Speciale “Il Luogo”: 5 città fiabesche da visitare a Natale

 

“A Natale tutte le strade conducono a casa.”

(Marjorie Holmes)

Eh, già, a Natale tutte le strade conducono a casa; il calore familiare è un elemento imprescindibile della festa più amata dell’anno. Eppure, non è raro che si desideri conoscere, esplorare altri modi di vivere la Natività, immergersi in atmosfere natalizie mai assaporate prima d’ora. Quale idea migliore, dunque, di un viaggio nei luoghi dove le festività assumono un aspetto fiabesco e sommamente magico? In diverse città europee, Natale è una ricorrenza incantata: palazzi che sembrano usciti da un racconto dei fratelli Grimm, mercatini affollatissimi, fiocchi di neve vorticosi e viuzze impregnate di storia si fondono con un caleidoscopio di luci e di colori. Vi propongo cinque capitali del Vecchio Continente dove potrete godervi appieno lo spirito del Natale: Amburgo, Praga, Salisburgo, Stoccolma e Strasburgo (in ordine rigorosamente alfabetico). Avete già fatto le valigie? Oggi le visiteremo insieme.

 

Amburgo

 

In Germania esistono delle vere e proprie “città del Natale”: Amburgo è una di queste. Basti pensare alla tradizione dei mercatini, che ha radici antichissime; il mercatino natalizio dello Striezelmarkt, a Dresda, è stato il primo al mondo ad essere definito tale. Nella cosiddetta “città sull’acqua”, il fiume Elba costituisce uno scenario di primaria importanza. Gli alberi di Natale galleggianti sono la norma, scintillanti luminarie lampeggiano sui moli  e sulle banchine del porto, l’Elbphilarmonie (Filarmonica dell’Elba), simile a una gigantesca onda in vetro, sprigiona bagliori cristallini. Anche il Rickmer Rickmers, uno splendido veliero del 1896 adibito a museo, si veste a festa, creando un suggestivo gioco di luci nel quartiere St.Pauli. In questo rione potete visitare uno degli incantevoli mercatini natalizi di Amburgo, ricco di eccellenze alimentari. La città, di mercatini, ne ospita più d’una trentina: è d’obbligo raggiungere quello di Piazza del Municipio, dai connotati di un’antica fiaba, per scoprire le meraviglie dell’artigianato locale e le prelibatezze gastronomiche stagionali. L’albero di Natale sul lago di Alster, che riflette le sue luci abbaglianti sullo specchio d’acqua, è un altro imperdibile must-see insieme al quartiere di Neuer Wall, incorniciato dai canali della zona nord di Amburgo; qui è possibile dedicarsi allo shopping di lusso tra miriadi di ghirlande, luminarie e addobbi.

 

 

Praga

 

Con le sue guglie gotiche e i suoi splendidi edifici, costruiti nei più disparati stili architettonici, Praga a Natale raggiunge il picco della suggestività. Anche perchè il freddo è intenso, e nevica spessissimo: il centro storico, di conseguenza, appare ancora più magico quando è ammantato di neve. Le viuzze acciottolate sono costeggiate di caffè e di lampioni a gas che generano un’atmosfera d’altri tempi. I mercatini rappresentano un punto di forza della Praga natalizia; quello della Città Vecchia, su cui incombe l’Orologio Astronomico Medievale, è il più celebre. Le bancarelle sono disseminate in tutta la piazza, dove regna un imponente albero di Natale, e propongono sia specialità dolciarie tradizionali (tra le altre, i biscotti e i cannoli alla cannella) che eccellenze artigianali locali come i cristalli di Boemia e le famosissime marionette ceche. Altri mercatini da non perdere sono il mercatino delle pulci del Castello di Praga, il mercatino di Piazza Venceslao e il mercato Havel, in puro stile medievale. Nel quartiere del Castello è tassativo visitare il Vicolo dell’Oro: fiabesco e ammantato di neve, era abitato dagli alchimisti della città; lo impreziosiscono antichi lampioni in ferro battuto e un tripudio di decorazioni in vischio sui portoni delle case.

 

 

Salisburgo

 

La Salisburgo natalizia, immancabilmente innevata, è uno splendore naturale e architettonico. La città di Wolfgang Amadeus Mozart concentra in sè tutto lo spirito del Natale. Si comincia a inizio Dicembre con la tradizionale parata dei Krampus, dove sfila un nutrito gruppo di demoni del folklore subalpino: abbiamo già conosciuto Krampus nelle vesti di aiutante di San Nicola; è lui lo spaventoso essere che accompagna il Santo e punisce i bambini cattivi. Il centro storico della città, ricco di palazzi storici, mercatini e antiche chiese, è meravigliosamente decorato e pullula di cantori. Risalta un albero di Natale dalle dimensioni enormi, imponente come il Duomo barocco del XVIII secolo; la spettacolare Residenzplatz, che alterna lo stile barocco a quello medievale, è stata incoronata Patrimonio Mondiale Unesco. La musica è il fiore all’occhiello di Salisburgo e dei suoi dintorni. E’ qui che, la notte di Natale del 1818, fu intonato per la prima volta il canto “Silent Night”: venne eseguito nella suggestiva Cappella di Obendorf, a pochi chilometri da Salisburgo. Visitandola durante la vigilia di Natale, vivrete la magia di una messa a lume di candela che si conclude con il famoso canto. Non mancate, poi, di visitare la casa dove nacque Mozart in Getreidegasse, e la fortezza di Hohensalzburg, un autentico simbolo della città.

 

 

Stoccolma

 

Gli addobbi ornano la città sin dal 13 Novembre: miriadi di luci a LED forgiano angeli, renne e piante tradizionali del Natale. Il nostro tour comincia dal Gamla Stan, la Città Vecchia, un intreccio di viuzze medievali che si aprono su piazzette mozzafiato. Qui si trovano i mercatini più caratteristici, pieni zeppi di delizie dolciarie e gastronomiche tradizionali, decorazioni natalizie e prodotti artigianali come giocattoli, maglioni e oggetti in vetro soffiato. Il glögg, versione scandinava del nostro vin brulé, non manca mai; una regola valida anche per i lussebullar o lussekatter, i tipici dolcetti allo zafferano di Santa Lucia. A Stoccolma, i mercatini natalizi abbondano: vale la pena di scoprirli tutti. Kungsträdgården è molto famoso per la sua pista di pattinaggio sul ghiaccio, mentre il mercatino di Skansen, situato sull’ isola di Djurgården, è quello di dimensioni maggiori nell’intera Svezia. Si trova, appunto, a Skansen, un museo a cielo aperto incentrato sulla storia e la cultura svedese dal 1700 ad oggi. Il mercatino vanta ben 150 bancarelle, o casette, dove è possibile acquistare tipicità gastronomiche e artigianato tradizionale assistendo a coinvolgenti performance folkloristiche.

 

 

Strasburgo

 

Il capoluogo dell’Alsazia, regione francese confinante con la Svizzera e la Germania, vanta tradizioni natalizie risalenti nientemeno che al 1500. Le celebrazioni iniziano già a fine Novembre e proseguono di evento in evento, con la magia che fa da filo conduttore. Le decorazioni, ricche e scintillanti, mozzano il fiato; per quanto riguarda i mercatini, Strasburgo vanta uno dei più antichi al mondo che è anche il più antico della Francia: nato nel XVI secolo, è stato battezzato Christkindelsmärik e si tiene in Place Broglie. Qui potete trovare una vasta gamma di articoli che spazia dall’artigianato tipico alle prelibatezze alimentari; il Christkindelsmärik è anche il mercatino ideale per la scelta dei regali natalizi. L’evento di punta della Natività strasburghese si identifica senz’altro con l’accensione dell’albero di Natale installato in Place Kléber: con i suoi trenta metri, è uno degli alberi di Natale più alti del pianeta. L’albero proviene dai boschi dell’Alsazia e viene addobbato sontuosamente. Secondo una tradizione pluriennale, i benestanti strasburghesi solevano depositare doni per i più poveri ai piedi dell’albero. Attualmente, invece, Place Kléber pullula di bancarelle associate a svariati enti di beneficenza. L’arte gotica che predomina nella piazza, tra lo splendore delle luminarie e degli addobbi, contribuisce a donare al mercatino un’atmosfera di fiaba. A Strasburgo, inoltre, è d’obbligo visitare il quartiere Patrimonio Unesco della Petite France, con il tripudio di case a graticcio e di canali della Grande Île, ma se viaggiate nei dintorni non mancate di raggiungere Colmar, una magica città medievale contraddistinta, anch’essa, dalle tipiche costruzioni a graticcio dell’Alsazia.

