Raffaello Bellavista e l'”intervista della svolta”: storia di un sogno diventato realtà

 

Nel ricco calendario di eventi dedicati ai 1600 anni di Venezia, una performance del pianista, baritono e compositore Raffaello Bellavista non poteva mancare. Innanzitutto per l’ amore viscerale che l’ artista nutre nei confronti della Serenissima, e poi perchè il suo genere musicale, che spazia dalle sonorità classiche al crossover, si incastra a meraviglia con le atmosfere veneziane e con le loro innumerevoli sfumature. Incontro Raffaello in un momento clou della sua carriera; l’ ultima intervista che ha rilasciato a VALIUM risale al Maggio scorso (rileggila qui), ma sembrano passati anni per il fitto susseguirsi di concerti, progetti e riconoscimenti che, da allora, hanno costellato il suo percorso artistico. Di novità da raccontarci ne ha a bizzeffe, a cominciare dalla decisione di iniziare ad esibirsi come solista dopo le esperienze in duo: un ruolo che gli calza a pennello, il blocco di partenza per un successo in continua ascesa. Tra i prestigiosi traguardi raggiunti dal Maestro Bellavista spiccano la candidatura al Premio Eccellenza Italiana Washington D.C. 2022, l’apertura del Premio Guidarello per il Giornalismo d’Autore, l’ elezione a Value Ambassador del World Protection Forum (un forum permanente a tutela della vita umana e degli ecosistemi). Acclamato e richiestissimo, Raffaello è in procinto di abbracciare una carriera internazionale che lo porterà in vari angoli del mondo. Per un ragazzo partito da Brisighella con un sogno e la fortissima volontà di realizzarlo, non si può certo dire che sia una meta da poco! Ancor più perchè ogni tappa del suo iter trionfale è frutto del merito: il talento, la passione, la disciplina, l’eclettismo del Maestro Bellavista si abbinano a una dialettica innata, a una straordinaria presenza scenica e, last but not least, a un savoir faire squisito. La sua padronanza del repertorio classico non l’ha mai indotto a rivolgersi esclusivamente a un pubblico d’élite. Raffaello punta ad introdurre una sferzata d’aria nuova nella musica da camera: combina differenti generi, sul palco instaura un dialogo (verbale ed emozionale a un tempo) con il parterre. In attesa di volare a Parigi per il prossimo appuntamento – fissato al 10 Marzo – del World Protection Forum, l’artista è concentratissimo sull’imminente performance veneziana.

 

La composizione scritta dal Maestro Bellavista in onore del 1600simo anniversario di Venezia, che ha già avuto modo di presentare nel corso di altri concerti

Si tratterà di un evento esclusivo, un concerto per il 1600simo anniversario della Serenissima negli spazi dello splendido Salone di Ca’ Sagredo, sul Canal Grande. La data? Il 26 Febbraio. Organizzata dall’ Associazione Internazionale per il Carnevale di Venezia  e patrocinata dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, dal Ministero degli Affari Esteri e dal Comune di Venezia, l’ esibizione sarà incentrata su un mix di musica classica e composizioni note al grande pubblico all’ insegna della contaminazione. Per l’ occasione, il Maestro Bellavista verrà affiancato dal marimbista Gianmaria Tombari. Ma non vi anticipo di più. E’ il momento di lasciar spazio all’ intervista, un’ intervista che Raffaello ha definito “l’ intervista della svolta”: mai parole furono più vere!

L’ ultima intervista in cui sei apparso su VALIUM risale al docu-concerto “Viaggio musicale verso i luoghi di Dante”, che hai realizzato in coppia con Serena Gentilini. Da allora, la tua carriera è in continua ascesa e stai tagliando traguardi sempre più importanti…Una domanda a bruciapelo: fin dove ti proponi di arrivare?

Una bella domanda che ha una risposta che è divenuta nel corso di questi anni un mantra per me. Andare sempre più in alto senza fermarsi mai in un continuo processo di labor limae su se stessi e di ferrea disciplina associata però ad una visione “spensierata” della propria arte, che sennò rischia di divenire troppo ingessata. La voglia di innovarsi e di mettersi in continua discussione è fondamentale per progredire nella propria disciplina. Parallelamente a quest’aspetto vi è anche la voglia di andare su palcoscenici sempre più importanti e al cospetto di platee sempre più grandi, uscendo dall’etichetta totalizzante della musica colta, per creare un proprio spettacolo ideale che congiunga più generi musicali in un’ottica di musica universale che possa parlare a tutti.

 

Raffaello al Premio Guidarello di Ravenna con (da sinistra) Giuseppe Rossi, il Presidente di Confindustria Romagna Roberto Bozzi e Genseric Cantournet

Come hai maturato la decisione di intraprendere un percorso da solista?

Fin da quando iniziai lo studio della musica il mio sogno era quello di essere un solista. Poi nel mio percorso artistico ci sono state alcune parentesi e collaborazioni con altri artisti. Oggi invece ho scelto di rendere il percorso solistico quello principale e preponderante al quale poi saranno affiancate alcune collaborazioni con artisti celebri e talenti emergenti. L’emozione del solismo è difficile da descrivere, ma una similitudine che mi piace sempre citare, visto che amo la montagna, è quella della progressione su una parete rocciosa verticale in solitaria: occorre trovare all’interno di se stessi la forza spirituale e materiale per progredire, per l’ascesi. Allo stesso modo devi affrontare l’abisso di un teatro pieno di pubblico che vuole emozionarsi e vivere un’esperienza unica. Sembra quasi un percorso iniziatico e lo vedo come una grande palestra per il corpo e la mente.

Il Festival “Suoni e Parole” di Brisighella, di cui sei Direttore Artistico, ha raggiunto livelli di eccellenza straordinari: nomi del calibro di Alessandro Cecchi Paone, Enrico Zucca, Ivano Marescotti, Franco Costantini ed Eraldo Baldini hanno apportato ulteriore prestigio all’evento. Cosa ci racconti della terza edizione della rassegna “tra le pietre di luna”? Come vedremo tra poco, si è arricchita sia riguardo ai suoi ospiti che alle sue location…

