Gennaio

 

“Il primo giorno di gennaio porta sempre alla mia mente una serie di riflessioni molto solenni e importanti e una domanda più facile a farsi che a rispondergli: come sono migliorato l’anno passato e con quali buone intenzioni vedo l’alba del prossimo?”
(Charlotte Brontë)

 

Caratteristiche

Gennaio, nel Calendario Gregoriano, sancisce l’inizio del nuovo anno: potremmo definirlo il mese delle buone intenzioni e dei buoni propositi. E’ anche il secondo mese dell’Inverno, il che delinea le sue caratteristiche climatiche e le sue atmosfere. A Gennaio il freddo, la neve e il gelo regnano sovrani (o almeno lo facevano fino a qualche anno fa, prima dei mutamenti del clima terrestre), le giornate cominciano a diventare più lunghe. Il bianco, alternato al grigio, è il colore predominante. I lavori agricoli si arrestano completamente: le basse temperature e il maltempo impediscono qualsiasi tipo di attività. La natura rimane assopita, gli animali proseguono il loro letargo. Gli ultimi tre giorni del mese, i cosiddetti “giorni della merla”, vengono addirittura considerati i più freddi dell’anno. Eppure, anche Gennaio ha un suo potente fascino: è una promessa di luce, un mese di rinascita. Comincia con il giorno di Capodanno, proprio quando il nuovo ciclo annuale è ancora tutto davanti a noi.

Storia

I romani fecero derivare il suo nome, il latino Ianuarius, da Ianus, ovvero Giano, la divinità bifronte associata ai passaggi e al cambiamento: non è un caso che “ianua”, nell’antica Roma, significasse “porta”. Gennaio diventò il primo mese dell’anno grazie a Giulio Cesare, nel 46 a.C. Promulgando il Calendario Giuliano, infatti, il “dictator” di Roma fissò il Capodanno al primo Gennaio, non più a Marzo come stabiliva il Calendario Romano. Ma non fu sempre così: nel Medioevo, ad esempio, l’anno cominciava in una data diversa per ogni città. Fu solo nel 1582, con l’entrata in vigore del Calendario Gregoriano, che il primo Gennaio tornò a coincidere con il Capodanno; la riforma del calendario voluta da Papa Gregorio XIII estese questa usanza a tutti i paesi cattolici.

Segni zodiacali

Fino al 20 Gennaio siamo sotto il segno del Capricorno, a cui il 21 subentra l’Acquario.

Ricorrenze

Gennaio esordisce con le festività natalizie, includendo Capodanno (il primo giorno del mese) e l’Epifania (il 6): per la Chiesa d’Occidente, la ricorrenza legata all’Adorazione dei Magi e alla rivelazione di Gesù bambino ai cosiddetti Gentili (i pagani); per la Chiesa d’Oriente, la data in cui il Bambinello fu battezzato nel fiume Giordano e la commemorazione del miracolo delle nozze di Cana, il primo compiuto da Gesù.

Colore

Il colore di Gennaio è il grigio, collegato sia al ghiaccio che alla nebbia, anche metaforica: potrebbe rappresentare la nebulosità di un futuro ancora tutto da decifrare.

Pietra Preziosa

Gennaio si lega al granato (in latino “granatus”), una gemma simile, per colore e forma, ai semi della melagrana. Questa pietra, in realtà, è rintracciabile in svariati colori, ma il rosso è la sua tonalità classica e proviene dal Mozambico. Anticamente, in epoca medievale,  si pensava che il granato favorisse la guarigione dalle infiammazioni. Scintillante e luminoso, il granato simbolizza alla perfezione la luce che si associa ad ogni nuovo inizio.

 

Foto via Pexels e Unsplash

 

31 Dicembre: la notte di Capodanno e la tradizione dei botti

 

 

“Buon anno a tutte le cose: al mondo! al mare! alle foreste! Buon anno a tutte le rose che l’inverno prepara in segreto. Buon anno a tutti coloro che mi amano e stanno ad ascoltarmi… E buon anno, nonostante tutto, anche a tutti coloro che non mi amano.”
(Rosemonde Gérard)

 

Capodanno: botti e brindisi, oro e argento, balli sfrenati e fuochi d’artificio. Ma come nasce la tradizione dei botti, così dannosa per i nostri amici a quattro zampe? Per scoprirlo, dobbiamo ritornare indietro nel tempo. Precisamente al 191 a.C., quando, nell’antica Roma, il pontefice massimo spostò il Capodanno al 1 Gennaio; prima di allora, infatti, l’anno terminava a Marzo. Il “pontifex maximus”, attuando questo cambiamento, si ispirò a quanto aveva originariamente stabilito il secondo re di Roma Numa Pompilio. Non era un caso che i romani avessero dedicato il mese di Gennaio a Giano, il dio Bifronte, che guarda contemporaneamente al passato e al futuro. Tuttavia, quando l’anno volgeva al termine, i Saturnali celebravano Saturno con tutti gli onori: l’imperatore Domiziano decretò che si svolgessero dal 17 al 23 Dicembre. Questo periodo di festività era contraddistinto da banchetti, sacrifici e da un’immensa sfarzosità, ma soprattutto dall’inversione dei ruoli. Gli schiavi potevano assaporare il piacere della libertà e farsi servire dai padroni, ma non solo: l’elezione di un princeps, che indossava abiti di un rosso sgargiante (la tonalità caratteristica degli dei) e una maschera grottesca, mirava a mettere in ridicolo la nobiltà. Al princeps venivano conferiti pieni poteri, e poteva impersonare sia Saturno che altre divinità. I Saturnali erano stati istituiti con un duplice scopo. La trasgressione delle regole e il sovvertimento delle classi sociali venivano reputati fondamentali affinchè l’ordine fosse ripristinato dopo il caos più totale; inoltre, i romani identificavano l’Inverno con il periodo in cui gli dei, emersi dalle viscere del sottosuolo, girovagavano sulla terra: allo scopo di ingraziarseli, e di propiziare i raccolti futuri, la popolazione istituiva feste a loro dedicate e li omaggiava con dei doni.

 

 

Le celebrazioni erano, anzi, dovevano essere, eccessive, smodate, “rumorose”, tant’è vero che i Saturnalia sono stati paragonati alle odierne feste di Carnevale. Arrivando ai nostri giorni, possiamo facilmente constatare che quel tipo di caos (pur con le dovute variazioni) è parte integrante dei festeggiamenti dell’ultima notte dell’anno: oggi i petardi, i fuochi pirotecnici e d’artificio la fanno da padrone. Persino al ristorante, oppure a casa o al veglione, stappare lo spumante con il botto trionfa su ogni regola di bon ton. Viene spontaneo chiedersi perchè i botti di Capodanno ci piacciano così tanto. La risposta è semplice: in tempi molto antichi, il frastuono o rimbombo prodotto da determinati strumenti musicali veniva utilizzato per allontanare gli spiriti maligni. Un rumore secco il più possibile, come può esserlo uno scoppio, metteva in fuga i demoni, i vampiri, le entità malvagie provenienti dall’aldilà; ciò era valido in tutte le culture. Un botto, insomma, poteva scacciare qualsiasi ombra si facesse largo nel buio dell’Inverno. Persino in Cina, tanto per fare un esempio, l’esplosione dei petardi e dei fuochi d’artificio è un must imprescindibile del Capodanno.

