Le maschere del Carnevale veneziano nel corso dei secoli: tra sfarzo, giocosità e proibizioni

 

Lucius Rossi (1846-1913), “Il ballo in maschera”, Ca’ Rezzonico, Venezia. Olio su tela

Non è la prima volta che parliamo del Carnevale di Venezia, ma in questo articolo approfondiremo ulteriormente un argomento apparso spesso su MyVALIUM, quello delle maschere. Stavolta cambieremo prospettiva: lo affronteremo dal punto di vista sociale. Il 1700, come abbiamo già visto, rappresentò l’epoca di massimo fulgore del Carnevale veneziano. Nella Serenissima si festeggiava per ben sei mesi: il Carnevale iniziava a Santo Stefano e terminava solo quando scoccava la mezzanotte di Martedì Grasso. In un tripudio di spettacoli, fuochi pirotecnici, balli, canti, rappresentazioni teatrali, maschere ed esibizioni di artisti di strada, Venezia diventava la capitale non solo italiana, bensì europea, del divertimento sfarzoso. Fu allora che si impose la celebre maschera della baùta, che conquistò anche Giacomo Casanova. I giovani artistocratici veneziani non stavano a guardare, e adunatisi in compagnie dette “Compagnie della Calza” per le calze elaborate, coloratissime e fantasiose che indossavano, cominciarono ad occuparsi dell’ ideazione e della realizzazione degli spettacoli e degli svaghi carnascialeschi. I nomi che le varie compagnie si diedero erano estrosi come chi ne faceva parte: Ortolani, Zardinieri, Uniti, Floridi, Concordi, Sempiterni…Tra la fine del XV e la metà del XVI secolo, a Venezia si contavano 23 compagnie. Nei 16 teatri veneziani (un numero incredibile, per quell’epoca) gli spettacoli abbondavano e attiravano spettatori da tutta Europa.

 

Carl Ludwig Friedrich Becker (1820-1900), “Carnevale a Venezia”, olio su tela

Indossare una maschera, tuttavia, non costituiva meramente un atto giocoso: era il 1094 quando il Doge Vitale Faliero firmò un decreto dove denunciava il proliferare degli eventi criminosi favoriti dall’uso delle maschere e dei travestimenti carnevaleschi. Tutto ciò va ricondotto al lunghissimo periodo in cui, a Venezia, si svolgeva il Carnevale. La maschera  (solennità religiose a parte), si poteva indossare ininterrottamente, da Santo Stefano fino alla notte di Martedì Grasso. Ma non solo. Ne era permesso l’utilizzo anche durante le festività dell’Ascensione di Gesù, che duravano 15 giorni. Se tutto andava bene, insomma, non si toglieva se non alla metà di Giugno. Con l’inizio dell’Autunno, ci si poteva rimettere tranquillamente in maschera dal 5 Ottobre fino alla Novena di Natale.

 

La baùta (a destra nella foto)

E non finiva qui. Indossare una maschera, la baùta in particolare, era concesso in tutte le serate di gala o durante le feste istituite dalla Serenissima Repubblica di Venezia. La baùta poteva celare molti volti: per esempio, i frequentatori abituali del Casinò (che non di rado erano rincorsi dai creditori) e i barnaboti, ovvero i nobili indigenti, ne facevano regolarmente uso. Ma l’insofferenza nei confronti delle maschere, di tanto in tanto, riesplodeva fragorosamente. Ricordate l’usanza degli “ovi odoriferi”? (rileggetela qui) Ebbene, nel 1268 venne vietata a tutti gli individui di sesso maschile che indossavano una maschera. A partire dal 1300 le proibizioni si intensificarono. Il 22 Febbraio del 1339, nel pieno del Carnevale, un decreto impedì a tutti i “mascherati” di uscire nottetempo.

 

Pietro Longhi (1701-1785), “La venditrice di essenze”, 1756 ca., Ca’ Rezzonico

Nel 1458, precisamente il 24 Gennaio, apparve un decreto ancora più eclatante: pene severe erano previste per tutti quegli uomini che, in abiti femminili, solevano penetrare nei conventi con il fine di sedurre le suore. Sulla falsariga di questo editto ne vennero emanati molti altri. Dal 3 Febbraio 1603 in poi, ad esempio, fu vietato di recarsi in maschera nei parlatori dei monasteri. Molto spesso, in definitiva, la maschera era utilizzata a scopi illeciti, immorali o truffaldini. Era stato anche proibito, non a caso,  che le maschere nascondessero nel loro travestimento oggetti contundenti o armi di qualsiasi tipo. Grazie ad ulteriori decreti, chiunque indossasse una maschera non poteva più entrare in chiesa.

 

Ritratto di donna in moretta, una celebre maschera veneziana

Tutto precipitò nel 1608. Il 13 Agosto di quell’anno, infatti, il Consiglio dei Dieci decretò che la maschera veniva utilizzata per troppo tempo nell’arco dell’anno, provocando gravi conseguenze per il quieto vivere e la convivenza sociale: il suo uso fu quindi relegato al Carnevale e alle ricorrenze ufficiali. Chi trasgrediva veniva rinchiuso in prigione per due anni, era condannato a remare per ben 18 mesi (e con i piedi legati) in una nave da guerra o da commercio detta galera, ed era tenuto a pagare una multa che ammontava a 500 lire, un’enormità, al Consiglio dei Dieci. Dell’anonimità che garantisce la maschera, nel corso dei secoli, erano solite approfittare anche le prostitute. Il Consiglio dei Dieci stabilì che le prostitute in maschera dovessero essere fustigate per tutto il tragitto che da Piazza San Marco conduceva alla zona di Rialto, poi sarebbero state esposte al disprezzo generale tra le due colonne di San Marco. Ma non basta: per loro era previsto l’esilio dalla Serenissima per quattro anni e il pagamento di 500 lire ai dieci membri del Consiglio veneziano.

 

Kirchhoff: “Mad. Desargus und Melle. Galster In dem Pas de deux im Ballet„ Das Carneval von Venedig”, 1827, in Berliner Theater-Almanach auf das Jahr 1828, ein Neujahrs-Geschenk für Damen”

Intorno alla metà del 1600 vi fu un rafforzamento del decreto che vietava alle maschere di girare armate, di entrare nei luoghi di culto e di indossare l’abito talare come travestimento. L’utilizzo della maschera venne ridotto drasticamente tra il 1600 e il 1700. Nel 1718 fu proibito di mascherarsi anche in Quaresima. Ma dobbiamo attendere la fine della Serenissima per veder sparire le maschere pressochè definitivamente: con la dominazione austriaca, a Venezia venne vietato di indossare la maschera se non durante i balli e le feste dell’élite. Dal 1815, il Regno Lombardo-Veneto  ripristinò l’uso della maschera limitandolo esclusivamente al periodo del Carnevale. Ormai, però, i veneziani si sentivano stanchi e privati della propra libertà. Trascorsero molti anni prima che il Carnevale di Venezia poté ritrovare i suoi antichi fasti: lo fece nel 1978, grazie all’ex sindaco Mario Rigo.

 

Foto: dipinti e illustrazioni, Public Domain via Wikimedia Commons. Foto del Carnevale di Venezia contemporaneo via Pexels e Unsplash

 

Sulle tracce del Principe Maurice – “Il tempo di Casanova” e la Callas del futuro

(Photo courtesy of Maurizio Agosti)

Il Carnevale di Venezia ha aperto ufficialmente i battenti, e lo ha fatto il 14 Febbraio, in concomitanza con la festa di San Valentino: lo sfarzoso evento di inaugurazione tenutosi in Piazza San Marco, “Cuore a cuore”, ha voluto omaggiare l’amore incarnandolo nel grande seduttore a cui è dedicata l’edizione 2025 della kermesse, Giacomo Casanova, nato nella Serenissima 300 anni orsono. “Il tempo di Casanova” sarà un Carnevale assolutamente speciale, ricco di spettacoli e iniziative che celebreranno l’affascinante avventuriero. E ad impersonarlo non poteva essere che il Principe Maurice, ormai da anni suo sommo interprete sia nella perla lagunare che in numerose “trasferte” in Italia e all’estero. La serata d’apertura del Carnevale, “Cuore a cuore”, naturalmente lo ha visto brillare sul palco. Il suo Casanova, sofisticato e carismatico, ha ammaliato il folto pubblico che affollava Piazza San Marco. Ed è solo l’inizio: nei panni del poliedrico libertino, il Principe si prepara ad esibirsi in una lunga lista di eventi carnascialeschi. Volevo saperne di più, e ho deciso di farmi raccontare tutto da Maurice in persona nell’intervista che posto qui di seguito. Che non è, badate bene, esclusivamente incentrata sul Carnevale…Vi invito a leggerla fino in fondo!

 

Credits: Andrea Rizzo

Non ci sentiamo, auguri di Natale a parte, dall’estate scorsa: un periodo lunghissimo, considerando che la tua vita viaggia alla velocità della luce! Ripercorriamo insieme questi ultimi mesi. Intanto, il 15 Novembre è stato il tuo compleanno, e so che l’hai festeggiato in modo a dir poco spettacolare…

In realtà, essendo un “+1”, è stato meno eclatante di quello dell’anno scorso, però ugualmente bello ed emozionante. L’ho vissuto con il mio pubblico, ma anche in famiglia: ultimamente sento il bisogno di rendere la mia vita più intima, anche se poi tutto ciò che faccio diventa spettacolo immancabilmente. Ho festeggiato la mezzanotte del mio compleanno al Plastic di Milano per assistere alla presentazione del nuovo brano del mio stilosissimo amico Thomas Costantin; il giorno dopo l’ho trascorso a casa di mia sorella, per la quale ho un attaccamento quasi morboso dato che è l’ultimo membro della mia famiglia: abbiamo preparato una torta in casa con i miei nipoti e pronipoti. La sera del 15 Novembre mi sono spostato in un locale di Mantova, il Mascara, che proprio quel giorno spegneva 28 candeline! Sabato 16, infine, si è tenuta questa straordinaria, meravigliosa, incredibile festa all’Area City di Mestre, “Satanika”, che è uno dei primi format a cui ho partecipato. Con me c’erano Dj Ralph, Massimino, Ricci Jr. e Nicola Parente, patron dell’Area City quando ero agli inizi della mia carriera. È stato bellissimo, uno spettacolo eccezionale! Il pubblico era composto dallo zoccolo duro dei miei aficionados, un gruppo di cari amici è arrivato apposta da Venezia per festeggiarmi. Però l’attenzione l’ho rivolta più al prodotto artistico che alla mia persona, forse perché non voglio sentirmi più vecchio di quello che sono già…(ride, ndr.). L’età è uno stato d’animo e l’anagrafe non mi tange più di tanto.

 

Maurice con Thomas Costantin al Plastic di Milano, dove ha festeggiato una “tranche”del suo compleanno

La festa “Satanika” all’Area City di Mestre

Quali sono gli eventi di cui vuoi parlarci, tra quelli che ti hanno visto protagonista nel tuo periodo di latitanza da MyVALIUM?

Senz’altro l’evento in cui è stata svelata in anteprima mondiale la nuova Vanquish della Aston Martin (il brand preferito da James Bond): si è tenuto durante l’81esima edizione della Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia ed era affollato di star. La serata è stata organizzata dalla mia cara amica londinese Meredith O’Shaughnessy, responsabile degli eventi dell’Aston Martin a livello internazionale, insieme alla potente agenzia di Bianca di Savoia Arrivabene; inutile dire che eravamo veramente al top. L’incontro più emozionante, per quanto mi riguarda, è stato quello con Michael Douglas, perché ha una villa a Palma di Maiorca e c’eravamo già incrociati da qualche parte. Pur non conoscendoci così bene, il nostro legame con la più grande isola delle Baleari ha fatto sì che quella sera facessimo comunella! Le star del cinema erano presenti proprio tutte, è stata una festa pazzesca. All’evento ho contribuito come consulente, ma la serata me la sono goduta da ospite! C’erano degli allestimenti pazzeschi, il ricevimento era eccellente…È stata un’esperienza stupenda, veramente emozionante. Ma la cosa più bella è che mi sono sentito a casa, una gran soddisfazione dato il calibro degli invitati. Alla fine di Settembre, invece, abbiamo celebrato il decimo anniversario del  “Grand Bal des Princes et des Princesses” all’Hotel de Paris di Montecarlo. Anche in quell’occasione ero Maestro di Cerimonie. L’evento, patrocinato dal Principe Alberto II di Monaco, è stato meraviglioso, molto elegante…ricco di abiti, costumi e ospiti eccezionali. L’asta di beneficenza per la Fondazione Princesse Grace è andata benissimo. Passando al mese di Ottobre, arriviamo direttamente alla notte di Halloween: al Memorabilia  che si è tenuto al Cocoricò, mi sono esibito sotto la Piramide insieme a Talla 2XLC, Cirillo, Saccoman e Ricci Jr. E’ stato bello, bello come sempre. Quello del Memorabilia è un format che ho nel cuore: è la testimonianza che abbiamo fatto, sì, la storia, ma siamo sempre un work in progress. Con noi ogni volta c’è l’emozione della sorpresa, non ci ripetiamo mai…è un po’ la mia filosofia. E’ intrigante inventare sempre nuove cose per stupire il pubblico, che è il pubblico più bello che si possa desiderare perché dimostra un’empatia, una passione che ti riportano indietro nel tempo.

 

Nella foto sopra e nei due scatti qui sotto, il Principe al Memorabilia di Halloween che si è tenuto al Cocoricò

 

Qualche giorno prima della “notte delle streghe” sono volato in Germania, precisamente a Mannheim, per il 60esimo compleanno di Sven Väth: lo ha festeggiato il 25 e 26 Ottobre al Time Warp, uno dei festival itineranti di musica techno più importanti del mondo. Al compleanno di Sven ho fatto da presentatore ed entertainer; nella sala grande c’erano oltre 15.000 persone e un parterre di dj pazzeschi! La festa era ispirata al film “Barbarella” di Roger Vadim: io, che indossavo un outfit originale di Paco Rabanne (costumista del film ndr.), ho fatto anche la mia bella figura “fashion”. La techno berlinese è diventata Patrimonio Immateriale dell’Unesco un anno fa e ho voluto celebrare anche questo splendido traguardo!

 

Con Sven Väth (a sinistra nella foto). Il leggendario dj e producer tedesco ha festeggiato il suo 60esimo compleanno al Time Warp Festival di Mannheim, in Germania

Il Principe in puro stile Space Age nell’oufit griffato Paco Rabanne

Poi, a Novembre, la Contessa Pinina Garavaglia mi ha invitato al suo ricevimento a tema “Pink”. Ho ripristinato il mio storico completo di Valentino e mi sono divertito moltissimo, ho ritrovato vecchi amici e ne ho conosciuti di nuovi. Pinina è una padrona di casa straordinaria, brillante e ironica. Ha la capacità di amalgamare persone di ogni genere, di farle empatizzare e comunicare. Le differenze non emergono sotto nessun punto di vista: si è accomunati da un tema, da un gioco e dalla voglia di far festa.  Essere ricevuti in maniera elegante, ma anche leggiadra e leggera, è il segreto per far star bene tutti. E Pinina in questo è maestra.

 

Momenti magici al Pink Party della Contessa Pinina Garavaglia

 

Raccontaci del tuo grande progetto su Maria Callas, a cui ci hai già accennato. Hai qualche aggiornamento da darci?

