolare. Per la sera è prevista invece una cena di gala nella sala da ballo del Museo Correr, l’ex Palazzo Reale voluto da Napoleone. Sarà una soirée esclusiva e dal sapore d’altri tempi, quando gli scambi diplomatici e commerciali venivano sanciti dagli incontri mondani. Nel periodo “Grasso” del Carnevale, comunque, a Venezia si concentra un tripudio di balli e di iniziative.

 

 

Parlaci del tuo ruolo nell’edizione 2023 della kermesse.

Il mio ruolo è sempre lo stesso. Diciamo che sono ormai iconizzato, incorniciato in questo Carnevale. Quando appaio in abiti civili, come in questo momento, vengo riconosciuto e salutato con calore: questo mi gratifica molto. Ho finalmente avuto la possibilità di tornare in Piazza San Marco per presentare le 12 Marie, martedì presenterò la vincitrice che diventerà una sorta di regina del Carnevale. In Piazza San Marco mi sono esibito anche in occasione di un raduno di tutte le associazioni storiche del Carnevale di Venezia, era presente anche la nostra Associazione Internazionale. La mia è stata una piccola improvvisazione di Commedia dell’Arte, un incontro tra Casanova e un’astrologa (“stroega” in veneziano). La storia era buffa: Casanova, in gramaglie perché aveva fatto cilecca la notte precedente, chiedeva a un’astrologa il motivo della sua défaillance. Voleva sapere come mai gli astri si erano accaniti contro di lui. E’ stato un battibecco simpaticissimo: si è scoperto che non c’era nessun problema, Casanova era solo stato vittima della vendetta di un’amante che lo aveva “intorpidito” con una droga a base di bromuro. In sintesi, durante il Carnevale ho la possibilità di esprimermi sia nel ruolo di performer che di Maestro di Cerimonie.

 

Il  Museo Correr

Il Carnevale di Venezia nasce sotto il segno del Leone di San Marco. Che caratteristiche possiede, a tuo parere, di questo segno zodiacale?

Venezia del Leone ha la maestà, e il fatto che sia un leone alato le dà anche quel senso di leggerezza, di sontuosità serena, che potrebbe essere ricollegato all’appellativo di “Serenissima”. Quindi direi che il Leone di San Marco corrisponde esattamente al simbolo del potere di Venezia, all’ imprinting della Serenissima storica. E’ una straordinaria immagine-simbolo: combina la forza e la bellezza del leone con la possibilità di volare sulle ali della fantasia.

 

 

Facciamo un gioco: ti chiedo di abbinare simbolicamente i quattro elementi naturali, uno dei temi portanti del Carnevale 2023, a quattro location veneziane che li rievocano.

Cominciamo con l’Aria. Dove respirare a pieni polmoni l’aria di Carnevale?

Senz’altro a Piazza San Marco. Tutti si danno appuntamento qui. E includo nell’area anche il bacino di San Marco, Riva degli Schiavoni compresa. L’aria del Carnevale, però, puoi respirarla anche di straforo: magari incontri una maschera in una calle stretta e ne rimani inebriato…

 

 

Acqua: citaci una location mozzafiato affacciata sulla laguna.

L’Arsenale. Gli spettacoli si svolgono sul suo bacino acquatico: l’acqua fonde insieme tutti gli elementi naturali ed è l’elemento dominante della città. Segnalo anche il Canal Grande e i vari canali, da esplorare tramite lunghe escursioni in gondola.

 

 

Terra: citaci una location d’eccezione per assaporare i Frutti della Terra, ovvero deliziare il palato

Sant’Erasmo, un’isola a vocazione agricola detta l’”Orto di Venezia”. Lì si assaporano piccole delizie come le “castraùre”, i germogli del carciofo. Ma per godere dei frutti della terra si può anche andare a mangiare alla Trattoria Al Bacan, vicina all’ approdo lagunare dell’isola. E’ un must se si desidera conoscere la cucina tipicamente veneziana.

 

 

Fuoco: citaci la location hot per antonomasia della Venezia carnascialesca.

Il Dinner Show ufficiale del Casinò, che è dedicato al peccato originale. Gli spettacoli sono maliziosi, intriganti e ammiccano a ciò che potrebbe succedere nel dopo-festa, perché “lì non si può”! Quest’anno direi che le fiamme ardono proprio dai nostri peccatori. Ma Venezia è una città talmente magica che il fuoco si può accendere ovunque. Per esempio, con uno sguardo che si intravede dietro la maschera. C’è un’immancabile malizia, dietro ogni maschera. Eros e Thanatos al Carnevale sono sempre presenti. Bruciare di passione, poi, è una bella morte. Non è un caso che sia stata chiamata “la petite mort”…

 

 

Le costellazioni risplendono, e sono visibili, nel cielo notturno. Svelaci una location altrettanto meravigliosa, ma misteriosa e sconosciuta ai più.

Quelle davvero misteriose non sono raccontabili. La location più misteriosa attorno alla quale eventualmente ritrovarsi per carpire quello che è rimasto delle sue energie antiche ed esoteriche è senz’altro la piccola chiesa della Maddalena, piena di simboli massonici e occulti. Entrare non è possibile, ma si può ammirare esteriormente: si trova nel Sestriere di Cannaregio ed è un esempio di architettura neoclassica veneziana. Al suo interno abbondano enigmi che non posso svelare…Il mistero di questa chiesa bellissima, chiusa al pubblico da decenni, ha a che fare con la controversa figura di Maria Maddalena. Mi chiedi se l’ho visitata? Perché vuoi estorcermi segreti impossibili da rivelare? (ride)

 

 

Come concludere il Carnevale in bellezza e soprattutto senza traumi?

La nostra Associazione tradizionalmente organizza un silenzioso corteo in gondola, partendo quasi sempre da Palazzo Pisani Moretta fino ad arrivare in Piazza San Marco. Lì facciamo un grande girotondo a mò di saluto e augurio per ritrovarci tutti l’anno prossimo. Quest’ anno, dopo il girotondo di rito, io mi esibirò in una performance a sorpresa quando la piazza sarà completamente vuota. Il mio sarà un omaggio a questa città, un gesto di ringraziamento per la magia, la gioia, la bellezza, il sogno che continua a regalare a tutti quelli che ci vivono e che vengono a visitarla. Non sarà un evento segreto: semplicemente non lo annuncio, chi c’è c’è e chi non c’è…pazienza!