“Iconic”: il ritorno in versi e musica della Contessa Pinina Garavaglia

 

Nello spettacolare panorama cosmico di Ottobre (che l’ altroieri VALIUM ha approfondito in un post) si inserisce idealmente una stella che non smetterà mai di brillare: la Contessa Pinina Garavaglia, un’ autentica icona della movida notturna. Una movida fatta di sperimentazione artistica, eccentrica eleganza, poesia dinamica ed evocativa. Poliedrica al pari dei suoi interessi, Pinina Garavaglia annovera nel proprio Curriculum esperienze come autrice teatrale d’avanguardia e studi di danza classica (è stata allieva nientemeno che della Maestra Maria Cumani, seguace della scuola di Isadora Duncan e moglie di Salvatore Quasimodo), ma in seguito ha messo a frutto il suo estro nelle vesti di autrice di inconfondibili versi in rima e di art director. Organizzatrice di eventi, di epiche feste nei club più cool, PR, image maker, raffinata conoscitrice della fenomenologia della vita notturna ma anche di poesia, arte, antiquariato, lirica  e balletto…la Contessa è tutto questo e molto altro ancora. Incasellarla in definizioni è riduttivo, preferisco prendere in prestito le parole con cui si è descritta durante un’ intervista rilasciata a Sipario.it: “una Regina dell’ Effimero Apparente”. Ma – come afferma la stessa Garavaglia – “nulla è apparente più dell’ effimero”, che riflette l’essenza dell’ uomo e del suo tempo nei momenti dello svago, quando ogni sovrastruttura viene abbandonata. Colta e brillante, la Contessa ha sempre ostentato look stravaganti (i suoi eclatanti cappelli sono leggendari) dimostrando come un’ esteriorità eccentrica e ostentatamente frivola possa convivere con un’ interiorità profonda. Gli spettatori della TV l’hanno conosciuta grazie a programmi quali il “Maurizio Costanzo Show”, “Pronti a tutto”, “Mattino 5”, il popolo della notte la venera come una dea: non è un caso che Pinina Garavaglia abbia voluto mettersi in gioco anche nel ruolo di vocalist. Il suo genere musicale? Un sound elettronico di matrice trance rivolto, of course, al mondo delle discoteche. Tra i brani che ha reso famosi, “L’ Occhio del Pensiero” rimane un cult. Pinina declama i suoi versi su un tappeto di note incalzantI che invitano a lasciarsi andare, a scatenarsi, a immergersi nelle atmosfere incantate e fiabesche evocate dalla “Contessa Rock”.

 

L’ artwork di “Iconic”

Oggi Pinina Garavaglia torna con “Iconic”, un pezzo travolgente firmato da Bitinjuice e curato da Sergei Antonov per quanto riguarda il video concept. Significativamente introdotto da una frase di Samuel Beckett che recita “Dance first. Think later. It’s the natural order”, il brano nasce come un tributo che la Contessa rivolge alla sua carriera di vocalist e si snoda su un ritmo martellante irresistibile. E’ un sound che rievoca gli anni ’90, quello di “Iconic”, il periodo di maggior splendore della nightlife italiana: trasmette vibrazioni positive, fa rivivere l’incredibile mood underground dell’ epoca, rimanda ai tempi in cui esprimersi attraverso il look, essere unici e irripetibili era un must assoluto. Pinina Garavaglia ci guida in questo viaggio a ritroso declamando un’ ipnotica filastrocca in rima. Il tema? Una festa liberatoria e palpitante dove la “polvere di stelle sfavilla sulla pelle” e le “gocce di cristallo” trasudano dagli “astri blu cobalto”. I versi della Contessa Garavaglia hanno il potere di trascinarci in un vortice di suggestioni: “nessuno ti può fermare, con le tue ali devi volare, in alto, in un cielo nero, ma con le stelle nel tuo pensiero”…E’ come un rituale collettivo al quale abbandonarsi tutti insieme, con gioia e con un pizzico di nostalgia per un periodo in cui eravamo liberi di incontrarci, di ballare, di ritrovarci senza rischiare assembramenti nè contagi. Una realtà che “Iconic”, peraltro, non tralascia di menzionare. Il brano si conclude infatti con un sibillino “e fra cent’anni non si sa quale mondo ci sarà”. Proprio così: chissà quale sarà il mondo del futuro. L’importante è non perdere mai la cognizione di tutto ciò che ruota attorno al concetto di “ballo”: la convivialità, l’ armonia, l’ espressione di sé, la rappresentazione artistica, l’ interazione, la seduzione e, last but not least, l’audacia creativa. Perchè “audace ci piace”, citando il noto motto della Contessa Garavaglia.