 

Foto via Unsplash

 

Il luogo: Lanzarote, la “isla diferente” dell’arcipelago delle Canarie

 

Il piacere profondo, ineffabile, che è camminare in questi campi deserti e spazzati dal vento, risalire un pendio difficile e guardare dall’alto il paesaggio nero, scorticato, togliersi la camicia per sentire direttamente sulla pelle l’agitarsi furioso dell’aria, e poi capire che non si può fare nient’altro, l’erba secca, rasente al suolo, freme, le nuvole sfiorano per un attimo le cime dei monti e si allontanano verso il mare, e lo spirito entra in una specie di trance, cresce, si dilata, manca poco che scoppi di felicità. Che altro resta, allora, se non piangere?

(José Saramago)

 

L’estate è in dirittura d’arrivo, ma se già vi manca potete raggiungerla in sole cinque ore di volo. La troverete a Lanzarote, l’isola più a nord-est dell’arcipelago delle Canarie (le altre sono Tenerife, Fuerteventura, Gran Canaria, La Palma, La Gomera, El Hierro e Lobos): situata nell’Oceano Atlantico, dista 125 chilometri dall’ Africa e 1000 chilometri dalla Spagna (della quale fa parte in qualità di Comunità Autonoma). La superficie di 806 km2 la rende la quarta, per dimensioni, di tutto l’arcipelago, mentre a livello di popolosità si colloca al terzo posto dopo Tenerife e Gran Canaria. Eppure, Lanzarote ha ben poco in comune con le altre Isole Canarie. Il suo paesaggio avveniristico è spesso stato definito “lunare”: dire “Lanzarote” equivale a dire vulcani, immense distese di lava, spiagge sconfinate di sabbia nera che si alternano a quelle, bianche o color oro, di stampo tropicale. E poi fitti palmeti, rocce futuribili, montagne imponenti affiancate a pianure di terriccio rossastro, le tradizionali case bianche che si stagliano contro l’azzurro del cielo…Tutto intorno, l’oceano diffonde la sua massa acquosa declinata in moltepici sfumature di blu. I segni particolari dell’isola? Una natura spettacolare, un silenzio sospeso e, non ultimo, un clima gradevole 365 giorni all’anno. Il periodo migliore per visitarla è l’autunno, quando il caldo lascia spazio a temperature miti e il vento invernale è ancora lontano.

 

 

Decretata “riserva della biosfera UNESCO”, Lanzarote vanta oltre cento vulcani distribuiti su una superficie di 800 km2: il risultato è uno scenario dai connotati unici, che combina i suoi tratti lunari con un mare trasparente, i cactus e le palme da cocco. A valorizzare al massimo il paesaggio dell’isola è stato l’architetto e artista César Manrique, nativo di Arrecife, che ha creato opere artistiche ad ampio spettro dove la pittura, l’architettura, la scultura, i murales e le installazioni si integrano armoniosamente con il territorio. Su Manrique e la sua opera bisognerebbe scrivere un articolo apposito. La Fondazione a lui intitolata si trova a cinque chilometri da Arrecife, la capitale di Lanzarote, in località Taro de Tahiche.  Nell’ itinerario che ho intenzione di percorrere, il nome del visionario architetto lanzarotegno ricorrerà spesso, e a pieno merito: il grande amore che nutriva nei confronti dell’isola ha generato l’indissolubile connubio tra turismo, natura e arte che la contraddistingue.

 

 

Una curiosità: sapevate che Lanzarote, nonostante la natura vulcanica del suo suolo, abbonda di vigneti dai quali si ricavano famosissimi vini DOC? La varietà è denominata “Malvasia Vulcanica”. Preparatevi a degustarli, se intendete volare nella “isla diferente”: questo è il soprannome che l’isola si è guadagnata grazie ai suoi paesaggi onirici e incontaminati. Plinio Il Vecchio, tra il 77 e il 78 d.C. , nel suo trattato enciclopedico “Naturalis Historia” identificò le Canarie con il mito delle Isole Fortunate, un luogo idilliaco collocato nell’ Oceano Atlantico. Lanzarote viene definita “Purpura Insula”, “isola viola”, poichè l’economia dell’arcipelago si basava sulla produzione di porpora, garum (una salsa di pesce molto amata dai Romani) e sale, mentre a tutte le altre isole Plinio dà un nome: Tenerife è “Ninguaria”, Fuerteventura “Junonia”, Gran Canaria “Canaria”, La Palma “Junonia Major”, La Gomera “Capraria” e El Hierro “Pluvialia”. Il tratto distintivo paesaggistico di Lanzarote è senz’altro costituito dal suo vulcano, il Timanfaya, una delle cosiddette “Montagne del Fuoco” sparse sull’isola. Era il 1 Settembre del 1730 quando la “isla diferente” venne devastata da un tripudio di eruzioni vulcaniche che stravolsero completamente la sua fisionomia. Oggi il Timanfaya è l’unico vulcano rimasto attivo, ma non si verificano eruzioni da molto tempo. Il vulcano dà anche il nome a un grande Parco Nazionale situato nel sud-est di Lanzarote che comprende i comuni di Tinajo e Yaiza: la statua “El Diablo” di César Manrique è diventata il suo emblema.

 

 

Il Parco Nazionale di Timanfaya è dominato da rocce surreali, coni vulcanici e millenarie distese di lava: uno scenario avveniristico e incontaminato avvolto nel silenzio. Ma è un silenzio eloquente: come se la natura stessa tacesse di fronte a tanta meraviglia. Il Parco, che nel 1993 è entrato a far parte della riserva della biosfera UNESCO, vanta una palette cromatica che spazia dall’ocra al nero, dal marrone al ruggine. E’ possibile visitarlo a piedi addentrandosi lungo due percorsi appositi, oppure in autobus, usufruendo di un tour guidato. Tenete presente che l’accesso viene accuratamente monitorato per preservare l’unicità della flora e della fauna dell’area protetta. Se volete provare l’ebbrezza di una visita “diferente” come l’isola, optate per la groppa di un cammello: a poca distanza dall’ ingresso del Parco potete trovare l’ Echadero de Camellos, che vi offrirà l’opportunità di fare un giro in cammello nella zona delle “Montagne del Fuoco”.

 

 

Ma il suolo vulcanico non è di certo un’esclusiva del Parco: lo troverete in ogni angolo di Lanzarote, persino a livello sotterraneo. Un esempio? La Cueva de los Verdes, un luogo d’incanto nelle viscere della terra. La grotta, circondata da un’aura di leggenda, si è formata in seguito alle eruzioni del vulcano della Corona. A partire dal cratere del vulcano, si snoda per 6 km fino all’oceano e si dirama in oltre 16 cunicoli. Esiste anche un tratto sottomarino, il Tunnel dell’Atlantide, lungo circa 1 km e mezzo. Molti secoli orsono, la Cueva rappresentava un rifugio dai continui assalti dei pirati magrebini: i lanzarotegni, per proteggersi, erano soliti nascondersi nei suoi anfratti. La particolarità della grotta sono i colori, un’alternanza mozzafiato di ocra, verde, nero, grigio e rosso che emerge dall’oscurità delineando sbalorditive formazioni rocciose. Inoltrarsi nelle profondità della Cueva de los Verdes è come avventurarsi in un viaggio onirico nel sottosuolo.

 

 

Arte e natura si fondono nel Jameos del Agua, un capolavoro dell’architetto César Manrique. Manrique ha dato vita a una location naturale in cui risaltano un tunnel vulcanico e un laghetto originato da infiltrazioni di acqua marina. La struttura è unica in quanto a bellezza, una sorta di auditorium incastrato in un prezioso scrigno di formazioni geologiche. La grotta, che risale a 3000 anni fa, è stata generata da un flusso di lava. Accanto ad essa, incastonati tra le rocce, emergono un dancefloor e un bar, mentre il laghetto è circondato da un giardino tropicale. Il laghetto, tra l’altro, ospita nelle sue acque un piccolo crostaceo chiamato “jameito”: completamente bianco e privo della vista, questo animale non è rintracciabile in nessun’ altra parte del mondo.

