Il vino novello, un piacere tutto autunnale

 

Novembre, tempo di vino novello: in Italia è disponibile dal 30 Ottobre, e potrà essere commercializzato fino al 31 Dicembre. Molti festeggiano la sua immissione sul mercato a San Martino, in parte perchè così voleva la tradizione e in parte perchè, prima del decreto del Ministero delle Politiche Agricole del 2012, veniva venduto a partire dal 6 Novembre. Oggi tale data è stata anticipata, permettendoci di assaporare il suo aroma fruttato e il suo gusto fresco, vagamente frizzante, già dall’ inizio del mese. E’ un tipico vino aromatico il vino novello, il cui nome sembra sottolinearne la provenienza dalla vendemmia dello stesso anno in cui viene degustato. Affinchè possa essere definito “vino novello”, tuttavia, il Ministero delle Politiche Agricole ha stabilito una normativa ad hoc: deve possedere una gradazione alcolica che si attesta a un minimo di 11 gradi, contenere almeno un 40% di uve vinificate per macerazione carbonica e un 60% tramite processi di vinificazione tradizionali, e un massimo di zuccheri riduttori che ammonta a 10 grammi per litro. E’ stato fissato un limite anche per il procedimento di vinificazione, che non può oltrepassare i 10 giorni. Il vino novello, inoltre, va consumato “giovane”: ottenuto con livelli tannici bassissimi, è un “pronto da bere” da degustare per non oltre sei mesi dal suo imbottigliamento. Dopo questo periodo è soggetto a un deterioramento graduale, ma irreversibile, poichè si tratta di un tipo di vino che non possiede i requisiti affinchè possa “invecchiare bene”. La denominazione di vino novello riguarda, infine, solo i vini DOP (Denominazione di Origine Protetta) o IGP (Identificazione Geografica Protetta) sia fermi che frizzanti. Potrete trovare tutte queste informazioni sull’etichetta.

 

 

Bere vino a poca distanza dall’ ultima vendemmia è una tradizione remotissima che accomunava i Greci e i Romani: in Grecia, il vino novello veniva consumato in abbondanza durante le feste dedicate a Dioniso; nell’antica Roma, invece, si preferiva degustarlo in Autunno. Un po’ come avviene in Francia con il vin bourru, tanto per intenderci. Dire “vino novello”, però, non significa dire “vino nuovo”: il suo segno distintivo è la tecnica di vinificazione a macerazione carbonica a cui viene sottoposto il 40% dell’uva. Ma in cosa consiste esattamente questa tecnica? In sintesi, si inseriscono dei grappoli d’uva interi in un serbatoio saturo di anidride carbonica fino ad azzerare completamente l’ossigeno. I grappoli rimangono nel serbatoio per qualche ora o qualche giorno, a una temperatura di 25°; nel frattempo, la mancanza di ossigeno dà il via a un processo di fermentazione alcolica intracellulare. Gli zuccheri si tramutano in etanolo prima che l’uva venga pigiata al termine della macerazione. Il vino che si ottiene, il vino novello, possiede un dolcissimo sentore fruttato frammisto all’aroma del mosto.

 

 

Non è raro che il suo gusto rievochi quello di frutti quali la fragola, il mirtillo, il lampone o la ciliegia, perfettamente armonizzati con vaghi accenti floreali. La gradazione alcolica relativamente bassa rende possibile assaporare più di un calice di questo vino dal caratteristico color rubino. Degustarlo è un’esperienza sensoriale unica, impreziosita dal breve lasso di tempo in cui ci è consentito sperimentarla. La freschezza del vino novello fa sì che si sposi con molteplici cibi autunnali: il top viene raggiunto con il classico tagliere di salumi e formaggi, ma anche le castagne (specie a San Martino) rappresentano un abbinamento ideale. Zucche, funghi, legumi e formaggi di stagione come il pecorino compongono un connubio all’ insegna della delizia con il vino novello, per non parlare degli stuzzichini a base di pesce. Se al salato preferite il dolce, sarà perfetto accompagnare un dessert al cioccolato fondente alle note fruttate di questo vino.