 

 

 

Pizza, obsession and diamonds: Vennari “raccontato” da Diego Diaz Marin

 

Un uomo, una donna. Niente a che vedere, però, con il film omonimo di Claude Lelouch: in questo caso, sono i gioielli gli autentici protagonisti di un racconto surreale e ipnotico. E’ un racconto per immagini che porta l’ inconfondibile firma di Diego Diaz Marin; chi segue VALIUM avrà già riconosciuto l’ irriverente cifra stilistica, l’ ironia fortemente pervasa da venature oniriche del fotografo nato a Torre del Mar, in Andalusia. La photostory in questione si srotola in interni, tra le pareti azzurrognole di una stanza che fa da sfondo a tutta l’azione. Un uomo, una donna, dicevamo. Pizza a profusione per stemperare il mood “claustrofobico” che aleggia tra le quattro mura. E poi, le strabilianti creazioni di Vennari, storica Maison fiorentina di Alta Gioielleria: un savoir fare tramandato di generazione in generazione, iconico ed iper esclusivo, dove la raffinatezza allo stato puro si coniuga con un costante anelito al futuro.  E’ così che la vibrante lucentezza dei rubini, dei diamanti, degli smeraldi e degli zaffiri assume accenti avantgarde affiancandosi all’ estro esplosivo di Roberto Ferlito (leggi qui la sua intervista con VALIUM), il direttore creativo di Schield, che per Vennari ha ideato una linea di gioielli ispirata alle fascette di cablaggio utilizzate dagli elettricisti.  Diego Diaz Marin cala la preziosità di questi monili in atmosfere impregnate di una sensualità torbida, “afosa”: l’ uomo e la donna che li indossano si cercano, si studiano a vicenda, si incontrano nello spazio circoscritto della stanza, tra vagheggiamenti voyeuristici e pose plastiche che rievocano una contemporanea Pietà di Michelangelo. La donna risalta con intensità particolare. Che appartenga alla schiera di nevrotiche disseminate nel lavoro di Diaz Marin è evidente (è lei a spiare ossessivamente l’uomo dal buco della serratura, ancora lei ad  immobilizzargli i polsi con del nastro adesivo), ma il suo look suscita una miriade di reminiscenze e di suggestioni. Mora, labbra rosse, sguardo intenso, ha il volto incorniciato dai tirabaci e in più d’uno scatto sfoggia un cordobés, il tipico cappello del flamenco: ecco riaffiorare, in quei pochi indizi, l’ Andalusia che Diego porta nel cuore. Il paesaggio interiore che – sotto forma di umori, colori e suggestioni – delinea il fil rouge di tutta la sua dissacrante opera.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

CREDITS

Photographed by Diego Diaz Marin

Styled by Giulia Vennari

Hair and Make Up by Giulia Avarello

Featuring Cloe Casting Firenze

Jewellery Vennari

 

 

Sulle tracce del Principe Maurice: addio al Cocoricò

 

Siamo a Riccione, e l’aria è frizzante come le bollicine dei calici di prosecco che, su uno dei tavolinetti “open air” del Victor Pub, aspettano di essere sorseggiati. Questo incontro con il Principe Maurice avviene in occasione di una data speciale: il 14 Luglio, anniversario della Presa della Bastiglia ma non solo. Tra poche ore, infatti, il Cocoricò festeggerà i suoi primi 30 anni con una Memorabilia spettacolare. PCP aka Marc Acardipane, Cirillo, Dj Saccoman e (naturalmente) il Principe stesso sono solo alcuni degli ospiti eccellenti di questa Reunion a cui prendono parte nomi che hanno fatto la storia della discoteca romagnola. Mentre mi accingo a intervistare Maurice, l’ euforia cresce in modo inversamente proporzionale al calar del sole. E nello scenario del tramonto su un viale Ceccarini ultrachic ha inizio la nostra conversazione.

