La collezione di sabbia

 

” C’è una persona che fa collezione di sabbia. Viaggia per il mondo, e quando arriva a una spiaggia marina, alle rive d’un fiume o d’un lago, a un deserto, a una landa, raccoglie una manciata d’arena e se la porta con sé. Al ritorno, l’attendono allineati in lunghi scaffali centinaia di flaconi di vetro entro i quali la fine sabbia grigia del Balaton, quella bianchissima del Golfo del Siam, quella rossa che il corso del Gambia deposita giù per il Senegal, dispiegano la loro non vasta gamma di colori sfumati, rivelano un’uniformità da superficie lunare, pur attraverso le differenze di granulosità e consistenza, dal ghiaino bianco e nero del Caspio che sembra ancora inzuppato d’acqua salata, ai minutissimi sassolini di Maratea, bianchi e neri anch’essi, alla sottile farina bianca punteggiata di chiocciole viola di Turtle Bay, vicino a Malindi nel Kenia. (…) Passando in rivista questo florilegio di sabbie, l’occhio dapprima coglie soltanto i campioni che fanno più spicco, il color ruggine d’ un letto secco di fiume del Marocco, il bianco e nero carbonifero delle isole Aran, o una mescolanza cangiante di rosso bianco nero grigio che sull’ etichetta porta un nome ancor più policromo: isola dei Pappagalli, Messico. Poi le differenze minime tra sabbia e sabbia obbligano a un’ attenzione sempre più assorta, e così a poco a poco s’entra in un’ altra dimensione, in un mondo che non ha altri orizzonti che queste dune in miniatura, dove una spiaggia di sassolini rosa non è mai uguale a un’altra spiaggia di sassolini rosa (mescolati coi bianchi in Sardegna e nelle isole Grenadine dei Caraibi; mescolati coi grigi a Solenzara in Corsica), e una distesa di minuscola ghiaia nera a Port Antonio in Giamaica non è uguale a una dell’ isola Lanzarote nelle Canarie, nè a un’altra che viene dall’ Algeria, forse in mezzo al deserto. Si ha l’ impressione che questo campionario della Waste Land universale stia per rivelarci qualcosa d’importante: una descrizione del mondo? un diario segreto del collezionista? o un responso su di me che sto scrutando in queste clessidre immobili l’ora a cui sono giunto? Tutto questo insieme, forse. “

Italo Calvino, da “Collezione di sabbia”

Il luogo: Tarifa, la “città del vento”

 

Oggi vi porto in un posto straordinario, decisamente mozzafiato: Tarifa. E’ situata in provincia di Cadice, in Andalusia, ed è la città più a sud non solo della Spagna, ma di tutta l’ Europa continentale. Affacciata sullo Stretto di Gibilterra, viene considerata un trait d’union tra l’ Europa e l’ Africa; di entrambi i continenti ha assorbito i colori, i paesaggi e le culture. La zona meridionale della città, Punta de Tarifa, è un promontorio poco distante dall’ Isola de Las Palomas, collegata con una strada apposita al centro urbano. Ma Tarifa non rappresenta solo un crocevia tra l’ Europa e l’ Africa. Punta de Tarifa, in particolare, è un meeting point di due importanti distese d’acqua, l’ Oceano Atlantico (a ovest) e il Mar Mediterraneo (a est). Potreste anche solo pensare a un’ area geografica più affascinante? Da Tarifa, il Marocco dista solo 14 chilometri: nel panorama che si gode dalla città, il monte Jabel Moussa è nettamente distinguibile al di là del mare.

 

Il monte Jabel Moussa, sulla costa del Marocco, visto da Tarifa.

