” Nel vuoto. Il pericolo di quando finisce la scuola. Grande, grande pericolo. Un burrone. Dopo la maturità, nel momento in cui cessa di colpo l’impegno quotidiano, la sveglia obbligatoria alle sette eccetera, tutti i giorni, tutto l’anno…una cosa che va avanti da quando eri piccolo e all’ improvviso si interrompe. Crolla una struttura, il regime scolastico, un regime di vita. La cui ripetitività quotidiana serve, in un ragazzo, a collegare le varie parti di sé e tenerle insieme, e lo stesso malumore causato dalle attività svolte controvoglia funge da collante, inquadra, dà forma alla persona. La frustrazione o il risentimento contro gli insegnanti, la disciplina contro le cui sbarre sbattere la testa e sfregare la schiena, aiutano appunto ad avere consapevolezza della propria testa, della propria schiena. I vari pezzi di cui è composto un ragazzo cercano il limite entro cui essere contenuti, e sono grati alla barriera, di cui tuttavia non cessano di lamentarsi ogni minuto, che impedisce loro di collassare e andare dispersi, come le pagine di un manoscritto che volano via a un colpo di vento. Il dovere ineluttabile della scuola vince persino chi lo odia, anzi viene rinforzato da quell’ odio. Un’ ininterrotta catena di inezie tiranniche tiene sveglio chi le subisce. “
Edoardo Albinati, da “La scuola cattolica”
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