“EONIA Callas”, questo il nome del progetto, sta andando avanti…Alla famiglia della divina, che attraverso il ”Maria Callas Estate” gestisce e tutela il suo patrimonio personale e artistico, è piaciuto molto: lo trova assolutamente rispettoso nei confronti della voce inconfondibile, che è addirittura stata estrapolata per cantare a cappella con un accompagnamento orchestrale. Con la tecnologia, oggi, si riesce a fare anche questo. Si tratta proprio della sua voce, vibrante…resa accessibile dal lavoro di squadra tra me, Andy dei Bluvertigo e Eugene Valente. Ho fatto fatica ad individuare chi potesse lavorare insieme a me, a modo mio, con i miei tempi un po’ bizzarri. Poi ho avuto l’intuizione di Andy (Andrea Fumagalli), che è un’anima sensibile, un musicista, un polistrumentista e anche un pittore straordinario, e grazie a lui ho conosciuto il compositore, produttore e cantante Eugene Valente, che collabora per colonne sonore a livello internazionale e lavora con la musica elettronica in modo eccellente. Grazie alla demo preparata insieme e da me portata ad Atene per essere esaminata, il direttivo dell’Estate ha deciso di proseguire con questo progetto. Mi sento onorato ma soprattutto emozionato! L’idea di fondo è quella di portare la voce di Maria alle nuove generazioni; opereremo una selezione delle arie più famose da lei interpretate e le proporremo in modo che possano essere ballate al ritmo della techno (o trance, progressive e via dicendo) nei club e nei festival dedicati a questo tipo di musica. Posso dire che “EONIA Callas” è senz’altro uno dei progetti più importanti della mia vita. Sono sempre stato un grande amante di Maria Callas, e lo porto avanti con tanto di quell’amore che la forza la trovo lì! Maria è la Divina assoluta, mi emoziono ogni volta che ascolto la sua voce…Riuscire a diffondere le vibrazioni di una voce così, umana e sovrumana al tempo stesso, tra i giovani, mi fa compiere il mio dovere su questa terra, la mia missione. Sono felicissimo!

 

Il Principe e il suo amore sempiterno per Maria Callas, la Divina

Insieme a Andy (Andrea Fumagalli) dei Bluvertigo, con cui Maurice porta avanti il progetto “EONIA Callas”

Arriviamo all’anno nuovo e soprattutto al clou di quest’intervista: il Carnevale di Venezia, di cui ci parlerai più approfonditamente in seguito…

All’inizio del 2025, la nostra Associazione Internazionale per il Carnevale di Venezia è volata in Colombia: terminato l’afflato per la Cina, terminato per modo di dire dal momento che la Cina è legata a doppio filo alla vita di Marco Polo, c’è stato un nuovo scambio con Barranquilla, dove il Carnevale è addirittura Patrimonio dell’Umanità UNESCO. Questa missione, realizzata dall’Associazione Internazionale per il Carnevale di Venezia in collaborazione con l’UniNorte nel contesto di “Catedra Europa”, l’Istituto Italiano di Cultura di Bogotà e l’Ambasciata Italiana, è stata come sempre molto interessante. Il Carnevale di Venezia, invece, quest’anno avrà come titolo “Il tempo di Casanova” e celebrerà i 300 anni del grande seduttore. Non è un caso che inizi il 14 Febbraio. San Valentino è la Festa degli Innamorati e Casanova (interpretato dal sottoscritto) farà da anfitrione in Piazza San Marco e con un grande gala darà lezioni ai giovani: lezioni di bacio e di tante altre cose che pare abbiano un po’ dimenticato! Tra gli eventi da me diretti per l’Associazione Internazionale per il Carnevale di Venezia ce n’è uno (inserito nel programma ufficiale culturale del Carnevale) che racconta della passione per la musica di Giacomo che fu violinista in gioventù e coautore del libretto del “Don Giovanni” di W. A. Mozart su liriche di Lorenzo da Ponte: “Là ci darei la mano…. Casanova versus Don Giovanni” presso e in collaborazione con il Conservatorio Musicale “B. Marcello” di Venezia con protagonisti musicali gli allievi dei corsi avanzati e due cantanti straordinari: il soprano Violeta Botezatu e il baritono Raffaello Bellavista che con me eseguiranno arie dalla celeberrima opera. Post Scriptum: la sede del conservatorio di Venezia è in uno dei più bei palazzi della città.

 

 

Giacomo Casanova, oggi, avrebbe 300 anni. Come lo vedresti proiettato nel nostro tempo?

Giacomo Casanova è stato un testimone importante del suo tempo e la poliedricità del suo carattere lo ha reso un protagonista dell’Illuminismo. Senz’altro un avventuriero e libertino ma soprattutto un intellettuale di primo livello che ha potuto “giocare” con la sua vita perché curioso, intelligente, coraggioso e vivace: qualità necessarie in ogni tempo per evolvere la società.

 

Con Marco Maccarini, co-conduttore dell’evento “Cuore a cuore” che ha inaugurato il Carnevale di Venezia 2025

Il palco di Piazza San Marco, pronto per l’inaugurazione de “Il tempo di Casanova”

All photos courtesy of Maurizio Agosti

 

Sulle tracce del Principe Maurice – Un’esotica fiaba contemporanea

 

Il nostro ultimo appuntamento con il Principe Maurice risale al Febbraio scorso: in occasione del Carnevale di Venezia, Maurice ci ha accompagnato nei luoghi ed agli eventi “in maschera” più affascinanti della Serenissima. Sono passati tre mesi, da allora. Un periodo che il nostro eroe ha vissuto tra mille impegni, viaggi di lavoro e di relax, iniziative e date speciali. Ma io non ho demorso. Ho fatto scorta della pazienza di Giobbe e sono rimasta costantemente sulle sue tracce. In un pomeriggio di primavera inoltrata, finalmente, siamo riusciti a fissare un appuntamento telefonico. Non c’è bisogno di dire che la nostra è stata una conversazione fiume: Maurice doveva raccontarci le tappe più salienti di questi mesi di latitanza da VALIUM, un compito piuttosto arduo dati gli innumerevoli progetti a cui ha preso parte. Grazie alla travolgente energia che lo contraddistingue, tuttavia, l’ intervista si è come sempre tramutata in una chiacchierata ipnotica e avvincente. Se dovessi riassumerla con un aggettivo, la definirei “fiabesca”: una fiaba contemporanea che parte da Fabriano, la “città della carta” adagiata in una valle dell’ Appennino umbro-marchigiano, per poi approdare in luoghi da mille e una notte quali Venezia, Dubai e Baku, la capitale dell’ Azerbaigian, senza trascurare Milano e Riccione…Una fiaba esotica che, ve lo assicuro, vi catturerà dal primo istante. Per assaporarne appieno la meraviglia, non vi resta che continuare a leggere.

Rimanere sulle tue tracce per tre mesi non è facile, data la mole di impegni che ti vedono protagonista! Suggerirei di ripercorrere le tappe più importanti. Magari cominciando dalla tua serata al Bohemia Music di Fabriano, dove ti sei esibito il 25 Febbraio scorso…

Senz’altro è stata un’esperienza straordinaria e unica nel suo genere, la prima sperimentazione di un nuovo format che potrebbe avere un successo incredibile: mettere a confronto le due coste (toscana e romagnola) che hanno sempre spadroneggiato nel mondo della musica techno e dell’animazione. Sostanzialmente, la serata era incentrata su un gemellaggio tra il Cocoricò e l’Insomnia. E’ stato magnifico perché ho potuto rincontrare punte di diamante dell’Insomnia come Franchino, Joy Kitikonti e Luca Pechino, mentre a rappresentare il Cocoricò c’eravamo Cirillo ed io. Ci siamo alternati. Hanno cominciato “i toscani” e abbiamo proseguito noi, in un crescendo straordinario che il pubblico ha molto gradito: era come prendere due piccioni con una fava. L’ evento è stato fantastico e dal punto di vista artistico e dal punto di vista emotivo, perché metteva due miti nello stesso contenitore. Tra l’altro il locale, molto bello, si prestava perfettamente all’ iniziativa, e tutto è andato per il meglio. Io ho avuto l’opportunità di coinvolgere due eccezionali acrobati maceratesi che hanno accompagnato le mie performance con acrobazie meravigliose. Il pubblico ha recepito in maniera empatica e gioiosa questa festa doppia. Da parte mia l’ho vissuta con grandissima emozione, e penso che quel format vada implementato e sfruttato di nuovo perché è eccezionale: l’idea del coast to coast, anche se le nostre coste non sono così lontane come quelle degli Stati Uniti, è veramente intrigante! Spero che avremo modo di riproporlo.

 

Il Principe al Bohemia di Fabriano, nelle Marche

Dopo la performance fabrianese non sei di certo stato con le mani in mano. Parlaci ad esempio di “Discorivoluzione”, la mostra sul clubbing ideata dal Politecnico in collaborazione con Le Cannibale che si è tenuta a Milano, dal 3 al 5 Marzo, al PAC (Padiglione d’Arte Contemporanea).

E’ stato bellissimo…Quando le istituzioni si avvicinano al nostro mondo (in questo caso il Politecnico, un’istituzione culturale di importanza internazionale, e l’Assessorato alla Cultura del Comune di Milano), il risultato è sempre meraviglioso. Il Comune ha messo a disposizione il PAC, il Padiglione d’Arte Contemporanea adiacente alla Villa Reale di Milano, uno spazio espositivo di grande prestigio. Gli studenti di architettura ed architettura di interni del Politecnico hanno realizzato un progetto di ricerca sull’architettura delle discoteche e sul mondo del clubbing internazionale. Essendo l’iconica Piramide del Cocoricò inclusa nel progetto, hanno voluto incontrarmi per farmi alcune domande. L’ intervista ha evidenziato l’esigenza di dialogare con un testimonial, un portavoce della nightlife, per approfondire il modo in cui lo spazio del club veniva utilizzato dal punto di vista performativo. Questa intervista, carinissima, è stata pubblicata sui social del Politecnico e “Discorivoluzione” l’ha mandata in loop insieme a quelle di altri celebri protagonisti del mondo techno. Il Cocoricò è stato preso in esame sia dal punto di vista della sua struttura che delle sue tendenze, dei suoi tratti identitari. Il PAC proliferava di installazioni, riproduzioni in scala dei locali, eventi, paraphernalia anni ‘90… una maschera del mio volto è stato uno dei feticci più ammirati e concupiti: hanno cercato persino di portarsela via, quasi fosse stata “La Gioconda” del Louvre!

 

 

Questa mostra-evento mi ha entusiasmato enormemente. Da parte degli studenti ho ricevuto un’accoglienza calorosissima, addirittura reverenziale. Ho incontrato un professore che mi ha detto di essere stato un habitué del Cocoricò, per cui mi ritrovo a interloquire con svariate fasce sociali e d’età: i ragazzi di un tempo oggi sono professori, assessori, manager, imprenditori, artisti… altro che generazione “X” perduta e perdente!…E’ bellissimo, veramente incredibile! “Discorivoluzione” esplorava la club culture a 360 gradi, musica compresa naturalmente. Tantevvero che Daniele Baldelli si è esibito in un dj set pazzesco…Questa tre giorni ha ottenuto un successo tale che penso  debba essere riproposta assolutamente. E’ una mostra che merita di essere divulgata, un esempio di come il mondo del clubbing possa essere cultura in tutti i sensi. La cosa interessante è che si è partiti dal concetto di architettura di interni e di esterni per poi esplorare il modo in cui la struttura di una discoteca viene sfruttata, rendendola mitica. Ti confesso che essere stati affiancati a giganti del clubbing mondiale come il Ministry of Sound di Londra o lo Studio 54 di New York è stata una grandissima soddisfazione, anche a livello morale: la celebrazione (e la rivincita) di un settore che ultimamente è stato messo in crisi da tanti fattori. I club possono essere dei contenitori sociali, dove trasmettere valori oltre che fare divertimento. Noi del Cocoricò la cultura l’abbiamo già fatta, possiamo continuare a farla. E sempre meglio!

 

Estasiato e stupefatto accanto alla sua maschera esposta al PAC, Padiglione d’Arte Contemporanea di Milano

Special Guest della kermesse “Discorivoluzione”, la mostra-evento organizzata dal Politecnico di Milano

Poi sei volato a Dubai con il Grand Bal di Monte Carlo. Che ci racconti di questa esperienza?

Tutti sapete che io ho da sempre una doppia vita. Sin dalla gloriosa epoca del Cocoricò, al mio lato “trasgressivo” e avanguardista alternavo quello più serioso e filologico di Maestro di Cerimonie del Carnevale di Venezia. L’essermi fatto conoscere al Carnevale è stata per me una vetrina importante: mi ha consentito di fare animazione, direzione artistica, partecipare al mondo prestigioso dei grandi balli anche grazie alla società denominata Noble Monte-Carlo. La dirige Delia Grace Noble, un’affascinante signora rumena, cantante lirica straordinaria e ambasciatrice dell’Unicef trasferitasi nel Principato di Monaco ormai da tempo. All’attività di soprano Delia affianca quella di organizzatrice di eventi mondani e culturali. Io a Monte Carlo organizzavo eventi per la SBM, la Société des Bains de Mer, e lei mi ha contattato anche in virtù di questo mio ruolo. Tra noi si è subito instaurata un’intesa umana e professionale. Sotto la sua direzione artistica, l’anno scorso, mi sono esibito nel gala ufficiale di chiusura del padiglione del Principato di Monaco all’ Expo di Dubai. E’ stato qualcosa di grandioso: la famiglia reale ha desiderato e patrocinato un ballo al Burj al- Arab, il rinomato e iconico hotel a sette stelle a forma di vela, dove ci hanno onorato della loro presenza ben sette sceicchi e le loro corti. Lo considero a tutt’oggi uno degli eventi più lussuosi e prestigiosi a cui abbia preso parte nella mia vita, un’esperienza molto emozionante perché abbiamo portato le atmosfere delle corti europee, dei grandi balli dell’800, negli Emirati Arabi. Gli sceicchi, seduti in prima fila, per protocollo sarebbero dovuti rimanere un’oretta, invece hanno gradito lo spettacolo al punto tale da decidere di godersi tutta la serata. Uno sceicco, anche a nome anche degli altri membri delle famiglie reali, mi ha voluto  ricevere nel suo ufficio al World Trade Center perché era interessato a saperne di più su alcuni dettagli del ballo. Per me è stata un’enorme soddisfazione, ho avuto una conferma del successo ottenuto e del fascino che ha sprigionato il nostro evento. Per Dubai, una città abituata al lusso sfrenato e al divertimento ma poco ricca di storia, siamo stati una bella novità!

 

La straordinaria performance di Dubai con il Grand Bal di Monte Carlo: in prima fila, gli sceicchi ospiti dell’ evento

Hai anche avuto modo di visitare Dubai, una città nota per il suo lusso opulento e per la vita notturna vibrante? Se sì, che impressione ti sei fatto di questo luogo talmente sfarzoso da sembrare irreale?

Quel territorio non ha una grande storia alle spalle, e proprio per questo si è proiettato in una dimensione futura e futuristica. Ho visitato il Museo del Futuro, dove ci sono progetti che verranno ultimati nel 2060 e nel 2070 ma sono già partiti… sembrano usciti da un libro di fantascienza! Questo Museo è interessantissimo, ma la cosa che mi ha emozionato di più è stato il Burj Khalifa, il grattacielo più alto del mondo: misura 828,28 metri di altezza! E’ completamente ricoperto di led e di notte, quando è illuminato, appare altamente scenografico. Ma quando è spento è talmente imponente da diventare quasi inquietante, una torre di babele pazzesca! Il giorno in cui l’ho visitato (ero al 145mo piano, dove sembrava di stare in un aereo stazionato sopra la città), mi sono messo alla ricerca di un rifugio che facesse da contrappeso a tanta maestosità: sono andato a bere un caffè all’Armani Hotel. Mi sono subito sentito a casa. Lo sfarzo arabo è fatto di molto oro affiancato ai tradizionali colori religiosi, quindi il turchese, lo smeraldo, il blu cobalto…ma a volte si rivela lontano dal nostro gusto. Invece il Burj Khalifa sfoggia un’eleganza tecnologica, avveniristica e di design molto particolare. All’ Armani Hotel, un fiore all’ occhiello del Made in Italy all’ interno di questo capolavoro di ingegneria e architettura che è il Burj Khalifa, sono dedicati ben sette piani. E poi, in giro per la città, ho notato un canale che mi ha fatto pensare a una sorta di Venezia del quarto millennio: era solcato da imbarcazioni, anche turistiche, c’erano molti ristoranti e grattacieli dal lusso ridondante. A Dubai c’è la voglia di creare il tutto dal nulla. Il futuro è il valore aggiunto della città. Non ho trovato troppo invitanti le spiagge, l’acqua non è così limpida e trasparente come la nostra, però si può fare dello sport acquatico. Quello che attira di più, indubbiamente, è l’ostentazione dello sfarzo, della ricchezza e dell’esclusività.

