L’Autunno e i suoi odori

 

Alla nuova stagione ci stiamo avvicinando a grandi passi. Mancano 15 giorni all’Equinozio, ma trovo interessante proiettarci fin d’ora nel mood autunnale. Oggi, ad esempio, parlaremo dell’ aroma dell’Autunno: perchè l’Autunno, così come ogni stagione, ha i propri odori peculiari e inconfondibili. Come potremmo descriverli esattamente? L’Autunno è una passeggiata nel bosco, aria frizzante da respirare a pieni polmoni. Sa di muschio, foglie morte, terra bagnata, funghi porcini, castagne, nocciole, legni impregnati di pioggia e nebbia. Sono odori intensi, che rilassano e permettono di assaporare appieno il nuovo ciclo naturale; inneggiando a quest’ultimo, ribadiscono il continuo divenire del creato. Anche i fiori prendono parte a questa danza olfattiva. In Autunno, quelli dell’ osmanto sprigionano un profumo potentissimo che alcuni paragonano alla fragranza della gardenia o della magnolia grandiflora. I fiorellini dell’ eleagno, pressochè invisibili, emanano una scia olfattiva che può essere annusata anche a diversi metri di distanza.

 

 

E poi c’è la camelia sasanqua, con i suoi fiori coloratissimi e vistosi; la datura, con i suoi petali disposti a campana; il ciclamino boscolino, dalla profumazione molto intensa…Le rose autunnali, vere e proprie meraviglie che rimangono in fiore fino all’inizio dell’Inverno.

 

 

Tutti aromi che in città, purtroppo, sono quasi impercettibili poichè si disperdono nell’ambiente. E ogni Autunno che passa li vede sempre meno protagonisti: ormai, tutti i segni distintivi stagionali si manifestano con un netto ritardo. Nel 2022, i ricercatori dell’USA National Phenology Network (la fenologia è una disciplina che studia la correlazione tra i mutamenti biologici di determinati organismi e i fenomeni stagionali) hanno invitato gli statunitensi a passeggiare nei propri luoghi di residenza registrando le caratteristiche e i mutamenti associati alla stagione autunnale. Le annotazioni dovevano essere riportate su un taccuino da consegnare, in seguito, agli stessi ricercatori. In molti hanno segnalato l’assenza dei tipici aromi autunnali, e il responso degli studiosi al riguardo si è rivelato assai interessante.

 

 

I membri dell’USA National Phenology Network hanno spiegato il fenomeno associandolo ai cambiamenti climatici: il calore persistente e la siccità avevano causato una caduta prematura delle foglie degli alberi, inoltre il caldo umido trattiene gli odori amalgamandoli in un’unica miscela. Risulta quindi impossibile distinguerli, percepirli nitidamente. All’epoca della ricerca, l’afa ininterrotta aveva ritardato l’arrivo dell’Autunno e la siccità si era rivelata nefasta per la vegetazione. La perdita precoce del fogliame aveva impedito agli alberi di tramutarsi nel polmone intriso dei tipici, oltre che benefici, aromi stagionali. Tutto questo è accaduto nel 2022, ma non risaltano particolari differenze rispetto alla situazione attuale. Se camminate per le vie della vostra città, noterete un gran numero di foglie morte sparse sui sampietrini.

 

 

Venendo meno le sue caratteristiche, una stagione si priva anche dei propri odori. E’ un fenomeno preoccupante, poichè odori e ambiente sono un tutt’uno: si integrano e completano a vicenda. L’odore, inoltre, influisce direttamente anche sulla sfera emotiva: si lega alle emozioni, ai ricordi, alle sensazioni…non è un caso che si parli di memoria olfattiva. Far sì che non si perda nei deleteri effetti della crisi climatica è essenziale: preservare la salute del nostro pianeta significa preservare anche la nostra.