Oltre alla sua posizione, all’ estremità meridionale della Costa de la Luz, Tarifa possiede moltissimi altri punti di forza. Uno su tutti? 10 chilometri di spiagge bianche e incontaminate: da segnalare Playa Chica, Playa de los Lances e Playa de Valdevaqueros, sempre battuta dal vento e brulicante di turisti che praticano sport come il kitesurfing e il windsurf (Tarifa, non a caso, viene soprannominata “la città del vento”). A Punta Paloma, più a nord, si possono ammirare i mulini a vento sulla cima delle colline, mentre Playa de la Caleta, dove si alternano sabbia e rocce, è circondata da una natura selvaggia. Il mare su cui si affaccia, di un turchese vibrante, è l’ideale per gli amanti dello snorkeling e delle immersioni subacquee. A Playa de los Lances, invece, si può cavalcare lungo la spiaggia e inoltrarsi nel verde grazie a dei tour a cavallo organizzati ad hoc. Trovandosi nello Stretto di Gibilterra, inoltre, Tarifa è una meta di riferimento per gli appassionati di whale e dolphin watching (l’ osservazione delle balene e dei delfini). Ma non è finita qui: le rotte di svariati uccelli migratori passano proprio per la “città del vento”. Esistono luoghi specifici per ammirarle, ad esempio il Mirador del Estrecho e il Centro Ornitologico Cig’ena.

 

 

Tornando alle spiagge, molte di quelle affacciate sull’ Atlantico presentano tratti tipicamente africani: sono movimentate da una serie di dune, come la Playa de Los Alemanes, e nella Playa de Bolonia una duna – la Duna de Bolonia – raggiunge la sbalorditiva altezza di 30 metri. Anche a Punta Paloma svetta un’ enorme duna di sabbia, che quando soffia il vento di Levante invade persino la strada asfaltata. Il panorama che si ammira dalla sua cima è strepitoso: combina l’azzurro dell’ Oceano con i toni dorati della sabbia e il verde intenso della pineta circostante.

 

 

Ma qual è la storia di questa magnifica “terra di mezzo”? A fondare Tarifa furono i Greci, poi divenne la prima colonia romana in territorio spagnolo. Nel luglio del 710 d.C. fu conquistata dal comandante berbero Tarif b.Malik, da cui prese il nome. Da quel momento,  la città sperimentò un lungo periodo di dominazione islamica. Gli Arabi la soprannominarono “l’ isola della tariffa” in quanto chiunque approdava nel suo porto era tenuto al pagamento di un pedaggio. Il re cristiano Alfonso VI, nel 1083, riuscì a penetrare nell’ agglomerato urbano, ma Tarifa venne riconquistata solo nel 1292 da Sancho IV re di Castiglia. La sua posizione, ovviamente, la rendeva uno sbarco perfetto per gli Arabi del Marocco, e fino ad allora si erano susseguite innumerevoli lotte che contrapponevano i Cristiani ai Musulmani. Nel 1340 spettò al re Alfonso XI di Castiglia difendere Tarifa dall’ invasione dei Mori. Il 20 Ottobre di quello stesso anno, il sultano Abu-l-Hasan fu sconfitto definitivamente durante la battaglia del “rio Salado”, un torrente nei paraggi della “città del vento”.

 

 

Cosa vedere a Tarifa? Innanzitutto, va precisato che è la meta ideale per chi sogna una vita di spiaggia unconventional: la natura incontaminata e selvaggia, i numerosi sport che è possibile praticare, i paesaggi e i panorami sorprendenti la rendono assolutamente speciale. C’è da aggiungere che ogni spiaggia include un gran numero di chiringuitos, i caratteristici chioschi-bar del litorale sud spagnolo. Lì potete trovare di tutto, dagli alimenti alle bibite, dai dolci al pesce fresco. Una particolarità, quest’ ultima, tipica della Costa de la Luz. Per quanto riguarda il territorio urbano di Tarifa, è tassativa una visita nella città vecchia. Noterete che il centro storico abbonda di vie e vicoli fiancheggiati da case completamente candide, punteggiate di tanto in tanto dai colori prorompenti dei vasi di fiori.

