Orione

 

“Tre astri luminosi, vicinissimi tra loro, brillano poco sopra l’orizzonte boreale: sono “la cintura di Orione”, uno dei giganti del cielo. Nel Medioevo li chiamavano “i tre re Magi”. Orione proviene dall’astronomia mesopotamica, da dove deriva il suo nome: era URU-ANNA, e raffigurava l’eroe Gilgamesh in lotta contro il toro celeste, GUD-ANNA. Orione era noto ai Greci dalle epoche più antiche; quando Omero parla di Ulisse che naviga nella notte sulla sua zattera solo, diretto verso Itaca, sopra il capo gli fa splendere Orione mentre un’altra bestia celeste, l’Orsa, lo spia temendo che persino in cielo il gigante continui la sua vita di selvaggio cacciatore. Orione infatti era il grande cacciatore dei Greci; la sua del resto non è una semplice costellazione, ma un complesso di personaggi che gli stanno attorno e animano la sfera celeste come un mosaico: ai suoi piedi corre il Cane che lo accompagna nella caccia, e in cui avvampa una delle stelle più importanti del firmamento, Sirio; il Cane insegue la Lepre. Dall’altra parte del cielo lo Scorpione, che un giorno lo uccise (come vedremo), lo minaccia, mentre accanto a lui sta il Toro contro cui appunto anche Gilgamesh combatteva e che Orione sembra voler affrontare brandendo una clava o una spada. Lo si immaginava infatti con una spada in una mano, o sul fianco, e la pelle di un leone nell’altra, e gli antichi avevano una considerazione speciale per questa figura astrale (…) E’ nella costellazione di Orione che splende Betelgeuse, una grande stella pulsante, una delle stelle storicamente più studiate in astronomia: è lei (dice il suo nome in arabo) “il braccio del gigante”, ma la stella più vivida della costellazione sta più in basso, Rigel, “luce del cielo”, sul suo piede. Orione, diceva il mito più antico, era figlio di Poseidone e di Euriale, figlia di Minosse. Quando nacque, il suo genitore divino gli fece il dono di poter correre sopra il mare come se fosse terraferma, scavalcando la spuma delle onde.”

Giulio Guidorizzi, da “I miti delle stelle” (Raffaello Cortina Editore, 2023)

 

“Elisir”, il nuovo reading show di musica e poesia della Contessa Pinina Garavaglia e Dj Panda trasmesso in FM da Radio Studio Più

 

Gennaio, come ho già scritto, è il mese dei buoni propositi e dei nuovi progetti. E la Contessa Pinina Garavaglia, insieme al fido DJ Panda, sono l’esempio vivente di questo assioma. Insieme hanno appena lanciato “Elisir”, un nuovo programma radiofonico trasmesso, ogni primo venerdì del mese (ma eccezionalmente il secondo, ovvero il 12 Gennaio, in occasione dell’inizio del 2024), da Radio Studio Più, una radio che è possibile ascoltare in FM oltre che via web. L’orario? Mezzanotte, naturalmente: l’ora fatata in cui si aprono i cancelli del magico universo della Contessa. “Elisir”, che ha come sottotitolo “Infusion Power” e di questo format rappresenta l’evoluzione, è un reading show performativo che unisce musica e poesia. Il programma è stato ideato dalla Contessa Pinina Garavaglia in persona, autrice anche dei versi che recita live con il soundtrack creato da Dj Panda, all’anagrafe Ermanno Mainardi, producer di grande esperienza musicale e creativa. E’ d’obbligo aggiungere che i versi della Contessa sono tratti, nessuno escluso, dal suo libro “Per sempre giovani. Poesie viventi. Sonetti attraenti”, pubblicato esattamente un anno orsono per i tipi di Zacinto Edizioni. “Elisir”, come recita il comunicato stampa, è “la ricerca di un’unione in consonanza creativa di musica e versi shakerati in una metaforica pozione tonico-energetica per ballare, pensare, ricrearsi ed evadere nel “multiverso” della musica dance elettronica di tendenza nelle sue varie modulazioni techno.” Il radio show di poesia e musica proposto dal consolidato duo Garavaglia-Dj Panda si rivolge a un target eclettico, ageless e trasversale. Per saperne di più, ho voluto porre qualche domanda ai diretti interessati. Prima di lasciare spazio alla doppia intervista, vi ricordo che la prossima puntata di “Elisir” verrà trasmessa su Radio Studio Più (95,5 MHz e, via web, www.studiopiu.net) venerdì 12 Gennaio a mezzanotte in punto. Stay tuned!

 

 

QUATTRO CHIACCHIERE CON LA CONTESSA PININA GARAVAGLIA

 

 

Come presenteresti “Elisir” ai lettori di VALIUM?        

“Elisir” potrebbe essere definito, metaforicamente, il nettare musicale e poetico necessario ad introdurre nella magia di una notte fatata. Un iter extrasensoriale concepito per pensare, ballare e sognare. Io lo immagino anche intriso di sensualità: nel suo divenire lo paragonerei ai preliminari, allo svolgersi e all’apice di un rapporto sessuale, un crescendo che subito dopo lascia spazio a un senso di appagamento romantico. Tutto questo viene raccontato in musica e versi che ci trascinano in una sorta di viaggio nei meandri della nostra sensibilità di ascolto. Questo programma è unico, una sfida. Non è un semplice radio show, bensì un’innovazione, una narrazione che assume sembianze diverse per ogni singolo ascoltatore. Può diventare un’immagine, un’azione, essere utilizzato come sottofondo di qualsiasi cosa desideriate fare: ballare, sognare, amare…volare. “Elisir” ha la durata di un’ora e richiede un ascolto impegnativo, le parole non devono sfuggire e la musica deve penetrare. Prima ho parlato di “sfida”, perché lo considero tale: è particolare, una novità, e piacerà a un tipo di pubblico in sintonia con la sua formula inedita, ricreativa e riferita alla club culture. L’importante è che l’impronta del programma sia dinamica, assolutamente non intellettualistica, impreziosita da una punta di glamour che strizza l’occhio alla nightlife.

Il programma viene trasmesso da Radio Studio Più, una radio che trasmette anche in FM. E’ un traguardo importante nell’era del web: cosa pensi al riguardo?

Radio Studio Più è una top radio ed in grande espansione, offre una reale panoramica della musica internazionale attuale, quella dei grandi dj e producer che contano…Quelli della musica elettronica, dei Festival, per intenderci, che nel mondo radunano milioni di persone e che sono il vero trend della Glob Culture musicale che fa da base al nostro esclusivo radio show performativo. Posso asserire che il suo effervescente editore Claudio Tozzo è un vero esperto di ogni settore musicale, quello Pop compreso…l’eclettismo di qualità della sua radio è sicuramente vincente!

Con quale spirito affronti questa nuova avventura?