Il Festival, partito dalla voglia di stimolare il panorama artistico nel mio territorio ricco di paesaggi bucolici, ma a volte troppo ingessato (ti ricordo che vivo all’interno del Parco della Vena del Gesso Romagnola), nel corso degli anni si è fortemente evoluto coinvolgendo importanti sponsor e sempre più persone. Dopo i rallentamenti causati dalla prima ondata della pandemia, nel 2021 abbiamo voluto fare le cose in grande per dare un messaggio molto forte: La cultura non si deve fermare. E così abbiamo portato il Festival nell’anfiteatro di Brisighella e nel Parco del Convento dell’Osservanza, animando spazi ameni e molto grandi, in modo che il pubblico sempre più numeroso, nel rispetto di tutte le normative di sicurezza, potesse vivere un’esperienza di alto valore estetico a tutti i livelli: paesaggistico, musicale, sensoriale… Visto il successo della manifestazione, a fine estate 2021, abbiamo “esportato” un’ edizione del Festival nel magnifico e dinamico territorio di Rimini in un auditorium di grande prestigio: l’ Arena Francesca da Rimini e l’Anfiteatro di Rimini Terme. E’ stata un’esperienza molto interessante, perché Rimini è una location di richiamo internazionale: la “capitale” cosmopolita della Romagna. Tutti gli eventi sono stati sold out con spettatori provenienti da varie parti del mondo. Una sfida che ci ha molto stimolato, in quanto portare l’alta cultura in una dimensione così vasta e riscuotere un grande successo non è cosa semplice. Questo risultato ci ha resi consapevoli della grande voglia che c’è nel pubblico di tornare a sognare con la cultura. In entrambi i Festival gli ospiti sono stati di primo piano con Diego Fusaro, Alessandro Cecchi Paone, Giordano Sangiorgi, Federico Moccia, Eraldo Baldini, Enrico Zucca, Ivano Marescotti… Per l’anno 2022 stiamo lavorando a qualcosa che possa davvero lasciare il segno e stiamo coinvolgendo anche altre realtà dell’Emilia-Romagna.

 

Il Maestro Bellavista e il filosofo Diego Fusaro. Ringrazio entrambi per la gentilezza e la simpatia dimostrate nel girare questo video! Sono onorata, inoltre, di ricevere i saluti di Fusaro che contraccambio vivamente.

Lo scorso Agosto hai preso parte alle celebrazioni per il 700simo della morte di Dante con un concerto ravennate, peraltro inserito nella programmazione del Festival, tenutosi nella Basilica di San Francesco. In quell’ occasione, dopo esserti esibito in opere quali la “Dante Sonata” di Liszt, hai presentato brani da te scritti in omaggio all’ autore della “Divina Commedia”. Sei intenzionato a incrementare la tua attività compositiva?

In occasione dei 700 anni della morte di Dante ho avuto modo di essere protagonista di eventi di grande spessore come il concerto nella suggestiva Basilica di San Francesco a Ravenna, dove peraltro si svolsero i funerali proprio del Sommo Poeta, o l’apertura della Cinquantesima edizione del Premio Guidarello condotto da Bruno Vespa nel magnifico Teatro Alighieri di Ravenna. Proprio in questi contesti è maturata la voglia di presentare, oltre al repertorio classico, anche delle mie composizioni. Una scelta ponderata e maturata dopo un lungo percorso che mi ha portato a definire un mio stile personale nel comporre. A partire da questi concerti ho avviato il mio filone compositivo che affianco al pianoforte ed al canto lirico. In futuro poi intendo presentare anche diversi brani arrangiati nel mio stile che possono essere definiti come canzoni leggere colte, ricollegandomi così ad una tradizione italiana non troppo lontana che a mio avviso deve essere assolutamente ripresa. Pensiamo per esempio alla cosiddetta canzone napoletana colta oppure ad alcuni grandi esponenti della scuola genovese come Umberto Bindi, che ci ha lasciato delle canzoni che sono un perfetto anello di congiunzione tra la musica leggera e quella colta. Ecco, il mio obiettivo è presentare composizioni classiche, ma in uno stile fruibile che possa essere colto da tutti ed essere universale, accostate a composizioni “leggere” contenenti anche diversi stilemi e caratteristiche della musica seria.

 

Raffaello Bellavista insieme a Federico Moccia nel Convento dell’ Osservanza a Brisighella

Il Festival, inoltre, a Rimini ha incluso tre tappe d’eccezione. Dopo l’inaugurazione con Filippo Giacomoni, insieme al quale hai riproposto il duo “pianoforte e marimba”, la kermesse ti ha visto protagonista accanto al filosofo Diego Fusaro per un nuovo tributo a Dante, e al giornalista (nonché melomane) Pietro Caruso, tuo autorevole interlocutore in un dialogo sulla musica d’autore. Che bilancio fai di questa edizione costiera di “Suoni e Parole”?

Come anticipato precedentemente il bilancio sicuramente è stato positivo e soprattutto ci permette di dare al Festival una dimensione più internazionale, forti anche della città di Rimini che, grazie alla nuove infrastrutture, può davvero scommettere molto sulla cultura. Nelle tre serate abbiamo avuto moltissime presenze ed abbiamo presentato tre diversi spettacoli. Il primo è stato caratterizzato dal duo pianoforte e marimba in uno scenografico concerto all’alba nel magnifico anfiteatro delle Terme di Rimini a pochi metri dal mare: una musica altamente evocativa ha sottolineato il passaggio dalle tenebre all’aurora ed ha salutato un’alba di sole e good vibrations. Il secondo è stato un dialogo tra musica e parole tra me e Diego Fusaro. Un simposio totalmente incentrato su Dante Alighieri. Anche in questo caso è stato incredibile vedere come molte persone siano accorse da varie parti d’Italia, grazie a una massiccia campagna di comunicazione dell’evento, coniugando un fine settimana tra cultura e mare con importanti ricadute sull’economia cittadina. La terza ed ultima serata mi ha visto dialogare tra musica e parole con il Patron del MEI (manifestazione musicale tra le più importanti in Italia), in un incontro che è partito da alcune arie d’opera fino alla canzone d’autore colta e a brani di David Bowie e dei Depeche Mode arrangiati dal sottoscritto.

A conclusione del Festival sei approdato a Milano dove, insieme al Maestro Enrico Zucca, il 16 Settembre hai inaugurato con un vernissage musicale il 64simo Congresso Nazionale della Federpol. In chiusura del simposio hai intonato “Heroes” di David Bowie; ispirata da questa performance, ti chiedo: chi sono i tuoi eroi? Hai dei modelli di riferimento, dei mentori di cui ti piacerebbe ricalcare le orme?

L’evento per il convegno nazionale della Federpol a Milano è stato davvero qualcosa di sublime. E’ stata una grande occasione per presentarsi di fronte ad un pubblico internazionale, composto anche da diverse autorità dello Stato Italiano. E proprio per coronare il finale di questo evento ho scelto Heroes di David Bowie. A mio avviso la figura dell’eroe è da sempre un riferimento per gli uomini, perché ci presenta davanti agli occhi le potenzialità della nostra natura e in un mondo sempre più complesso e pieno di difficoltà tutti hanno bisogno di un Virgilio al proprio fianco. Anch’io mi identifico in questa realtà, in quanto per emergere è richiesto uno sforzo davvero titanico, paragonabile a quello di un eroe. Su chi sono i miei eroi preferiti e a chi mi ispiro, devo dire che nel corso degli anni ho cambiato la risposta. Se infatti fino al periodo pre pandemia avevo in testa grandi artisti come Pavarotti, che ha saputo coniugare l’ alta cultura con un pubblico immenso ed eterogeneo, oppure pianisti come Lang Lang che spaziano dalle sale da concerto più importanti del mondo agli stadi assieme alle pop star…oggi mi ritrovo ad analizzare le composizioni, non solo musicali, dei grandi artisti che hanno saputo contaminare l’arte: da Salvador Dalì a Miles Davis, da Friedrich Goulda a Banksy. Pochi giorni fa ho visto che hai condiviso sui social una frase che spesso mi piace citare: “I sogni cominciano di notte e si completano di giorno” di Svevo. Ecco, penso che questa frase possa davvero sintetizzare il mio pensiero.