 

 

In Avenida Andalucia troverete la Puerta Jerez, ciò che rimane delle antiche mura della città, composta da due diverse parti. La prima comprende l’ unica porta superstite, la Puerta de la Almedina; è stata edificata in stile Mudéjar dopo la Reconquista, ed è intrisa di influenze arabe. Il resto delle mura è architettonicamente più classico e più tipicamente “spagnolo”. La Chiesa di San Matteo, in calle Sancho IV el Bravo, risale al XV secolo e il suo interno è impreziosito da tre navate con volte a vela gotica. Una curiosità: come molte chiese andaluse, è stata innalzata su un’antica moschea. Il Castillo de Guzmàn è un must-see assoluto: si trova a sud di Tarifa e dai suoi piani superiori si può godere di un panorama spettacolare, il mare e la costa del Marocco in lontananza. Il castello fu costruito dal califfo di Cordoba Abd ar-Rahman III nel 960, ma il suo nome è un omaggio ad Alonso Pérez de Guzmàn, detto Alonso el Bueno, un eroe della Spagna della Reconquista. La fortezza, dalla pianta a trapezio regolare, evidenzia uno stile impregnato di riferimenti romani e bizantini. A circa 8 chilometri da Tarifa e a 300 metri sul livello del mare risalta il Mirador del Estrecho, un osservatorio panoramico affacciato sullo Stretto di Gibilterra. Lo scenario che si apre ai vostri occhi è a dir poco straordinario: nelle giornate limpide è possibile ammirare lo Stretto e suggestive aree della costa africana, come la città di Ceuta (centro urbano autonomo spagnolo nel Nord Africa), il monte Jebel Moussa e il porto di Tangeri, Tanger Med, inaugurato nel 2019. Sull’ Isola de Las Palomas, invece, potrete spaziare con lo sguardo dal Mar Mediterraneo all’ Oceano Atlantico. Un edificio molto visitato nell’ isolotto è il Castillo de Santa Catalina, risalente al 1933. Architettonicamente è piuttosto particolare, ricco di torri e merli, e ricorda un palazzo del Rinascimento; tuttavia, le guerre e i bombardamenti hanno deteriorato il suo stile originale, modificato da svariati restauri.

 

Un particolare del Castillo di Guzmàn el Bueno

Il Castillo de Santa Catalina, sull’ isolotto di Las Palomas

Per chi ama fare shopping, Tarifa offre un’ ampia gamma di occasioni. La via da tenere d’occhio è calle Batalla del Salado: qui si alternano le boutique delle più prestigiose griffe internazionali, i negozietti di souvenir e i grandi esercizi commerciali specializzati nell’ abbigliamento e nell’ attrezzatura da surf. Gli appassionati di questo sport troveranno una scelta di brand da lasciare senza fiato! L’ anima europea-africana di Tarifa fa sì che proliferi il “fatto a mano” in stile etnico, sia che riguardi gli abiti che i tessuti e i gioielli: sbizzarritevi a curiosare e a fare acquisti nelle numerose botteghe a tema. Il mercato vecchio è un incantevole mercato coperto in pieno centro storico. Al suo interno vengono vendute la frutta, la verdura, al suo esterno pesce fresco in quantità. Ogni martedì mattina, inoltre, si tiene il classico mercato che propone, tra l’altro, splendide ceramiche, pregiate stoffe e dosi massicce di frutta secca (non dimentichiamo che il dattero è un tipico frutto dell’ Africa settentrionale). In quanto a locali, ristoranti, discoteche e nightlife in generale, Tarifa non vi lascerà delusi. Il divertimento aleggia nell’aria e sono svariati i club dove si balla sotto un tetto di stelle. Se poi avete bisogno di un consiglio su dove alloggiare, ecco un nome e un indirizzo: The Riad Tarifa, un meraviglioso hotel boutique al n.10 di calle Comendador. E’ stato allestito in un edificio del XVII secolo e vanta interni che riproducono quelli di un riad marocchino, ricco di cortili e di giardini con tanto di fontana. Sul rooftop ci si può estasiare di fronte alla stupenda vista dall’ alto di Tarifa