 

Ori e opulenze in quel di Dubai. Qui sopra, il Burj Khalifa: è il grattacielo più alto del mondo

Il 2 Aprile, per te, è stata una data importante: ricorreva il compleanno di Giacomo Casanova, il seduttore veneziano di cui sei ormai l’alter ego. So che nella Serenissima svariate iniziative ti hanno visto protagonista…

L’iniziativa più importante – Casanova nacque esattamente il 2 aprile del 1725 – è stata l’inaugurazione della Fondazione Giacomo Casanova, che fa ricerche a livello culturale e filologico per divulgare non solo l’immagine dell’avventuriero e libertino, ma soprattutto quella del Giacomo intellettuale, del grande testimone del suo tempo. Casanova è stato protagonista autentico ed appassionato dell’Illuminismo pur subendo il fascino dell’ancien régime e delle splendide Corti europee. Di questa Fondazione fanno parte studiosi casanoviani provenienti da tutta Italia e tutta Europa. Essendo io il suo testimonial, ho potuto inaugurare l’Infopoint a Palazzo Zaguri che tra due anni ospiterà il Museo Ufficiale di Giacomo Casanova. In questo bellissimo Palazzo in Campo San Maurizio, infatti, nel 2025 verrà collocato il Museo dedicato al grande seduttore. E’ giusto che Casanova “ritorni” a Venezia, la sua città natale. Le sue spoglie, purtroppo, sono irrintracciabili perché era finito in miseria e fu seppellito in una fossa comune. Ma le sue gesta, non solo quelle erotiche bensì le sue temerarie avventure e disavventure, le sue invenzioni (basti pensare al gioco del lotto), la sua attività di letterato, musicista, collaboratore a libretti d’opera quali il “Don Giovanni” di Mozart, a cui lavorò con Lorenzo Da Ponte…rimarranno eternamente impresse nella nostra memoria.

 

La Casanova Foundation di Venezia

C’è ancora tanto da scoprire su di lui, e questa Fondazione ha proprio lo scopo di aiutare tutti a conoscere un Casanova più completo, nella sua città, con la sua Fondazione e il suo Museo Ufficiale. E’ il veneziano più famoso al mondo insieme a Marco Polo, ma nell’ immaginario mondiale viene per primo. Una vita teatrale come la sua ha fatto sì che il personaggio storico diventasse una maschera da Commedia dell’Arte, il suo nome è diventato addirittura un aggettivo: “E’ un Casanova”, come si suol dire!

 

Abbandoniamo per un attimo la tua vita professionale per passare al privato. Come hai trascorso il weekend pasquale? Dopo tanto girare hai deciso di rimanere in famiglia o ti sei spostato nuovamente?

Mi sono spostato: “Natale con i tuoi, Pasqua con chi vuoi”! Sono stato qui nel Veneto con la mia seconda famiglia, la famiglia Venerandi. Ho trascorso queste festività sia esibendomi nel dinner show dedicato che partecipando al pranzo pasquale ricco di ospiti organizzato all’Hotel Spresiano adiacente all’Odissea Fun City (mega club di cui quest’anno ricorre il 30mo anniversario). Grazie ai miei cari amici del trevigiano ho potuto godermi questa bella festa, per me supremo simbolo di rinascita e speranza.

Una manciata di giorni dopo, comunque, eri già in volo per una destinazione estremamente affascinante: Baku, la capitale dell’Azerbaigian. Posso chiederti cosa ti ha riportato nell’ esotica “città dei venti” affacciata sul mar Caspio?

Intanto, l’Azerbaigian per me è una terra magica. Una terra dove gli elementi sono potenti, e non solo il vento che spira forte, ma anche l’acqua, perché si affaccia sul mare; la terra, perché è una terra fertile: gli azeri producono verdure deliziose, e poi sapessi la bontà dei loro vini rossi! Le tre fiamme in prossimità di Baku bruciano da millenni. Probabilmente sono pozze di petrolio, e sono diventate il simbolo della città. Le riproducono anche i bei grattacieli che di giorno hanno una forma un po’ particolare, sembrano proprio delle fiamme, ma di notte si infiammano letteralmente grazie a un tripudio di led. Ammirarli è uno degli spettacoli più belli che possa offrire la città! Sono andato a Baku con molto piacere perché la adoro, adoro la sua gente, e per chiudere il cerchio sull’ iniziativa del Museo Mocenigo: la presentazione di un profumo, prodotto da Mugham, che celebra la riconquista di Shusha. Shusha, la capitale culturale del Caucaso, è stata infatti riannessa al territorio dell’Azerbaigian dopo essere stata presa da potenze esterne. La fondazione di Shusha risale al 1752, non a caso questo profumo si chiama 1752 Karabakh Bouquet. Il mio viaggio a Baku aveva uno scopo ben preciso: consegnare un’ importante lettera della Presidenza della Fondazione dei Musei Civici di Venezia alla Mugham, una casa di produzione che si impegna non solo nella produzione dei profumi, ma anche a livello di divulgazione culturale e musicale. Mugham in azero è una parola magica che significa “musica, tradizione, retaggio”. Sono state create sette note di profumo che diventano una sinfonia nella fragranza celebrativa 1752 Karabakh Bouquet. Musica e profumo si fondono quindi all’insegna del “mugham”: un termine simbolico, iconico, importantissimo in Azerbaigian. Considero l’iniziativa di Palazzo Mocenigo di accogliere questa fragranza nella collezione/archivio del Centro Studi del Profumo, parte preziosa del Museo, l’evento forse più bello, prestigioso ed esclusivo del Carnevale di Venezia 2023, celebrato con un Gala dell’ Associazione Internazionale per il Carnevale di Venezia al Museo Correr il Venerdì Grasso.

 

Le meraviglie esotiche di Baku, capitale dell’ Azerbaigian

Tu viaggi molto all’estero, per lavoro ma – come ben sanno tutti i lettori di VALIUM – anche per diletto. Hai mai pensato di trasferirti all’ estero in pianta stabile, buen retiro di Palma di Maiorca a parte?

No. Voglio restare in Italia, anche se è tanto difficile per una serie di motivi. Ma l’Italia appartiene troppo al mio Dna perché io possa lasciarla per trasferirmi altrove. Espatriare, poi, per me sarebbe una sofferenza. Io voglio essere italiano e portare la cultura italiana nel mondo più che posso, in particolare la cultura veneziana perché Venezia è la mia città di adozione. Non credo che mi trasferirò mai, anche se ho in programma di andare tra tre giorni a Palma di Maiorca! Lì trovo un ambiente tranquillo, ho un’empatia totale con la natura…E’ l’isola delle Baleari che preferisco. Poi credo che farò una puntata a Ibiza, in questi giorni riaprono i locali…andrò a curiosare un po’. Maiorca mi piace moltissimo e sono contento di avere un buen retiro là, ma l’Italia non la lascerò mai. Per turismo o per lavoro l’estero ci sta, ma il Bel Paese è la mia terra natia.

 

Altre immagini di Baku. Qui sopra, il sontuoso Museo Nazionale di Storia dell’ Azerbaigian

A proposito di viaggi, quali aggiornamenti puoi darci sul tuo Grand Tour?

Ho dovuto abbandonare un po’ l’idea a causa degli impegni. Però mi rendo conto che il Grand Tour, più che essere composto da tappe prestabilite come dettò a suo tempo la regina Elisabetta I d’Inghilterra per istruire la giovane nobiltà inglese, oggi abbraccia in realtà un concetto molto più vasto, nel senso che si possono trovare suggestioni e riferimenti a valori importanti in tutto il mondo. Per me anche Baku, per esempio, appartiene alla mia idea di Grand Tour. Nei viaggi che faccio cerco sempre di abbracciare il senso filosofico del Grand Tour, di rinnovare quindi conoscenze antiche o di intrigarmi con nuove esperienze. Anche Dubai fa parte del Grand Tour, perché è un aggiornamento su ciò che accade nel mondo. Tutto quel che c’è in giro di iconico, di suggestivo, per me è Grand Tour. Il mio Grand Tour filosofico, perciò, è sempre attivo.

Tornando in Italia, il 29 Aprile per te è stata un’altra data clou: ti sei esibito in un Memorabilia proprio nella leggendaria location del Cocoricò. Con te c’erano, per fare solo qualche nome, dj del calibro di Cirillo, Saccoman e Ricci jr . Come spiegheresti lo strepitoso successo che questo appuntamento riscuote presso le nuove generazioni? Il Memorabilia è un must anche per chi non ha vissuto la gloriosa era dei ’90…

Ormai, nell’immaginario dei giovanissimi, è diventato una sorta di Grand Tour emotivo e musicale. Quest’ anno abbiamo avuto come special guest Darren Emerson, musicista, dj, produttore di fama internazionale e membro degli Underworld, la band che ha firmato “Born Slippy” e alcuni brani della colonna sonora di “Trainspotting” (il film visionario e un po’ inquietante che è stato un baluardo della gioventù anni’90). I giovanissimi sono attratti da quelle sonorità, oggi inesistenti. Non c’è più niente di nuovo che sia potente e suggestivo come la musica fatta e prodotta dai nostri dj, che si sono fatti conoscere in tutto il mondo con le loro produzioni techno, techno trance ecc. Ma il Memorabilia si è imposto anche per la riproposta del Teatro Notturno, una mia esclusiva. Un particolare molto importante: il 30 aprile di 60 anni fa nasceva il compianto Riccardo Testoni aka RicciDj, per cui allo scoccare della mezzanotte tutti noi della crew abbiamo realizzato un breve ed emozionale evento per onorare la memoria di questo notevole dj e produttore, ma soprattutto meraviglioso amico. Per me, la commemorazione di Ricci Dj è stata la cosa più importante di questo Memorabilia. Avevo deciso che avrei parlato col cuore come feci in occasione del suo elogio funebre, perché avevo visto Ricci solo un paio di giorni prima e mi aveva colpito il fatto che una persona così straordinaria potesse venire a mancare all’ improvviso. All’ epoca, ricordo che al microfono della chiesa dissi: “Questa volta il microfono invece di accompagnarti a una serata ti accompagnerà nel tuo ultimo viaggio, ma l’emozione è la stessa. La passione, l’amore, il rispetto per te è lo stesso, se non di più, perché da oggi rimarrai per sempre nella nostra memoria”. E questo è anche uno dei compiti del Memorabilia.

 

Il Memorabilia al Cocoricò: il costume incontra la moda originando una fusione teatrale (gli abiti del Principe, in rosa Valentino, sono dell’ Atelier La Bauta)

L’ estate si avvicina. Potresti darci qualche anticipazione a grandi linee su come sarà la tua?

Senz’altro ho dei progetti di lavoro in ballo, anche se dopo il Covid tutto si conclama un po’ last minute. Per cui ci sono tante cose in vista; lavorerò in giro per l’Europa, ma voglio anche godermi le vacanze. Sicuramente effettuerò un tour di spiagge mediterranee prima di volare in Giamaica per andare a trovare Grace Jones. Vorrei assistere a diversi suoi concerti tra l’America e l’Europa, per esempio ce n’è uno a New York a fine Maggio, un altro a Giugno in InghilterraGrace è l’artista che seguo di più, vuoi per amore, vuoi perché adoro la sua musica. In più, sta per uscire una sua nuova produzione discografica intrigantissima, dall’atmosfera “afro-tecnologica”…Riassumendo: la mia sarà un’ estate di lavoro, ma sarò anche impegnato a seguire Grace nel suo tour e, last but not least, a godermi questo mondo…almeno finchè c’è!

 

Tableau Vivant al Memorabilia con la Contessa Pinina Garavaglia

Dettagli del look del Principe all’ appuntamento riccionese del 29 Aprile

Il concerto di Grace Jones che Maurice ha già incluso tra gli eventi a cui non ha intenzione di mancare

 

Photo courtesy of Maurizio Agosti

 

Sulle tracce del Principe Maurice – Un’estate senza confini

Il Principe on stage con Grace Jones al Meltdown Festival

 

Sono trascorsi mesi dal mio ultimo incontro con il Principe Maurice. Il Carnevale di Venezia è ormai un ricordo (anche se in questa intervista lo rievocheremo), l’inverno si è dileguato così come la primavera. L’estate è arrivata ufficialmente due giorni fa, salutata da un Solstizio bollente in quanto a temperature. E il mood che aleggia sul nostro nuovo appuntamento è senza dubbio spensierato, “estivo” appunto; con la conclusione delle restrizioni anti-Covid, il Principe ha ripreso a viaggiare: si suddivide tra Venezia, Milano, Maiorca e Roma, dove persegue progetti legati al ripristino della bellezza urbana. Il lavoro non gli manca, ma per la stagione calda ha un programma basilare: immergersi nella natura, tornare a godere del sole, del mare, approfondire – in linea con gli intenti del Grand Tour iniziato qualche tempo fa – culture e luoghi associati agli albori delle civiltà classiche. L’ isola di Maiorca rappresenterà la base, il quartier generale dei mesi estivi di Maurice. Nel suo “buen retiro” coniugherà vacanze e iniziative artistiche finalizzate a riaccendere la nightlife, la voglia di vivere e di divertirsi dopo un biennio di obbligato stand by. Il desiderio di giocosità si manifesta anche in un quiz che a voi dedichiamo, lettori e fan di VALIUM. Osservate attentamente la foto qui sotto: immortala una location misteriosa ed esoterica. Qualcuno sa dirci cosa rappresenta e dove si trova il posto in questione? Il primo che indovinerà verrà premiato con un invito a uno show del Principe Maurice da definire in base ai luoghi e ai tempi più convenienti per il vincitore. Un’ occasione da non perdere, che dite? Attivatevi subito e scrivete la vostra risposta nello spazio commenti di questo post.

 

La location misteriosa del gioco a premi di questa puntata: cos’è e dove si trova? Scrivetecelo nei commenti!

Ci ritroviamo dopo qualche mese, ma sembrano passati anni: al dramma Covid, oggi attenuato dalla fine delle restrizioni, si è aggiunto il conflitto tra Russia e Ucraina. Ci stiamo avviando verso un’estinzione di massa?

E’ inquietante come neanche di fronte a una tragedia planetaria come quella del Covid l’uomo non abbia imparato a godere in pace dei momenti di salute e di ritorno alla normalità. E’ molto doloroso, molto avvilente. La verità chissà dove sta, perché c’è una controversia enorme riguardo a questo conflitto. A tal proposito io non mi schiero, non mi espongo, posso solo dire che l’umanità è allo sbando sotto tutti i punti di vista. Non ho paura della guerra perché sono fatalista, cerco di vivere ogni istante al meglio e al massimo, però mi spiace per le giovani generazioni…La situazione è davvero allarmante. Al tempo stesso, però, cosa ci possiamo fare? Per questo mi dico: andiamo avanti, cerchiamo di fare del nostro meglio a livello personale e sociale. Non so dove andremo a finire. E’ tutto molto triste, ma al tempo stesso noto che la società è ormai propensa ad accogliere anche i momenti di distrazione. Abbiamo bisogno di un po’ di respiro, dopo aver penato tanto a causa delle restrizioni!

La tua generazione, così come la mia, non ha mai conosciuto la guerra da vicino. Cosa pensi dello spirito bellico atavicamente insito nell’ uomo?

