Florence Aseult-Undomiel, una fata che risplende nella magica notte veneziana

Foto di Olivia Wolf

L’ antica ricorrenza celtica di Samhain, oggi conosciuta come Halloween, contemplava che le porte del Annwn (il Regno degli Spiriti) e quelle del Sidhe (il Mondo di Mezzo, ovvero il Regno delle Fate) si aprissero per sancire un legame tra il visibile e l’invisibile. Anche le fate, dunque, rivestono un ruolo importante nelle tradizioni di questa festa. Appartenenti al Piccolo Popolo, amano la notte perchè è portatrice di mistero e di saggezza: le si può scorgere nei boschi, mentre danzano al chiar di luna in un tripudio di bagliori scintillanti. Sono figure affascinanti e magiche, votate al bene. Ecco perchè, proseguendo il nostro cammino verso Halloween, ho pensato che vi sarebbe piaciuto conoscerne una: Florence Aseult-Undomiel ,della fata, ha sia l’aspetto che la grazia dei modi. Potrebbe benissimo essere una creatura del Regno del Sidhe, basta osservare le sue foto per rendersene conto. Danzatrice, performer, creatrice di costumi, organizzatrice di feste e raffinata miniaturista, Florence – non a caso – ha interpretato spesso il personaggio della fata negli eventi a cui ha preso parte. Un esempio su tutti? Le prestigiose soirée allestite da brand del calibro di Dior e Omega: per il primo, nella cornice di un incantato giardino parigino, ha vestito i panni di una Principessa-fata dotata di corna di cervo, per il secondo ha sbalordito gli ospiti ostentando un abito oro con quattro metri di strascico e una chioma che superava il metro e mezzo di lunghezza. Originaria di Chamonix-Mont-Blanc, Florence si suddivide tra la Francia e Venezia, dove ad ogni Carnevale organizza l’ acclamata festa “La Nuit des Rois”. Quest’ anno, però, ha aggiunto un’ importante riconoscimento al novero delle sue esperienze: dopo aver vinto un concorso apposito, ha dipinto le porte dell’ organo della Basilica di Notre Dame de L’Epine utilizzando le più squisite tecniche di miniatura medievale. Nell’ intervista qui di seguito, Florence ci parla della sua opera, del sogno che la anima da sempre e della sua eclettica carriera artistica. Non c’è bisogno di dire, naturalmente, che lo fa con tutto il garbo e il magnetismo che si convengono a una vera fata.

Florence, tu ti dedichi a varie forme di arte: danzi, crei costumi, realizzi miniature, organizzi eventi…Qual è la tua formazione e quando hai pensato di diversificare le tue competenze?

Per dieci anni ho studiato danza classica e per i successivi dieci canto lirico al Conservatorio di Musica; dopo il Conservatorio mi sono iscritta alla scuola per miniaturisti di Angers, nella Valle della Loira. Nel frattempo, a 20 anni, ho cominciato a partecipare al Carnevale di Venezia e a creare abiti. Mi piace insegnare e dipingere (attualmente organizzo laboratori sull’ arte della miniatura), ma soprattutto amo ballare, esibirmi, indossare dei meravigliosi costumi. La prima volta che sono venuta a Venezia avevo 14 anni. Durante questo viaggio mi sono innamorata della città e mi sono ripromessa di tornare per organizzare eventi, danzare, fare performances e dare feste a tema come succedeva secoli orsono. A 24 anni ho organizzato “La Nuit des Rois”, la mia prima festa. Come costumista ho una formazione da autodidatta, ho imparato a cucire da sola anche se alcuni amici, sarti professionisti, mi hanno dato degli utilissimi consigli. Per ispirarmi prendo spunti dalle antiche stampe o dai libri della storia del costume. Analizzo la fattura degli abiti ma poi, realizzandoli, li personalizzo immancabilmente. Non voglio creare costumi storici, bensì adattarli al mio personaggio: l’ho chiamato Aseult, un nome di origini medievali, e l’ho calato in un mondo di fiabe e di leggende.

 

 

Vivi tra la Francia e l’Italia, precisamente a Venezia. In quale occasione è scoccato il tuo colpo di fulmine con la Serenissima?

Avevo 14 anni ed ero in gita con la mia scuola. Sono nata a Chamonix, sul Monte Bianco, che da Venezia dista solo 4- 5 ore. La nostra era una gita di tre giorni e l’ultima sera, mentre facevamo un tour sul vaporetto, sono rimasta colpita da tutti quei palazzi illuminati dalla luce delle candele, con gli affreschi sui soffitti…Essendo appassionata da sempre di danza e canto, ho fatto una promessa a me stessa e a quella città straordinaria: “Tornerò qui per ballare per te, per omaggiare la tua arte e per continuare a far vivere la tua storia”. Dieci anni dopo ha debuttato la mia prima festa veneziana, “La Nuit des Rois”, che nel 2021 celebrerà il suo ottavo compleanno.

Ami la Venezia settecentesca, la Venezia sfarzosa di Giacomo Casanova, e riproponi quello spirito proprio ne “La Nuit des Rois”, la festa in costume che allestisci ogni anno durante il Carnevale. Vogliamo assolutamente saperne di più…

Scelgo un tema diverso ogni anno. Abbiamo celebrato Casanova, il Rinascimento con Lorenzo de’ Medici e Botticelli, Amadeus, persino Les Incroyables et les Merveilleuses, una moda sorta in Francia ai tempi del governo del Direttorio: stremata dalla Rivoluzione, la gente aveva voglia di lusso, di libertà e di stravaganza. C’era il desiderio di riprendere a vivere dopo la cupezza del Terrore! “La Nuit des Rois” si tiene a Palazzetto Pisani. E’ una festa unica nel suo genere. La classica cena non è prevista, quando gli ospiti arrivano li aspetta un aperitivo e una cena a buffet. In sottofondo, la musica classica si alterna a un sound più moderno per poter ballare. Non essere vincolati alla cena permette ai partecipanti di muoversi, di chiacchierare e di danzare senza freni. E’ la gente a fare l’evento, ognuno è un personaggio e può fare ciò che vuole. Alcuni miei amici, ad esempio, arrivano con uno strumento musicale e cominciano a suonare, altri cantano, altri ancora fanno teatro… L’ ambiente si anima così! Come nel ‘700, durante la festa si è completamente liberi di immergersi nella sua atmosfera e di diventarne i protagonisti: si può vagabondare in ogni angolo del palazzo e interpretare un ruolo a proprio piacimento. “La Nuit des Rois” riscuote sempre un enorme successo. E’ un’esperienza spettacolare, tutta da vivere.

 

Foto di Renzo Carraro

Se avessi vissuto a quell’ epoca, chi avresti voluto essere e perchè?

Non vorrei essere nessun altro se non me stessa, che sia nel Medioevo, nel ‘700 o nel Rinascimento…Amo essere la persona che sono, e non qualcun’ altra: ognuno di noi è diverso, ha la sua storia e la sua creatività. Se mi calassi nell’ epoca di Casanova, ad esempio, vorrei portarci la mia inventiva, il mio cuore, la mia anima e tutto quello che sono in grado di donare.

 

Un’ immagine dell’ evento Dior al Museo Rodin di Parigi

Anche gli abiti che crei guardano al passato: si ispirano al Medioevo, al Rinascimento…e sembrano appena usciti da una fiaba, un dettaglio rilevante. Come nasce la tua passione per tutto ciò che è d’antan?

Nasce con la danza classica, perché i suoi costumi mi affascinano sin da bambina. Quando realizzo le mie miniature medievali adoro dipingere con l’oro, curare i minimi particolari; mi piace creare i miei abiti con la stessa precisione e farli diventare preziosi, ornarli con perline ed ogni tipo di decorazione. La danza mi ha molto ispirato, ma devo dire che l’arte della miniatura ha accentuato il mio gusto del dettaglio. Tanto per farti un esempio, l’altro giorno ho incollato a mano, uno per uno, 300-400 brillantini sul mio corsetto: un lavoro che ha richiesto una grande pazienza. Adesso sto cucendo un costume nero di seta, una seta leggerissima e molto difficile da modellare, e ho cominciato a decorarlo con miriadi di perline nere del ‘900. Ti manderò delle foto non appena l’avrò terminato!

 

Dallo shooting “Underwater”,  scattato da Natalia Kovachevski

Raccontandoti, scrivi di sentirti “più vicina alle stelle che alla roccia e alle pianure” e che i sogni sono da sempre la tua guida. Parlaci del tuo universo, del tuo immaginario ispirativo.

Mi ispiro molto alle fiabe, alle leggende…Come ti dicevo, sono nata a Chamonix e ho vissuto per 20 anni in montagna, immersa nella natura. Quando andavo a camminare nel bosco, soprattutto in inverno, la mia fantasia correva a briglia sciolta. La danza classica, per me, è stata fondamentale anche a livello di immaginario: balletti come “Giselle”, “La Sylphide”, “Il lago dei cigni”, sono intrisi dello spirito romantico e fiabesco che contraddistingue la Baviera con i suoi castelli. Mi sono nutrita di fiabe, ma anche di storia. A differenza della storia, però, dove le guerre e la violenza predominano, le fiabe ti trasportano in un mondo di sogno, di libertà e di bellezza.

 

Foto di Renzo Carraro

Florence nei panni di una fata dorata durante la soirée Omega a Berlino

Eccelli nella pratica della miniatura. Come è entrata a far parte del tuo percorso artistico?

Quando ero al Conservatorio, ho seguito un corso di musica barocca e ho trovato delle miniature nel salone dove mi esercitavo. Ne sono rimasta affascinata! Alla fine del corso, una volta tornata in Francia, ho scoperto che l’unica scuola di tecniche della miniatura d’Europa – l’ ISEEM – si trova ad Angers, a due ore da Parigi. Così ho deciso che anziché proseguire gli studi di canto mi sarei iscritta a quella scuola. Ho studiato miniatura per due anni, diplomandomi con lode. A quel punto, mi sono detta che la mia vita professionale doveva prendere il via. Volevo creare i miei costumi, organizzare le mie feste, farmi conoscere. E devo dire che ci sono riuscita: da otto anni “La Nuit des Rois” è famosa internazionalmente, i miei ospiti provengono da tutte le parti del mondo.  Riguardo all’arte della miniatura, invece, ho vinto un concorso del Patrimonio Mondiale dell’UNESCO e ho preso parte al restauro di un organo a L’Epine. Ho dipinto sulle sue due porte la scena dell’ Annunciazione, con Maria e l’Angelo Gabriele. Un progetto molto importante, tantevvero che moltissime TV sono venute a trovarmi per parlare dell’ opera che ho realizzato.

 

 

Due ulteriori scatti tratti dallo shooting “Underwater” di Natalia Kovachevski

Recentemente, infatti, hai dipinto le porte dell’organo della Basilica di Notre Dame de L’Epine, in Francia: un capolavoro che hai realizzato con raffinatissime tecniche di miniatura medievale. Potresti parlarcene?

L’organo risale al Rinascimento  e hanno scoperto che era abbinato a due porte, per cui è stato bandito un concorso per trovare qualcuno che le dipingesse. Sono stata scelta e ho realizzato l’Annunciazione nel mio stile più tipico: mi sono avvalsa delle tecniche medievali che utilizzo per le mie miniature, dunque dell’oro, della foglia d’oro, dei pigmenti che creo con l’uovo, il miele e la radica…Il lavoro ultimato è stato presentato il 20 settembre scorso. Tieni presente che l’organo della Basilica di Notre Dame de L’Epine è uno dei dieci organi più maestosi d’Europa. La ditta che l’ha restaurato ha eseguito un’operazione particolarissima, è riuscita a ricreare una sonorità di tipo Rinascimentale che non esiste su altri organi. Io mi sono occupata delle porte: al loro interno ho dipinto su tela, all’ esterno su legno. L’ organo è stato completamente restaurato perché non era più suonabile: è datato nientemeno che 1542.

 

Florence nella Basilica di Notre Dame de L’Epine. Alla sua sinistra e alla sua destra, le porte dell’ organo che ha dipinto con la tecnica della miniatura

L’arte è il filo conduttore della tua carriera. Ma se come miniaturista lavori in solitudine, nelle vesti di performer ti esibisci davanti a un pubblico e assorbi le sue vibrazioni. Qual è la modalità espressiva che preferisci, la dimensione che ti è più consona?

In certi momenti mi piace stare in solitudine, rinchiudermi in me stessa per creare, mentre in altri sono molto felice di uscire, di avere un pubblico, di vedere gente e di muovermi. Quindi, amo sia star sola che condividere la mia arte con il pubblico…Direi che mi sento a mio agio in entrambe le dimensioni. In questo periodo, per esempio, a causa del Covid gli eventi scarseggiano e me ne sto sola con la mia solitudine. Vedo alcuni amici, certo, ma non è la stessa cosa. E’ come se in me ci fosse una bomba pronta a esplodere, spero solo che noi artisti potremo ricominciare presto ad esibirci. Intanto, mi faccio venire delle idee: ho già pensato alle decorazioni per “La Nuit des Rois” del prossimo Carnevale, a come allestire le stanze…Ma mi chiedo se potrò far uscire tutte queste idee dalla mia mente o se dovrò tenerle chiuse lì dentro. E’ una bella frustrazione! Il prossimo tema della festa sarà “Romeo e Giulietta” e l’evento si terrà a San Valentino, il 14 febbraio, a Palazzetto Pisani.

 

L’ abito oro dell’ evento Omega in tutta la sua magnificenza

Un’ altra immagine della soirée Dior al Museo Rodin di Parigi

Quali anticipazioni puoi darci sui tuoi progetti futuri?

Non posso ancora anticipare nulla. Sto organizzando i miei prossimi eventi, tengo le dita incrociate augurandomi che si possano realizzare e che il Carnevale di Venezia non venga annullato. Sono anche impegnata in un nuovo progetto sulle miniature. Nel frattempo tengo dei laboratori di miniatura, insegno in corsi individuali e di gruppo sia in Francia che in Italia. Il prossimo avrebbe dovuto tenersi in Francia, a L’ Epine, dal 17 al 20 Novembre. Ma poi Macron ha annunciato il lockdown…Vorrei tornare in Italia. Tutto, ora, dipenderà giocoforza dalla situazione che si verrà a creare.

Per avere news e aggiornamenti sui laboratori di miniatura di Florence, seguite la sua pagina Facebook Florence-Aseult-Création d’Enluminure

 

La porta sinistra dell’ organo di Notre Dame de L’ Epine, raffigurante l’ Angelo dell’ Annunciazione.

