Buon Equinozio d’Autunno

 

C’è un’armonia in autunno, e una luce nel suo cielo, che durante l’estate non si sente né si vede, come se non potesse esistere, come se non ci fosse mai stata.
(Percy Bysshe Shelley)

 

Oggi, esattamente alle 14.42, cade l’Equinozio di Autunno. Si volta pagina, entra ufficialmente una nuova stagione. Il termine Equinozio, dal latino aequa nox ovvero “notte uguale”, indica che le ore di notte e quelle del giorno si equivalgono, hanno la stessa durata: avremo 12 ore di buio e 12 ore di luce; ciò avviene quando il Sole si posiziona allo zenit dell’equatore celeste. Con l’Equinozio di Autunno, anticamente, prendeva il via il cosiddetto “semestre oscuro”. La fine dei principali lavori agricoli coincide con la conclusione del ciclo produttivo e riproduttivo. Si effettua il secondo raccolto, mentre le chiome degli alberi cominciano a tingersi di straordinari colori. Nel bosco, gli animali danno il via a una frenetica ricerca di cibo per preparare le provviste per l’Inverno. Intanto, gli uccelli migratori si accingono a compiere il loro lungo volo in direzione Sud. L’Equinozio è simbolo di equilibrio: non è un caso che cada esattamente a metà tra il Solstizio d’Estate e il Solstizio d’Inverno. Ma è anche il momento dei bilanci, di constatare qual è il nostro metaforico raccolto. I rituali che in passato accompagnavano l’aratura esprimevano gratitudine per i doni ricevuti dalla Terra e, al tempo stesso, fungevano da richiesta al divino affinchè l’Inverno non fosse troppo aspro. In Autunno la natura comincia ad assopirsi, inaugurando una fase dell’anno che favorisce la meditazione e i viaggi nell’ interiorità. Questo periodo di riflessione coincide con un lavoro costante su noi stessi, dove al resoconto dei risultati ottenuti fino a quel momento vanno ad aggiungersi una nuova consapevolezza e un’esplorazione introspettiva a tutto campo. Diversi elementi simbolici contraddistinguono l’Equinozio d’Autunno. Tra le erbe troviamo la foglia della vite, quella della quercia, l’erba di grano, i cardi, i petali di rosa essiccati. A base di petali di rosa, così come di ibisco, pino, mirra e salvia sono anche gli incensi che andrebbero bruciati in questo giorno. E poi c’è il simbolo supremo, la cornucopia (rileggi qui l’articolo che VALIUM le ha dedicato), un’ode all’abbondanza dei frutti che la natura ci ha donato.

 

Foto via Pexels e Unsplash

 

Bianco di Natale

Anteprima

Anche il bianco è un colore del Natale: rimanda alla luce, alla purezza interiore, alla rinascita, quindi al sacro e al divino. Bianchi sono i paramenti sacerdotali, ma dato che l’Inverno è ufficialmente iniziato non è difficile associare il bianco anche alla neve e ai ghiacci dei mesi gelidi. Con il Capodanno in vista, comunque, mi piace pensarlo come il colore del nuovo inizio: un foglio da riempire, una pagina della nostra vita tutta da scrivere. Sceglietelo per festeggiare l’arrivo del 2024, sarà un’opzione originale e piena di significato.

 

Annakiki

Philosophy di Lorenzo Serafini

Reveligion

Simorra

Habey Club

Comte

Buzina

Anel Yaos

Arndes

Laretta

Tokyo James

Cecilie Bahnsen

Proenza Schouler

Off-White

Vivetta

Menchen Thomas

Luis Carvalho

 

 

La Luna e la scoperta di Galileo

 