“Historia Magistra vitae”, ci dice Cicerone citato da Papi e Re. La storia dovrebbe essere una maestra di vita, ma credo che siamo degli allievi poco attenti. Avere uno spirito bellico è insito nella natura dell’uomo, ogni tanto lo notiamo anche nella quotidianità, però è frustrante e inquietante al tempo stesso che pare essere sempre la negatività ad avere il sopravvento sulla positività. Ringrazio il Cielo di avere un’indole benevola, cerco di fare del bene e di accoglierlo quando arriva. Il male già lo subiamo a causa del destino, della sorte, non capisco perché dobbiamo andare a provocarlo! Spero che questo conflitto non diventi mondiale e ancor più devastante come si teme. Sono abbastanza scioccato, infatti ascolto raramente il notiziario: mi rifugio sempre più spesso nel mio mondo speciale fatto di creatività, fantasia, estetica…Cerco di non avvilirmi coltivando il bello che ancora mi circonda. Anche il mio lavoro, se vuoi, è un rifugio. La realtà è quella che è e fa paura, ma va anche affrontata, elaborata.

 

Maurice nei panni di…un Principe alla Expo di Dubai

Ti definisci un pacifista?

Assolutamente sì! A livello personale non sono mai arrivato a prender parte ad una rissa, sono riuscito a discutere con persone con cui sembrava impossibile poter interagire. La calma è la virtù dei forti e ho fatto un gran lavoro su me stesso per averla, e anche la pazienza. Durante le giornate “no” magari un po’ ne perdo, mica sono perfetto, e a volte rispondo male…però mi pento immediatamente e cerco di essere coerente con quello che è il mio vero spirito. Io cerco di risolvere ogni situazione con il dialogo.

Nell’ ultima puntata di questa rubrica ci hai anticipato temi ed eventi del Carnevale di Venezia, tornato in presenza dopo una parentesi virtuale. Com’è andata l’edizione 2022 dell’attesissima kermesse lagunare?

Considerando che si è svolto nel periodo in cui la maggior parte delle restrizioni era in vigore, devo dire che è andata molto bene. E’ stato un Carnevale soddisfacente che ha fatto riaffiorare lo spirito originario della kermesse, quello del teatro di strada: in passato il Carnevale cominciava con un decreto del Doge che permetteva di far spettacolo ovunque, anche al di fuori dei teatri. Il teatro di strada, intitolato “Wonder Time”, quest’ anno è stato protagonista con oltre 100 performance e 1100 repliche su tutto il territorio lagunare e di terraferma. In piazza San Marco, invece, c’era un’installazione molto interessante dove i costumi più belli venivano immortalati e postati sul web in tempo reale. C’è da dire che il corteo acqueo d’apertura sul Canal Grande, “Lux Futura”, ha tolto il fiato anche a me che sono piuttosto “sgamato”! Un altro evento che sarebbe bello poter replicare al di fuori del Carnevale per l’incredibile impatto artistico e scenografico è stato “Nebula Solaris”, programmato e andato subito sold out all’Arsenale tra giochi d’acqua, luci e fuoco. Massimo Checchetto, il Direttore Artistico anche di questa edizione, mi ha voluto nel mio ruolo di Maestro di Cerimonie per il Gala ufficiale al Casinò , che si è avvalso delle scenografie e dei meravigliosi costumi di un’eccellenza veneziana come Antonia Sautter. Ritrovarci è stato magico, soprattutto perché il tema del Carnevale (“Remember the Future”) era nelle mie e nelle sue corde. Lo scenario era surreale, immaginifico, con uno sfondo alla Dalì…Io, infatti, interpretavo Salvador Dalì: avrebbe potuto aver organizzato lui quel Gala. Mi sono divertito enormemente! Non è stato semplice dopo tanto tempo di stand by, ma l’esperienza si è rivelata talmente elettrizzante che solo dopo ho avvertito la fatica. Inoltre, dagli studi di Televenezia , io e Linda Pani (protagonista del Volo dell’Angelo 2020) ci siamo esibiti ogni giorno in diretta per un’ora e mezza: ci collegavamo con i ragazzi dell’Università Ca’ Foscari, che avevamo sguinzagliato per la città allo scopo di ammirare le performance live degli artisti di strada. Sono stati loro la vera anima della festa di quest’ anno! E’ stato un bene riproporre il collegamento worldwide, perché ci guardavano dal mondo intero: dagli Stati Uniti al Canada, dall’ Asia all’ Australia, tutti hanno potuto godersi il Carnevale di Venezia.

 

Alcune immagini da “Remember the Future”, il Carnevale di Venezia 2022. Nella foto qui sopra il Principe è con Linda Pani, nel primo scatto impersona Salvador Dalì

A quali progetti ti sei dedicato, dal Carnevale in poi?

Innanzitutto alla riapertura dei locali: finalmente abbiamo potuto riaprire il Cocoricò. Poi, sto andando avanti instancabilmente con il lavoro teatrale incentrato su me stesso e il mio doppio. Sono sicuro che prima di “tirare le cuoia” sarà un progetto che realizzerò! Dopo essermi avvalso dell’aiuto di uno psicanalista, ho scoperto la chiave del rapporto che mi legava al mio fratello gemello e adesso faccio da me. Anche perché è meno inquietante di quello che sembrava a prima vista; riesco ad affrontare l’argomento in maniera serena, giocosa (sebbene abbia dei risvolti dolorosi). Sarà molto interessante da fruire, a livello teatrale. L’ aspetto tecnologico della pièce sta evolvendo a vista d’occhio: il mio “interlocutore” potrebbe sembrare addirittura in carne ed ossa o quantomeno tridimensionale, non così etereo e fantasmatico come prevedevo. Sarà qualcosa di emozionante sia per me che per il pubblico. Tornando alla tua domanda, mi è capitato spesso di essere coinvolto in spettacoli in cui era richiesta la mia presenza come special guest e di lavorare a contatto con vere e proprie eccellenze artistiche. Mi hanno chiamato per una serie di eventi belli, importanti, con un parterre di partecipanti che mi ha onorato. Un esempio? Durante una serata organizzata dalla Fondazione e dall’ Accademia Giacomo Casanova in occasione del compleanno del celebre seduttore, ho incontrato delle persone meravigliose: i responsabili per il Veneto di Retake, un’associazione che sguinzaglia volontari a ripulire luoghi, sistemare aiuole, rimuovere scritte dai muri imbrattati. Mi hanno chiesto di entrare a far parte del comitato nazionale, così sono andato a Roma e ho partecipato alla loro manifestazione per la Giornata Mondiale della Terra. Speriamo di poter aprire presto una sezione veneziana, per ora il fulcro regionale è Padova. Chi visiterà Venezia e vorrà dedicare un giorno della sua vacanza alla pulizia della spiaggia o dei monumenti, con noi potrà farlo. Sarebbe una fantastica iniziativa finalizzata al ripristino della bellezza. Il 30 marzo scorso, invece, sono stato a Dubai per rappresentare il Principato di Monaco alla chiusura dell’Expo. Avevamo il patrocinio di S.A.S. Alberto di Monaco, e in una location pazzesca abbiamo portato le atmosfere dell’Hotel de Paris e del valzer dei Principi e delle Principesse curato da Delia Grace Noble. Anche se l’attenzione era concentrata sulla Fondazione che il Principe Alberto ha istituito per la salvaguardia del Mediterraneo e degli oceani, Monte Carlo viene immancabilmente associato alla sua attività mondana. Io impersonavo un principe d’altri tempi e con lo stesso costume, a Venezia, mi sono presentato al compleanno di Casanova che ho incoronato Principe delle Donne!

 

Alla Expo di Dubai per rappresentare il Principato di Monaco

Il 3 Maggio scorso sarebbe stato il compleanno di Lindsay Kemp. Mi è giunta voce che sei stato coinvolto in un prestigioso evento associato al tuo mentore…

Andy Fumagalli, voce e polistrumentista dei Bluvertigo, mi ha chiesto di partecipare alla presentazione di un libro fotografico patrocinato dalla città di Monza e realizzato da una fotografa molto attiva nel sociale, un libro incentrato sulla lotta alla violenza contro le donne. Il volume è stato svelato al pubblico durante un evento che abbiamo intitolato “Il mal dei fiori”: il mal dei fiori simboleggia la condizione dei fiori ogniqualvolta vengono trascurati, bistrattati, strappati, impedendo che sboccino e che sprigionino la loro bellezza. Dedicando questo incontro ai fiori ci è subito venuto in mente di contattare Daniela Maccari, l’erede della Lindsay Kemp Company, affinchè potesse mettere in scena la famosa coreografia “Flower”. Un fiore che germoglia e poi fiorisce è un tema che trasuda magia, una metafora dell’argomento trattato nella presentazione. Se le donne sono fiori, dobbiamo curarci di loro come fiori vivi perchè possano sbocciare, però dobbiamo accudirle, non “strapparle”. Io ho condotto l’evento e cantato due canzoni, durante una delle quali ho avuto al mio fianco proprio Daniela  e una straordinaria violinista: H.E.R., un’artista transessuale incredibilmente poliedrica. Quindi avevo accanto i miei due mondi: H.E.R., che si esibisce con il violino elettronico, e Daniela che è teatro puro, un alter ego di Lindsay, in un’ emozionante improvvisazione sulle note di “Libertango” – per cui era come se ci fosse anche Grace Jones! In quel momento ho sperimentato un’estasi totale…Sarò sempre grato a Andy e alla sua compagna Lilya, che hanno prodotto questo evento tenutosi il 21 Aprile nel Salone delle Feste della Villa Reale di Monza. La compagnia di Lindsay Kemp si è poi esibita nella coreografia che Lindsay creò per David Bowie, “Starman”: è stato magnifico, un momento molto intenso e di altissimo spessore culturale.

 

Con Andy Fumagalli all’ evento “Il Mal dei Fiori” tenutosi presso la Villa Reale di Monza

Un bellissimo scatto della Villa Reale by night

L’ esibizione di H.E.R.

Insieme a Flavia Cavalcanti, con cui ha appena festeggiato il secondo anno di matrimonio

Con Daniela Maccari, prima ballerina e coreografa della Lindsay Kemp Company, e la violinista H.E.R. (a destra nella foto)

A proposito di Grace Jones: il 10 giugno l’hai raggiunta a Londra in occasione del Meltdown Festival,  di cui per questa attesa edizione è stata Direttore Artistico. L’ evento era inserito nel programma del Giubileo di Platino della Regina Elisabetta? Raccontaci tutto…

Sono i momenti magici che Grace mi consente di condividere con lei e che ribadiscono l’eternità del nostro amore, della nostra stima reciproca. Un evento meraviglioso dove non solo si è presentata in splendida forma, ma accompagnata da un coro e da un ensemble di violini degni di un’orchestra sinfonica. Oltre ad aver proposto un estratto del repertorio che l’ha resa iconica, ha interpretato in anteprima assoluta due brani della sua ultima produzione “afro tecnologica” in uscita il prossimo autunno. Dietro le quinte c’era molta emozione: per Grace era la prima esibizione senza l’assistenza del fratello Chris, una presenza imprescindibile che la seguiva dagli esordi… È stata grande anche nel superare questa perdita e nel mettere tutta l’ anima nella sua performance, da grandissima artista qual’è. Riguardo il Giubileo, in realtà ti devo dire che il Meltdown Festival esiste dal ’93 ed ha una sua storia prestigiosissima. Pensa che prima di Grace è stato diretto, tra gli altri, da David Bowie e dai Massive Attack, che nel 2008 la invitarono  come ospite d’onore preparando il terreno alla sua direzione di quest’anno. Ciò non toglie che in forma privata un omaggio a Sua Maestà Britannica l’abbiamo fatto, con il cuore che batteva forte per la straordinarietà di questa Sovrana quasi sovrumana, ormai…

 

A Londra, davanti al manifesto del Meltdown Festival

Grace Jones sul palco del Festival

Sul versante Cocoricò, invece, cosa puoi dirci e che notizie puoi darci?

Il Cocoricò sta andando alla grande con una programmazione musicale originale e molto diversa da quella a cui ci ha abituati, ma sempre di altissima qualità. Per esempio il 30 Aprile ha ospitato Peggy Gou, una dj che propone una tech house di una raffinatezza incredibile. Io la adoro…Il 9 luglio, invece, ci sarà un nuovo Memorabilia. Avevamo in programma un Memorabilia extra lo scorso Natale (le prenotazioni sono talmente tante che spesso dobbiamo organizzare degli extra date), ma non è stato possibile farlo. Quindi andrà in scena a Luglio e forse ne proporremo uno anche ad Agosto. La mia partecipazione al Cocoricò è legata soprattutto a questo format, che sento molto nelle mie corde. Finalmente, poi, si ricomincia a parlare del museo della discoteca, un tema intrigante nel quale vorrei coinvolgermi in quanto memoria storica della Piramide. E’ un argomento che la proprietà vuole riconsiderare, perché ne vale la pena. Potrei mettere a disposizione del materiale in mio possesso, immortalato di frequente nelle foto d’epoca. Sarà un museo davvero interessante! Invece il 14 Maggio, a Genova, c’è stata una bella serata organizzata da Antonio Velasquez in onore della sua Insomnia ed io ero tra gli ospiti d’onore. Sono un po’ un testimone di quello che fu, anche se recentemente, con Mauro Picotto (uno dei dj e produttori italiani del genere techno più famosi al mondo), ho preso parte a un magnifico evento che non aveva nulla a che fare con la memoria. Si teneva ad Alba, così ho potuto scoprire tutto il Monferrato che ho trovato di una bellezza indicibile! Mi sto nutrendo di bellezza e anche di simpatia, persino da parte di giovani che non mi hanno mai sentito nominare: è una sfida che mi intriga tantissimo e mi sta dando tantissime soddisfazioni. Il mio habitat è ancora quello notturno, anche se desidererei fare più teatro e cimentarmi in espressioni inerenti ad altri aspetti culturali.

 

Il Principe al Cocoricò in una delle sue mise notturne

Altri scatti della leggendaria Grace Jones al Meltdown Festival di Londra

Come procedono i tuoi viaggi sulle orme del “Grand Tour”?    

Durante la mia trasferta ho voluto guardare Roma con occhi diversi, e ho capito che a fare da trait d’union tra la classicità greca e l’imperium romano è stato soprattutto l’Imperatore Adriano. Ho approfondito la sua figura e ho realizzato che è tutto collegato, tutto molto bello, però l’ambizione romana ha un po’ distorto la purezza delle origini! Quindi il mio Grand Tour, dopo aver toccato Atene, è proseguito a Roma. Adesso vorrei visitare Napoli, ci andrò senz’altro questa estate. E non è detto che non faccia anche un giro sulle coste della Dalmazia e dell’Albania. Sapevi che una parte dell’Albania veniva chiamata l’Albania veneziana? Alcuni prodi della laguna, tra cui dei miei antenati, conquistarono una zona costiera, Durazzo, e vorrei capire che impronte ha lasciato Venezia sia in quei posti che in isole come Creta, Cipro, ZanteFoscolo, infatti, era veneziano ed è nato a Zante. A Roma ho guardato ogni angolo della città con l’occhio del Grand Tour, con emozione, come se lo vedessi per la prima volta. E’ stata proprio una questione di vibrazioni. Il vero Grand Tour non era soltanto un rispolverare la storia, bensì sentire le vibrazioni di chi quella storia l’ha fatta. Ho sviluppato un approccio emozionale alla storia e alla cultura che me le fa godere il doppio! E’ l’unico regalo che mi ha fatto la clausura da Covid: pensare, riflettere…poter tornare a muoversi e a incontrare la gente, adesso, vale molto di più.

 

Zante, l’isola greca che VALIUM ha ampiamente descritto nella rubrica “Il luogo”

Con quali eventi ci delizierai questa estate?

