Pieno Sole

 

Ferragosto: vacanze, relax, ma soprattutto sole, tanto sole. Il sole, non a caso, è l’emblema per eccellenza di questa festa. E i rituali pagani, anticamente, lo celebravano con grandi falò che avevano lo scopo di propiziarsi la sua luce per molto tempo ancora. Nel periodo in cui le giornate cominciano ad accorciarsi a poco a poco, onorare il Sole era un modo per esorcizzare il buio dell’inverno, la stagione in cui la natura si assopisce e cessa di elargirci i suoi frutti. I falò, inneggiando al Sole e alla sua potenza, avevano anche una funzione purificatoria e scacciavano gli spiriti maligni. In molte zone d’Italia, questa tradizione è rimasta invariata. Se ci facciamo caso, comunque, anche i fuochi d’artificio di Ferragosto rappresentano un anelito di luce: esplodono nell’oscurità e la accendono di scoppiettanti, luminose e coloratissime scintille. Ed è proprio alla luce, ma a quella del Sole splendente del 15 Agosto, che ho voluto dedicare la nuova photostory di VALIUM.

 

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Midsommar, la festa svedese di Mezza Estate

 

In Svezia, come ho già accennato nell’articolo dedicato al Solstizio d’Estate, la Midsommar, o festa di Mezza Estate, è la più celebrata dopo il Natale. Si svolge nel weekend che segue il Solstizio ed è salutata da un’euforia generale: solitamente viene festeggiata in campagna, in mezzo alla natura, per sancire il ritrovato connubio tra l’uomo e il creato dopo i rigori invernali. Nelle città, le location sono invece rappresentate dai grandi parchi svedesi; a Stoccolma, per esempio, la Midsommar si celebra al parco Skansen, il museo all’aperto più antico al mondo. Imprescindibile è la presenza del midsommarstång, il nostro “albero del Maggio”, che viene ornato di fiori, foglie, piante rampicanti, ghirlande floreali e decorazioni simboliche. Attorno al palo si danza, si canta: sono riti ancestrali che propiziano la fertilità della terra e un copioso raccolto autunnale. Gli svedesi si riuniscono con le loro famiglie, i parenti e gli amici per organizzare gioiose tavolate all’aria aperta. Eh già, perchè la Midsommar è una festa conviviale; si mangia e si beve insieme in abbondanza, approfittando del ritorno della luce per assaporare le più tipiche delizie svedesi.

 

 

I cibi tradizionali includono le aringhe in salamoia cucinate in svariati modi (buonissime quelle con panna ed erba cipollina), il salmone marinato, le patate novelle e fragole svedesi in quantità, particolarmente dolci. Bere è un must, in quanto sottolinea l’atmosfera di giubilo per l’arrivo dell’estate: i brindisi di grappa speziata si susseguono accompagnati dagli snapsvisor, caratteristici ritornelli scandinavi che inneggiano alla bontà della bevanda. Potremmo definirli dei versi messi in musica, quasi degli stornelli, che precedono ogni shot di grappa.

 

 

I fiori di campo la fanno da padrone sia sul midsommarstång che come elementi ornamentali della festa. Uno su tutti? Le coroncine di fiori che le giovani donne sfoggiano, intrecciate rigorosamente a mano. Una tradizione prevede che le ragazze raccolgano fiori di campo e che ne posizionino, quella stessa notte, sette diverse specie sotto il cuscino: potranno vedere in sogno il loro futuro marito. La Mezza Estate, in Svezia, è una festa nazionale. Le città si svuotano, molte attività chiudono i battenti e chi può, come ho già detto, si riversa nelle località agresti. All’aperto si organizzano giochi, ci si bagna nei fiumi, si accendono gli immancabili falò in prossimità delle acque se non sull’acqua addirittura. Ma soprattutto ci si corteggia, si imbastiscono flirt, ci si innamora: pare che in Svezia, intorno a Marzo e Aprile, si verifichi un picco delle nascite. Non è un caso che questi neonati siano stati ribattezzati “Midsommar barn”, ovvero “bambini di Mezza Estate”.