Qui sopra e nelle immagini che seguono, alcuni dettagli del dipinto

 

 

 

 

 

 

 

La porta a destra dell’ organo, che rappresenta la Madonna dell’ Annunciazione

Un dettaglio dell’ opera

Il lato esterno delle porte dell’ organo

 

 

Photo courtesy of Florence Aseult-Undomiel

 

 

Incontro con Flavia Cavalcanti, costumista dall’ estro travolgente e neo sposa del Principe Maurice

Maurice e Flavia in uno scatto che esalta la loro sintonia

Belén Rodrìguez, Anna Tatangelo, Malika Ayane, Martina Colombari, Paola Barale (in ordine sparso)…Sono solo alcune delle celebs che ha vestito Flavia Cavalcanti. Un ottimo biglietto da visita, non trovate? La neo sposa del Principe Maurice, d’altronde, non poteva che essere una persona speciale! Oggi, ho l’onore di presentarvela e di raccontarvi tutto di lei. Partiamo innanzitutto dalla personalità: questa biondissima costumista brasiliana è un vortice di esuberanza, vive a 100 all’ ora e ti travolge con la sua passionalità straripante, con il suo modo di calarsi appieno nelle emozioni. Nata a Recife, frizzante metropoli nel nord-est del Brasile, Flavia vive in Italia dal 1992. Dopo un esordio come hairstylist e ballerina nei club della notte si è dedicata al costume design, ovvero al design dei costumi di scena. La parola chiave della sua cifra stilistica è “contaminazione” (un termine che, en passant, fa da leitmotiv anche all’ universo del Principe), punto di partenza e di arrivo di una ricerca incentrata sulla sperimentazione, sul non convenzionale e sul connubio tra i tessuti e i più disparati materiali. Flavia è interessata ad esplorare nuove forme,  nuovi volumi. I suoi abiti sono inconfondibili: sofisticatamente flamboyant, seduttivi (il bustier è un pezzo forte della Cavalcanti couture), eccentrici, non passano di certo inosservati. L’ ispirazione che attinge alla nightlife ed alla sua magia è evidente, ma anche l’arte, lo street style e le suggestioni della music scene fanno parte dell’ immaginario della designer. Talentuosa e traboccante di estro, Flavia ha diramato la sua carriera in molteplici direzioni: teatro, eventi, videoclip, spot TV, fashion magazine, celebrities, club, sfilate, collaborazioni con brand prestigiosi – qualche nome? Philipp Plein, Calzedonia, Alfa Romeo, Ferrero, Vodafone, Wind e molti altri ancora. Ma a questo sfolgorante percorso professionale si è aggiunto un importante traguardo nella vita privata. Il 17 Giugno scorso, infatti, dopo un’ amicizia quasi trentennale, Flavia è andata in sposa al Principe Maurice. Il loro matrimonio ha fatto seguito ad una quarantena vissuta insieme dall’ inizio alla fine, ma (seppure  non ufficialmente) aleggiava nell’ aria già da tempo. A rivelarci tutto sarà la dolce metà del Principe in persona, che ho avuto il piacere di conoscere e di intervistare: la nostra è stata una lunga, bellissima chiacchierata ravvivata dalle domande “speculari” sulla love story della coppia (rileggi qui l’ intervista con il Principe Maurice). Signore e signori…ecco a voi Flavia Cavalcanti!

Sei nata a Recife, in Brasile. Cosa ti porti dentro della tua terra?

La positività. Anche se vivo in Italia da quasi 29 anni, la solarità, l’allegria, il fatto di vedere il bicchiere sempre mezzo pieno – un atteggiamento molto brasiliano – sono caratteristiche ancora molto radicate in me.

Quando e perché hai deciso di trasferirti in Europa, più precisamente in Italia?           

Era il 1992. Mentre in Brasile mi stavo creando una carriera come truccatrice e parrucchiera, è arrivata una mia amica dall’ Italia che mi ha offerto l’opportunità di venire a lavorare a Riccione, sempre come parrucchiera, e di condividere la sua casa con lei. Tutto questo mi ha incuriosita, perché l’Italia era nel mio cuore sin da quando sono nata: le mie origini sono sia italiane che portoghesi. E’ andata così. Ho ricevuto una proposta e sono partita, volevo assolutamente conoscere l’Italia. Poi me ne sono innamorata e sono rimasta.

 

Un bel ritratto fotografico di Flavia

Con l’Italia è stato un colpo di fulmine o hai avuto bisogno di tempo, per ambientarti?           

Un colpo di fulmine! (ride, ndr.) L’Italia mi è piaciuta da subito. Ovviamente non è che sia andato tutto liscio, ma ho superato ogni tipo di disagio. Mi interessava imparare la lingua, conoscere le città più importanti…Anche se all’inizio è stato molto difficile, mi hanno conquistato la storia che si respira in ogni angolo e tutto quello che comporta il vivere qui: il cibo, l’arte…Sono tantissimi gli aspetti che rendono l’Italia unica, bellissima, un paese da vivere.

Attraverso quale iter sei approdata al design dei costumi di scena?

Sono arrivata qui per fare la parrucchiera, ma nell’ arco di sette-otto mesi ho stretto delle amicizie che mi hanno permesso di lavorare anche come ballerina nelle discoteche. Vivevo a Riccione e lavoravo sia a Riccione che in tutta Italia: ogni weekend andavo in tour nei club, mentre durante la settimana ero in salone o acconciavo le mie clienti a domicilio. Questo mi ha fatto pensare che dovevo sfoggiare dei look sempre nuovi, di conseguenza il mio fidanzato dell’epoca mi ha regalato una macchina da cucire. Ho cominciato a scucire gli abiti, a studiare come erano fatti e a tagliarli nella stessa maniera, ma con una mia impronta inconfondibile. Così ho iniziato a creare personalmente i vestiti che indossavo. Piacevano a tutti! In molti hanno cominciato a chiedermi se potevo realizzarli anche per loro, così mi sono buttata nel settore della moda.

 

Anna Tatangelo sfoggia degli sfavillanti look by Flavia Cavalcanti nel video di “Inafferrabile”

Cosa ami di più del tuo lavoro? E qual è la creazione griffata Flavia Cavalcanti a cui sei più affezionata?

Non potrei dirti a quale creazione sono maggiormente affezionata, ormai non si contano più! Parlerei piuttosto delle aziende che ti scelgono per realizzare dei progetti insieme e ti lasciano libera di creare. Potrei citarti una carrellata di lavori meravigliosi, ovviamente assegnati da un capo stylist che cura l’immagine di una data azienda, di un programma televisivo, di un videoclip, e così via…Non mi focalizzerei su una singola creazione ma sul progetto più bello, che può includere decine di creazioni o magari una sola. Il progetto ha più importanza della creazione stessa, perché ti fa esplorare dei temi (o un tema unico) attraverso un processo creativo individuale o collettivo. Si raggiunge il top soprattutto quando si è in gruppo, quando c’è una sinergia, quando ci si confronta: insieme si dà il meglio. Io non sto mai ferma, sono in continua evoluzione. Collaboro con diversi stylist, diverse TV, diverse realtà, così rimango sempre sul pezzo. Se dovessi menzionarti qualche mio lavoro ti parlerei dello spettacolo che ho creato per l’inizio della sfilata di Philippe Plein, o dello spot per i 30 anni di Calzedonia…Oppure, ancora, dello spot di Mon Chéri, dove appare il mio celebre abito di carta. All’ epoca di abiti di carta non se ne vedevano, quella pubblicità è fantastica: tantevvero che, seppur risalga al 2012, la ripropongono ogni Natale!

 

30mo compleanno di “Striscia la notizia”: Flavia ha ideato l’ outfit di Michelle Hunziker

Collabori spesso con le celebrities. Ne esiste una che, tra loro, ti ha colpito in modo particolare? E per quale motivo?

Un altro aspetto del mio lavoro consiste nel creare l’immagine di tanti personaggi dello show business. Però, in questi casi, con qualcuno di loro ti rapporti di più e con qualcun altro meno. Una persona che mi è rimasta particolarmente impressa è Malika Ayane: una grandissima artista, una grandissima donna, con un cuore e una testa meravigliosi. Di lei mi sono innamorata letteralmente! La adoro, spero che potremo collaborare molte altre volte ancora.

 

Costumi by Flavia Cavalcanti per IT Magazine (foto di Edlan Man)

Al momento di ideare i costumi, di solito, hai carta bianca o lavori in base agli input forniti dalle produzioni?

Vanno analizzati vari fattori, perché ci sono delle differenze a seconda dei casi. La maggior parte delle volte un direttore artistico o un’azienda ti danno l’input, poi sta a te trovare delle soluzioni. Si fa un po’ di ricerca e si passa ai bozzetti. Si arriva, quindi, alla presentazione di una o più proposte. Io non sono una sarta, sono una creativa. Di conseguenza, i lavori che mi assegnano lasciano molto spazio all’ inventiva: perché se si tratta solo di elaborare un disegnino fatto da altri o la foto dell’abito di un famoso stilista ti dico “Ma anche no!”. Io voglio creare, non voglio copiare…Non sono mai stata una che scimmiotta le creazioni altrui. Sviluppare idee proprie è molto importante!

A quali progetti stai lavorando, attualmente? Potresti anticiparci qualcosa?  

Il Covid, purtroppo, ha messo in stand by molti progetti importanti, ma credo che siano tutti rimandati ai mesi prossimi. In questo momento sto curando l’immagine degli spettacoli del Villa delle Rose di Riccione: mi occupo del look della vocalist Tanja Monies e delle ballerine per quanto riguarda gli eventi del venerdì, del sabato e del mercoledì. Dal 22 Luglio, infatti, ogni mercoledì sale in consolle Sven Vath, un dj quotatissimo, uno dei “paparini” della musica techno! E’ la serata Cocoon di Ibiza, che a causa del lockdown sull’ “Isla Blanca” si è trasferita al Villa delle Rose. Il look che ho scelto per gli artisti si ispira a una tendenza che adoro, quella di matrice spaziale. Ma ho un’altra bellissima novità da raccontarti: a Settembre, due numeri della rivista Donna Moderna usciranno con delle mie creazioni in copertina. Le indosseranno nientemeno che Federica Pellegrini – una donna meravigliosa, un orgoglio nazionale – e Elodie, talentuosa e bellissima. Per me sarà un onore vestirle! Non posso anticiparvi nulla dei loro look, però vi dico che sfoggeranno abiti davvero stratosferici…

 

Uno degli iconici bustier creati da Flavia Cavalcanti (in questo caso, per una sfilata di Aldo Coppola)

Martina Colombari in un fasciante abito in pizzo griffato Cavalcanti

Passiamo ora alla tua vita sentimentale. Come, dove e quando vi siete conosciuti tu e Maurice?

Sono arrivata in Italia nel ‘92, di mercoledì, e il sabato successivo ero già al Cocoricò. A un certo punto, dalla Piramide è calata una gabbia dove Maurice era rinchiuso insieme ad altri performer. Sono rimasta senza fiato! In Brasile avevo già lavorato in discoteca, nel mondo dello spettacolo, ma da Maurice mi sono sentita subito attratta perché proponeva qualcosa di speciale, di mai visto prima…e sempre con un messaggio da divulgare. Ho detto a me stessa: prima o poi conoscerò questo gruppo e ci lavorerò insieme. Sono passati alcuni mesi e Alessandro Filippi, un amico comune, un giorno mi ha presentato Maurice. Da lì è partita la nostra lunghissima amicizia, che dura da ben 28 anni. Ecco, è nato tutto così. Ma l’amore è venuto dopo.

 

Flavia e Maurice: che coppia!

La vostra amicizia è durata quasi trent’anni. Hai sempre saputo che “sotto sotto” c’era di più?

Noi viviamo un amore un po’ diverso dai soliti: il matrimonio tra me e Maurice non è uno di quei matrimoni con una data di scadenza. Il nostro progetto di vita insieme è molto più profondo. Non siamo gelosi l’uno dell’altra, non siamo competitivi, siamo affiatati. Vogliamo invecchiare insieme. Lui si prende cura di me e io mi prendo cura di lui, quando cado lui mi sostiene e quando lui cadrà io sarò lì a sostenerlo. Il legame che c’è tra noi è qualcosa che va oltre, direi che è anche un’ amicizia specialissima…Siamo due persone di spessore che si completano a vicenda.

Qual è stato il preciso istante in cui ti sei resa conto di amarlo?

Tre anni fa. In quel periodo Maurice mi frequentava un po’ di più, perché per molto tempo non siamo stati assidui nel vederci. Poi, quattro o cinque anni fa, lui si è trasferito qui a Milano e ci siamo ritrovati. Così una notte, mentre chiacchieravamo con un calice di vino in mano, è partita la domanda: “Tu come vedi il tuo futuro?”, mi ha chiesto. Io ho risposto che le mie storie importanti le avevo avute, ma da 15 anni non conoscevo più nessuno che mi soddisfacesse intellettualmente e non solo. Non vedevo amore all’orizzonte, solo storielle che non portavano a niente. “Sinceramente”, ho detto a Maurice, “di regalare il mio tempo e il mio cuore a persone che non lo meritano non se ne parla. Per cui, piuttosto, morirò da sola o, se proprio dovessi avere una relazione, vorrei averla con una persona come te.” Le sue esperienze erano state pressochè le stesse, e alla fine c’è stata la proposta. “E se ci sposassimo?”, mi ha detto all’ improvviso (ride, ndr.). Ho pianto per l’emozione, l’ho abbracciato e gli ho risposto “Perché no? Sposiamoci!”. Nei tre anni successivi, la nostra relazione ha acquistato sempre più spessore. La proposta di Maurice non ha potuto concretizzarsi sino ad oggi perché io avevo dei problemi con i documenti: non arrivavano, ritornavano in Brasile…Dovevamo sposarci il 26 marzo, però è arrivato il lockdown ed è saltato tutto. Per cui abbiamo “detto sì” soltanto un paio di mesi fa. Ma va bene ugualmente. Prima o dopo, l’importante è vivere questa bella storia!

 

I neo-sposi in total black: un po’ dark, un po’ decadenti, ma giocosi sempre e comunque

Perché un matrimonio a sorpresa, quasi “in incognito”?

Volevamo che fosse una cosa nostra e non pubblica. Il matrimonio che sognavo era riunire una ventina di amici e partire per una spiaggia deserta dove io e Maurice, scalzi e vestiti con abiti di lino molto leggeri, ci saremmo sposati. In mezzo alla natura, con le persone che sono davvero care a entrambi. Senza caos, senza selfie, senza tutto quello che va a prostituire un sentimento. Secondo me non serve quel contorno, è solo esibizionismo… Qualcosa che non ha niente a che fare con l’amore e con le cose sincere, oneste, belle.

Cos’hai pensato subito dopo aver detto “Sì”?

Non me ne sono resa conto subito. Ma una settimana dopo, camminando per strada, ho sfiorato inavvertitamente la mia fede nuziale e ho avvertito una profonda sensazione di sicurezza. Io non mi sono mai sentita sola. Non soffro di solitudine, al contrario di Maurice. Quel gesto, però, mi ha fatto provare una miriade di emozioni: mi sono sentita protetta, più completa, non so come spiegarti… In realtà ero completa anche da sola, ma Maurice, così speciale e unico, ha dato una marcia in più alla mia vita!