Ci saranno serate qua e là, non c’è una stagione ben definita per tanti motivi. Innanzitutto non ci sono certezze assolute, quindi ho ripreso i rapporti con le realtà baleariche e maiorchine: il “Gloss ‘n’ Glitter” di Francesca Faggella, ad esempio, con la quale voglio implementare la proposta di questa new disco che mi piace tantissimo…Di base, però, vorrei sentirmi abbastanza libero. Se dovesse arrivare la proposta della Terrazza Blue Moon al Lido mi piacerebbe esibirmi in eventi specifici, anziché prendere un impegno continuativo. Sono stato presente al Salone Nautico di Venezia, dove ho curato un evento privato prestigioso. La festa più bella a cui ho partecipato anche artisticamente, però, è stata quella del compleanno “congiunto” di Marco Balich, il produttore degli eventi mondiali più grandiosi, e dei suoi quattro meravigliosi figli la cui somma ha dato il titolo “BALICH 134”. Si è svolto all’Isola della Certosa e se ne parlerà….

 

Maurice alla festa di compleanno del produttore Marco Balich

Cosa hai augurato a te stesso il giorno del Solstizio d’Estate?

Voglio immergermi nella bellezza della natura, dalle Alpi alle Piramidi e dal Manzanarre al Reno! L’ estate è il momento in cui si ha la possibilità di godere di luoghi di vacanza più o meno affollati. Vorrei senz’altro trascorrerla partecipando a serate da organizzare o in cui esibirmi, ma anche e soprattutto prendendo il sole, nuotando, ammirando albe e tramonti…Il Grand Tour, oltre a darci l’occasione di esplorare città e culture, dovrebbe focalizzarsi sulle più profonde sensazioni di armonia con questo mondo, che è meraviglioso sempre e comunque. Poi vorrei diventare un attivista di Retake, un movimento apolitico pieno di iniziative: riprendiamoci la responsabilità e la capacità di mantenere la bellezza, di goderla, per poterla tramandare il più intonsa possibile alle generazioni che verranno dopo di noi. Questo impegno è una novità; mi hanno sollecitato i miei nuovi amici e sono davvero convinto che nella vita incontriamo le persone giuste al momento giusto per le cose giuste!

 

Photo courtesty of Maurice Agosti

Florence Aseult-Undomiel, una fata che risplende nella magica notte veneziana

Foto di Olivia Wolf

L’ antica ricorrenza celtica di Samhain, oggi conosciuta come Halloween, contemplava che le porte del Annwn (il Regno degli Spiriti) e quelle del Sidhe (il Mondo di Mezzo, ovvero il Regno delle Fate) si aprissero per sancire un legame tra il visibile e l’invisibile. Anche le fate, dunque, rivestono un ruolo importante nelle tradizioni di questa festa. Appartenenti al Piccolo Popolo, amano la notte perchè è portatrice di mistero e di saggezza: le si può scorgere nei boschi, mentre danzano al chiar di luna in un tripudio di bagliori scintillanti. Sono figure affascinanti e magiche, votate al bene. Ecco perchè, proseguendo il nostro cammino verso Halloween, ho pensato che vi sarebbe piaciuto conoscerne una: Florence Aseult-Undomiel ,della fata, ha sia l’aspetto che la grazia dei modi. Potrebbe benissimo essere una creatura del Regno del Sidhe, basta osservare le sue foto per rendersene conto. Danzatrice, performer, creatrice di costumi, organizzatrice di feste e raffinata miniaturista, Florence – non a caso – ha interpretato spesso il personaggio della fata negli eventi a cui ha preso parte. Un esempio su tutti? Le prestigiose soirée allestite da brand del calibro di Dior e Omega: per il primo, nella cornice di un incantato giardino parigino, ha vestito i panni di una Principessa-fata dotata di corna di cervo, per il secondo ha sbalordito gli ospiti ostentando un abito oro con quattro metri di strascico e una chioma che superava il metro e mezzo di lunghezza. Originaria di Chamonix-Mont-Blanc, Florence si suddivide tra la Francia e Venezia, dove ad ogni Carnevale organizza l’ acclamata festa “La Nuit des Rois”. Quest’ anno, però, ha aggiunto un’ importante riconoscimento al novero delle sue esperienze: dopo aver vinto un concorso apposito, ha dipinto le porte dell’ organo della Basilica di Notre Dame de L’Epine utilizzando le più squisite tecniche di miniatura medievale. Nell’ intervista qui di seguito, Florence ci parla della sua opera, del sogno che la anima da sempre e della sua eclettica carriera artistica. Non c’è bisogno di dire, naturalmente, che lo fa con tutto il garbo e il magnetismo che si convengono a una vera fata.

Florence, tu ti dedichi a varie forme di arte: danzi, crei costumi, realizzi miniature, organizzi eventi…Qual è la tua formazione e quando hai pensato di diversificare le tue competenze?

Per dieci anni ho studiato danza classica e per i successivi dieci canto lirico al Conservatorio di Musica; dopo il Conservatorio mi sono iscritta alla scuola per miniaturisti di Angers, nella Valle della Loira. Nel frattempo, a 20 anni, ho cominciato a partecipare al Carnevale di Venezia e a creare abiti. Mi piace insegnare e dipingere (attualmente organizzo laboratori sull’ arte della miniatura), ma soprattutto amo ballare, esibirmi, indossare dei meravigliosi costumi. La prima volta che sono venuta a Venezia avevo 14 anni. Durante questo viaggio mi sono innamorata della città e mi sono ripromessa di tornare per organizzare eventi, danzare, fare performances e dare feste a tema come succedeva secoli orsono. A 24 anni ho organizzato “La Nuit des Rois”, la mia prima festa. Come costumista ho una formazione da autodidatta, ho imparato a cucire da sola anche se alcuni amici, sarti professionisti, mi hanno dato degli utilissimi consigli. Per ispirarmi prendo spunti dalle antiche stampe o dai libri della storia del costume. Analizzo la fattura degli abiti ma poi, realizzandoli, li personalizzo immancabilmente. Non voglio creare costumi storici, bensì adattarli al mio personaggio: l’ho chiamato Aseult, un nome di origini medievali, e l’ho calato in un mondo di fiabe e di leggende.

 

 

Vivi tra la Francia e l’Italia, precisamente a Venezia. In quale occasione è scoccato il tuo colpo di fulmine con la Serenissima?

Avevo 14 anni ed ero in gita con la mia scuola. Sono nata a Chamonix, sul Monte Bianco, che da Venezia dista solo 4- 5 ore. La nostra era una gita di tre giorni e l’ultima sera, mentre facevamo un tour sul vaporetto, sono rimasta colpita da tutti quei palazzi illuminati dalla luce delle candele, con gli affreschi sui soffitti…Essendo appassionata da sempre di danza e canto, ho fatto una promessa a me stessa e a quella città straordinaria: “Tornerò qui per ballare per te, per omaggiare la tua arte e per continuare a far vivere la tua storia”. Dieci anni dopo ha debuttato la mia prima festa veneziana, “La Nuit des Rois”, che nel 2021 celebrerà il suo ottavo compleanno.

Ami la Venezia settecentesca, la Venezia sfarzosa di Giacomo Casanova, e riproponi quello spirito proprio ne “La Nuit des Rois”, la festa in costume che allestisci ogni anno durante il Carnevale. Vogliamo assolutamente saperne di più…

Scelgo un tema diverso ogni anno. Abbiamo celebrato Casanova, il Rinascimento con Lorenzo de’ Medici e Botticelli, Amadeus, persino Les Incroyables et les Merveilleuses, una moda sorta in Francia ai tempi del governo del Direttorio: stremata dalla Rivoluzione, la gente aveva voglia di lusso, di libertà e di stravaganza. C’era il desiderio di riprendere a vivere dopo la cupezza del Terrore! “La Nuit des Rois” si tiene a Palazzetto Pisani. E’ una festa unica nel suo genere. La classica cena non è prevista, quando gli ospiti arrivano li aspetta un aperitivo e una cena a buffet. In sottofondo, la musica classica si alterna a un sound più moderno per poter ballare. Non essere vincolati alla cena permette ai partecipanti di muoversi, di chiacchierare e di danzare senza freni. E’ la gente a fare l’evento, ognuno è un personaggio e può fare ciò che vuole. Alcuni miei amici, ad esempio, arrivano con uno strumento musicale e cominciano a suonare, altri cantano, altri ancora fanno teatro… L’ ambiente si anima così! Come nel ‘700, durante la festa si è completamente liberi di immergersi nella sua atmosfera e di diventarne i protagonisti: si può vagabondare in ogni angolo del palazzo e interpretare un ruolo a proprio piacimento. “La Nuit des Rois” riscuote sempre un enorme successo. E’ un’esperienza spettacolare, tutta da vivere.

 

Foto di Renzo Carraro

Se avessi vissuto a quell’ epoca, chi avresti voluto essere e perchè?

Non vorrei essere nessun altro se non me stessa, che sia nel Medioevo, nel ‘700 o nel Rinascimento…Amo essere la persona che sono, e non qualcun’ altra: ognuno di noi è diverso, ha la sua storia e la sua creatività. Se mi calassi nell’ epoca di Casanova, ad esempio, vorrei portarci la mia inventiva, il mio cuore, la mia anima e tutto quello che sono in grado di donare.

 

Un’ immagine dell’ evento Dior al Museo Rodin di Parigi

Anche gli abiti che crei guardano al passato: si ispirano al Medioevo, al Rinascimento…e sembrano appena usciti da una fiaba, un dettaglio rilevante. Come nasce la tua passione per tutto ciò che è d’antan?

Nasce con la danza classica, perché i suoi costumi mi affascinano sin da bambina. Quando realizzo le mie miniature medievali adoro dipingere con l’oro, curare i minimi particolari; mi piace creare i miei abiti con la stessa precisione e farli diventare preziosi, ornarli con perline ed ogni tipo di decorazione. La danza mi ha molto ispirato, ma devo dire che l’arte della miniatura ha accentuato il mio gusto del dettaglio. Tanto per farti un esempio, l’altro giorno ho incollato a mano, uno per uno, 300-400 brillantini sul mio corsetto: un lavoro che ha richiesto una grande pazienza. Adesso sto cucendo un costume nero di seta, una seta leggerissima e molto difficile da modellare, e ho cominciato a decorarlo con miriadi di perline nere del ‘900. Ti manderò delle foto non appena l’avrò terminato!

 

Dallo shooting “Underwater”,  scattato da Natalia Kovachevski

Raccontandoti, scrivi di sentirti “più vicina alle stelle che alla roccia e alle pianure” e che i sogni sono da sempre la tua guida. Parlaci del tuo universo, del tuo immaginario ispirativo.

Mi ispiro molto alle fiabe, alle leggende…Come ti dicevo, sono nata a Chamonix e ho vissuto per 20 anni in montagna, immersa nella natura. Quando andavo a camminare nel bosco, soprattutto in inverno, la mia fantasia correva a briglia sciolta. La danza classica, per me, è stata fondamentale anche a livello di immaginario: balletti come “Giselle”, “La Sylphide”, “Il lago dei cigni”, sono intrisi dello spirito romantico e fiabesco che contraddistingue la Baviera con i suoi castelli. Mi sono nutrita di fiabe, ma anche di storia. A differenza della storia, però, dove le guerre e la violenza predominano, le fiabe ti trasportano in un mondo di sogno, di libertà e di bellezza.

 

Foto di Renzo Carraro

Florence nei panni di una fata dorata durante la soirée Omega a Berlino

Eccelli nella pratica della miniatura. Come è entrata a far parte del tuo percorso artistico?

Quando ero al Conservatorio, ho seguito un corso di musica barocca e ho trovato delle miniature nel salone dove mi esercitavo. Ne sono rimasta affascinata! Alla fine del corso, una volta tornata in Francia, ho scoperto che l’unica scuola di tecniche della miniatura d’Europa – l’ ISEEM – si trova ad Angers, a due ore da Parigi. Così ho deciso che anziché proseguire gli studi di canto mi sarei iscritta a quella scuola. Ho studiato miniatura per due anni, diplomandomi con lode. A quel punto, mi sono detta che la mia vita professionale doveva prendere il via. Volevo creare i miei costumi, organizzare le mie feste, farmi conoscere. E devo dire che ci sono riuscita: da otto anni “La Nuit des Rois” è famosa internazionalmente, i miei ospiti provengono da tutte le parti del mondo.  Riguardo all’arte della miniatura, invece, ho vinto un concorso del Patrimonio Mondiale dell’UNESCO e ho preso parte al restauro di un organo a L’Epine. Ho dipinto sulle sue due porte la scena dell’ Annunciazione, con Maria e l’Angelo Gabriele. Un progetto molto importante, tantevvero che moltissime TV sono venute a trovarmi per parlare dell’ opera che ho realizzato.

 

 

Due ulteriori scatti tratti dallo shooting “Underwater” di Natalia Kovachevski

Recentemente, infatti, hai dipinto le porte dell’organo della Basilica di Notre Dame de L’Epine, in Francia: un capolavoro che hai realizzato con raffinatissime tecniche di miniatura medievale. Potresti parlarcene?

L’organo risale al Rinascimento  e hanno scoperto che era abbinato a due porte, per cui è stato bandito un concorso per trovare qualcuno che le dipingesse. Sono stata scelta e ho realizzato l’Annunciazione nel mio stile più tipico: mi sono avvalsa delle tecniche medievali che utilizzo per le mie miniature, dunque dell’oro, della foglia d’oro, dei pigmenti che creo con l’uovo, il miele e la radica…Il lavoro ultimato è stato presentato il 20 settembre scorso. Tieni presente che l’organo della Basilica di Notre Dame de L’Epine è uno dei dieci organi più maestosi d’Europa. La ditta che l’ha restaurato ha eseguito un’operazione particolarissima, è riuscita a ricreare una sonorità di tipo Rinascimentale che non esiste su altri organi. Io mi sono occupata delle porte: al loro interno ho dipinto su tela, all’ esterno su legno. L’ organo è stato completamente restaurato perché non era più suonabile: è datato nientemeno che 1542.

 

Florence nella Basilica di Notre Dame de L’Epine. Alla sua sinistra e alla sua destra, le porte dell’ organo che ha dipinto con la tecnica della miniatura

L’arte è il filo conduttore della tua carriera. Ma se come miniaturista lavori in solitudine, nelle vesti di performer ti esibisci davanti a un pubblico e assorbi le sue vibrazioni. Qual è la modalità espressiva che preferisci, la dimensione che ti è più consona?

In certi momenti mi piace stare in solitudine, rinchiudermi in me stessa per creare, mentre in altri sono molto felice di uscire, di avere un pubblico, di vedere gente e di muovermi. Quindi, amo sia star sola che condividere la mia arte con il pubblico…Direi che mi sento a mio agio in entrambe le dimensioni. In questo periodo, per esempio, a causa del Covid gli eventi scarseggiano e me ne sto sola con la mia solitudine. Vedo alcuni amici, certo, ma non è la stessa cosa. E’ come se in me ci fosse una bomba pronta a esplodere, spero solo che noi artisti potremo ricominciare presto ad esibirci. Intanto, mi faccio venire delle idee: ho già pensato alle decorazioni per “La Nuit des Rois” del prossimo Carnevale, a come allestire le stanze…Ma mi chiedo se potrò far uscire tutte queste idee dalla mia mente o se dovrò tenerle chiuse lì dentro. E’ una bella frustrazione! Il prossimo tema della festa sarà “Romeo e Giulietta” e l’evento si terrà a San Valentino, il 14 febbraio, a Palazzetto Pisani.

 

L’ abito oro dell’ evento Omega in tutta la sua magnificenza

Un’ altra immagine della soirée Dior al Museo Rodin di Parigi

Quali anticipazioni puoi darci sui tuoi progetti futuri?

