Nella nebbia luminosa del mattino
la casa dolcemente indietreggia e s’appanna;
si piegan sullo stelo, nel giardino,
dolci fiori di spuma e di manna.
(tratta da “Il quaderno dei sogni e delle stelle”, 1924)
Il blog di Silvia Ragni
Il bello del giardinaggio: le mani nello sporco, la testa baciata dal sole, il cuore vicino alla natura. Coltivare un giardino non significa nutrire solo il corpo, ma anche l’anima.
(Alfred Austin)
Maggio è il mese ideale per immergersi negli scenari da sogno che offre la natura. Uno di questi è senz’altro il giardino, ma un giardino molto particolare: il Cottage Garden tipicamente inglese. Ricordate l’articolo sulle Cotswolds che ho pubblicato due anni fa per la serie “Il luogo”? (potete rintracciarlo qui) Bene. In quelle zone, situate nel cuore dell’Inghilterra, potete ammirare molteplici esempi di Cottage Garden, il giardino che circonda i tradizionali cottage locali. Ma quali sono le sue caratteristiche? Innanzitutto, quella di affiancare gli ortaggi e gli alberi da frutto alle più disparate specie floreali. Non dimentichiamo che il Cottage Garden è un giardino di campagna, tenuto cioè a soddisfare requisiti in linea con le esigenze agresti. Potremmo quindi definirlo felicemente un “ibrido”, un po’ orto e un po’ giardino: nemmeno un briciolo del suo fascino ne verrà intaccato. Le sue radici affondano nell’800, quando il giardinaggio si tramutò in un’autentica passione per i cittadini d’Oltremanica. Anteriormente a quel periodo le case coloniche erano dotate di un “kitchen garden”, un orto sul retro circondato da alte mura; quel piccolo spazio si tramutò in un giardino in seguito all’ internazionalizzazione del commercio di frutta e verdura. Le piante e i fiori venivano scrupolosamente selezionati dalla padrona di casa, che valutava il loro potenziale ornamentale: la cura del giardino cominciò ad incarnare uno stile di vita che si impose definitivamente durante l’età vittoriana.
La seconda particolarità di un Cottage Garden è che è un giardino “in stile libero”: fiori, arbusti, bulbi, piante rampicanti, perenni e annuali compongono un variopinto mix. Questa varietà è uno dei suoi punti di forza, perchè risulta di straordinario impatto visivo. Ne mette in risalto, inoltre, la meraviglia e l’estro, che combina il verde con i più vivaci colori.
Per creare un Cottage Garden da sogno, andrebbero tenuti presenti questi aggettivi: idilliaco, romantico, campestre. La mescolanza di specie vegetali è il suo tratto distintivo, ma va realizzata in modo armonico. E soprattutto ragionato, tenendo conto dei bisogni delle piante; la corretta esposizione solare per esempio, o l’ideale tipologia di terreno. Il Cottage Garden è delimitato da uno steccato che, volendo, può essere tinteggiato con dei bei colori. La combinazione di piante e fiori dovrebbe essere attentamente ponderata anche dal punto di vista cromatico: alcune tonalità danno il meglio di sè, se abbinate tra loro. Per quanto riguarda i fiori, un valore aggiunto è costituito dal profumo. Tutto ciò che è insolito, stravagante e originale dona una marcia in più al giardino; gli archi di fiori, i pergolati, una fontana laddove non ce l’aspetteremmo catturano e deliziano l’occhio. Non è raro che, nei Cottage Garden più ampi, siano presenti dei corsi d’acqua o degli stagni che esaltano la meraviglia del luogo. Molto importanti sono anche i percorsi, i sentieri che attraversano lo spazio verde: solitamente si presentano sinuosi e si inoltrano con suggestività nella vegetazione. Un must assoluto è la presenza di rose rampicanti che decorano la facciata del cottage. Naturalmente, la cura riposta nella creazione di questa magnifica area deve risultare invisibile. Il Cottage Garden, oltre che alla natura, è un’ode alla naturalezza e alla spontaneità.
Quali piante e fiori scegliere, concretamente, per ornare il giardino di un cottage? Il mood rurale che lo pervade ci impone innanzitutto di includere dei fiori di campo: via libera all’aster, all’echinacea e all’helenium, poichè rievocano la margherita, così come ai papaveri, le campanule, i fiordalisi. Estremamente scenografici risultano il geranio, il garofano, l’achillea, l’alcea rosea; l’apice del fascino viene raggiunto però dalle rose, sia arbustive che rampicanti, insieme alle ortensie e alle peonie. I bulbi non mancano mai, nel Cottage Garden: predominano i muscari, i crocus, i narcisi, i tulipani, e abbondano le dalie e i gladioli.