 

Un brindisi all’ amore…e all’ amicizia!

Parlaci di tre qualità che adori di lui…

Soltanto tre? Innanzitutto la sua cultura straordinaria, con tanto di dettagli e date. E’ incredibile, ha una memoria pazzesca! Un’altra qualità di Maurice che amo è l’ironia, insieme ci facciamo delle risate incredibili!, e per finire il suo gran cuore. Naturalmente adoro anche il suo essere artista, che è qualcosa che ingloba sia la sua grande cultura che la sua ironia. Questa dote è coinvolgente, appagante, lo rende unico…Non trovi uomini come lui in giro!

 

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E i suoi tre difetti che invece detesti?

Non esistono difetti che davvero detesto di Maurice, perché i suoi, in fondo, sono difetti di poco conto. Uno è quello, ad esempio, di dare valore a chi secondo me non ne ha. Non so perché lo fa, forse è qualcosa che rimanda alla sua paura della solitudine. O forse è un mortificarsi perché si è sempre sentito inconsciamente in colpa per essere sopravvissuto al suo fratello gemello, morto quand’era bambino. Ne discutiamo spesso. Un altro difetto del mio Principe è la pigrizia: dovrebbe andare a correre, allenarsi. Io non mangio carne da molti anni, vado in bicicletta, faccio delle lunghe camminate…Il mio corpo è sodo e tonico. A Maurice piace molto mangiare, ma quando gli dico di fare ginnastica mi risponde che lo deciderà lui, con i suoi tempi. Lo guardo e resto zitta: non voglio litigare. Questa pigrizia mi lascia senza parole, perché anche solo per indossare certi costumi di scena devi avere un fisico asciutto e vigoroso. Eppoi tenersi in forma è importantissimo, se hai un corpo sano hai più energia!

Tu sei il sole, Maurice la luna. Raccontaci un aneddoto che dichiara al mondo la vostra complementarietà.   

La cultura che ha Maurice non è la mia. Io ho vissuto per 21 anni in Brasile e la mia formazione proviene da lì. Poi sono arrivata in Italia e mi sono formata anche in questo paese, perché comunque si vive e si impara giorno dopo giorno. Però il mio background è completamente diverso dal suo, quindi ci completiamo a vicenda: quello che ho io non ha lui e quello che ha lui non ho io. Quando facciamo le nostre lunghe chiacchierate a volte finisco le frasi io, a volte le finisce lui…Laddove non arrivo io è lui che mi completa e viceversa. E’ qui che si rivela la nostra intesa. Che è un’intesa molto intellettuale: siamo in sintonia, ad esempio, per quanto riguarda il gusto estetico, l’amore per l’arte. La nostra complementarietà però emerge soprattutto nelle conversazioni che facciamo a tu per tu, attraverso il confronto e lo scambio di idee.

 

Flavia Cavalcanti: una “woman in red” a Milano

Una domanda tra il serio e il faceto. Hai giurato di rimanere con lui “finchè morte non vi separi”. Ma quale azione, abitudine o comportamento non potresti mai perdonargli?

Non ci sono ostacoli così gravi da poter farmi dire “Mò basta”! (ride, ndr.) Perché i difetti di Maurice, comunque sia, sono risolvibilissimi. Innanzitutto non è un traditore, e non ti sto parlando di tradimento fisico: per me non è mai stato un problema. Io vado oltre, mi inoltro nell’ anima…E’ il tradimento mentale che detesto, ma so che Maurice non mi tradirà mai in quel senso. Ormai lo conosco bene. Non siamo una coppietta di innamorati diciottenni, non siamo neanche due trentenni che stanno provando a creare qualcosa insieme. Siamo due cinquantenni: consapevoli, onesti, lavoratori, buoni, altruisti, generosi. Maurice non mi deluderà, e le cose che di lui mi danno fastidio non saranno mai talmente preoccupanti da farmi decidere da chiudere la nostra storia!

 

Minidress sexy-spaziale per un editoriale fashion

L’ abito – con tanto di bustino signature – che Flavia ha pensato per Astou Seck, cantante e modella africana

I costumi di “TAKA”, cortometraggio presentato al Fashion Film Festival di Chicago, portano la firma di Flavia Cavalcanti

Anche Tezenis, marchio trendy del Gruppo Calzedonia, si è avvalso dello straordinario estro di Flavia per le sue sfilate

Grace Jones con una delle avveniristiche “mask” by Flavia Cavalcanti

Flavia all’ opera

 

Scatti tratti da alcuni editoriali

 

 

Un altro fil rouge delle creazioni di Flavia: le piume coloratissime, eteree ma abbondanti e di forte impatto

 

 

Photo courtesy of Flavia Cavalcanti

 

 

Sulle tracce del Principe Maurice: un’estate nel segno della Luna

 

Soltanto a pochi eletti è concesso di chiedere la luna e di ottenerla: il Principe Maurice è uno di quei fortunati. Innamorato da sempre dell’ astro d’argento, “lunare” per definizione (il che instaura un’ intrigante contrasto con la solarità di Flavia Cavalcanti, la sua neo-sposa), l’ icona del Teatro Notturno ha appena inaugurato un progetto interamente dedicato alla luna. Lo scenario è quello, incantevole, del Lido di Venezia. Qui, tra sontuosi edifici Liberty e spiagge dorate, si erge la Moody Terrace Blue Moon, il nuovo regno del Principe: una terrazza fronte mare dove aleggia una magia che sembra scaturire proprio dai bagliori lunari. Sulla Terrazza ci si ritrova, ci si incontra, si degustano cocktail sopraffini…Ma soprattutto si rimane ipnotizzati dalle esibizioni di un Maurice “luminoso” e dalla musica del sound designer Francesco Trizza. A completare questa portentosa alchimia sono artisti di primo livello, star di un entertainment nato per stupire. Il tutto sotto il cielo stellato estivo e, naturalmente, sotto il plenilunio: i party più spettacolari nascono come omaggio alla luna piena ed al suo incanto. Siete interessati al prossimo evento? Il “Blue Full Moon Party” si terrà esattamente domani, il 5 Agosto. Leggete l’ intervista qui di seguito per saperne di più! Poliedrico e inesauribile come sempre, il Principe non poteva riservare le sue energie ad un unico progetto. Il periodo post-quarantena lo vede scatenatissimo, preso in un vortice di serate Speakeasy e di dinner show. Questa conversazione fiume, però, accende i riflettori anche su un aspetto più intimo: l’ amore per Flavia Cavalcanti, con la quale è convolato a nozze un mese fa. In un botta e risposta tra il romantico e il giocoso, Maurice ci racconta tutto sul loro incontro e sulla loro relazione. Vi invito a rimanere sintonizzati su VALIUM, perchè si tratta di domande speculari a cui, la settimana prossima, risponderà anche Flavia. Ma non vi anticipo altro, per ora. Non mi resta che augurarvi una buona lettura!

 

Show time in Terrazza all’ happy hour

Il Principe e la “sirena” (Chiara Baltieri): scene da una fiaba

Riprendiamo il filo da dove eravamo rimasti tre mesi fa. Cosa hai fatto non appena sei “tornato in libertà” dopo la quarantena?

Intanto mi sono dato corpo e anima al dinner show. Esordio a Mantova, in un locale che si chiama Mascara, dove abbiamo sperimentato per la prima volta in Lombardia la formula delle cene spettacolo. Diciamo che, grazie alla gavetta fatta all’ Atelier Curiosité dell’Odissea Fun City lo scorso inverno, sia io che Simone Fucci (in arte Simon The Prince) eravamo già rodati su questo genere. Infatti è stato un successo! Le cantanti che normalmente cantavano nelle orchestre si sono riproposte in maniera eccellente come entertainers. La formula è un po’ sempre la stessa: io intrattengo e canto, Simon fa le sue performance oltre a curare la regia e le scenografie in tutti i loro dettagli, poi c’è qualche ospite che si esibisce nel Burlesque oppure in numeri acrobatici. Il dinner show l’abbiamo cominciato a Mantova prima di trasferirci nella sua “sede naturale”, l’Odissea Fun City di Spresiano, vicino a Treviso.

 

Il dinner show, una delle nuove dimensioni del poliedrico Maurice

Al momento, appunto, ti esibisci soprattutto durante i dinner show: so che ti intriga molto questa dimensione che attinge vagamente al cabaret…

Come ti ho accennato nelle precedenti interviste, è la mia nuova dimensione artistica e mi piace molto. Ormai in discoteca c’è il rischio di chiusura in ogni momento, perché purtroppo non si riescono a rispettare le direttive della prevenzione anti-Covid. Invece il dinner show funziona, funziona benissimo e siamo arrivati a dei numeri importanti. lo e Simon ci esibiamo nella sontuosa Sala Live della grande struttura di cui ti dicevo.  La prima volta che sono salito sul palco mi sembrava di essere a Las Vegas! Ma adesso le serate verranno portate avanti più da Simon che da me, perché nel frattempo mi sono buttato in un’altra straordinaria avventura…

 

Spresiano (TV) o Las Vegas? Lo spettacolare Atelier Dinner Show dell’ Odissea

So che sei coinvolto in grandi progetti al Lido di Venezia. Che ci racconti di tutto questo?

Il Lido è la spiaggia di Venezia. Era chiamata “l’Isola d’ oro” e ha vissuto il suo massimo splendore cento anni fa, quando era una meta turistica esclusiva prescelta persino dalle teste coronate d’Europa. Negli anni ‘20 del 900 il Lido rappresentava quello che rappresentano oggi Montecarlo o Dubai, con il valore aggiunto di un’architettura Art Nouveau che si nota soprattutto nei meravigliosi edifici adibiti a hotel – a cominciare dal leggendario Grand Hotel Des Bains dove Thomas Mann ha scritto “Morte a Venezia” e dove Visconti ha girato il film omonimo. Tornando a me, sull’ Isola d’oro ho pranzato al Ristorante New Blue Moon Rive Gauche dove ero ospite di un amico carissimo, Paolo De Grandis, che si occupa d’ arte ad alto livello e collabora anche con la Biennale. Ho notato subito che la terrazza del Blue Moon, un’opera d’arte dell’archistar Giancarlo De Carlo, era stata restaurata, ma non era aperta al pubblico perché nessuno ancora se ne era potuto o voluto occupare.  Ho chiesto alla titolare della licenza, Angela Ghezzo (nota imprenditrice lidense), di farmela vedere ed è stato subito colpo di fulmine: ho scoperto la mia location dell’estate.  L’ho chiamata Moody, “lunatica” (ride, ndr.) Tutti gli eventi che organizzerò sulla terrazza saranno un omaggio all’ astro d’argento. Anche perché la prima notte che sono passato da quelle parti, a inizio Giugno, mi ha accolto il sorgere di una luna rossa enorme che mi ha emozionato fino alle lacrime. Ho detto a me stesso: “Io questa estate rimarrò qui”, e così è stato. Mi avvalgo della collaborazione con Venezia Spiagge, società partecipata proprietaria della struttura, di Vela, la partecipata che organizza tutti i grandi eventi della Città di Venezia, e del Comune. Un progetto, quello della riqualificazione di questa importante struttura, fortemente voluto dall’ Assessore Michele Zuin, responsabile al bilancio e alle società partecipate, che ha visto nell’ iniziativa il giusto coronamento degli sforzi della giunta per restituire ai lidensi come lui questo spazio prestigioso. Ho ideato una stagione di riapertura della Moody Terrace Blue Moon – questo il suo nome completo – per testarla in vista del vero rilancio post covid nei prossimi anni. C’è molta curiosità!

 

Chiara Baltieri e le sue acrobazie “lunari”

Abbiamo debuttato il 31 Luglio. La formula è quella di una terrazza lounge dove si bevono ottimi drink: abbiamo barman qualificatissimi che provengono dal Danieli, dal Cipriani…tutti hotel più che prestigiosi. Io mi occupo della direzione artistica per animare gli aperitivi e i dopocena. Il clou della terrazza sono gli spettacoli, immancabilmente dedicati al tema della luna. Venerdì scorso, ad esempio, l’acrobata Chiara Baltieri ci ha lasciati a bocca aperta con le sue evoluzioni all’ interno di una grande “luna luminosa”; sabato è stato il momento di Janet Fischietto, star internazionale del raffinato Burlesque targato VooDoo Deluxe, mentre per il 5 agosto ho organizzato una kermesse dove ho invitato tutti gli artisti che conosco – attori, musicisti, performer…- ad esibirsi in performance-tributo alla luna piena. L’ evento si chiamerà “Blue Full Moon Party” e la musica sarà curata dal sound designer Francesco Trizza; io contribuirò con i miei emotional set e live. Le kermesse più strepitose che inneggiano alla luna piena sono due: come ho già detto la prima avrà luogo il 5 Agosto e la seconda il 2 Settembre, quando inaugurerà la Mostra del Cinema. Per il 7 agosto è poi in programma una serata fashion in collaborazione con Tango Philosophy , un brand fondato dalla bellissima e dinamica Giulia Rosmarini. Le linee semplici, i tessuti di grande qualità e le personalizzazioni con la stampa a batik di formelle create da Chiara sono i cardini del marchio. Secondo me, è una nuova frontiera del lusso discreto! L’ evento,  seguito da una vendita, si svolgerà dalle 17 alle 21. Essendo occupato alla Terrazza soltanto nel weekend, il giovedì mi esibisco, con Francesco Trizza e nell’incredibile ed affascinante cornice dell’Hotel Ausonia Hungaria, in quelli che abbiamo chiamato “Speakeasy, afterdinner ’20.2.0”. La nostra epoca è un po’ proibizionista a livello di comportamenti quotidiani, e noi vogliamo reagire con questi appuntamenti clandestini, segreti, molto raffinati, che negli anni ’20 del ‘900 venivano denominati appunto “speakeasy”. Sono serate eleganti, dannunziane…Mi dà una grande gioia poter contribuire al rilancio del turismo di Venezia in uno stile che davvero potremmo definire “anni ’20 due punto zero”!

 

La locandina dell’ evento fashion del brand Tango Philosophy e, qui sotto, un video in stile VOGUE della patinatissima Moody Terrace

Il sound designer Francesco Trizza

Janet Fischietto, special guest della Moody Terrace Blue Moon

Al Lido sei praticamente in pianta stabile, per quanto riguarda la tua residenza attuale. Stai abbinando il lavoro a una sorta di vacanza?

Assolutamente! Sento la mancanza della mia Palma di Maiorca ma capisco benissimo perché il Lido, all’ epoca, sia diventata una meta turistica d’eccellenza. Ci sono alberghi come l’Excelsior e l’Ausonia Hungaria che sono il top dei top, chi risiede qui ha la spiaggia ma alle spalle ha anche la laguna meravigliosa! E poi, prendendo il battello, in venti minuti si arriva in piazza San Marco. Il Lido può essere raggiunto in auto con il ferryboat, l’isola è ricca di strade…Le strutture di cui prendere nota sono tantissime, in prevalenza edificate dagli inizi del ‘900 fino all’ epoca fascista. Il Covid, fortunatamente, non ha messo KO la Mostra del Cinema: saranno 18 i film in concorso provenienti da tutto il mondo, tra cui 4 italiani. Certo, i toni mondani verranno smorzati un po’…Ma questo non fa che impreziosire la Mostra, che abbandona la “grandeur” a favore di una squisita raffinatezza – garantita dal Direttore Alberto Barbera che ha graziosamente fatto da “padrino” all’apertura ufficiale della Moody Terrace. E’ stato un onore!