 

 

E poi c’è il ballo, che la notte del 31 Dicembre è sfrenatissimo. Le danze rituali, fin dalla notte dei tempi, sono state un denominatore comune di qualsiasi civiltà: danzando si inneggia al prossimo ciclo stagionale, al risveglio della terra, alla fertilità della natura (ma anche degli esseri umani). A Capodanno, l’euforia e l’ebbrezza regnano sovrane, e in quest’atmosfera lo spumante gioca un ruolo essenziale. Lo stesso cenone, interminabile, ricco di cibi e di bevande, ci riporta ai banchetti che gli antichi popoli organizzavano per propiziare l’abbondanza dei frutti della nuova stagione. Tornando ai balli e alla Roma antica, potremmo menzionare i Salii, un collegio sacerdotale istituito dal re Numa Pompilio: i Salii si esibivano in una danza che includeva dei salti al ritmo della musica. Se i salti dei Salii fossero risultati molto alti, avrebbero favorito un’elevata crescita del grano.

 

 

Anno nuovo vita nuova

 

 

Chi mangia lenticchie il primo dell’anno, tocca i soldi tutto l’anno

 

 

Anno bisesto, anno funesto

 

 

L’anno vecchio se ne va e mai più tornerà

 

 

Anno di neve, anno bene

 

 

Chiara notte di Capodanno, dà slancio a un buon anno

 

 

Chi lavora a Capodanno, lavora tutto l’anno

 

 

Capodanno senza luna, sette nevi sopra una

 

 

Per l’anno nuovo, tutte le galline fanno l’uovo

 

Foto via Pexels e Unsplash

 

Un Natale d’amore: gli auguri del Principe Maurice per il Natale 2024 – Speciale “Sulle tracce del Principe Maurice”

 

Un Natale dai mille volti e dalle mille sfaccettature: ecco come sarà il 25 Dicembre del Principe Maurice. La definizione, data la poliedricità dell’icona del Teatro Notturno, calza a pennello! Oggi Maurice torna su VALIUM per non mancare all’appuntamento con gli auguri rivolti ai suoi fan ed estimatori, ma lo ritroveremo a breve per una lunga chiacchierata dove ci racconterà tutte le news che lo vedono protagonista, compreso un progetto molto, molto speciale a cui ci ha accennato tempo fa. Torniamo, però, al Natale: quello del Principe si preannuncia in movimento, e tuttavia non sarà privo di momenti all’insegna del calore familiare. La foto di copertina di questo articolo è indicativa: un bel camino acceso attorno al quale riunirsi, chiacchierare, condividere la magia delle feste. Perchè Maurice, come ormai sapete bene, ha un animo profondo e una spiccata sensibilità; non è un caso che ami alternare i bagliori dei lustrini dei club al luccichio delle scintille del focolare. E’ il momento di lasciar spazio al nostro dialogo.  Vi invito a leggere l’intervista fino in fondo: gli auguri di Buon Natale del Principe, quest’anno, contengono un messaggio davvero toccante. E non si può che condividerlo appieno.

Le feste natalizie sono ormai imminenti. Le tue come saranno?

Purtroppo non riuscirò a stare in tranquillità con tutti i miei cari, anche perché la mia vita si dirama ormai tra Milano, Venezia e Palma di Maiorca. Passerò la notte di Vigilia a Palma, per il pranzo di Natale sarò a Milano con mia sorella mentre la sera stessa prenderò parte al Memorabilia in programma al Donoma Club di Civitanova Marche. Infine, tornerò a Milano per trascorrere Santo Stefano insieme a Flavia. Girerò come una trottola…e con tutte le difficoltà che oggi comporta il viaggiare in aereo, in treno e in macchina ho cominciato a camminare tantissimo, sono tornato alle origini dell’umanità! Camminare mi ha permesso di rimettermi in forma, mi ha ridato energia, anche perché camminando rifletti, pensi, fai, osservi…Il mio sarà un Natale in “pellegrinaggio” da una casa all’altra, un cammino di riflessione anche nei confronti della ricorrenza della nascita della straordinaria figura che è Gesù. Si può credere o non credere che sia il figlio di Dio, ma è innegabile che sia stato un profeta, una persona speciale, un portatore di bontà assoluta. Il Natale è una festa tenerissima. Io raccomando sempre di fare il presepe, perché il presepe appartiene alla nostra tradizione; l’albero di Natale lo inventò la Regina Vittoria per dare un’aria di festa al suo palazzo! Il mio Capodanno, poi, sarà pazzesco. Avrò l’onore di esibirmi in un evento al PalaRossini di Ancona, “The Sound of Glories”, patrocinato dal Comune del capoluogo marchigiano. E’ prevista anche una cena spettacolo dedicata a chi vuole aspettare la mezzanotte con noi: il menu gourmet e il mio dinner show, un format che tanto amo, saranno gli ingredienti base della serata.

 

 

Hai allestito anche quest’anno il tuo suggestivo e inconfondibile presepe “veneziano”?

No, purtroppo non ne ho avuto il tempo! In questo momento la mia vita è un vortice e voglio abbandonarmi completamente al suo impeto. A casa di mia sorella il presepe e le decorazioni non mancheranno, Flavia realizzerà i suoi ornamenti di design e a Palma di Maiorca il mio caro amico e assistente storico Sasha ha preparato un albero di Natale molto divertente, con addobbi “felini”, insieme a sua moglie Maryel: l’atmosfera natalizia, insomma, mi avvolgerà, seppure non nei panni di scenografo. Quest’anno sarò passivo, ammirerò le creazioni degli altri. Magari aggiungendo un tocco finale!

 

Casa Agosti vestita a festa con degli splendidi e preziosi addobbi

 

L’albero di Natale “felino” di Sasha e Maryel a Palma di Maiorca

Come ogni anno, i lettori di VALIUM attendono con gioia i tuoi auguri di Buone Feste. Quale messaggio dedichi loro per il Natale 2024?

Li invito a concentrarsi sulla riscoperta dell’amore. La nascita di Cristo è un atto d’amore di Dio nei confronti dell’umanità: Dio manda suo figlio tra noi per redimerci dai peccati. Ma al di là di questo risvolto religioso, dovremmo riscoprire il valore di volerci bene e di regalare (senza aspettarci nulla in cambio) amore il più possibile. Perché le cose vanno, vengono, si deteriorano, non piacciono più…mentre l’amore no, l’amore rimane. Quindi abbracciatevi, abbracciate i vostri cari, abbracciatevi tra voi, abbracciate voi stessi, se siete da soli: basta incrociare le braccia e stringerle attorno alle spalle perché il regalo di questo Natale sia anche e soprattutto l’amore. Con l’amore si sopportano tutte le intemperie della vita. Normalmente si augura salute, prosperità e via dicendo, ma se non c’è l’amore non c’è nulla. Che sia un Natale d’amore, quindi. Non occorrono regali che servono solo per esibire voi stessi. Il regalo più bello è un piccolo gesto, anche per strada: una persona che ti sorride…Una sera, per esempio, a Milano, ho incontrato una coppia di anziani che si tenevano per mano. Li ho fermati e gli ho detto: “Scusate, io non sono nessuno, ma devo dirvi che siete bellissimi! Posso abbracciarvi?” E loro, sorridendomi, mi hanno stretto forte. Un abbraccio è il regalo più bello, è aiutare chi ha bisogno davvero. Basta rinunciare a qualche leccornia o a qualche regalo inutile in più. Questo è un periodo difficile per l’umanità, dobbiamo riscoprire la potenza dell’amore. E nel “pacchetto amore” includo anche la pace: la pace interiore e la pace geopolitica; il mio augurio è che questa bella energia dell’amore possa circondare tutti e dare dei bei segnali anche ai potenti!

