Smalti: la palette dei mesi freddi

 

Sul podio c’è senz’altro il burgundy, in sfumature più o meno intense. Poi vengono il vinaccia, il prugna, il ruggine, l’azzurro polvere, il kaki in diverse gradazioni. Non mancano i colori neutri, come il bianco e il nero; il nude è ormai un classico, soprattutto declinato in nuance che virano al rosa. La palette degli smalti di tendenza dell’Autunno Inverno 2024/25 è composta, in gran parte, da queste tonalità ammalianti e molto autunnali. Le texture sono inviariabilmente cremose, il finish matte, a volte iridescente; l’unghia è corta e arrotondata. Nella gallery che segue, i riflettori si accendono sugli smalti dei mesi freddi: guardatela e selezionate i colori più nelle vostre corde.

 

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Come difendersi da Caronte in 5+1 step

 

Non è possibile affrontare un tema come quello di Caronte senza partire con qualche dritta per difendersi dal caldo record. Perchè il calore, quando è eccessivo, sottopone l’organismo a un forte stress: una condizione che riguarda non solo le categorie più vulnerabili (anziani, persone affette da determinate patologie, donne in stato di gravidanza, bambini), bensì ognuno di noi. Stiamo parlando di temperature che in molte zone sfiorano i 40°C, e non è poco. Cosa possiamo fare, allora, per proteggerci dal rovente anticiclone africano? Ecco qualche spunto.

 

1. Bevete molta acqua

 

I medici consigliano di bere circa due litri d’acqua al giorno. L’acqua combatte la disidratazione e regola la temperatura del corpo, fa sì che non si surriscaldi. Con l’afa imperante, reintrodurre i liquidi persi attraverso il sudore è essenziale, ma senza esagerare: l’acqua è contenuta in molti alimenti che fanno parte della nostra dieta. Nei giorni da bollino rosso, bisognerebbe bere anche quando non si avverte lo stimolo della sete. Portate sempre con voi la classica bottiglietta da mezzo litro per poter bere ovunque e ogni volta che potete. Bandite invece gli alcolici: l’alcol disidrata e dilata i vasi sanguigni. Sono proibite anche le bevande fredde o peggio ancora (pena lo shock termico) con abbondante ghiaccio.

 

2. Non uscite nelle ore più calde

 

Se potete, evitate di darvi in pasto all’afa tra le 11 e le 18;  lo stesso discorso vale, naturalmente, anche per chi pratica attività fisica. Finestre e persiane, per proteggervi dal caldo, andrebbero tenute chiuse più o meno negli stessi orari. Spalancatele dal tramonto in poi, quando il sole sparisce sotto l’orizzonte, per arieggiare la casa e creare un po’ di corrente. Se utilizzate ventilatori o condizionatori, fate attenzione a non puntarvi addosso il loro getto d’aria fredda; l’aria condizionata, poi, non dovrebbe mai essere gelida per impedire sbalzi di temperatura che metterebbero la salute a rischio.

 

3. Indossate solo tessuti naturali

 

Privilegiate abiti in tessuti naturali quali il lino e il cotone, sono traspiranti e mantengono fresco il corpo. I colori ideali? Il bianco, che non assorbe i raggi solari, e in generale tutte le nuance chiare o pastello. Scegliete un abbigliamento comodo: no ai capi attillati che amplificano la percezione del calore.

 

 

4. Scoprite i piedi

 

Anche se sono di tendenza, cercate di lasciare i camperos e le sneaker nella scarpiera: sostituiteli con un paio di sandali, avvertirete subito una sensazione di freschezza e ripristinerete il contatto con il suolo che ci permette di avere la stagione estiva.

 

5. Curate l’alimentazione

 

Optate per cibi digeribili, non troppo elaborati, per non affaticare l’organismo: quelli che si digeriscono con difficoltà richiedono un surplus di acqua, il che sarebbe a rischio disidratazione interna. La frutta è un vero e proprio must, insieme alla verdura; entrambe sono ricche di acqua, sali minerali e vitamine. La frutta estiva, in particolare, può essere considerata una miniera di benessere. Le pesche e le albicocche contengono meno zucchero degli altri frutti, mentre il melone e l’anguria ci fanno fare scorta di liquidi. Le banane, pur non essendo tipiche della stagione calda (ma provengono da paesi tropicali) contengono potassio in quantità, un minerale che si rivela prezioso durante i mesi più torridi.