 

 

Il dolce più noto della Midsommar è senza dubbio la Jordgubbstårta: si tratta di una golosissima torta di pan di spagna guarnita con deliziosa crema pasticcera, panna, meringhe, fragole e granella. La torta, molto soffice, può essere stratificata e farcita con le fragole a pezzetti affiancate dalla chantilly e dalla panna montata; le fragole intere, le meringhe e dosi massicce di panna montata abbonderanno, poi, sulla superficie della Jordgubbstårta. Inutile dire che un dolce del genere fa salire alle stelle l’entusiasmo che impregna la festa di Mezza Estate

 

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Solstizio d’Estate: rituali e tradizioni in giro per il mondo

 

Solstizio. Il tempo sembra fare una sosta e guardarsi intorno in una sospensione di luce.
(Fabrizio Caramagna)

 

L’estate arriva oggi, un giorno prima rispetto al 21 Giugno, esattamente alle 22.51. E pare che dal lontano 1796 il Solstizio non fosse mai caduto così in anticipo: stiamo parlando di ben 228 anni fa! Nell’emisfero boreale inizia l’estate astronomica, i raggi del sole sono posizionati perpendicolarmente al Tropico del Cancro e l’astro infuocato risplende alla massima altitudine. E’ il giorno più lungo dell’ anno: in Italia avremo dalle 14 e mezzo alle 16 ore di luce consecutive. Il Solstizio d’Estate rappresenta, fin da tempi remotissimi, una delle date più importanti e festeggiate dell’anno. Non è difficile immaginare il perchè: la potenza solare è al suo apice, emana un’energia che ha a che fare con la vita stessa. La natura esplode rigogliosa, è tempo di raccolto, che per gli antichi popoli costituiva il sostentamento quotidiano. Ho parlato con dovizia di particolari, negli anni scorsi, del Solstizio d’Estate e delle sue caratteristiche: per rileggere l’articolo del 2023, cliccate qui. Oggi, invece, andremo alla scoperta di come Litha (così i pagani chiamavano il sabbat che celebravano il 21 Giugno) viene celebrato in alcuni paesi del mondo.

 

 

In tutte le culture, il Solstizio d’Estate è una data fortemente connessa con il Sole, la vita e la natura (che sono infatti un tutt’uno). I festeggiamenti più comuni riguardano l’accensione dei falò, simboli solari che esaltano il vigore dell’astro e hanno una funzione beneaugurante e purificatoria. L’energia del Sole, per gli antichi popoli, si concentrava nelle “ley lines”, le linee temporanee che congiungono luoghi ed elementi dall’importante valenza mistica. Ciò valeva anche per i dolmen, i mehir e i cerchi di pietre, monumenti in cui rientrano i megaliti di Stonehenge: il giorno del Solstizio i cristalli di caricano di energia solare, e le pietre di Stonehenge, ricche di quarzo, sono direttamente coinvolte in questo fenomeno. Ecco perchè miriadi di moderni druidi e persone comuni si ritrovano ogni anno nel sito neolitico dello Weltshire, in Inghilterra, per ammirare l’alba del Solstizio.

 

 

Il Sole sorge sempre sulla Heel Stone, il megalito più massiccio che dista circa 75 metri dal complesso di pietre, e in inverno tramonta nello stesso punto. Nei paesi del Nord Europa si celebra la Mezza Estate (Midsommar), e i festeggiamenti vanno dal 21 al 25 Giugno: un periodo che include sia il Solstizio d’Estate che la ricorrenza di San Giovanni Battista. In Svezia, nelle zone rurali, le celebrazioni raggiungono l’apice tra tavolate all’aperto, bevande e cibo a volontà; tra le pietanze tradizionali troviamo le aringhe, le uova sode, le patate novelle bollite, il knäckebröd (un tipico pane croccante) spalmato di formaggio e fragole in abbondanza come dessert. Il clou della festa sono però i balli intorno al palo adornato di ghirlande floreali, il Midsommarstång , un rito antichissimo (pare che risalga al 1500) finalizzato a propiziare la fertilità della terra.