 

Foto via Pexels e Unsplash

 

L’odore del mare: un’alchimia che coniuga la chimica con le emozioni

 

Qual è l’odore del mare? Potremmo definirlo odore di salsedine, ma è talmente inconfondibile che descriverlo risulta quasi arduo. Risalta un mix olfattivo che rimanda alle alghe, all’acqua salata, alla brezza che veicola i loro effluvi; lo scroscio delle onde sembra renderli frizzanti, vagamente pungenti. La scienza è in grado di spiegare molto bene l’odore del mare, illustrando le molecole di cui si compone. I Bromofenoli sono responsabili del sentore di iodio, estremamente caratteristico: vengono generati dalle alghe e da particolari organismi che vivono nelle profondità del mare. I Dictiopereni, feromoni che alcune tipologie di alghe producono in vista dell’accoppiamento, emanano un forte odore di alga essiccata. Il Solfuro Dimetile è invece originato dai batteri che si cibano di fitoplancton: può essere identificato con quella scia olfattiva pungente che sa di alghe e di salsedine che percepiamo in riva al mare. Sostanzialmente, il tipico profumo del mare viene determinato in buona parte dagli organismi marini.

 

 

Quel che è certo, come ho sottolineato più volte in molti articoli, è che l’odore del mare ci trasmette un profondo senso di benessere. E tutto ciò ha sia una motivazione chimica che emozionale. L’aria salmastra è un composto delle molecole di cui abbiamo parlato e dei minerali di cui il mare è ricco, come il magnesio, il potassio, il sodio e il cloururo di sodio, il solfato e il calcio: per la salute, dei veri toccasana. Quando respiriamo quell’aria, i benefici che ne traiamo sono innumerevoli. Uno su tutti? La regolazione dei livelli di serotonina, detto l’“ormone della felicità”. Lo stress si dilegua, l’ansia si riduce ai minimi termini.

 

 

Veniamo ora all’aspetto emozionale. Come tutti gli odori, quello del mare stimola la corteccia cerebrale prefrontale: la zona del cervello interconnessa, tra l’altro, con la memoria e con le emozioni. Il sentore di salsedine è strettamente collegato alle nostre emozioni, poichè ci riporta in mente i ricordi inebrianti associati al mare. E’ un odore, quindi, evocativo di sensazioni di benessere: i periodi di vacanza, gli orizzonti sconfinati, i flirt, le esperienze vissute in acqua e in spiaggia…Olfatto, emozioni e memoria rappresentano una triade legata a doppio filo in cui ogni elemento interdipende dall’altro. L’odore del mare è emozione, il sentore di ricordi ammantati di immensa gioia e di un senso indescrivibile di libertà.

Foto via Pexels e Unsplash

 

Libertà: il nuovo tema della settimana

 

Estate e libertà sono un tutt’uno. Quando ci si libera dalla routine quotidiana, ci si sente liberi di esplorare nuovi orizzonti. Si è liberi di partire, viaggiarescoprire paesi e scenari mai visti prima. Le lunghe giornate di vacanza, svincolate dai soliti orari, sono scandite da altri ritmi: quelli della libertà di fare ciò che più ci piace fare. Il caldo ci permette di liberarci dagli abiti che rende superflui, di liberare i nostri piedi dalle scarpe scomode e di infilarli dentro a un paio di sandali in tutta libertà. In piena estate siamo liberi di vivere all’aria aperta, di riscoprire la socialità, di conoscere nuove persone. Gli eventi, i festival e i grandi concerti vengono organizzati sotto le stelle, regalandoci sensazioni di profonda libertà e condivisione. La natura è la location che ci fa sentire più liberi e ci trasmette il maggior numero di emozioni. Per tutti questi motivi, e per molti altri ancora, voglio dedicare il tema della settimana alla libertà: perchè, come disse il poeta di origne libanese Khalil Gibran, “La vita senza libertà è come un corpo senza lo spirito”.

Foto: Ian Dolley via Unsplash

 

Ritratti Africani

 

L’Africa ti cambia per sempre, come nessun altro posto sulla terra. Una volta che sei stato lì, non sarai più lo stesso. Ma come descrivere la sua magia a qualcuno che non l’ha mai provata? Come spiegare il fascino di questo continente vasto e polveroso, le cui strade più antiche non sono altro che i sentieri degli elefanti? Potrebbe essere perché l’Africa è il luogo di tutti i nostri inizi, la culla dell’umanità, dove la nostra specie si è messa a camminare in posizione verticale per la prima volta nelle savane molto tempo fa?