 

 

Tarifa è un luogo magico. Connette due distese acquose, due continenti e le rispettive culture. La mitologia, nella sua storia, gioca un ruolo importante. E’ in quella zona geografica che vennero collocate le Colonne di Ercole: una sorta di frontiera dello scibile, del mondo più evoluto culturalmente. La letteratura classica dell’ Occidente situa le leggendarie Colonne nello Stretto di Gibilterra. La prima sul promontorio della Rocca di Gibilterra (mitologicamente identificato come monte Calpe), la seconda sul monte Jebel Moussa (il mitologico monte Abila). Oltre a esplorare le entusiasmanti attrazioni che offre Tarifa, i suoi monumenti, i suoi locali, le sue spiagge, che cosa potreste fare per rendere il vostro soggiorno ancora più interessante? Una visita alla vicina città di Tangeri, per esempio, adorata da un folto novero di artisti ed intellettuali del secolo scorso. Personaggi del calibro di Henri Matisse, Albert Camus, William Burroughs, Paul Bowles, Jack Kerouac, Gore Vidal, Jean Genet, Ian Fleming e più recentemente Rudolf Nureyev, i Beatles e Mick Jagger la tramutarono in un vero e proprio paradiso decadente. Da Tarifa, Tangeri può essere raggiunta in traghetto in soli 35 minuti.

 

 

Foto, dall’alto:

Foto 2 “Estrecho de Gibraltar” di Gaspar Serrano via Flickr, CC BY-NC-ND 2.0

Foto 5 di César Comino García, CC BY 3.0 <https://creativecommons.org/licenses/by/3.0>, via Wikimedia Commons

Foto 10 di Ziegler175, CC BY-SA 3.0 <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0>, via Wikimedia Commons

Foto 12 di Luis Rogelio HM, CC BY-SA 2.0 <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/2.0>, attraverso Wikimedia Commons

Foto 13 di Benjamín Núñez González, CC BY-SA 4.0 <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0>, attraverso Wikimedia Commons

Foto 14 di Jelger, CC BY 2.0 <https://creativecommons.org/licenses/by/2.0>, attraverso Wikimedia Commons

Foto 18 di sunshinecity from Italy, CC BY 2.0 <https://creativecommons.org/licenses/by/2.0>, via Wikimedia Commons

Foto 21 di Manfred Werner, CC BY-SA 3.0 via Wikimedia Commons

Foto 27 di Jelger, CC BY 2.0 <https://creativecommons.org/licenses/by/2.0>, attraverso Wikimedia Commons

The Desert

 

The Desert
    –roseate metallic blue
    & insect green

    blank mirrors &
    pools of silver

    a universe in
    one body

(Jim Morrison, “The Desert”)

 

Il deserto: uno spazio sconfinato, un paesaggio mai uguale a se stesso. Il vento modella le dune e cancella le orme, il sole picchia forte prima di sfumare in un tramonto spettacolare e lasciar spazio ad una notte che, all’ improvviso, cala il suo manto di stelle. Oggi ci perdiamo in questa landa sterminata dove i colori, la bellezza e il silenzio si amplificano a dismisura. Assaporeremo ogni istante del percorso, unendoci al “popolo blu” dei Touareg durante il celebre rito del tè e rinfrescandoci all’ ombra di incredibili oasi. Impareremo passo dopo passo, durante il cammino: a relativizzare la nostra presenza nell’ immensa vastità della natura, a riconoscere che nulla è eterno…neppure le impronte che ci lasciamo dietro. Ma soprattutto, ad ascoltare noi stessi laddove una muta melodia sembra sospendere le coordinate di spazio e di tempo.