 

 

Un altro rituale immancabile nei paesi scandinavi è rappresentato dagli enormi falò che vengono accesi alla vigilia dei festeggiamenti. Come in molte altre località, i fuochi tengono a debita distanza le entità malvagie e sono di buon auspicio per il raccolto. La particolarità dei falò scandinavi è quella di ardere in prossimità dei laghi, dei fiumi o del mare, creando un effetto di immensa suggestività. In Finlandia, la Mezza Estate è la festa nazionale di maggior rilevanza. Viene considerata la “notte bianca” per eccellenza e si celebra in campagna: il sole di mezzanotte la dota di un scenario straordinario. Un tempo era comune sposarsi in queste date o compiere incantesimi inneggianti all’amore e alla fecondità. Molto importante era anche (e lo è tuttora) bere e gozzovigliare, poichè si pensava che il rumore spaventasse gli spiriti maligni e aprisse le porte alla fortuna. Oggi, all’ antico rito dei falò si alternano la sauna, le danze, le grigliate all’aria aperta e le gite in barca.

 

 

In Spagna le celebrazioni del Solstizio coincidono con la festa di San Giovanni Battista, e come in Italia le tradizioni della vigilia sono numerosissime: la principale riguarda l’accensione dei falò, che hanno una funzione purificatoria per l’esteriorità e l’interiorità di ognuno. Saltare sopra le fiamme è altamente beneaugurante. Più volte si salta, meglio è; farlo tre volte di seguito garantisce buona sorte fino alla fine dell’anno. Un altro rituale vede invece protagonista l’acqua, nello specifico quella dell’oceano: l’usanza del bagno di mezzanotte mira a scacciare le entità malvagie “annegandole” tra le onde.

 

 

A proposito di oceano, un’interessante cerimonia tradizionale si tiene al di là dell’Atlantico, precisamente in Bolivia: sulla Isla del Sol, collocata nel lago Titicaca, il popolo Quechua organizza festeggiamenti a base di danze e musiche tradizionali. Risuonano i tamburi, si espande l’ipnotica melodia del siku (un tipico strumento a fiato andino simile al “flauto di Pan”), si eseguono riti che omaggiano la Pachamama – in quecha “Madre Terra”,  venerata da tutti gli indigeni delle Ande – e inneggiano alla sua fertilità.

 

 

Ritorniamo dall’altra parte dell’oceano, dove in paesi dell’Est come la Polonia, la Bielorussia, la Russia, la Lituania e l’Ucraina il Solstizio si celebra la notte di Ivan Kupala, San Giovanni Battista, ovvero tra il 23 e il 24 Giugno per chi segue il calendario gregoriano. E’una festa molto sentita che include diversi rituali: tutte le donne indossano una corona di fiori, si accendono falò e ci si approvvigiona di erbe magiche, proprio come da noi. Anche in questo caso, il fuoco e l’acqua rivestono dei ruoli fondamentali. Il primo ha soprattutto una funzione divinatoria: secondo la tradizione, le coppie di fidanzati devono saltare sulle fiamme tenendosi per mano; se dopo il salto le loro mani rimangono unite, sono fatti l’uno per l’altra. Nell’acqua, invece, si gettano le corone di fiori delle donne, che a conclusione della festa vengono lasciate galleggiare lungo il fiume. Ma la notte di Ivan Kupala l’acqua la fa davvero da padrone: molti giovani la utilizzano per fare scherzi o bagnare le persone che passano per strada.

 

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Nel bosco incantato

 

Sempreverdi grondanti di neve, distese candide, specchi d’acqua ricoperti di gelo. Un falò arde inaspettato in una radura, gli animali selvatici si muovono lungo sentieri su cui imprimono le loro impronte…In Inverno, anche il bosco si riempie di rarefatta meraviglia. Chi osa addentrarsi nella sua fitta vegetazione può bearsi della visione di scenari magici e luoghi mozzafiato. Percorrerlo è inoltrarsi in un sogno, abbracciare un’esperienza onirica che il biancore della neve rende ancora più sublime. Buona giornata con la nuova photostory di VALIUM.

 

 

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Befana e tradizioni: dal carbon dolce ai falò della vigilia dell’Epifania

 

