Febbraio e i suoi proverbi

 

Febbraio, mese di transizione tra l’Inverno e la Primavera, per la saggezza popolare è sempre stato una sorta di tormentone. In un’epoca in cui dal raccolto agricolo dipendeva la sopravvivenza di buona parte della popolazione, il secondo mese dell’anno si affrontava con un misto di timore e d’inquietudine: il maltempo perdurava, gli animali erano stremati dalla scarsità di cibo e le provviste stavano per finire. Il presente veniva vissuto con difficoltà, a volte tra gli stenti; il futuro era un’incognita totale. Gli abitanti delle aree agresti andavano avanti come potevano, sempre in attesa della Primavera. Se ne deduce che Febbraio non fosse un mese molto amato: eppure, i proverbi che lo riguardano lo rivelano solo in parte. Gli ultimi 28 giorni dell’Inverno metereologico vengono associati, certo, a detti intrisi di stizza, ma sono anche imbevuti della tipica arguzia contadina. Riaffiorano così l’ironia, il disincanto, il brio tipici di una cultura, quella agreste, che ha sempre guardato alla vita con concretezza e un pizzico di sano fatalismo.

 

 

Febbraio febbraietto, corto e maledetto.

 

 

Febbraio, febbraiello, cortino e bugiardello.

 

 

Febbraio, il sole in ogni ombraio.

 

 

Se febbraio avesse tutti i giorni di gennaio, farebbe gelare il vino nelle botti.

 

 

Se di febbraio corrono i viottoli, empie di vino e olio tutti i ciottoli.

 

 

A Madonna candelora dall’inverno siamo fora.

 

 

Febbraio febbraiolo, ogni uccello poso l’ovo.

 

 

Se febbraio non febbreggia, marzo campeggia.

 

 

La neve di febbraio ingrassa il granaio.

 

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Gennaio e i suoi proverbi

 

Gennaio e la saggezza popolare: come possiamo immaginare, sono moltissimi i proverbi riferiti al cuore dell’Inverno. Nel periodo di riposo della terra, quando la neve cade copiosa e il gelo cristallizza la natura in scheletrici arabeschi, si arresta qualsiasi attività agricola. Il suolo, ricoperto di ghiaccio, diventa una distesa arida e priva di vita. In un simile contesto è comprensibile che, anticamente, le popolazioni agresti identificassero l’Inverno con la morte: i mesi freddi trascorrevano in attesa della rinascita primaverile. Da questa condizione sono scaturiti proverbi per la maggior parte  inerenti alla produzione agricola e a tutti gli elementi che potessero influenzarla, sia nel bene che nel male. Non è un caso che tali detti fossero impregnati di superstizione: concentravano in pochi versi, ma di forte impatto, gli ammonimenti per l’intera comunità. Ne riporto alcuni qui di seguito.

 

 

Freddo e asciutto di Gennaio, empiono il granaio

 

 

A mezzo Gennaio, mezzo pane e mezzo pagliaio

 

 

Il buon Gennaio fa ricco il massaio

 

 

Felice il bottaio che pota in Gennaio

 

 

Non v’è gallina o gallinaccia che di Gennaio uova non faccia

 

 

A Gennaio: sotto la neve pane, sotto la pioggia fame

 

 

Primavera di Gennaio reca sempre un grande guaio

 

 

Gennaio fa il ponte e febbraio lo rompe

 

 

A Gennaio tutti i gatti nel gattaio

 

 

Quando canta il pigozzo (picchio) di Gennaio, tieni a mano il pagliaio

 

 

Freddo di gennaio, gela la pentola nel focolaio

 

 

Se Gennaio sta in camicia, marzo scoppia dalle risa

 

 

Chi vuole un buon agliaio, lo ponga di Gennaio

 

 

Gennaio ingenera, febbraio intenera

 

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La colazione di oggi: il pane, l’ Alimento che sfama l’ uomo dalla notte dei tempi

 