 

Il Natale milanese di Maurice

 

Sulle tracce del Principe Maurice – La prima Festa della Donna di Dubai e altri racconti

Il Principe Maurice con la “Maschera più Bella” del Carnevale di Venezia 2024

Da Natale al Carnevale, dal Carnevale alla Festa della Donna aspettando l’ Equinozio di Primavera. E poi, da Treviso a Milano, Deruta, Firenze, Venezia, Dubai, con tappe in Romagna e nelle Marche prima di salpare verso l’Asia Orientale…I racconti del Principe Maurice ci trasportano in un turbinio caleidoscopico di ricorrenze, luoghi, personaggi, e come sempre ci fanno sognare. Dopo qualche mese di latitanza da VALIUM dovuta ai suoi impegni innumerevoli, Maurice ritorna per renderci partecipi dei momenti più speciali della sua straordinaria vita. Che coincidono con un tripudio di eventi, certo, ma anche di riflessioni. Un esempio? Il Gran Ballo dell’ 8 Marzo al Burj Al Arab di Dubai ha segnato una tappa importante nella storia degli Emirati Arabi, dove per la prima volta è stata celebrata la Festa della Donna: in questa intervista, oltre a parlarci della sfarzosa serata a cui ha preso parte, il Principe discute della questione femminile, esprime la sua opinione sulla piaga dei femminicidi, porge il suo augurio alle donne, che vanno festeggiate tutto l’anno. E a proposito di donne, ce n’è una, iconica e “Divina”, che l’ ha stregato al punto tale da riapparire, molto probabilmente, nei suoi progetti futuri…Se volete saperne di più, leggete la conversazione qui di seguito e addentratevi nel magico percorso che conduce sulle tracce del Principe Maurice.

Ci siamo sentiti in occasione degli auguri di Natale, e vorrei partire dalle feste natalizie per fare un riepilogo degli eventi più rilevanti (la cernita è d’obbligo, dato che saranno incalcolabili) in cui hai avuto l’occasione di esibirti.

Partirei direttamente dalle feste, che ho passato in famiglia e in modo abbastanza tranquillo. Il 23 dicembre ho presentato il libro con cui celebro il trentennale di uno dei locali più importanti del Nord-est, l’Odissea di Treviso, che è ancora work in progress e spero sarà molto interessante così come lo è stato quello che ho dedicato ai 50 anni di attività dei Venerandi, la famiglia che ha fondato questo impero di discoteche. Nel nuovo libro si parlerà dei 30 anni di attività dell’Odissea Fun City, che Giannino Venerandi ha cominciato a gestire quando era appena ventitreenne. Devo dire che ha fatto un ottimo lavoro: non a caso è uno dei pochi club di quelle dimensioni ancora attivo in Italia, perché ha seguito le mode e soprattutto le ha anticipate. Il volume sarà ricco di fotografie: l’Odissea aveva ogni anno qualcosa di diverso, qualcosa in più. Il concetto della metamorfosi è stato sempre legato a doppio filo alla mia esperienza artistica, se ci pensi anche il Cocoricò cambiava gli scenari ogni stagione…Perciò questa iniziativa mi emoziona molto. Nel mondo dell’intrattenimento, più si dà e più si riceve: Giannino Venerandi non ha mai temuto di investire nelle scenografie, nelle innovazioni tecnologiche. La gente lo apprezza e torna nel suo locale. Prova ne è il fatto che da 30 anni siamo sempre in pista! La vigilia di Natale, invece, l’ho passata con Flavia e la nostra famiglia di amici in modo molto intimo e piacevolissimo. Il giorno dopo sono andato a pranzo da mia sorella, mentre la sera stessa mi sono esibito in un evento Memorabilia a Deruta: è stato stupendo ritrovare l’altra mia famiglia, quella del Memorabilia e dei fan che, fedelissimi, ci hanno seguito anche in trasferta per assistere a questo evento. A Capodanno sono tornato all’Odissea e all’Anima, dove era in programma un dinner show sfarzoso per festeggiare la fine dell’anno in tutte le sale del locale. Il 5 gennaio, avendo un’anima propensa al “coast-to-coast”, l’ho trascorso a Firenze con una performance all’ Insomnia di Antonio Velasquez. Il giorno dell’Epifania, infine, mi sono riposato dato che la notte precedente avevo svolazzato sulla scopa tutto il tempo.

 

Il trentennale dell’ Odissea Fun City di Treviso

Il Carnevale di Venezia ti ha visto, come sempre, nelle vesti di Gran Cerimoniere. Qual è stato lo spirito che ha animato l’edizione 2024 della kermesse?

Grazie al procedere dei lavori di sistemazione della pavimentazione di Piazza San Marco, è stato possibile allestire un palco più grande dove finalmente si sono potuti ripristinare spettacoli come il Concorso della Maschera più Bella e la presentazione delle Marie. Personalmente adoro gli appassionati del travestimento: creano dei costumi e delle maschere meravigliose, sono i protagonisti assoluti, lo zoccolo duro del Carnevale, che è fatto sì di numerosi spettacoli in tutta la città metropolitana e soprattutto all’Arsenale, come pure di uno spettacolare corteo acqueo in pre-apertura, ma è fatto soprattutto di questi straordinari personaggi che si muovono tra la piazza, le calli e i campi! Quest’anno il Carnevale era dedicato al 700esimo anniversario della morte di Marco Polo. Ma il grande esploratore veneziano è stato raccontato in modo inedito, e il direttore artistico Massimo Checchetto in questo si è rivelato geniale: il focus non era incentrato su “Il Milione”, bensì su ciò che il ragazzino Marco Polo ha immaginato quando lo zio gli ha detto che al suo ritorno in Cina l’avrebbe portato con lui. Sui sogni, cioè, che Marco Polo ha imbastito in base ai racconti di viaggio dello zio. È stata una visione anche un po’ fantasiosa, non priva di momenti che hanno celebrato il Marco Polo adulto, tornato dalla Cina con un’enorme ricchezza (soprattutto di esperienza). È stato bellissimo rivedere la piazza piena, miriadi di maschere…c’è stata un’affluenza di turisti e appassionati davvero notevole.

 

Il palco orientaleggiante di Piazza San Marco: i sogni di un Marco Polo ancora bambino sul suo futuro viaggio in Cina

Io, esibendomi prevalentemente in Piazza San Marco, sono stato esonerato dal vestire i consueti panni di Maestro di Cerimonie al Dinner Show Ufficiale organizzato al Casinò da Antonia Sautter. Ho partecipato soltanto a una serata, quella di Giovedì Grasso, su invito del sindaco. E’ stato molto bello assistere al Gala come special guest: mi sono complimentato con Antonia perché ha ideato una scenografia e una regia davvero speciali sul tema “La corte del Gran Khan”.