“La Befana vien di notte”, come recita un’antica filastrocca. E se ai bimbi buoni riempie la calza di regali, quelli cattivi da lei ricevono soltanto carbone. Ma non si tratta di carbone vero e proprio: il carbone della Befana è uno dei dolci più noti associati a questa ricorrenza. Si tratta di un carbone di zucchero tinto di nero grazie a un colorante alimentare e tagliato in svariati pezzi. Ma dove nasce una simile tradizione e perchè proprio il carbone? Il motivo rimanda a un’usanza molto diffusa nell’ Italia Nord-orientale: i falò della vigilia dell’ Epifania. In epoca pre-cristiana, i falò avevano valenza purificatrice e propiziatoria presso molte popolazioni. I Celti, ad esempio, li utilizzavano per attirarsi la benevolenza delle divinità. Pare che l’usanza di dare alle fiamme fantocci che simbolizzavano il “vecchio”, ovvero il passato, fosse un rituale di matrici sia celtiche che romane. Nella Roma antica, i festeggiamenti in onore di Diana (la dea della Natura) si tenevano a distanza di dodici giorni dal Solstizio d’Inverno e prevedevano il falò di un fantoccio emblematico dell’anno appena trascorso; la stessa Diana veniva raffigurata come un’ottuagenaria, incarnando la duplice figura di Madre Natura e dell’anno vecchio. In tempi più recenti, questo tipo di fuochi si è tramutato in uno dei riti più diffusi della sera antecedente all’Epifania: le fiamme sono una potente allegoria del vecchio che brucia, del passato che viene distrutto per lasciar spazio al nuovo, a un futuro migliore. La tradizione, un cardine della cultura agreste, è tipica di regioni italiane quali il Veneto, il Friuli Venezia-Giulia e l’Emilia Romagna; chi ha visto “Amarcord” di Fellini ricorderà il “falò della vecchia” proprio all’inizio del film, anche se in quel caso inaugurava la Primavera. Il rituale prende nomi diversi a seconda della zona: in provincia di Treviso e di Venezia è il “panevìn”, a Padova la “fogherata”, nel Veneto dell’est la “casera”, a Parma e Reggio Emilia la “fasagna”.

 

 

Nonostante le differenti denominazioni, il procedimento è simile in ogni regione: sul calar della sera, il fantoccio che rappresenta il vecchio viene sistemato su una pira di legna; quando il falò comincia ad ardere, il parroco benedice il fuoco con l’acqua santa e lo scoppiettio che le gocce originano tra le fiamme, secondo un’antica tradizione, simboleggerebbe il diavolo che, furente, abbandona il falò. Molto importante è decifrare i presagi associati alla direzione del fumo e delle faville del fuoco: sono immancabilmente riferiti al raccolto e all’abbondanza dei frutti che la natura elargirà (o meno) dopo il suo risveglio. Gli uomini presenti, talvolta, si servono di un forcone per “aizzare” la produzione di scintille. Mentre il falò arde, la comunità si riunisce e trascorre momenti all’insegna della convivialità: nelle regioni del Nord-Est, ad esempio, è comune degustare una torta chiamata “pinza” accompagnata dal vin brulè. Tornando al carbon dolce, è facile intuire il link che lo connette ai fuochi dell’Epifania. Il carbone si associa direttamente a quei falò propiziatori, diviene il loro simbolo e al tempo stesso il simbolo della Befana. Con il passar del tempo, regalare carbone cominciò ad essere identificato come una “punizione” destinata ai bambini che non si comportavano bene. In realtà, il carbon dolce che lo rappresenta è una vera e propria delizia per il palato: potete prepararlo in casa seguendo una delle tante ricette disponibili in rete oppure comprarlo bell’e pronto ed inserirlo in una calza adeguatamente decorata.

 

 

 

Halloween e le sue origini: le tradizioni irlandesi della notte di Samhain

 

Samhain (così si chiamava Halloween originariamente), per gli antichi Celti, coincideva con il Capodanno e l’inizio dell’ Inverno. Presso le popolazioni celtiche, infatti, l’anno si divideva in due parti: l’ Inverno, che cominciava con le celebrazioni dell’ultimo raccolto e la commemorazione dei defunti organizzate a Samhain, e l’Estate, che iniziava a Beltane (Calendimaggio), data in cui si inneggiava alla rinascita della natura e venivano praticati atavici rituali per propiziare la fertilità. I Celti d’Irlanda ritenevano che la notte di Samhain il presente e il futuro si sovrapponessero, diventassero una cosa sola. Quale occasione migliore, dunque, per dedicarsi alla divinazione? Le pratiche tradizionali, in tal senso, abbondavano: gli ambiti prediletti erano l’amore e la prosperità economica. In questo articolo vi presento alcune usanze rigorosamente irlandesi; va aggiunto che Samhain, nell’ Isola di Smeraldo, veniva celebrato con una Grande Festa del Fuoco che si teneva ad Athboy, non troppo lontano da Dublino.