 

 

Un’altra meraviglia sorta ad opera di César Manrique, l’ultima prima che nel 1992 decedesse in un incidente stradale, è il Jardin de Cactus: si tratta di un’immensa piantagione di cactus che comprende 13 famiglie di piante succulente reperite nei cinque continenti del globo. In totale, conta 4500 cactus appartenenti a 450 specie diverse. Il Jardin, calato in una natura selvaggia, è intriso di una suggestività potente: combina il verde intenso dei cactus con il nero della lava vulcanica e il blu del cielo dando vita ad una splendida armonia cromatica.

 

 

Per omaggiare César Manrique è tassativo visitare anche il Castillo de San José ad Arrecife, la Casa-Museo del Campesino nel cuore dell’isola e la sede della Fondazione intitolata all’artista, ubicata a Tahiche nel bel mezzo di un’antica colata lavica. Ad Harìa potrete invece visitare la Casa-Museo César Manrique, l’abitazione dove l’architetto nato ad Arrecife risiedette fino agli ultimi giorni di vita: è una dimora rustica immersa in un rigoglioso palmeto.

 

Un’opera di César Manrique

Un altro luogo emblematico dell’ intervento dell’artista sull’ isola è il Mirador del Rio, una struttura architettonica particolarissima. Si insinua nella roccia a 474 metri di altezza, sulla vetta del Promontorio di Famara, risultando a malapena percettibile; ma al suo interno è sorprendente. Potremmo definirla un belvedere che offre una vista straordinaria sull’ Isola Graciosa. Affacciato sul mare, vanta due vetrate panoramiche che lasciano senza fiato: Manrique le ideò per riprodurre gli occhi del Mirador.

 

 

Arrecife, la capitale di Lanzarote, è un importante centro commerciale e turistico. Conta circa 60.000 abitanti e il suo nome deriva dal termine “arrecifes”, in spagnolo “scogliere”: come quelle a picco sul mare nelle prossimità della città. Ad Arrecife potete fare shopping, acquistando una miriade di prodotti artigianali locali, ma anche ammirare le specificità paesaggistiche del luogo. Le barriere coralline, ad esempio, o le isolette che, in epoche remotissime, vennero plasmate dai flussi di lava. Non mancate di visitare le numerose fortezze che i lanzarotegni edificarono per difendersi dagli assalti dei pirati. La più antica è il Castillo de San Gabriel, situato su un isolotto chiamato Islote e raggiungibile tramite il Puente de las Bolas, uno scenografico ponte levatoio. Il Castillo de San José, invece, risale al XVIII secolo e dal 1975 ospita il MIAC (Museo Internazionale d’Arte Contemporanea) su iniziativa di César Manrique. Una delle maggiori attrazioni turistiche di Arrecife è poi il Charco de San Ginés, una laguna naturale nel cuore della città. Il Charco è circondato dalle case dei pescatori, e sulle sue sponde è possibile acquistare pesce fresco ogni giorno della settimana.

 

 

A Lanzarote anche i villaggi e i piccoli centri sono ricchi di fascino. Il fatto che siano sorti in un territorio tanto particolare li rende ancora più straordinari. All’ interno del Parco Nazionale di Timanfaya, ad esempio, è situato El Golfo, un borgo fronte mare dove ci si può deliziare il palato con squisiti piatti a base di pesce. A Yaiza si insediarono, secoli orsono, i primi abitanti delle Canarie. E’ una cittadina costruita nel tipico stile dell’ isola e collocata proprio nei paraggi delle eruzioni vulcaniche settecentesche del Timanfaya. Teguise è celebre per lo splendore del suo centro storico, un labirinto di vie acciottolate, e per il mercato della domenica che è un’autentica calamita per i turisti e gli autoctoni. Harìa, ribattezzata la “Valle delle Mille Palme”, vanta un tripudio di palmeti che si alternano alle tradizionali casette bianche lanzarotegne.

 

 

E veniamo alle spiagge, uno degli elementi paesaggistici più apprezzati da chi vola a Lanzarote. Puerto del Carmen, sulla costa orientale dell’ isola, è il principale centro turistico e vanta spiagge di ogni tipo, da quelle di sabbia dorata alle baie (come Playa Chica) pervase da sabbia scura di origine vulcanica. Altre spiagge da non perdere? Playa Famara, nel nord-ovest dell’ isola,  che si snoda per 5 km. Attorniata da imponenti scogliere rosate, è ricca di una sabbia finissima color oro. Qui potrete praticare ogni genere di sport acquatico, dato che Famara è abitualmente sferzata dal vento: surf, windsurf e kitesurf sono l’ideale. El Golfo, nel sud di Lanzarote, è stata originata dalle terribili eruzioni vulcaniche del XVIII secolo. E’ una spiaggia di sabbia nera: il mare si insinua negli antichi crateri. Proprio dietro El Golfo, spicca un grande lago verde (reso tale dalle alghe) dove è assolutamente vietato bagnarsi e persino sfiorarne l’acqua. Il Charco de los Clicos, questo il suo nome, è sorto dallo sprofondamento su se stesso di un millenario vulcano. L’acqua marina riversatasi nel suo cratere ha generato il lago, un must-see per i turisti. Charca de la Novia, sulla costa nord, è molto particolare. La sabbia bianca costeggia il mare azzurrissimo per un chilometro, ma le rocce di lava presenti sul posto fanno sì che, con l’alta marea, si creino specchi d’acqua vulcanici del colore della pece e dall’aspetto avveniristico. Situata nel sud di Lanzarote, Playa Papagayo viene considerata una delle più belle dell’isola. Non è molto distante da un’altra celebre spiaggia, Playa Blanca: questo segmento di costa include infatti una serie di calette separate da superbe scogliere entrate a far parte del Parco Naturale Los Ajaches. La sabbia è bianca, il mare turchese. Le scogliere riparano la spiaggia dal vento e le dimensioni ridotte la rendono immune dal turismo di massa; non è un caso che sia molto frequentata dai nudisti. Da Playa Papagayo, data la poca distanza, partono numerose escursioni per il Parco Nazionale di Timanfaya e la catena montuosa di Los Ajaches.

 

 

Foto via Pexels, Piqsels, Unsplash. Foto del Diablo di Timanfaya di César Manrique: Enric, CC BY-SA 4.0 <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0>, da Wikimedia Commons

 

Il luogo: al Carnevale di Venezia con il Principe Maurice

 

E’ un Carnevale più magico che mai, il Carnevale di Venezia 2023: “Take your Time for the Original Signs” (questo il tema su cui è incentrato)  si ispira ai segni dello Zodiaco e ai quattro elementi naturali – aria, acqua, terra e fuoco – invitandoci a ritrovare la nostra essenza più intima, la nostra unicità, nel luccichio delle costellazioni astrologiche da cui siamo rappresentati. Per addentrarci in questo viaggio nei giorni grassi del Carnevale veneziano, ho scelto una guida d’eccezione. E’ il Principe Maurice, Maestro di Cerimonie oltre che suprema icona della kermesse, una figura talmente rappresentativa da essersi guadagnata la nomina di Ambasciatore Ufficiale del Carnevale di Venezia nel mondo. Chi segue VALIUM lo conosce bene, è a lui che ho dedicato lo spazio “Sulle tracce del Principe Maurice”. Oggi, eccezionalmente, “Il luogo” e la suddetta rubrica si fondono in uno straordinario connubio: esploreremo il Carnevale della perla lagunare insieme al Principe, in uno scoppiettante turbinio di luoghi, eventi e manifestazioni. Giocheremo con i quattro elementi per presentarvi location inedite della Venezia carnascialesca e vi inviteremo ad appuntamenti speciali, come quello che si terrà stasera al Museo Correr

 

Il Principe si esibisce all’ Official Dinner Show “Original Sinners”

 

Il tema del Carnevale di Venezia 2023, “Take your time for the Original Signs”, inneggia allo Zodiaco e ai quattro elementi naturali. Puoi raccontarci qualcosa in più su questo affascinante argomento?