(Brian Jackmann)

 

Viaggio in Africa, il luogo da cui proviene l’anticiclone Caronte. Colori, suoni, profumi indescrivibili, una natura sconvolgente che si staglia contro un cielo sterminato: il terzo continente al mondo in quanto a vastità ci travolge in un vortice di emozioni. Tant’è che è stata coniata un’espressione, “mal d’Africa”, per descrivere la nostalgia che si impossessa di chi l’ha visitato e ne è rimasto catturato a tal punto da volerci a tutti i costi ritornare. In questo viaggio nei molteplici paesaggi africani – dal deserto alla savana, dalle montagne alla foresta pluviale – ci accompagnerà una serie di giovani ritratti nella loro realtà tribale: per immergerci nel mondo affascinante del folklore, della cultura, dei costumi e delle tradizioni di un continente complesso, ma ricco di un fascino che elargisce a piene mani.

 

Foto via Pexels

 

Il tramonto, preludio della notte: un momento di intenso benessere

 

Scomparsa la luce dopo il tramonto,
in quell’oscurità, io sogno.
(Ko Un)

 

Prima della notte (restando nell’ambito del nostro tema della settimana), viene il tramonto. E il tramonto, in estate, acquista un valore del tutto speciale: è il momento in cui la meraviglia della natura si manifesta nel suo massimo splendore, coincide con l’inizio del relax serale e fa da prologo ai sollazzi notturni. Il cielo sgombro di nuvole della bella stagione lo valorizza come merita, esaltandone i colori e la magia. Quegli istanti, intrisi di armonia cosmica, si accompagnano a sensazioni di intenso benessere: le cosiddette “good vibes”, che ognuno in estate ricerca. Per chi è in città, il magnifico scenario del tramonto sancisce il termine di lunghe ore di lavoro; chi è in vacanza, ne assapora la suggestività mozzafiato. Il calar del sole, insomma, ci fa star bene. E c’è anche una spiegazione scientifica a tutto questo.

 

 

Secondo uno studio del National Center for Biotechnology Information, infatti, la serenità e l’appagamento che ci infonde il tramonto sono spiegabili attraverso la cromoterapia. In base alla terapia dei colori, una disciplina fondata sull’influsso che le cromie esercitano ripristinando l’equilibrio del corpo e della mente, il rosso sprigionato dal sole che cala predisporrebbe ad uno stato d’animo di profonda pace interiore: accentua il romanticismo di un incontro a due, contrasta la stanchezza di fine giornata. L’umore ne viene direttamente intaccato, impregnandosi di positività e vibranti emozioni.

 

 

Quel rosso vivido, poetico e sfolgorante al tempo stesso, è una sorta di elisir in grado di trasmetterci gioia, energia e armonia con il creato. Quando inizia il tramonto ci si rilassa, finalmente si può tornare alla propria vita. Il tramonto, così come l’alba, determina un mutamento anche nelle funzioni biologiche dell’individuo: a livello cerebrale, si attiva un meccanismo che “smorza” la negatività ed accentua il vigore, la predisposizione alla felicità. Il rosso del tramonto, ricco di sfumature che ne esplorano infinite gradazioni, è associato a sensazioni che amplificano la passionalità, lo slancio, il calore dei sentimenti e delle emozioni. Non è un caso che la maggior parte dei nostri connazionali adori ammirarlo di fronte al mare, dove i colori di cui il cielo si tinge vengono intensificati dai riflessi sull’acqua.

 

 

Un sondaggio ha rivelato che gli italiani amano godersi il tramonto davanti a un bell’aperitivo, ma non tutti. Quasi la metà dell’intervistati preferisce immortalare con una serie di scatti questo momento altamente “instagrammabile”, mentre altri si immergono nella sua luce durante una passeggiata o il jogging della sera. Le risposte degli interpellati, ad ogni modo, hanno evidenziato un denominatore comune ben preciso: il tramonto viene considerato uno dei momenti della giornata più attesi dell’estate.

Foto via Pexels e Unsplash

 

Il sentiero

 

Viaggiatore, non c’è sentiero, il sentiero si fa mentre cammini.
(Antonio Machado)

 

Dove conduce un sentiero? Dove ci portano i suoi tortuosi tornanti? Forse in una landa fatata, un antico castello, una struttura avveniristica che sembra in procinto di salpare per le stelle…Se non abbiamo certezze riguardo la meta, quel che è certo è che il percorso va vissuto fino in fondo: assaporandone i profumi, le atmosfere, i paesaggi che passo dopo passo si svelano a noi. Tramutando il nostro itinerario in un autentico viaggio sensoriale, un’esperienza che coinvolge i cinque sensi in un vortice inebriante di emozioni. Perchè il sentiero, parafrasando Antonio Machado, si fa camminando.