 

Il rito del cavolo

Le giovani donne in età da marito potevano avvalersi di un rito che avrebbe dato loro informazioni sul futuro sposo. La notte di Samhain dovevano recarsi, bendate, in un campo di cavoli ed estrarne uno dal terreno: se le radici rimanevano intatte e trattenevano molta terra, l’uomo che avrebbero sposato sarebbe stato più che benestante. Come fare, però, per sapere se era anche di buon cuore? Semplice: bastava cucinare il cavolo all’irlandese. Se risultava aspro, l’uomo avrebbe potuto essere sgradevole caratterialmente, anziano, o comunque avere dei difetti rilevanti. Se invece il cavolo aveva un buon sapore, il futuro marito sarebbe stato una brava persona.

 

Il rito dell’ edera

Questa pratica riguardava la salute. Si usava mettere una foglia d’edera in una tazza d’acqua e la si lasciava lì tutta la notte. Se l’indomani la foglia non presentava alcuna variazione, la persona che aveva praticato il rito avrebbe goduto di una salute di ferro almeno fino all’anno successivo.

 

Il rito del falò

Sul falò, simbolo supremo della festa di Samhain, era anche incentrato uno dei più noti rituali amorosi. Come sarebbe stato il futuro sposo, o la futura sposa, della persona che praticava il rito? Il fuoco avrebbe dato una risposta. Bastava tagliarsi una ciocca di capelli e lanciarla tra le fiamme: l’anima gemella si sarebbe ben presto palesata in sogno.

 

Il rito della mela

Le mele e le nocciole erano molto importanti a Samhain, poichè venivano considerati frutti magici dalle proprietà divinatorie. Fino a qualche decennio fa, non a caso, erano utilizzate al posto delle caramelle durante la questua “Dolcetto o scherzetto” dei bambini. Tramite la mela, inoltre, si potevano ottenere informazioni riguardo (ancora una volta!) il futuro sposo: era necessario prenderne una e sbucciarne una parte in un sol colpo. Se la striscia di buccia rimaneva lunga e intatta, un incontro romantico era imminente. Poi, bisognava lanciarsi la buccia dietro alle spalle. Una volta caduta a terra, la sua forma avrebbe rivelato le iniziali dell’anima gemella.

 

Il rito della nocciola

Un altro modo per avere notizie sul carattere del futuro partner era quello che prevedeva l’ utilizzo delle nocciole. Bisognava sceglierne una, toglierle il guscio e testarne il gusto: se era amara, così sarebbe stato lo sposo (o la sposa) interiormente, se era dolce idem. Ulteriori riti riguardavano la felicità del matrimonio e la fedeltà amorosa. Una coppia di fidanzati doveva scegliere due nocciole, una per ciascuno. Le nocciole venivano posate sul focolare di pietra e tra loro si accendeva un fiammifero; a quel punto, la reazione dei due frutti era determinante: se si infiammavano e bruciavano immediadamente, il matrimonio sarebbe stato solo una “fiammata”. Se oscillavano e si distanziavano, bisognava andare con i piedi di piombo. Se le nocciole, invece, si avvicinavano l’una all’altra, il futuro riservava un matrimonio sereno. Per mettere alla prova le intenzioni dei loro pretendenti, le giovani donne eseguivano un altro rito: selezionavano un tot di nocciole e chiamavano ognuna con il nome di un corteggiatore, poi le posavano sulla graticola. La nocciola che con le fiamme del fuoco si sarebbe spaccata, o sarebbe saltata via, indicava uno spasimante truffaldino. Se invece bruciava in una fiammata, la passione nei confronti della giovane era assicurata.

 

Il rito per proteggersi dalle fate

Le fate sono creature che appartengono al patrimonio folkloristico tipicamente irlandese. Insieme ai folletti, a Samhain, le fate si davano un gran daffare per impossessarsi di un alto numero di anime.  Per proteggersi, gli umani dovevano lanciar loro della polvere da sotto i piedi: quando avveniva ciò, i due esponenti del piccolo popolo dovevano tassativamente lasciar libere tutte le anime che avevano rapito.