Da parte del Direttore Artistico Massimo Checchetto, che è anche lo scenografo del Teatro La Fenice, c’è stata la volontà di affidarsi all’astrologia, ai segni zodiacali e agli elementi della natura. Ma c’è anche un altro segno che domina sulla città, ed è quello simbolico di San Marco: il Leone sta a testimoniare la potenza e l’indipendenza della Serenissima, mentre l’ispirazione allo zodiaco invita ognuno a reinterpretare liberamente il proprio segno astrologico. Gli straordinari spettacoli dell’Arsenale, ormai un must della produzione, sono invece dedicati ai quattro elementi (acqua, aria, terra e fuoco). Per rappresentarli non potrebbe esistere uno scenario migliore. Il 4 Febbraio, uno scenografico corteo acqueo ha solcato il Canal Grande in pre-apertura del Carnevale, mentre il giorno successivo si è svolta una regata capitanata da una gigantesca pantegana di cartapesta: poco prima di arrivare al ponte di Rialto, il corpo della Pantegana si è spalancato lasciando fuoriuscire miriadi di coriandoli e palloncini colorati. Questo evento ha sostituito il volo della Colombina, perché in Piazza San Marco ci sono dei lavori in corso che non è possibile interrompere. La piazza, comunque, non rappresenta più il fulcro assoluto del Carnevale. Lo spettacolo è diffuso ovunque, soprattutto nei campielli…è uno spettacolo di strada così come lo era in passato. Anticamente, il Doge inaugurava il Carnevale permettendo agli artisti di strada di esibirsi in qualsiasi luogo, ed è quello che succede oggi. E’ un ritorno alle tradizioni più remote, mentre di nuovo e di meraviglioso c’è il Dinner Show ufficiale a Ca’ Vendramin Calergi, “Original Sinners”, ideato e diretto da Antonia Sautter: i segni zodiacali sono evocati in uno splendido corner “astrologico”, ma l’evento è dedicato ai sins e ai sinners, ovvero ai peccati e ai peccatori. Il Concorso della “Maschera più Bella” è ormai quasi completamente virtuale. Le maschere sfilano all’ interno di un’ installazione in Piazza San Marco, dove una piccola telecamera immortala i loro costumi in ogni dettaglio. Le immagini vengono diffuse sui social del Carnevale e votate dal popolo del web, dopodichè una giuria qualificata, composta da Massimo Checchetto e dai prestigiosi atelier veneziani Pietro Longhi, La Bauta, Antonia Sautter e Nicolao Atelier, selezionerà la maschera vincitrice tra quelle che hanno ricevuto più voti. Partecipanti e giuria non hanno più un contatto diretto, credo che sia un residuo dei distanziamenti dell’epoca Covid.

 

 

Quali sono i luoghi chiave in cui si sviluppa il Carnevale?

Il Carnevale è diffuso in tutta la città metropolitana. Si sta dando importanza anche alla terraferma, per coinvolgere – oltre che i turisti – l’intera popolazione. I luoghi chiave sono i campielli principali come l’anno scorso. La mappa è la stessa, il format è lo stesso, però sono stati implementati i teatrini. In Piazza San Marco qualche spettacolo viene fatto, ma si punta a non creare un eccessivo affollamento e i cantieri sono piuttosto ingombranti: per non intasare la piazza, ad esempio, il volo dell’Angelo non è stato effettuato. Personalmente sto frequentando le più tradizionali location veneziane: ho voglia di tornare alle origini. In questo momento mi trovo al Caffè Florian, dove vado tutti i giorni a prendere il caffè. Ho voglia di respirare gli odori, i profumi, l’energia che mi ha sempre donato quel locale, un punto di riferimento assoluto del Carnevale perché in passato gli aristocratici si ritrovavano lì dopo la loro sfilata in costume, “el liston delle maschere”. Sfilavano sulla pavimentazione di Piazza San Marco, lungo una fascia decorata che veniva chiamata il “liston”. Tradizione a parte, a Venezia esistono miriadi di locali. Alcuni hanno aperto da poco e sono molto simpatici, freschi, frizzanti. Quest’ anno in laguna c’è una massiccia presenza di giovani provenienti da tutto il mondo: le nuove generazioni, intrigate dal Carnevale, sono approdate a Venezia per scoprirlo in prima persona. Tra le location più imperdibili, poi, c’è sicuramente l’Arsenale, che da un anno a questa parte ospita spettacoli straordinari. “Original Signs” è uno show grandioso, organizzato sul bacino acqueo, che mette in scena i quattro elementi naturali: terra, acqua, aria, fuoco vengono rappresentati in un’atmosfera magica dove la danza, lo spettacolo e la musica si fondono in un connubio eccezionale. A Ca’ Vendramin Calergi, lo storico Casinò di Venezia (è il più antico al mondo), l’appuntamento serale è con gli “Original Sinners” di Antonia Sautter. La formula è quella del dinner show, però si può anche ballare. In questi spazi incantati mi esibisco nelle vesti di performer e di Maestro di Cerimonie.

 

 

Vorrei segnalarvi un’ ulteriore location, il Museo Correr: con l’ Associazione Internazionale per il Carnevale di Venezia, del quale sono Direttore Artistico, organizziamo eventi di scambio culturale con nazioni di tutto il mondo. E proprio nel Museo Correr oggi si terrà un incontro importante tra la città di Baku, la capitale dell’Azerbaigian, e Venezia. Perché Baku? E’ molto semplice: si trova sulla Via della Seta, la rotta commerciale che congiungeva l’Impero romano con quello cinese. Lo scambio tra Baku e la nostra Associazione va avanti già da qualche anno, ma adesso è improntato alla raffinatezza più squisita. L’ appuntamento, “Profumi e Antichi Merletti sulla Via della Seta”, includerà una visita ufficiale al Centro Studi di Storia del Tessuto, del Costume e del Profumo di Palazzo Mocenigo perché l’azienda sponsor dell’evento ha creato un profumo estremamente pregiato e particolare. Per la sera è prevista invece una cena di gala nella sala da ballo del Museo Correr, l’ex Palazzo Reale voluto da Napoleone. Sarà una soirée esclusiva e dal sapore d’altri tempi, quando gli scambi diplomatici e commerciali venivano sanciti dagli incontri mondani. Nel periodo “Grasso” del Carnevale, comunque, a Venezia si concentra un tripudio di balli e di iniziative.

 

 

Parlaci del tuo ruolo nell’edizione 2023 della kermesse.

Il mio ruolo è sempre lo stesso. Diciamo che sono ormai iconizzato, incorniciato in questo Carnevale. Quando appaio in abiti civili, come in questo momento, vengo riconosciuto e salutato con calore: questo mi gratifica molto. Ho finalmente avuto la possibilità di tornare in Piazza San Marco per presentare le 12 Marie, martedì presenterò la vincitrice che diventerà una sorta di regina del Carnevale. In Piazza San Marco mi sono esibito anche in occasione di un raduno di tutte le associazioni storiche del Carnevale di Venezia, era presente anche la nostra Associazione Internazionale. La mia è stata una piccola improvvisazione di Commedia dell’Arte, un incontro tra Casanova e un’astrologa (“stroega” in veneziano). La storia era buffa: Casanova, in gramaglie perché aveva fatto cilecca la notte precedente, chiedeva a un’astrologa il motivo della sua défaillance. Voleva sapere come mai gli astri si erano accaniti contro di lui. E’ stato un battibecco simpaticissimo: si è scoperto che non c’era nessun problema, Casanova era solo stato vittima della vendetta di un’amante che lo aveva “intorpidito” con una droga a base di bromuro. In sintesi, durante il Carnevale ho la possibilità di esprimermi sia nel ruolo di performer che di Maestro di Cerimonie.

 

Il  Museo Correr

Il Carnevale di Venezia nasce sotto il segno del Leone di San Marco. Che caratteristiche possiede, a tuo parere, di questo segno zodiacale?