Sicuramente con uno spirito di innovazione soprattutto nell’abbracciare quello che è il mood internazionale, pur parlando in italiano perché i miei versi sono in italiano. Ma nonostante questo la cifra del nostro radio show è cosmopolita, perché l’italiano – anche secondo un sondaggio – risulta una lingua che piace molto, essendo così dolce e musicale. Ultimamente sta avendo una grossa spinta anche a livello di fruizione, tant’è vero che, proprio il 6 Dicembre scorso, il canto lirico italiano è stato dichiarato Patrimonio Immateriale dell’Umanità dall’Unesco. Quindi, se all’inizio il fatto che recitassi i miei versi in italiano poteva sembrare un handicap, oggi direi che li dota di un valore aggiunto; anche perché la nostra lingua viene studiata in un numero sempre maggiore di paesi…Declamerò i miei versi sempre ed esclusivamente in italiano pur dedicandomi all’inglese in qualche occasione, ad esempio la citazione di Samuel Beckett che riporto nell’incipit del libro “Per sempre giovani”: “Dance first. Think later. It’s the natural order” (“Prima balla poi pensa, è l’ordine naturale delle cose”).

I progetti che porti avanti, di qualunque tipo essi siano, emanano sempre un profondo senso di magia. Da dove nasce questa tua dote?

Cerco sempre di individuare una via di fuga dalla mera realtà, che come esseri umani ci obbliga a sottostare a determinati concetti: la cognizione del tempo, ad esempio. La magia per me è un groove, un modo di evadere, ma sempre con una tendenza al bello e all’epica…a tutto ciò che può esaltare i nostri cinque sensi. E’ una bellezza che ricrea e trasmette un senso di fascino fiabesco, permette di distaccarsi dalla negatività inesorabile dell’esistenza e di cercare rifugio in qualcosa che vada al di là, anche nel soprannaturale volendo.

La tua collaborazione con Dj Panda prosegue ininterrotta, potreste ormai essere considerati un duo inscindibile. Su quali elementi si basa la vostra intesa?         

Prima di tutto, il fatto che lui sia imperturbabile ben si concilia con la mia tendenza allo “Sturm und Drang”, tant’è vero che definisco me stessa un forno e Panda un freezer. Alla fine, tutto sommato, facciamo parte della stessa cucina! La nostra è un’alchimia misteriosa, inspiegabile; sviscerarla sarebbe riduttivo. Direi che Panda ha colto appieno il mio senso poetico, in più riesce a trasmettermi un’emozione che è sempre rimasta quella degli esordi. Il rischio in agguato per tutti i performer, quando esibirsi diventa un lavoro, è che l’entusiasmo iniziale si tramuti in routine. Ma in una situazione simile io perdo l’ispirazione! Non potrei mai concepire di fare un programma senza emozione, e al riguardo io e Panda siamo in perfetta sintonia. A livello caratteriale sono abbastanza impulsiva, per cui se lui fa delle scelte che non condivido arrivo anche ad essere “tempesta e impeto”.  Poi magari mi pento, vengo a più miti consigli, ma lui non si scompone. I nostri gusti, invece, sia sotto l’aspetto estetico che musicale, sono identici. Le differenze tra noi sono temperamentali: io sono enfatica, mi infiammo, lui è sempre impassibile. Lo definirei una roccia! Però siamo riusciti a trovare un compromesso; quando gli dò dei suggerimenti li segue, mentre io cerco di tenere a freno la mia irruenza.

Quali sono i criteri con cui scegli di volta in volta i versi destinati ad “Elisir”?

Scelgo i versi che conducono più facilmente a un’emozione, a un desiderio di evasione e di riflessione poetica vera e propria. Molti poeti utilizzano i loro versi per mandare dei messaggi impegnativi, più che impegnati. Io, invece, cerco sempre di donare uno stimolo ricreativo che offra spunto per un’evasione sia in se stessi che al di là di se stessi, un’evasione che dia anche degli input. Un’evasione creativa ed evocativa al tempo stesso, che evochi emozioni, sensazioni…Che distacchi da tutto ciò che divide e possa essere fautrice di un piacere universale. Dj Panda si serve della sua sensibilità e creatività per “tradurre” in musica i miei versi. Non avrei mai fatto una trasmissione incentrata solo sulla poesia perché credo nella trasversalità delle arti, nella loro comunione. Tutto questo, oltre a donare un valore aggiunto, va in direzione del teatro, perché il teatro è quel luogo ricreativo dove puoi unire la musica, la poesia, la scenografia, la recitazione, il ballo…Il teatro è un luogo universale. Quindi potrei dire che in questo spazio radiofonico cerco di fondere e potenziare una comunicazione performativa d’arte con la mia creazione musicale e la creazione di regia, in quanto Panda interpreta musicalmente i miei versi. Lui durante il programma inserisce brani che ha firmato ma non solo, per cui fa il doppio lavoro di dj e producer; come un pittore utilizza una tavolozza e dà un’immagine ai miei versi, ideando una musica che connota momenti altamente emozionanti.

Il nuovo anno è appena iniziato. Che cosa auguri ai nostri lettori?

Tuffiamoci nell’onda del tempo e che propizia ci culli anche quando c’è vento. E’ un augurio che faccio a tutti ed è molto importante, lo ripeterò anche durante la puntata del 12 Gennaio. Per me l’arte dev’essere assolutamente trasversale e universale, portata a tutti. Anche quella più concettuale, perché non si può mai sapere da chi verrà recepita; per qualcuno potrebbe essere uno spunto per migliorare la propria esistenza. La musica, l’arte e la poesia vanno al di là del tempo, delle religioni e delle ideologie politiche di ogni epoca. La politica divide, l’arte unisce.

 

A TU PER TU CON DJ PANDA

 

 

Come presenteresti “Elisir” ai lettori di VALIUM?

“Elisir” è un connubio di musica e poesia, che con il loro intreccio creano grande pathos ed energia.

Il programma viene trasmesso da Radio Studio Più, una radio che trasmette anche in FM. E’ un traguardo importante nell’era del web: cosa pensi al riguardo?

Essere approdati nuovamente all’FM dà sicuramente grande credibilità e solidità al programma, grazie a un pubblico più trasversale e non per forza settoriale come quello della radio web.

La tua collaborazione con la Contessa Pinina Garavaglia prosegue ininterrotta, potreste ormai essere considerati un duo inscindibile. Su quali elementi si basa la vostra intesa?

Sicuramente la grande professionalità di entrambi e l’esperienza che abbiamo accumulato in questi anni trainano questo progetto che sta raccogliendo molti consensi in più ambienti, non solo nel mondo delle discoteche ma anche in teatro grazie soprattutto alla Contessa Poetessa.

Con quali criteri imposti, di volta in volta, la scaletta di “Elisir”?

Ogni volta viene fatta una selezione diversa, con la quale si crea un connubio legato ai versi che propone la Contessa. I brani spesso si sposano perfettamente con il significato della sua poesia.