Non posso ancora anticipare nulla. Sto organizzando i miei prossimi eventi, tengo le dita incrociate augurandomi che si possano realizzare e che il Carnevale di Venezia non venga annullato. Sono anche impegnata in un nuovo progetto sulle miniature. Nel frattempo tengo dei laboratori di miniatura, insegno in corsi individuali e di gruppo sia in Francia che in Italia. Il prossimo avrebbe dovuto tenersi in Francia, a L’ Epine, dal 17 al 20 Novembre. Ma poi Macron ha annunciato il lockdown…Vorrei tornare in Italia. Tutto, ora, dipenderà giocoforza dalla situazione che si verrà a creare.

Per avere news e aggiornamenti sui laboratori di miniatura di Florence, seguite la sua pagina Facebook Florence-Aseult-Création d’Enluminure

 

La porta sinistra dell’ organo di Notre Dame de L’ Epine, raffigurante l’ Angelo dell’ Annunciazione.

Qui sopra e nelle immagini che seguono, alcuni dettagli del dipinto

 

 

 

 

 

 

 

La porta a destra dell’ organo, che rappresenta la Madonna dell’ Annunciazione

Un dettaglio dell’ opera

Il lato esterno delle porte dell’ organo

 

 

Photo courtesy of Florence Aseult-Undomiel

 

 

Sulle tracce del Principe Maurice: un Carnevale intriso di magia lunare

Il Principe con il “cosmico” costume del Carnevale di Venezia 2019

“E’ tutta colpa della Luna, quando si avvicina troppo alla Terra fa impazzire tutti”, dice Otello nel quinto atto della tragedia shakespereana omonima. Un detto latino recita invece: “Semel in anno licet insanire”, “una volta all’ anno è lecito impazzire”, il cui significato, con il passar del tempo, è andato ad associarsi al Carnevale ed alla sua ritualità liberatoria, giocosa, eccentrica. Se il dizionario designa il lunatico come colui che (citando il Treccani) “patisce di accessi di pazzia ricorrenti con le fasi lunari”, viene spontaneo instaurare un legame stretto tra Carnevale, luna e il concetto di “temporanea follia” a cui si riferivano gli antichi popoli. Non sorprende, quindi, che il tema del Carnevale di Venezia 2019 fosse proprio “Blame the Moon”, “Colpa della Luna”. Ed è dal magico  Carnevale della Serenissima che prende spunto questa conversazione con il Principe Maurice: chi meglio di lui, Gran Cerimoniere del Carnevale e icona della notte per antonomasia, avrebbe potuto ripercorrere insieme a noi le “lunari” celebrazioni terminate il 5 Marzo scorso? Avvolto in un alone cosmico accentuato dal costume e dal copricapo creati per lui, rispettivamente, da Pier Luigi Pizzi e da Alessio Aldini, il Principe emana un fascino a dir poco siderale (e mai termine fu più appropriato). Grazie ai suoi racconti ci immergiamo nell’ incantevole kermesse lagunare per poi approdare a Kiev e rifugiarci, infine, nei boschi odorosi di fiori appena sbocciati: un viaggio ammaliante che si addentra anche in uno speciale percorso casanoviano, dove i cinque sensi si coniugano con la storia, l’ arte, il savoir faire, la tradizione… Ma, soprattutto, con la voluttuosità del leggendario seduttore veneziano.

In questa puntata della nostra rubrica avrai molto, anzi moltissimo, da raccontarci…Non si può che iniziare con il Carnevale di Venezia, che ti vede sovrano. Attraverso quali “flash” lo rievocheresti?

Come ogni anno, ho svolto il ruolo di Gran Cerimoniere in apertura e chiusura del Carnevale, ho presieduto al Concorso delle Marie e ai Voli dell’Angelo. “Voli”, al plurale, perché vi avevo anticipato che quest’anno ci sarebbe stato un secondo volo ufficiale: al Volo dell’Angelo effettuato da Erica Chia, la vincitrice del Concorso delle Marie 2018, si è aggiunto quello dell’Angelo Guerriero, la Maria votata dai lettori del Gazzettino, ovvero Micol Rossi. Micol soffre di morbo di Crohn da tantissimi anni, e oltre al disagio e alla paura chi è affetto da questa malattia si trova spesso a sperimentare la discriminazione. Il messaggio che ha voluto dare calandosi dal campanile di San Marco è stato quindi di grande coraggio, un dire “Non vergogniamoci di star male, di essere diversi. Anzi, sosteniamo chi ha problemi come noi, chi è a rischio di emarginazione anche sul lavoro.” E’ stato un bellissimo messaggio. Ho accolto Micol personalmente, ci siamo commossi tutti…E’ stato un Carnevale molto bizzarro e pieno di momenti emozionanti, si è riso ma si è anche pianto. Pianto di gioia, che è la cosa più bella! La gioia di riuscire a fare delle cose straordinarie, perché è stato un Carnevale straordinario: “lunatico” per l’ispirazione alla luna, al primo allunaggio di 50 anni fa, ma anche con riferimenti fantasiosi e un po’ Steam Punk dettati dalla fantascienza. Tutte le sere ho fatto da anfitrione al party “Blame the Moon” che si teneva al casino, Ca’ Vendramin Calergi, ma altrettanto belle sono state le feste dell’ Associazione Internazionale per il Carnevale di Venezia e le feste private. Quest’ anno c’è stata una festa in più, “Il Carnevale del Futuro”, curata dalla catena di superlusso Aman. All’ Aman Venice, l’hotel a 7 stelle di Venezia, è stato organizzato un venerdì grasso iper esclusivo che includeva una cena riservata a pochi e privilegiatissimi ospiti, e un dopocena danzante all’ Arsenale con i dj più cool del pianeta. La cena e’ stata un po’ avvolta nel mistero: pare che ci fossero persone molto, molto importanti…Il dopocena all’ Arsenale, invece, era aperto a un pubblico più vasto ed è stata quella la novità mondana. Anche dal punto di vista della piazza, c’è stato un intervento straordinario: dalle 17, 30 fino a dopo cena l’Home Festival di Treviso (un festival di caratura internazionale incentrato sulla musica elettronica e le band di avanguardia) sponsorizzato da Red Bull ha portato in Piazza San Marco musica di qualità, nuova, bella, per i giovani, che dopo si trasferivano all’ Arsenale a fare discoteca.

 

Il Principe con le Marie

Il Volo dell’ “Angelo Guerriero” Micol Rossi

Quale è stato, per te, l’episodio più magico in assoluto di questa edizione “sotto il segno della luna”?           

Ho fortissimamente voluto l’artista russa Sasha Frolova come ospite di questo Carnevale. E’ un’esponente del filone dell’Inflatable Art, l’”Arte Gonfiabile”: ci sono artisti che creano enormi strutture gonfiabili in varie forme, e Sasha è una di questi. Le sue sculture sono state ospitate alla Biennale di Venezia, è un’artista famosa in tutto il mondo, ma realizza anche cose che puoi indossare. E per il Carnevale ha creato un costume composto da parti gonfiabili che banalmente potrebbero essere chiamati palloncini, ma non lo sono. Sasha taglia delle forme, le incolla con una colla particolare, le gonfia in un certo modo e diventano figure aliene, che hanno un non so che di extraterreno. La sua creazione veneziana si chiamava “Baroque” ed era interamente in lattice bianco, con una maschera dal sapore fetish, un copricapo che somigliava a una parrucca e abiti che rievocavano dei costumi settecenteschi. Abbiamo interpretato insieme una coppia. Io ho annullato la mia identità per diventare una sua opera d’arte, ho voluto omaggiarla cosi. E’ stato un momento meraviglioso e magico!

 

L’ “entrée” in Piazza San Marco del Principe insieme all’artista russa Sasha Frolova

Eravamo una visione aliena della tradizione veneziana. Nel momento in cui abbiamo fatto il nostro ingresso con il sottofondo di una suite di Monteverdi rivisitata in stile elettronico da Wendy Carlos (che ha composto anche le musiche di “Arancia Meccanica”), in Piazza San Marco c’è stato un boato! Incarnavamo la sintesi assoluta del tema del Carnevale, “Blame the Moon”: perché d’ accordo la celebrazione della luna, d’accordo lo Steam Punk, ma il Carnevale di Venezia deve offrire qualcosa di nuovo, di diverso, di unico. Indossando l’ opera d’arte “Baroque” ho cantato “Starman” di David Bowie insieme a Andy dei Bluvertigo, il tutto rigorosamente live, durante un gran finale affollato di maschere spettacolari. Il Carnevale di Venezia è bello proprio perché la gente gira con quelle maschere lì, che sono magiche e diverse. Noi non abbiamo i carri, il nostro è un Carnevale “ad personam”: tu, turista, l’essenza del Carnevale te la trovi davanti, non la guardi con gli occhi rivolti verso l’alto. Puoi sfiorarla, puoi parlarci!

 

 

Il Principe,  opera d’arte vivente grazie all’ inflatable costume “Baroque” di Sasha Frolova, mentre si esibisce in “Starman” con Andy dei Bluvertigo

A tuo parere, prestigio e tradizione a parte, su quale atout si concentra l’irresistibile fascino che il Carnevale di Venezia esercita a livello planetario? 

Il fatto che sia un sogno ad occhi aperti. Vorrei che il Carnevale di Venezia avesse come sottotitolo “Un sogno ad occhi aperti”, perché questo è sempre stato e sempre sarà. Il sogno di cambiare condizione sociale, il sogno di sentirsi liberi…Un sogno che sembra limitato, perché dura solo in quel periodo, ma che rimane nel cuore perché lo puoi vivere di persona, non in un letto e poi dimenticarlo. Se vivi un sogno ad occhi aperti, lo ricorderai per tutta la vita.

 

 

Flash notturni e prestigiosamente “festaioli” dal Carnevale veneziano

Che ci dici del percorso casanoviano dei 5 sensi? Quali sono le tappe veneziane da cui, a tuo parere, non si può prescindere? Mi riferisco sia al Carnevale, che a una vita quotidiana “sulle tue tracce”…

Il mio percorso dei sensi, per quanto riguarda il gusto, fa tappa in un ristorantino sulla Riva del Vin, a Rialto: si chiama proprio Riva del Vin. Lì riesco a mangiare dei piatti veneziani a base di pesce freschissimi e deliziosi a prezzi più che onesti. Un altro ristorante di qualità a cui sono affezionato è il Colombo di Domenico Stanziani di fianco al Teatro Goldoni: cucina superiore! In piazza San Marco segnalo invece Quadri, il ristorante stellato dei fratelli Alajmo, meraviglioso e di superlusso. Offrono prelibatezze da sballo preparate dagli chef più celebri al mondo! Passando alla vista, tornerei senz’ altro a Rialto e mi soffermerei sul suo antichissimo mercato di pesce e di verdure: da visitare assolutamente perché la mercanzia viene messa in mostra con un amore, con un gusto cromatico incredibile. Per gli occhi è uno spettacolo, perché è un autentico quadro vivente!

 

Riva del Vin by night

E poi, vi consiglio di visitare i Musei Veneziani. Suggerirei Palazzo Fortuny, dove l’artista catalano Mariano Fortuny y Madrazo andò a vivere trasformandolo in un atelier enorme che ospitava i suoi tessuti ed i suoi quadri. A Palazzo Fortuny sono spesso organizzate delle mostre tematiche; una, famosissima, fu dedicata anche alla Marchesa Casati. E’ un museo dal sapore un po’ dannunziano, molto decadente e raffinato. Per l’olfatto, raccomando assolutamente il percorso creato da The Merchant of Venice al Museo Mocenigo: una collezione di boccette di profumo di tutte le epoche, dalla Mesopotamia ai giorni nostri, alambicchi particolari….Il curatore di questo iter olfattivo è Domenico Moramarco, che dà anche lezioni sulla storia del profumo (in Europa è iniziata proprio a Venezia, grazie a una principessa bizantina che sposò un doge e portò la sua corte di profumieri, gioiellieri e sarti nella Serenissima). Lo sponsor del percorso, The Merchant of Venice, è un marchio della famiglia Vidal (quella del famoso bagnoschiuma): il giovane imprenditore Marco Vidal ha creato una linea di profumi boutique che si chiama appunto The Merchant of Venice e ha un flagship store veneziano (ma punti vendita anche a Milano, Roma, Verona, Dubai etc…) in Campo San Fantin. Quindi, chi desidera soddisfare l’olfatto va prima al Museo Mocenigo a vivere questa esperienza olfattiva storica, sofisticata e bellissima, e poi può comprarsi il profumo che più gli piace nella boutique di The Merchant of Venice in Campo San Fantin. Lì troverà un’infinità di fragranze una più meravigliosa dell’altra!

 

Palazzo Mocenigo, sede del Museo omonimo

Passando all’ udito, propongo anche in questo caso due opzioni. Passeggiare nella zona del Conservatorio ed ascoltare le melodie di chi sta studiando, di chi sta preparando un concerto, oppure addentrarsi nelle calli nei paraggi del Teatro La Fenice, dove può capitare di ascoltare i gorgheggi di una cantante lirica o le prove, magari, di un pianista o di un flautista….Venezia è una città musicale di per sé, è musica anche solo lo sciacquio dei rii quando passano le gondole o le imbarcazioni! Se volete ascoltare la musica sovrana avete a disposizione uno dei teatri più belli del mondo, il Gran Teatro La Fenice, appunto, che ha una programmazione straordinaria. Siamo arrivati al tatto. Quando è arrivata da me, Sasha Frolova mi ha chiesto di poter toccare la parte più antica della casa. Si è quindi issata su una sedia e ha iniziato a “tastare” le travi quattrocentesche. Ecco, per me il tatto è questo: qualcosa che ti trasmette una storia, un’emozione. Il mio consiglio, quando girate per Venezia, è quello di accarezzare le pareti, i marmi, ma anche la vostra partner! Il tatto è il senso più… sensuale! Per cui toccare la città e chi si ama è un must. Oppure, andate da Bevilacqua o da Rubelli e accarezzate quelle sete, quei velluti meravigliosi. Se vogliamo aggiungere il sesto senso, la seduzione, possiamo metterci sulle tracce di Casanova in persona nella zona di Cannaregio: al Museo Casanova c’è una meravigliosa installazione audio-video che racconta la sua storia. Altrimenti, seguite il Principe Maurice nelle sue performance al Casino Venier, uno dei piccoli palazzi privati dove i nobili veneziani ricevevano sia per libertinaggio che per affari. La mia prossima esibizione si terrà il 2 aprile, giorno del compleanno di Casanova. Casino Venier, che oggi è gestito dall’ Alliance Française, è l’ultimo esempio rimasto di quei luoghi di delizia, perdizione e trattative…E’ un vero e proprio palazzo di cultura. Potete visitarlo su appuntamento. E vi assicuro che avrete la sensazione di conoscere meglio il grande Giacomo.

 

Il Principe nelle settecentesche vesti di Giacomo Casanova

Nel film “Ca Moon” – di cui sarai il protagonista – saranno presenti anche scene girate durante la kermesse veneziana?               

E’ ancora top secret! Il progetto del film è tutto un work in progress pieno di sorprese e di colpi di scena. E’ probabile che immagini di repertorio come quelle girate quest’ anno vengano utilizzate, anche visto il tema coincidente del Carnevale e del titolo della pellicola, ma non posso confermarlo per ragioni di segretezza. Ti terrò aggiornata!

 

Maschere a Venezia

Ancora il Principe in versione notturna durante il Carnevale: mistero e fascino lunare

So che sei volato di nuovo all’ estero, e anche in questo caso l’argomento “Carnevale di Venezia” ha giocato un ruolo predominante…Che puoi raccontarci, al riguardo?