Venezia del Leone ha la maestà, e il fatto che sia un leone alato le dà anche quel senso di leggerezza, di sontuosità serena, che potrebbe essere ricollegato all’appellativo di “Serenissima”. Quindi direi che il Leone di San Marco corrisponde esattamente al simbolo del potere di Venezia, all’ imprinting della Serenissima storica. E’ una straordinaria immagine-simbolo: combina la forza e la bellezza del leone con la possibilità di volare sulle ali della fantasia.

 

 

Facciamo un gioco: ti chiedo di abbinare simbolicamente i quattro elementi naturali, uno dei temi portanti del Carnevale 2023, a quattro location veneziane che li rievocano.

Cominciamo con l’Aria. Dove respirare a pieni polmoni l’aria di Carnevale?

Senz’altro a Piazza San Marco. Tutti si danno appuntamento qui. E includo nell’area anche il bacino di San Marco, Riva degli Schiavoni compresa. L’aria del Carnevale, però, puoi respirarla anche di straforo: magari incontri una maschera in una calle stretta e ne rimani inebriato…

 

 

Acqua: citaci una location mozzafiato affacciata sulla laguna.

L’Arsenale. Gli spettacoli si svolgono sul suo bacino acquatico: l’acqua fonde insieme tutti gli elementi naturali ed è l’elemento dominante della città. Segnalo anche il Canal Grande e i vari canali, da esplorare tramite lunghe escursioni in gondola.

 

 

Terra: citaci una location d’eccezione per assaporare i Frutti della Terra, ovvero deliziare il palato

Sant’Erasmo, un’isola a vocazione agricola detta l’”Orto di Venezia”. Lì si assaporano piccole delizie come le “castraùre”, i germogli del carciofo. Ma per godere dei frutti della terra si può anche andare a mangiare alla Trattoria Al Bacan, vicina all’ approdo lagunare dell’isola. E’ un must se si desidera conoscere la cucina tipicamente veneziana.

 

 

Fuoco: citaci la location hot per antonomasia della Venezia carnascialesca.

Il Dinner Show ufficiale del Casinò, che è dedicato al peccato originale. Gli spettacoli sono maliziosi, intriganti e ammiccano a ciò che potrebbe succedere nel dopo-festa, perché “lì non si può”! Quest’anno direi che le fiamme ardono proprio dai nostri peccatori. Ma Venezia è una città talmente magica che il fuoco si può accendere ovunque. Per esempio, con uno sguardo che si intravede dietro la maschera. C’è un’immancabile malizia, dietro ogni maschera. Eros e Thanatos al Carnevale sono sempre presenti. Bruciare di passione, poi, è una bella morte. Non è un caso che sia stata chiamata “la petite mort”…

 

 

Le costellazioni risplendono, e sono visibili, nel cielo notturno. Svelaci una location altrettanto meravigliosa, ma misteriosa e sconosciuta ai più.

Quelle davvero misteriose non sono raccontabili. La location più misteriosa attorno alla quale eventualmente ritrovarsi per carpire quello che è rimasto delle sue energie antiche ed esoteriche è senz’altro la piccola chiesa della Maddalena, piena di simboli massonici e occulti. Entrare non è possibile, ma si può ammirare esteriormente: si trova nel Sestriere di Cannaregio ed è un esempio di architettura neoclassica veneziana. Al suo interno abbondano enigmi che non posso svelare…Il mistero di questa chiesa bellissima, chiusa al pubblico da decenni, ha a che fare con la controversa figura di Maria Maddalena. Mi chiedi se l’ho visitata? Perché vuoi estorcermi segreti impossibili da rivelare? (ride)

 

 

Come concludere il Carnevale in bellezza e soprattutto senza traumi?

La nostra Associazione tradizionalmente organizza un silenzioso corteo in gondola, partendo quasi sempre da Palazzo Pisani Moretta fino ad arrivare in Piazza San Marco. Lì facciamo un grande girotondo a mò di saluto e augurio per ritrovarci tutti l’anno prossimo. Quest’ anno, dopo il girotondo di rito, io mi esibirò in una performance a sorpresa quando la piazza sarà completamente vuota. Il mio sarà un omaggio a questa città, un gesto di ringraziamento per la magia, la gioia, la bellezza, il sogno che continua a regalare a tutti quelli che ci vivono e che vengono a visitarla. Non sarà un evento segreto: semplicemente non lo annuncio, chi c’è c’è e chi non c’è…pazienza!

 

 

 

 

Il luogo: la Finlandia, il Paese più felice al mondo del 2022

 

“La Finlandia vuol essere scoperta, poichè non ha bellezze sgargianti o violente che l’osservatore superficiale possa cogliere così a volo dopo una fuggevole osservazione. Chi giunge in questo paese deve gettare lontano da sé ogni sorta di inquietudine quotidiana, deve aprire ben bene gli occhi e la mente per sentire e comprendere l’anima del paesaggio e le sue nascoste armonie. Così soltanto potrà tornare felice e ricco di impressioni nuove al suo paese.”

(Börje Sandberg)

 

Dopo aver trascorso il Natale a Tallinn, in Estonia, VALIUM torna nel Grande Nord. Stavolta, ci spostiamo ancora più in direzione della Stella Polare: siamo in Finlandia, un Paese dalla superficie totale di 338.424,38 km2 di cui un decimo è occupata da laghi di origine glaciale. La terra del Sole di Mezzanotte, confinante a est con la Russia, a nord con la Norvegia, a ovest con la Svezia e a sud con il Golfo di Finlandia, è un luogo straordinariamente affascinante. Le foreste ricoprono il suo territorio a perdita d’occhio, occupando l’86% del Paese; nella parte più settentrionale, a nord del Circolo Polare Artico, è possibile ammirare fenomeni quali l’aurora boreale. Lì si estende la Lapponia, il cui capoluogo – Rovaniemi – viene considerato la patria di Babbo Natale. Morfologicamente, in terra finnica si alternano monti (basti pensare alla catena dei Monti Scandinavi a nord-est del Paese), tundra (in Lapponia, dove prevale l’allevamento delle renne), fiumi (come l’ Oulujoki e il suo sistema fluviale), laghi (nell’area sud-orientale è situata la celebre Regione dei Laghi), ghiacciai e una costa frastagliata fronteggiata a sud dalle Isole Aland. Il mare che bagna la Finlandia è il mar Baltico e da ciò si evince che il litorale, soprattutto durante l’ Inverno, sia scarsamente praticabile a causa delle acque ghiacciate.

 

 

Ma qual è, esattamente, il motivo che ci ha spinti fino in Finlandia? La risposta è molto semplice: questo Paese, per il quinto anno consecutivo, è stato eletto il più felice al mondo dal World Happiness Report (elaborato dal Sustanaible Development Solutions Network dellONU). Viene quindi spontaneo esaminare le ragioni che hanno determinato la conquista di tale titolo. Cioè: perchè la Finlandia è un Paese felice, e su quali basi si fonda la sua felicità? Lo scopriremo subito insieme.

 

 

Il rapporto del World Happiness Report, innanzitutto, analizza il livello di felicità – dove per “felicità” si intende un’alta qualità della vita –  di un totale di 156 Paesi relativamente al benessere degli autoctoni, e di 117 rispetto a quello degli immigrati. Vengono presi in esame criteri come il reddito, la salute, la sicurezza, l’ istruzione, il funzionamento delle istituzioni e le caratteristiche a cui si associano, ad esempio la fiducia accordata loro dai cittadini, la presenza o meno della corruzione, la libertà di cui gode il Paese. Un parametro molto importante è costituito dall’ inclusività. Tornando a bomba: quali sono le motivazioni che fanno della Finlandia il Paese più felice del globo?

 

 

L’armonia con la natura

Non è difficile immaginare che la natura giochi un ruolo primario nella decisione del World Happiness Report. I finlandesi adorano vivere in armonia con l’ambiente, la sostenibilità e l’eco-friendly sono parte integrante della vita quotidiana. L’aria è pulita, la natura è uno degli scenari più amati entro i quali muoversi. In Finlandia, passeggiare nei boschi rappresenta uno dei passatempi preferiti: le foreste coprono tre quarti del Paese e raggiungerle richiede, in genere, non più di un quarto d’ora a piedi. Nelle grandi città, inoltre, è possibile usufruire delle immense aree di verde costituite dai parchi. Ma c’è di più. Secondo il principio del “jokamiehen oikeus”, il bosco appartiene a chiunque. Chiunque, cioè, può raccogliere liberamente erbe, fiori, funghi, bacche, oppure pescare con la massima tranquillità. “Everyman’s Rights” è il diritto che tutti hanno di godere responsabilmente dei frutti della natura. L’aria tersa della Finlandia dona a ogni prodotto una marcia in più: anche cibi selvatici come il camemoro, il tipico lampone artico, risultano prelibati, e preparare una cena che inneggia all’ “into the wild” è un’attività incredibilmente emozionante.