Ai versi della Contessa fa da sottofondo una techno trance epica dal ritmo mozzafiato. Qual è il punto di forza di questo genere che regna incontrastato nei club da oltre trent’anni?

La longevità della techno/trance è perlopiù da attribuire alle basi cariche di energia e alla melodia. Le persone percepiscono da questa musica la carica emotiva dandone poi sfogo nei vari club, nei più blasonati festival oppure nelle proprie auto.

Il nuovo anno è appena iniziato. Che cosa auguri ai nostri lettori?

Gli auguri più sinceri a tutti voi che ci state leggendo per un 2024 all’insegna della semplicità ma non della banalità. Cit. Contessa Pinina Garavaglia!

 

 

Il maglione natalizio

 

Lo conoscete tutti: è il maglione natalizio. Generalmente rosso (ma altri colori non mancano, meglio se in linea con il mood festivo), viene arricchito da un tripudio di decorazioni. Qualche esempio? Renne, fiocchi e pupazzi di neve, orsi polari, elfi, pinguini, omini al pan di zenzero, alberi di Natale…Spesso il focus si concentra su un elemento dell’iconografia natalizia e tutto il resto diventa un pattern ornamentale. Il maglione del Natale è stato riportato in voga da “Il diario di Bridget Jones”, il famosissimo best-seller di Helen Fielding, dove Mark Darcy (che nel film tratto dal libro è interpretato da Colin Firth) ne indossa uno con una gigantesca renna sul davanti. E anche se dai più viene considerato kitsch, non c’è dubbio che è l’ironia con cui viene esibito a fare la differenza: perchè il maglione natalizio è colorato, ridondante, esagerato, ma anche divertente. Evitando i modelli più trash, ed abbinandolo a un bel sorriso, può tramutarsi nel capo giocoso e un po’ naïf che vi farà rivivere (almeno sotto certi aspetti) le Feste di Natale della vostra infanzia. Non va dimenticato, poi, che se ne è appropriata persino l’Alta Moda: a portarlo in passerella è stato Jean-Paul Gualtier, che l’ha inserito (tinto di rosso e bianco e decorato con fiocchi di neve) nella sua collezione di Haute Couture Autunno Inverno 2017/18.

 

 

Foto via Pexels e Unsplash

 

Sprofondare nel sogno

 

“Molti anni fa mi resi conto che un libro, un romanzo, è un sogno che chiede di essere scritto nello stesso modo in cui ci s’innamora di qualcuno: il sogno diventa irresistibile, non c’è niente che tu possa fare, e infine cedi e soccombi anche se il tuo istinto ti dice di battertela a gambe perchè potrebbe trattarsi, dopotutto, di un gioco pericoloso – in cui qualcuno probabilmente si farà male. Per alcuni di noi le prime idee e immagini, le emozioni iniziali possono spingere chi scrive a immergersi automaticamente nel mondo del romanzo, nella trama e nell’ immaginario, nei suoi segreti. Altri possono metterci più tempo a sentire con chiarezza questa connessione, anni, perfino decenni, per arrivare a comprendere quanto avevano bisogno di scrivere un certo romanzo, o amare una certa persona, o rivivere quel sogno. L’ ultima volta in cui avevo pensato a questo libro, a questo specifico sogno, e a raccontare questa specifica versione della storia (…) risale a quasi vent’anni fa, quando mi dissi che potevo farcela a rivelare quanto era accaduto a me e ad alcuni miei amici all’inizio del nostro ultimo anno alla Buckley, nel 1981. Eravamo adolescenti, bambini superficialmente sofisticati, che non sapevano davvero nulla di come funzionava il mondo – lo stavamo sperimentando, immagino, ma senza averne cognizione. Almeno fino a quando non accadde qualcosa che ci proiettò in uno stato di esaltata consapevolezza. (…) Ma venne fuori che non era ancora il momento, e dopo aver scritto alcune pagine di appunti sui fatti accaduti in quell’ autunno del 1981, quando credevo di essermi anestetizzato con una mezza bottiglia di Ocho così da andare avanti, lasciando che la tequila mi calmasse il tremore delle mani, fui preda di un attacco d’ansia tanto forte da farmi finire in piena notte al pronto soccorso del Cedars-Sinai. Se vogliamo associare l’atto di scrivere alla relazione amorosa, allora mettiamola così: avevo desiderato di fare l’amore con questo romanzo che infine sembrava volermisi concedere e ne ero molto tentato, ma quando arrivò il momento di consumare la relazione scoprii che non ero in grado di sprofondare nel sogno. “

Bret Easton Ellis, da “Le schegge” (Giulio Einaudi Editore)

 

 

La Luna e la scoperta di Galileo

 

“In cima al campanile di San Marco, nell’agosto 1609 Galileo Galilei mostrò ai consiglieri del doge un nuovo strumento all’avanguardia. Si trattava di un tubo portatile: bastava guardarci dentro e sembrava che gli oggetti ti venissero incontro. Ciò che si trovava lontano diventava apparentemente a portata di mano.  (…) Il campanile di San Marco, ornato dalla statua dorata dell’arcangelo Gabriele, gli sembrò il luogo ideale per mostrare ai notabili veneziani il funzionamento di questo “cannocchiale olandese”. Sotto la cella campanaria si trova una loggia dove lo sguardo spazia a 360 gradi. (…) Proprio sotto la cella campanaria (“è proibito suonare le campane”) è collocata una targa commemorativa: GALILEO GALILEI CON IL SUO CANNOCCHIALE DA QUI IL 21 AGOSTO 1609 ALLARGAVA GLI ORIZZONTI DELL’UOMO. E’ proprio così, ma non perchè il suo tubo con le due lenti una dietro l’altra lo puntò verso il mare! L’importante è che abbia puntato il cannocchiale verso l’alto. Di notte. Sulla Luna, tanto per cominciare. Galileo l’avvicina a sè di venti volte. Cosa vede? Pieghe. Nervature. Margini rialzati dei crateri. Montagne. La faccia della Luna non è uniforme e liscia, ma crepata e ammaccata. Si riconoscono le sagome delle catene montuose delle ombre, che hanno un profilo frastagliato, non diverso da quello degli Appennini o delle Dolomiti al calar del sole. Galileo fa le sue osservazioni per la metà di un ciclo lunare (mezzo mese). I suoi disegni a penna della ruvida superficie della Luna mettono la parola fine all’idea ecclesiastica del cosmo. Secondo la dottrina dominante, l’universo è diviso in un regno divino e uno diabolico. La crosta terrestre è un’area grigia brulicante di bipedi, che dopo la loro morte hanno due possibilità: sprofondare nelle viscere dell’inferno o ascendere al paradiso celeste. I due poli hanno lo stesso scopo, guidare gli esseri umani attraverso la vita. La cima dell’ Olimpo e le nuvole appartengono ancora al peccaminoso mondo “sublunare”; dalle vette della Luna hanno inizio le pure “sfere celesti” cantate all’inizio del 1300 da Dante Alighieri nel Paradiso. Tre secoli dopo Dante, Galileo vede che ben poco di questa rappresentazione delle cose corrisponde a verità. Il dogma del (magnifico) cielo perfetto e la (grinzosa) Terra imperfetta va in frantumi. E’ come se Galileo con il suo cannocchiale avesse mandato in pezzi la cristallina cupola celeste. “

