Ritratti dall’Artico

 

La maggior parte di noi li definisce “eschimesi”, ma gli indigeni che popolano le zone artiche dell’America e dell’Asia Settentrionale preferiscono essere chiamati con il nome dei gruppi etnici ai quali appartengono, Inuit e Yupik. Loro, al gelo sono abituati: le terre in cui vivono sono ghiacciate a titolo permanente. Politicamente si autogestiscono e attribuiscono un’estrema importanza all’educazione dei più piccoli. La lotta più grande che si trovano ad affrontare è quella contro i cambiamenti climatici, che hanno causato non pochi mutamenti in uno stile di vita già fortemente condizionato da un’evoluzione economica e sociale sempre più improntata sulla cultura occidentale. Vivono di caccia e pesca, gli igloo sono stati le loro dimore fino a mezzo secolo fa: in quelle cupole composte da blocchi di ghiaccio si mantenevano al caldo grazie a un tripudio di pelli di renna e a lampade al grasso di foca. L’essere in grado di adattarsi a un ambiente così ostile dal punto di vista climatico è il punto di forza sia degli Inuit che degli Yupik; entrambi i popoli hanno saputo abilmente servirsi delle risorse naturali per sopravvivere al gelo. E dal momento che le previsioni meteo imputano al Vortice Polare – un concentrato di aria glaciale derivante dalla calotta artica – le imminenti ondate di gelo, ho pensato di conoscere meglio queste due popolazioni del grande Nord. Oggi, VALIUM dedica loro una serie di ritratti fotografici che catturano volti, stili di vita e soprattutto emozioni.

 

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Picnic

 

Primavera, tempo di picnic: di rilassarsi a stretto contatto con la natura, consumando cibi e bevande in un prato verdeggiante costellato di alberi in fiore. E’ un piacere unico, specialmente adesso che le temperature hanno raggiunto valori quasi estivi. Una pausa dal tran tran quotidiano e soprattutto dallo smog cittadino, momenti di svago che aiutano a riscoprire l’importanza di un rito conviviale organizzato in splendidi scenari naturali: su una distesa erbosa, lungo le sponde di un fiume, in riva al mare. Picnic è un vocabolo inglese che deriva da piquenique: con questo termine, composto dal verbo “piquer”(rubacchiare) e da “nique” (che anticamente indicava una sorta di cianfrusaglia), i francesi designavano un pasto frugale, a base di alimenti che ci si procurava in cucina alla bell’e meglio. L’utilizzo di tale espressione cominciò a diffondersi alla fine del 1600, mentre in Inghilterra apparve per la prima volta nel 1748. Nel corso del XVIII secolo, infatti, le tradizionali partite di caccia dell’aristocrazia britannica erano seguite da pranzi all’aria aperta dove veniva consumata la selvaggina. A partire dal 1900, il termine picnic iniziò ad assumere il significato attuale; alla connotazione conviviale del rito, tuttavia, se ne affiancò una più intima: niente di meglio che un pasto consumato in mezzo alla natura, per corteggiare la donna amata. Molti artisti hanno immortalato la suggestiva “parentesi” del picnic, in particolare gli Impressionisti. “Le déjeuner sur l’herbe”, un dipinto che Edouard Manet realizzò nel 1863, rimane l’opera maggiormente conosciuta in tal senso.

 

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