 

 

Ripristinare il contatto con la natura, come vi dicevo, in Finlandia è un must. Sono più di 40 i parchi nazionali disseminati nel Paese, tutti raggiungibili in meno di mezz’ora. In ogni parco sono presenti innumerevoli sentieri escursionistici e naturali, esistono aree adibite al campeggio dove è possibile dormire sotto le stelle e pasteggiare piacevolmente attorno a un falò. La varietà dei paesaggi rende ancora più sorprendenti questi istanti in completa armonia con l’ambiente: a sud le foreste sono fitte e rigogliose, a nord lo scenario assume tratti artici in puro stile “winter wonderland”. Non dimentichiamo, poi, che un soprannome della Finlandia è “terra dei mille laghi”. I laghi inclusi nei suoi confini sono ben 188.000 e fanno del Paese il più ricco di acque interne al mondo. A proposito di acqua, va notato che è immancabilmente cristallina: sia quella di laghi e fiumi che quella del rubinetto. A Helsinki è possibile berla senza problemi, viene considerata la più limpida del mondo.

 

 

Relax e detox con la sauna

La sauna fa parte della cultura e delle tradizioni finlandesi, ma non solo: è una vera e propria filosofia di vita. La dice lunga il fatto che, nel Paese, siano presenti ben tre milioni di saune su una popolazione complessiva di cinque milioni di abitanti. In termini di benessere, questo rito tipicamente finnico è senza dubbio il top. Ma non solo: nella sauna ci si ritrova con gli amici, con i colleghi di lavoro e via dicendo, per scambiare quattro chiacchiere mentre ci si rilassa e si usufruisce dei benefici del detox. Durante la sauna, inoltre, l’organismo rilascia un’alta quantità di endorfine, i neurotrasmettitori del buonumore. Lo step finale, che prevede il bagno in un lago ghiacciato, permette di godere appieno della bellezza degli specchi d’acqua del Paese. Non è un caso che l’ UNESCO abbia deciso di includere il più famoso rituale finlandese nell’ elenco del Patrimonio Culturale Immateriale: è una tradizione antichissima (la prima sauna risale al XII secolo) ed estremamente salutare.

 

 

Il paradiso dello sci

Un’ altra attività molto amata in Finlandia è lo sci: complici le basse temperature, si scia praticamente fino a Maggio. Le piste sono numerosissime e in Primavera inoltrata, quando il sole splende quasi tutto il giorno, si scivola lungo le discese sotto la sua luce magica. Anche chi adora lo sci di fondo può godere di vantaggi incomparabili. I percorsi, a miriadi, esplorano scenari da meraviglia che includono laghi, boschi rigogliosi e tutti gli angoli d’incanto del Paese.

 

 

L’ aurora boreale e il sole di mezzanotte: due fenomeni che lasciano senza fiato

La natura regala spettacoli di una magia ineguagliabile. In Lapponia, l’aurora boreale si verifica a partire dall’ Autunno fino alla Primavera per un totale di circa 200 giorni. Ma con il buio dell’ Inverno (i primi di Gennaio c’è una sola ora di luce), quando la neve ammanta il paesaggio di candore, assistere al fenomeno è ancora più emozionante: si tratta di un effetto ottico originato dall’ interazione tra il vento solare e la ionosfera terrestre. Dal loro incontro scaturiscono bande luminose declinate in un’infinità di forme e di colori che mutano continuamente. I cosiddetti “archi aurorali” esplorano nuance che vanno dal verde all’ azzurro passando (sebbene più raramente) per il rosso. Avere la possibilità di ammirarli è un evento che lascia senza fiato per lo stupore.

 

 

L’Estate, in Finlandia, è un periodo elettrizzante. A nord del Circolo Polare Artico, da Maggio ad Agosto il sole non tramonta mai; se ci si spinge più a sud tramonta solo per un istante e poi splende più smagliante di prima. Il cosiddetto “Sole di Mezzanotte” è contraddistinto da una luce straordinaria, praticamente una sorta di alba o tramonto che dura tutta la notte. I colori che prevalgono sono il giallo, l’arancio, il rosa. Questa fase temporale, che segue all’oscurità imperante dell’ Inverno, stimola un’ energia incontenibile nella popolazione: l’attività notturna è frenetica, le saune e i bagni di mezzanotte sono frequentissimi, facilitati anche dalle temperature più alte del mare e dei laghi.

 

 

Sicurezza, ospitalità, inclusività e parità di genere sono la norma

Finora abbiamo parlato di natura e di attività nella natura, ma come vanno le cose in città? Decisamente bene. Le metropoli finlandesi sono sicure, c’è un bassissimo tasso di criminalità. Se perdete il portafoglio è quasi automatico che vi venga riconsegnato, e che ve lo rubino è altamente improbabile. Qui è possibile girare da soli ovunque, sia di giorno che di notte. I servizi pubblici funzionano a meraviglia, la corruzione è pressochè assente e i cittadini guardano al Governo con fiducia. All’ asilo, dove si può accedere a due anni, si insegna ai bambini il concetto di parità di genere: uomini e donne hanno gli stessi diritti e doveri. Proprio nel Settembre scorso, a tal proposito, è entrata in vigore una nuova legge che assegna 160 giorni di congedo parentale a entrambi i genitori; è possibile che un membro della coppia ne ceda 63 al partner o a chi accudisce il bimbo. Le giovani donne hanno anche diritto a 40 giorni di indennità di gravidanza. Per concludere, l’inclusività  è molto importante: in Finlandia, gli stranieri si trovano a operare in un contesto altamente meritocratico che esalta i valori dell’ equità e dell’ accoglienza.

 

 

I finlandesi, un popolo entusiasta ed ospitale

Esistono molti stereotipi sulla presunta introversione dei finlandesi. In realtà si tratta di un popolo che ama aprirsi al prossimo, accogliente e generoso. Sicuramente, i finlandesi hanno molta voglia di raccontarsi e sono a dir poco entusiasti di far conoscere il loro Paese a chiunque lo visiti. A proposito di visite: saprete senz’altro che a Rovaniemi, nella Lapponia finlandese, si trova il celebre Villaggio di Babbo Natale.  E’ qui che Santa Klaus ha fissato la propria dimora, e potete fargli visita ogni giorno dell’ anno. Il Villaggio, inoltre, è attraversato dalla linea del Circolo Polare Artico: oltrepassatela ed otterrete un certificato che testimonierà la vostra impresa!

 

 

 

Il luogo: Natale a Tallinn, viaggio a ritroso in un Medioevo da fiaba

 

I tetti, le strade e le piazze abbagliano con il loro candore: la neve continua a scendere, impregnando lo scenario – fiabesco già di per sè – di un’ incantevole magia natalizia. I pub e i ristoranti sono affollati a qualsiasi ora, è sempre il momento ideale per sorseggiare un bicchiere di vin brulé o sorbire una cioccolata in tazza. Luci scintillanti, luminarie e candele decorano il reticolo di viuzze del centro storico medievale. Inoltrandosi nei vicoletti lastricati di ciottoli, dove si alternano bar, caffè e negozi di ogni genere, si può raggiungere la piazza dell’ Antico Municipio: lì, uno straordinario mercatino natalizio (nel 2019 è stato eletto il più bello d’Europa) ricrea le suggestive atmosfere dell’ “età di mezzo”. I venditori indossano costumi che risalgono a quell’ epoca e le bancarelle, numerosissime, sfoggiano una mercanzia che esalta il fascino dell’artigianato tipico. Al centro della piazza svetta un imponente albero di Natale, sontuoso nello sfavillio di luci da cui viene impreziosito. Ci troviamo a Tallinn, la capitale dell’ Estonia: non è un caso che la sua Città Vecchia Medievale, nel 1997, sia stata proclamata Patrimonio dell’ Umanità Unesco.  La più antica capitale del Nord Europa si affaccia sul Mar Baltico ed è situata circa 80 km a Sud di Helsinki. La particolare posizione geografica dell’ Estonia, confinante a Est con la Russia, a Sud con la Lettonia e a Nord con il Golfo di Finlandia, fa di Tallinn un crocevia di culture. Il centro storico conserva le sue antiche vestigia medievali, ma nell’area moderna della città emergono tracce risalenti alla Russia Imperiale e all’ ex Unione Sovietica. Sulla zona del porto, prevalentemente ristrutturata, aleggia invece un mood più che mai contemporaneo.