Frank Westerman, da “La Commedia Cosmica” (Iperborea Edizioni)

 

 

Sulle tracce del Principe Maurice – Sogni che diventano realtà

 

Cosa ci fa, in questa foto, il Principe Maurice vestito da Doge? Non era il sommo interprete di Casanova, il leggendario seduttore veneziano? In realtà, la sua metamorfosi ha un senso. Anzi, più di uno: come vedremo, la figura del Doge ricorrerà spesso nella conversazione che riporto qui di seguito. Lungi da me lo spoilerare, lascio a voi la scoperta dell’arcano. Intanto, posso anticiparvi che il Principe ha trascorso una favolosa estate, piena di progetti e a dir poco magica. In questa puntata di “Sulle tracce del Principe Maurice” ci parla di vacanze, eventi mozzafiato a cui ha preso e prenderà parte, prestigiosi riconoscimenti, rivelazioni di stampo esoterico…Una serie di argomenti che ruota attorno ad un unico perno: il coraggio di credere nei propri sogni. Perchè se ci si crede davvero, se per essi si combatte, i sogni poi diventano realtà. E  Maurice ne è l’esempio vivente. A tal proposito, vuole lasciare un messaggio a tutti voi. Quale? Lo scoprirete più avanti, leggendo questa intervista che parla di propositività, amore per la vita e meraviglia…

 

La presentazione di “Cocoricò Tapes” al Pesaro Film Festival

Come definiresti la tua estate?

La definirei stupenda, emozionante. Al di là del disagio climatico, per me è stata veramente un’estate come non mai sia dal punto di vista professionale che delle vacanze che sono riuscito a fare tra un impegno e l’altro! Un’estate da ricordare: mi ha regalato moltissime emozioni ed esperienze bellissime.

Hai partecipato a un’iniziativa straordinaria inclusa nel programma del Pesaro Film Festival: la proiezione di “Cocoricò Tapes” di Francesco Tavella, un documentario dedicato al Cocoricò anni ’90 ed ai suoi protagonisti. Raccontaci tutto, please…vorremmo saperne di più!

La presentazione, un’anteprima mondiale, è stata magnifica. Eravamo nella piazza principale di Pesaro e forse neppure la direzione del Festival si era resa conto di cosa avrebbe comportato la proiezione di questo film: la piazza era stracolma, e di gente che non aveva mai avuto a che fare con il Cocoricò, e di gente che invece aveva vissuto quegli anni in prima persona, perché Pesaro per la Piramide è sempre stato un bacino d’utenza importante. Nell’aria c’era un’energia incredibile. Il documentario è composto al 90 % di materiale storico: vecchie cassette, vecchie interviste digitalizzate ad hoc che costituiscono un memorabilia vero, visivo e importantissimo. Un materiale del quale nemmeno io ero a conoscenza, perché non sapevo che qualcun altro – Renzo Palmieri in primis, direttore generale del Cocoricò durante gli anni d’oro – lo aveva raccolto. Alle interviste storiche sul locale se ne alternano altre, realizzate appositamente per il documentario, a Renzo Palmieri, Giuseppe Moratti e soprattutto a Loris Riccardi, geniale direttore artistico della Piramide negli anni ‘90. La più emozionante è senza dubbio quella di Loris Riccardi, perché la sua avventura con il club è stata (purtroppo) interrotta da una brutta malattia e nessun altro se non lui avrebbe potuto portare avanti il progetto che aveva intrapreso. E’ stato commovente sapere che Riccardi era a Pesaro in occasione della proiezione di “Cocoricò Tapes”, anche se in modo misterioso e clandestino. L’ho ritrovato forse perché anche lui ha voluto farsi ritrovare…Non l’avevo più visto da quando ha avuto quei problemi di salute. Il film, straordinario, è piaciuto molto anche alla critica e adesso  è approdato due giorni fa a Venezia in occasione del terzo anniversario di Rete Cinema In Laguna. Ovviamente ero presente alla proiezione!

 

Con il regista Francesco Tavella

La piazza di Pesaro stracolma in occasione della proiezione di “Cocoricò Tapes”

“Cocoricò Tapes” verrà distribuito nelle sale cinematografiche?

Penso di sì, ma non lo so con certezza perché sono aspetti che riguardano di più la produzione. Quel che è certo è ci sono svariate piattaforme interessate al film. “Cocoricò Tapes” rievoca in modo significativo la storia e il valore del Cocoricò negli anni ‘90, abbinando il lato documentaristico alla cronaca: tutto andava di pari passo, noi eravamo un amplificatore subliminale di quello che succedeva nel mondo.

La locandina del docufilm

A proposito di Cocoricò, è in programma qualche Memorabilia o evento speciale che prevede la tua collaborazione?

Il 9 settembre lascerò per la prima volta nella mia vita la Biennale del Cinema prima della chiusura e della premiazione finale per un Memorabilia che sarà l’apoteosi di tutti i Memorabilia: verrà allestito sul palco speciale del Moto Grand Prix di Misano Adriatico. Sarà un evento molto importante e mi mette anche un po’ d’ansia, perché il palcoscenico è mondiale (come il Gran Premio) e quindi lo spettacolo che abbiamo in mente sia io che Flavia, che preparerà dei costumi ad hoc, si preannuncia maestoso a dir poco. Il fatto che il Memorabilia sia associato alla corsa delle moto è metaforico della nostra corsa alla tensione, al divertimento, al vivere intensamente quel luogo, perciò la location è perfettamente a tema. E’ una metafora meravigliosa, e non dimentichiamo che Valentino Rossi è un fan sfegatato del Cocoricò e dei suoi protagonisti. Questo progetto rientra tra i più importanti della mia fine estate. Per me sarà un grande onore, una grande gioia poter partecipare. Ho il supporto ideale da parte di Flavia per quanto riguarda i costumi e ho convocato i miei artisti migliori. Farò arrivare degli effetti speciali dall’ estero, ma non voglio spoilerare…Posso solo dirvi che la mia performance avrà un imprinting onirico.