 

Durante il Gala delle Marie al Teatro La Fenice

L’ Associazione Internazionale del Carnevale di Venezia, della quale sei socio fondatore oltre che direttore artistico, quest’anno ha celebrato il suo 25esimo compleanno. Come lo avete festeggiato?

In un modo straordinariamente meraviglioso. La Presidente, Giovanna Barbiero Bonaventura, mi ha dato fiducia completa per cui ho curato la direzione artistica di quattro eventi, ma non solo: ho potuto anche partecipare, cosa che non succedeva da anni perché ero sempre impegnato al Dinner Show Ufficiale del Casinò. La prima serata di gala l’abbiamo organizzata al Palazzo Pisani di Santo Stefano, dove ha sede il Conservatorio “Benedetto Marcello”. L’intento era quello di celebrare coloro che hanno creato la colonna sonora dell’immaginario del Carnevale veneziano settecentesco, quindi ha avuto luogo un omaggio ai grandi musicisti veneziani dell’epoca: Vivaldi, Alessandro e Benedetto Marcello, Claudio Monteverdi e così via. Io ho interpretato proprio Antonio Vivaldi, soprannominato “il prete rosso”, indossando il mio iconico abito in total red con ruota di 15 metri di diametro nell’ atrio maestoso di quell’incredibile palazzo. Con trucco e parrucca ad hoc, mi sono tramutato in un enorme Vivaldi che accoglieva gli ospiti del ballo sulle note della sua opera sinfonica “L’estro armonico”, che era pure il titolo dell’evento. Per gli intrattenimenti musicali abbiamo ingaggiato gli allievi dei corsi avanzati del Conservatorio, i più preparati sul Barocco, ma la cosa più straordinaria è stata la partecipazione di Vittorio Grigolo, uno dei più grandi tenori  mondo.

 

Con il Maestro Vittorio Grigolo, celebre tenore, ospite d’onore dei festeggiamenti per il 25esimo anniversario dell’ Associazione Internazionale per il Carnevale di Venezia

Grigolo si è fatto promotore di una tesi importante, l’incoraggiamento dei giovani: i giovani vanno incoraggiati affinché studino e possano avere una carriera brillante come la sua. E poi ha cantato insieme a noi, in maniera festosa, giocosa, non ufficiale…Durante la serata abbiamo fatto una donazione al Conservatorio di modo che si possa proseguire con il suo restauro, e c’è stato anche un momento dedicato alla beneficienza alla Onlus “Prorett” per la ricerca sul morbo di Rett, una grave patologia neurologica. Questo primo evento, tra le varie animazioni, la bellezza degli allestimenti, l’eleganza della location, è stato senza dubbio il più bello del Carnevale! Si è svolto Venerdì Grasso, mentre il giorno dopo, come tutti gli anni, abbiamo organizzato il Corteo delle Nazioni in onore del Corpo Consolare di Venezia. Il corteo di gondole è saltato a causa del maltempo, ma lo spettacolo è stato eccezionale: quattro giovani talenti del Conservatorio si sono esibiti in un concerto di adattamenti per chitarra di arie famose. Vittorio Grigolo ha voluto partecipare e ha cantato assieme ad altri artisti il brindisi della Traviata, brindando ai 25 anni dell’Associazione alla presenza del corpo diplomatico e delle massime autorità cittadine…. A questo prestigioso evento è seguito un cocktail a Ca’ Sagredo, un hotel di lusso che ci ospita ogni anno.

 

Ancora uno scatto con il Maestro Vittorio Grigolo

La domenica sera, invece, nel portico antico e bellissimo della Scuola Grande di San Giovanni Evangelista (sede di una delle congregazioni più importanti di Venezia), abbiamo riprodotto l’ambasciata del Gran Khan illuminando lo scenario con centinaia di candele a LED. Questo luogo, dall’ atmosfera a metà tra il Medioevo e il Rinascimento, era proprio la location perfetta per una cena ravvivata da antiche danze dell’Impero Celeste, una delle quali beneaugurante per il Capodanno Cinese che è coinciso con la data dell’evento: si è esibita una ballerina dell’etnia Miao che indossava dei magnifici costumi antichi. In chiusura, abbiamo proposto un concerto di musica medievale per ricordare Marco Polo e l’Oriente del Gran Khan. È stata una festa meravigliosa…La cena nel portico si è svolta tra cuscini, coperte e pellicce in stile mongolo! La sera del Martedì Grasso siamo stati gli unici che hanno potuto organizzare una festa nel famosissimo Palazzo Pisani Moretta, splendidamente illuminato da lampadari con candele vere. Questa atmosfera così calda, così intima, così autentica, ci ha accompagnato per tutto il Carnevale.

 

Un video mozzafiato dell’ evento di Gala a Palazzo Pisani Moretta in occasione dei 25 anni dell’Associazione Internazionale per il Carnevale di Venezia

A proposito di esploratori come Marco Polo: in quali lande ti porterà il tuo Grand Tour?

Mi porterà in Medio Oriente, a Dubai, e alla fine dell’anno – credo e spero – in Azerbaijan e addirittura in Cina. Diciamo che il mio Grand Tour sta volgendo a Oriente! In Cina c’ero già stato, ma stavolta andrò a Pechino e nelle città più importanti a portare il saluto e le atmosfere del Carnevale di Venezia: c’è un gemellaggio in corso e una delegazione cinese è già venuta in Italia a fare dei meravigliosi spettacoli, anche pubblici.

Parallelamente al tuo ruolo “principesco” e sfarzoso di Maestro delle Cerimonie, hai sempre portato avanti quello di icona della nightlife, del “Teatro Notturno” che prende vita tra le luci stroboscopiche dei club. Che ci dici degli eventi che ti vedranno protagonista nel mondo della notte?

Stasera ci sarà il primo Memorabilia dell’anno al Cocoricò, in aprile ho in programma un Memorabilia a Bologna e una serata anni ’90 dedicata alla East Coast dei club in quel di Fabriano. I mesi di marzo e aprile, quindi, sono contrassegnati da eventi importanti. Per il resto, sarò a cadenza mensile al dinner show dell’Odissea.

 

Stasera, al Cocoricò di Riccione, il primo appuntamento dell’anno con il Memorabilia

Parliamo della Festa di Marzo per eccellenza, la Giornata Internazionale della Donna: so che l’hai festeggiata in modo molto speciale. Puoi raccontarci qualcosa in merito a questa iniziativa?

Specialissimo, direi: sono stato invitato dall’organizzazione del Gran Ballo dei Principi e delle Principesse, presieduta da Delia Grace Noble, a prendere parte a una trasferta voluta dai Reali di Dubai. L’evento si è tenuto nell’albergo più iconico e lussuoso del mondo, il Burj Al Arab Jumeirah, dove per la prima volta, in un paese con quelle tradizioni, è stata celebrata ufficialmente la Festa della Donna: un fatto molto importante. Il Gran Ballo è stato patrocinato dal Principe Alberto di Monaco, però senza un protocollo ufficiale per renderlo una festa il più possibile autentica, organizzata con il cuore. Io, da Maestro di Cerimonie casanoviano quale sono, vi rivelo che Casanova ha sostenuto di aver amato tutte le donne che ha avuto, anche se per una sola notte. Le sue amanti si sentivano veramente amate, sebbene poi lui le lasciasse “per il loro bene”!