 

 

E’ superfluo dire che, a Natale, il fulcro della città sia il centro storico. Addentrarsi nelle sue viuzze equivale a immergersi a capofitto nelle atmosfere del XV secolo: Tallinn conserva la Città Vecchia con estrema cura, l’aria del Medioevo si respira ovunque. Lo stile degli edifici, l’ interno dei ristoranti e dei negozi…tutto mantiene un’ impronta d’altri tempi. Quest’ anno, il periodo natalizio è stato inaugurato il 25 Novembre e si concluderà l’8 Gennaio del 2023. In Estonia, infatti, il 7 Gennaio si festeggia il Natale Ortodosso. Il “Tallinna Jouluturg”, ovvero il mercatino di Natale, ha luogo in Raekoja Plats, la piazza dell’ Antico Municipio. In questa splendida location quattrocentesca, miriadi di bancarelle espongono una mercanzia che spazia dai dolci all’ artigianato tipico passando per i souvenir locali: biscotti al pan di zenzero, maglioni variopinti e guanti lavorati ai ferri, tessuti realizzati manualmente, candele, oggetti in legno, gioielli impreziositi dall’ ambra del mar Baltico (anche detta “oro del Baltico”)…Non mancano prodotti che deliziano il palato come i crauti, l’Aspic (una gelatina di carne), i sanguinacci, le ostriche e il caviale nero. E’ possibile annaffiare il tutto con una tazza di vin brulè, bevanda-icona del mercatino. Imperdibile una visita alla casa di Babbo Natale, affiancata da una buca delle lettere dove grandi e piccini inviano la propria “wishlist” di regali al vecchio dalla barba bianca.

 

 

Una giostra soddisfa la voglia di divertimento dei più piccoli, mentre un palco gigantesco viene riservato ai concerti, agli spettacoli e alle esibizioni di artisti estoni o internazionali. Quest’ anno, però, si è preferito rinunciare agli eventi “on stage” privilegiando la Città Vecchia e i suoi angoli d’incanto: il centro storico è un museo a cielo aperto che offre l’ opportunità di vivere un’esperienza multisensoriale. Vista, udito, gusto e olfatto si fondono tra loro per regalare emozioni irripetibili. La suggestività delle viuzze, la prelibatezza della cucina tradizionale, i sentori di cannella e pan di zenzero che si insinuano nell’aria, le esibizioni degli artisti di strada…Tutto contribuisce a rendere indimenticabile il Natale 2022 di Tallin. Sempre nella Città Vecchia, in via Vene, è possibile ammirare una mostra di presepi che si snoda lungo l’ intera strada. Sono realizzati dagli autori più disparati: adulti, giovanissimi, scolaresche (per fare solo qualche esempio), e vengono esposti sulle finestre che fiancheggiano la via. Se invece desiderate vedere il presepe più grande allestito in città, potrete trovarlo nel cortile della Cattedrale di Pietro e Paolo.

 

 

Ma la città di Tallinn vanta anche un’altra particolarità: è la patria dell’ albero di Natale. Il primo albero di Natale, secondo una leggenda, fu realizzato a Tallinn nel 1441. Pare che quell’ anno un abete altissimo venne posizionato al centro di Raekoja Plats. La tradizione voleva che i single danzassero tra loro attorno all’ albero al fine di trovare l’anima gemella. L’usanza prevedeva anche che, successivamente, all’ albero venisse dato fuoco. Da allora, gli abeti cominciarono ad essere addobbati ogni Natale con un tripudio di lucine e di candele. Tallinn fece della tradizione dell’ albero un’ eccellenza del suo Natale. L’ allestimento del grande abete in Raekoja Plats divenne una vera e propria cerimonia, la cui importanza si accrebbe di anno in anno. Nel 1771, l’ Imperatore di Russia Pietro Il Grande in persona partecipò al rito di posizionamento dell’ albero di Natale. Come potremmo descrivere, oggi, l’albero di Natale più celebre di Tallinn?

 

 

C’è innanzitutto da dire che diversi alberi di Natale adornano le vie e le piazze di questa magica città. L’ albero principale, naturalmente, è quello allestito in Raekoja Plats: un abete alto ben quindici metri, maestoso, arricchito da miriadi di luci e decorazioni. Il colore dominante è l’oro, declinato in oltre 300 sfere di svariate dimensioni e festoni luminosi che raggiungono, in totale, i 3,7 chilometri di lunghezza. L’ albero di Natale della piazza dell’ Antico Municipio è collocato proprio al centro del mercatino natalizio e lo sovrasta in tutto il suo splendore.

 

 

Cosa vedere a Tallinn, oltre al suo tradizionale mercatino? Rimanendo entro i confini della Città Vecchia, nominata (come vi ho già detto) Patrimonio dell’ Umanità Unesco, visitare il Municipio è tassativo. Risalente al XIII secolo, edificato in stile gotico, è sormontato da una torre seicentesca di ben 64 metri d’altezza. L’ Antico Municipio si affaccia su Raekoja Plats; nei suoi spazi vengono organizzati concerti, mostre ed eventi di ogni tipo. All’altro lato della piazza, la Rarapteek merita un approfondimento: inaugurata nel 1422 e tuttora in attività, è la farmacia comunale più antica d’Europa. Via Vene, la strada dei presepi, può essere considerata un autentico capolavoro architettonico. Costruita nel Medioevo dai mercanti originari della Russia, è sede del Museo Civico di Tallinn. Da non perdere il “passaggio di Santa Caterina”, un suggestivo percorso pedonale medievale in pietra e ciottoli. La cinta muraria della Città Vecchia è senza dubbio un must-see. Le fortificazioni  si snodano per oltre 2 chilometri e sono intervallate da numerose torri: è possibile visitare quelle di Numma, Sauna e Kuldaja. La Hellemann Tower, invece, ospita una galleria d’arte; da questa torre è anche possibile godere di una spettacolare veduta panoramica di Tallinn.

 

 

Foto di copertina by Sergei Zjuganov in Visit Estonia via Flickr, CC BY-NC-SA 2.0

 

Il luogo: la Valle della Loira, tra maestosi castelli, vini pregiati e delizie gastronomiche

 

Per iniziare l’ Autunno con un viaggio iper suggestivo, puntate sulla Valle della Loira: situata nel nord ovest della Francia, è stata decretata Patrimonio dell’ Umanità Unesco nel 2000 ed è cosparsa di incantevoli castelli, borghi caratteristici e splendide città storiche. Il fiume Loira (con i suoi 1006 km il più lungo della Francia), fiancheggiato da distese sconfinate di vigneti, attraversa l’ intera Valle fino a sfociare nell’ Oceano Atlantico. Questo favoloso territorio, denominato “Paesaggio Culturale” dall’ Unesco, combina la straordinaria bellezza dei suoi scenari con una serie di vini e pietanze tipiche a dir poco prelibati; i mesi di Settembre e Ottobre sono gli ideali per degustarli e per lasciarsi ammaliare dallo splendore del foliage del territorio. In realtà, la Valle della Loira è composta da due regioni: nel Centro-Valle della Loira, non lontano da Parigi, sorgono le città di Orléans, Chartres, Bourges, Tours e Blois, mentre i Paesi della Loira, nei paraggi dell’ Oceano Atlantico, ospitano centri abitati come Nantes e Angers. La particolarità più nota della Valle della Loira è senz’altro rappresentata dai Castelli che, superbi e maestosi, si succedono l’uno dopo l’altro. Edificati a partire dal X secolo, complessivamente sono oltre trecento. La natura verdeggiante, la terra fertile e il clima temperato della Valle spronarono i Re di Francia a far costruire lì i propri castelli, e un gran numero di aristocratici seguì il loro esempio. A progettarli venivano chiamati i più prestigiosi architetti e le eccellenze del sapere dell’ epoca (basti pensare che Leonardo Da Vinci lavorò per molto tempo al Castello di Ambois): vivere in un castello sulle rive della Loira o di uno dei suoi affluenti era una sorta di status symbol.