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Gelato: la top five dei gusti più richiesti e i loro benefici

 

Delizioso, nutriente, rinfrescante…del gelato, in estate, proprio non si può fare a meno. Anche chi è perennemente a dieta può concedersi questa ghiottoneria alimentare, dal momento che contiene un esiguo numero di calorie. E poi abbonda di vitamine, sali minerali, acqua, proteine, grassi “buoni”, è un potente antiossidante e contiene dosi massicce di acidi grassi polinsaturi quali gli omega-3 e gli omega-6, fondamentali per il benessere del nostro organismo. Per un approfondimento completo, rileggetevi l’articolo che VALIUM ha dedicato al gelato ne “La colazione di oggi”.  Attualmente, i gusti in cui il gelato si declina sono molteplici, dai nomi e dai colori sempre più stravaganti. Eppure, tra quelli maggiormente richiesti figurano sapori “tradizionali” e ben consolidati: la top five dei gusti vede al primo posto la vaniglia, che condivide il podio con il cioccolato (al secondo posto) e la fragola (al terzo posto). Al quarto e al quinto posto si posizionano invece la nocciola e il pistacchio. Se ne deduce che la genuinità e le proprietà salutari, quando si coniugano con la golosità, hanno la meglio. Eh già, perchè ogni gusto possiede doti e caratteristiche ben precise: scopriamole basandoci sulla top five.

 

 

1. La vaniglia

Ha un sapore invitante, del tutto unico, che si ottiene dai baccelli di vaniglia. La sua cremosità e molto apprezzata ed è un gusto estremamente nutriente, tanto che per alcuni dietologi un gelato alla vaniglia può essere considerato un pasto completo. E’ ricco di un gran numero di vitamine, A, B1, B2, B6, B12, C, D, E e K; abbonda di sali minerali (in particolare il calcio e il fosforo), carboidrati, grassi e proteine, ma soprattutto – una caratteristica tipica di ogni gelato – contiene acqua in quantità, per cui disseta e contribuisce a reintegrare i liquidi nell’organismo.

 

 

2. Il cioccolato

Gli stessi benefici che ci offre il cioccolato, in special modo quello fondente, li ritroviamo nel suo gusto di gelato: contiene vitamina B3, magnesio, tiene sotto controllo gli sbalzi di pressione e i livelli di colesterolo nel sangue. I flavonoidi, di cui abbonda, oltre a svolgere un’importante azione antiossidante abbassano i trigliceridi, scongiurando quindi il rischio di patologie cardiovascolari. Il beneficio più evidente che apporta il cioccolato, tuttavia, è il buonumore: consumarlo stimola la produzione di endorfine, dei neurotrasmettitori in grado di alleviare lo stress e donare euforia e benessere. La teobromina, inoltre – di cui la pianta del cacao è ricca – amplifica istantaneamente l’energia rendendo chi la assume vispo e pimpante.

 

 

3. La fragola

Un gusto che vanta un numero ridottissimo di calorie, è privo di grassi saturi e contiene alte dosi di vitamina C (persino maggiori di quelle che troviamo nelle arance e nei limoni); in più, è una vera e propria miniera di vitamina E e K, di un folto gruppo di minerali tra cui il ferro, il calcio, il sodio, il potassio, il fosforo e il magnesio, abbonda di acido folico e di acido ellagico, che svolge un’azione depurante per l’organismo. I diabetici possono gustare un gelato alla fragola senza troppi patemi d’animo: il levulosio, lo zucchero contenuto nel frutto, viene smaltito velocemente e regala un prolungato senso di sazietà. Altre proprietà di questo portentoso gusto? E’ ricco di fibre e polifenoli, antiossidanti che contrastano i radicali liberi e mantengono in salute l’apparato cardiocircolatorio.

 

 

4. La nocciola

Rientra nella categoria della frutta secca e il gusto a cui dà origine vanta le sue incalcolabili proprietà: contiene vitamina E in abbondanza, oli, amminoacidi essenziali e fibre. E’ un’ottima fonte di elementi nutrizionali; regala benessere a piene mani anche grazie all’ acido oleico, che ha il potere di ridurre il colesterolo “cattivo” e incrementare quello “buono”, e a minerali preziosi come il ferro (che aiuta a prevenire l’anemia), il potassio, il rame, il calcio, il magnesio, lo zinco, il selenio. Oltre che di vitamina E, la nocciola abbonda di vitamine del gruppo B. Le fibre favoriscono la motilità intestinale, mentre la vitamina E svolge una potente azione antiossidante che contrasta l’invecchiamento; possiede, inoltre, spiccate doti antinfiammatorie ed è un cardioprotettore molto efficace.