 

Alberto Barbera (qui insieme al Principe Maurice), direttore della Mostra del Cinema di Venezia, ha fatto da padrino all’ apertura della Moody Terrace

Una panoramica della Terrazza, la location più glamour dell’ estate

Il Lido di Venezia, anche detto “Isola d’Oro”

Settembre è più vicino di quanto sembri. A quali progetti ti dedicherai il prossimo autunno, se è lecito chiedertelo?

E’ lecito chiedermelo, ma purtroppo è lecito anche risponderti che la situazione Covid, con il probabile ritorno di pandemia che incombe, lascia tutto abbastanza in sospeso. Io fino a metà Settembre sarò impegnato al Lido. Tra l’altro ho avuto anche il sostegno di Red Bull, con cui ho un rapporto di collaborazione che spazia dal Carnevale di Venezia al Life Ball di Vienna: ha creduto nel mio progetto e ne sono entusiasta. Tutta la linea Organics di Red Bull, composta al 100% da ingredienti naturali, sarà promossa sulla Moody Terrace Blue Moon perché è molto in linea con le nuove filosofie di alimentazione. Sono davvero soddisfatto della sinergia che si è creata tra pubblico, privato e aziende che mi hanno dato fiducia nonostante i tempi poco rosei…Sono dei bei segnali. Tornando ai miei progetti, dopo la Mostra del Cinema farò ritorno al dinner show dell’Odissea Fun City e poi, probabilmente, mi rivedrete a teatro con delle repliche di “Eros e Thanatos”. I miei impegni cinematografici sono stati interrotti dal Covid, ma sono sempre nell’aria, e anche i miei impegni televisivi pare che stiano ripartendo. Quello che posso dirti per ora è che la Sala Live dell’Odissea diventerà ancora più spettacolare e che Las Vegas, stavolta, ci farà un baffo!

 

Janet Fischietto davanti al maestoso “Grande Albergo Ausonia Hungaria”: una vera diva

Il vero scoop che ci hai regalato questa estate è quello del tuo matrimonio con Flavia Cavalcanti (rileggi qui la “breaking news” di VALIUM). Naturalmente, vogliamo sapere tutto sull’argomento! Come, dove e quando vi siete conosciuti tu e Flavia?

Volevamo che il matrimonio rimanesse una cosa intima fino alla fine del lockdown, poi i nostri propositi sono svaniti perché il mio testimone, Alessandro Filippi, ha voluto organizzarci a sorpresa il pranzo di nozze con una quarantina di amici. E anche se mi ha fatto piacere, devo dire che mi ha messo un po’ nei pasticci (ride, ndr.)…perché in molti, poi, mi hanno chiesto come mai non erano stati invitati! Come sapete, mi sono sposato a Milano. Ma di recente ho incontrato Luigi Brugnaro, il sindaco di Venezia, che scherzosamente mi ha invitato a ri-sposarmi anche qui altrimenti sarà geloso…Ho trovato la sua battuta molto simpatica e penso proprio, quindi, che ripeteremo il matrimonio in quel di Venezia! L’ incontro tra me e Flavia risale alla notte dei tempi. Lei era appena arrivata in Italia e ci siamo visti per la prima volta al Cocoricò circa 27 anni fa. Io mi esibivo in un saliscendi con delle altalene dove avevo fatto montare delle gabbie: era una performance molto forte, molto spaziale, in cui calavo tra il pubblico dal culmine della Piramide per portare pace, amore e luce: un alieno Annunaki, insomma… Flavia è rimasta estremamente impressionata da tutto questo, ha voluto subito conoscermi e da lì, nel corso del tempo, è nata un’amicizia vera e propria.

 

Il Principe e Flavia Cavalcanti a Ibiza dieci anni orsono

La vostra amicizia è durata quasi trent’anni. Hai sempre saputo che “sotto sotto” c’era di più?

C’era una grande affinità. Io ho avuto le mie storie e lei le sue, però quando ci trovavamo a tu per tu e affrontavamo argomenti anche molto profondi, filosofici…eravamo sempre sulla stessa lunghezza d’onda. Ti posso dire che in tutti questi anni, persino quando abbiamo collaborato professionalmente, non abbiamo mai litigato. Ed è qualcosa di molto raro! Negli ultimi tempi ci siamo frequentati sempre più spesso, quando andavo a trovare mia sorella in Brianza mi fermavo anche da lei a Milano. Finchè un giorno, mentre da Milano mi accingevo a ritornare a casa mia a Venezia, il governo ha messo l’Italia in quarantena. Al che ho detto a Flavia: “Scusa, ma se invece di andarmene da solo a Venezia io mi fermassi qui da te? Sei sola anche tu…”. Lei ha sorriso e mi ha risposto “Si, fermati qui”. Abbiamo trascorso la quarantena insieme e in quel periodo il nostro legame si è consolidato ulteriormente.

 

Maurice e Flavia insieme a FrancescoTrizza e a Massimiliano Armocida. Sullo sfondo, il Grand Hotel Ausonia Hungaria

Qual è stato il preciso istante in cui ti sei reso conto di amarla?

La scintilla che è scattata tra noi non è quella della passione travolgente dei ragazzini. Il nostro amore è maturato in trent’anni, conclamandosi probabilmente con il fatto di essere obbligati a stare insieme dalla mattina alla sera e dalla sera alla mattina. In quella circostanza siamo riusciti a sostenerci, a comprenderci, a consolarci, a sfogarci vicendevolmente. Il lockdown ci ha fatto capire che tra noi c’era qualcosa di più e ci ha fatto decidere di promettercelo per sempre, di voler invecchiare insieme. Avevamo affrontato il discorso anche in passato; a Flavia avevo fatto una proposta un po’ “aerea” dicendole: “Potremmo anche sposarci”, e lei si era emozionata. La prova del nove, però, è stata la quarantena! Le nostre nozze erano già programmate, quando è stato sancito il blocco dei matrimoni a causa del Covid. Abbiamo dovuto aspettare che il Comune ci “recuperasse” e un bel giorno, dal lunedì al mercoledì, ci hanno chiamato dicendoci che avevano una data libera. Il nostro non è il rapporto fuoco e fulmini di una coppietta, ma un rapporto più maturo e forse, proprio per questo, ancora più prezioso. Sapevo di amare Flavia sin da quando l’ho conosciuta, in realtà. L’ amore è al di sopra di tutto, non ha livelli…Quando si conclama con una convivenza o una condivisione può diventare un rapporto di coppia. Ma va oltre l’attrazione fisica, la carnalità…L’ amore è amore. Io ho sempre amato Flavia: è una creatura speciale, straordinaria.

 

Flavia in un momento di relax all’ Ausonia Hungaria. Di recente, la coppia ha trascorso una mini luna di miele proprio al Lido di Venezia

Perché un matrimonio a sorpresa, quasi “in incognito”?

Le circostanze legate alla pandemia non ci hanno permesso di inviare partecipazioni, inviti o cose del genere. Per cui, visto che dovevamo rimanere sottotono in quel senso, abbiamo pensato di far calare un velo di riservatezza sulla notizia. Invece è trapelata e va benissimo così! Non ci sembrava il caso di fare le cose in grande in questo difficile momento storico, ma in effetti abbiamo sbagliato perché sarebbe stato un bel messaggio da dare alla gente: il Covid non ha portato solo morte e disperazione, l’amore è riuscito a trionfare ugualmente!

Cos’hai pensato subito dopo aver detto “Sì”?

Mi sono commosso! Ho provato un senso di soddisfazione e di liberazione al tempo stesso, perché il desiderio di sposarci era rimasto inappagato troppo a lungo. In quel momento lì, invece, ha potuto realizzarsi… Quindi ho pianto, anche Flavia ha pianto: entrambi di gioia, naturalmente! E’ stato veramente bello.

 

Maurice e Flavia nel giorno delle loro nozze

Parlaci di tre qualità che adori di lei…

Sono più di tre, mi è difficile sintetizzarle! La prima è la solarità, che abbino al rapporto straordinario che Flavia ha con la natura e la bellezza. Combinerei quindi la solarità con la sensibilità e la creatività: queste tre doti sono un tutt’uno, circolano in lei creando un vortice di energia positiva. Poi certo, adoro anche la sua sensualità…E’ simpatica, ammiccante, maliziosa e questo mi diverte molto. Amo l’ironia di Flavia e il fatto che sia una persona determinata, non si lascia mai andare alla disperazione. Quando abbiamo dovuto indossare le mascherine, tanto per farti un esempio, si è detta “Ok, le faccio a modo mio.”, e insieme a Vassy Longhi ha ideato le Flassy Mask. Ha dunque virato sul creativo, ma anche sull’ ironico e sul funzionale, il disagio associato alle nuove abitudini imposte dal Coronavirus.  Questa capacità di volgere al positivo situazioni negative è una qualità che apprezzo, ma ci sono ancora tante altre doti che ammiro in lei: la profondità, la curiosità. Ama le stesse cose che amo io, come la grande bellezza della nostra meravigliosa Italia. A proposito: non vedo l’ora di andare a vedere la grande bellezza del suo grande paese (il Brasile, ndr.)!

E i suoi tre difetti che invece detesti?

Fammi pensare…è un po’ difficile trovarli. Un suo difetto potrebbe essere che a volte è troppo passionale: ha un senso della giustizia che la porta ad essere un po’ eccessiva, si scalda molto. Il fatto di essere delusa, tradita, in particolare nei sentimenti ma anche nell’ operatività, non la lascia indifferente. Quando incontra opportunismo e falsità diventa, direi, “aggressiva”, quantomeno verbalmente. E’ qualcosa che mi turba, però che capisco e accetto. Ecco poi un altro difetto: Flavia piange spesso e tanto, anche di gioia…Non è una piagnucolona, ma è assai veemente nei sentimenti. Sebbene non sia un vero e proprio difetto, non voglio vederla piangere. Neanche di gioia! Poi non noto altre lacune: il suo fisico è perfetto, è una donna interessante e affascinante, ha un’eleganza naturale sia quando veste sportiva che chic…Un terzo difetto, forse, è che lei mi crede più ingenuo di quanto io non sia. Perché sa che sono una persona buona e pensa che la mia bontà mi porti, magari, ad essere vittima degli arrivisti. In realtà cerco di dare a tutti delle chance, ma lo faccio anche per mettere alla prova: io ti dò fiducia, vediamo come sai gestirla. Questo Flavia lo vede come un difetto, io invece vedo come un difetto il suo vederlo come un difetto! Come direbbe lei: “siamo d’accordo che non siamo d’accordo!” (ride, ndr.) E’ molto protettiva nei miei confronti. Lo apprezzo, ma so sempre perfettamente con chi ho a che fare.

 

Luna piena sulla spiaggia del ristorante New Blue Moon Rive Gauche, location di una cena romantica di Maurice e Flavia durante la loro mini luna di miele

Tu sei la luna, Flavia il sole. Raccontaci un aneddoto che dichiara al mondo la vostra complementarietà.

Anche solo da come ci vestiamo si capisce subito che lei è il sole e io la luna. Ci sono momenti in cui i ruoli si invertono, però caratterialmente io sono un po’ più “oscuro” (nel senso buono del termine), più dark: sto parlando dell’oscurità che accompagna il sogno e la fantasia. Invece lei è il sole, è scoppiettante…pura energia. Quando ci vedono insieme, questo contrasto dà adito a aneddoti che divertono noi per primi e chi è con noi in quel momento. Ma in fondo, tutto è relativo. Perché la luna, quando è piena, riflette la luce del sole, mentre il sole è molto affascinante, magico direi, quelle poche volte che viene eclissato dalla luna. E’ quasi un momento esoterico. Per cui, questa complementarietà tra noi esiste ed è bella anche a livello di immagine.

Una domanda tra il serio e il faceto. Hai giurato di rimanere con lei “finchè morte non vi separi”. Ma quale azione, abitudine o comportamento non potresti mai perdonarle?

Il fatto che al mattino lei deve avere i suoi tempi di recupero e la si può giusto salutare. Io sono già tutto pimpante, coccolone, affettuoso, invece Flavia quando si sveglia ha bisogno di almeno mezz’ora per ritornare a poco a poco alla socialità. Ma quando lo impari, lo sai: prevenire è meglio che curare!  Ecco, lei ha bisogno di ingranare. Basta lasciarla in pace e quando poi ha ingranato arriva, sorridente e meravigliosa, e si fa colazione insieme. Quei momenti vanno capiti, è necessario prendere coscienza del suo rito mattutino del silenzio. Ma non c’è nulla che io non possa perdonare a Flavia, anche perché i “difetti” che ho citato sono più che accettabili e diventano delle peculiarità. Abbiamo deciso di sposarci proprio perché ci accettiamo. Anch’io ho i miei momenti cupi, lei se ne accorge…si eclissa un attimo e poi, quando ho sconfitto il malumore, torniamo al nostro ménage sempre gioioso e luminoso. C’è davvero tanta luce attorno a noi!