Intanto, passando dalla costa romagnola a quella toscana, so che ti sei esibito più volte, anche on the beach, ai grandi eventi dell’ Insomnia Discoacropoli d’Italia…

Sia in collaborazione con Antonio Velasquez dell’Insomnia che con il gruppo della Metempsicosi, sul fronte toscano ho realizzato svariati eventi. Le location erano ambienti pubblici: piazze, borghi toscani di una bellezza incredibile che non conoscevo ancora…E’ stato una sorta di Grand Tour! All’ ultimo degli eventi targato Insomnia, organizzato tra Forte dei Marmi e Marina di Pietrasanta al prestigioso Beach Club Versilia, nonostante la data un po’ “difficile” (lunedì 21 agosto) è accorso in massa uno zoccolo duro di fan di quell’eccezionale fenomeno che è stato l’Insomnia, e per me è stato  emozionante potermi esibire. La Toscana è stata molto presente nella mia estate, devo dire che quest’ anno è un po’ successo quello che succedeva nei mitici anni ‘90: mi sono suddiviso tra la riviera del Tirreno e quella romagnola con grande entusiasmo.

 

Insieme a Antonio Velasquez, ideatore e direttore artistico dell’Insomnia Discoacropoli. Nelle foto sopra, alcuni scatti della tournée in Toscana che il Principe ha effettuato con Insomnia e Metempsicosi

Adesso darò una notizia bomba ai nostri lettori. Mi è giunta voce che stai per ricevere un prestigioso premio, il Premio Internazionale AEREC per le Arti e la Cultura. Si tratta di un riconoscimento ai tuoi meriti professionali: superfluo dire che sia guadagnatissimo. Quali emozioni provi e a quando è fissata la data dell’evento?

E’ previsto per fine anno. E’ stato un fulmine a ciel sereno, non me l’aspettavo! L’ Accademia Europea per le Relazioni Economiche e Culturali presenta il suo programma annuale al Parlamento, è una delle Accademie più prestigiose d’Europa. Tutto ciò è molto in sintonia con il mio progetto di scambio delle culture di vari paesi, soprattutto per quanto riguarda la club culture e il teatro notturno. Naturalmente, ha giocato un ruolo importante anche il fatto che io sia ambasciatore del Carnevale e delle eccellenze veneziane nel mondo. La premiazione, probabilmente, coinciderà con la chiusura annuale dei lavori dell’Accademia. Verrà organizzato un grande gala a Roma, ma sono in attesa di maggiori dettagli. Questo riconoscimento mi ha commosso…Innanzitutto, ritengo che sia stato recepito il mio messaggio. Perché è a questo che servono i premi: più che il prestigio, servono a dare all’artista la sensazione che ha fatto qualcosa che è stato capito e che rimarrà nel tempo. Per me è una soddisfazione enorme. Io non so cosa merito, so solo che tutto ciò che ho fatto l’ho fatto sempre col cuore e per trasmettere benessere, riflessioni, valori…Questo lo so con certezza e credo pienamente in quello che ho fatto.

 

Con Leonardo, patron di Metempsicosi

Rimaniamo – ma ancora per poco – nell’ ambito professionale. All’ Odissea Fun City di Spresiano stai portando avanti, ogni fine settimana, un Variété d’ Eté insieme a Simon the Prince, al secolo Simone Fucci. Il varietà (a modo tuo, naturalmente) è una delle colonne portanti della tua carriera performativa. Cosa senti di avere più nelle tue corde, di quel genere?

Senz’altro la conduzione un po’ cabarettistica. Io mi rifaccio molto al varietà tra le due guerre, quello post-bellico di Nino Taranto, Totò, Macario…Questi personaggi, raffinati ma comici, presentando numeri di varietà in realtà facevano cabaret. Quindi amo la parte improvvisata di empatia col pubblico quasi completamente improvvisata, e poi cantare. Al varietà posso cantare e lo faccio molto di più di quanto non lo faccia in discoteca. Durante lo spettacolo sono supportato da Simon che a volte si esibisce, è un trasformista straordinario…E’ molto bello, qualcosa che è entrato a far parte del mio curriculum ma scorre anche nelle mie vene. Il dinner show dell’Odissea, con la sua continuità, ci dà la possibilità di attirare un pubblico affezionato di tutte le età. E poi, il supporto tecnico offerto dal titolare (Giannino Venerandi) è totale.

 

La locandina di “Variété d’Eté”

Canzone e cabaret: per il Principe, le carte vincenti del varietà

Simon The Prince

Parlaci delle tue vacanze, in fondo l’estate è anche questo. Hai concretizzato il tuo proposito di effettuare un tour delle isole del Mediterraneo? Quali spiagge hai avuto l’occasione di esplorare, per ritrovare il contatto con la natura che da sempre ricerchi?

Intanto mi sono ritagliato dei momenti per godermi le spiagge dei luoghi in cui mi trovavo, a partire dalla Romagna dove ho riscontrato un forte spirito di rinascita dopo l’alluvione, la consueta qualità dei servizi, un’accoglienza turistica di prim’ordine. La Toscana poi è meravigliosa, e il Salento – che pure conoscevo, ma non frequentavo da un po’ di tempo – lo è altrettanto. Però la vacanza che, a sorpresa, mi ha fatto scoprire qualcosa di fondamentale sulla mia vita è stata il viaggio che ho fatto in Grecia. Per raggiungere Porto Heli, il luogo dove ho trascorso le vacanze, bisogna attraversare tutto il Peloponneso in macchina, passando da Corinto ma soprattutto da Epidauro. A Epidauro si trova il teatro più grande e meglio conservato dell’antica Grecia. Ha posti a sedere per ben 14.000 spettatori. Al centro dell’orchestra c’è una pietra di circa un metro di diametro dove il più flebile respiro emesso dall’oratore veniva udito persino dalle ultime gradinate. Calcola che 14.000 spettatori potevano ascoltare assolutamente tutto senza il supporto di alcuna tecnologia. Già questo, di per sè, è strabiliante! Ma visitando il sito archeologico (Patrimonio dell’Umanità Unesco), mi sono reso conto che il teatro di Epidauro è una parte del santuario di Esculapio. Esculapio è il dio greco della medicina, e il suo santuario comprende vari templi; il teatro veniva utilizzato per la “terapia di gruppo”, uno scambio energetico finalizzato a guarire l’anima e di conseguenza anche il corpo. Così mi sono reso conto di essere una sorta di terapeuta anche di me stesso, nel lavoro che faccio…perciò, grazie al cielo, la mia salute è ottima nonostante la vita a volte stressante che conduco! E proprio lì, nel teatro di Epidauro, ne ho capito il motivo: io sono uno strumento che dà energia e riceve energia dagli altri. E’ una cosa stupenda! Quando ho fatto la prova voce sulla pietra al centro dell’orchestra, l’ho sentita vibrare sotto i miei piedi…Ho provato un senso di benessere straordinario. Questa è stata l’esperienza più importante che abbia mai fatto, sia dal punto di vista culturale che del Grand Tour! Scendendo verso la costa ho poi raggiunto Porto Heli dove ho avuto modo di visitare e vivere l’unicità di uno dei resort più belli del mondo appartenente alla catena Aman (la stessa dell’Aman Venice): il suo nome è Amanzoe. “Zoe” in greco vuol dire vita, quindi “la vita dell’Aman”. Accolto dal general manager Christos Triantafyllopoulos, una persona preparatissima e squisita, ho goduto della magia di questa struttura situata su una collina che domina il mare. Il beach club si raggiunge percorrendo una stradina tra gli ulivi. Che dire? Hanno ricreato l’Olimpo degli dei! E’ semplicemente pazzesca la bellezza di quel luogo, la serenità che ti infonde, la capacità che ha di estraniarti da tutto il bailamme che c’è in giro. Lì puoi ristorare l’anima e il corpo al 100 %! E non ti importa nulla di quello che succede altrove, sei coccolato in qualsiasi modo…Ma soprattutto ti godi una struttura completamente creata con materiali naturali: marmo, pietra, legno…