 

Raffaello in concerto presso la Società Umanitaria di Milano

 

“Parlami d’amore Mariù”: un classico della canzone napoletana colta che Raffaello ha interpretato al Congresso Federpol accompagnato dal celebre pianista delle star della lirica Enrico Zucca

Uno scatto della performance al Congresso Federpol. Raffaello è con Enrico Zucca

Il 15 Ottobre per te è stata una data cruciale, la data della svolta: hai avuto l’onore di esibirti nel corso di un prestigioso evento, il “Premio Eccellenza Italiana” 2021, dove sei stato anche candidato, grazie al tuo talento artistico, al Premio Eccellenza Italiana Washington D.C. 2022. La tua carriera diventerà internazionale. Quali emozioni hai provato nel ricevere un simile riconoscimento?

E’ stata un’ emozione immensa. Per un duplice motivo: Il primo è la possibilità di toccare con mano il raggiungimento di obiettivi perseguiti da anni, ai quali ho dedicato gli sforzi di una vita intera. Il secondo motivo è stata la possibilità di esibirmi nella Santa Sede , un luogo prestigioso nel tempo e nello spazio. La coesistenza di grandi sacrifici affiancati però da questi lampi di luce, danno slancio e motivazione per proseguire un percorso davvero titanico…in un sottile equilibrio fatto di sacrifici, ma anche di gioie e soddisfazioni.

 

Premio Eccellenza Italiana 2021: il Maestro Bellavista in Vaticano insieme al giornalista Massimo Lucidi

La location è sempre il Vaticano. Con Raffaello e il Prof. Lucidi c’è Padre Franco Ciccimarra

Raffaello mentre si esibisce in “Mattinata”, un altro esempio di canzone napoletana colta. L’ ha interpretata durante il concerto tenuto in Vaticano alla presenza del direttore di RAI 1 Stefano Coletta oltre che delle principali figure istituzionali italiane e della Santa Sede

E’ pressoché impossibile citare tutti gli appuntamenti che ti hanno visto protagonista durante l’Autunno. Proverò ad elencare (non in ordine cronologico) alcuni tra i più salienti: il ritorno alla Tenuta Mara di San Clemente con un concerto introdotto dal noto giornalista Massimo Lucidi (ideatore del “Premio Eccellenza Italiana” e direttore editoriale di “The Map Report”), l’esibizione alla Camera dei Deputati in occasione dell’ Innovation Day e quella alla Casa del Cinema di Villa Borghese, sempre a Roma, durante la presentazione di un corto interpretato da attori quali Roul Bova, Gianmarco Tognazzi e Vittoria Belvedere. A proposito di cinema, ti piacerebbe diversificare la tua carriera nella settima arte? 

Sicuramente un aspetto molto interessante per quanto riguarda i concerti del 2021 è stato quello di essere protagonista di recital in forma canonica in teatro, ma anche di eventi trasversali con grandi personaggi del cinema come per esempio la presentazione del cortometraggio con Arisa, Raoul Bova… nella magnifica Casa del Cinema a Villa Borghese a Roma o l’evento con il giornalista Massimo Lucidi nella prestigiosa Sala della Musica della Tenuta Biodinamica Mara . Tornando alla tua domanda mi sono state fatte alcune proposte a riguardo e le sto valutando attentamente, perché mi piace molto essere eclettico e sono convinto che ciò che conta per l’artista è comunicare con forza e con qualsiasi forma un messaggio personale. Poi ovviamente la musica sarà sempre la colonna portante della mia esistenza, ma di certo non mi precludo esperienze che possono arricchirmi.

 

“Heroes” di David Bowie in un’ inedita versione per pianoforte. Raffaello l’ ha eseguita alla Casa del Cinema di Villa Borghese in occasione della presentazione di un corto con alcuni tra i più importanti attori italiani

Sui social hai scritto: “Mai smettere di credere nei propri sogni.”. E uno dei tuoi più grandi sogni, aprire musicalmente il Premio Guidarello per il Giornalismo d’autore, si è realizzato il 13 Novembre scorso al Teatro Alighieri di Ravenna. A presentare la serata  è stato un professionista di alta caratura come Bruno Vespa. Potresti dirci qualcosa di più su questo evento e sui sogni che diventano realtà? Qual è, a tal scopo, la ricetta vincente?

L’apertura della Cinquantesima Edizione del Premio Guidarello è stato qualcosa che davvero ha lasciato il segno. Si tratta infatti di un premio giornalistico di grande prestigio organizzato da Confindustria  Romagna che vede ogni anno i principali esponenti della cultura e del mondo giornalistico arrivare da tutta Italia al Teatro Alighieri di Ravenna sede della manifestazione. Quest’anno il Premio coincideva con i 700 anni della morte di Dante, che è sepolto a Ravenna, ed è stato deciso di omaggiarlo con la mia esibizione della Dante Sonata di Liszt: una delle composizioni più impegnative per pianoforte. L’emozione è stata davvero grande e mi ha richiesto un impegno e uno studio davvero intenso per preparare al meglio questa composizione; come ho detto precedentemente, certe pareti ci mettono alla prova, ma nello stesso tempo ci forgiano. L’esibizione è stata molto apprezzata. Quando sono rientrato dietro le quinte mi sono trattenuto a parlare con Bruno Vespa, che da grande cultore della musica ha elogiato l’originalità della mia esecuzione e le mie doti artistiche. Questa esperienza, sommata a tutte le altre, mi fa credere più che mai che l’importante è non smettere di credere nei propri sogni. Sembra una frase banale, ma non è assolutamente così. La ricetta è credere in maniera totale e con abnegazione in quello che si fa e nella propria arte.

 

Raffaello esegue la “Dante Sonata” di Liszt in apertura del Premio Guidarello condotto da Bruno Vespa. Nella foto sopra, un’ altra immagine dell’ evento

Un’ altra importante tappa del tuo percorso si è svolta il 26 Novembre a Sanremo, in occasione dell’Annual Summit del World Protection Forum. Al Forum, un catalizzatore di iniziative a tutela dell’uomo e degli ecosistemi, sei stato eletto Value Ambassador: la tua performance musicale è stata seguita da un breve discorso sul valore della musica e sull’ Italia in quanto patria dell’arte dei suoni. Ti va di farci un sunto di questa relazione?