Eravamo rimasti al Life Ball di Vienna: qual è stato il tuo ruolo nel grande evento arrivato alla sua 25ma edizione?

Già dall’ anno scorso, chiamato da Marco Maccapani che è il Direttore Artistico del Carnevale di Venezia, ero stato invitato a fare da Maestro di Cerimonie per i 439 VIP che occupavano la sala consiliare del Rathaus. Li ho accolti con un ingresso pazzesco insieme a Dionne Warvick, qualcosa veramente da sogno, ho fatto il mio show di benvenuto durante l’aperitivo e poi li ho portati al piano nobile del Municipio di Vienna per una cena di gala straordinaria. Sono piaciuto, ha funzionato, per cui quest’ anno Maccapani e Gery Keszler (il fondatore del Life Ball) mi hanno chiesto di fare sempre da Maestro di Cerimonie per il gruppo dei VIP, ma anche di aprire la sfilata degli abiti da sposa. Io ero una sorta di cardinale bizzarro che celebrava dei matrimoni molto misti…E’ stato un onore dare il via al momento “fashion”, motivo per cui ho partecipato al Life Ball la prima volta: nel 2008 infatti, quando ho iniziato, Agent Provocateur sfilava con la sua lingerie e io cantavo insieme a Nina Hagen nella band Dirty Stop Out di Joe Corré. Tra me e il Life Ball c’è ormai un legame a doppio filo. Il 25mo anniversario era una ricorrenza importante a cui ho partecipato con grande piacere e con grande successo. Sono felice, spero di poter continuare ancora a dare il mio contributo! Tutti gli artisti, a qualsiasi livello, si esibiscono gratuitamente pur di sostenere la lotta contro l’Aids. Quest’ anno invece di Dionne Warvick avevo a fianco Patti LaBelle, poi ho accolto la stupenda combriccola degli attori di Hollywood.

 

Il Principe al Life Ball con Rufus Wainwright

Che sensazioni, che emozioni hai provato, nelle vesti di guest star?

Questa volta, effettivamente, ero lì non solo a “lavorare”, ma ho avuto la sensazione di essere trattato come una guest star internazionale: una sorta di consacrazione in un ruolo che forse anche per carriera, per vecchiaia, mi spetta…(ride)

 

 

Al Life Ball partecipano le più sfavillanti celebrità internazionali. Puoi citarci qualche nome e raccontarci, magari, qualche aneddoto a tema VIP?

Certo! La prima volta che ho partecipato, l’incontro con Sharon Stone è stato un po’ inquietante perché stava molto sulle sue. Anche se è stata estremamente generosa nei confronti della manifestazione, è stato un peccato non riuscire a comunicare in maniera rilassata con lei…Però ho avuto modo di conoscere Linda Evangelista, per me un mito vivente: una donna di una dolcezza e di una sensibilità incredibili. L’ incontro più fulminante? Quello con Nina Hagen. Il fatto di poter cantare con lei è stato senza dubbio un bell’ imprinting! L’anno scorso Dionne Warvick si è “innamorata” di me, siamo stati a braccetto tutta la sera. Quest’anno invece ho ritrovato Rufus Wainwright – ci eravamo già conosciuti a Venezia, a un Ballo della Cavalchina…Vedete com’è piccolo il mondo? – e ho incontrato anche suo marito, che avevo conosciuto quando erano ancora solo fidanzati…Adrien Brody mi ha trovato immediatamente simpatico e ha voluto fare delle foto con me: siamo nell’ assurdo più totale, ma questa è la mia vita e mi piace proprio perché è così! Che un premio Oscar mi chieda “Posso fare una foto con te?” è troppo divertente, no?

 

 

In una foto, datata 10 anni fa, sei insieme a Nina Hagen e sfoggi un look da Casanova punk. Quando e come è iniziata la tua avventura al Life Ball?

Il look da Casanova punk era anche un po’ un omaggio a Vivienne Westwood, perché io ero lì con suo figlio. Lei negli anni ’90 aveva creato una collezione punk barocca che secondo me è stata forse la sua più bella, quella quantomeno più nelle mie corde, e io dovevo fare Casanova in ogni caso perché avevo in programma un numero di Burlesque: al Life Ball siamo in un perenne Carnevale, surreale e grottesco, dove io mi sento assolutamente normale. E Nina Hagen, che surreale e grottesca lo è da sempre, trovava la canzone giusta per accompagnare ogni frase della conversazione. “Life is a musical”, quindi…Ma io le ho detto, vedendo le sue facce bizzarre, “Life is also a cartoon!”. “La vita è un musical, ma è anche un cartone animato”: e questo mi piace molto!

