Il ritorno delle rondini e la loro importanza per l’ecosistema

 

Bisogna essere leggeri come una rondine, non come una piuma.
(Paul Valery)

 

Che fine hanno fatto le rondini? Se le osserviamo mentre sfrecciano nel cielo, finalmente di ritorno dopo giorni e giorni di maltempo, notiamo che sono sempre meno numerose rispetto agli anni scorsi. Quando ero bambina il loro arrivo, i loro garriti, il loro volo che sembrava sfiorare le nuvole annunciava l’inizio della Primavera. Oggi è raro vederle a Marzo, e persino ad Aprile. Generalmente ricompaiono a Maggio, quando il clima è mite a sufficienza e il sole splende. Ma perchè così tardi, e perchè il loro numero si è così ridotto? Pare che ciò sia dovuto al massiccio utilizzo delle sostanze chimiche nell’agricoltura intensiva, che ha determinato una netta diminuzione degli insetti: nutrendosi essenzialmente di zanzare, mosche, libellule e scarafaggi, le rondini non hanno più a disposizione “pasti” appetibili. Anche i cambiamenti climatici, responsabili di drastiche variazioni nelle temperature, hanno influito su quel fenomeno pesantemente. E pensare che le rondini, in quanto uccelli migratori, affrontano un lungo e travagliato viaggio per tornare in Europa dall’ Africa, dove si rifugiano durante la stagione fredda. Spostandosi in immensi stormi, a Primavera risalgono il deserto del Sahara o la valle del Nilo dirette verso il nostro continente. Non volano ad alta quota come quando le ammiriamo, preferiscono sfrecciare a basse altitudini, e riescono a percorrere distanze di 320 km al giorno viaggiando a 50 km orari. Dall’ Africa all’ Europa, le rondini compiono annualmente circa 11.000 km. Quelle che vediamo in Italia, di solito, in Inverno si rifugiano nell’ Africa centrale. Sto parlando della rondine comune, contraddistinta dalla coda biforcuta e dal bicolore blu scuro-grigio che le tinge, rispettivamente, il dorso e il ventre. Pesa solo 20 grammi e non raggiunge i 20 cm di lunghezza, ma è veloce come un razzo!

 

 

Se la rondine comune ha questo tipo di caratteristiche, quali sono gli uccelli che le somigliano? Innanzitutto i rondoni, poi i balestrucci. Preferisco però soffermarmi sui primi, elencandovi le differenze principali tra le due specie: della rondine, appartenente all’ ordine dei Passeriformi e alla famiglia delle Hirundinidae, in Europa è diffusa la sottospecie chiamata Hirundo rustica; il ventre chiaro è il suo segno distintivo. Il rondone, il cui nome scientifico è Apus apus, appartiene all’ ordine degli Apodiformi e alla famiglia delle Apodidae. Il suo ventre è scuro, come il dorso. Inoltre, il rondone è in grado di raggiungere velocità incredibili e riesce persino ad assopirsi durante il volo. Un altro particolare che contribuisce a distinguere le rondini dai rondoni è il loro nido, che realizzano in maniera diversa: le rondini sono solite “fabbricarlo” con il fango delle pozzanghere, mescolandolo con erba e piume e collocandolo preferibilmente sotto le grondaie, mentre i rondoni optano per le cavità degli edifici e le fessure che si aprono lungo i muri. Anche le zone che li vedono più presenti differenziano rondini e rondoni. Le rondini prediligono la campagna, i rondoni la città.

 

 

Tornando alla rondine, dobbiamo sapere che entra in cova al principio di Maggio. E qui mi riallaccio al discorso iniziale, ossia alle rondini che sono sempre di meno: in virtù di ciò, la legge ha tassativamente vietato di eliminare o danneggiare i loro nidi, dove due volte all’anno depongono quattro o cinque uova che sia il maschio che la femmina della specie covano per circa un paio di settimane. I cuccioli di rondine diventano “adulti” a 20 giorni, e non è raro vederli prendere il volo in un lasso di tempo così breve. Negli ultimi anni, i nidi dell’ Hirundo rustica si sono concentrati nei sottotetti delle case: come ho già accennato e ora ribadisco, evitate assolutamente di rimuoverli, perchè le rondini e i loro nidi sono protetti dalla legge. Ma non solo per questo. Le rondini, infatti, sono uccelli importantissimi per il mantenimento dell’ecosistema.