 

Foto via Pexels e Unsplash

 

Antonio Marras, backstage beauty & hair PE 2024: un omaggio al mondo del cinema e al suo glamour

 

Era il 1968 quando il regista statunitense Joseph Losey approdò in Sardegna per girare “La scogliera dei desideri”: le location del film, situate prevalentemente nell’isola del mar Mediterraneo, comprendevano la baia di Porto Conte, Tavolara e l’Argentiera. Fu così che in terra sarda giunsero divi del calibro di Elizabeth Taylor e Richard Burton, una coppia che ha sempre incarnato l’essenza del glamour hollywoodiano. Antonio Marras aveva solo sette anni, all’epoca; tuttavia, grazie a quelle riprese, il fascino e l’insondabile magia del cinema sono rimasti perennemente impressi nell’immaginario dello stilista algherese. Ed è proprio il mondo del cinema ad aver ispirato la collezione che ha dedicato alla Primavera Estate 2024: un mondo che, per Antonio Marras, non ha mai cessato di emanare un potente appeal; prova ne è il fatto che abbia voluto in passerella la splendida Marisa Berenson nel ruolo della diva. Anche il beauty look e l’hairstyle della sfilata, naturalmente, erano un omaggio alla settima arte. Il make up artist Riccardo Morandin ha ideato un trucco intriso di reminiscenze anni ’60: ombretto azzurro in dosi massicce, ciglia finte a ciuffetti e labbra color nude per donare il massimo risalto allo sguardo. Davide Diodovich, Key Hair Stylist per Davines, ha abbinato al make up acconciature morbide, leggermente cotonate sul capo, riferite alla stessa epoca. Il risultato? Evocativo e visivamente impattante, in grado di suscitare un tripudio di emozioni. Proprio come il cinema

 

 

Have a Spooky Halloween

 

Ma ricordati sempre
che i mostri non muoiono.
Quello che muore
è la paura che t’incutono.
(Cesare Pavese)

 

Delle origini e della valenza di Halloween, o meglio di Samhain, abbiamo parlato molte volte. Chi volesse ripercorrere l’argomento, può cliccare qui. Quello che mi interessa approfondire, oggi che il conto alla rovescia è terminato, è l’aspetto orrorifico e macabro associato a questa ricorrenza. Perchè non lo si può negare: la “spooky season” ci affascina proprio in quanto tale. Halloween riscuote così tanto successo perchè è un appuntamento con il brivido, ed incitando alla paura provoca una scarica continua di adrenalina. Stanotte, celebreremo la vigilia di Ognissanti circondati da streghe, zombie, scheletri, serial killer di note saghe horror, fantasmi e mostri spaventosi. Guarderemo pellicole terrificanti, leggeremo libri che evocano atmosfere gotiche e storie angoscianti. Eppure tutto questo ci attrae, è come una calamita che ci irretisce in un potentissimo campo magnetico. A Halloween, come d’altronde avveniva a Samhain, si affronta il tema della morte, e lo si fa esaltando le sfumature più lugubri che ad essa si associano. Ci interfacciamo, quindi, con una delle nostre più grandi paure, con l’insondabile mistero dell’ignoto, con un vero e proprio tabù dell’epoca contemporanea. Ma in queste tenebre ci buttiamo a capofitto, perchè ci donano emozioni: la tensione che sperimentiamo ci stimola, ci elettrizza e, al tempo stesso, esorcizza le nostre fobie inconsce.

 

 

L’ironia e la giocosità che accompagnano la notte di Halloween e i suoi travestimenti spaventosi sono un buon antidoto alla paura. Camminiamo come funamboli sul filo del terrore, e anche se abbiamo i brividi a fior di pelle sappiamo di poter contare su una rete di sicurezza pronta ad accoglierci in qualsiasi momento. Da una parte, quindi, c’è la ricerca di emozioni forti, la stessa che ci spinge, ad esempio, ad affrontare interminabii maratone di film horror, dall’altra il riso che – come diceva Jorge da Burgos ne “Il nome della rosa” – “uccide la paura”. Stavolta, però, non c’entra il timor di Dio: il “dolcetto o scherzetto”, i costumi funerei ma talmente iperbolici da risultare buffi, il trucco spettrale ma sfoggiato in discoteca a suon di techno, diventano un divertimento e perdono la loro valenza macabra. La morte, insomma, entra nel nostro quotidiano spogliandosi di tutta la sua drammaticità; possiamo esorcizzarla dando corpo ai fantasmi e ai demoni che vivono dentro di noi, consapevoli che si tratta solo di un gioco.