L’elezione a Value Ambassador del World Protection Forum è stato un altro importante tassello per la mia carriera. A fine Febbraio, infatti, all’interno della stessa giornata ho tenuto un discorso ed un breve concerto nel magnifico Teatro Ariston di Sanremo e un secondo intervento musicale nel rooftop del Casinò di Sanremo. Il discorso era incentrato sull’importanza della cultura come valore cardine di uno stato come il nostro, quanto sia necessaria una sua valorizzazione e come andrebbero preservati certi valori oggi troppo spesso dimenticati. Basti pensare che l’Italia ha dato i natali al pianoforte con Bartolomeo Cristofori nel 1698, all’opera lirica verso la fine del ‘500 ed anche alla notazione musicale con Guido d’Arezzo, vissuto tra il X ed XI secolo.

 

L’ intervento del Maestro Bellavista al prestigioso World Protection Forum che si tiene annualmente nel Teatro Ariston di Sanremo

Il World Protection Forum si è tenuto al Teatro Ariston di Sanremo, la location del famosissimo Festival. A quando una tua apparizione in quel frangente?

Il palco del Teatro Ariston è qualcosa di unico ed ha un’acustica davvero incredibile. Si sente nell’aria che in quel luogo è passata la storia della canzone italiana. Il 2021 è stato un anno di svolta rispetto al passato e sono pronto a concludere un accordo con due importanti manager nel settore musicale. Non è assolutamente esclusa una partecipazione al Festival, perché come detto anche in precedenza vorrei portare la musica colta nella canzone italiana come era stato fatto in passato.

 

 

Al Circolo Ravennate e dei Forestieri, invece, il 3 Dicembre hai ritrovato Diego Fusaro durante un evento dedicato a Dante e al suo pensiero…

Diego Fusaro è un caro amico ed un grande filosofo con il quale abbiamo dato vita a dei magnifici simposi tra parole e musica. Ha moltissimo seguito anche tra i giovani ed assieme abbiamo creato delle serate di alta cultura legate alla figura del Sommo Poeta. All’ evento di Rimini hanno partecipato diverse centinaia di persone nel massimo rispetto delle norme sanitarie grazie anche ad un magnifico e capiente auditorium all’aperto. Mentre a Ravenna, nello splendido Circolo Ravennate e dei Forestieri, l’ evento era solamente su invito e sembrava di rivivere l’atmosfera dei salotti culturali del ‘700.

 

Raffaello con Diego Fusaro e Giuseppe Rossi, Presidente del Circolo Ravennate e dei Forestieri

Un’ ultima domanda per concludere la nostra conversazione: come definiresti il successo e quale valore aggiunto pensi che apporterà al sogno che hai concretizzato?

Il successo è nella mia concezione la capacità di plasmare un sogno in realtà. E questo non avviene mai per caso, ma è il risultato ogni volta di una sorta di viaggio iniziatico che deve essere portato a termine a qualsiasi costo. Infatti, in un processo eterno dove non ci si può mai sentire arrivati e in un continuo processo di labor limae conosciamo sempre di più noi stessi e progrediamo nel nostro sviluppo sia su un piano spirituale che materiale. Un elemento fondamentale deve essere quello dello slancio titanico che ci permette di superare le difficoltà con spirito di avventura e con successo, e di poterci affermare come piccoli e grandi eroi su questa terra.

 

Il Maestro Bellavista esegue “Heroes” nella Sala Verdi di Milano, uno dei templi internazionali della musica classica

 

Photos courtesy of Raffaello Bellavista

 

Sulle tracce del Principe Maurice: ricordando Lindsay Kemp e il suo “capolavoro onirico”

Il Principe Maurice con Lindsay Kemp in uno scatto recente

Terzo appuntamento con la rubrica che VALIUM dedica al Principe Maurice ed alla sua rutilante vita artistica. Stavolta lo incontro a Senigallia, sull’iconico sfondo della Rotonda a Mare: paglietta in testa e look total white, si prepara ad animare la serata conclusiva de “L’Estetica dell’Effimero”, kermesse cult della “spiaggia di velluto” arrivata alla settima edizione. Nonostante il vortice di eventi che lo vede protagonista, il Principe è immancabilmente radioso, sorridente, “décontracté” come direbbero i francesi. E davanti al nostro aperitivo di rito, mi racconta esperienze recenti e progetti imminenti intramezzando la conversazione con molteplici riflessioni a tema. Inutile dire che, una volta di più, il suo eloquio non manca di ipnotizzarmi con il fascino della potenza evocativa che sprigiona.

Ferragosto si è concluso una manciata di giorni fa. Come lo ha passato, il Principe Maurice?

Il 14 ho partecipato ad una festa in un locale con il quale collaboro molto volentieri. Ci siamo inventati una serata particolare, da discoteca però con delle contaminazioni stile cabaret: un po’ quello che facevo al Plastic con la serata Reaction. E’ stato divertente! Il locale si chiama Odissea Fun City e si trova a Spresiano, vicino Treviso, è una struttura enorme che compie 25 anni proprio quest’ anno e li festeggerà il 14 Settembre. Grazie al nome che porta, abbiamo abbinato il suo 25mo compleanno al 50mo anniversario di “2001: Odissea nello Spazio” di Kubrick e ne è venuta fuori una direzione artistica ispirata al film: useremo immagini della pellicola, le riprodurremo “live” rivisitandole…Sarà una bellissima produzione, ci stiamo lavorando da tre mesi! Io avrò almeno 25 artisti che collaboreranno con me.  In questo periodo sto andando sempre meno in discoteca e sempre più ad happening culturali alternativi. Approfitto dello spazio mentale che (con gran rammarico) ho a disposizione dopo aver archiviato il Cocoricò per riempirlo di cose nuove, fare scouting, guardarmi intorno…E sono molto soddisfatto di tutto questo.

 

Il Principe al Samsara Beach di Riccione

Ci siamo incontrati poco più di un mese fa, esattamente quando hai detto “addio” al Cocoricò. Mi giunge voce che a Riccione sei tornato anche in un’inedita versione “on the beach”…

Esatto! Sono stato invitato al Samsara Beach, filiale riccionese del Samsara Beach di Gallipoli. E’ una formula diversa di fare discoteca, non di notte, non in un locale chiuso ma sostanzialmente di giorno e sulla spiaggia. Devo dire che mi è piaciuto molto, anche perché mi sono ritrovato insieme ad uno dei miei dj preferiti, uno dei fondatori della musica House: David Morales. E’ un grande amico e ho passato una serata davvero speciale, ma è stata ancor più speciale sai perché? Ora ti racconto. Mario Pierantoni, il capo della security del Cocoricò, ha chiesto la mano della sua ragazza sul palco proprio in quell’ occasione. Io ho creato la situazione con una performance ad hoc: sono stati attimi pieni di vita, solarità, sentimento, emozioni…Amore! In quel momento c’era tanto amore ed è stato davvero emozionante! Conosco Mario da 20 anni, siamo amici. Quando mi ha detto “Vieni al Samsara a darmi una mano, inventiamoci qualcosa, voglio fare una sorpresa alla mia ragazza” ho accolto subito il suo invito. Lei non sapeva nulla, dopo la dichiarazione tutti piangevano di gioia. Perché la gente ancora crede nei sentimenti, ma bisogna proporglieli…Altrimenti, pensano che non esista nulla tranne i social. Invece esiste ancora l’amore vero e quella è stata una splendida testimonianza. Nel privé del Samsara, poi – una riproduzione del privé dell’Ethos Mama Club – ho ritrovato Ricky Montanari, Flavio Vecchi, tutto il gruppo di Maurizio Monti…E’ stato bellissimo, un ritorno a Riccione che mi ha confortato un po’ dopo quell’ addio doloroso al Cocoricò. Devo dire che sono molto contento di aver seminato stima, amore e rispetto.