 

6. Refrigeratevi con un bel bagno in mare

 

Evitate l’acqua fredda per non incorrere in uno shock termico, ma immergetevi in mare più che potete: è rigenerante e dona un irresistibile senso di refrigerio. E non è finita qui. Un bagno in mare potenzia il sistema immunitario, stimola le endorfine, ottimizza la circolazione sanguigna, svolge un’azione tonificante sui muscoli, è un toccasana per la pelle e permette di perdere qualche chilo di troppo. Per combattere Caronte, sembra proprio l’arma ideale!

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Luna di Madreperla

Stella McCartney

 

Il bianco, di notte, assume un’altra sfumatura: la nuance perlacea della luna, che lo ammanta di un alone magnetico. Tessuti come il satin ne catalizzano i riflessi, esaltandone l’iridescenza e aggiungendo fascino a un colore che in estate raggiunge l’apice del suo onirico appeal.

 

Sportmax

Bevza

Gucci

Coperni

Carven

Weinsanto

Andreadamo

Chloé

Alberta Ferretti

Genny

Marco Rambaldi

Shiatzy Chen

 

Giugno

 

Com’è gradevole il tiglio nelle sere di Giugno!
L’aria è si dolce che a palpebre chiuse
annusi il vento che risuona – la città è vicina –
e porta aromi di birra e di vino…
(Arthur Rimbaud)

 

Ecco che arriva Giugno, il primo mese dell’Estate, anche detto Mese del Sole. Al Solstizio manca una ventina di giorni, ma l’aria è già calda e le giornate sono sempre più lunghe. Il 20 Giugno (il Solstizio d’Estate cadrà in questa data) le ore di luce trionferanno e inizierà l’incantato periodo che con la notte di San Giovanni raggiunge il suo culmine. Nell’ antica Roma, Giugno era il mese dedicato a Giunone: la divinità latina, moglie di Giove e dea del parto e del matrimonio, era anche il simbolo della fecondità della terra e ispirò il nome, Iunius, che i romani diedero a questo mese. A Giugno la natura esplode in tutto il suo splendore, maturano i frutti più succosi e l’orto ci regala prelibate primizie. Ma Giugno è anche e soprattutto il mese della raccolta del grano, da sempre elemento base del nostro nutrimento. La mietitura è un’autentica festa: mesi e mesi di lavoro ininterrotto vengono coronati dall’abbondanza e ci si prepara a inaugurare la nuova annata agricola.

 

 

Giugno ha trenta giorni ed è il sesto mese del Calendario Gregoriano. Astrologicamente predominano i segni zodiacali dei Gemelli e del Cancro, mentre dal punto di vista cromatico il Mese del Sole si associa sia al giallo che al verde. Anche le pietre preziose che lo contraddistinguono sono più d’una: l’ Alessandrite, la Perla e la Pietra di Luna. Questa molteplicità, forse, deriva dal fatto che Giugno è un’esplosione di vita, ed è difficile puntare su un unico emblema che lo caratterizzi. Tornando alle pietre, osserviamone per un momento le particolarità. L’ Alessandrite è una gemma rara declinata in sfumature che vanno dal verde al rosso lampone; la Perla, che tutti conosciamo, era il gioiello preferito da Elisabetta I d’Inghilterra (non a caso ribattezzata la “regina perla”); la Pietra di Luna è una pietra straordinaria, color bianco ghiaccio e attraversata da bagliori iridescenti. Le ricorrenze celebrate in Italia questo mese sono la Festa della Repubblica (il 2 Giugno) e San Giovanni Battista (il 24 Giugno), una solennità che segue al Solstizio d’Estate ed è associata a un tripudio di suggestive tradizioni. E’ importante sapere, peraltro, che a livello astronomico San Giovanni si colloca in esatta contrapposizione al Natale.

 

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L’incantevole fascino del plumbago, il gelsomino azzurro

 

E’ talmente incantevole che Dolce & Gabbana gli hanno dedicato il nuovo profumo della collezione Dolce, Blue Jasmine: un ammaliante connubio a base  di gelsomino Sambac, legno di cedro e fico blu di Sicilia. Eppure, questo meraviglioso fiore dal colore a metà tra l’azzurro e l’indaco con il gelsomino non ha nulla a che vedere. Il suo nome è plumbago, ma viene comunemente chiamato piombaggine oppure gelsomino azzurro (ed ecco il legame con Blue Jasmine). Ho pensato di conoscerlo meglio dopo l’articolo sulla florigrafia che ho pubblicato ieri, perchè lo merita. A proposito, qual è il significato simbolico del plumbago nel linguaggio dei fiori? Viene considerato un emblema di intesa, di complicità. Forse perchè le sue infiorescenze sono riunite in grappoli e il colore dei suoi cinque petali, che rievoca il cielo al momento dell’ alba o del crepuscolo, rimanda a una serena consapevolezza.