Oltre che alle rose, nel Cottage Garden troviamo rampicanti splendidi come il glicine, il gelsomino, l’edera, la bignonia. Il girasole, la bocca di leone e l’anemone, il “fiore del vento”, donano un tocco di colore in più. La lavanda rapisce l’olfatto con il suo straordinario profumo. Tra le piante arbustive figurano invece il lillà, l’abelia e il rododendro.
Gli alberi presenti con maggior frequenza sono la magnolia, il pero e il melo, particolarmente sfarzosi quando sono in fiore.
Foto via Unsplash
” La Toscana è bella d’autunno. Puoi camminare lungo sentieri che hanno il profumo dei funghi e delle ginestre, ascoltare le voci del vento che chiama dai poggi orlati di cipressi e di abeti, pescare le anguille nei borri dove il torrente rotola sui sassi scivolosi di borracina, andare a caccia di lepri e di fagiani nelle macchie di erica rossa, ed è tempo di vendemmia, l’ uva si gonfia violetta tra i pampini fitti, i fichi pendono dolci dai rami che fremono di fringuelli e di allodole, nei boschi le foglie si accendono di giallo e di arancione bruciando il monotono verde d’estate. Se ti senti stanco di te stesso e hai bisogno di ritrovare te stesso, lavarti dei dubbi, non c’è posto migliore della Toscana d’autunno: andiamo in Toscana, ti dissi. Venisti, e la vecchia casa sulla collina non era mai stata incantevole come quell’ autunno. L’ edera l’ aveva fasciata in fiammate di rosso che si arrampicavano fino alle finestre del secondo piano e ai merli della torretta, i rosai erano inaspettatamente sbocciati in un tripudio primaverile, e così il glicine che dalla ringhiera della terrazza prorompeva in cascate di tenero azzurro. Era fiorito anche il corbezzolo dinanzi alla cappella, bacche di porpora su cui i merli si gettavano ingordi, e nella vasca le ninfee galleggiavano bianche, superbe. Tu però vi gettasti un’ occhiata di indifferenza e poi ti confinasti in una reclusione che escludeva ogni interesse o curiosità. Per giorni e giorni non uscisti quasi mai. Non ti inoltrasti mai tra i filari di viti per cogliere un chicco d’uva, non ti recasti mai nel bosco per respirare l’aria odorosa di ginestre e ammirare il paesaggio dalla cima del crinale. Solo una volta ti spingesti trenta metri oltre il cancello per scoprire, sorpreso, che le castagne maturano dentro un involucro irto di aculei e le noci dentro una buccia chiamata mallo, e un’ altra scendesti in giardino per notare con raccapriccio che nella vasca delle ninfee c’erano i pesci e per chiedere se nella cappella c’erano i morti. “
Oriana Fallaci, da “Un uomo”
Annotatevi data e luogo perchè l’evento è imperdibile: venerdì 27 Maggio la Contessa Pinina Garavaglia si esibirà live, insieme a Dj Panda e a Ricci Jr, nello splendido Le Jardin au Bord du Lac all’ Idroscalo di Milano. In questa suggestiva open-air disco fronte lago, immersa in un parco costellato da alberi e fiori di svariate specie, la Contessa e i due dj di fama internazionale daranno vita a una serata ispirata al format di Diamonds Infusion Power, il Poetry Show che Pinina Garavaglia propone sulle frequenze di Radio RBS all’ una di ogni secondo e quarto venerdì del mese. L’ intento è quello di coinvolgere il pubblico (inteso come pubblico in carne ed ossa) nella magia di un appuntamento in cui la potenza della techno si fonde con il lirismo dei sonetti declamati – oltre che ideati – dalla Contessa Garavaglia stessa. Lo show dell’ Infusione, d’altronde, si avvale di una formula di intrattenimento artistico che ha sempre riscosso un enorme successo presso i fan della “nobildonna rock”.