 

 

Foto via Pexels e Unsplash

 

Ore di luce di fine Settembre

 

 

“Non posso sopportare di perdere qualcosa di così prezioso come il sole autunnale restando in casa. Così ho trascorso quasi tutte le ore di luce nel cielo aperto.”
(Nathaniel Hawthorne)

 

L’Autunno ha già fatto il suo ingresso, ma è un fine Settembre caldo e assolato. L’anticiclone africano Apollo ha riportato le temperature a valori record in quasi tutta l’ Europa: nel weekend si prevede un rialzo di circa 10 gradi rispetto alle medie stagionali. E c’è chi ne approfitta per godersi gli ultimi sprazzi di sole all’aria aperta, usufruendo di spazi ormai privi del caos turistico e assaporando appieno le atmosfere, i suoni e la sensazione di libertà che ci regala la natura. La pace e la luce di inizio Autunno nutrono l’anima. Generano un mood sospeso, quasi metafisico: ci si sente in perfetta armonia con se stessi e con il creato. Le emozioni si acuiscono, le vibrazioni positive diventano quasi palpabili. E a una corsa verso il mare su una spiaggia deserta si alternano pause dedicate alla pratica Zen dello stone balancing e passeggiate in antichi villaggi di campagna. Tutti momenti che Meum Mare, su Pexels, immortala in scatti magnifici e impregnati di magia.

 

 

Foto: Meum Mare via Pexels

 

I viaggi, i luoghi e le emozioni

 

” Non è dimostrabile, però io ci credo: nel mondo ci sono luoghi in cui l’arrivarci o il ripartire viene misteriosamente amplificato dalle emozioni di quanti in passato da lì sono partiti o lì sono giunti. Chiunque abbia un’anima abbastanza leggera avverte una lieve resistenza nell’aria attorno allo Schreierstoren di Amsterdam – la Torre del pianto – che promana dal cumulo di dolore di coloro che lì si dissero addio, un dolore che oggi non conosciamo più. Ormai i viaggi non durano anni, sappiamo esattamente dove siamo diretti, e le probabilità di fare ritorno sono molto più alte. Sotto il portico d’ingresso della cattedrale di Santiago de Compostela si erge una colonna di marmo che reca l’impronta di profondi solchi; una sorta di “zampata” espressionistica di grande impatto emotivo prodotta da milioni di mani, tra cui la mia. Ma se dico “tra cui la mia” è già una forzatura, perchè io non ho certo mai afferrato quella colonna con tanta emozione dopo un viaggio a piedi durato più di un anno. Non ero un uomo del Medioevo, non ero un credente, e ci arrivavo in automobile. Ma anche a prescindere dalla mia mano, anche se non ci fossi mai stato, il solco resta, scavato nel duro marmo dalle dita di tutti quei morti. Eppure anch’io, appoggiando la mia mano su quel negativo di mano, sono entrato misteriosamente a far parte  di un’opera d’arte collettiva. Il pensiero diventa visibile nella materia: questo è sempre prodigioso. La forza di un’idea spinse re, contadini e monaci ad appoggiare la mano proprio in quel punto della colonna, e ogni singola mano ha consumato una parte infinitesima del marmo durissimo, e in questo modo, proprio nell’assenza del marmo, risultò visibile una mano. Penso a queste cose un giorno di luglio; è mattina presto e sto per imbarcarmi per Barcellona. Lì noleggerò un’automobile e per vie traverse, o forse addirittura dopo avere percorso tutta la Spagna, per la terza volta nella mia vita andrò a Santiago de Compostela. Non in pellegrinaggio, come gli altri, ma sulle orme di un io remoto che ormai è quasi un fantasma, riallacciandomi a un viaggio del passato. In cerca di che cosa? Una delle poche costanti della mia vita è l’amore – perchè sarebbe riduttivo definirlo diversamente – per la Spagna. “

Cees Nooteboom, da “Verso Santiago. Disgressioni sulle strade di Spagna”