 

 

Tuttavia, curiosamente, pare che il nome del plumbago derivi dalla tonalità plumbea dei suoi fiori. Tale teoria risulta probabile in quanto a volte assumono sfumature che tendono al lilla e, in condizioni di scarsa luminosità, vagamente al grigio. L’ ipotesi più attendibile è quella che fa risalire la denominazione del fiore al latino “plumbum”, piombo, poichè anticamente si riteneva che il plumbago fosse efficace contro l’avvelenamento da piombo. Questa pianta perenne, appartenente alla famiglia delle Plumbaginaceae, sboccia tipicamente nei mesi estivi. E’ originaria dell’Africa meridionale ed è molto diffusa nell’ Europa del Sud. Secoli orsono, veniva ampiamente utilizzata per le sue virtù curative: le popolazioni se ne servivano per guarire dalle patologie della vista, dal mal di denti, dalle fratture, dalle ferite e persino dal morso dei serpenti velenosi. Va aggiunto che, essendo una pianta velenosa il plumbago stesso, è pericolosissimo ingerirlo.

 

 

Grazie alla sua bellezza scenografica, non è raro che il plumbago orni e impreziosisca i terrazzi e i giardini. Chi ama le farfalle, poi, deve sapere che può attrarne in quantità: adorano il suo nettare e gli svolazzano intorno in grandi sciami con le loro ali variopinte. Ma il plumbago sfoggia unicamente quella splendida nuance che spazia tra l’azzurro e l’indaco? La risposta è no: la specie di cui sopra, detta Plumbago auriculata, viene affiancata dal Plumbago indica, i cui fiori ostentano un rosso intenso, e dal Plumbago zeylanica, con infiorescenze bianche. Il plumbago cresce sia sotto forma di rampicante che di arbusto, e ciò lo rende sommamente eclettico; resiste alla siccità e non ha specifiche esigenze climatiche. Inoltre, richiede una manutenzione poco elaborata e vanta fiori profumatissimi: un dettaglio che non stupisce, dato l’omaggio olfattivo che Dolce & Gabbana hanno intitolato al “gelsomino azzurro”.

 

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Tempo d’incanto

 

Perle, colori iridescenti, boccoli, pizzi e volant: nel mese della rosa il look si fa onirico e bamboleggiante. Nuance luminose quali il bianco e il panna si coniugano con jabot, increspature e polsini svolazzanti, le ballerine si tingono di azzurro polvere e si accompagnano ai calzettoni. Il make up è fiabesco, meravigliosamente sognante: pozze di turchese costellate di perle e fiocchi ornamentali, lunghe ciglia e labbra golose come un lecca lecca. Le perle diventano un vero e proprio leitmotiv del look, declinate anche sotto forma di gioielli e di splendido accessorio per capelli. Maggio è tempo d’incanto, e un’eleganza eterea lo pervade con la stessa soavità di un fiore.

 

Photo credits: Rada Aslanova via Pexels

 

Le suggestioni bridal di N.21

 

Bianco e suggestioni bridal nella collezione Primavera Estate 2024 di N.21: se Maggio è il mese delle spose, questi look catturano lo spirito del giorno del sì e lo rielaborano in chiave più che mai contemporanea. Guardando agli anni ’60 inneggiano agli abitini ad A, ai paltò in stile Swingin’ London, alle ballerine a punta, alternandoli o attualizzandoli in un tripudio di trasparenze, pizzi, reggiseni e culotte a vista. I pantaloni, a vita bassa e col risvolto, rimandano agli anni ’90 e si abbinano a due bralette sovrapposte. La jumpsuit adotta una lunghezza mini e si apre su un reggipetto dal sapore rétro. L’abitino sfoggia un inserto frontale in pizzo e si declina in impalpabile chiffon: come la veletta, tempestata di ricami floreali bianchi, che fa da leitmotiv a tutti i look. Il risultato è uno stile che è un concentrato di epoche, tendenze e spunti dove il romanticismo, la femminilità e la sfrontatezza si fondono in un connubio perfetto.