“In cima al campanile di San Marco, nell’agosto 1609 Galileo Galilei mostrò ai consiglieri del doge un nuovo strumento all’avanguardia. Si trattava di un tubo portatile: bastava guardarci dentro e sembrava che gli oggetti ti venissero incontro. Ciò che si trovava lontano diventava apparentemente a portata di mano.  (…) Il campanile di San Marco, ornato dalla statua dorata dell’arcangelo Gabriele, gli sembrò il luogo ideale per mostrare ai notabili veneziani il funzionamento di questo “cannocchiale olandese”. Sotto la cella campanaria si trova una loggia dove lo sguardo spazia a 360 gradi. (…) Proprio sotto la cella campanaria (“è proibito suonare le campane”) è collocata una targa commemorativa: GALILEO GALILEI CON IL SUO CANNOCCHIALE DA QUI IL 21 AGOSTO 1609 ALLARGAVA GLI ORIZZONTI DELL’UOMO. E’ proprio così, ma non perchè il suo tubo con le due lenti una dietro l’altra lo puntò verso il mare! L’importante è che abbia puntato il cannocchiale verso l’alto. Di notte. Sulla Luna, tanto per cominciare. Galileo l’avvicina a sè di venti volte. Cosa vede? Pieghe. Nervature. Margini rialzati dei crateri. Montagne. La faccia della Luna non è uniforme e liscia, ma crepata e ammaccata. Si riconoscono le sagome delle catene montuose delle ombre, che hanno un profilo frastagliato, non diverso da quello degli Appennini o delle Dolomiti al calar del sole. Galileo fa le sue osservazioni per la metà di un ciclo lunare (mezzo mese). I suoi disegni a penna della ruvida superficie della Luna mettono la parola fine all’idea ecclesiastica del cosmo. Secondo la dottrina dominante, l’universo è diviso in un regno divino e uno diabolico. La crosta terrestre è un’area grigia brulicante di bipedi, che dopo la loro morte hanno due possibilità: sprofondare nelle viscere dell’inferno o ascendere al paradiso celeste. I due poli hanno lo stesso scopo, guidare gli esseri umani attraverso la vita. La cima dell’ Olimpo e le nuvole appartengono ancora al peccaminoso mondo “sublunare”; dalle vette della Luna hanno inizio le pure “sfere celesti” cantate all’inizio del 1300 da Dante Alighieri nel Paradiso. Tre secoli dopo Dante, Galileo vede che ben poco di questa rappresentazione delle cose corrisponde a verità. Il dogma del (magnifico) cielo perfetto e la (grinzosa) Terra imperfetta va in frantumi. E’ come se Galileo con il suo cannocchiale avesse mandato in pezzi la cristallina cupola celeste. “

Frank Westerman, da “La Commedia Cosmica” (Iperborea Edizioni)

 

 

Danza

 

” La danza è, tra le nostre funzioni, quella che si può più logicamente qualificare come divina. La danza è come la messa di tutti i popoli primitivi e può essere un omaggio istintivo…all’ordine dell’universo. “
(Elie Faure)

La danza: il volteggio, il volo, l’armonia. La leggerezza che si coniuga con la forza, la grazia che si accompagna al sacrificio e alla disciplina. La passione, la vocazione, un sogno che si libra sulle ali della musica. La danza è “un omaggio istintivo all’ ordine dell’ universo”, dice Elie Faure. E proprio la danza, oggi, è il soggetto di un post che esalta il connubio di soavità e potenza insite nei virtuosismi sulle punte. Per inneggiare all’ anelito mistico, ai valori, agli equilibri che il mondo sembra a poco a poco aver smarrito. 

 

 

Foto: Cottonbro via Pexels

Sulle tracce del Principe Maurice: suggestioni di viaggio e note d’incanto tra Kiev e il Bel Paese

 

Dal nostro ultimo incontro (rivivilo qui), lo scenario è mutato radicalmente: alla Rotonda a Mare di Senigallia si sostituiscono le cromie rosso-oro del foliage, ma nel Principe non c’è certo traccia di spleen autunnale. Rinvigorito da affascinanti trasferte all’estero, deliziato dalle scoperte che gli riserva una quotidianità colta nel suo lato magico, racconta a ruota libera episodi, progetti e aneddoti trascinandoti in un vortice di energia. L’ estate si è conclusa con una nota di tristezza: la morte del suo mentore Lindsay Kemp ha toccato profondamente il Principe. Eppure, questa malinconia è stata presto sublimata da accenti di creatività pura. Il tributo a Kemp che ha organizzato a Venezia, durante la Biennale del Cinema, ha letteralmente ipnotizzato il pubblico. Ma soprattutto, ha evidenziato ancora una volta la potenza incredibile di un’ Arte che scaturisce dal cuore: è qui che confluiscono il genio, la verve istrionica e il travolgente carisma del Principe Maurice.

