Gli amori estivi: riflessioni di fine stagione

 

Fai che per te io sia l’estate anche quando saran fuggiti i giorni estivi.

(Emily Dickinson)

 

Estate e amore sono un binomio inscindibile. Chi di noi non hai mai sperimentato l’ebbrezza di un amore estivo? Anche se si è trattato solamente di un flirt, di un amore svanito alla fine delle vacanze o pochi mesi dopo, il ricordo non si è perso con il tempo. Per alcuni, addirittura, un’estate senza amore non è degna di questo nome. Ma qual è il motivo per cui nei mesi caldi ci si lascia così andare, si è così predisposti all’innamoramento? Va detto, innanzitutto, che i flirt estivi sono tipici dell’adolescenza o comunque dell’età giovanile. Molti di noi conservano nei propri ricordi le lacrime versate al momento di lasciare la località di villeggiatura per tornare in città. A fine estate, negli anni in cui i social erano ancora una realtà lontana, la nostalgia di un amore fugace ci portava a mantenerlo in vita tramite un fitto scambio di lettere, la promessa di un incontro o sporadiche telefonate. Tornando a ragionare sui flirt estivi, possiamo motivarli con una spiegazione molto semplice: la loro nascita è strettamente collegata all’euforia che si accompagna  alla bella stagione.

 

 

Magari sappiamo sin dall’inizio che hanno una data di scadenza, ma non ce ne curiamo. L’importante è viverli, onorare appieno la “stagione dell’amore”: non a caso, sono amori che rimangono indelebilmente impressi nella nostra memoria emotiva. Perchè sbocciano in un periodo dell’anno che coincide con la spensieratezza, con una pausa dalla routine, con nuovi incontri e nuove esperienze di vita. In estate il tran tran quotidiano si azzera, ci liberiamo dallo stress. Ci apriamo agli altri e al mondo, passando molto tempo all’aria aperta, viaggiando e assaporando il relax vacanziero. Tutto ciò, mentalmente ed emotivamente, si traduce in un’ebbrezza continua, un piacere inebriante nei confronti della novità e della scoperta. La magia dell’estate ci pervade, ci galvanizza, ci rende più ricettivi agli stimoli esterni. Anche perchè, per goderci questo break, ci concentriamo sul qui e ora.

 

 

L’estate è una stagione che coinvolge i cinque sensi a 360 gradi: l’odore di salsedine, una certa canzone, un tormentone del periodo si legano per sempre a determinati ricordi, pronti a riaffiorare anche a distanza di molto tempo. L’atmosfera è effervescente, ci muoviamo in scenari del tutto nuovi. Il clima, le lunghe giornate e gli splendidi tramonti incentivano la socializzazione. Non va dimenticato, poi, un aspetto molto importante: a livello cerebrale, il senso di relax coincide con il rilascio delle endorfine, neurotrasmettitori che originano euforia e benessere, così come della serotonina (detto l’“ormone della felicità”) e della dopamina (il “neurotrasmettitore del piacere”, in quanto scaturisce da sensazioni piacevoli). La predisposizione ai flirt estivi, dunque, si basa su precisi processi neurochimici. Non a caso, infatti, durante l’innamoramento vengono costantemente rilasciati ormoni come l’ossitocina e la noradrenalina, responsabili degli stati di benessere e di entusiasmo.

 

 

Il diverso scenario che fa da sfondo alla quotidianità, l’azione elettrizzante del sole, i ritmi rilassati che scandiscono le giornate, la maggior libertà, intensificano le nostre emozioni e ci portano a sentirci quasi su un altro pianeta: cogliere l’attimo è essenziale per goderlo appieno, l’amore diventa uno stato di grazia generato da un incantesimo. Ma cosa succede a fine estate, quando le vacanze terminano e l’incantesimo si spezza? Non tutti gli amori estivi sfumano con l’arrivo di Settembre, tuttavia avviene spesso così. Dovremo prenderli per quel che sono, felici parentesi incastonate in una cornice di inebriante spensieratezza; viverli nel qui e ora, senza troppe aspettative o elucubrazioni mentali. Eppure, già dire questo è programmarli a tavolino: e che al cuor non si comanda è ben noto. Non dovremmo mai privarci, insomma, della gioia di quei momenti. Con la consapevolezza che, male che vada, il loro ricordo ci accompagnerà per una vita intera, regalandoci sensazioni impagabili che “sanno” di estate, amoregioventù e tanta, tantissima felicità.

 

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La Vucciria

 

” Mi infilo in un vicolo in discesa, sotto via Maqueda, attirato dalla meraviglia rilucente di banchi di frutta e di pesce; mucchi preziosi di gemme sotto i balconi dei poveri; e continuo a scendere in un labirinto di strade, di stradette, di vicoli, in un mercato senza fine, dove ogni frutto della terra e del mare pare animato di una bellezza impossibile, dove il pescespada drizza la sua arma e la sua pinna nera verso il cielo, e i meloni rosseggiano di fiamma, chiusi sotto il tetto di lampade colorate come un segreto di Mille e una notte. E’ la Vucceria. Venga il suo nome da boucherie come vogliono alcuni filologi, o più semplicemente da voce, voceria, come sostengono altri, questo luogo esaltato e brulicante è uno zaffiro d’Oriente che splende di teatrale vitalità. Scendo tra i banchi, ciascuno dei quali è una imprevedibile architettura di fiamme vegetali e animali, colorate, eccessive, gigantesche, di una misura e di una intensità quasi intollerabile, coi cartelli dei prezzi dipinti in rosso e in giallo, coi numeri dai bordi dentellati nello stile dei carri, per vicoli sempre più stretti, verso il mare.”

Carlo Levi, da “Le parole sono pietre” (Einaudi)