 

 

5. Il pistacchio

Il frutto adorato dalla regina di Saba si rivela, a tutt’oggi, un vero toccasana per l’organismo. E’ un concentrato di vitamine, in particolare di vitamina A, di sali minerali come il ferro e il fosforo (indispensabili rispettivamente per la sintesi dell’ emoglobina e per potenziare le capacità mnemoniche), di grassi monoinsaturi che combattono il colesterolo LDL, detto “colesterolo cattivo”. Il pistacchio, riducendo il livello di colesterolo nel sangue, protegge l’apparato cardiovascolare, mentre gli isoflavoni di cui è ricco contrastano la deleteria azione dei radicali liberi che scatenano patologie tumorali. Aiuta inoltre a smaltire gli acidi grassi e ottimizza la circolazione sanguigna. Il gusto di gelato al pistacchio ha un sapore unico, decisamente inconfondibile, ed è un ottimo energizzante.

 

 

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La colazione di oggi: il cheesecake, a qualcuno piace freddo

 

Le fragole sono, senza dubbio, uno dei frutti più golosi della Primavera. Per rievocare le loro proprietà e i loro benefici cliccate qui. Se invece volete saperne di più sul cheescake alle fragole, continuate a leggere: oggi scopriremo questo delizioso dolce che sembra creato apposta per la stagione calda. Non va tuttavia tralasciato che la succosissima “Fragaria vesca” (questo il suo nome botanico) possiede una versatilità tale da venire utilizzata per preparare, o per guarnire, innumerevoli alimenti. Con le fragole si realizzano sciroppi, marmellate, frullati, gelati, yogurt…inoltre, arricchiscono dessert a dir poco deliziosi. Qualche esempio? Il tiramisù, il soufflé, la crema, la bavarese…per non parlare poi di torte e di dolcetti di ogni genere. Tornando al cheesecake, essendo un dolce freddo è estremamente veloce da preparare. Dall’ aspetto inconfondibile, è composto da due strati: una base di pasta frolla o pan di Spagna sormontata da circa 4 cm di panna e crema di formaggio aromatizzati. La base si ottiene grazie ad una serie di biscotti sbriciolati e amalgamati con il burro, oppure intinti nel liquore o nel caffè; lo strato superiore si avvale, invece, di formaggi estremamente soffici e soprattutto spalmabili, tipo il mascarpone e la ricotta. Per realizzare il topping non c’è che l’ imbarazzo della scelta: via libera alla marmellata, alla salsa di frutta (nel nostro caso, di fragole), alla crema di cioccolato, ai canditi e via dicendo.

 

 

Il cheesecake ha origini molto antiche. Il poeta e filologo greco Callimaco rinvenne riferimenti al dolce in un testo dell’ età ellenistica, il “Plakountopoiikón sýngramma” di Egimio, che eleva la preparazione delle torte al formaggio ad una vera e propria arte. In “De agri cultura”, Marco Porcio Catone descrisse diversi dolci simili al cheesecake nel 160 a. C.. Il Savillum è quello che lo ricorda di più: tra i suoi ingredienti, non a caso, spiccavano la farina, il formaggio, il miele e i semi di papavero. Esistono poi testimonianze relative a un dolce che, nel 776 a.C., in Grecia veniva offerto agli atleti dei Giochi Olimpici; il dessert, preparato combinando il miele con il formaggio pecorino, era noto anche nella Roma antica. A Roma, all’ epoca, si soleva servire inoltre un dolce a forma di pagnotta che conteneva miele, farina e ricotta. Dalle leccornie sopracitate derivano i moderni cheesecake italici, caratterizzati da ingredienti quali la ricotta (o in alternativa il mascarpone), l’ estratto di vaniglia e lo zucchero.

 

 

Come ben saprete, il cheesecake è diffuso in svariati paesi del mondo. E non sempre si tratta di un dolce crudo: negli Stati Uniti, per esempio, la variante cotta è predominante. I cheesecake cotti prodotti a Chicago, in particolare, esibiscono un sontuoso mix di pasta frolla, formaggio cremoso, zucchero e burro. Il cheesecake alla fragola, invece, è tipico soprattutto dell’ Irlanda e del Regno Unito, dove i topping a base di frutti di bosco e di “Fragaria vesca” spopolano letteralmente.