Lascio a te la parola affinché possa descriverci questa splendida esperienza veneziana.

Alla 75ma Mostra del Cinema ho fatto un red carpet con la mia amica Guia Zapponi, bravissima attrice. E’ stato divertente, ma la cosa più importante per me è stato l’esser riuscito a organizzare un “flash mob” in omaggio a Lindsay Kemp. Da solo non avrei mai potuto farlo, ero troppo coinvolto emozionalmente. Ho quindi chiesto aiuto a Andy dei Bluvertigo. Ci siamo detti, “Perché non ripercorriamo l’incontro tra Kemp e David Bowie?”, dove io avrei interpretato Lindsay e Andy, David. A lui l’idea è piaciuta tantissimo e l’abbiamo messa in atto. Senza invito esclusivo, senza pass, senza registrazione…L’abbiamo messa in atto e basta, sulla Terrazza della Biennale che ha cominciato subito ad affollarsi: la gente sentiva che stava succedendo qualcosa. Ho esordito con un djset, poi mi sono trasformato in Lindsay Kemp ed intonando insieme a Andy “The man who sold the world” è partito questo set glam rock. E’ stato un successo, non mi aspettavo che arrivasse così tanta gente! Poter ricordare Lindsay e David, per me, è stata una grande consolazione. Non abbiamo fatto tanta pubblicità, il che ha richiamato il pubblico giusto: a quanti realmente interessa essere toccati nell’ anima, quanti partecipano solo per esibirsi? Il nostro è stato un anti-red carpet party fatto col cuore.

 

 

 

Il Principe con Andy Fluon in “Stardust – Tribute to Lindsay Kemp and David Bowie” alla Biennale del Cinema

Abbandonate le atmosfere vacanziere, ci ritroviamo in un Autunno già inoltrato. Come hai inaugurato la nuova stagione?            

Andando verso est, e la prima tappa è stata Kiev in compagnia della mia amica e manager Oksana Kuzmenko. A Kiev sono andato per relazioni pubbliche, più che per lavoro, e ho avuto modo di incontrare Aleksandr Lobortas: un gioielliere straordinario entrato nel Guinness dei Primati. Con Oksana, nel suo atelier bunker, abbiamo ammirato dei gioielli stupendi per un pomeriggio intero. E’ stato un incontro stupefacente, per la preziosità e la bellezza di quel che ho visto! Sono riuscito ad ispirare, a mia volta, Lobortas, che presto creerà una serie di stilografiche gioiello “forgiate” sul mio personaggio. Quei momenti sono stati da sogno: mi hanno impressionato la passione, l’entusiasmo, la creatività. I monili che ho ammirato rievocavano Fabergé, gli zar, sono creazioni stratosferiche valorizzate da un’accurata ricerca sulla sfaccettatura delle pietre. In quei giorni, poi, a Kiev ricorreva San Michele e abbiamo visitato un luogo sacro ed incredibile. Pecherska Lavra è un monumentale complesso di monasteri in stile ortodosso (quindi architettonicamente molto ricco), uno dei quali è costruito su una rete di catacombe e di cunicoli.

 

Pecherska Lavra, a Kiev

L’ atmosfera di grande spiritualità al suo interno viene esternata da una solennità che incarna il senso della devozione. Ho vissuto una sorta di estasi mistica scaturita dalle sonorità, da ciò che vedevo, dai rituali monastici…Rimango sempre molto colpito da queste espressioni. Di Kiev mi porto dentro, quindi, due episodi speciali. Quello con Lobortas è stato un incontro di anime, ma la preziosità che ci circondava era tale da renderlo surreale. A Pecherska Lavra, invece, la spiritualità era talmente intensa da risultare struggente. Dall’ Ucraina ci siamo poi diretti verso Baku, dove avevo in programma una performance in un importante locale.

 

Il Principe insieme a Oksana Kuzmenko e al grande gioielliere Aleksandr Lobortas

Approfitto di questo suggestivo spunto per chiederti: che rapporto hai con il divino?