 

Al Gran Ballo dell’8 Marzo al Burj Al Arab di Dubai insieme a Delia Grace Noble

Che tipo di valenza riveste per te la Festa della Donna? Si rivela una data dai caratteri più che altro giocosi o davvero può riuscire a catalizzare l’attenzione sulla condizione femminile?

Dovrebbe catalizzare l’attenzione sulla condizione femminile, perché è nata da una tragedia. In decenni “festaioli” come gli anni ‘80, ‘90 e 2000 (negli anni ‘70 veniva percepita diversamente), la Festa della Donna è stata considerata un po’ la giornata in cui le donne potevano trasgredire e darsi ai divertimenti goliardici tipici degli uomini. Ma non è quello il senso che deve avere l’8 Marzo. Questa festa è molto importante, celebrativa dell’importanza della donna e del fatto che può avere la stessa forza di ribellione dell’uomo, perché sorse in seguito alla rivolta di alcune operaie che si chiusero nella fabbrica per far valere i loro diritti e furono bruciate lì dentro. Per cui divertiamoci, ma non dimentichiamoci di portare avanti una lotta seria per i diritti di genere. E’ essenziale che si evidenzi questo aspetto, oltre a quello festaiolo e giocoso. A mio avviso, la lotta per la parità di genere è il perno della Giornata Internazionale della Donna.

 

Il Burj Al Arab, il luxury hotel di Dubai dall’iconica forma a vela

Un suggestivo tramonto sul Golfo Persico

Nonostante l’8 Marzo sia ormai alle nostre spalle, cosa auguri a tutte le donne?

Dovremmo riflettere tutti i giorni sul fatto che le donne sono preziose per la società, per la cultura, per l’imprenditoria, e anche e soprattutto per la famiglia. Perciò il mio augurio è che ogni giorno ci si ricordi di quanto grandi meravigliose e importanti siano le donne per il genere umano, oltre ad essere portatrici di vita e vitalità. E poi, hanno una sensibilità, un’intelligenza e un’intuizione che gli uomini raramente possiedono. Per cui viva le donne, viva le donne per quanto speciali sono sempre, tutti i giorni dell’anno! E non dimentichiamoci dei problemi che sono costrette ad affrontare, perché da troppi anni sono sempre gli stessi. Cerchiamo di dare alla donna il posto che merita, da sempre e per sempre, nella società!

 

Nei panni di Casanova (“che ha amato tutte le donne che ha avuto, anche se per una sola notte”) al Gran Ballo del Burj Al Arab

Qual è la tua opinione sui femminicidi, un fenomeno tristemente dilagante?

Le donne si stanno emancipando sempre di più e credo che certi uomini non riescano ad accettarlo, così partono all’attacco e diventano aggressivi. Il problema è che anche se oggi molte donne prendono il coraggio di denunciare, non ci sono ancora, purtroppo, l’attenzione e la sensibilità adeguate per prevenire questi crimini, neppure quando vengono segnalate situazioni a rischio. A mio parere non basta aumentare le pene, è necessaria un’attenzione ai segnali. Bisognerebbe tenere in considerazione anche solo un accenno di violenza fisica, verbale o economica (perché esistono anche i ricatti economici) …Le donne devono potersi tutelare. Gli omicidi sono sempre più terrificanti, la situazione è molto grave come lo è quella dei giovani che, abbandonati a se stessi, si perdono nei meandri delle risse, delle baby gang e via dicendo. I social possono essere droghe ancora più pericolose delle sostanze stupefacenti. Bisogna ritornare a umanizzare questa società, soprattutto per quanto riguarda un’età in cui i confronti tra pari o gli insegnamenti degli adulti dovrebbero essere accolti, accettati. La scuola dovrebbe avere un ruolo fondamentale, riuscire a comprendere come nascono questi disagi ed aiutare i giovani ad affrontarli.

 

Un’immagine “caleidoscopica” del Principe

Una domanda sui tuoi progetti futuri non può mancare: cosa bolle in pentola per il Principe Maurice, dall’Equinozio di Primavera in poi?

La primavera per me è una stagione meravigliosa, un periodo di rinascita pieno di fermenti e di intenzioni. C’è nell’aria il fatto di poter riuscire a concretizzare progetti già esistenti ma anche progetti nuovi che riguardano la musica e il teatro, la mia dimensione ormai più autentica, da proporre sia in discoteca che a teatro. Una mia aspirazione (oltre a quella di affrontare il tema di far rivivere il mio fratello gemello attraverso un doppio monologo) sarebbe quella di portare a teatro il mio Teatro Notturno con atmosfere techno come chiusura di un cerchio. Su alcuni progetti specifici mantengo un velo di mistero, però voglio che sappiate che il centenario della Callas ha scatenato in me un desiderio irrefrenabile di poter far conoscere ai giovani il personaggio meraviglioso, quasi divino, di Maria. Altro non posso dire! (ride, ndr.) Maria Callas è stata speciale perché ha saputo colmare la mancanza che c’era nella filosofia del melodramma: sosteneva che le cantanti dovessero esprimere al meglio la propria voce nelle opere che interpretavano, ma anche esprimere al meglio il ruolo che impersonavano. Questo merito incredibile che ha avuto ha rivoluzionato il teatro dell’opera e si presta a poter essere riproposto come esempio di completezza, di ricerca: un invito a non fermarsi mai anche quando si è raggiunto il massimo del successo, a non avere limiti a livello di creatività, curiosità, studio e via dicendo per poter veramente lasciare un segno.

 

Davanti a un ritratto di Maria Callas, “la Divina”, nel foyer del Teatro La Fenice

Photo courtesy of Maurizio Agosti

 

Gennaio

 

È profondo gennaio. Il cielo è duro. Gli steli sono saldamente radicati nel ghiaccio.
(Wallace Stevens)

 

Diamo il benvenuto a Gennaio, primo mese dell’anno e cuore dell’Inverno. Gennaio conta 31 giorni e il suo nome deriva dal latino Ianuarius, derivante a sua volta da Ianus ovvero Giano: il dio bifronte che regnava sulle porte e i ponti poichè simboleggiava i periodi di passaggio e di trasformazione (ianua in latino significa porta). Nel calendario romano, originariamente, Gennaio non esisteva. Per gli antichi romani, infatti, l’Inverno era una stagione non suddivisa in mesi. Ad introdurlo fu Numa Pompilio, che nel 713 a.C. lo inserì insieme a Febbraio decretandoli, rispettivamente, il primo e il secondo mese dell’anno. Fu solo nel II secolo a.C., tuttavia, che Gennaio divenne ufficialmente il primo tra i dodici mesi: il calendario romano continuò ad iniziare a Marzo fino al 153 a.C., dato che Marzo coincideva con importanti eventi militari ed istituzionali. Solo molti anni dopo, quando l’elezione dei consoli fu fissata a Gennaio, questo mese passò ad aprire le porte del nuovo anno. Nonostante ciò, nel Medioevo il Capodanno variava ancora da regione a regione; fu Papa Gregorio XIII, con la riforma del calendario gregoriano nel 1582, a far coincidere l’inizio dell’anno con il 1 Gennaio in tutto il mondo cristiano. Gennaio, in quanto mese di un nuovo inizio, è il periodo dei nuovi progetti e dei buoni propositi. Le temperature sono gelide, il ghiaccio e la neve imperano e la natura è nel pieno del suo assopimento. Tutto questo dota Gennaio di un fascino “nordico” il cui culmine coincide con gli ultimi tre giorni del mese, i cosiddetti “giorni della merla”. Tra le ricorrenze più importanti troviamo il Capodanno e l’Epifania, Giorno dei Re Magi per il cristianesimo e della Befana per il folklore. I segni zodiacali compresi in questo mese sono il Capricorno e l’Acquario, il colore associato al periodo è il grigio (come la cenere del camino, un elemento che si ricollega alla celebre leggenda della merla) mentre la pietra è il granato, così chiamata perchè ricorda i semi rossissimi della melagrana.