La Contessa Pinina Garavaglia
La sfida, ora, è quella di realizzarlo live dedicandolo a un pubblico ampio e variegato: verranno introdotte alcune novità, ma il fulcro della performance rimarrà inviariato. Con il valore aggiunto che un’atmosfera intrisa di pathos, fascino e bellezza, data la lussureggiante ambientazione, potrà apportare. Le Jardin au Bord du Lac è indubbiamente lo scenario ideale per un simile evento. Il giardino rigoglioso, la mondanità e il sound di alto livello caratterizzano una location dove, nelle calde giornate estive, la magia comincia ad aleggiare dal tramonto in poi. Non è un caso che le serate a Le Jardin abbiano inizio alle 19.00: godersi il rito dell’ aperitivo, cenare o scatenarsi nelle danze, domani, sarà un’ esperienza del tutto unica in attesa della fatata esibizione della Contessa e dei suoi fidi Dj. Se vi sarà impossibile partecipare al Poetry Show, non è detto che non abbiate altre opportunità: magari Diamonds si affezionerà alla sua dimensione live e andrà ad arricchire il palinsesto dei club più prestigiosi d’Italia. Teniamo le dita incrociate…
Uno scorcio di Le Jardin au Bord du Lac all’ Idroscalo di Milano
Un luogo? All’ aria aperta. Che sia nel dehors di un bar o di un locale, in giardino, in un prato, in campagna, di fronte al mare…E’ ora di ricominciare a vivere assaporando le atmosfere frizzanti dell’ Estate in arrivo. E di ripristinare, rigorosamente, il rito dell’ aperitivo troppo a lungo abbandonato giocoforza: potete immaginare qualcosa di meglio, a fine giornata, di un buon drink affacciato sui magnifici tramonti di Giugno? Rappresenta una pausa, o sarebbe più appropriato dire un rituale, all’ insegna della convivialità e del relax “vivace”, quello fatto di chiacchiere, sorrisi e risate liberatorie; momenti che si incastrano mirabilmente nella cornice di una Primavera che presto lascerà spazio alla magia ed alla suggestività del Solstizio d’Estate. La riapertura generale ci sta dando la possibilità di godere delle prime serate di aria tiepida, con i capelli scompigliati da una leggera brezza e il viavai cittadino che non si arresta neppure alle fatidiche otto di sera: anzi, semmai è proprio a quell’ ora che le vie e le piazze cominciano a brulicare di vita. Personalmente, il mio “all’ aria aperta” è sinonimo di “a contatto con la natura”. Perchè non mi stancherò mai di stupirmi davanti alla sua meraviglia, di riscoprirla ogni volta, di ammirare fin nei minimi dettagli la sua perfezione. Come disse William Shakespeare, ” E questa nostra vita, via dalla folla, trova lingue negli alberi, libri nei ruscelli, prediche nelle pietre, e ovunque il bene.”: chi mi conosce sa che, non a caso, sono una delle sue più grandi ammiratrici…
Pensate a un luogo fatato, completamente immerso nella natura. Un luogo dove il verde inghiotte lo sguardo, intervallato dal rosa, dal lilla e dal bianco degli alberi in fiore. Corsi e specchi d’acqua si incastonano tra la vegetazione, riflettono torri solenni e resti di antiche dimore, mentre ovunque è un autentico tripudio floreale: magnolie decidue, rose, ortensie rampicanti, glicini, iris palustri, narcisi, ciclamini e moltissime altre specie sono alternate alle ninfee che galleggiano sotto piccole cascate. Su questo paradiso regna il silenzio, spezzato solo dal canto dei volatili, e l’atmosfera che si respira è secolare e intrisa di magia. Un sogno? Niente affatto. Il luogo appena descritto esiste davvero: è il Giardino di Ninfa, Monumento Naturale situato a Cisterna di Latina. Per darvi un’idea della sua magnificenza, basta dire che il New York Times l’ha definito il più bel giardino al mondo. La storia che Ninfa ha alle spalle è antichissima e travagliata. Nell’ età classica, il suo nome era stato dato a un piccolo tempio dedicato alle Ninfe che si ergeva sul lago, ma in epoca romana designava già un villaggio che viveva prevalentemente di agricoltura. A determinare i suoi avventurosi trascorsi fu la strategica posizione geografica in cui Ninfa era collocata: inserita nel vasto territorio denominato Campagna e Marittima, nell’ VIII secolo fu transitatissima poichè la via Pedemontana che si snodava nei suoi paraggi permetteva di raggiungere il Sud senza passare per la via Appia e la via Severiana, allora sommerse dalle Paludi Pontine. A quei tempi, Ninfa apparteneva allo Stato Pontificio. Divenuta un importante centro urbano, ricco di risorse e superbo architettonicamente, nel X secolo iniziò l’ alternanza governativa che la caratterizzò sempre. Al predominio dei vari Papi si succedette quello di dinastie aristocratiche come i Conti di Tuscolo, i Frangipane, gli Annibaldi, i Colonna; nel frattempo, la rilevanza di Ninfa si accresceva sia dal punto di vista economico, che politico e di struttura urbana: tra il 1100 e il 1200 furono costruiti un castello e delle mura difensive.
