(Photo by Joe Shalmoni – Courtesy Fondazione Arena di Verona)
E’ eterea come una ninfa e ha sempre il sorriso sulle labbra: Petra Conti si muove leggera, sembra danzare persino quando cammina. Non riesco a immaginarla che su un palco, mentre si libra in un grand-jeté con la grazia di una farfalla. Eppure, la sua souplesse si coniuga con una straordinaria forza interiore. Questo connubio, a cui si aggiungono un talento innato, dosi massicce di saggezza e un ferreo senso della disciplina, sintetizza gli ingredienti che compongono la personalità di Petra, Étoile con un curriculm che annovera performance nei più prestigiosi teatri internazionali. Classe 1988, nata ad Anagni da padre italiano e madre polacca, a poco più di 20 anni viene nominata Prima Ballerina del Teatro alla Scala e da allora, per lei, inizia una carriera che la porta costantemente in giro per il mondo. Diplomatasi con lode all’ Accademia Nazionale di Danza e perfezionatasi al Teatro Mariinsky di San Pietroburgo, Petra è appena diciassettenne quando viene convocata all’ Arena di Verona per esibirsi come Étoile Ospite nel balletto “Cenerentola”, in cui interpreta la protagonista. Oggi, riapproda su quel palco di frequente. L’ultima volta risale al 2019, in occasione del 97° Festival Lirico, dove è stata invitata a danzare – sempre in qualità di Étoile Ospite – sia in “Aida” che ne “La Traviata”, l’ultima regia del Maestro Zeffirelli, trasmessa in mondovisione e presenziata dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Dopo l’ esperienza al Teatro alla Scala, Petra ha rivestito il ruolo di Prima Ballerina al Boston Ballet e, dal 2017, si è stabilita in California dove è Resident Principal Guest Dancer del Los Angeles Ballet. La sua carriera di Étoile Ospite, nel frattempo, si è consolidata stabilmente: le più celebri compagnie mondiali se la contendono e la sua fama è cresciuta al punto tale da elevarla al rango di stella internazionale del balletto. Pluripremiata per le sue doti tersicoree, nel 2014 Petra ha avuto l’ onore di essere insignita del titolo di Ambasciatrice della Danza Italiana nel Mondo. Ma il suo talento non si limita a una tecnica impeccabile: il pathos interpretativo che sprigiona sul palco le è valso la definizione di “Anna Magnani della Danza” (da un titolo che le dedicò il settimanale Panorama), e non sorprende. Petra Conti è così, cuore e determinazione, soavità e potenza, emozioni e ineccepibile rigore stilistico. Se la danza è “arte in movimento”, questa giovane Étoile italiana è un’ Artista con la A maiuscola. Ho voluto fortemente incontrarla per ospitarla nel mio blog.
Il tuo amore per la danza è scoccato come un colpo di fulmine o è maturato a poco a poco?
L’amore per la danza è sbocciato e cresciuto insieme a me. Mia mamma e mia sorella sono state entrambe ballerine, per cui sono nata in una famiglia dove la danza classica era la cosa più naturale del mondo.
(Photo by Joe Shalmoni)
Per molte bambine, la danza è “la favola”: tant’è che iniziano a prendere lezioni vedendosi già in tutù sul palco. Cosa ha rappresentato la danza, per te, sin da piccola?
In realtà io non ho iniziato danza da piccolissima, infatti ho preso le prime lezioni solo a 11 anni, quando sono entrata all’Accademia Nazionale di Danza di Roma. Non ricordo di essermi mai immaginata sul palco con il tutù, forse perché ho sempre percepito la danza come qualcosa di naturale e intrinseco alla mia natura, un linguaggio perfetto. La danza è diventata ben presto il mio modo di esprimermi, di sfogare le emozioni che avevo dentro.
Il tuo percorso ha avuto inizio all’Accademia Nazionale di Danza di Roma, ma il tuo talento si è rivelato ben prima del diploma: avevi solo 15 anni quando hai avuto l’onore di danzare in TV con Roberto Bolle. Che cosa ricordi di quello straordinario evento?