 

 

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Il magico Capodanno dell’età vittoriana

 

Le parole dell’anno trascorso appartengono al linguaggio dell’anno trascorso e le parole dell’anno a venire attendono un’altra voce.
(T.S. Eliot)

 

Capodanno non è mai stato così magico come lo era in epoca Vittoriana. Fu la Regina Vittoria in persona ad estendere le celebrazioni per il nuovo anno in Inghilterra: prima si festeggiava sontuosamente solo in Scozia, dove il 31 Dicembre era stato ribattezzato Hogmanay. Gli scozzesi solevano dedicarsi a una serie di riti che non di rado duravano fino al 2 Gennaio, e la Regina era rimasta altamente intrigata da queste usanze. La passione per l’esoterismo tipica dell’età vittoriana ben si sposava con la data di Capodanno, impregnata di suggestioni incantate in quanto situata proprio a metà dei 12 giorni che intercorrono tra Natale e il 6 Gennaio: in un’epoca in cui lo spiritismo e la preveggenza la facevano da padrone, l’interesse per i riti propiziatori e divinatori dell’ultima notte dell’anno raggiunse proporzioni straordinarie. Le superstizioni associate al Capodanno proliferavano, si arrivò persino a pensare che tutto ciò che accadeva il 1 Gennaio sarebbe stato una sorta di “anteprima” sull’andamento dell’anno nuovo. La divinazione, di conseguenza, divenne un vero e proprio leitmotiv della notte del 31 Dicembre. Libri e manuali consigliavano di trascorrere il Capodanno in famiglia o con gli amici più cari: il modo ideale per dedicarsi tutti insieme alla chiaroveggenza.

 

 

La notte di Capodanno, legata a doppio filo a un nuovo inizio, veniva considerata la notte magica per eccellenza. Non erano necessari grandi strumenti per compiere riti divinatori: bastavano un po’ d’acqua, qualche guscio di noce, un numero indeterminato di candele e via dicendo. Le previsioni più richieste riguardavano il nuovo anno e quello che avrebbe portato con sè, oppure i dettagli sul futuro partner, un argomento dall’enorme appeal per le giovani donne in età da marito. Erano moltissime, poi, le usanze propiziatorie. Prima che scoccasse la mezzanotte, innanzitutto, il caminetto andava svuotato di tutta la cenere: l’anno che stava per iniziare sarebbe stato foriero di molte novità. Molte tradizioni riprendevano quelle dell’ Hogmanay scozzese. Eccone qualcuna.

 

 

Le visite

Il “primo passo” aveva inizio subito dopo mezzanotte. La prima persona da cui si riceveva una visita avrebbe dovuto portare con sè vari doni. Bevande e cibarie erano i benvenuti, dato che sarebbero stati distribuiti a tutti gli ospiti presenti. Così il visitatore si muniva di whisky, sale, carbone, frutta e dolci tipici, in particolare torte e biscotti. Il cerimoniale dello scambio di regali era interminabile, talvolta durava fino al giorno seguente. Si considerava di buon auspicio ricevere la prima visita dell’anno da un uomo scuro di capelli; i biondi non erano ben visti e spesso veniva loro impedito di varcare la soglia.

Le visite divennero un cardine del Capodanno vittoriano: uscire e andare a far visita agli amici era beneaugurante. Per il principio secondo cui ciò che si fa a Capodanno lo si fa per l’anno intero, fare vita sociale propiziava un anno intenso e pieno di opportunità. Chi rimaneva a casa correva il rischio di passare l’anno tra le proprie quattro mura, magari perchè costretto da una malattia.

 

 

A varcare le soglie delle case, tuttavia, erano esclusivamente individui di sesso maschile. Alle donne spettava il compito di ricevere, e i bambini che non avevano ancora compiuto il decimo anno rimanevano con loro. Nelle case, a Capodanno, era tutto un viavai di visite e visitatori: ci si presentava con un biglietto e si entrava subito a far parte della baraonda familiare. Molti fidanzamenti iniziarono proprio grazie alle visite di Capodanno. I giovani uomini e le giovani donne potevano conoscersi, incontrarsi, intrecciare liasons approfittando dell’andirivieni incessante. Le dimore dei benestanti si tramutarono nel punto di riferimento per chi puntava a un pasto luculliano: i loro rinfreschi erano memorabili così come le bevande che erano soliti offrire agli ospiti.

Intorno alla fine dell’800 le visite impazzavano. Si giunse a un punto di non ritorno quando divennero una sorta di competizione: tra gli uomini “vinceva” chi effettuava il maggior numero di visite, mentre le donne gareggiavano a colpi di biglietti da visita ricevuti. Ad imporre una svolta di tipo etico fu la morigeratezza tipica della società vittoriana. Le visite cominciarono a ridursi e si lasciò spazio a tradizioni più “innocue”.

 

 

I riti di buono e cattivo auspicio

Alcune azioni, a Capodanno, dovevano essere evitate assolutamente perchè di cattivo auspicio. Ad esempio pulire la casa e fare il bucato, oppure uscire portandosi dietro una lanterna: il fuoco doveva ardere esclusivamente nel camino per non attirare la mala sorte. Foriero di sventura era anche indossare un abito nuovo di zecca, mentre per i giovani uomini uscire con una manciata di monete nelle tasche avrebbe propiziato un prospero anno nuovo. Ascoltare una campana che suonava era un’altro indizio beneaugurale. Esisteva poi una tradizione molto particolare per scongiurare la fame: si usava prendere una torta e lanciarla contro una porta; il nuovo anno non avrebbe fatto mancare le provviste.

 

 

I canti di Capodanno

In questa tradizione rientra “Auld Lang Syne”, un’antica canzone scozzese che in Italia conosciamo con il nome di “Valzer delle Candele”: veniva (e viene tuttora) cantata nei paesi anglosassoni per congedarsi dall’ anno vecchio e, in generale, in ogni situazione che implichi una separazione (per esempio quando si termina il liceo e si consegue il diploma). Le parole del canto inneggiano ai bei momenti trascorsi con gli amici e al ricordo grato di quel periodo idilliaco.