 

Altre usanze e tradizioni

Oltre a quelle citate, nel corso dei secoli in Irlanda sono entrate in vigore molte altre usanze, magari non specificamente di carattere divinatorio o difensivo nei confronti del “piccolo popolo”. Della tradizionale cena a base di Barmbrack e di Colcannon abbiamo già parlato (rileggi qui l’articolo); la zucca intagliata e illuminata da un lumino, detta “Jack O’Lantern”, era diffusissima; la questua dei bambini, anche: indossando costumi orrorifici che richiamavano quelli sfoggiati dai Druidi la notte di Samhain, i fanciulli bussavano di porta in porta e alternavano al classico “Trick or Treat” la frase “Help the Halloween Party”. Un’abitudine consolidata era quella di sedersi tutti insieme davanti al caminetto acceso e trascorrere la notte narrando racconti e leggende mentre le noci venivano arrostite sul fuoco. Molto comune, poi, era il gioco della “Snap Apple”: si appendeva una mela ad una corda, e il primo bambino che riusciva ad addentarla riceveva una ricompensa. Oppure, si mettevano delle mele in una bacinella piena d’acqua e i bambini dovevano morderne una, naturalmente senza aiutarsi con le mani. Veniva premiato chi per primo riusciva nell’impresa.

 

La voga delle “scary apples”

A proposito di mele: sapevate che, recentemente, in Irlanda la mela intagliata ha sostituito la tipica zucca? La voga delle “scary apples” sta impazzando anche sotto forma di dolci; non è difficile trovare torte di mele ammantate di glassa candida che riproduce figure fantasmatiche, o biscotti alle mele dall’aspetto orrido o “sanguinolento”.

 

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Le Frasi

 

” In ogni rapporto umano, la cosa più importante è parlare. Ma le persone non lo fanno più: non sanno più sedersi per raccontare e ascoltare gli altri. Si va a teatro, al cinema, si guarda la televisione, si ascolta la radio, si leggono libri, ma non si conversa quasi mai. Se vogliamo cambiare il mondo, dobbiamo tornare al tempo in cui i guerrieri si riunivano intorno a un falò e raccontavano le loro storie. “

                                                 (Paulo Coelho, da “Lo Zahir”)

 

 

Notte di San Giovanni, la “notte delle streghe”: tre antichi rituali sotto il magico influsso della rugiada

 

Chi nasce la notte di San Giovanni non vede streghe e non sogna fantasmi.

(Proverbio Popolare)

 

Se il Solstizio d’Estate è governato dal Sole, sulla notte di San Giovanni la Luna regna assoluta. Anche se la tradizionale accensione dei falò appartiene a entrambe le ricorrenze, la notte che precede il 24 Giugno (solennità della nascita di San Giovanni Battista) viene considerata una notte magica ed è associata a un tripudio di credenze e di rituali. Per gli antichi popoli nordeuropei, non a caso, rientrava nella triade delle notti degli Spiriti insieme a Calendimaggio e Samhain (più conosciuto come Halloween). Ma la notte di San Giovanni è stata anche ribattezzata la “notte delle streghe”, perchè, secondo il folklore popolare, tra il 23 e il 24 Giugno le fattucchiere si radunavano attorno al noce di Benevento per celebrare il Sabba. Sempre alle streghe rimandano le erbe tradizionalmente raccolte questa notte, dalle virtù miracolose, e le capacità divinatorie, che nelle ore antecedenti all’ alba di San Giovanni Battista sarebbero particolarmente sviluppate. Chi meglio delle streghe, infatti, era in grado di padroneggiare le arti dell’erboristeria e della divinazione? Nella magica notte di San Giovanni, un rituale prevedeva che posizionando dei mazzi di erbe sotto il cuscino si propiziassero sogni a carattere divinatorio. La divinazione è un tema ricorrente, legata in particolare agli indizi che poteva fornire alle giovani donne sull’identità dell’uomo che avrebbero sposato. Esistono innumerevoli pratiche al riguardo, diffuse in tutta Europa ma differenti da regione a regione; un ruolo chiave spetta alla rugiada di San Giovanni, associata alla Luna (e alla dea Artemide) come l’acqua e quindi impregnata di magici poteri. Le erbe raccolte il 23 Giugno, generalmente la ginestra insieme all’iperico e a piante aromatiche come il timo, il rosmarino, la salvia, il basilico, la rosa, l’alloro, la lavanda, il finocchio selvatico, la maggiorana, il caprifoglio e il fiore di tiglio, venivano esposte alla rugiada notturna e tenute a bagno fino all’alba prima di essere utilizzate per lavarsi il mattino dopo. La cosiddetta “acqua di San Giovanni” era considerata un toccasana per la pelle e una protezione da tutti i “malanni”, come recita un noto proverbio.