 

 

Non posso fare a meno, questo punto, di chiederti cosa rappresenta Riccione per te: una pietra miliare, immagino. E poi, che altro? Che tipo di legame si è instaurato tra te e “la perla verde dell’Adriatico”?

Io Riccione la amo. Riccione è stata l’Ibiza italiana ma anche più di Ibiza, perché la “filosofia” italiana era condita di cultura, non solo di trasgressione. Riccione aveva questo must rispetto a Ibiza, che invece è sempre stata giocosa e divertente pur essendo partita da filosofie New Age. La “perla verde dell’Adriatico” è stata senza dubbio un faro a livello internazionale per quanto riguarda la club culture vera, rimarrà sempre nel mio cuore. Adesso è alla ricerca di una sua identità. Devo dire che la formula del club notturno forse è diventata un po’ troppo, come dire, “morbosa”: il club è un luogo di sfogo, di sballo e basta…Io amo la notte, ma nella dimensione diurna c’è più solarità. Vedere al Samsara ragazzi e ragazze in costume, che ballavano, emanava una sensualità potente. La gente ha voglia di guardarsi, di annusarsi, di sedursi, di godersi, e questo è un bel segnale! Riccione, per tradizione e cultura, può farsi portatrice di questa tendenza: una nuova positività anche nel divertimento.

Siamo in estate, apogeo del divertimento notturno. Ma per i giovani, a tuo parere, al top delle tendenze c’è sempre il club?

La concorrenza più forte ai club la fanno i festival. Esistono tantissime manifestazioni all’ aria aperta: forse la gente oggi ha anche voglia di vivere più a contatto con la natura, perché questi festival vengono normalmente organizzati in grandi parchi. Sono situazioni sempre molto forti, di tendenza, con questi mega dj…Il club c’è ancora chi lo ama e io spero che continui ad amarlo, perché è un luogo più sicuro se vogliamo; anche se i grandi festival, ormai, hanno organizzazioni che sono macchine da guerra. Chi non va in questi posti, invece, adora vivere la spiaggia. E’ lì che i giovani la notte si ritrovano: accendono falò, cantano, mangiano, fanno il bagno insieme. Credo che si stia riattivando un rapporto speciale con la natura, e mi piace molto. E’ un recupero di emozioni più spontanee, meno “chimiche”!

 

 

A proposito di notte: quale notte, a tutt’oggi – e vita privata a parte! – ricordi come quella che ti ha messo più adrenalina addosso?

Senza dubbio la notte in cui Grace Jones mi ha invitato, all’ improvviso, sul palco della Royal Albert Hall. Siamo nel 2010, Grace è in tournée per promuovere il suo album “Hurricane”. Io sono seduto tra il pubblico in una zona vip di fianco a Brian Eno, e a un certo punto lei fa: “Maurice, so che sei qui: dove sei?” Io mi alzo, faccio un cenno e vengo inquadrato da un occhio di bue. “Vieni a ballare con me “Libertango”?”, mi chiede Grace. Potevo dirle di no? E’ stata una serata “a sorpresa” che difficilmente dimenticherò, proseguita con una splendida festa in cui ho potuto conoscere meglio Brian Eno e ho incontrato per la prima volta Lady Gaga. Sono quelle occasioni speciali che accadono quando sei con persone speciali: è una delle fortune, dei grandi privilegi che ho avuto nella mia vita.

 

Il Principe con Grace Jones

Torniamo agli eventi. In un mese della tua sfavillante esistenza ne saranno successe, di cose…Che ci racconti al riguardo?

L’ evento più eclatante a cui ho partecipato come maestro di cerimonie è stata una festa sulle colline toscane, in un’antica villa meravigliosa con una tenuta pazzesca in cui c’era addirittura un laghetto con un’isola al suo interno. Lì è stata organizzata una splendida festa veneziana, qualcosa di veramente straordinario! Ti dico solo che sono ritornato a cavallo dopo 35 anni, perché la festa si svolgeva nella villa ma anche in tutta la tenuta…Gli ospiti si muovevano in carrozza e sono state portate persino delle gondole per navigare sul laghetto. Si è trattato di un evento privato, super blindato, per pochissime persone tra l’altro. Io ero nei panni di Casanova ed accoglievo gli ospiti nelle location dei vari appuntamenti. La festa è cominciata alle 19,30 ed è finita a mezzanotte. Ci sono due momenti che ricordo con intensità particolare: nel primo attendevo gli ospiti, poi davo loro appuntamento al laghetto che raggiungevo a cavallo. E siccome ritardavano un po’, mi sono fatto tre giri in gondola godendo di una luce meravigliosa…L’ altro momento è stato mentre ero a cavallo, con le carrozze degli ospiti che mi seguivano. Dato che in quel caso ero condotto dallo stalliere e potevo guardarmi intorno, sono rimasto estasiato dalla scena: io sul cavallo in costume del ‘700, i colori magici del tramonto, una musica misteriosa che si diffondeva…Ho vissuto una favola, proprio di quelle che piacciono a me! C’è anche da dire che abbiamo fatto due giorni di prove, è stato faticoso con i costumi, faceva molto caldo: ma ne è valsa la pena. Un’ altra cosa bella che ho fatto, sempre in costumi casanoviani, sono state delle riprese in notturna per il TG2 che verranno inserite nella diretta della Regata Storica del 2 Settembre. Dovevamo girare delle scene a Venezia con una magnifica dama, la costumista Francesca Serafini: con lei avremmo dovuto fare un incontro in gondola, ma quella sera c’è stata una tempesta terribile. Avevamo già preso appuntamento con Giulia Apollonio, la giornalista della troupe del TG2. Senonchè, mentre ero lungo il tragitto, è scoppiata un’autentica bufera. Il bello è che non riuscivo a rintracciare il luogo in cui dovevamo incontrarci, perché Venezia in quanto a indirizzi è molto misteriosa…Rischiavo di prendere l’acquazzone in pieno, poi in extremis ho ritrovato il nostro “meeting point”. La ripresa della gondola è saltata, ma ho suggerito di posticiparla e di girare, invece, l’arrivo in Piazza San Marco: nello storyboard, Casanova gira in gondola con la giornalista RAI spiegandole questo e quell’ altro, finchè arriviamo in Piazza San Marco dove trovo la mia dama e congedo Giulia…Ho proposto di girare la scena dell’incontro al Caffè Florian: lì, io e la dama brindiamo e subito dopo la porto in una calletta “maliziosa” delle Procuratie di San Marco, allontano la troupe televisiva come se fosse un paparazzo e mi rifugio nella calle con l’ amata a “far finta di”. E’ stato davvero molto carino! Diciamo che Agosto, per me, si snodato all’ insegna del Casanova. Ieri sera, invece, ho assistito al debutto del Festival che il Duo Bellavista-Soglia (leggi qui la loro intervista con VALIUM) ha organizzato a Brisighella. Grazie a loro ho conosciuto nuovi aspetti di quella zona. Intanto c’è la Vena del Gesso, che è una cosa straordinaria dal punto di vista geologico. Ne esistono solo due al mondo, e quella romagnola è già candidata a patrimonio Unesco. Dal paesaggio carsico a cui ha dato luogo ha preso forma la cava dove si teneva il concerto: una cava di gesso incredibile, con un’acustica meravigliosa e con tanto di laghetto formato dall’ acqua piovana…L’ ambiente era davvero magico. Una delle cose più originali è stata la fanfara eseguita esclusivamente sul rullante da Michele Soglia, che ha compiuto delle vere e proprie acrobazie con le bacchette! Lo spettacolo è stato magnifico, un fantastico cross over di musica classica, musica più contemporanea e sonorità inedite. The day after, prima di tornare a Palma di Maiorca per qualche giorno di (meritata, ndr) vacanza, sono qui a Senigallia per la chiusura de “L’ estetica dell’effimero” dei fratelli Marconi (leggi qui la loro intervista con VALIUM), pluripremiati al Carnevale di Venezia dove hanno vinto tutto il vincibile. Quest’ anno la loro kermesse è stata dedicata al turismo storico, cominciato nel ‘700 di goldoniana memoria. La voga dell’epoca erano le ville in campagna – più che al mare – della nobiltà cittadina, una voga che si è conclamata a fine ‘800 – inizio ‘900. Stasera chiuderò la manifestazione e annuncerò il tema dell’anno prossimo, che ti rivelo in anteprima assoluta: le regine.