 

Il Principe con Nina Hagen al Life Ball del 2008

Il gala viennese si è tenuto il 2 Giugno. Cosa è successo, da allora, nella vita del Principe Maurice?

Una cosa che ho fatto recentemente è stata quella di inaugurare la boutique romana di The Merchant of Venice, che nella mia ricerca del piacere dei sensi è il mio sponsor “olfattivo” perché crea profumi meravigliosi. Ma sapete con chi ho passato la serata e chi, addirittura, ha ballato sulla musica del mio emotional dj set durante il cocktail all’ Hotel di Inghilterra? Pierluigi Pizzi, il Maestro Pizzi, premio Oscar per i Costumi, al quale ho mostrato una mia foto con un suo costume creato nel ‘56 per un “Rinaldo” di Handel e ci siamo commossi tutti, perché mi ha detto “Non ho visto come ti sei mosso, ma già dall’ attitude della foto penso che tu l’abbia indossato bene.” Queste sono le soddisfazioni del Principe Maurice! Sono successe tante altre cose, ma poi si accavallano e dovrei fare ordine mentale…Per esempio sono stato invitato al concerto veneziano di Zucchero in piazza San Marco, riaperta finalmente agli eventi musicali dopo un periodo di chiusura.

Stasera si celebreranno i primi 30 anni del Cocoricò e tu, va da sè, non mancherai. Qual è il ricordo più bello che hai della Piramide e quello che vorresti invece accantonare?

Comincio con il ricordo più bello. Poco fa Marc Acardipane, che è l’ospite techno più importante della serata, mi ha detto: “La prima volta che sono venuto al Cocoricò ti ho visto in quella specie di casetta su due piani che avevi fatto costruire a lato della consolle, dove vivevi come in un Grande Fratello ante litteram. Ci abitavi dentro, e questa cosa mi ha molto impressionato.” Quella è stata l’unica volta in cui, assieme a Loris Riccardi (storico direttore artistico del Cocoricò, ndr), abbiamo ideato un tema stagionale. Ho vissuto per tutta l’estate in quella casetta con Manuela, che lì era mia moglie, poi abbiamo divorziato, poi ho avuto un’amante, poi sono rimasto incinto…Insomma, una storia come sempre assurda e grottesca! Era il 1994 o ‘95, sai che non ricordo bene? Fu un’idea geniale. E sai cosa successe a fine stagione? Demolimmo la casa – che chiamavo “la casetta di Barbie” – e demmo in pasto pezzi di piastrelle e di mobili agli avventori della serata di chiusura. C’ è qualcuno – molti, anzi! – che conserva i pezzettini di quella casa come fossero reliquie. Il ricordo più brutto? Qualche rammarico, ma niente di che. Il Cocoricò rimane sempre nel mio cuore e anche come “one man show”, su una cassetta della frutta e con una pila puntata addosso, riesco ad emozionarmi e ad emozionare.

 

Il Principe alla Memorabilia Reunion per i 30 anni del Cocoricò

Una domanda che forse vorrebbero farti in molti: com’è nato il dettaglio dei leggendari “occhi bianchi” del Principe Maurice?

Quando ho perso i miei genitori, a cavallo tra l’89 e il ‘90, sono andato a stare a Venezia per recuperare le mie radici nell’ acqua e ho cominciato a organizzare feste di Carnevale a palazzo. Una di queste era dedicata ai vampiri: io ero Nosferatu, quindi mi sono rasato i capelli a zero e mi sono fatto fare queste lenti bianche perché volevo avere un aspetto demoniaco, inquietante, vampiresco. Non volevo essere Dracula, era scontato! Io volevo essere Nosferatu. Per cui, lenti bianche create artigianalmente da un laboratorio di Jesolo (adesso me le realizzano a New York) e carnagione bianca, ho messo anche le protesi alle dita per allungarle! Il Principe Maurice è, in effetti, un’emanazione del “principe della notte” Nosferatu. Mi sono ispirato sia al Nosferatu del cinema muto che a quello interpretato da Klaus Kinski: il primo lo adoravo per questa capacità incredibile, nonostante i mezzi dell’epoca, di inquietare attraverso il movimento dell’ombra diverso da quello del personaggio e per la mimica esagerata, molto teatrale. Klaus Kinski in quel ruolo mi era piaciuto tantissimo. Nel sequel, “Nosferatu a Venezia”, lui era il signore dei ratti, quindi dalla stilista artista Fiorella Mancini mi sono fatto fare un vestito con tutte pantegane dipinte per poter essere anche Nosferatu a Venezia.