Sono stato in missione con poche ma valide persone, tra cui la mia coordinatrice Oksana Kuzmenko e il fido Daniel Didonè, per portare a Kiev la testimonianza di Casanova sul Carnevale di Venezia. E’ stato un evento molto prestigioso dedicato, ovviamente, al trionfo dei sensi a cui hanno preso parte due sponsor veneziani importanti: The Merchant of Venice per l’olfatto e l’Atelier Pietro Longhi per la vista e per il tatto. Io, Casanova, avevo un piccolo laboratorio dove ho creato un profumo per la mia dama. Ho portato quindi questo set più altre cose di The Merchant of Venice e poi i costumi, sia per me che per gli altri artisti reclutati in loco, dell’Atelier Pietro Longhi, un atelier raffinato e “filologico” di Venezia che segue gli artisti del Carnevale ai quali sono particolarmente affezionato. Era previsto, per il gusto, un menu a tema su Casanova e Venezia; per l’udito era stato ingaggiato un quartetto d’archi al femminile di chiara fama. La location? Un ristorante di primissima categoria, il Fabius, che ha capienza massima per 150 persone ed era appena fuori Kiev: si è trattato di un evento molto privato, tutto su invito. Erano presenti personaggi importanti dell’imprenditoria, dello spettacolo e della politica.

 

Kiev

Una situazione abbastanza “blindata”, insomma, probabilmente foriera di future collaborazioni più ufficiali. Sono stato in Ucraina nelle vesti di Maestro di Cerimonie, ma mi piacerebbe portare una numerosa compagnia di maschere per organizzare anche un Carnevale pubblico destinato agli abitanti di Kiev, una città bellissima con gente bellissima che sicuramente potrà apprezzare. Vedremo se prima o poi ci riuscirò!

 

Kiev

L’ organizzatrice di eventi internazionali Oksana Kuzmenko

Ci sono altri progetti in vista di cui vuoi parlarci?

Ho in ballo progetti per il Salone del Mobile e del Design di Milano, kermesse tra le più importanti al mondo ricca di eventi collaterali, feste, happening veramente molto belli e addirittura più interessanti, a mio parere, della Fashion Week. La cosa più intrigante è che la città meneghina celebra il 500mo anniversario dalla morte di Leonardo da Vinci: il genio è nell’ aria! Per me Leonardo da Vinci è la genialità assoluta, una figura quasi aliena per la moltitudine di talenti che possedeva, una mente spropositata. Quel che andrò a fare io a Milano non avrà a che fare con Leonardo come figura storica, ma con il suo spirito. Per scaramanzia, però, non dico di più! Il 5 e il 6 Maggio, poi, sarò al Music Festival di Rimini. Mi ha chiamato Nicoletta Magalotti (la celebre Nico Note del Morphine del Cocoricò) per propormi di far parte della giuria di un premio speciale dedicato ai nomi più significativi della club culture italiana, e di partecipare come relatore ad un convegno a Rimini. Sarà la prima edizione di un premio alla memoria di Dino D’Arcangelo, il giornalista che portò il Cocoricò alla Love Parade sdoganando la musica techno. Prima di allora, l’house music e la techno non venivano considerate neppure un genere musicale. Lo divennero per merito di Dino D’Arcangelo che insistette nel dire, riferendosi al Cocoricò in particolare, che da noi si faceva cultura…Così come erano cultura, appunto, la house music e la techno. D’ Arcangelo aveva una rubrica intitolata “Tenera è la notte” su Repubblica, era una persona brillantissima…E’ venuto a mancare poco tempo fa. Tutti i critici musicali che all’inizio snobbavano la EDM (electronic dance music), grazie a lui dovettero rivedere le loro posizioni.

 

Il Principe con il copricapo stellare firmato da Alessio Aldini

L’ Equinozio, due giorni fa,  ha sancito l’arrivo della Primavera. Qual è il “rituale” che il Principe Maurice consiglia ai suoi fan per onorare il risveglio della natura?

Vi dò due suggerimenti: il primo poetico, il secondo dionisiaco. Il primo è di andare in un bosco, da soli o in compagnia di persona intima, ed ascoltare il silenzio. Sdraiarsi, ascoltare, osservare, guardare cosa succede tra l’erba, avvicinarsi ai fiori. Più che un rito è la presa di coscienza di questa cosa meravigliosa che è il risveglio della natura…Il consiglio più “dionisiaco”, invece, è quello di abbandonarsi a un rito orgiastico nel bosco di notte, sulla falsariga delle Baccanti di Dioniso!

 

“La giovinezza di Bacco” (1884), dipinto di William-Adolphe Bouguerau

Lo vedo come un momento euforico che invita a godere della natura, ad abbandonarsi veramente ai sensi, alla gioia e al risveglio anche del corpo grazie alla mitezza del clima, a tutta l’energia, ai ferormoni degli animali che vanno in calore per riprodursi. La magia primaverile ogni anno si rinnova ed è qualcosa di veramente fantastico. Vi suggerisco, quindi, di prendere parte a questo risveglio attraverso i sensi. Se andate nel bosco da soli, camminate a piedi nudi sull’ erba, sulle foglie…Non abbiate paura. Non bisogna avere paura della natura, la natura è amica. Annusate i profumi nell’aria, abbracciate gli alberi, accarezzate i petali…Non strappate i fiori, non importunate gli insetti. Neanche le farfalle, che come sai se vengono toccate sulle ali non volano più. Ripristinate un rapporto alla pari, rispettoso e romantico con la natura. Se poi avete voglia di giocare, e siete con le persone giuste, fate un rito dionisiaco tutti insieme abbandonandovi alla voluttuosità più sfrenata. Reinnamoratevi della natura attraverso un contatto bello e diretto. E’ possibile farlo anche in città: persino nelle metropoli ci sono dei parchi stupendi dove poter mettere in pratica questo rituale!

 

Photo courtesy of Maurice Agosti

Riva del Vin: photo by Zairon [CC BY-SA 4.0 (https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0)]

Palazzo Mocenigo: photo by Didier Descouens [CC BY-SA 4.0 (https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0)]

 

 

Il Principe Maurice a Fabriano: a tu per tu con l’icona del teatro notturno

 

Travolgente come solo lui sa essere, visionario, una leggenda vivente: il Principe Maurice (all’ anagrafe Maurizio Agosti Montenaro Durazzo, discendente dai Principi Agosti di Bergamo) si riconferma re incontrastato del teatro notturno di cui è, peraltro, fondatore. E il 20 Gennaio scorso anche Fabriano, la “città della carta”,  si è lasciata contagiare dal suo carisma. L’ occasione è stata una serata epica dove la techno dei Datura ha rievocato, live, atmosfere anni ’90 dando vita alla soundtrack di uno show a dir poco straordinario. Protagonista e mattatore dell’ evento, il Principe Maurice ha coinvolto il pubblico dell’ Aera Club and Place – un ex cinema oggi adibito a spazio polifunzionale grazie ai tre giovani imprenditori Nicola Paccapelo, Cristian Bussaglia e Enrico Rossi – in un’ esplosiva  performance iniziata alle 10 di sera e terminata alle 6 del mattino. Ad anticipare le danze è stato il docufilm “Principe Maurice #Tribute” diretto da Daniele Sartori, 50 minuti di pellicola in cui Maurice si racconta e rende partecipi del suo progetto artistico gli spettatori: un viaggio nella vita del Principe e nel suo immaginario, dove ai luoghi-simbolo come la Piramide del Cocoricò si alternano ricordi, omaggi ai Maestri Lindsay Kemp e Klaus Nomi, scenari suggestivi del Carnevale di Venezia di cui è Gran Cerimoniere.  La verve narrativa di Maurizio Agosti e un montaggio mozzafiato catturano letteralmente il pubblico, lo trascinano in un crescendo emotivo fino all’ apoteosi finale, uno dei momenti più intensi dell’ intero docufilm: con l’ incalzante sottofondo della “Passacaglia della vita” di Stefano Landi, ballata seicentesca rielaborata in chiave techno dai Datura, il Principe Maurice volteggia sulle note di un “memento mori”. “O come ti inganni se pensi che gli anni non han da finire, bisogna morire”, canta, e per l’occasione ripristina le iconiche lenti a contatto bianche e un paio di corna da Mefistofele. Ma la sua non è che un’ ode alla vita, perchè solo la consapevolezza della morte può donare valore aggiunto all’esistenza. Sull’ importanza dei valori Maurice tornerà spesso, soprattutto rivolgendosi ai giovani, nel corso dell’ intervista che mi ha rilasciato poche ore prima di una serata destinata a rimanere memorabile, unica e irripetibile per la nightlife fabrianese.

Cosa ti porta nella “città della carta”?

Fabriano era nell’ aria perché già c’erano stati degli incontri forieri di questa proiezione, guarda caso con la signora Silvia Ragni. Ma ero incuriosito da questa città da un po’, intanto perché ha una storia estremamente interessante, e poi perché una famiglia di Fabriano, i Serafini, è imparentata alla lontana con la mia. Così quando i ragazzi dell’ Aera Club and Place hanno desiderato avermi io ho proposto immediatamente, memore di questo incontro con te, di introdurre la serata – un tributo agli anni ’90 in collaborazione con i Datura che riprende il format di ReMemo trasmesso su Radio m2O –  con la proiezione del docufilm “Principe Maurice #Tribute”. Dal punto di vista musicale sarà uno show inedito, perché i Datura sono tra i rappresentanti principali di quel movimento musicale che mi ha visto protagonista di immagine al Cocoricò e in giro per il mondo negli anni ‘90.

 

 

Che cosa ha rappresentato, per te, il Cocoricò?

Il Cocoricò è stato il contenitore creativo più importante della mia carriera. Se il Principe Maurice è nato e ha potuto farsi conoscere velocemente sia in Italia che in tutto il mondo – perché il Cocoricò attirava turismo musicale e techno anche dal resto d’Europa – è stato proprio perché ero lì. E lì ci sono arrivato quasi per caso. E’ stata veramente una coincidenza straordinaria: ero la persona giusta al momento giusto, con il direttore artistico giusto, nel locale giusto. All’ epoca l’ art director era il grandissimo Loris Riccardi, collaboratore di “Blob” di RaiTre. Grazie a lui abbiamo avuto la possibilità di esprimere la forma di teatro notturno della quale sono portatore e ideatore, ma anche di ospitare compagnie importanti a livello intenazionale: La Fura dels Baus, La Societas Raffaello Sanzio, Marion D’Amburgo e i Magazzini Criminali…Nel Morphine, il super privé fiore all’ occhiello della sperimentazione del Cocoricò, è venuto a suonare anche Roger Eno, fratello di Brian e musicista ancora più avantgarde. Il Cocoricò era una discoteca fuori da qualsiasi canone, iconica, un unicum mondiale come nemmeno a New York o a Ibiza ce n’erano. Per me è stato un luogo magico e speciale.

Sei un performer leggendario. Che sensazioni provi, dopo anni, prima di salire sul palco?

Ti spiego qual è la cosa meravigliosa del mio essere uno, nessuno, centomila: il mio maestro Lindsay Kemp (leggi qui la sua intervista con VALIUM) adotta un vero e proprio cerimoniale nel prepararsi, la sua è una metamorfosi. Entrare nel camerino di Lindsay è addentrarsi in un mondo in cui anche gli odori dei trucchi ti inebriano, qualcosa di straordinario! Ho cercato di ispirarmi a lui, infatti pretendo di avere un camerino per conto mio perché per me è un vero e proprio rito quello di entrare nel personaggio. C’è questa magia particolare per cui tu, Maurizio Agosti, piano piano diventi il Principe Maurice come vuol essere in quel momento lì e quella sera lì, che non è mai uguale a un’altra. Voglio essere il più possibile vicino al mio feeling del momento, diretto e spontaneo: per me è molto importante. Mi rifaccio alla tradizione della Commedia dell’Arte, ho un canovaccio ma poi devo improvvisare. Lindsay Kemp è stato il mio Maestro con la maiuscola: ha le sue coreografie, le sue storie da raccontare, ma improvvisa tantissimo. Ero molto giovane quando ho fatto uno stage da lui, a Milano. Una sera un ballerino non si è sentito bene e l’ho sostituito in “Sogno di una notte di mezza estate”. Ho recitato una sola volta, ma sono riuscito a essere con Kemp sia sul palco che nel backstage, a imparare. Poi ho portato il tutto in discoteca: è questo che rende il mio personaggio particolare, perché nessuno si è mai impegnato davvero nel non guardare al lavoro in discoteca come a una “marchetta”, solo perché il teatro notturno aveva trovato un mercato da sfruttare anche lì. Questa mentalità ha fatto cadere un po’ il progetto di cui io sono rimasto l’unico testimone, ma non demordo.

 

 

Quale messaggio lanceresti ai giovani che affollano le discoteche?

Pretendete. Pretendete da voi stessi di vivere in maniera consapevole e partecipe tutto, anche la trasgressione, ma di esserci, non di arrivare a un punto in cui non ricordate nemmeno cosa avete fatto perché vi stordite con l’alcool o con altro. Dovete essere protagonisti e sempre presenti, altrimenti nulla ha valore, è una perdita di tempo. In più, se avete delle idee, proponetele, esprimetele, perché la vostra età ha bisogno di conoscenza, di sperimentazione, di divertimento. E di fantasia…Oggi seppellita dal conformismo della rete e dal melting pot della globalizzazione. Cerchiamo di essere il più autentici possibile e di capire da dove veniamo, perché è importante, e dove vogliamo andare… Anche se questa società ci porta a non aver troppa fiducia nel futuro sappiate, giovani d’oggi, che è importante credere in tre cose: la libertà, che è un valore fondamentale, la dignità, senza la quale la libertà è uno spreco e può diventare dannosa, e l’amore. Altrimenti non c’è nulla. I soldi sono importanti, ma vanno e vengono. La salute stessa è appesa a un filo di ragnatela. Mentre l’amore, la libertà e la dignità sono tre ingredienti fondamentali per poter immaginare un futuro, e posso dirvelo perché l’ho vissuto sulla mia pelle. Per questo lo racconto con fervore e convinzione.

Tu e il Carnevale di Venezia: cosa ti lega maggiormente alla grande kermesse veneziana?

Trasformarmi, travestirmi, ricercarmi in altre forme, ricercare il mio fratello gemello morto a 11 mesi…Un giorno –  ho 16 anni e sono già un “decadente” – decido di partire da Milano per andare al Carnevale di Venezia. Ci vado la domenica dedicata alla passeggiata delle maschere, dopo Sabato Grasso. Mia madre, che è mia complice, mi permette di viaggiare in costume per partire al mattino e ritornare la sera. Arrivo a Venezia, capito alle Generali dove fanno una festa e vengo intervistato. E’ un boom incredibile, meraviglioso, per cui mi dico: “Io il Carnevale lo frequenterò tutti gli anni”. Dopo qualche anno trovo nel personaggio di Giacomo Casanova qualcosa che mi piace, che sento mio: coltivare il piacere dei sensi ad esempio, anche in questo sono molto decadente…Il Carnevale comincia a entrarmi nella mente e nel sangue, diventa un obiettivo, una mania. E’ una passione che nel tempo ho condiviso con altre persone. Abbiamo creato delle associazioni: gli Amici del Carnevale di Venezia, un’ Associazione Internazionale per il Carnevale di Venezia, arriviamo da tutto il mondo per ritrovarci al Carnevale a divertirci e a competere per la bellezza dei costumi e delle interpretazioni. Quando Bruno Tosi, il Presidente della Fondazione Maria Callas, ha ricreato la tradizione storica delle Marie, mi ha chiesto di presentare la manifestazione. Da allora sono diventato il maestro di cerimonie che apre e chiude il Carnevale, conduco happening sul palco di Piazza San Marco e sono il Magister Elegantiarium del Concorso della Maschera più Bella. Il Carnevale diventa per me il momento dell’anno più atteso: in 10 giorni arrivo a gestire 30 produzioni tra feste private, di associazione e ufficiali.

 

 

Che ci racconti del tema “Creatum Civitas Ludens” associato al Carnevale di Venezia 2018?