 

Il Principe nei (settecenteschi) panni di Giacomo Casanova…

…e con il Duo Bellavista-Soglia

Guardando al futuro, so che a fine mese hai in progetto qualcosa di molto esclusivo. E che la location d’eccezione sarà proprio la “tua” Venezia.

Il 30 Agosto mi vedrete di nuovo nelle vesti di cerimoniere. L’occasione sarà un gran ballo di beneficenza, un gemellaggio mondano e culturale tra Venezia e Montecarlo che Delia Grace Noble, meraviglioso soprano e ambasciatrice Unicef oltre che amica di Sua Altezza Serenissima il Principe Alberto II di Monaco, patrocina. Saranno presenti il sindaco di Montecarlo, i rappresentanti del Palazzo, il Principe non si sa mai fino all’ ultimo se arriverà, ma penso di sì. Il ballo è dedicato al tema dei principi e delle principesse (“Gran Ballo dei Principi e delle Principesse” è anche il suo nome): un po’ una rievocazione della fiaba di Ranieri e Grace Kelly. L’ ambientazione sarà quella del Belmond Hotel Cipriani, l’hotel preferito dalle star di Hollywood a partire da Liz Taylor in poi. Non è una location tipicamente veneziana, niente stucchi…Un lusso in stile molto americano che forse anche per questo piace alle star.

 

Un red carpet del Principe alla Mostra del Cinema di Venezia

Settembre è dietro l’angolo: quali primizie autunnali puoi anticipare a VALIUM?

Il mese di Agosto terminerà con un probabile incontro con Lady Gaga, che arriverà alla 75ma Mostra del Cinema di Venezia per presentare il film in cui debutterà come protagonista. Avrei molto piacere di rivederla! Adoro la sua evoluzione artistica, “Million reasons” per me è una canzone che rimarrà nella storia del pop: puoi cantarla con una chitarra in spiaggia o con un’orchestra sinfonica. Settembre comincerà alla grande, invece, con l’accoglienza ufficiale di una delegazione cinese. Si tratta di una delegazione molto importante nella produzione di documentari, film e, penso, anche televisiva. Approderà in laguna in quanto uno dei suoi funzionari ha partecipato alla produzione di “Marco Polo”, il bellissimo sceneggiato TV del 1982. E’ in questa occasione che è stata “riaperta la via della seta”, la Cina ha aperto le porte all’ Occidente proprio per consentire le riprese. Per celebrare l’arrivo della delegazione si terrà un gran gala a Palazzo Labia, la sede di rappresentanza della RAI: un edificio stupendo, con un ciclo di affreschi murali del Tiepolo che raffigura gli amori di Antonio e Cleopatra…Qualcosa davvero da pelle d’oca! Anche in quel caso, vivrò un nuovo sogno. Sarà sicuramente una serata fantastica, dove potrò assistere a delle testimonianze uniche. Dopodichè, come ti ho già raccontato, per il 14 Settembre è in programma il 25mo compleanno dell’Odissea Fun City: un nome, come mi hanno confessato i titolari, proprio ispirato al successo stratosferico di “2001: Odissea nello spazio” di Kubrick del quale celebreremo in concomitanza il cinquantennale.

 

 

Qualche giorno dopo il nostro incontro senigalliese, risento il Principe Maurice al telefono all’ indomani della morte di Lindsay Kemp (leggi qui la sua intervista con VALIUM). Difficile trovare una definizione per l’ icona che nutrì l’immaginario di innumerevoli artisti, su tutti David Bowie: coreografo, mimo, danzatore, regista e attore, Kemp si è spento il 25 Agosto a Livorno, dove abitava da tempo, all’ età di 80 anni. Ne parlo con un Principe affranto, ancora sotto shock. Con VALIUM, Maurice ha voluto condividere le emozioni provate dopo la scomparsa del suo mentore, l’ ispiratore del Teatro Notturno di cui è portavoce. Ecco quanto mi ha detto e cosa ha rappresentato Lindsay Kemp per lui:

Sono veramente addolorato… Ne sento già la mancanza. Anche se un artista straordinario ed iconico come lui è immortale per ciò che lascia non solo di professionale, rappresentando un unicum nel suo genere, ma sopratutto di emozionale per chi lo ha potuto ammirare o addirittura frequentare. Per me significa aver perso il padre del mio personaggio, che è totalmente impregnato dei suoi insegnamenti, del suo imprinting estetico, artistico, morale. È grazie a lui che sono riuscito ad apprendere le tecniche espressive che mi rendono così intenso e suggestivo pur senza spazio fisico a disposizione e senza dover parlare… È il segreto della “pantomima”, antica arte espressiva greco-romana che lui ha saputo rivisitare e rinnovare contaminandola col Butoh giapponese ma anche col Glam più trasgressivo. Nonostante lo shock, sono determinato a mettere in piedi uno show Tribute con gli artisti che conosco e che si sono ispirati, come me, a lui. Tra questi Andrea Fumagalli, Andy Fluon Bluvertigo, che sta girando l’Italia con il suo tributo a David Bowie. Faremo rivivere l’incontro tra Kemp e Ziggy Stardust attraverso una performance intensa e onirica. Ecco, la definizione dell’Arte di Lindsay si può riassumere in “capolavoro onirico”: fatto di sogni, ma di quelli che ti incantano e sono premonitori, a volte inquietanti ma mai incubi… La sua bellezza interiore è sempre stata quella Luce d’amore donata come attimo di felicità e come messaggio universale e trasversale. Grazie, Maestro, che la terra ti sia lieve. Ora puoi a pieno titolo essere quello “Star Man waiting in the sky” che il tuo amato David ti aveva dedicato…

 

Ritratto di Lindsay Kemp in “Onnagata”. Opera eseguita da Andy Fluon Bluvertigo

 

Photo courtesy of Maurice Agosti

 

 

Il Duo Bellavista-Soglia: musica, eclettismo e contaminazione fusi in una sofisticata alchimia

Il Duo Bellavista-Soglia

Raffaello Bellavista e Michele Soglia emanano eleganza: un’eleganza quasi d’altri tempi, del tutto priva di affettazione ma intrisa di garbo sia nei modi, che nei gesti. Si direbbe che la musica, a cui si sono dedicati sin dall’ età più tenera, abbia impresso nel loro DNA uno chic naturale. D’altronde, persino Herman Hesse parlava della seconda arte definendola un’“armonia tra Cielo e Terra”, e quest’ armonia Raffaello e Michele l’hanno mixata a talento ed eclettismo ad ampie dosi. Giovani (classe 1989 Michele, classe 1992 Raffaello), motivati, preparatissimi, vantano una solida formazione accademica e si sono esibiti in svariati teatri italiani. Nel 2017 hanno unito passioni e competenze per formare il Duo Bellavista-Soglia, ensemble cameristico che coniuga marimba, pianoforte e sonorità baritonali. Nonostante il successo riscosso, tuttavia, il Duo non rinuncia al grande amore che persegue in parallelo con la musica: la contaminazione dei linguaggi artistici.

Raffaello e Michele, vorrei che foste voi stessi a presentarvi ai lettori di VALIUM…Come vi “raccontereste”?

In poche parole: siamo due musicisti solisti che si incontrano non solo sul piano musicale, ma anche, potremmo dire, metafisico: nell’ esecuzione ed interpretazione dei compositi fraseggi musicali che affrontiamo quasi quotidianamente le parole sono depauperate di senso, non servono, prevale l’empatia! Entrambi abbiamo particolarità e attitudini diverse: Raffaello è un ottimo cantante lirico nel registro baritonale, ma nel contempo è considerato uno dei pianisti più eclettici e interessanti nel panorama italiano. Michele, oltre a vantare una grande esperienza orchestrale come percussionista e marimbista solista, si trasforma, come novello Jekyll and Hyde, in uno dei batteristi di Extreme Metal più apprezzati tra gli appassionati.

 

Raffaello Bellavista

Il vostro amore per la musica risale all’ infanzia. Com’è nata questa passione?

Raffaello: La mia passione per la musica è stata fortemente influenzata dai miei genitori, in quanto mia madre era una cantante lirica (anche se in seguito si è dedicata all’insegnamento). Mio padre è sempre stato un grande appassionato di musica colta, ma aperto a tutte le contaminazioni: non a caso, ha animato la vita notturna romagnola per un decennio. Questo ambiente estetizzante, insieme a una mia personale inclinazione, ha fatto sì che io abbia scelto di intraprendere sin dai primi anni scolastici un percorso di studi accademici.

Michele: Essendo figlio d’arte – mio padre è Renato Soglia, che oltre ad aver suonato come trombettista in RAI ha scritto e revisionato svariati libri di musica – sono stato anch’ io influenzato dalla mia famiglia, anche se sin da bambino avevo dimostrato un interesse particolare per il mondo delle percussioni e della batteria: gli strumenti sui quali ho incentrato i miei studi accademici.

Com’è nato il Duo Bellavista-Soglia, e a quale repertorio attinge?

Entrambi viviamo all’ interno del Parco della Vena del Gesso Romagnola (il gesso è conosciuto anche come “pietra di luna”, in quanto riflette la luce lunare): Raffaello a Brisighella, noto borgo medievale, e Michele a Casola Valsenio, il paese delle erbe officinali e dei frutti dimenticati. Prima di incontrarci avevamo spesso sentito parlare l’uno dell’altro, in quanto siamo sempre stati molto attivi sulla scena musicale romagnola. Poi qualche anno fa, in occasione di un evento a Rimini, è capitata l’occasione di suonare insieme e…Non abbiamo più smesso. Il Duo nasce come progetto di tesi e antitesi di due strumenti che inizialmente possono sembrare poco affini, ma ad un ascolto attento si fondono creando armonie fortemente evocative. Abbiamo in repertorio arrangiamenti di celebri arie d’opera scritti da noi, dove la marimba prende la parte dell’orchestra e Raffaello canta la parte originale del baritono. Oppure, grandi componimenti classici dove avviene l’opposto: l’orchestra è sostituita dal pianoforte e la marimba o il vibrafono sostengono la parte solistica. Altre partiture sono di artisti contemporanei molto eclettici, che spaziano dalla musica minimale al jazz o alle colonne sonore.

 

Michele Soglia

Avete un immaginario ispirativo ben preciso a cui fate riferimento?

Non esistendo una formazione con caratteristiche simili alla nostra, dobbiamo far riferimento a noi stessi ed impegnarci per far sì che le nostre forze diano forma alle armonie immaginate, che sono sempre proiezioni utopiche verso cui tendere. Logicamente i grandi protagonisti del passato, della musica colta, sono per noi pietre miliari con le quali confrontarci in ogni istante.

Al Festival nella Cava Marana di Brisighella – che vi vedrà protagonisti e di cui Raffaello sarà direttore artistico – intreccerete la vostra musica a discipline come la poesia e le arti figurative. Che significato ha, per voi, il concetto di “contaminazione”?

Il Festival dell’Antro della Pietra di Luna, alla sua prima edizione, si svolgerà il 18 e il 25 agosto e il 2 e il 7 settembre e vedrà, all’interno di un luogo estremamente suggestivo (si tratta di una profonda cavità scavata in una formazione gessosa, definita selenite o pietra di luna), un connubio di arti: musica, arti figurative, poesia, drammaturgia, storia e scienza. L’intento è quello di creare serate itineranti in cui, partendo da diversi linguaggi artistici, si possa tendere verso un’ideale sintesi. Raffaello, in quanto membro del comitato scientifico della Fondazione I Naldi-Gli Spada (che concentra i propri studi su personaggi che hanno condizionato il corso della storia), si è impegnato per ottenere il patrocinio del Parco Regionale della Vena del Gesso Romagnola: in questo modo si sono unite due realtà molto importanti per la valorizzazione del territorio. Per noi la contaminazione è alla base di tutte le espressioni artistiche che spesso offrono una sintesi in senso hegeliano di percorsi diversi, un incontro tra diverse realtà. Inoltre, l’unione tra concerto, aspetti conviviali e una tipologia di pubblico attento fa sì che gli eventi organizzati dal Duo Bellavista-Soglia siano non solo esclusivi, ma evocativi di forme di intrattenimento culturale appartenenti a un’epoca diversa.