Nel 1294, Benedetto Caetani fu nominato Papa con il nome di Bonifacio VIII e quattro anni dopo, per suo nipote Pietro, acquistò Ninfa e dintorni al costo di 200.000 fiorini. Per la cittadina cominciò il periodo di massimo splendore. Vennero edificati mulini, ospedali, una torre, un gran numero di chiese e di botteghe, le mura e il castello furono ingranditi e rinforzati. A quell’ epoca ebbe inizio il legame tra Ninfa e i Caetani, un rapporto millenario che, tra innumerevoli vicissitudini, durò fino al XX secolo. Per fare una sintesi, potremmo citare alcune date chiave: nel 1382, in seguito al Grande Scisma, Ninfa venne saccheggiata e rasa al suolo dalle truppe che appoggiavano l’antipapa. Tutti i suoi abitanti fuggirono, condizionati anche dalla malaria diffusasi nelle vicine paludi, e persino le chiese rimaste attive vennero abbandonate poco a poco. I Caetani si trasferirono a Roma. Nel 1500, tuttavia, il Cardinale Niccolò III Caetani volle riscoprire le meraviglie naturali di Ninfa e della sua zona. Esaltò quello splendore attraverso un “hortus conclusus” delimitato dalle mura, un “giardino delle delizie” che conteneva un’ incredibile varietà di agrumi, e la sua opera fu portata avanti dal Duca Francesco IV durante il secolo successivo. Il giardino venne impreziosito da fontane e vene d’acqua sorgiva, ma la permanenza del Duca non durò a lungo a causa della malaria.
I Caetani tornarono a Ninfa solo sul finire dell’ Ottocento. La stupefacente bellezza del luogo, d’altronde, non poteva passare inosservata: fu così che – nel 1920 – Ada Bootle Wilbraham, moglie di Onoraro Caetani, ripristinò l’idea del giardino. Insieme ai suoi figli Gelasio e Roffredo creò un magnifico “English garden”, stabilendo a Ninfa la residenza di campagna della famiglia. Numerose opere vennero realizzate, come la bonifica delle paludi circostanti e la scerbatura dei ruderi, il palazzo baronale fu restaurato e tramutato in una signorile dimora. In questo periodo il giardino si arricchì di un’ ampia gamma di vegetazione. Roseti mozzafiato ma anche lecci, cipressi, faggi accrebbero il suo appeal naturale, specie botaniche provenienti dall’ estero proliferarono grazie all’ umidità apportata dal fiume.
Negli anni ’30 del ‘900 fu l’ intellettuale, collezionista d’arte e mecenate Marguerite Chapin, moglie di Roffredo Caetani, a impreziosire il giardino di nuovi arbusti. A quell’ epoca, inoltre, Ninfa divenne un luogo di ritrovo per letterati e artisti di rilievo: nomi del calibro di Gabriele D’Annunzio, Boris Pasternak e molti altri ancora, associati perlopiù alle riviste letterarie “Commerce” e “Botteghe Oscure” fondate dalla Chapin, erano degli habitué del giardino. Persino Benito Mussolini fu ospite di quell’ area delle meraviglie, che visitò nel 1935 durante la bonifica dell’ Agro Pontino. Leila Caetani, figlia di Marguerite e di Roffredo Caetani, fu l’ ultima erede ad occuparsi del giardino e a conferirgli il suo aspetto definitivo. Lo impreziosì scegliendo accuratamente le specie vegetative e floreali, ne accentuò le armonie cromatiche avvalendosi delle sue competenze pittoriche, evitò ogni tipo di sostanza inquinante. Rose rampicanti, pruni e magnolie stellate davano vita ad autentici angoli di incanto, mentre il “Rock Garden” che Leila realizzò incastonava piante e fiori tra le rovine rocciose delle mura di cinta.