Quell’evento mi ha cambiato la vita e mi ha decisamente incoraggiata a continuare a lavorare ancora di più. L’esperienza di ballare con Roberto Bolle a 15 anni è stata per me una grande conferma, che la danza era la mia strada e che il mio destino sarebbe stato quello di diventare una ballerina; ho sempre creduto che con tanto duro lavoro sarei potuta arrivare lontano.
Hai debuttato come Étoile Ospite all’Arena di Verona con il balletto “Cenerentola”. Eri appena diciassettenne. Da allora è iniziata, intervallata da prestigiose tappe (la nomina come Prima Ballerina della Scala nel 2011, l’invito al Boston Ballet dove hai ricoperto lo stesso ruolo fino al 2017), la tua carriera di Prima Ballerina ospite. Qual è il valore aggiunto – sia in termini professionali che di emozioni – dell’essere una “freelance” della danza?
Essere invitata come Étoile Ospite nei teatri di tutto il mondo è il traguardo più bello che potessi raggiungere: far combaciare la danza con il viaggiare e’, per me, davvero un sogno che si avvera, visto che sono uno spirito libero per natura. Essere una freelance della danza significa sia essere il “capo di se stessi”, sia assumersi una grandissima responsabilità per il ruolo che si ricopre e il nome che si rappresenta. Significa poi, in concreto, autogestirsi nell’organizzazione delle prove e dei viaggi, essere il manager di se stessi, doversi preoccupare di ogni minimo dettaglio, dallo stare in forma tra un ingaggio e l’altro ad ordinare per tempo la quantità di scarpe da punta che potrebbero servire e, poi, imparare la coreografia prima di arrivare nel teatro che mi ospita… Credo non tutti sopporterebbero un tale stress! A me, invece, tutto questo piace da matti, mi fa sentire viva e sempre sulla cresta dell’onda. E poi c’è il valore aggiunto di lavorare in diversi teatri e, quindi, di confrontarsi con primi ballerini di tutto il mondo, imparare anche da loro sempre qualcosa di nuovo per arricchire la mia carriera, farsi conoscere e apprezzare da un pubblico sempre diverso, essere continuamente ispirata dalla novità di un nuovo posto di lavoro…
Petra mentre si esibisce nell’ “Aida” al Festival Lirico 2019 dell’ Arena di Verona (photo Ennevi – Courtesy Fondazione Arena di Verona)
Ancora uno scatto tratto dal Festival Lirico 2019 dell’ Arena di Verona: qui Petra è immortalata ne “La Traviata”, ultimo allestimento del Maestro Zeffirelli (photo Ennevi – Courtesy Fondazione Arena di Verona)
Come danzatrice hai dei modelli, delle figure di riferimento?
Sì, ovviamente, ho figure di riferimento sia nel campo della danza, sia nel campo dell’arte in generale. Credo sia indispensabile farsi ispirare dai modelli di ieri e di oggi; ma non solo, tutto, anche la natura può essere per me fonte di ispirazione! Da Anna Magnani a Michelangelo, da Bob Fosse al film “Joker”, dalle pantere ai cigni… Le parole di un libro, i colori del tramonto, una canzone, un profumo… E poi i video delle grandi ballerine del passato e del presente, eterni miti. Non voglio fare nomi perché per me ogni grande ballerina è, appunto, grande per qualcosa in particolare e ciascuna in maniera differente da un’altra. L’arte non si può paragonare, si può solo apprezzare!
Alla tua giovane età grazie alla danza hai girato il globo, lavorato con prestigiosi artisti, ricevuto premi ed onorificenze. Cosa provi, facendo un bilancio?
Sono estremamente grata per una carriera da sogno, ma non mi “siedo sugli allori”. A 31 anni sento di aver fatto tanto, mi sento una ballerina matura e con esperienza da vendere, ma non mi sento affatto arrivata! Ho ancora tanto da dare e tanto da imparare.