 

Il concerto di Raffaello e Michele nell’ Arena delle Balle di Paglia di Cotignola

 

Mi ha molto colpito il racconto del Principe Maurice riguardo a una vostra esibizione nell’ Arena delle Balle di Paglia di Cotignola. Che ci dite di quell’ alba magica?

Innanzitutto ringraziamo il Principe Maurice per aver accolto il nostro invito al concerto dell’Arena delle Balle di Paglia, e per averne parlato in una sua intervista. L’evento all’Arena è stato veramente entusiasmante: nonostante fossero le 5.45 del mattino, c’è stata una notevole affluenza di pubblico. L’accoglienza è stata, inoltre, delle migliori.

A Riccione, in occasione dei trentennale del Cocoricò, avete affiancato proprio il Principe Maurice in un’inedita performance.  Come si conciliano musica techno e Mozart?

Il Principe Maurice ci ha subito affascinato per la versatilità della sua personalità e per le sue conoscenze trasversali sempre molto approfondite, aspetti che gli permettono di muoversi e di passare con estrema naturalezza nelle interpretazioni, direi teatrali, dei personaggi più disparati. Tornando alla tua domanda, bisogna ricordare innanzitutto che le composizioni di Mozart e di altri autori dell’epoca venivano fruite dal pubblico in un modo meno “ingessato” rispetto alla situazione odierna. Basti pensare alla produzione operistica mozartiana, che pur celando profondi significati era estremamente immediata e in grado di coinvolgere l’emotività del pubblico. E’ ovvio che tra Mozart e la tech house la distanza è abissale, però se analizziamo le basi di quest’ ultima ritroviamo forti riferimenti alla musica classica minimale contemporanea: la reiterazione della ritmica e del fraseggio musicale, le sonorità sospese e allusive tipiche del pop progressive (Genesis, Jethro Tull…), che a sua volta aveva attinto a piene mani dal repertorio colto. Pur rimanendo generi diversi, quindi, ad un ascolto attento è possibile scorgere delle affinità ben note ai compositori.

 

Michele e Raffaello insieme al Principe Maurice

Michele milita nella band di black symphonic metal Mourn in Silence, Raffaello è sempre più coinvolto nella sua attività di baritono: qual è il valore aggiunto dell’eclettismo?

Raffaello: Mi hanno sempre affascinato il pianoforte e il canto lirico, che ritengo possano rappresentare differenti sfaccettature della mia persona. Il confine tra queste mie attività professionali è in realtà impalpabile, in quanto ci sono moltissimi elementi di affinità e comunanza nello studio, nella ricerca e nella pratica dei due filoni artistici. Mozart è infatti un mio punto di riferimento, poiché ha scritto svariate opere connesse simbolicamente e musicalmente, tanto che nella produzione sinfonica-strumentale possiamo ritrovare gli stilemi delle composizioni operistiche. Non dimentichiamo che nell’ età mozartiana la fruizione delle serate di musica classica era completamente diversa da quella odierna, in quanto orientata alla spettacolarizzazione dell’evento con connotati quasi ludici.

Michele: Grazie all’esperienza in orchestra mi sento molto legato al repertorio classico, ma essendo la marimba uno strumento più moderno rispetto ad altri ed essendo io un solista delle percussioni, studio spesso autori contemporanei che si inseriscono comunque nell’ambito della musica colta. Con i Mourn in Silence suono la batteria, trovando interessante e di alto spessore il connubio tra la parte orchestrale dei brani e l’irruenza delle chitarre unita all’apporto della tastiera, con l’impeto del basso elettrico e il “drumming” estremo che caratterizza questo genere.

Raffaello e Michele: Proprio l’incontro tra due musicisti eclettici come noi rende possibile ed efficace la comunicazione del discorso musicale, che si svela al pubblico in modo immediato. L’interesse per musiche e generi diversi rende il nostro Duo caratteristico, ma anche versatile, mantenendo sempre un profilo altamente professionale.

 

 

Una domanda “curiosa”: che genere di musica ascoltate e quali sono i musicisti che amate di più?

Raffaello: I miei gusti musicali sono multiformi e influenzati dalle emozioni che provo in un determinato momento, sensazioni che a loro volta sono il riflesso del flusso armonico circostante: la stessa suggestione che proviamo di fronte a un’opera di Escher. Personalmente ascolto musica colta, per la funzione catartica e rilassante che svolge, ma sono anche affascinato dalla carica, oserei dire, fortemente sensuale che la tech house, la minimal deep e il chill out sono in grado di trasmettere.

Michele: Io ascolto quasi tutto, cerco di trovare ispirazione da tutta la musica. Logicamente, però, mantengo i punti cardine della musica che propongo: classica e symphonic metal. Ovviamente il repertorio moderno che riguarda la marimba è uno dei miei preferiti. Il connubio di tutti i generi musicali che ascolto è un incentivo per rendere la mia performance sempre migliore durante i concerti.

 

 

Cosa vi aspettate dal futuro? Potreste anticiparci qualche vostro progetto imminente?

Per il futuro ci auspichiamo di crescere d’importanza, arrivando a calcare palcoscenici e teatri nazionali ed internazionali. Inoltre, stiamo già sperimentando l’organizzazione di spettacoli esclusivi che prevedono forti contaminazioni tra generi musicali e tra le molteplici espressioni artistiche, sempre caratterizzati da una linea armonica e sofisticata ma senza tralasciare i  momenti conviviali: il Festival all’interno dell’Antro della Pietra di Luna ne è un esempio. Sono in cantiere anche eventi che prevedono il Principe come Special Guest, ma ci teniamo a lasciarvi sulle spine! Ne approfittiamo per estendere a te e ai lettori di VALIUM l’invito per i prossimi spettacoli che ci vedranno protagonisti: il 18 e il 25 agosto nell’Antro della Pietra di Luna a Brisighella, il 26 agosto sulla terrazza della Basilica di San Marino (alle 6 del mattino), il 6 settembre a Firenze dove saremo in cartellone con il quartetto del Maggio Fiorentino e Fabrizio Bosso.

 

La locandina del Festival “Suoni e Parole – Un simposio informale tra le Pietre di Luna” di Brisighella

 

Per aggiornamenti e info sui concerti potete consultare la pagina Facebook del Duo

 

Photo courtesy of Duo Bellavista-Soglia