Afa di luglio, il canto che non varia

 

Afa di luglio. Il canto che non varia

delle cicale; il ciel tutto turchino;

intorno a me, nel gran prato supino,

due fili d’erba immobili nell’aria.

Un sopor dolce, una straordinaria

calma m’allenta i muscoli. Persino

dimentico di vivere. Mi chino

coi labbri ad una bocca immaginaria…

E sento come divenute enormi

le membra. Nel torpore che lo lega,

mi pare che il mio corpo si trasformi.

Forse in macigno. Rido. Poi mi butto

bocconi. Nell’immensa afa s’annega

con me la mia miseria, il mondo, tutto.

Camillo Sbarbaro

(dalla raccolta “Resine”, Caimo, Genova 1911)

 

Luglio è anche uguale a caldo torrido, bollore, afa. L’aria si fa densa, sembra quasi galleggiare nell’atmosfera. Niente si muove, non tira un alito di vento. Cerchiamo refrigerio senza trovarlo, neppure nella natura. Anzi: il meteo di oggi prevede 40 gradi all’ombra, provate a immaginare quali temperature avremo sotto il sole. Il caldo smisurato è sempre annientante. Non è benefico per la salute, toglie le forze, impigrisce. E soprattutto ci toglie il piacere di godere dell’aria aperta, uno dei vantaggi più osannati dell’estate. Accantonando le escursioni ad alta quota o le ore trascorse a mollo in piscina o in riva al mare, l’unica ancora di salvezza che ci rimane è ricorrere al benessere artificiale: aria condizionata più o meno a palla per mantenerci tonici, pimpanti, immuni dagli effetti deleteri dell’afa. Ci ritroviamo così a rincorrere le oasi del fresco su misura proprio nella stagione in cui la natura trionfa e la sensorialità raggiunge il suo apice…Ma non abbiamo altra scelta. L’importante è continuare ad apprezzare le meraviglie che il nostro pianeta ci regala e l’autenticità della sua bellezza. Dando il nostro contributo, naturalmente, affinchè i cambiamenti climatici non continuino ad alterare il flusso e le peculiarità delle stagioni.

 

 

Estate

 

Ardono i seminati,
scricchiola il grano,
insetti azzurri cercano ombra,
toccano il fresco.
E a sera
salgono mille stelle fresche
verso il cielo cupo.
Son lucciole vagabonde.
crepita senza bruciare
la notte dell’estate.

(Pablo Neruda)