Come viene percepita la danza al di fuori dei confini italiani? Esistono Paesi che ti hanno colpito particolarmente riguardo l’attenzione rivolta al balletto e la formazione professionale?
Tra i tanti Paesi visitati mi ha particolarmente colpita Cuba! Ho ballato all’Havana nel 2018 ed è stata un’esperienza unica vedere la passione per il balletto fortemente impregnata in ogni angolo dell’isola. A Cuba il rispetto, l’ammirazione e la conoscenza della danza sono sconfinati, a mio avviso, al pari della Russia.
Petra Conti e Eris Nezha durante le prove de “Il Lago dei Cigni”
Una delle frasi che sei solita scrivere per motivarti recita: “Ho imparato che tutti vogliono vivere in cima alla montagna, ma tutta la felicità e la crescita avvengono mentre la scali”. La trovo bellissima. Potresti commentarcela?
È uno dei miei motti! In inglese si può riassumere semplicemente in “enjoy the journey” e, in effetti, rappresenta il mio modus vivendi. Apprezzare il viaggio e non pensare ossessivamente solo alla meta, godersi ogni piccola vittoria, imparare da ogni sconfitta, vivere nel momento. C‘è chi dice di non vedere l’ora di arrivare a destinazione, ma per me già il viaggio in sé è bellissimo e fondamentale!
La tua carriera ha subito una battuta d’arresto dopo che hai scoperto di essere affetta da un cancro al rene. Com’è stato ritornare alla danza, e alla vita in senso lato, dopo quella spiacevole esperienza?
Tutto quanto per me ha un valore diverso adesso: vivo ogni giorno e ogni spettacolo al massimo, con la consapevolezza di essere davvero fortunata ad aver avuto una seconda chance. Ogni giorno ringrazio Dio e sento profondamente la responsabilità di dover fare di più, di aiutare, di motivare… Non posso assolutamente sprecare questa seconda opportunità di vita che mi è stata regalata. E se sono ancora qui è perché ho ancora tanto da fare, ancora tanto da dare, perché devo contribuire di più, perché il mio destino non è ancora compiuto.
(Photo by Joe Shalmoni – Courtesy Fondazione Arena di Verona)
Attualmente sei “Resident Principal Guest Dancer” del Los Angeles Ballet. Potremo rivederti in Italia a breve?
Da qualche anno a questa parte sta diventando un appuntamento fisso tornare in Italia d’estate: negli ultimi tre anni, infatti, sono stata Prima Ballerina ospite all’Arena di Verona in occasione del prestigioso Festival Lirico. Per ora non posso anticipare nulla, ma vi terrò aggiornati!
Viviamo nell’era digitale. Pensi che i social media possano essere efficaci per divulgare l’arte della danza, per stemperare l’alone eccessivamente “elitario” che a volte sembra circondarla?
Assolutamente sì! Io credo fortemente nell’efficacia dei social e mi sto impegnando molto per usare il mio account Instagram come “biglietto da visita”, come specchio della vita di un artista; una sorta di “diario di bordo di una ballerina”, per avvicinare e motivare giovani di tutto il mondo. Cerco infatti di condividere ogni aspetto di questa bellissima arte, dalle prove in sala al lavoro sul proprio corpo, dai dolori alle soddisfazioni, dalla vita di ogni giorno di una prima ballerina ai piccoli consigli e alle frasi motivazionali che possano ispirare i danzatori di domani. L’era del divismo è tramontata da un bel po’ e credo che rendersi più “umani” e raggiungibili, avvicinarsi quanto più possibile al proprio pubblico e ai propri fan sia assolutamente necessario oggi per mantenere viva la danza, per sempre.
Petra nell’ “Aida” durante il Festival Lirico 2019 dell’ Arena di Verona (photo Ennevi – Courtesy Fondazione Arena di Verona)
Devi effettuare l'accesso per postare un commento.