 

 

Una sposa in Primavera

 

Il matrimonio e le stagioni: un rapporto che VALIUM continua ad esplorare. Con l’arrivo della Primavera, la natura rinasce e rifiorisce. E’ un periodo di svolta, il periodo del risveglio. Non è un caso che molti decidano di fissare la data delle loro nozze proprio in questa stagione. I fiori appena sbocciati, le temperature miti e la vegetazione rigogliosa costituiscono lo scenario ideale per un giorno del sì da fiaba. I buffet possono essere organizzati all’aria aperta, sullo sfondo di uno splendido tramonto e con un tripudio di decorazioni floreali. La “primavera di flauto” citata da Jack Kerouac in “Maggie Cassidy” si tramuta in una magnifica realtà. L’ atmosfera si impregna di un mood etereo che si fonde con il sogno e la magia: il matrimonio, in Primavera, è un evento idilliaco la cui cornice ideale è la campagna, un inno al verde e agli straordinari colori dei fiori. E per brillare sotto i raggi del sole, anche la palette dell’abito da sposa è pervasa di luminosità. Il bianco trionfa, affiancato dall’ avorio, dal celeste e dal rosa tenue.

 

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Giorni della Merla: i giorni più freddi dell’anno e la tradizione culinaria marchigiana

 

A causa dei cambiamenti climatici e del riscaldamento globale, è improbabile che i giorni della Merla continuino ad essere i “più freddi dell’anno”. Le tradizioni, però, rimangono e ci piace immaginarli tali. Nel folklore italiano si identificano con gli ultimi tre giorni di Gennaio, ovvero il 29, il 30 e il 31: date associate sin da tempi remotissimi a leggende che vedono come protagonisti una merla, o dei merli, dal piumaggio immacolato e la collera del primo mese dell’anno. VALIUM ne ha parlato molte volte (potete rileggere qui  l’ultimo post), ma voglio ricordare la leggenda più celebre a grandi linee. Si narra che Gennaio si divertisse a far dispetti ad una merla dalle candide piume ogni volta che usciva dal suo nido. Non appena la merla metteva piede fuori casa, il perfido mese scatenava vento, piogge scroscianti e bufere di neve. Un giorno, allora, la merla ebbe un’idea: era la fine di Dicembre quando decise che avrebbe fatto provviste di cibo e non sarebbe uscita per tutto Gennaio. All’epoca, il primo mese dell’anno durava solo 28 giorni. Il 29, la merla emerse trionfante dal suo nido e lo canzonò perchè era riuscita a beffarlo; così Gennaio, furibondo, chiese in prestito tre giorni a Febbraio e le scagliò addosso terribili tempeste e tramontane. Dal 29 fino al 31 Gennaio, dunque, la merla fu costretta a ripararsi in un comignolo. Riuscì a scampare a quel periodo di burrasca, ma quando uscì dal suo rifugio le piume nivee che ostentava erano diventate nere di fuliggine, e così rimasero per sempre. Questa leggenda è nota un po’ in tutta Italia, tuttavia pare che le sue origini affondino nel Friuli, in Trentino e in zone come il cremonese, il folrivese, in Maremma e nel Cesenate. Alle tante usanze dei giorni della Merla, legate indissolubilmente alla cultura agreste, si aggiungono piatti tradizionali che variano da regione a regione.

 

 

Nelle Marche, dove vivo, si rimane fedeli a un proverbio che recita: “Se li gljorni de la merla voli passà, pane, pulenta, porcu e focu a volontà!” (se vuoi passare bene i giorni della Merla, pane, polenta, maiale e fuoco del camino a volontà). Ciò significa che la polenta predomina, accompagnata rigorosamente da fette di ciauscolo (un salame tipico della zona) e da un buon calice di Rosso Conero o Piceno. Il focolare, va da sè, è il must imprescindibile che dona calore e suggestività ai giorni più freddi dell’anno, e c’è proprio da sperare che lo siano: secondo il sapere popolare, infatti, dei giorni della Merla tiepidi e assolati preannunciano una Primavera che tarderà ad arrivare; se sono gelidi, al contrario, la Primavera sarà mite e rigogliosa.

 

“Gennaio”, una poesia di Rainer Maria Rilke

 

Respirano lievi gli altissimi abeti
racchiusi nel manto di neve.
Più morbido e folto quel bianco splendore
riveste ogni ramo, via via.
Le candide strade si fanno più zitte:
le stanze raccolte, più intense.
Rintoccano l’ore. Ne viene
percosso ogni bimbo, tremando.
Di sovra gli alari, lo schianto di un ciocco
che in lampi e faville , rovina.
In niveo brillar di lustrini
il candido giorno là fuori s’accresce,
diviene sempiterno, infinito.

(Rainer Maria Rilke)