 

 

Nel XVI secolo, quando il Re Francesco I si trasferì a Parigi decretandola centro nevralgico del potere, la nobiltà non abbandonò la Valle della Loira. Nuovi castelli furono costruiti durante tutto il Rinascimento, e molti di quelli già esistenti vennero restaurati. Se all’ inizio i manieri erano semplici fortezze, con il passar del tempo raggiunsero l’ apice della magnificenza architettonica; tra i più celebri risaltano il lussuoso Castello di Chambord, con una monumentale scala a doppia spirale, il Castello di Villandry e i suoi giardini a terrazze, il Castello di Chenonceau o “giardino delle donne”, in quanto gli spazi verdi che lo circondano furono sempre ideati dalle gran dame che lì dimoravano, e il Castello di Cheverny, a cui il fumettista Hergé si ispirò per una delle “Avventure di Tintin”. Nel Castello di Angers, un’ antica fortezza medievale ornata da torri alte 50 metri l’una, viene custodito uno scenografico Arazzo dell’ Apocalisse che sfiora i 104 metri di lunghezza, mentre nel parco del Castello di Valençay si può ammirare il labirinto più vasto di tutta la Francia. Ancora oggi, il riflesso delle pietre di tufo e di ardesia sulle acque della Loira rimanda immagini oniriche, senza tempo. Questa magia è diffusa nella totalità della Valle: per esplorare il territorio al meglio ci si sposta a piedi, in bicicletta o in bagarre, la caratteristica barchetta piatta che solca il “fiume dei Re”.

 

 

La natura rigogliosa e le delizie del gusto, nella Valle della Loira, costituiscono un connubio indissolubile. Qui i vigneti sono a perdita d’occhio e le tipicità enologiche si assaporano in caratteristiche caverne trogloditiche scavate nella roccia. Lungo la Strada dei Vigneti, le porte delle case vinicole sono sempre aperte per i turisti: visite ai laboratori e degustazioni sono all’ ordine del giorno. Questo percorso di ben 1000 km è un assoluto must. I vini della Loria sono eccellenze che i viticoltori vi invitano ad assaggiare e a conoscere anche in virtù della loro storia e della rinomata tradizione vinicola della regione. Il Bourgueil, lo Cheverny, lo Chinon, il Sancerre, il Vouvray, rappresentano solo alcuni dei vini più pregiati della Loira. Rossi pastosi e intensi, bianchi inebrianti, rinfrescanti rosé e vibranti bollicine convivono in un’ armoniosa sinfonia alcolica che comprende un buon numero di “Grand Crus”.

 

 

E la cucina? Un tripudio di leccornie che spaziano dalle andouillettes (caratteristiche salcicce) alle lenticchie verdi, dal pesce della Loira a una squisita selvaggina, da formaggi tipici come il crottin, la pyramide e il formaggio di capra alle tarte Tatin e Pithiviers, con ripieno di mandorle. Gustatele nei pittoreschi bistrot dei villaggi disseminati nella Valle o nei centri storici delle città più famose della regione. Eccone qualcuna da non perdere. A Orléans, dove visse Giovanna D’Arco, la Santa viene omaggiata ogni anno con una sfarzosa festa in stile medievale; imprescindibile anche una visita ai musei e ai suggestivi quartieri antichi della città. Bourges vanta, parimenti, un incantevole intreccio di vicoli su cui si affacciano le tipiche case a graticcio (con la caratteristica intelaiatura in legno, cioè, sulla facciata) risalenti al Medioevo. Tours si contraddistingue per i suoi molti boulevard fiancheggiati da Café di stampo parigino, mentre a Blois sembra che il tempo si sia fermato: sul centro abitato, affacciato sulla Loira ed esaltato dalla magnificenza del suo castello reale, aleggia un’ atmosfera fatata. Ad Amboise Leonardo Da Vinci trascorse i suoi ultimi anni di vita. Chi ama i cavalli adorerà Saumur, patria della Scuola Nazionale di Equitazione Cadre Noir; Angers, la culla degli Angioini, è ricca di monumenti storici e manifestazioni culturali: ospita rinomati festival dedicati al cinema e al teatro. Chinon abbonda invece di vigneti collocati in una cornice idilliaca. Sia Bourges che Chartres, Tours e Orléans, inoltre, sfoggiano le cattedrali gotiche più sublimi dell’ intera Francia.

 

 

Dulcis in fundo, sapevate che dire “Valle della Loira” equivale a dire “jazz”? Se quest’area della Francia potesse avere un sottofondo, sarebbe a base del suddetto genere musicale. I Festival inneggianti all’ arte dei suoni proliferano, in particolare quelli dedicati al Jazz come Jazz en Touraine e Jazz en Val de Cher. Nella zona dei Castelli e laddove svettano le splendide cattedrali gotiche, predominano invece le sonorità classiche: da segnalare manifestazioni di altissimo livello quali il Festival Internazionale d’Organo di Chartres, il Festival di Sully e del Loiret (ma i concerti spaziano anche nel jazz) e il Festival di Musica Rinascimentale del Clos Lucé, un omaggio all’ ultima dimora di Leonardo Da Vinci.

 

 

 

 

Il luogo

Un locale accogliente dove degustare una cioccolata calda, magari al tepore del focolare. Novembre non è ancora terminato, ma il freddo si fa già sentire. Il maltempo impazza, le temperature sono calate a picco e la neve incombe…per la gioia di chi, come me, adora l’ Inverno e le sue meraviglie. Mentre Yule, il giorno del Solstizio, si avvicina a grandi passi, nelle città si accendono le prime luminarie; l’ atmosfera natalizia – seppur guastata dalla presenza sempre più opprimente del Covid – inizia a fare capolino e tenta di farci dimenticare, con i suoi bagliori sfavillanti, una realtà in cui le restrizioni persistono e argomenti quali il Super Green Pass, il lockdown, i vaccini e il numero dei contagi la fanno da padroni. Il bisogno di una pausa si fa pressante: per ritrovare il piacere di vivere l’ intimità e il calore, la gioia quasi infantile che la stagione fredda porta con sè. Una tazza di cioccolata calda potrebbe essere l’ emblema di questo break, definendone il sapore e l’ atmosfera. Quando la gustiamo non pensiamo altro che a perderci nella sua delizia. Il fumo che sprigiona la tazza bollente favorisce il relax, è una dolce coltrina di vapore che ci distende e dà adito alle chiacchiere in compagnia. Magari, con un piacevole sottofondo musicale. Nel periodo che precede il Solstizio d’Inverno, certi locali diventano oasi in cui rifugiarsi insieme agli amici più cari. Guardare la neve che fuori cade mentre si gusta la “bevanda degli Dei” è un momento di gioia incomparabile: sapevate che i Maya e gli Aztechi chiamavano proprio così il cioccolato in tazza? Per le civilità pre-colombiane, la mescolanza di acqua, fave di cacao e peperoncino dava origine al Xocoatl, una bibita/dessert dai connotati mitici. In parte perchè i chicchi di cacao venivano considerati talmente pregiati da essere utilizzati persino come valuta, in parte perchè il cacao contiene feniletilamina, un neurotrasmettitore naturale anche detto “ormone dell’amore”. Il nostro cervello lo rilascia, non a caso, quando siamo innamorati, ed è lo stesso che ci dona quella sensazione di benessere imperniata su tutte le nuance dell’euforia. Oltre ad evocare scenari di intima convivialità, dunque, la cioccolata calda è un vero toccasana per l’ umore. Conviene approfittarne, soprattutto di questi tempi…E se non avete il Green Pass? Sostituite il locale con casa vostra o la casa di qualche amico, l’ atmosfera è sempre assicurata.