Donna Leila, che visse stabilmente a Ninfa dal 1940 in poi, era un’artista e adorava dipingere, viaggiare, le letture di giardinaggio. Frequentava abitualmente poeti e i maggiori esponenti del mondo dell’ arte. L’ impronta che ha donato al Giardino è inconfondibile: ne perfezionò la struttura all’ inglese e lo elevò alla meraviglia attuale. Nel 1972, inoltre, istituì la Fondazione Roffredo Caetani a tutela di Ninfa e del Castello di Sermoneta, un’altra proprietà di famiglia. Leila Caetani morì cinque anni dopo. La Fondazione, alla quale intestò il Giardino e il Castello, a tutt’oggi si occupa della gestione di entrambi e di preservare la memoria del Casato Caetani.
Dichiarato Monumento Naturale della Repubblica Italiana nel 2000, il Giardino di Ninfa – che quest’ anno festeggia i suoi “Cento anni di bellezza” – attira migliaia di turisti ogni anno. Qualche numero per raccontarvelo: si estende su una superficie di otto ettari, vanta oltre 1300 piante e 100 specie di uccelli censiti. Entrare nei suoi spazi è addentrarsi in un eden naturale, dove ci si perde con lo sguardo e con la mente. Cascate di glicine esaltano le antiche rovine, ciliegi e meli ornamentali ostentano le loro spettacolari chiome, aceri giapponesi donano un tocco esotico allo scenario…Il colpo d’occhio è stupefacente, di quelli che rimangono impressi sine die. E poi, ho una notizia fresca fresca da darvi: da qualche giorno, nei corsi d’acqua del Giardino galleggiano sei cigni appena nati. La Fondazione coinvolge tutti nella scelta dei loro nomi, che potrete suggerire visitando la pagina Facebook del Giardino di Ninfa. Per rimanere invece aggiornati sulle visite, in via di riattivazione dopo la sospensione dovuta al lockdown, non mancate di seguire i social del Giardino. Ve li elenco qui di seguito, augurandovi di poterlo esplorare prestissimo: è un esperienza decisamente imperdibile.
FACEBOOK: https://www.facebook.com/giardinoninfa
SITO WEB: https://www.frcaetani.it/giardino-di-ninfa/
INSTAGRAM: https://www.instagram.com/giardinodininfa/?hl=it
Foto: Archivio Fondazione Roffredo Caetani/Giardino di Ninfa
Voglia di spazi aperti, di orizzonti sconfinati. Perchè da un mese ci circondano solo quattro mura e perchè la Primavera, con le sue splendide giornate di sole, ci tenta inesorabilmente al di là dei vetri della finestra. Per il momento, quegli spazi possiamo solo sognarli: come farfalle ci libriamo in volo inebriandoci di tutti i colori, di tutti i profumi del creato. Ripercorriamo mentalmente la vastità di un prato fiorito, di una spiaggia sull’ oceano o di un campo di lavanda. Il nostro è un viaggio onirico che ci permette di guardare alla natura con nuovi occhi, assaporando la meraviglia di ciò che ci circonda. Poi, una volta raggiunto il mare, decidiamo di concludere il percorso: e proprio lì, dove lo sguardo ingloba acqua e cielo nello stesso azzurro etereo, veniamo invasi da un sentimento quasi mistico. Perchè, come disse Victor Hugo, “L’ orizzonte è la linea che sottolinea l’infinito”. E di infinito – soprattutto in questi giorni – abbiamo tutti un estremo bisogno.
IL GIARDINO
Il giardino (per chi ne ha uno) è lo spazio aperto al momento più abbordabile, più a portata di mano. In Primavera, inoltre, diventa magico: i fiori sbocciano l’uno dopo l’altro e nell’aria si diffonde il loro profumo. E’ il nostro giardino segreto, sia in senso metaforico che letterale. Un angolo d’incanto dove ci rifugiamo in cerca di bellezza e di conforto.
UNA DISTESA DI MARGHERITE
Quando arriva la Primavera, sono le margherite ad annunciarcelo. Simbolo di purezza e di semplicità, la margherita, anticamente, era il fiore che le giovani preferivano intrecciarsi tra i capelli, mentre se veniva ricevuta in dono denotava una devozione incondizionata. Le distese di margherite nei prati, nei parchi e nei giardini pubblici rientrano tra i ricordi d’infanzia che quasi ognuno di noi associa alla bella stagione.
UN PRATO FIORITO
Pensatelo mentre siete circondati dal silenzio: vi sembrerà di ascoltare il soffio di una leggera brezza e il ronzio delle api. Nel frattempo, perderete lo sguardo nella sua straordinaria varietà di colori. Un prato fiorito è lo spazio che si affaccia direttamente sul sogno, un’area eterea dove il tempo sembra sospeso e i passi avanzano leggeri, quasi impalpabili. In luoghi come questo, realizziamo che la natura non cessa mai di stupirci con il suo splendore mozzafiato.