 

 

Nelle Marche, più precisamente a Fabriano, la “città della carta” circondata dai monti dell’ Appennino umbro-marchigiano, le giovani donne usavano versare la chiara dell’ uovo in un bicchiere e poi posizionavano quest’ ultimo fuori casa, sotto il magico influsso della rugiada: il mattino dopo, la forma che aveva assunto la chiara avrebbe offerto indizi sul futuro sposo di colei che aveva effettuato il rituale.

 

 

Un altro rito fortemente legato alla notte di San Giovanni è la preparazione del nocino, un liquore a base di noci verdi impreziosito da erbe e da deliziose spezie che gli donano un sapore inconfondibile. Le origini di questo liquore sono remotissime: pare che fosse molto apprezzato sia dagli antichi romani che da popolazioni celtiche come quella dei Picti. La tradizione vuole che, durante la notte di San Giovanni, una donna salga su un noce scalza e che raccolga le noci rigorosamente a mani nude. Il numero di noci raccolte dev’essere dispari; dopodichè, utilizzando il loro mallo, si procede alla preparazione del liquore. La bevanda attirerà la ricchezza e il benessere ad ampio spettro per tutti i mesi a seguire. Anche in questo caso, la rugiada della notte di San Giovanni riveste un ruolo fondamentale: le noci, infatti, vengono esposte alla guazza notturna prima della macerazione in alcool. Il nocino è ricco di proprietà salutari. Anticamente, le sue virtù digestive, antibatteriche, antinfiammatorie e antifungine lo rendevano un vero e proprio antidoto contro un gran numero di patologie. Le origini del liquore sono legate ai rituali che le streghe compivano attorno al noce di Benevento già nel VI secolo d.C. Lì danzavano, lanciavano incantesimi e nella notte tra il 23 e il 24 Giugno, una delle più corte dell’ anno, raccoglievano noci acerbe per propiziare un’esistenza perpetua all’ albero nei giorni in cui il buio era sconfitto dalla luce. Ma il nocino non si beve a San Giovanni: il 24 Giugno, il mallo viene posto in infusione nell’alcool  dove rimane fino alla notte di Samhain, o Halloween che dir si voglia. Sicuramente, una data non casuale.

 

 

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21 Giugno, Solstizio d’Estate

 

Solstizio d’estate.
Giornate che non finiscono mai,
interrotte per poche ore dalla notte,
e gli occhi spalancati per lo stupore di tanta luce.
(Fabrizio Caramagna)

 

Buon Solstizio d’Estate! Oggi, alle 16.58, la bella stagione entrerà ufficialmente. In quegli istanti il Sole raggiungerà il punto più alto del suo moto apparente lungo l’eclittica. E’ il giorno più lungo dell’ anno, le ore di luce prevalgono e il buio arretra. Nel Circolo Polare Artico il Sole non tramonta mai. Ma da domani in poi, le giornate cominceranno ad accorciarsi impercettibilmente: un ciclo perenne che va avanti dagli albori del Mondo, direttamente connesso con il ciclo della natura. Derivante dal latino “Solstitium”, un connubio tra “sol” (sole) e “sistere” (fermarsi), il Solstizio d’Estate inneggia al trionfo della potenza solare. I riti che lo celebrano sono affascinanti e remotissimi. I falò rappresentano uno dei più famosi: secondo la tradizione, simboleggiano ed esaltano il vigore del Sole. E poi purificano, allontanano le entità malvagie, scongiurano i malanni; tutte doti non casuali, se pensiamo che la notte del Solstizio il velo che separa il mondo visibile da quello invisibile si squarcia e viene attraversato anche da spiriti malefici. Le erbe acquisiscono virtù portentose, quelle aromatiche si bruciano nei falò ed altre piante, come il vischio, il sambuco, il seme di felce, la verbena, l’artemisia, regalano poteri soprannaturali o auspicano prosperità e fortuna. Fiori quali la calendula e l’iperico (detta anche “erba di San Giovanni”), invece, hanno il privilegio di concetrare in sè tutta l’energia solare. Ma anche la luna riveste una grande importanza, nei festeggiamenti solstiziali: collegata all’ elemento dell’acqua, è simboleggiata dalla rinomata “guazza di San Giovanni”. A questa rugiada vengono attribuiti dei poteri magici, tra cui quello di propiziare la fertilità femminile. Un antico rituale prevedeva che, nottetempo, le giovani donne si rotolassero nude tra l’ erba bagnata per favorire il concepimento. Per i popoli Pagani il Solstizio d’Estate era Litha (il nome della dea sassone del grano), la festa di Mezza Estate. Cielo e Terra si univano in un mistico connubio; al trionfo della luce del Sole, il visibile, facevano da contrappeso le invisibili potenze notturne sancendo un’armonia quasi cosmica, un decisivo equilibrio. Se volete approfondire l’argomento, cliccate qui. E non dimenticate di celebrare con gioia, e in tutti i modi possibili, il giorno più lungo dell’anno.