“Creatum”, per valorizzare un po’ tutta quella che è l’artigianalità e l’arte che sta dietro al Carnevale. Ma non sarà un’esposizione o una specie di fiera delle botteghe, bensì un circo dove anche questi artigiani si possono esprimere. L’ elemento del circo è quello che mi piace di più: ci sono le scenografie dei Togni utilizzate per “La strada” di Fellini, oltre ad altre scenografie aggiunte dal teatro La Fenice che, in collaborazione con Massimo Checchetto, ha reso il circo un po’ più elegante, un po’ più veneziano, un po’ più adatto a Piazza San Marco. Il circo è uno dei miei ambienti preferiti, amo soprattutto  il ruolo del clown bianco e adoro Fellini. Quest’ anno quindi il Carnevale sarà davvero “playful”, con quel tocco di follia che va verso il freak: a fine ‘800 inizio ‘900, ricordate?, al circo si esponevano i fenomeni. Si giocherà sulle trasformazioni…I cambi di ruolo sessuale, che sono tipicissimi del Carnevale, faranno parte (e in modo anche molto malizioso) del gala serale che avrà per titolo “La serata di Dottor Jack Hill e Mrs. Hyde”.

 

 

Quali sono gli angoli segreti di Venezia che consiglieresti di visitare, i meno turistici e scontati?

Te ne racconto due. Uno è il minuscolo negozio di maschere di un’artista che si chiama Barbara Babi. Dietro Piazza San Marco, dietro Palazzo Ducale, c’è un ponte, credo che si chiami Ponte della Canonica. Lo trovate dopo questo ponte, un po’ sulla destra. E’ nuovo: quest’ artista ha finalmente avuto modo di aprire un suo negozio/laboratorio, e utilizza in modo molto particolare sia la cartapesta che le piume. Le sue maschere indossano parrucche fatte di piume. Sono stupende, e anche abbastanza dark! Ma non si tratta di piume di struzzo in stile Rio: sono piume di pennuti, lunghe, che lei acconcia. In più usa, applicandola sulle maschere, la pelle del serpente quando fa la muta. Il negozio si chiama La Babi e spero che abbia successo, perché lo merita. Poi c’è un bacaro speciale in quanto a ambiente, qualità e cucina. E’ uno degli ultimi rimasti, situato in una piccola calle che va verso il Casinò dal Teatro Italia, e veneziano DOC: ci vanno solo veneziani e solo loro sanno che c’è, niente turisti. Tutto viene cucinato da veneziani, in stile veneziano e con ingredienti veneziani. Lo suggerisco a chi cerca un posto veramente riservato, quasi “massonico”, per l’ ”apericena”…Il nome non te lo dico, solo chi lo scopre merita di frequentarlo. Ah, ecco un altro posto particolare! Un’ ala del Teatro Italia è stata venduta ed è diventata il più bel supermercato del mondo. Cinema Teatro Italia, in Strada Nova: entrateci. E’ da visitare perché è una contaminazione pop fuori di testa!

Torniamo a Fabriano. Un tuo parere a bruciapelo sulla città?

La cosa che mi suggestiona molto della città è questo rapporto con la carta, così importante sia per l’arte che per la scrittura. E poi c’è la tipica magia di tutte le città italiane un po’ “appartate”, che nascondono tesori. Mi piace la simpatia, la sobrietà che c’è nelle persone, e mi piace che ci siano personaggi che sono sostanzialmente dei “fantasmi”: grazie alla tecnologia sono proiettati culturalmente in tutto il mondo, ma vivono qui quasi un po’ nascosti. Un nome? Silvia Ragni, ma anche Rexanthony, uno degli autori della musica specificatamente dedicata al Cocoricò oltre che di compilation degli anni d’oro che hanno avuto un successo straordinario. Quindi non è che una città di provincia, pur famosa per la sua industria, per la sua tradizione eccetera, sia meno intrigante di una capitale.

 

 

Per concludere, una domanda sui tuoi prossimi progetti. Puoi anticiparci qualcosa o sono ancora top secret?

Con questa intervista capiti proprio durante l’ultimo cambiamento fondamentale della mia vita. I miei cambiamenti si sono avvicendati in cicli di circa 20 anni l’uno. Questo è il terzo, credo sia il finale. Sto puntando ad avere una residenza anche esterna all’ Italia, quindi mi sono spostato a Palma de Mallorca: una città antica dove c’è un centro storico, una vita culturale e la presenza della famiglia reale si “respira” sia attraverso il castello che il Palazzo di Marivent…C’è tutto quello che può affascinarmi in una città europea importante, perché Palma è una piccola Barcellona. Non è lontana dall’ Italia e il fatto che sia un’isola mi piace, perché anche Venezia è un piccolo arcipelago di isolette. Questo cambiamento mi porterà ad essere meno presente nel mondo della notte e più presente nel mondo degli eventi a carattere culturale o privato. Il mio futuro, quindi, sarà suddiviso tra l’Italia e Palma.

 

 

Photo courtesy of Aera Club and Place e collezione privata Principe Maurice Agosti

 

La notte, l’arte, la “contaminazione”: incontro con il Principe Maurice

All’ anagrafe il suo nome completo è Maurizio Agosti Montenaro Durazzo, ma è unanimemente conosciuto come Principe Maurice. E un principe, Maurizio Agosti, lo è davvero: discende da una casata d’ illustre lignaggio che affonda le origini nel Veneto della Serenissima, e da vent’anni a questa parte ha scelto proprio Venezia come sua dimora.  Eclettico, visionario, eccentrico, nel suo CV alterna studi di Marketing Bancario al Conservatorio ma in lui, a prevalere, è stata decisamente la vena artistica. Dire “Principe Maurice” equivale ad evocare un’ incontrastata icona dei cultori della nightlife: colui che, con magnetismo straordinario, ha movimentato le notti della Piramide del Cocoricò di Riccione durante la “favolosa” decade dei ’90, ma non solo. Star del cosiddetto teatro notturno, il Principe Maurice si muove tra Djset e performance, esibizioni musicali e prove di canto, ballo e recitazione, party esclusivi e spettacolari eventi di cui è regista e autore. La città della laguna lo vede protagonista indiscusso: Direttore Artistico dell’ Associazione Internazionale del Carnevale di Venezia, è Gran Cerimoniere oltre che figura ormai emblematica della kermesse. Oggi, la sua carriera sfaccettata ed esplosiva viene celebrata in un docufilm, Principe Maurice #Tribute, diretto da Daniele Sartori. E’ un’ alternanza di interviste e footage a raccontare questo sommo artista “della notte” in tutto il suo carisma: con il Principe Maurice ho parlato dell’ omaggio che Sartori gli ha dedicato e di molto altro ancora.

 

Icona della nightlife, performer, artista a 360°: quale definizione ti calza più a pennello?

Penso che “performer” sia la più adeguata poiché mi consente di non definirmi esattamente. Icona lo sono diventato grazie ai miei tanti estimatori e penso anche per l’originalità del mio personaggio. Artista a 360° mi piace vista la mia passione ed applicazione in varie discipline… insomma, di tutto un po’.

Come nasce il Principe Maurice?

Il Principe Maurice è nato dall’esigenza di sovrapporre alla mia vita reale una dimensione surreale ma sempre personale. E’ stata la naturale evoluzione di una personalità composita e curiosa. Il mondo della notte è stato mio complice con le sue atmosfere rarefatte e a volte morbose.

Il Principe Maurice nei panni di Giacomo Casanova – Foto di Marco Bertin

Discendi da un’antica famiglia dell’ aristocrazia veneto-napoletana. Qual è il tratto più nobile presente in te?

La mia famiglia mi ha trasmesso valori fondamentali quali la libertà, la dignità e l’amore. Non ho avuto un’educazione “borghese” legata al patrimonio e all’ostentazione. Credo che il tratto più riconoscibile sia una naturale eleganza del gesto e del linguaggio e la grande sensibilità verso la Bellezza.

Da bancario a star del “Night Theater Show”. Perché hai scelto la notte e cosa rappresenta, la notte, per te?

Fin da bambino la notte per me significava magia. Non ho mai avuto paura del buio e in vacanza mi si lasciava sveglio a fantasticare. Leggere e suonare di notte ha un altro sapore. Quando crei atmosfere oniriche hai bisogno dell’oscurità. Con le luci di scena hai uno strumento in più per suggestionare e caratterizzare ciò che fai. La notte è complice, è libera e libertina, è una sfida tra eros e thanatos che mi ha sempre intrigato. Infine, è la mia dimensione ideale.

Il Principe Maurice (in total look Issey Miyake e gorgera Swarovski Jorge Santos) e Daniel Didonè immortalati da Daniele Cipriani

Un diploma al Conservatorio con il massimo dei voti, studi di canto, danza e recitazione, mentori prestigiosi come Lindsay Kemp: come si inserisce questo background nel tuo ruolo di anfitrione delle più note discoteche italiane ed internazionali?

La mia preparazione e continua ricerca mi consentono di esprimermi in maniera intensa ed emozionale in un contesto piuttosto tecnologico e impersonale. E’ questa la differenza tra “animazione” e “teatro notturno”. Il mio modo di intervenire è fortemente contaminante e solo con strumenti artisticamente e tecnicamente affinati è possibile elaborare linguaggi che pur molto alternativi e sperimentali riescono a toccare le corde sensibili di un pubblico non abituato a queste atmosfere. La possibilità di avere Maestri straordinari è stata una grande fortuna.

Hai dichiarato di essere stato fortemente ispirato da Klaus Nomi. Che tipo di influenza ha esercitato sulla tua traiettoria artistica?

Klaus Nomi, con la sua voce incredibile e la sua presenza scenica drammatica e grottesca al tempo stesso, è per me un punto di riferimento proprio per quella sua unicità nel proporre, in particolare, la musica barocca in modo nuovo e godibile anche dal mondo “pop”. E’ esattamente quello che cerco di fare io nell’ambiente “techno”. Non l’ho mai incontrato personalmente ma quando l’ho scoperto è diventato il mio modello assoluto. L’altro mio grande mentore è stato Lindsay Kemp, con lui ho studiato e praticato la magica arte della pantomima moderna.

Il Principe Maurice con Grace Jones al Gran Ballo della Cavalchina del Teatro La Fenice (Carnevale di Venezia 2009)

Il Carnevale di Venezia ti ha visto, per anni, nei panni di un Giacomo Casanova poi proclamato maschera ufficiale della kermesse. Cosa ti affascina, del grande seduttore veneziano?

Giacomo Casanova è il testimone più autentico del modus vivendi del suo secolo, il mio preferito, il ‘700. Ha creato il mito di se stesso con la sua esistenza fatta di avventure di ogni genere e di grande curiosità intellettuale. In lui riconosco i miei tre valori fondamentali: la libertà, la dignità e l’amore. Non è tanto il celeberrimo libertino che mi intriga quanto il temerario, iperbolico, adorabile cialtrone ma anche autentico e libero “illuminato” che vive in maniera così intensa e libera una vita esaltante e tribolata a cavallo di cambiamenti radicali che lo vedono rifugiarsi nelle sue memorie per non soccombere. Ho perorato personalmente la sua “elezione” a nuova Maschera (“Il Casanova”) della Commedia dell’Arte codificando il personaggio e dandogli un cliché di immagine con il noto costumista Stefano Nicolao. Un modo per renderlo immortale attraverso il Teatro.

A Grace Jones ti lega una collaborazione di lunga data. Com’è scattata l’ alchimia tra di voi?

Conosco Grace da 35 anni. Ero ragazzino la prima volta che l’ho incontrata a Milano in una festa per la Settimana della Moda. E’ stato un colpo di fulmine e in lei ho subito intuito la personalità straordinaria oltre a subirne il fascino totale. Anche lei si è sentita immediatamente in sintonia con me intuendo qualità che nemmeno io conoscevo e che ho scoperto e migliorato proprio grazie alla nostra frequentazione. Per un periodo siamo stati anche “fidanzati”, ma sapevamo bene che l’Amicizia ha più durata e quindi il nostro rapporto si è tarato in quel senso. Godere della sua fiducia al punto da invitarmi sul palco della Royal Albert Hall in concerto all’improvviso per ballare “Libertango” chiamandomi dal pubblico dà il senso della confidenza e della complicità che nel tempo si è creata tra di noi. La considero come una componente della mia famiglia e la cosa è ricambiata. Basti pensare che quando si è esibita al Giubileo di Diamante della Regina Elisabetta II d’Inghilterra, avendo a disposizione pochi e preziosi inviti ufficiali e personali, mi ha fatto recapitare da Buckingham Palace il mio facendomi un regalo indimenticabile. Abbiamo troppo poco spazio qui per poter spiegare cosa significa per me questo rapporto così speciale e completo.

La locandina di “Principe Maurice #Tribute” di Daniele Sartori

“Principe Maurice #Tribute” è il titolo del docufilm che ti ha dedicato il regista Daniele Sartori: ce ne vuoi parlare?

Daniele Sartori, amico veneziano che ho conosciuto quando da ragazzo frequentava il Cocoricò ed era già mio fan, è un regista di grande talento che ha ricevuto riconoscimenti internazionali per i suoi corti rivolti in particolare alla cultura Queer. Mi chiese tempo fa di fare un cameo in un suo lavoro importante e ne scoprii l’originalità e bravura. Quando mi ha proposto di seguirmi per un certo periodo in modo da realizzare un docufilm su di me ne sono rimasto colpito e ho risposto subito si. In lui riconosco la capacità di esprimersi con diverse tecniche mantenendo il filo del racconto, un po’ come Kubrick, quindi il più adatto a rappresentare le mie tante personalità. Così è stato: Principe Maurice # Tribute è un insieme di corti, tre di video arte e altri di reportage, molto diversi tra loro e  legati da un’intervista in cui spiego il mio percorso artistico ed esistenziale entrando anche nell’intimo… c’è un omaggio a Klaus Nomi ed uno a Lindsay Kemp. Il mediometraggio che dura circa 50 minuti ed ha una colonna sonora originale elaborata da me con i mitici Datura, ha già fatto il giro di Festival di Cinema quali Firenze, Torino, Milano, Venezia e l’ultima proiezione prima della distribuzione è al Cinepalace di Riccione, dove tutto è nato, ad inaugurare una rassegna di Cinema d’Essai (3 ottobre) voluta dal patron Massimiliano Gometti in collaborazione con l’Assessorato alla Cultura.

Le lenti bianche e la Piramide del Cocoricò sono gli emblemi a cui la mia generazione associa, da sempre, il Principe Maurice. Se ne dovessi indicare un terzo ai “posteri”, quale sarebbe?

La “contaminazione”, una parola che amo e che è stata anche il titolo della mia prima esperienza radiofonica su Radio Capital nel ’94.

Il Principe Maurice in un look di Vivienne Westwood

“Last, but not least”: in VALIUM il focus sul fashion è preponderante. Che rapporto hai con la moda o con lo stile in generale?

Lo stile è più importante della moda, me lo hanno insegnato Grace Jones e David Bowie, che pure ho avuto il privilegio di frequentare per un po’… Ci sono stilisti straordinari che nelle loro collezioni mettono capi, magari   poi nemmeno in produzione, che se riesco ad accaparrarmi (quasi sempre) entrano nel mio repertorio di costumi. Tra questi, oltre ad outfit fatti apposta per me dal mio compagno (scomparso prematuramente 8 anni fa ma sempre nel mio cuore) Pierluigi Voltolina ho parecchi pezzi di Issey Miyake, Jean Paul Gaultier, Thierry Mugler, Martin Margiela, Vivienne Westwood, Alexander McQueen, John Galliano e tanti abiti di scena autenticamente teatrali e anche antichi che “contamino”, appunto, con accessori particolari spesso fatti su mio disegno. In ogni caso la Moda è sempre più Teatro e segno dei tempi, quindi a modo suo Arte.

Photo courtesy of Maurizio Agosti