 

Ancora uno scatto del Lido: qui, il leggendario Hotel Des Bains dove Thomas Mann ambientò “Morte a Venezia”

 

Photo courtesy of Maurizio Agosti

 

 

 

Frida.Kiza, il brand di Fabiola Manirakiza: l’Italia nel cuore, il mondo come meta

Fabiola al party “The New Beginning” di VOGUE Italia nel 2017

Fabiola Manirakiza è una stilista originaria del Burundi, ma fabrianese d’adozione. Vive nelle Marche dal 1990. Quando abbandona l’ Africa insieme alla famiglia, è giovanissima. Il trasferimento a Fabriano, la “città della carta”, le permette di scoprire un patrimonio culturale e artistico da cui rimane affascinata. La storia millenaria di quel luogo, ricca di splendide testimonianze, la conquista immediatamente. Innamorata del bello, Fabiola può assecondare il proprio senso estetico: dedicarsi alla moda è per lei una scelta istintiva, del tutto naturale. Vola all’estero per frequentare alcuni corsi nel settore, poi torna in Italia e mette le sue competenze al servizio di svariate aziende. Intanto, il successo delle creazioni che realizza per se stessa e per le amiche è tale da indurla a fondare un proprio brand. E’ il 2016 e a quel brand dà il nome di Frida.Kiza, un mix tra un omaggio a Frida Kahlo e l’ abbreviazione del suo cognome. Da allora, la strada è tutta in discesa per la talentuosa designer di origine africana: Fabiola intensifica le ospitate in TV (dove appare già da tempo), partecipa alle più importanti manifestazioni fieristiche sia in Italia che oltreconfine e, dulcis in fundo, inizia a presentare le sue collezioni durante la Milano Fashion Week. A Fabriano mantiene la sede legale di Frida.Kiza, ma lo showroom è situato a Milano, e i capi del brand sono venduti nelle più prestigiose boutique italiane e internazionali. Le celebs adorano lo stile di Fabiola Manirakiza, un inno al Made in Italy in quanto a sartorialità, ispirazione e ricercatezza dei tessuti. Basti pensare che l’attrice e conduttrice Emanuela Tittocchia, direttrice artistica dell’ “Opening Sanremo 2020”, ha indossato un abito Frida.Kiza in occasione dell’ evento che ha inaugurato la 70esima edizione del Festival. L’ amore per il Belpaese si esprime a tutto tondo nelle creazioni della designer, diventando parte integrante della sua cifra stilistica: l’arte italiana, in particolare, è uno dei maggiori motivi ispirativi di Fabiola, come i colori degli antichi dipinti e le opere architettoniche che appartengono al nostro patrimonio storico. La collezione Primavera/Estate 2020 di Frida.Kiza declina questi elementi in un tripudio di stampe, cromie vivaci e fantasie floreali. I look sono chic ma freschi, disinvolti, alternano linee contemporanee a silhouette vagamente anni ’50. Risaltano abiti con la gonna svasata, pantaloni cropped, mantelle nella stessa fantasia dell’ outfit, shorts in full color…Il punto vita viene sottolineato costantemente, il più delle volte da un’alta cintura rossa. “Summer Mood” – così si chiama la collezione – racconta di un sogno che fonde suggestioni artistiche, naturali e floreali in un vortice inebriante: a fare da leitmotiv è Venezia, che le stampe riproducono nei suoi squarci più romantici (come il ponte di Rialto), affiancata alle visioni di una natura rigogliosa ed a fiori dai colori travolgenti in cui predominano il turchese e il fucsia. I tessuti (jersey, denim, viscosa) sono versatili e pratici, perfetti per l’ estate ma anche per esaltare questo surreale viaggio nella città lagunare. Ancora una volta, Frida.Kiza combina l’ eccellenza del Made in Italy con tecniche e tendenze up to date; è un connubio che seduce, rappresenta il suo marchio di fabbrica. Quella proposta dal brand è una moda rivolta sia alle “taglie da passerella” che alle più comode, valorizzate da una collezione pensata apposta per le curvy. Intrigata dalle creazioni di Fabiola Manirakiza, ho voluto fare quattro chiacchiere con lei per saperne di più sulla sua griffe. Viviamo nella stessa città, e nonostante Fabiola sia sempre in giro per il mondo, mi ha concesso un po’ del suo tempo prezioso per rispondere ad alcune domande. Il risultato è l’ intervista che segue: non mi resta che augurarvi una buona lettura.

Fabiola, tu provieni dal Burundi. Come sei approdata in Italia?

Amo l’Italia da sempre: ho lavorato al Consolato Italiano e frequentato ambienti della diplomazia italiana. Trasferirmi in questo paese, per me, è stato un passo naturale.

Quando hai scoperto la tua passione per la moda, e in che modo l’hai coltivata?

La moda è sempre stata il mio sogno…Creavo abiti per me stessa già da bambina. Con il tempo, ho semplicemente assecondato una passione innata.

 

Frida.Kiza PE 2020

Raccontaci le tappe più salienti del tuo percorso nel fashion system.

Nel mio percorso formativo figurano, tra l’altro, studi di moda a Londra. Dopodichè, ho iniziato ad essere presente in varie trasmissioni televisive per poi approdare al Festival di Sanremo 2020, dove ho vestito Emanuela Tittocchia in occasione della serata inaugurale: Emanuela ha scelto il mio abito tra i tanti che le erano stati proposti.

 

Emanuela Tittocchia indossa un sontuoso abito firmato Frida.Kiza all’ “Opening Sanremo 2020”

Come è nata l’idea di fondare un tuo proprio brand?

Frequentando e conoscendo molti stilisti, ho voluto anch’io dare un volto alle mie creazioni.

Frida.Kiza è sorto a Fabriano, nelle Marche, a oltre 300 km da una capitale della moda come Milano. Perché questa scelta?

A Fabriano si trova la sede legale del brand. Lo showroom di Frida.Kiza, però, e’ a Milano.

 

Frida.Kiza PE 2020

A quale donna si rivolge il tuo brand, hai una musa ispiratrice?

Quando creo penso a una donna che ama la vita, piena di gioia di vivere. La mia musa? Senza dubbio, Coco Chanel.

Nelle tue recenti collezioni fai un ampio uso delle stampe e di una palette cromatica vibrante. Sono leitmotiv che derivano da riferimenti specifici?

Direi che esprimono perfettamente la personalità di Frida.Kiza.

 

Fabiola al lavoro

Chi sono i designer che ami e che ti ispirano maggiormente?

Coco Chanel, Armani e Dolce & Gabbana su tutti.

A proposito di ispirazione, hai mai attinto a motivi o a suggestioni africane? E più in generale, esistono degli elementi ispirativi che ricorrono nelle tue creazioni?

Non mi sono mai ispirata all’ Africa nelle mie creazioni, ma non è detto che non possa essere un’ idea per le prossime collezioni. Utilizzando, come sempre, dei colori cromatici.

 

Un outfit della collezione PE 2019 di Frida.Kiza

Personalmente, ti senti più italiana o più africana?

Italiana al cento per cento, ma sento di appartenere al mondo.

Quale futuro attende la moda, nell’era del Coronavirus?

Un cambiamento epocale, sia nel creare che  realizzare e proporre.

 

Fabiola insieme alla mitica Suzy Menkes, International Fashion Editor di VOGUE

Pensi che varierà qualcosa nel tuo modo di creare, di ispirarti, di presentare le tue collezioni?

Il brand rimarrà sempre Frida. Kiza con le sue creazioni e ispirazioni, ma guarderà costantemente ai continui cambiamenti che ci coinvolgeranno.

Quali sono i progetti più immediati che ti vedono coinvolta?

Sicuramente, la preparazione della nuova collezione Primavera/Estate 2021.

 

 

 

Altri look tratti dalla collezione PE 2020 di Frida.Kiza

Un ritratto fotografico di Fabiola Manirakiza

La designer con Carla Sozzani, un’ icona indiscussa (nonchè sorella dell’ indimenticabile Franca)

Stampe e ancora stampe: uno dei leitmotiv delle collezioni griffate Frida.Kiza (nella foto, un look della PE 2019)

Fabiola in uno scatto insieme alla nota giornalista di moda Giusi Ferrè

 

 

 

Sulle tracce del Principe Maurice – Fase 2: tra bilanci, Flassy Mask e doverose considerazioni

Il Principe “au naturel”, baciato dal sole e immerso nel verde

La Fase 2 dell’ emergenza Coronavirus è appena cominciata, e VALIUM prosegue il suo percorso sulle tracce del Principe Maurice. E’ un percorso ricco di sorprese, dove profonde riflessioni e un’ incisiva vis critica si alternano al mood giocoso di Maurice: a fine lockdown (o quasi), la nostra conversazione telefonica straborda di sprint e spirito propositivo. La quarantena, con i suoi tempi dilatati e l’azzeramento di ogni precedente stile di di vita, ha accentuato più che mai la voglia di reinventarsi del Principe. Nella casa-atelier della costumista Flavia Cavalcanti ha trovato il modo di continuare a fare, a creare, lasciando un doveroso spazio alle considerazioni sulle professioni del mondo della notte e al loro futuro. Intanto, l’ “icona notturna” per eccellenza vive di giorno e lancia già nuovi progetti e iniziative: li scoprirete qui di seguito, leggendo l’ intervista. Posso anticiparvi che non cessa mai di rimanere accanto ai fan, anche solo con il pensiero. E che i limiti imposti dalla pandemia non scalfiscono la sua indole costruttiva, perchè tutto ciò che fa lo fa con passione. Mettendoci il cuore sempre. Ormai lo conosciamo bene…Al punto che potremmo dire, con Stendhal, che “la passione non è cieca, è visionaria”: nessun aforisma sembra più adatto a descrivere il Principe Maurice e il motore che lo anima.

La tanto attesa Fase 2 è appena cominciata: qual è il bilancio della tua quarantena in quel di Milano?

La mia quarantena è stata tutto sommato piacevole, con i limiti e le angosce di chiunque. Come vi ho detto nella puntata scorsa sono ospite di Flavia Cavalcanti e stiamo procedendo nella sistemazione dei suoi archivi, della sua casa atelier, abbiamo addirittura fatto dei lavori di decorazione…Diciamo che in due, tutti e due creativi, il tempo passa e si riesce ad investirlo bene. Poi, sto implementando i miei studi musicali: mi sono procurato una piccola consolle con la quale sto prendendo confidenza per gestire in modo ancora più professionale il mio ruolo di emotional dj. E’ un’ottima consolle virtuale della Pioneer che si collega al computer e mi dà la possibilità di lavorare meglio. Mi sto divertendo molto! Ho anche fatto un piccolo corso con un dj e produttore discografico mio amico, Alessandro Panicciari , che mi ha dato delle dritte per poter utilizzare al meglio questo strumento. Flavia aveva comprato la consolle tempo fa perchè era ne rimasta intrigata, poi me l’ha regalata perchè era sempre molto presa dai suoi costumi! Per cui, ora sarò un po’ più attrezzato nel mio ruolo di dj per dinner show, cocktail e vernissage. Voglio precisare, non sono un dj vero e proprio. Mi definisco, piuttosto, un emotional selector: è la visione che sto implementando in questo periodo in cui abbiamo tempo a sufficienza per organizzare, per pensare…Il mio futuro, molto probabilmente, mi vedrà vestire anche quei panni. Dal punto di vista umano, invece, le sofferenze della quarantena sono tante, perché io sono un animale sociale e detesto la solitudine. Ma il fatto di essere in due, con quella persona straordinaria che è Flavia, è positivo di gran lunga. Anche se la visione un po’ fumosa di questa Fase 2 sta inquietando tutti e ha cominciato ad inquietare anche me. Ho notato che negli ultimi periodi, purtroppo, non ho più ritmi: mi sveglio frequentemente di notte, mi addormento di giorno, comincio a essere stufo…è un fenomeno che mi dà un po’ fastidio. Se consciamente sto passando bene la quarantena per i motivi che già ti ho detto, dal punto di vista inconscio certe paure che ci instillano continuamente, certe insicurezze stanno iniziando a logorarmi: questa preoccupazione nelle retrovie del cervello sfasa la gestione dell’ansia.

 

La nuova consolle del Principe

Balou, ospite fisso di casa Cavalcanti

Cosa hai imparato su te stesso, in questi giorni?           

Posso dirti che, in realtà, non ho fatto altro che avere la conferma di quello che sapevo di me: mi conosco bene. La circostanza indubbiamente è particolare, però io sono già passato attraverso fasi di dolore, senso di perdita, cambiamento dal punto di vista professionale, per cui so bene come mi comporto. Cerco di rendere positive tutte le esperienze, anche quelle più drammatiche. Non ho scoperto tante cose nuove su di me, però ho scoperto che mi manca il mio lavoro! Soprattutto dal punto di vista dell’incontro con il pubblico. Come sai ho fatto una live su Facebook che mi è piaciuta, dove ho parlato con il cuore…Però mi sentivo un imbecille: mi sembrava una masturbazione mentale l’esibirmi davanti a uno schermo, distratto dai commenti – tantissimi devo dire, voglio ringraziare gli spettatori anche attraverso il tuo blog – che ho letto tutti e ai quali ho risposto. Questo feedback sì, è stato bellissimo, perché essendo assolutamente vergine delle live non ho fatto altro che essere me stesso in quel momento, così come mi sentivo. Non volevo fare qualcosa di roboante con costumi, travestimenti vari…Ho parlato con il cuore in mano, senza filtri. E poi ho individuato una canzone straordinaria, “Because the night” di Patti Smith, e l’ho voluta interpretare in una maniera molto intima, proprio in base al senso profondo che può avere per il mondo della notte, per chi ama la notte, quella canzone lì. Le dirette, in ogni caso, non diventeranno un mio modo alternativo di fare spettacolo: ne sono sicuro! Ogni tanto apparirò, perché queste iniezioni di umanità fanno bene. Sono stato me stesso come lo sono sempre, però in una dimensione più intima ed anche colpita da tutto quello che ci sta succedendo…che è qualcosa di veramente allucinante.

 

In versione “Silver Devil” durante la live con i Datura e Rexanthony

Una domanda quasi scontata: parlami della prima cosa che farai ora, in linea con le nuove misure precauzionali.

Purtroppo, come sai, non ci si può ancora abbracciare o stringere la mano, però ci si può almeno vedere di persona…grazie alle nuove norme sulle visite ai congiunti. Quindi, senza dubbio, presto andrò a trovare mia sorella che abita a pochi passi da Milano. Anche se non posso abbracciarla o stringerla voglio vederla con i miei occhi, guardarla negli occhi davvero e non attraverso lo schermo del telefono o del computer! Voglio ridere e piangere con lei del fatto che siamo ancora qui e che possiamo farcela. Questa è la prima cosa che voglio fare! Metto innanzi a tutto i rapporti più forti, gli affetti più intimi e familiari. Dopodichè, mi piacerebbe ricominciare a diventare progettuale e operativo riguardo alla mia nuova professionalità proiettata per la contingenza sul concetto di dinner show. Aggiungo che il 5 Maggio ho un appuntamento importante: andare alla libreria Mondadori, qui a Milano, per comprare l’ ultima fatica letteraria – “Caffè Voltaire” – della mia cara amica Laura Campiglio. Un libro che doveva uscire a Marzo, ma si è arenato nel limbo delle restrizioni.

 

On stage insieme a Grace Jones, amore mai dimenticato e amica di sempre

A livello di fantasia, invece, qual è la prima cosa che vorresti fortissimamente fare? Cosa ti è mancato di più, durante questa interminabile clausura?              

Vorrei abbracciare chiunque, a diversi livelli a seconda dell’attrazione fisica! A parte questo, una cosa che vorrei fare tantissimo coinciderebbe con due desideri, non con uno solo: prendere l’aereo, andare in Giamaica e abbracciare Grace (Jones, ndr.), che da lontano mi è stata molto vicina così come io sono stato molto vicino a lei. Ho un grande desiderio di viaggiare, di ritrovare i miei amici sparsi in tutto il mondo, ma in particolare di rivedere la mia amica di sempre che è Grace. L’ idea di riuscire a raggiungerla, anzi, mi ispira anche qualcosa di più di un abbraccio! E poi c’è un’ altra cosa, naturalmente: vorrei tanto ritornare nella mia Venezia! Vorrei riuscire a vederla così surreale, così meravigliosamente e drammaticamente surreale. Mi catapulterei nel mio delizioso boudoir, Ca’ Pier, dove c’è un giardino segreto sicuramente fiorito e un pianoforte da suonare fino allo sfinimento…Molte città (compresa Milano), in questo silenzio e nell’ essere così vuote, hanno recuperato una purezza nella loro bellezza.