 

L’antico teatro di Epidauro

La “magica” pietra al centro dell’ orchestra del teatro

L’hotel, un 7 stelle progettato 10 anni fa dall’ architetto Ed Tuttle, è super esclusivo. Può accogliere parecchie persone ma le incontri a malapena, da quanto è ampio. Ci sono giochi d’acqua, oliveti, una natura rigogliosissima…Ogni suite ha la sua piscina privata e il suo giardino! Ti ripeto, l’Amanzoe è l’Olimpo degli dei! Un hotel di lusso, certo, ma non un lusso ostentato: un lusso vero, profondo. Il lusso di non avere lo stress del tempo, un’oasi unica al mondo. Vorrei concludere la mia estate tornandoci per qualche giorno e visitando  la splendida isola di Spetses proprio di fronte a Porto Heli…La Grecia del Peloponneso è stupefacente. Devo dire che il Grand Tour ha effetti molto benefici su di me. Consiglio a tutti di fare viaggi di questo tipo, dei viaggi di scoperta. Ne vale davvero la pena!

 

L’Hotel Amanzoe di Porto Heli, in Grecia: per il Principe, l'”Olimpo degli dei”. La struttura vanta persino un anfiteatro dove vengono organizzati spettacoli in greco antico

Un paio di settimane fa ai avuto la splendida opportunità di esibirti al Panorama Festival, la kermesse salentina dedicata ai più noti dj internazionali…Com’è andata?

Per la prima volta nella mia vita, perché di solito sono io a ricevere le offerte, ho dato la mia disponibilità a partecipare a questo festival, pazzesco, di caratura internazionale, che tra il 12 e il 16 agosto ha totalizzato ben 100.000 presenze. E’ organizzato da Vincent DiFrancesco, il patron del Guendalina Club di Santa Cesarea Terme. Al Festival approdano i migliori dj di tutto il mondo: i più bravi emergenti, i nomi storici che continuano a fare storia… Al Panorama ho intercettato un’energia incredibile, ho incontrato dj che non conoscevo ancora di persona. Amo moltissimo Peggy Gou, tra gli ospiti speciali del Festival… la trovo meravigliosa sia dal punto di vista musicale che dal punto di vista della cura del look…Combina il fashion con la musica, la musica con la teatralità, perché la consolle è un palcoscenico e ormai l’hanno capito tutti i dj. Tantevvero che mentre si esibiscono si lasciano coinvolgere anche fisicamente, ballano insieme al pubblico che hanno di fronte. Per cui devo dire grazie a Vincent, che ha accettato la mia proposta approdare  al Panorama Festival come virtuale “maestro di cerimonie” della serata finale del 16 agosto:  l’ho introdotta e poi ho lasciato spazio a tutte le star internazionali. ho ricevuto l’entusiastica accoglienza di quell’immenso pubblico, che mi considerava un po’ la ciliegina sulla torta. La torta, deliziosa, l’aveva gustata fino a quel momento e adesso aveva anche la ciliegina! In questi festival non è prevista la figura del vocalist o del maestro di cerimonie, però Vincent mi conosceva e si è detto felice e onorato di avermi lì. Quando seguo il mio istinto sbaglio raramente!

 

Il Principe al Panorama Festival, nel Salento

Hai qualcos’altro da aggiungere al racconto della tua magica estate?

Certo! Ho vissuto due momenti epici in Liguria, il primo nello storico locale Le Vele Alassio. Mi sono esibito insieme a Roberto Molinaro, un dj che non frequentavo da tempo ma con cui ho instaurato una grande sintonia, e al rampante dj Cassimm. Sostanzialmente si è trattato di un one man show perché le dimensioni del club, per renderlo ancora più esclusivo, sono a misura d’uomo, ma ho potuto esprimermi benissimo soprattutto grazie al senso di vicinanza che mi ispirava quello spazio. Poi il titolo del format, ideato dal proprietario e gestore del locale, il dinamico Niccolò Fiori, era “StylHertz”: l’ho trovato fantastico, perché abbina techno e stile in linea con quello che è sempre stato il mio input. Non ho mai voluto coinvolgermi in eventi che non avessero un tocco di stile, di classe, che non facessero riferimento a quel grande teatro che è la moda stessa. Per cui questo nuovo format lo abbiamo inaugurato con un successo strepitoso. Alassio è molto vicino a San Bartolomeo al Mare, la località di villeggiatura della mia infanzia, e ad appena un chilometro di distanza si trova il borgo di Cervo, dove da 60 anni si tiene un Festival Internazionale di Musica da Camera. Lì mi esibii per la prima e ultima volta in quanto concertista in fieri…prima che la vita mi portasse altrove. Quando sono arrivato a Cervo mi sono commosso. Il Festival di Musica da Camera si svolge sul sagrato della chiesa barocca e in altre suggestive location di questo borgo medievale. A Cervo si può circolare soltanto a piedi, si arriva alle mura del castello e poi c’è un saliscendi di caruggi liguri. Ti racconto un aneddoto: appena ho oltrepassato l’arco del paese, ho visto un cartello con su scritto “Memorabilia”!  Era il titolo della mostra dei momenti clou del Festival…Un’ altra curiosa coincidenza è che nel 2023 ricorre il 60simo della manifestazione e io compio esattamente 60 anni! Devo dire che questa estate ho pianto molto, ma di gioia! Ringrazio il cielo per non aver mai perso la mia emotività, e quando mi emoziono non mi vergogno di versare qualche lacrima. Guai a perdere la capacità di emozionarsi, soprattutto per un artista.

 

Nel backstage della performance StylHertz a Le Vele Alassio e a Cervo, l’incantevole borgo ligure dove si tiene un noto Festival di Musica da Camera

Quali sono gli appuntamenti che ti vedranno protagonista in questa fine estate?