 

 

Essendo un insettivoro, la rondine si ciba di molti insetti dannosi per le coltivazioni agricole. Per esempio la Piralide, un noto parassita del mais. In più, nutrendosi delle mosche e dei tafani che ronzano intorno ai bovini, li lascia più liberi di produrre concime sotto forma di letame, essenziale per incrementare la fertilità dei campi. Le rondini sono utilissime ai fini di proteggere la biodiversità: la loro funzione è essenziale proprio per questo. Rispettiamole, e garantiamo la loro sopravvivenza.

 

 

Abbiamo parlato del ritorno delle rondini; ma quando se ne vanno? Naturalmente con l’approssimarsi dell’ Autunno, prima che arrivino i primi freddi. A Settembre sono già pronte per la migrazione: è curioso notare come si radunino sui fili del telefono o della luce in grandi stormi. Da lì si dirigono verso l’Africa, dove potranno godere del clima caldo per tutta la durata del nostro Inverno. Sono le rondini nate nei mesi estivi, le più piccole, ad iniziare il lungo viaggio. Qualcuna, tuttavia, decide di posticipare la partenza a Ottobre: in ogni caso, si tratta di casi isolati e di rondini in età matura.

Foto via Unsplash

 

Il pesce d’oro

 

“Esco correndo in cerca del mio regalo. (…) Con l’acquario sulle ginocchia, rimango per un bel po’ a contemplare il pesce dorato. (…) Abbraccio il mio acquario stringendolo contro il petto come se fosse la mia stessa vita, la mia felicità futura, la promessa di un destino radioso. Qualcosa mi dice, ascoltando questo rumore poetico, clandestino e armonioso, che non sono solo e che niente di male deve succedermi in questa vita…Circondando lo stagno, mi si avvicina un ragazzino ben vestito. Si ferma davanti a me e dice, guardando l’acquario: “Questo pesce è tuo?” “Sì” “L’hai rubato dallo stagno.” “Me lo ha regalato il padrone di casa. E’ il pesce d’oro.” ”Non c’è nessun pesce d’oro, scemo.” La sua aria di sufficienza mi innervosisce. Osservo il suo naso all’insù e impertinente, le sue labbra ben disegnate, e gli sputo tra i piedi: “Vattene, ragazzo” “E’ giapponese – mi dice – e non sai una cosa.” “Che cosa.” “Questi pesci si lasciano prendere con la mano”. “Nessun pesce si lascia prendere con la mano” “E invece sì. Te lo dimostrerò. Guarda” Continuo a stringere con entrambe le mani l’acquario contro il mio petto. Il bambino spocchioso introduce la mano nell’acquario, afferra il pesce senza difficoltà e lo tira fuori dall’acqua, aprendo il palmo per dimostrarmelo. Allora, improvvisamente, mentre dà colpi di coda, il pesce fa un salto e, tracciando sopra le nostre teste un arco molto ampio, festivo e luminoso, si immerge nello stagno di acque morte e sparisce. Smuovo l’acqua con la mano, in un tentativo disperato di accarezzare la sua scia misteriosa. E’ inutile, non lo rivedrò mai più. Paralizzato dalla rabbia, pieno di desolazione, rimango lì immaginando il pesce d’oro che nuota nel fondo buio dello stagno, tra licheni putrefatti e alghe ondulate. E così vedo ancora, nonostante il tempo trascorso, me e il pesce: io inclinato sullo stagno come se stessi per berci dentro, e il pesce mentre rimuove il fango del fondo, scivolando in silenzio sopra un muschio immarcescibile e perdendosi nell’ ombra, per sempre.”

 

Juan Marsé Carbò, da “L’amante bilingue”