 

Il libro (freschissimo di stampa) “Caffè Voltaire”…

…e la sua autrice: la scrittrice, giornalista e conduttrice Laura Campiglio

In questi due mesi, comunque, mi giunge voce che tu non sia rimasto con le mani in mano…

Con Flavia abbiamo dato il via a una bellissima iniziativa. Avendo tanto tempo a nostra disposizione, abbiamo fatto questa considerazione anche per il fatto che sono soprattutto io, tra i due, quello che esce a fare la spesa e deve quindi indossare la mascherina chirurgica. Funzionale, per carità, ma brutta! Siccome il senso dell’estetica in noi è potente, sono nati degli input anche da fuori: perché Flavia Cavalcanti, così brava, non si inventa delle mascherine belle, particolari? Tra l’altro, non dimentichiamo che le mascherine dovremo indossarle ancora per un bel po’. Non solo, ormai saranno obbligatorie. Così abbiamo creato una nostra linea. Non sono un presidio medico ma abbiamo fatto in modo che una tasca interna possa far passare dei filtri migliori, chirurgici e via dicendo, però diciamo che dal punto di vista del droplet sono funzionali. Sono molto belle, realizzate con dei meravigliosi tessuti a fantasia, applicazioni speciali…Alcune sono più di largo consumo, ma sempre fashion, altre sono pezzi in edizione limitata ed altre ancora pezzi unici che ci hanno già richiesto alcuni VIP. Vengono usati materiali preziosi quali cristalli Swarovski, perle coltivate, paillettes, strass, ricami fatti a mano e pietre dure… E’ stata un’idea straordinaria! Flavia e un suo collaboratore stanno procedendo nella produzione, io intervengo con un mio tocco creativo (mi è sempre piaciuta la moda, quindi ci metto anch’io del mio) per cui ci sarà anche una limited edition a me dedicata…Siamo molto felici! Accettiamo ordini piccoli o singoli e verrà presto creato un sito apposito. Potete ricevere informazioni, dettagli e ordinarle via e-mail (flassymask@gmail.com), acquistarle on line e farvele consegnare a casa, non c’è nessun problema. Nel frattempo, abbiamo già battezzato la nostre creazioni: si chiamano Flassy Mask, l’ acronimo dei nomi dei due creatori Flavia Cavalcanti e Vassy Longhi – un giovane hair stylist e makeup artist (già consulente per Dolce & Gabbana e altri brand di prestigio) che ha collaborato con Flavia ai costumi teatrali del musical “Pinocchio”. L’idea è piaciuta moltissimo e svariati cantanti, attori, attrici e soubrette sono pronti ad acquistarle. Riassumendo, le nostre mascherine sono di tre tipi: alcune sfoggiano stampe animalier, tessuti pregiati e di marca (Cavalli, Philipp Plein e altri… è una serie riprodotta, anche se in un numero limitatissimo). Altre sono tutte fatte a mano e adornate con delle belle applicazioni, altre ancora sono dei preziosi pezzi unici. La nostra è un po’un’ ”Haute Couture” della mascherina! Quando il dramma del Coronavirus sarà finito, secondo me, la mascherina diventerà un feticcio ricordo con cui farsi immortalare. L’emblema di questo momento storico. Quindi averlo bello, averlo griffato Flassy sarebbe un bel cimelio da lasciare alle prossime generazioni. Non è da trascurare!

 

Flavia Cavalcanti e Vassy Longhi con le Flassy Mask

 

Alcuni esemplari di Flassy Mask, mascherine ultrafashion

Hai esordito con una live su Facebook la sera del lunedì di Pasqua. E’ stata, non c’è bisogno di dirlo, apprezzatissima: l’affetto dei fan nei tuoi confronti si percepiva a pelle. Come hai vissuto quel debutto virtuale?

Mentre la giravo ero un po’ imbarazzato. Ho dovuto far forza su me stesso, ma ciò era anche dovuto al fatto che durante la diretta stavo cercando di capire come funzionasse la parte tecnica. Poi, però, mi sono sentito sempre più a mio agio e mi sono lasciato andare. Ho parlato a ruota libera di quello che provavo, messo e descritto la musica che ho scelto al momento, incastonata perfettamente in quell’occasione: proprio come una colonna sonora dei miei sentimenti. E’ per questo che la chiamo “musica emozionale”. Mi è piaciuto, esibirmi in una live. Non riuscivo a capire quanta gente mi stesse seguendo, non capisco una mazza di quella roba lì, però vedevo parecchi commenti il che mi incoraggiava…Sono riuscito ad arrivare indenne alla fine. Successivamente, altri artisti mi hanno proposto di fare delle live insieme e i primi a cui ho detto di sì sono stati i Datura e Rexanthony: sabato 25 Aprile, infatti, ci siamo riuniti virtualmente per una diretta ispirata alla trasmissione che avevamo su M2O, “Rememo”, di musica e di interventi vocali. Il pubblico ha potuto seguirci sia su Facebook che su Instagram. Un’ altra live che ho in programma mi vedrà con Francesca Faggella, lei da Palma di Maiorca e io da Milano, dove riproporremo la New Disco con un intervento “Gloss’n’Glitter”. Cerchiamo di mantenere vivo l’interesse sulle cose belle che facciamo e queste live possono essere degli spot, ma non diventeranno la mia forma alternativa di esibirmi. Io ho bisogno di esibirmi davanti a un pubblico, folto o esiguo che sia.

 

 

Due Flassy Mask della special edition “Principe Maurice”: preziose, notturne e vagamente esoteriche (soprattutto il modello che vedete qui sopra)

Quindi, riguardo alle live, non si può parlare di un vero e proprio progetto che ti manterrà connesso con i tuoi ammiratori…

No. Non è un progetto vero e proprio: lo farò soltanto quando avrò gli inviti simpatici e adeguati. O il desiderio di apparire, perché ogni tanto apparire è anche un’esigenza. Però non diventerà un appuntamento fisso. Me l’hanno chiesto in molti, ma non lo diventerà perché non è nelle mie corde. Potrebbe saturarmi. Di tanto in tanto mi farò vivo molto volentieri, magari anche in compagnia di artisti con cui collaboro, però sempre con la speranza di ricominciare presto ad esibirmi. Sto pensando ad un’ ironica diretta con ospiti qualificati per affrontare l’argomento “sesso” in quarantena: “Fallo a casa (se non hai un congiunto)”, sfruttando il palese doppio senso (ahahahah!) e ispirandomi al personaggio della sessuologa della mitica Anna Marchesini!

 

Alcuni screenshot della live del 25 Aprile con i Datura e Rexanthony

Il futuro dei lavoratori dello spettacolo dopo il lockdown, purtroppo, è ancora nebuloso: gli assembramenti dovuti a serate e concerti rendono difficile una riapertura dei locali a breve. Molti artisti hanno lanciato appelli al Governo, suggerimenti per ovviare allo stand by (penso al teatro in TV di Monica Guerritore). Hai elaborato anche tu una proposta che vorresti divulgare?

Intanto è scandaloso che i lavoratori del mondo dell’entertainment non siano mai stati mai nemmeno citati. Parlo di dj, vocalist, perfomer, ballerini, tecnici vari, camerieri, baristi, manutentori…di tutta quella popolazione che mantiene le famiglie con questo tipo di lavoro nei club della notte. Non sono stati mai menzionati e non è stato pensato alcunchè per quanto riguarda la loro ripartenza. Noi siamo stati i primi ad essere chiusi, saremo sicuramente gli ultimi a riaprire, ma non c’è alcuna forma di sostegno per le famiglie che vivono dei proventi del nostro settore. Penso, che so, anche agli addetti alla sicurezza, alle donne delle pulizie, a chiunque…Tutte persone che con il loro reddito contribuivano al ménage familiare. Nei loro confronti, al momento, non c’è in programma una tutela ufficiale. Ora il sindacato (Silb) sta cercando di muoversi, si stanno organizzando delle raccolte di firme, però la cosa scandalosa è che da parte del Governo o del Ministero non esiste la minima attenzione nei nostri confronti. Ma che a loro piaccia o meno, noi esistiamo. Non ci sembra giusto sentirci dei paria! Io mi occupo anche di altre cose, per carità, però l’industria degli eventi in toto – anche solo i matrimoni, per dire, piuttosto che i congressi aziendali o celebrazioni varie- non è stata mai presa in considerazione. Lo trovo inquietante. Non possiamo fare degli eventi in streaming! La Guerritore è un’attrice, peraltro bravissima, ma io non è che potrei mettermi a recitare con una telecamera davanti. Il mio tipo di lavoro non potrà essere realizzato se non quando ci sarà la possibilità di riunirsi di nuovo. E non c’è alcun accenno a tutto questo, sotto nessun punto di vista. C’è solo il divieto. Però il divieto significa anche che non si lavora, non si guadagna, in certi casi non si mangia! Io ringrazio il cielo, la mia situazione non è così drammatica, ma è una tragedia che stanno sperimentando in molti. L’ industria del divertimento ha un suo valore, e non è un valore così relativo. Ha un suo fatturato, tasse pagate, stipendi, tutto l’indotto che vive intorno…Pensa, che so, alla Riviera Romagnola. Per quanto mi riguarda, investirò sicuramente nel dinner show. Non esiste alternativa alla discoteca, la discoteca non può essere fatta in altro modo se non quello di ballare insieme. Il problema è anche quello di riaprire in maniera economicamente conforme, e con poca gente non si può. Non so neanche se alcuni ristoranti riusciranno a essere di nuovo attivi, perché se un locale da 60 coperti ne può contenere 10 non ce la fa a pagare neppure le spese. Mi chiedo: esistono enti statali appositi, perchè non vengono consultati? Ad esempio c’è il Cnel (Consiglio Nazionale dell’Economia del Lavoro), che da sempre dovrebbe essere di sostegno in caso di necessità perché è composto da operatori del mondo dell’industria, dell’economia, del commercio, eccetera…però non è stato consultato. Invece hanno istituito questo “Comitatone” di esperti (?) che ci sta di fatto governando, perché se il Governo pende dalle loro labbra lo facciamo anche noi. Ma si può sapere chi sono questi signori? Che competenze hanno, che esperienze hanno, soprattutto, della vita reale?  Con l’Europa, poi, dovremmo essere tutti uniti: secondo me qui o diventiamo Stati Uniti d’Europa o l’Europa si sfascia, e sarebbe un peccato perché a me piacerebbe l’idea di un’unione salda e reale. L’ unico neo che ho notato all’ interno del mondo della notte è che, purtroppo, non siamo coesi. Ognuno pensa alle proprie iniziative. Invece, siccome l’unione fa la forza, dovremmo farci sentire tutti insieme. Bisogna trovare un modo per far valere i nostri diritti, anche quelli di semplici cittadini che lavorano. Ci stiamo ragionando, purtroppo ne avremo di tempo per ragionare! Però, per far fronte all’ emergenza, auspico che proprio dal punto di vista sociale e politico si prenda atto che esistono anche delle figure professionali che in questo momento sono ferme e lo saranno per molto più tempo degli altri: sono una forza lavoro che va aiutata con un sostegno monetario immediato.

 

 

Nel video, il Principe al pianoforte nel suo boudoir veneziano “Ca’ Pier” e (di seguito) uno scatto dello stesso

Lo stile di vita che ci aspetta non sarà più quello di prima. Come cambierà in meglio e come in peggio, a tuo parere?

Di positivo direi che ci sarà che avremo voglia di fare. Anche chi si era un po’ assopito, adesso, vuoi per necessità o per il fatto di essere obbligato a non far niente, avrà voglia di ricominciare in qualche modo. Sarà sicuramente tutto molto diverso, ancora molto frustrante…In ogni caso darà un’apertura alla speranza il fatto di poter ricominciare a scendere per le strade (sempre con le dovute precauzioni, per carità), poter andare al ristorante o anche solo a lavorare, per dire. Farà ricominciare ad apprezzare quel poco o quel tanto che ognuno di noi aveva. Di certo aumenteranno la coscienza, l’apprezzamento nei confronti di ciò che consideravamo routine o normalità, che davamo per scontato. Però il percorso per tornare a una normalità “vera” sarà ancora lungo e difficile. Probabilmente il fatto di essere isolati, con molto tempo a disposizione, ha aguzzato l’ingegno di chi è propositivo per natura. Penso che potrebbero esserci dei cambiamenti positivi e belli anche per quanto riguarda la gestione dell’ecologia, ma la cosa più inquietante sarà che molte famiglie faranno fatica a mettere insieme persino i pasti giornalieri. La crisi economica è paragonabile a quella di una guerra. E’ di fondamentale importanza, adesso, nell’urgenza, che vengano dati immediatamente degli aiuti a fondo perduto a chi deve pagare l’affitto, le bollette…L’unico modo che vedo possibile sarebbe poter avere a disposizione dei finanziamenti – a fondo perduto, ribadisco –  erogati dalla Comunità Europea, proprio come se fosse scoppiata una guerra mondiale. Con il Piano Marshall, dopotutto, noi non abbiamo dovuto restituire i soldi all’ America quando ce li ha dati per ricostruire. Quel che è certo è che il mondo non sarà più quello di prima. Sotto alcuni punti di vista, soprattutto quello filosofico, sarà migliore: ritroveremo una coscienza oltre che individuale anche comune. Per quanto riguarda l’edonismo e tutto il resto, invece, sarà peggiore perché non saremo più in grado di riavere il nostro stile di vita. Però, dato che si è resettato tutto, si può creare qualcosa di nuovo se ce ne danno la possibilità materiale. Potrebbe venirne fuori una nuova società, una forma nuova di fruire tutto: le bellezze naturali, le bellezze artistiche, musicali…anche il divertimento, che magari sarà molto più intenso, intelligente e di qualità. Ci sarà meno massificazione, forse è così che dev’ essere. Quello che mi auguro è che questa pausa, questo poter tanto riflettere, possa creare dei nuovi fermenti. Sto cercando anch’io di capire come e quando “rinascere” in maniera inedita e interessante…Il primo passo sarà quello di inserire il mio personaggio nell’ambito delle cene spettacolo, quindi dell’intrattenimento durante il pasto. Per il momento, sarà l’unico modo: le strutture di ristorazione che hanno spazio e capienza a sufficienza hanno anche la possibilità di rendere la cena un’occasione non più soltanto conviviale, ma anche in cui ricominciare a fruire di spettacoli speciali, artistici, ben curati, divertenti, leggeri e pregni al tempo stesso. Come quelli che io avevo già iniziato a fare. Questo è il primo modo di esibirmi che vedo realizzabile. Esistono strutture ben dotate e organizzate dove, se la gente vorrà recepire questo nuovo inizio, il dinner show potrebbe avere un buon successo. Immagino che non sia possibile ballare, però se mentre ceni sei circondato da pochi artisti sul palco, qual è il problema? Non potremmo certo esibirci in mascherina, o magari sì se fosse una Flassy Mask! La maschera, dopotutto, appartiene al teatro: stavolta, invece di metterla sugli occhi la metteremmo sulla bocca!