 

 

Cosa ti aspetti da questa serata e cosa diresti al Cocoricò, ormai trentenne, a mò di auguri?

 Auguro al Cocoricò di ritrovare la sua personalità e la sua capacità di creare tendenza non soltanto a livello di costume, ma proprio a livello culturale. Il Cocoricò è stato un volano di tendenze vere, dal punto di vista del teatro ha sdoganato compagnie tipo La Fura dels Baus, La Socìetas Raffaello Sanzio, i Magazzini Criminali…Siamo stati un unicum mondiale, in questo. Io vorrei che la sua reputazione fosse non solo legata alla straordinaria programmazione di dj che c’è, ma anche e soprattutto che tornasse a rappresentare la cultura giovanile e magari che riuscisse a lasciare un segno, come è sempre stato fatto in questi trent’ anni, alle nuove generazioni. Penso al Cocoricò come a un luogo di sperimentazione, di divertimento, dove addirittura un laboratorio di giovani potrebbe creare nuove situazioni. Stasera, ad esempio, coinvolgerò Raffaello Bellavista e Michele Soglia nella mia performance: sono dei musicisti che si esibiscono in uno spettacolo musicale classico e reinterpretato con l’ausilio di pianoforte, voce baritonale e marimba in una combinazione originale e rigorosamente live…il fatto che abbiano accettato di esibirsi con me al Cocoricò mi dà la speranza che il Cocoricò possa essere ancora attrattivo per questo tipo di artisti, giovani e innovativi, e che continui ad essere quella grande scuola di vita e di cultura giovanile che è sempre stato.

 

 

Una domanda di rito: cosa bolle in pentola, riguardo ai tuoi progetti futuri?

Si stanno delineando all’orizzonte una collaborazione con dei format televisivi e   anche un progetto per il cinema. Mi è stato sottoposto un soggetto cinematografico che è molto nelle mie corde: io reciterò nella parte di me stesso. Non posso rivelare più di tanto, ma il tutto sta diventando sempre più concreto. Appena saremo pronti, VALIUM lo saprà per primo! Per quanto riguarda il format TV, ti dico solo che si tratterà di una cosa un po’ buffa e anche molto autoironica…

 

 

 

GOODBYE COCORICO’

L’ entusiasmo delle celebrazioni, dopo la notte del 14 Luglio, è stato squarciato come un fulmine a ciel sereno: la notizia è arrivata inaspettata e ha lasciato di stucco il pubblico. Il mattino succcessivo alla Memorabilia Reunion, infatti, il Principe Maurice ha annunciato l’ addio al Cocoricò sui suoi social. Tristezza, incredulità, stupore…Un potente concentrato di emozioni è calato come un’ ombra su chi ha letto quelle parole. Ma quali sono i motivi che hanno decretato il “divorzio” tra il club più avantgarde d’ Italia e la sua icona per antonomasia? E’ il Principe Maurice stesso a spiegarceli:

“Questo grande evento del Memorabilia Reunion è stato estremamente emozionale per me in quanto, oltre a darmi la gioia di rivedere amici di vecchia data, ha determinato altresì la consapevolezza che ormai il luogo che ha dato origine al mio esperimento sul “Teatro Notturno” e fomentato il mio lavoro di ricerca su me stesso e nuove forme di ricerca espressiva, dopo il recente cambio di proprietà e senza una vera direzione artistica, ha totalmente cambiato direzione. Del “mio” Cocoricò è rimasto solo il nome e non mi basta. Elaboro il lutto e giro pagina anche perché ho trovato altrove terreni più fertili e anche un maggior rispetto per il mio progetto, sempre “in progress”, di espressione artistica “contaminata”, frutto di tanto studio, sacrificio e coraggio. Il “Teatro Notturno” è più vivo che mai, con l’acquisizione di nuovi talenti da coinvolgere e ai quali lasciare le redini quando sarà necessario. Sarò sempre grato a chi negli anni mi ha incoraggiato, accompagnato ed assistito in questo duro ma soddisfacente lavoro. Voglio in particolare citare la famiglia Palazzi, Loris Riccardi e il sempre presente Renzo Palmieri, senza i quali la Piramide non sarebbe diventata un laboratorio straordinario di avanguardia teatrale oltre che punto di riferimento, questo anche a tutt’oggi, di djs e produttori di livello internazionale.”

Sono parole che lasciano con l’ amaro in bocca, considerazioni che toccano profondamente tutti i fan di una Piramide vissuta sin “dagli albori”. Il re del Teatro Notturno dice addio alla location che l’ ha visto nascere: la malinconia prevale, una miriade di ricordi si sussegue fino a prorompere in un presente che sembra sancire la fine di un’ era. Ma in mezzo all’ incertezza e a tanti punti interrogativi, una cosa è certa: il Principe Maurice e il Teatro Notturno sono ormai immortali, e come l’ antico emblema dell’ oroboros si preparano a “cambiar pelle” per favorire la rinascita, un nuovo inizio che si riallaccia alla natura ciclica dell’ Universo. Non mi resta che concludere (per ora) con un “Lunga vita al Principe Maurice!” e un “Lunga vita al Teatro Notturno!”, prima di darvi appuntamento alla prossima puntata di questa rubrica.

 

Photo courtesy of Maurizio Agosti

 

“Vennari signed R.F.”: Roberto Ferlito firma una capsule collection per Vennari

 

Roberto Ferlito e Vennari: un connubio esclusivo. Il direttore creativo di Schield (che i lettori di VALIUM conoscono bene: trovate la sua intervista qui), il brand di fashion luxury jewelry adorato da nomi del calibro di Rihanna, Kate Moss e la Regina Letizia di Spagna, ha inaugurato una collaborazione con la storica Maison fiorentina di alta gioielleria. Il sodalizio si traduce in una capsule collection, Vennari signed R.F., che verrà lanciata in occasione della Paris Fashion Week e sancirà questa entusiasmante e inedita partnership creativa. A fare da protagonisti, l’ inconfondibile stile scultoreo, ironico – e al tempo stesso iconico – di Roberto Ferlito e la lunga tradizione orafa Vennari, che coniuga un alto tasso di raffinatezza e preziosità dei materiali. Nella capsule, contemporaneità e heritage si fondono in uno sbalorditivo mix. I codici avantgarde di Schield si rinvigoriscono a contatto con gli stilemi luxury di un brand che ha tramandato il proprio savoir faire da generazione in generazione: il risultato non può che essere la ricercatezza più fine. Vennari, il cui atelier ha sede nell ‘ Antica Torre in via de’ Tornabuoni, è un nome cult nell’ ambito della gioielleria di alta gamma. L’ eleganza della quale si fa portavoce viene espressa persino dall’ubicazione dei suoi headquarters creativi nel cuore di Firenze, lungo la via del lusso del capoluogo toscano; una location emblematica, intrisa di allure secolare. Ferlito  attinge ai connotati più fortemente radicati nell’ identità del brand per tramutarli in uno chic senza tempo e dall’ alto valore artigianale. La collezione è composta da pezzi rigorosamente fatti a mano, scolpiti in una lega d’oro a 18 carati o d’ oro bianco e impreziositi da gemme come il peridoto, lo zaffiro e il diamante, che donano un tocco di colore e di aggiuntivo splendore. Quella con Vennari rappresenta, per il direttore creativo di Schield, l’ennesima  collaborazione dopo i recenti sodalizi con Mary Katrantzou e N.21. La capsule collection Vennari signed R.F. , introdotta dagli scatti del sempre geniale Diego Diaz Marin, verrà presentata nello showroom parigino del brand in rue du Mont Thabor 36 durante l’ imminente Fashion Week: un “save the date” è tassativo!

Photos by Diego Diaz Marin courtesy of Fingercoast Studio