Non posso non credere in un’entità superiore che potrei definire con la natura stessa: l’espressione massima della divinità per me è già visibile nell’ erba che cresce, nel fiore che sboccia, perché è tutto grande e meraviglioso. Questa energia potente, che crea la vita e la distrugge, è sicuramente identificabile con un senso del divino che mi porto dentro. Mi affascinano le storie, i messaggi, le filosofie orientali, però sostanzialmente credo che Dio sia in ognuno di noi e in ogni cosa bella o drammatica che vediamo quotidianamente. Mi affascinano i riti: anche quello che compivamo noi nelle discoteche, in fondo, era una sorta di rituale. Naturalmente, nel rito religioso il livello filosofico e spirituale è molto diverso. Più alto e radicato nelle tradizioni.

 

Una delle cupole dorate di Pecherska Lavra

Baku è famosissima per il suo circuito di Formula 1. Come la trovi a livello di “movida” e di pubblico della notte?

Ho preferito Baku al di fuori del circuito della Formula 1 perché l’ho trovata molto più gradevole, meno caotica. Questa volta me la sono goduta perfettamente e ho notato che c’è gente bella, elegante, che ad ogni età ama vivere la città. Per il compleanno del Jack Daniel’s mi sono esibito in una sorta di area “dei docks”, piena di movida: un locale attaccato all’ altro e tutti ispirati a diverse nazioni. La mia performance si è tenuta al Madrid Bar, che in realtà è un bellissimo locale all’aperto. A Baku adorano il dinner show, mangiare e poi ballare è una formula che funziona! Quindi, ho cantato durante una cena spettacolo: è stata una serata un po’ in stile America anni ’20 del proibizionismo, dato che inneggiava al whiskey, ed io mi sono esibito con gran divertimento in uno dei personaggi che ogni tanto mi saltan fuori. Il successo è stato enorme, ma la cosa più bella è stata aver potuto godere della città. A Baku la gente, di sera, esce anche solo per passeggiare. C’è voglia di incontrarsi, di girare, molta vivacità. Nei parchi trovi chi chiacchiera sulle panchine fino a tardi…C’è voglia di comunicare e di sedursi. Questo mi è piaciuto proprio tanto!

 

Il compleanno del Jack Daniel’s al Madrid Bar di Baku

Tornato in Italia, poi, sono stato coinvolto nelle celebrazioni del 50nario di un’azienda di tecnologia molto importante del senese. E’ nata dall’ intuizione di due meccanici che hanno elaborato una teoria per la lavorazione del legno ora esportata in tutto il mondo: una di quelle belle realtà che danno lustro alla nostra creatività anche nel campo della tecnologia. E’ stato bello festeggiare in questa azienda familiare, con il suo patriarca, tutta riunita attorno a quel successo. Nel senese ho anche scoperto una tenuta, “La Fratta”, che dal 1208 appartiene alla stessa casata. E’ un mondo incantato, un’ oasi d’eccellenza da godere con tutti i cinque sensi. Il mio ritorno in Toscana mi ha fatto riscoprire come il senso della famiglia sia ancora fondamentale, nella società italiana, per creare delle cose belle. E per “famiglia”, bada bene, io intendo anche il gruppo di amici e collaboratori storici che diventano tali. “Famiglia” come confidenza, stima, fiducia reciproca…Questo legame fatto di sogni e di speranze condivise è ciò che mi è più rimasto impresso nel mio vagare tra Kiev e il Bel Paese.

 

 

Stai diventando sempre più internazionale, a livello di performance. Qual è l’atout del tuo successo oltreconfine?

Il mio è il linguaggio universale dell’arte vera, quella vissuta con il cuore, dove la magia e la fantasia sono importanti ma lo è soprattutto un animo sincero. Io non fingo, le mie emozioni sono autentiche. Mi piace l’idea di riuscire ad arrivare con uno sguardo dentro qualcuno e di rapirlo, di portarlo nel mio mondo: con la grande convinzione di essere esattamente quello che desideravo essere in quel momento lì per quella persona.

Torniamo in Italia, e più precisamente alla Villa delle Rose di Riccione. Dove so che ti sei esibito, il 15 Settembre scorso, insieme alla Contessa Pinina Garavaglia…Che ci racconti di quella serata?