 

Flavia Cavalcanti immortalata durante la creazione di una Flassy Mask

Il Principe con una Flassy Mask dalle suggestioni neon

Vorrei concludere con un tuo messaggio per i fan del mondo della notte, che vedono avvicinarsi un’estate tristemente priva dei loro templi. Cosa diresti per rinvigorire l’animo di tutti quei giovani che amano tirare l’alba a suon di musica o – nel caso del tuo pubblico – al potente ritmo della techno?

Se si potrà uscire sarebbe bello che magari andassero in luoghi anche isolati o particolari, dove ci sono dei bei paesaggi, ad aspettare l’alba (soli o con pochi amici più intimi) o a godere del tramonto mettendo in macchina le cassette, i cd o le chiavette con la musica che amano di più. La ascolteranno chiudendo gli occhi e lasciandosi andare ai loro balli, tornando con la mente ai momenti in cui sono state registrate quelle performance. Per ora, bisogna avere pazienza. Da parte nostra stiamo cercando di fare il possibile perché si possa di nuovo riuscire a stare insieme, ma non dipende da noi. Siamo tutti in sospeso e dobbiamo muoverci in base a come si svilupperà la situazione. Però vorrei dire ai giovani: non rinunciate mai alle vostre passioni, fanno parte del vostro DNA…Non rinunciate alle vostre passioni perché in questo modo tenete vivi anche noi che siamo pronti, prontissimi – appena si potrà – a ritrovarvi e ad amarvi come sempre per essere riamati. Quando sarà possibile uscire, visto che in molti avete un’automobile con un bell’ impianto stereo, raggiungete una spiaggia deserta, un posto ameno. Godete della bellezza della natura, che in questo periodo ha potuto riprendere fiato visto che non l’abbiamo più deturpata né inquinata. Oppure ecco, potreste organizzare dei silent party con le cuffie: magari vi ritrovereste, sempre nel rispetto delle distanze, ascoltando la stessa musica. Perché anche il discorso dell’inquinamento acustico può dar fastidio, quantomeno ai vicini non affini… E questa estate, nel caso non potessimo uscire dalle nostre regioni di residenza, noi italiani siamo talmente fortunati da avere ovunque un patrimonio meraviglioso di cui godere. In ogni regione, in ogni città, anche nel più piccolo borgo esistono delle ricchezze indescrivibili. Quindi vi raccomando di andare alla scoperta della nostra bellezza, del nostro valore, e ve lo dico forte e chiaro: italiani, riscoprite l’Italia, perché è il posto più bello del mondo! Credo che non ci mancherà niente. La nostra estate non sarà un adattarsi ma un riscoprire, un ricominciare ad amare la nostra straordinaria terra.

 

 

Altre due immagini del boudoir del Principe a Venezia

“Andrà tutto bene”…e se indosserete una Flassy Mask, ancora meglio!

 

 

Photos courtesy of Maurizio Agosti

 

“Andrà tutto bene”: il flash mob di VALIUM

 

In questi giorni, l’ Italia che “resta a casa” si fa protagonista di un nuovo fenomeno: il flash mob. Viene annunciato tramite i messaggi di WhatsApp o sui social, innescando un passaparola interminabile. Ci si dà appuntamento per un dato giorno, ad una data ora, con l’ intento di ritrovarsi tutti affacciati alla finestra o sul balcone. Lo scopo? Superare l’isolamento, farsi coraggio, sentirsi uniti nella lotta contro il COVID-19. Prende vita, quindi, un’ autentica performance collettiva. Si canta la stessa canzone, si accendono candele, si “spara” l’inno di Mameli a tutto volume, o magari si esplode in un fragoroso applauso rivolto a chi ogni giorno è in prima linea per sconfiggere il virus. Tra gli elementi ricorrenti del flash mob, ne spicca uno: un grande lenzuolo bianco su cui campeggiano un disegno dell’ arcobaleno e la scritta “Andrà tutto bene”. Perchè non poteva essere che l’iride, lo spettacolare arco che spunta dopo la tempesta, a simboleggiare la situazione attuale. I suoi colori incantevoli, la sua perenne meraviglia, sono un invito alla speranza  corroborato da uno slogan che è un concentrato di ottimismo e positività. E se è innegabile che il Coronavirus sia una tragedia di portata mondiale, nel nostro piccolo possiamo unire le forze per instaurare una vigorosa sinergia sia tra di noi che con chi combatte quotidianamente contro il “nemico invisibile”. Oggi anche VALIUM lancia un flash mob: questa parata di arcobaleni vuol essere un tributo a tutti coloro che, incentivando una nuova solidarietà, non smettono mai di credere che “andrà tutto bene”.

 

 

 

“Io resto a casa”…e cresco: una guida in 5 punti

 

“Io resto a casa”: questo lo slogan della campagna lanciata in Italia per fronteggiare l’emergenza Coronavirus. Con il decreto del 9 Marzo firmato dal Presidente del Consiglio dei Ministri (DPCM), l’ intera nazione è diventata “zona rossa” e sono state applicate misure restrittive che, tra l’altro, limitano al minimo gli spostamenti. Uscire di casa è permesso solo per motivi strettamente necessari; l’ obiettivo è far sì che gli italiani non si muovano dal proprio domicilio in modo da contrastare la diffusione del virus. Le disposizioni saranno in vigore fino al 3 Aprile, poi si vedrà. Cosa possiamo fare, intanto, per affrontare una quotidianità tanto diversa da quella che eravamo abituati a vivere finora? Quali occasioni può offrirci, questo periodo, per sviluppare una nuova coscienza, una nuova consapevolezza? Come possiamo tramutare una pausa forzata in un’ opportunità per guardare la vita sotto un’altra ottica? Ecco 5 spunti ad hoc.

 

 

1. VIAGGIARE, Sì’…MA DENTRO NOI STESSI. Abbiamo molto più tempo libero a disposizione, i ritmi sono rallentati. Centelliniamo le uscite e lavoriamo (chi può) con lo smart working. L’occasione è propizia per avventurarci in un bel viaggio all’ interno di noi stessi: ci permetterà di riflettere su chi siamo, come affrontiamo la vita e gli imprevisti. Tutti dati che apprendiamo soprattutto durante le emergenze. A differenza dei nostri antenati, messi di fronte alla guerra e ad epidemie come l’asiatica o la spagnola, la maggior parte di noi non ha avuto molte opportunità di testare la propria tempra, di conoscersi davvero. Questo è il momento giusto per farlo.

 

 

2. ADATTARSI CON CREATIVITA’. “Il fattore più importante nella sopravvivenza non è né l’intelligenza né la forza, ma l’adattabilità.”, ha detto Darwin. L’ isolamento sociale è una situazione alla quale, per quanto dura sia, dobbiamo adattarci per il bene di noi stessi e degli altri. Ma non per questo ci è dato di farlo passivamente, tramutando lo stare a casa in pura inedia: “adattabilità”, in tal caso, significa adeguare la temporanea clausura ai propri gusti e alla propria personalità. Adorate l’ happy hour? Organizzatevi una pausa aperitivo in casa, sbizzarrendovi con la preparazione di stuzzichini inediti. Vi manca la palestra? Richiedete al vostro istruttore un training personalizzato da svolgere a domicilio. Amate il cinema? Scaricate i vostri film preferiti e sprofondatevi sul divano per guardarli con tanto di bibite e popcorn. In breve: seguite i vostri hobby, inventatevi nuove passioni o approfondite a tutto campo quelle che già avete. Al termine dell’ isolamento, garantito, ripartirete con più entusiasmo e ricchi di conoscenze.

 

 

3. L’ IMPORTANZA DEL “CARPE DIEM”. E’ il momento di riscoprire il valore della locuzione di latiniana memoria. “Carpe diem”, diceva Orazio, “quam minimum credula postero”, ovvero: “Afferra il giorno, confidando il meno possibile nel domani”. Molti di noi la traducono con “cogli l’attimo” e ne fanno il loro motto, almeno a parole. In realtà, l’ abitudine di fare programmi a lungo termine, di procrastinare tutto il possibile, di pianificare la vita da qui a un anno, sono la norma per un buon numero di persone. Ma – come dimostra il virus – esistono eventi che, ahimè, sfuggono al nostro controllo. E’ fondamentale, quindi, assaporare l’attimo e valorizzare con la massima intensità il “qui e ora”. Questo comporta anche l’essere grati di ciò che abbiamo, grati all’ esistenza e a tutti i suoi doni. Oggi ci sono, domani chissà: i buddhisti la chiamano “impermanenza”, un concetto che sottolinea la transitorietà delle cose e dei fenomeni.

 

 

4. MAI PIU’ “CONTROL FREAK”. I “maniaci del controllo” (questa la traduzione della locuzione inglese), nei momenti di emergenza, hanno la vita dura. Dobbiamo accettare di non essere onnipotenti, di non poter governare a 360° la nostra quotidianità, prendere coscienza che i problemi non riguardano solo “gli altri” ma possono coinvolgerci in prima persona. L’ imprevisto va affrontato con umiltà e come una grande opportunità per imparare: all’ insegna del rispetto del prossimo e di tutto quel che ci circonda, oltre che di noi stessi. E’ un’ occasione preziosa, insomma, per acquisire una nuova consapevolezza e un nuovo modo di rapportarsi all’ esistenza.

 

 

5.  RISCOPRIRE LA VICINANZA…A DISTANZA. Le emergenze hanno la caratteristica, del tutto positiva, di avvicinare le persone. Nel caso del Coronavirus, anche a dispetto della distanza di sicurezza. L’ avete notato? Non siamo vicini fisicamente, sono vietati gli abbracci, le strette di mano e gli assembramenti, ma non per questo ognuno è rinchiuso nella sua torre d’avorio. Anzi! Mai come adesso proliferano le informazioni (attenzione alle bufale, però), le conversazioni sui social, le telefonate, la solidarietà. Video, news e foto impazzano per via telematica e tramite la messaggistica istantanea, ci si aiuta l’ un l’altro e ci si fa compagnia come si può, enfatizzando gli aspetti positivi dell’ era digitale. La videochiamata, diciamo la verità, è una splendida invenzione!

 

 

 

“Sulle tracce del Principe Maurice”: la nuova rubrica che VALIUM dedica all’ icona della notte

 

Il Principe Maurice, all’ anagrafe Maurizio Agosti Montenaro Durazzo: un sublime performer, un’ icona della notte e del Teatro Notturno, un Casanova del 2000 che celebra le gesta del seduttore veneziano in Italia e oltreconfine. Ma non solo. L’ eclettismo si addice al Principe, che possiede l’ innata dote – per dirla con Pirandello – di essere “uno, nessuno e centomila” e passa con disinvoltura dal ruolo di Gran Cerimoniere del Carnevale di Venezia ai Memorabilia del Cocoricò di Riccione. Stavolta lo conosceremo, però, in una veste inedita:  quella di amico di VALIUM. Chi mi legge, infatti, sa bene che il Principe è stato ospite del mio blog svariate volte, l’ ultima in occasione di un’ affollatissima serata all’ AERA Club and Place di Fabriano (leggi qui la sua intervista). Strada facendo, quindi, l’ idea di sviluppare un progetto insieme ha preso a poco a poco forma fino a diventare una realtà concreta: “Sulle tracce del Principe Maurice” è una rubrica che seguirà il nostro eroe nei rutilanti eventi che lo vedono protagonista, e accenderà i riflettori su di lui nel ruolo di narratore. Racconti, emozioni, aneddoti: tutto verrà accuratamente mixato in un “botta e risposta” di approfondimento sulla glamourous life del Principe, che ce ne riferirà i dettagli in prima persona. Per iniziare, però, dobbiamo fare un salto retrospettivo. E ritornare con la mente proprio al 20 Gennaio scorso, quando la leggenda vivente della Club Culture approdò nella “città della carta”.

L’ ultima volta che VALIUM ha parlato di te risale alla tua soirée esplosiva all’ Aera Club & Place, in quel di Fabriano. Cos’è successo, da allora?

Ne conservo ancora un piacevole ricordo. A me succedono in continuazione piccole e grandi cose sempre straordinarie… Impossibile descriverle tutte, ma alcune sono anche importanti per il mio vissuto come il trasferimento quasi definitivo nelle Baleari, precisamente a Mallorca e nella sua bellissima capitale Palma (sulle tracce di Chopin, dell’imperatrice Sissi d’Austria, di George Sand…), mantenendo pur sempre il potente legame con Venezia  (le mie radici, la mia storia, la tradizione) e l’intrigante vicinanza con la Isla Blanca (indiscusso centro mondiale di tendenze musicali e d’immagine legate al mio vissuto professionale). Un’altra novità è data dal mio progetto di vita e performativo sui SENSI che sto sviluppando a livello filologico e filosofico casanoviano (“coltivare il piacere dei sensi fu per me, per tutta la vita, la principale occupazione”, esordisce Giacomo nella sua “Histoire de ma Vie”), ma anche sperimentale: per esempio, abbinandolo al celeberrimo format “Cocoon” del mitico Sven Vãth recentemente spostatosi al Pacha di Ibiza e sempre in tournée mondiale (nel 2019 sarà celebrato il ventennale dall’esordio all’Amnesia).

Cosa pensi di questa nuova rubrica a te dedicata?

Beh, sono evidentemente lusingato! Purtroppo per voi sarò piuttosto sfuggente per via dei miei molteplici impegni, ma prometto che ogni tanto apparirò… VALIUM mi è sempre piaciuto e ormai abbiamo un rapporto privilegiato.

 

 

Sarai “pedinato” costantemente…Come ti fa sentire l’idea di essere sotto i riflettori di VALIUM a oltranza?

Ahahahah! E’ divertente questa immagine di me che fuggo da VALIUM come una star rincorsa dai paparazzi! in realtà essere sotto i riflettori di una redazione così intelligente e preparata mi piace moltissimo perché sicuramente aiuta a capire chi sono e cosa faccio ad un pubblico curioso, disponibile e intelligente. Mi sento privilegiato e ringrazio per la scelta!

Tra le numerose tappe del tuo percorso di Master of Ceremonies risalta un evento oltreconfine e più precisamente a Baku, nell’ Azerbaijan: che ci racconti, al riguardo?