 

 

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Giugno

Zara

Il mese di giugno si distese all’improvviso nel tempo, come un campo di papaveri.
(Pablo Neruda)

Dopo una Primavera pressochè inesistente, ecco che arriva il “Mese del Sole”. E speriamo che lo sia, nonostante le previsioni meteo di questi giorni! Nell’ emisfero boreale, a Giugno l’ Estate fa il suo ingresso trionfale. Per il calendario giuliano e gregoriano, è il sesto mese dell’anno. Giugno (che dura solo 30 giorni) deve il suo nome a Giunone, moglie di Giove e regina di tutti gli dei. Giunone era la protettrice della fecondità, del parto, della forza vitale associata alla natura. Non è un caso che i frutti, così come il grano, maturino proprio nel mese di Giugno. E’ il tempo del primo raccolto, della mietitura. Il Sole splende in tutta la sua potenza e trionfa definitivamente sul buio il 21 Giugno, con il Solstizio d’Estate. Gli antichi popoli celebravano questa “festa della luce” tramite fuochi e falò che inneggiavano al vigore solare; i rituali proseguivano anche la notte del 24 Giugno, data in cui ricorre la festività di San Giovanni Battista. I cosiddetti “fuochi di San Giovanni”, infatti, sono un retaggio di remotissimi riti pagani. Ma la notte di San Giovanni merita un articolo a parte, ricca com’è di elementi simbolici che coniugano religione, esoterismo e magia. Il mese di Giugno, di primaria importanza per l’agricoltura, sancisce anche l’inizio della spensieratezza estiva: le scuole chiudono, il buio arriva sempre più tardi, i primi caldi invitano a uscire e a trascorrere il maggior tempo possibile all’aria aperta. Le ferie si avvicinano, così come un gran numero di eventi, festival, concerti, rassegne, rievocazioni storiche a cui poter assistere liberamente (un esempio su tutti? Il 50mo anniversario di Umbria Jazz, imperdibile, in programma a Perugia dal 7 al 16 Luglio). Astrologicamente, Giugno è dominato dal segno dei Gemelli e del Cancro; le pietre associate al sesto mese dell’anno sono la Perla, l’Alessandrite e la Pietra di Luna. Il colore che identifica questo periodo è il verde (una scelta che non mi trova d’accordo!). Le date più importanti, invece, sono rappresentate dal 2 Giugno (festa della Repubblica), il 21 Giugno (Solstizio d’Estate) e il 24 Giugno (festa di San Giovanni Battista, patrono di svariati Comuni italiani).

Il look del mese

Giugno viene anche chiamato “Mese della Libertà”: ho scelto quindi un abito dal sapore boho firmato Zara (vedi foto di copertina). E’ in maglia, svasato ma piuttosto aderente al corpo. Ha uno scollo tondeggiante, corte maniche a sbuffo e viene vivacizzato da miriadi di righe colorate. Comodo, pratico e confortevole, si rivela perfetto per affrontare il primo mese dell’ Estate.

L’accessorio del mese

 

Jacquemus

Ricordate l’iconicissmo Bomba hat di Jacquemus, il cappello in rafia dalla falda smisurata? Bene: sta per fare un grande ritorno. Jacquemus, infatti, lo ha incluso nella capsule Eté 2023, e sarà disponibile a breve nello shop on line. Prendete nota: donerà una allure da diva a qualsiasi look voi indossiate.

 

 

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