In epoca vittoriana, inoltre, a Capodanno si diffuse l’usanza di spedire a parenti e amici delle bellissime cartoline di auguri illustrate, quelle che ammiriamo ancora oggi. Tra i soggetti predominavano bimbi o putti raffiguranti il nuovo anno e personaggi del folklore come i folletti e gli immancabili maiali, senza alcun dubbio emblemi di abbondanza e floridezza.

 

Illustrazioni

Immagine di copertina via Royce Bar from Flickr, CC BY-NC-ND 2.0 DEED

Immagine n.5 e n.6 dall’alto SMU Central University Libraries, No restrictions, via Wikimedia Commons

 

Il make up di Capodanno? Si ispira ai bagliori lunari del beauty look SS 2024 di Noir Kei Ninomiya

 

Siete in cerca di un make up spettacolare per l’ultima notte dell’anno? Prendete spunto dal beauty look della sfilata Primavera Estate 2024 di Noir Kei Ninomiya. Il designer giapponese ha puntato su un trucco avanguardista nei toni dell’argento, del bianco e del nero. Paillettes e placche metalliche declinate in queste tonalità si moltiplicano sul volto e sul collo delle modelle: partono dal capo per poi scendere sulla fronte, sulle tempie, sugli zigomi e sulle zone laterali del viso, ma non è raro che coinvolgano anche il collo e il décolleté. Le loro dimensioni sono molteplici, si spazia da enormi paillettes a minuscoli brillantini. L’argento predomina sul nero; la sua colata scintillante, un tripudio di bagliori lunari, non risparmia le labbra e il contorno occhi, dove si limita a delineare raffinati riflessi argentei.Il make up è in perfetto pendant con gli abiti della collezione, declinati negli stessi colori. Le maxi paillettes, le placche metalliche e i brillantini catturano la luce e la frazionano in una miriade di luccichii specchiati: l’effetto è sorprendente, un fantasmagorico concentrato di splendore cosmico. Ispiratevi a questo make up se siete innamorate della luna e avete sempre subito il fascino dello stile Space Age. Una cosa è certa: non passerete inosservate.

 

 

 

Bianco di Natale

Anteprima

Anche il bianco è un colore del Natale: rimanda alla luce, alla purezza interiore, alla rinascita, quindi al sacro e al divino. Bianchi sono i paramenti sacerdotali, ma dato che l’Inverno è ufficialmente iniziato non è difficile associare il bianco anche alla neve e ai ghiacci dei mesi gelidi. Con il Capodanno in vista, comunque, mi piace pensarlo come il colore del nuovo inizio: un foglio da riempire, una pagina della nostra vita tutta da scrivere. Sceglietelo per festeggiare l’arrivo del 2024, sarà un’opzione originale e piena di significato.

 

Annakiki

Philosophy di Lorenzo Serafini

Reveligion

Simorra

Habey Club

Comte

Buzina

Anel Yaos

Arndes

Laretta

Tokyo James

Cecilie Bahnsen

Proenza Schouler

Off-White

Vivetta

Menchen Thomas

Luis Carvalho

 

 

Halloween e le sue origini: le tradizioni irlandesi della notte di Samhain

 

Samhain (così si chiamava Halloween originariamente), per gli antichi Celti, coincideva con il Capodanno e l’inizio dell’ Inverno. Presso le popolazioni celtiche, infatti, l’anno si divideva in due parti: l’ Inverno, che cominciava con le celebrazioni dell’ultimo raccolto e la commemorazione dei defunti organizzate a Samhain, e l’Estate, che iniziava a Beltane (Calendimaggio), data in cui si inneggiava alla rinascita della natura e venivano praticati atavici rituali per propiziare la fertilità. I Celti d’Irlanda ritenevano che la notte di Samhain il presente e il futuro si sovrapponessero, diventassero una cosa sola. Quale occasione migliore, dunque, per dedicarsi alla divinazione? Le pratiche tradizionali, in tal senso, abbondavano: gli ambiti prediletti erano l’amore e la prosperità economica. In questo articolo vi presento alcune usanze rigorosamente irlandesi; va aggiunto che Samhain, nell’ Isola di Smeraldo, veniva celebrato con una Grande Festa del Fuoco che si teneva ad Athboy, non troppo lontano da Dublino.

 

Il rito del cavolo

Le giovani donne in età da marito potevano avvalersi di un rito che avrebbe dato loro informazioni sul futuro sposo. La notte di Samhain dovevano recarsi, bendate, in un campo di cavoli ed estrarne uno dal terreno: se le radici rimanevano intatte e trattenevano molta terra, l’uomo che avrebbero sposato sarebbe stato più che benestante. Come fare, però, per sapere se era anche di buon cuore? Semplice: bastava cucinare il cavolo all’irlandese. Se risultava aspro, l’uomo avrebbe potuto essere sgradevole caratterialmente, anziano, o comunque avere dei difetti rilevanti. Se invece il cavolo aveva un buon sapore, il futuro marito sarebbe stato una brava persona.

 

Il rito dell’ edera

Questa pratica riguardava la salute. Si usava mettere una foglia d’edera in una tazza d’acqua e la si lasciava lì tutta la notte. Se l’indomani la foglia non presentava alcuna variazione, la persona che aveva praticato il rito avrebbe goduto di una salute di ferro almeno fino all’anno successivo.

 

Il rito del falò

Sul falò, simbolo supremo della festa di Samhain, era anche incentrato uno dei più noti rituali amorosi. Come sarebbe stato il futuro sposo, o la futura sposa, della persona che praticava il rito? Il fuoco avrebbe dato una risposta. Bastava tagliarsi una ciocca di capelli e lanciarla tra le fiamme: l’anima gemella si sarebbe ben presto palesata in sogno.

 

Il rito della mela

Le mele e le nocciole erano molto importanti a Samhain, poichè venivano considerati frutti magici dalle proprietà divinatorie. Fino a qualche decennio fa, non a caso, erano utilizzate al posto delle caramelle durante la questua “Dolcetto o scherzetto” dei bambini. Tramite la mela, inoltre, si potevano ottenere informazioni riguardo (ancora una volta!) il futuro sposo: era necessario prenderne una e sbucciarne una parte in un sol colpo. Se la striscia di buccia rimaneva lunga e intatta, un incontro romantico era imminente. Poi, bisognava lanciarsi la buccia dietro alle spalle. Una volta caduta a terra, la sua forma avrebbe rivelato le iniziali dell’anima gemella.

 

Il rito della nocciola

Un altro modo per avere notizie sul carattere del futuro partner era quello che prevedeva l’ utilizzo delle nocciole. Bisognava sceglierne una, toglierle il guscio e testarne il gusto: se era amara, così sarebbe stato lo sposo (o la sposa) interiormente, se era dolce idem. Ulteriori riti riguardavano la felicità del matrimonio e la fedeltà amorosa. Una coppia di fidanzati doveva scegliere due nocciole, una per ciascuno. Le nocciole venivano posate sul focolare di pietra e tra loro si accendeva un fiammifero; a quel punto, la reazione dei due frutti era determinante: se si infiammavano e bruciavano immediadamente, il matrimonio sarebbe stato solo una “fiammata”. Se oscillavano e si distanziavano, bisognava andare con i piedi di piombo. Se le nocciole, invece, si avvicinavano l’una all’altra, il futuro riservava un matrimonio sereno. Per mettere alla prova le intenzioni dei loro pretendenti, le giovani donne eseguivano un altro rito: selezionavano un tot di nocciole e chiamavano ognuna con il nome di un corteggiatore, poi le posavano sulla graticola. La nocciola che con le fiamme del fuoco si sarebbe spaccata, o sarebbe saltata via, indicava uno spasimante truffaldino. Se invece bruciava in una fiammata, la passione nei confronti della giovane era assicurata.