IL BOSCO
E’ uno spazio aperto, ma fitto di alberi che accentuano il suo mistero. Non è un caso che il bosco sia, da sempre, il luogo in cui vengono ambientate le fiabe. Inoltrarsi nei suoi sentieri, nelle sue radure, è penetrare in una dimensione dove le coordinate di tempo si azzerano e fantasia e realtà si intrecciano immancabilmente. Perchè chi si addentra in un bosco, oltre a percorrere uno spazio fisico, compie un viaggio all’ interno di se stesso.
UN CAMPO DI LAVANDA
Ma sì, viaggiamo con la mente anche oltre confine…Ed approdiamo in Provenza, dove resteremo a bocca aperta davanti ai campi di lavanda in fiore. Sconfinate distese viola ci inebrieranno con il loro profumo inconfondibile, una vegetazione rigogliosa e il cielo azzurro provenzale ci trasporteranno in una realtà paradisiaca. Se poi – concretamente parlando, quando la fine dell’ emergenza lo permetterà – deciderete di raggiungere questa meta a Luglio o Agosto, dopo la raccolta del fiore, verrete presi nel vortice di Feste della Lavanda pittoresche e iper suggestive.
IL DESERTO
“The desert, a universe in one body”, recitano i versi di una poesia di Jim Morrison. Il deserto è uno spazio apparentemente infinito, dove si succedono solo dune e il silenzio ci mette in contatto con noi stessi. Colpiscono i suoi colori incredibili, che cambiano a seconda del vento e della luce, e fenomeni come il tramonto possiedono un fascino irresistibile. Affrontare il deserto è fare piazza pulita del superfluo e tornare all’ essenziale. E’ rimanere incantati mentre la notte scende e, all’ improvviso, posa su di noi il suo manto di stelle.
UNA MIRIADE DI CILIEGI IN FIORE
Nel nostro tour sulle ali della fantasia non possiamo mancare di fare tappa nel Sol Levante, dove i ciliegi in fiore adornano il paesaggio come tante nuvole rosa. La fioritura dei ciliegi è un evento talmente atteso da aver originato il rito dell’ Hanami, letteralmente “ammirare i fiori”: i sakura si contemplano come in estasi. Sotto le loro fronde si ascolta musica, si organizzano picnic e si discute amabilmente, con la leggerezza tipica del risveglio primaverile.
LE MONTAGNE INNEVATE
Siamo quasi alla metà di Aprile, ma le catene montuose più imponenti sono ancora innevate. Osservare il panorama dalle alte vette ci riporta un po’ di magia invernale, quando l’aria è frizzante e predomina il candore. Esplorare questi luoghi è addentrarsi nelle leggende di montagna: gnomi, fate, streghe e ninfe dei laghi potrebbero manifestarsi ad ogni passo, tra i boschi di conifere e sentieri nascosti. D’altronde, uno scenario così spettacolare non è forse un incantesimo di per sè?
UNA SPIAGGIA TROPICALE
La sabbia è finissima, bianca, bollente. La spiaggia, talmente ampia da confondersi con il mare. E’ così che immaginiamo un litorale tropicale. Sole à gogo, piedi nudi e libertà totale sono un invito alla vita selvaggia, completamente a contatto con la natura: una pausa necessaria, di tanto in tanto. Anche solo per staccare.
IL MARE
Ed eccoci al capolinea del nostro percorso: il mare, lo spazio illimitato per eccellenza. Arriviamo al tramonto, quando il sole tinge il cielo di meravigliosi colori e il silenzio viene rotto solo dallo stridio dei gabbiani. Le onde si infrangono ritmicamente sulla riva, qualche barca veleggia in lontananza. Il mare non ha confini: guardi all’ orizzonte e trovi l’infinito. Da bambini ci incantavamo ad ammirarlo, e provavamo a immaginare cosa ci fosse al di là di quell’ enorme distesa d’acqua. Oggi preferiamo lasciare la risposta alla fantasia, o più semplicemente pensiamo – come lo penso anch’io – che contemplare l’immensità del mare sia una pratica perfetta per sentirsi in totale armonia con il cosmo.
Foto dei ciliegi in fiore: Kakidai / CC BY-SA (https://creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0)
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