Innanzitutto devo annunciarvi una news eccezionale! Ho ricevuto la nomina a rappresentare il Doge nel corteo di imbarcazioni antiche che apre sontuosamente la Regata Storica di Venezia (3 settembre sul Canal Grande in diretta su Rai2 dalle ore 16.00) Questa particolare investitura è arrivata da Ca’ Farsetti nella persona del Consigliere Delegato alla Tutela delle Tradizioni, Giovanni Giusto. Si tratta per me di un sogno che si realizza, perché fin da ragazzino subivo il fascino di quella sontuosa rievocazione dell’arrivo a Venezia della Regina di Cipro Caterina Cornaro (che sarà al mio fianco interpretata dalla Maria del Carnevale 2023). Davvero emozionante… non ho parole per ringraziare di questo onore la mia amata Venezia. Voglio lanciare un messaggio ai lettori di VALIUM: se credete fermamente nei vostri sogni, diventeranno realtà. A me stanno succedendo delle cose che ho sempre sognato. Vorrei che tutti conservassero dei sogni nel cassetto e facessero il possibile per realizzarli! Oltre alla nomina veneziana, ho altre due notizie. La prima è che riuscirò a dare alle stampe il libro sui 50 anni di attività del patriarca della famiglia Venerandi, Renzo, grande imprenditore del mondo delle discoteche. L’uscita di questo volume è per me fonte di grande soddisfazione. L’ho scritto a quattro mani insieme a Luca Colferai, letterato ed editore veneziano. La seconda notizia riguarda la celebrazione dei 30 anni di vita dell’Odissea Fun City, un locale storico, mastodontico, la “città del divertimento”, che è sopravvissuto grazie alla tenacia, al sacrificio e alla genialità di Giannino Venerandi, il figlio di Renzo. I festeggiamenti si svolgeranno in 3 giorni, il 14, 15 e 16 di Settembre. Ci stiamo preparando, perché la discoteca si chiama Odissea e siccome io la Grecia me la porterò nel cuore per sempre, ci riferiremo al poema omerico. L’ antichissimo e meraviglioso viaggio di Ulisse sarà la mia ispirazione. Ogni giornata, poi, verrà dedicata a un decennio diverso – sia musicale che di atmosfere – di questo locale che è uno degli ultimi grandi “contenitori” rimasti e si sta preparando a un’innovazione tecnologica che lo renderà 3.0!

 

In questi scatti Maurice è a Malamocco, sede della costumeria filologica del Comune di Venezia: qui ha dato una sbirciatina all’ Atelier e alle imbarcazioni. Nell’ultima foto, il Principe con il responsabile della costumeria Fabio Barbierato.

Una domanda che conclude l’intervista…”con il botto”! L’80sima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia verrà inaugurata nientemeno che dal Grand Bal de Monte Carlo, dove sarai protagonista sotto la direzione artistica di Delia Grace Noble. Un appuntamento decisamente esclusivo, una sorta di consacrazione della tua figura all’ interno del più importante evento internazionale (oltre al Carnevale) della città di Venezia. Che puoi dirci al riguardo?

Voglio ringraziare Delia per l’affetto, la stima e la fiducia incondizionata che mi dimostra, credo di essermele anche meritate nel corso degli anni. Stavolta l’ispirazione è stata Grace Kelly, poi diventata Grace Grimaldi. E in previsione del 60simo da che Grace Kelly diventò Principessa di Monaco (che ricorre nel 2026) cominceremo sin d’ora le celebrazioni. L’evento sarà patrocinato da Alberto II, con la partecipazione della diplomazia internazionale (tutti i paesi legati in qualche modo al Principato di Monaco saranno presenti con delegazioni, ambasciatori ecc.) e delle personalità del mondo del cinema. Il nostro, però, non è un evento ufficiale della Biennale Cinema 2023, bensì l’evento più esclusivo con cui la Città di Venezia inaugurerà l’80sima Mostra Internazionale di Arte Cinematografica. Questo ballo ha lo scopo di implementare l’aspetto mondano della Mostra del Cinema, che era stato un po’ trascurato ma ultimamente sta riprendendo quota, anche perché gli sponsor hanno voglia di visibilità. Il Grand Ball si terrà nel sontuoso salone Marco Polo dell’Hotel Luna Baglioni, dietro Piazza San Marco. Non escludo il flash mob di un gran valzer silenzioso con tutti gli ospiti che si dirigeranno nell’unica piazza di Venezia…Tra l’altro, il 31 splenderà nel cielo la luna blu: si preannuncia un evento da sogno che la Superluna renderà ancora più magico. La magia, d’altronde, è nelle corde degli eventi che organizza Delia Grace Noble, cantante lirica di fama internazionale e ambasciatrice Unicef; il pazzesco parterre di artisti di cui si avvale è il suo valore aggiunto. Giocando in casa, io farò del tutto per dare un tocco speciale al mio ruolo. Probabilmente, anziché i consueti panni di Casanova, vestirò i panni del Doge. Mi sembra giusto che sia il Doge, l’autorità suprema di Venezia, a dare il benvenuto ai Principi e alle Principesse, e che togliendosi il manto e il corno ducale si metta a ballare con i suoi ospiti (come in effetti succedeva in passato). All’evento parteciperanno Vip del mondo del cinema, della politica, della cultura…Posso solo anticiparvi che ci sarà la crème de la crème!

 

Con Delia Grace Noble, direttore artistico del “Grand Bal des Princes et des Princesses”

La locandina del prestigioso evento veneziano che si terrà al Baglioni Hotel Luna

(Photo courtesy of Maurizio Agosti)

 

Un sorso di estate

 

” La marea gialla – essenza di un mese bellissimo – veniva versata nella macina e usciva dal becco di sotto per essere travasata nei recipienti di terracotta, fatta fermentare e racchiusa nelle bottiglie lavate per l’occasione. Poi veniva sistemata in file ordinate, dorate, negli scaffali bui della cantina. Vino di dente di leone. Parole che significavano estate. Il vino era l’estate catturata e messa in bottiglia. E adesso che Douglas sapeva di essere veramente vivo, e si muoveva fra le cose del mondo per vederle e toccarle tutte, pareva appropriato che un po’ di quella nuova coscienza, di quel giorno di vendemmia così speciale venisse conservato e tappato in cantina, per essere aperto magari in gennaio, durante una nevicata, quando il sole fosse dimenticato da settimane oppure mesi, e il miracolo della coscienza avesse bisogno di una rinfrescatina. Dato che quella sarebbe stata un’estate di inattese meraviglie, Douglas voleva conservarne e imbottigliarne il più possibile, in modo che gli bastasse scendere nel buio della cantina, in punta di piedi, e allungare la mano. E là, fila su fila, col delicato splendore dei fiori che sbocciano di primo mattino, con la luce di giugno che brilla sotto uno strato di polvere, avrebbe ritrovato il vino del dente di leone. Guardalo attraverso quel vino il giorno di inverno e la neve si scioglierà sull’erba e gli alberi saranno ripopolati di uccelli, e foglie e fiori si apriranno di nuovo come un continente di farfalle che volano nel vento. Guardaci attraverso e il cielo, da plumbeo, diventerà azzurro. Tieni l’estate in una mano, versala in un bicchiere (…); cambia stagione, nelle tue vene, portandoti un bicchiere alle labbra e mandando giù un sorso di estate. “