 

Il rito per proteggersi dalle fate

Le fate sono creature che appartengono al patrimonio folkloristico tipicamente irlandese. Insieme ai folletti, a Samhain, le fate si davano un gran daffare per impossessarsi di un alto numero di anime.  Per proteggersi, gli umani dovevano lanciar loro della polvere da sotto i piedi: quando avveniva ciò, i due esponenti del piccolo popolo dovevano tassativamente lasciar libere tutte le anime che avevano rapito.

 

Altre usanze e tradizioni

Oltre a quelle citate, nel corso dei secoli in Irlanda sono entrate in vigore molte altre usanze, magari non specificamente di carattere divinatorio o difensivo nei confronti del “piccolo popolo”. Della tradizionale cena a base di Barmbrack e di Colcannon abbiamo già parlato (rileggi qui l’articolo); la zucca intagliata e illuminata da un lumino, detta “Jack O’Lantern”, era diffusissima; la questua dei bambini, anche: indossando costumi orrorifici che richiamavano quelli sfoggiati dai Druidi la notte di Samhain, i fanciulli bussavano di porta in porta e alternavano al classico “Trick or Treat” la frase “Help the Halloween Party”. Un’abitudine consolidata era quella di sedersi tutti insieme davanti al caminetto acceso e trascorrere la notte narrando racconti e leggende mentre le noci venivano arrostite sul fuoco. Molto comune, poi, era il gioco della “Snap Apple”: si appendeva una mela ad una corda, e il primo bambino che riusciva ad addentarla riceveva una ricompensa. Oppure, si mettevano delle mele in una bacinella piena d’acqua e i bambini dovevano morderne una, naturalmente senza aiutarsi con le mani. Veniva premiato chi per primo riusciva nell’impresa.

 

La voga delle “scary apples”

A proposito di mele: sapevate che, recentemente, in Irlanda la mela intagliata ha sostituito la tipica zucca? La voga delle “scary apples” sta impazzando anche sotto forma di dolci; non è difficile trovare torte di mele ammantate di glassa candida che riproduce figure fantasmatiche, o biscotti alle mele dall’aspetto orrido o “sanguinolento”.

 

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Notte di Capodanno: 5 usanze tutte italiane

 

“Festeggiate i finali dell’ anno, perchè precedono i nuovi inizi.”

(Jonathan Lockwood Huie)

 

Buon 31 Dicembre! Oggi il 2022 finisce e il 2023 arriverà proprio stanotte, a mezzanotte in punto, tra fuochi d’artificio, brindisi, balli sfrenati e champagne a fiumi. Ci piace pensare che ogni 1 Gennaio sia foriero di novità, di cambiamenti, di una gioia e una serenità che si sostituiscano alle magagne dell’ anno vecchio. Ma anche se le situazioni difficilmente mutano solo perchè ci attendono 365 giorni nuovi di zecca, la speranza è una buona cosa: predispone al pensiero positivo, alla positività degli atteggiamenti. E pensare positivo, si sa, attira la fortuna. A proposito di fortuna: non è un caso che a Capodanno i riti propiziatori si moltiplichino, che le usanze beneaugurali spadroneggino in tutti i paesi del mondo. Ho scelto di approfondirne cinque, rigorosamente made in Italy, per capire meglio come nascono e in che modo si propongono di calamitare la buona sorte.

 

 

1. I botti

La notte di Capodanno è costellata dall’esplosione di una miriade di petardi, i cosiddetti “botti”, e di fuochi d’artificio. Questa tradizione si affermò a partire dal XVII secolo, quando venne introdotta a scopo celebrativo in occasione di particolari eventi o ricorrenze. Il rumore assordante e improvviso, il “botto” appunto, è alla base dell’ usanza: da un lato, favorisce l’espulsione dell’ anno vecchio e delle sue brutture, dall’ altro spaventa i demoni e gli spiriti maligni costringendoli a fuggire a gambe levate. Oggi, a prevalere è senz’altro l’aspetto scenografico; i fuochi d’artificio sono degli autentici capolavori pirotecnici, uno spettacolare tripudio di colori e luminosità.

 

 

2. Baciarsi sotto il vischio

Pianta sacra dei Druidi, il vischio aveva il potere di curare ogni malattia ed era un simbolo di fertilità e rigenerazione. I Celti lo utilizzavano come parafulmine e lo consideravano un elemento di interconnessione con il Cielo. Secondo la mitologia norrena, le bacche di vischio furono originate dalle lacrime che la dea Freya versò per la morte del figlio Balder, e proprio le stesse bacche lo riportarono in vita. La leggenda vuole che Freya protegga gli innamorati che si baciano sotto il vischio, pianta emblema di amore e di fecondità. La tradizione, per chi si ama, è di buon auspicio: rafforza il sentimento e lo preserva dalle insidie esterne.

 

 

3. Far ardere una candela

Questa bella tradizione mi ricorda vagamente quella del “Ceppo di Yule” (rileggi qui l’articolo): la candela viene accesa un po’ prima che scocchi la mezzanotte e, mentre si consuma, ci accompagna nel passaggio dall’ anno vecchio all’ anno nuovo. Il fuoco simbolizza la purificazione, la trasformazione, la rinascita, ma anche il colore della candela assume una valenza particolare. Sceglietela bianca oppure rossa se volete che sia di buon auspicio per l’ amore e per gli affetti in generale, verde se privilegiate il benessere economico.

 

 

4. Le lenticchie

Pensare a una cena di Capodanno senza lenticchie o melagrana è pressochè impossibile. Entrambe propiziano la prosperità: sono il cibo del 31 Dicembre per antonomasia, gustosissimo oltre che beneaugurale. Le lenticchie, così come i chicchi della melagrana, hanno una forma tondeggiante che rievoca quella delle monete, mentre la carne di maiale che accompagna i legumi di Capodanno, dalla consistenza piuttosto grassa, simboleggia l’ abbondanza. I semi rossi della melagrana, dal canto loro, attirano sì la ricchezza, ma anche la fertilità. E, last but not least, sono un emblema di lunga vita.

 

 

5. Disfarsi dei vecchi oggetti

Buttare via il vecchio per fare spazio al nuovo: è il significato, in sintesi, di questa tradizione. Soprattutto nell’ Italia meridionale, si usa lanciare i piatti dalla finestra a mezzanotte; i loro cocci in frantumi allontanerebbero la mala sorte. In genere, comunque, dalla finestra o dal balcone si getta qualsiasi tipo di oggetto datato, rotto o inutilizzato, che sia di grandi o di piccole dimensioni. L’usanza permane prevalentemente nei piccoli centri, per cui occhio: il lancio di certe suppellettili potrebbe rivelarsi persino più pericoloso dello scoppio dei petardi!