A Baku ho avuto l’onore di rappresentare, in una rievocazione ispirata al Carnevale di Venezia, alcune eccellenze legate al mio concept sui sensi in due eventi diversi, ma collegati: uno privatissimo per il Jet Set locale e l’altro ufficiale, legato al Grand Prix di Formula 1, presso uno dei locali più eleganti della città con una vista mozzafiato: l’Eleven  dell’Hotel Radisson proprio a ridosso del Circuito. Titolo: “SENSO a Venetian Dream”. Determinante per il mio successo è stato  avere al mio fianco realtà prestigiose quali l’Atelier Pietro Longhi per i costumi settecenteschi, “The Merchant of Venice” per le fragranze preziose e seducenti legate ad una storia molto antica di arte profumiera risalente al legame della Serenissima con Costantinopoli e la presenza di uno dei più grandi Maestri Vetrai di Murano, Fabio Fornasier, che ha appositamente realizzato una scultura che fa ora parte della collezione privata della famiglia del Presidente dell’Azerbaijan, una terra che ho scoperto essere semplicemente magica. Grazie al prezioso lavoro di relazioni pubbliche dell’amica Oksana Kuzmenko siamo riusciti a coinvolgere anche alcune importanti aziende locali come sponsor, e con il dj set di Luciano Gaggia abbiamo fatto l’”en plein”.

 

 

Il Principe Maurice a Baku in “SENSO a Venetian Dream”

Nelle vesti di Casanova ti abbiamo invece visto, di recente, inaugurare un itinerario che l’Accademia Casanova di Venezia dedica al grande seduttore…

Questo è un altro formidabile progetto che sta proseguendo benissimo ospitato nel delizioso Casino Venier, l’ultimo “Casin de’ Nobili”  (praticamente delle dependance dei palazzi sul Canal Grande dove i Signori ricevevano in privato) rimasto a Venezia. Un luogo che chiaramente  fu frequentato, a suo tempo, dal caro Giacomo. L’ Accademia Casanova parte dall’idea di un gruppo di studiosi e artisti, presieduto dal Maestro Luigi Pistore, di divulgare – anche con l’esposizione di memorabilia autentiche – la storia a modo suo del noto seduttore… Sono davvero onorato di farne parte e di esserne, sostanzialmente, il testimonial.

 

 

Sempre dalle parti di Venezia, a Mirano, hai preso parte a uno speciale dinner show. Di che cosa si è trattato e qual è stato il bilancio della serata?

Un amico ha aperto il locale Crudo e Amarone nell’elegante centro storico di questa cittadina legata alle aristocratiche villeggiature testimoniate dalle Ville Palladiane (e non). Su sua richiesta mi sono esibito in qualità di Emotional Dj e performer sempre per risaltare come tutti i sensi, partendo in quel caso dal Gusto, debbano essere collegati per essere goduti appieno. È stato un successo annunciato, perché le iniziative di qualità attirano sempre le persone giuste. Penso che ripeteremo l’esperimento tra spettacolo e degustazione enogastronomica del ricco territorio veneto.

 

 

La figura di Casanova è un leitmotiv degli eventi che ti vedono protagonista. Come si è cementata, nel tempo, questa identificazione?

Interpreto con perizia e passione, dopo essere stato folgorato dalle sue poderose memorie, questo protagonista del ‘700 da quando avevo 25 anni. Mi immedesimo in lui perché nelle sue gesta, spesso folli e bizzarre ma anche coraggiose e appassionate, risaltano tre valori fondamentali: la libertà, la dignità e l’amore, ovviamente. Non trascuro nemmeno il lato “libertino” che, in quanto attualmente single, mi diverte assai…

 

 

Potresti anticiparci in qualche intrigante “parola chiave” – ma senza rivelarli ancora – qualche indizio sui tuoi appuntamenti futuri e più recenti?

Eh, no! Starà a VALIUM inseguirmi e scoprire vieppiù cosa bolle in pentola! Ahahahah! E poi si sa, gli artisti sono scaramantici… Comunque, dopo il successo e la soddisfazione di essere stato tra i protagonisti del Life Ball di Vienna al fianco di Star mondiali, può essere che mi sia venuta voglia di passare anche per Hollywood… Vi basta?

No, non ci basta: naturalmente, vogliamo saperne di più…Intanto, il ruolo da guest star del Principe al Life Ball di Vienna, la sbalorditiva festa evento-charity a sostegno della lotta contro l’ Aids, ci fornisce una ghiotta anticipazione relativa alla prossima puntata di questa rubrica: stay tuned!

 

Il Principe al Life Ball di Vienna

 

All photos courtesy of Maurizio Agosti

 

 

A tu per tu con Emma Nitti, l’ altro volto di Grace Hall

(Photo Effemmedi)

Attrice, Burlesque performer, conduttrice e, da qualche mese, anche regista e produttrice: non si può certo negare che Emma Nitti sia uno spirito eclettico. Nata e cresciuta a Roma, ha debuttato a teatro giovanissima nell’ “Ippolito” di Euripide e si è suddivisa, da allora, tra palcoscenico e set cinematografico senza disdegnare la TV. Prossimamente apparirà sul grande schermo ne “La banda dei tre” di Francesco Maria Dominedò, ultima prova recitativa in ordine di tempo di una carriera che l’ha vista lavorare al fianco di registi e attori del calibro di Abel Ferrara, Lamberto Bava, Paolo Virzì, Gabriele Muccino, Gigi Proietti, Juliette Binoche, Luciano Melchionna e Luca Miniero, per citarne solo alcuni. Sempre diretta da Dominedò, nel 2010 ha vinto il premio come migliore attrice al Circeo Film Festival per la sua interpretazione di Paola in “5 (Cinque)”, un ruolo che le è valso un ulteriore riconoscimento per la Versatilità Artistica al Mompeo Film Fest. L’ ascesa di Emma Nitti è proseguita inarrestabile fino all’ esordio nella regia e nella produzione con “Burlesque Extravaganza”, il documentario sul Burlesque che ha girato tra Stati Uniti e Europa. Che c’entra, con Emma, l’arte del teasing? C’entra eccome: il grande pubblico la conosce infatti nelle vesti di Grace Hall, l’ammaliante Burlesque Queen che ha condotto, per ben tre volte, il Summer Jamboree di Senigallia. Adesso che il suo “road movie” è procinto di uscire in DVD, la poliedrica star romana si avvia a consolidare l’avventura come produttrice con la ZED Film Srl. Ma dove “inizia” Emma, e dove “finisce” Grace? Soprattutto, cosa le unisce? La risposta arriva semplicemente osservandola: caschetto castano scuro dello stesso colore degli occhi, vivaci e intensi, un entusiasmo travolgente che è il suo maggiore atout. E’ proprio quell’ entusiasmo a fare da trait d’union tra Emma e Grace, denominatore comune di tutte le imprese in cui si lancia, ogni volta, con la stessa sfolgorante passione.

Quando e come si è rivelato il tuo talento per la recitazione?

Fin da piccola ho sempre avuto la passione di travestirmi, “di entrare nei panni di un altro”. Passavo i pomeriggi davanti allo specchio a ballare e a  cantare… Poi, a 19 anni ho debuttato con il primo spettacolo che era una tragedia di Euripide, l’“Ippolito”, ad Ostia Antica e da lì è partito tutto. Contemporaneamente ho frequentato il Conservatorio Teatrale dove ho avuto la possibilità di avere degli ottimi maestri tra cui Tonino Pierfederici che è stato un grande del teatro italiano, e con lui ho avuto il privilegio di fare anche altri lavori. Ho frequentato il Conservatorio Teatrale Giovan Battista Diotajiuti, e contemporaneamente ho fatto l’ Università (La Sapienza) laureandomi poi in Lettere Moderne, nello specifico in Storia e critica del cinema, con una tesi su su Fellini. Ho avuto la fortuna di frequentare dei laboratori , corsi e  workshop organizzati dal mio professore del corso di Storia del Teatro all’Ateneo dell’Università e anche in quel caso ho avuto il grandissimo privilegio di studiare con dei grandi, di approfondire diversi tipi di insegnamento: la Commedia dell’Arte con Carlo Boso, l’Euritmia di Rudolf Steiner, le Danze Sacre di  Georges Ivanovic Gurdjieff, il Metodo Mimico  di  Orazio Costa, il Living Theatre con Judith Malina e Cathy Marchand e Il Teatro della spontaneità con Ferruccio Di Cori. Successivamente ho  studiato anche con Doris Hicks, membro dell’Actor Studio e allieva di Susan Batson.La  mia formazione ha spaziato dallo studio dei grandi del teatro come Stanislavskj e Strasberg alla biomeccanica di Mejerch’old e Artaud.  Parallelamente, ho sempre studiato canto e  danza.

 

(Photo Effemmedi)

Teatro o cinema? Preferisci esprimerti sul palco oppure su un set? E quale personaggio femminile da te interpretato è riuscito a lasciarti qualcosa “dentro”?

Teatro e cinema sono completamente diversi. Amo interagire con un pubblico vivo davanti a me e la “sacralità” del  palcoscenico che ti mette a nudo e non nasconde nulla. Il cinema non offre la stessa immediatezza che ti dà il teatro , almeno per un attore.Mentre reciti devi tenere conto di tanti aspetti tecnici di cui “devi essere a servizio”. Sì, un personaggio c’è ma non è femminile, bensì maschile. Ho interpretato, in una rivisitazione molto stravagante di “Racconto d’inverno” di Shakespeare per la regia di Roberto Pacini, il ruolo del re Leonte. E’stato il personaggio che ho amato di più perché era molto ricco di sfumature e con una grande evoluzione. Dolcezza, gelosia, pazzia. Mi ha consentito di usare tanti registri, tante emozioni. Ero per 2 ore e mezza sempre in scena, questo mi ha consentito di lavorare sull’energia che doveva essere sempre trainante, e mai scemare. Per quanto riguarda il cinema citerei, anche se può sembrare a prima vista un personaggio marginale, quello  di Joanna che ho interpretato nel film “Mary” di Abel Ferrara. Joanna era una discepola  di Maria Maddalena, impersonata da Juliette Binoche, ed ero sempre al suo fianco. Ho avuto l’opportunità di recitare con lei e di guardare, di “assorbire”, di imparare molto. La Binoche è una persona molto generosa, come lo  sono sempre i grandi attori,  ed è stata una bellissima esperienza perché ho appreso moltissimo. Mi consigliava, mi indirizzava, mi teneva per mano.Per non parlare del resto del cast : 3 premi Oscar!E stato un percorso formativo accellerato.  Sicuramente, questi due sono i personaggi che ho amato maggiormente del mio percorso attoriale.

 

Una scena del film “Mary” di Abel Ferrara

(Photo Effemmedi)

Sartre ha detto: “Non si recita per guadagnarsi la vita: si recita per mentire, per essere quello che non si può essere, e perché si è stufi di essere quello che si è.” Come commenteresti queste parole?

Più che mentire , direi evadere. Un’evasione preziosa che ti consente di riconnetterti con te stesso. Attraverso la ricerca di un personaggio, in realtà, trovi molte parti di te e puoi conoscerti. E’ un mestiere che ti offre un grande privilegio.

Poi, nel 2009, la svolta Burlesque. Come ha preso vita l’idea di diventare una performer?

Ho sempre amato essere indipendente e avere libertà di esprimermi. Il Burlesque è una branca del mio lavoro e mi ha dato l’opportunità di crearmi un mondo a 360° che gestisco ed amministro con le mie modalità. Infatti sono io a curare la regia, la coreografia, i costumi, le musiche, le luci . Sono sempre  io ad organizzare i miei tour, i miei spettacoli. Sono manager di me stessa. E poi posso cantare , ballare, recitare. Insomma, una libertà a tutto tondo.

 

Grace Hall (photo by Piergiorgio Pirrone)

Emma Nitti l’attrice, Grace Hall la regina del Burlesque. Due nomi per due carriere diverse, ma con un’unica interprete: te stessa. Perché questa “demarcazione netta”? Cos’hanno in comune e cosa, invece, separa Emma e Grace?

Emma e Grace sono due facce della stessa medaglia. L’una è il motore dell’altra. Grace si nutre dell’esperienza ventennale di Emma, ed Emma della consapevolezza di Grace.

Nei panni di Grace Hall appari di frequente in passerella: ricordo, ad esempio, quando hai preso parte alla spettacolare sfilata-performance Le Theatre des Funambules di Giada Falstaffi per AltaRoma. Che rapporto hai con la moda?

Credo assolutamente equilibrato. Mi ritengo piuttosto ossessionata dallo stile. Lo stile trascende il tempo e come un archetipo, comunica a tutti. Anche a culture molto diverse. La moda ha bisogno di sovrastrutture. Di comprensione. Lo stile no. E’ immediato.

 

(Photo by Piergiorgio Pirrone)

L’ anno scorso hai debuttato come regista e produttrice con “Burlesque Extravaganza”, un documentario sul Burlesque. Che mi racconti di questa esperienza?

E’ stata una bella prova per me.  “Burlesque Extravaganza” è il diario di un viaggio, un road movie rocambolesco nello scintillante mondo del Burlesque  – dove la fantasia si miscela alla realtà – da me raccontato, scoperto e vissuto. Una tournèe partita da Roma passando per molte città d’Europa per poi toccare buona parte degli Stati Uniti. Il film vuole essere, come il vero Burlesque suggerisce, un contenitore di fantasticherie e abilità varie che passano dal ballo, al canto, al circo, alla magia, al trasformismo e a tutto ciò che esalta l’unicità che ogni interprete incarna. Il progetto vuole rendere ed estendere anche una riflessione sul mondo contemporaneo e sulla figura della donna in particolare, sempre più vittima di stereotipi. Il Burlesque è la celebrazione del corpo in tutte le sue forme, taglie e misure; diviene dunque una speciale terapia per cominciare ad accettarsi e ad amarsi. Per molte, è un vero e proprio viaggio alla scoperta di sé e del proprio potenziale. Fra circa un mese uscirà il DVD e ci saranno proiezioni con spettacoli live nelle grandi città italiane.

 

La locandina di “Burlesque Extravaganza”

Per lavoro ti capita spesso di fare la spola tra Roma e Los Angeles. Che differenze noti oltreoceano, rispetto al Bel Paese, nella percezione della figura dell’attore?

All’attore negli Stati Uniti si dà più opportunità di crescita, di preparazione e studio.  I tempi di produzione sono infatti più dilatati rispetto ai nostri.Si hanno molte più opportunità di casting e di fare audizioni. A Los Angeles puoi fare anche 5 provini al giorno. In Italia, se sei fortunato, li fai nell’arco di un anno. Sono realtà imparagonabili.

Prevedi di spostarti di nuovo dietro la macchina da presa, magari per dirigere un vero e proprio film? In quali avventure ti lancerai con la tua ZED Film Srl?

Siamo già a lavoro, stiamo producendo una storia molto bella. Il film sarà diretto da Francesco Maria Dominedò. Non posso, per il momento, dire nulla di più. Stiamo inoltre valutando moltissimi progetti tra film, documentari e videoclip.La Zed Film vuole essere una factory a capitale intellettuale, siamo convinti che le idee e le sinergie siano la nuova moneta del futuro.Per quanto mi riguarda, sto scrivendo un altro documentario ma anche su questo non posso dirti nulla.