Pane burro e marmellata, pane e miele, pane e Nutella…quante colazioni facciamo e abbiamo fatto, utilizzando il pane? E’ praticamente impossibile non dedicargli un approfondimento. Anche perchè il pane è l’Alimento (con la A maiuscola) per eccellenza, rappresenta il più importante elemento nutritivo e sfama l’uomo sin da tempi immemorabili. Pensate solo ai proverbi che lo riguardano: “Guadagnarsi il pane”, “Levarsi il pane di bocca”, “Buono come il pane” “Non si vive di solo pane”…dire “pane” e dire “nutrimento” è un tutt’uno. Il pane si prepara piuttosto facilmente. Lo si ottiene dalla fermentazione, e dalla successiva lievitazione, di un impasto a base di farina (che può essere di grano tenero, grano duro o cereali vari), lievito, acqua e sale che viene poi cotto in forno. Ogni ingrediente che lo compone abbonda di proprietà nutritive; i carboidrati complessi e le fibre sono i principali. Quando vengono ingeriti, i carboidrati complessi (dei macronutrienti rappresentati dall’amido dei cereali), si tramutano in glucosio: una fonte energetica fondamentale che stimola il metabolismo, l’attività motoria e cerebrale. Il pane è un alimento in grado di farci sentire immediatamente sazi e di allontanare lo stimolo della fame. Il senso di sazietà deriva dal fatto che l’amido contenuto nel pane appartiene ai cosiddetti “carboidrati lenti”, i carboidrati, cioè, che rilasciano un’energia costante e prolungata; non stupisce che gli sportivi consumino pane in abbondanza in vista del training o delle gare. Nel pane, inoltre, i grassi sono presenti in una percentuale bassissima, l’1 %. Si tratta di acidi grassi insaturi che hanno il potere di scongiurare l’insorgere del colesterolo e delle patologie cardiovascolari. Le fibre contenute nell’alimento facilitano il transito intestinale; a tal scopo è da preferire il pane integrale, dove raggiungono una percentuale pari all’ l’1,5% a differenza dello 0.3% del pane bianco. Il pane è anche ricco di vitamine, soprattutto del gruppo B, e di minerali come il fosforo, il ferro e il magnesio, che svolgono un’ efficace azione antiossidante contrastando l’ invecchiamento cellulare.

 

 

Le proteine contenute nel pane sono di tipo vegetale, perciò pressochè prive di grassi, e fungono da ottimi tonificanti per il tessuto dei muscoli. Un’ ulteriore proprietà di questo straordinario alimento è che risulta altamente digeribile, una virtù che abbina all’ eclettismo: il pane si può gustare sia insieme a cibi dolci che salati. Possiamo accompagnarlo, quindi, a un companatico vasto ed eterogeneo. Essendo una miniera di carboidrati complessi, è particolarmente indicato per la prima colazione. Spalmate un po’ di miele o della marmellata su una fetta di pane: il vostro pasto sarà gustoso e ricco di benefici.

 

 

Ma qual è la storia di questo alimento secolare? Le sue radici affondano in tempi molto antichi. Il primo esemplare di pane risale al 12.000 a.C. .E’ stato rinvenuto in Giordania, dove si preparava seguendo un procedimento ben preciso: un mix di cereali veniva macinato tra due pietre e miscelato all’acqua. L’impasto ottenuto, poi, si lasciava cuocere su una lastra di pietra infuocata. Furono gli Egizi a ottimizzare, nel 3000 a.C. circa, il processo di lievitazione. Per ottenere un pane più morbido, l’ impasto si manteneva all’aria aperta per un giorno; soltanto dopo si passava alla cottura. In Egitto questo alimento veniva osannato per il suo potere nutriente, ma rappresentava anche un emblema di ricchezza. Gli Ebrei sono soliti consumare il pane azzimo, cioè non lievitato, per celebrare la ricorrenza del loro esodo dall’ Egitto. Il suddetto tipo di pane, chiamato “Matzah”, possiede un’ alta valenza simbolica: la non-lievitazione rimanda all’ urgenza di mettersi in viaggio e alla necessità di portare con sè un alimento a lunga conservazione. La panificazione, una vera e propria forma d’arte, venne perfezionata nella Grecia Antica. I Greci idearono oltre 70 varietà di pane, arricchendolo con latte, olio, miele, formaggio ed erbe aromatiche per esaltarne l’aroma. Sempre nella Grecia Antica ebbe inizio l’usanza di preparare il pane a notte fonda, più o meno come avviene oggi.

 

 

Gli Antichi Greci hanno fatto scuola. Anche in epoca odierna esiste un gran numero di “pani speciali”: per prepararli si usano, generalmente, diversi tipi di farina. Qualche esempio? La farina di mais, di segale, di avena, di orzo, di riso e così via. Possono essere aggiunti grassi quali il burro, lo strutto e l’olio d’oliva, ed ingredienti molteplici: i più comuni sono il latte, il malto, il mosto d’uva, i fichi secchi, l’uva passa, le noci, le olive, lo zucchero, il saccarosio, l’anice e spezie come il sesamo e il cumino.

 

 

Il pane ha ispirato i proverbi più curiosi e disparati sin dalla notte dei tempi. Concludo questo articolo con una selezione di detti seri e semi-seri, ma anche ironici e divertenti. “Non è pane per i miei denti” (non mi si confà), “Buono come il pane”, “Non si vive di solo pane” (ma anche di spirito), “Rendere pan per focaccia” (chi la fa, l’aspetti), “Mangiare pane a tradimento” (senza guadagnarselo), “Dire pane al pane e vino al vino” (parlare con schiettezza), “Chi ha i denti non ha il pane e chi ha il pane non ha i denti” (la discrepanza tra chi ha aspirazioni e potenzialità, ma non gli strumenti per realizzarle, e la situazione opposta), “Misurare il pane” (essere eccessivamente tirchi). Può esistere, secondo voi, un alimento più completo?