In realtà ho fatto semplicemente da chevalier a Pinina, la nostra è un’amicizia che risale addirittura agli anni ‘80. Quella serata è stata un’occasione per rivedere vecchi amici fuori dall’ ambiente del Cocoricò, fuori dall’ ambiente della techno ma più orientati verso l’house. Durante la cena mi sono esibito a livello canoro: il dinner show è un mio must, ultimamente!

 

 

Tu e Pinina Garavaglia: cosa pensi del suo look e del suo lifestyle iper flamboyant?

Ho conosciuto Pinina Garavaglia nella “Milano da bere” degli anni ‘80, quando lei lavorava come PR di locali importanti come l’Amnesie e la Belle Epoque. Pinina intuì subito le mie potenzialità nel mondo della notte, nonostante all’ epoca lavorassi in banca: cominciò a “utilizzarmi” nelle sue serate in maniera simpatica, non certo per lavoro ma più per divertimento. E’ stata lei a darmi un imprinting. Il suo motto “Audace ci piace” è senza dubbio la sintesi di come siamo entrambi, anche se poi io ho virato su una teatralità più dark, più riferita al mondo di Lindsay Kemp. Adoro Pinina, la stimo moltissimo: ha un’immensa cultura, una grande ironia e soprattutto una potente inventiva. E’ appassionata di antiquariato, musica, letteratura…Con lei, insomma, non posso che andare d’accordo sotto tutti i punti di vista. Il suo look è sempre “esagerato”, ma curato, quindi ci sta! Ed è tutt’altro che effimera: l’effimero è un concentrato di emozioni fugaci che resta nelle retrovie dell’anima, se intriso di preparazione e di eleganza.

 

Il Principe Maurice e la Contessa Pinina Garavaglia

Due personaggi come voi, accomunati dal gusto barocco e dall’ amore per la notte, ne avranno vissuti, insieme, di aneddoti! Puoi raccontarcene uno?

Sicuramente lo straordinario incontro con Andy Warhol, che nell’ ’87 Pinina ospitò a Milano dopo il vernissage dell’esposizione del suo Cenacolo. Famosa in tutto il mondo come “contessa rock”, Pinina diede un ricevimento a casa sua: ricordo questo bellissimo divano di velluto rosa di fronte a un camino barocco. Andy Warhol se ne stava seduto lì da solo, silenzioso, quasi imbambolato. Chiesi a Pinina se potevo avvicinarlo, mi disse che potevo. Così andai e mi sedetti accanto a Warhol: lo ringraziai di essere venuto a Milano, gli espressi la mia gioia per incontrarlo di persona…Lui non rispose nulla, girò la testa lentamente e mi guardò. La sua espressione era un po’ infastidita, del tipo “Che vuoi? Lasciami nel mio torpore!”, però per me fu un grande onore. Il suo sguardo era sempre nel vuoto, ma a me guardò negli occhi e io fui felice! Mi sembrò anche di percepire una leggera curva sul suo labbro, come a dire “Guarda questo, che faccia tosta!”…Credo che avesse apprezzato il mio coraggio. Quell’ impercettibile confidenza nei miei confronti mi diede potere, mi diede lustro quella sera: fu proprio divertente!

 

 

Per concludere, una domanda sui tuoi progetti non può mancare…

Il 13 Ottobre è in programma un evento dedicato alla presentazione di un progetto cinematografico di cui parlerò più avanti. Il mio autunno sarà incentrato sugli sviluppi di questa pellicola, che mi vedrà protagonista per la prima volta nonché coautore della sceneggiatura. Vi darò tutti i dettagli al momento giusto: è un progetto a cui tengo tantissimo, che darà una svolta alla mia carriera. Sarà una bella prova! E io ci sto dentro, ho voglia…Il film verrà realizzato completamente in Veneto – con sottotitoli in italiano ma anche in inglese, perché la produzione sarà internazionale – e questo valorizzerà il territorio, la storia, le tradizioni, addirittura l’enogastronomia della regione straordinaria nella quale vivo e che tanto amo.

 

Photo courtesy of Maurice Agosti