Ray Bradbury, da “L’estate incantata”

 

 

I viaggi, i luoghi e le emozioni

 

” Non è dimostrabile, però io ci credo: nel mondo ci sono luoghi in cui l’arrivarci o il ripartire viene misteriosamente amplificato dalle emozioni di quanti in passato da lì sono partiti o lì sono giunti. Chiunque abbia un’anima abbastanza leggera avverte una lieve resistenza nell’aria attorno allo Schreierstoren di Amsterdam – la Torre del pianto – che promana dal cumulo di dolore di coloro che lì si dissero addio, un dolore che oggi non conosciamo più. Ormai i viaggi non durano anni, sappiamo esattamente dove siamo diretti, e le probabilità di fare ritorno sono molto più alte. Sotto il portico d’ingresso della cattedrale di Santiago de Compostela si erge una colonna di marmo che reca l’impronta di profondi solchi; una sorta di “zampata” espressionistica di grande impatto emotivo prodotta da milioni di mani, tra cui la mia. Ma se dico “tra cui la mia” è già una forzatura, perchè io non ho certo mai afferrato quella colonna con tanta emozione dopo un viaggio a piedi durato più di un anno. Non ero un uomo del Medioevo, non ero un credente, e ci arrivavo in automobile. Ma anche a prescindere dalla mia mano, anche se non ci fossi mai stato, il solco resta, scavato nel duro marmo dalle dita di tutti quei morti. Eppure anch’io, appoggiando la mia mano su quel negativo di mano, sono entrato misteriosamente a far parte  di un’opera d’arte collettiva. Il pensiero diventa visibile nella materia: questo è sempre prodigioso. La forza di un’idea spinse re, contadini e monaci ad appoggiare la mano proprio in quel punto della colonna, e ogni singola mano ha consumato una parte infinitesima del marmo durissimo, e in questo modo, proprio nell’assenza del marmo, risultò visibile una mano. Penso a queste cose un giorno di luglio; è mattina presto e sto per imbarcarmi per Barcellona. Lì noleggerò un’automobile e per vie traverse, o forse addirittura dopo avere percorso tutta la Spagna, per la terza volta nella mia vita andrò a Santiago de Compostela. Non in pellegrinaggio, come gli altri, ma sulle orme di un io remoto che ormai è quasi un fantasma, riallacciandomi a un viaggio del passato. In cerca di che cosa? Una delle poche costanti della mia vita è l’amore – perchè sarebbe riduttivo definirlo diversamente – per la Spagna. “

Cees Nooteboom, da “Verso Santiago. Disgressioni sulle strade di Spagna”

 

 

Elisabetta I Tudor, l’incoronazione

 

“I preparativi per l’antico e complesso rito dell’incoronazione assorbivano gran parte del tempo di Elisabetta. Occorreva trovare un ecclesiastico disposto a officiare e, con il cardinale Pole defunto (era sopravvissuto a Maria solo per poche ore) e Heath, l’arcivescovo di York, diffidente nei riguardi dell’ intimo credo della nuova regina, la ricerca non si prospettava facile. Alla fine la scelta cadde su un oscuro suffraganeo di Heath, Owen Oglethorpe di Carlisle. Poi vi furono da appianare le controversie relative alla cerimonia, con i nobili che gareggiavano per ottenere la posizione di maggiore spicco durante le celebrazioni, i paramenti e gli arredi da ordinare, ecc. Nel giro di una notte, fu allestita una vera e propria impresa per fornire gli abiti, gli ornamenti e gli orpelli per la più sfarzosa delle occasioni regali: sarti e cucitrici per impuntire le vesti preziose e ricamatori, merciai e piumai per decorarle, pellai per reperire le pellicce e commercianti di tessuti per i ricchi velluti e le sete. I tappezzieri furono incaricati di rivestire la nuova portantina della sovrana con una stoffa intessuta d’oro e il seggio dell’ incoronazione nell’abbazia con un drappo argentato. Sellai e ferraioli prepararono sontuosi finimenti per i cavalli, mentre i coltellinai si occuparono delle spade cerimoniali e delle altre armi tradizionalmente indossate nel giorno dell’incoronazione. Il sarto della regina supervisionò l’ abbigliamento dell’ intera corte, non solo degli ufficiali e delle dame della sovrana, ma anche delle diverse centinaia di araldi, tirapiedi, musicisti e guardie che avrebbero seguito Elisabetta in processione. Nessuno fu dimenticato, nemmeno i fornitori di cibarie per le cucine del palazzo nè le lavandaie della regina, che ebbero una nuova veste rossa, e neppure i buffoni di corte, che avrebbero indossato sgargianti abiti in velluto arancione con inserti viola. “

 

Carolly Erickson, da “Elisabetta I – La vergine regina”

 

Foto: “Elizabeth I of England (1533-1603) in Coronation Robes”, dipinto di autore anonimo risalente al 1600 circa.

 

“Per Sempre Giovani”: la Contessa Pinina Garavaglia lancia un live book crossmediale con la soundtrack di Dj Panda

 

Oggi ho il piacere, oltre che l’onore, di darvi una news del tutto speciale: è uscito ” Per Sempre Giovani – Poesie Viventi, Sonetti Attraenti”, il primo, travolgente live book della Contessa Pinina Garavaglia. Dove per “live book” si intende un volume multimediale, con tanto di soundtrack che ci accompagna lungo le sue 145 pagine. A firmare la suddetta soundtrack, una bomba in puro stile techno, è Ermanno Mainardi alias Dj Panda, un nome prestigioso nell’ ambito del clubbing: chi segue l’Infusion Power radiofonico della Contessa lo conosce bene, dato che i due collaborano al format ormai da tempo. Zacinto Edizioni, il marchio che il gruppo Biblion Edizioni dedica alla poesia, alla narrativa e ai testi teatrali votati alla crossmedialità, ha appena pubblicato questo eccezionale libro di “Poesie Viventi e Sonetti Attraenti”, un progetto innovativo (è il primo volume di poesie con sottofondo musicale mai stampato in Italia) presentato il 14 Gennaio scorso presso La Cavallerizza del Teatro Litta di Milano. Inutile dire che l’evento si sia avvalso di relatori di tutto rispetto: un gran cerimoniere del calibro di Mario Mattia Giorgetti, attore, regista e direttore di Sipario oltre che mentore della Contessa, e Roberto Vaio, curatore d’arte e speaker radiofonico. Ed è sempre Roberto Vaio a curare l’ introduzione del live book, addentrandoci sapientemente nel magico universo dei 104 componimenti in versi che racchiude.

 

La Contessa Pinina Garavaglia in un magnifico scatto del fotografo Donato Veneri

Per ascoltare la soundtrack è sufficiente inquadrare con lo smartphone il codice QR all’inizio di ogni capitolo; apparirà immediatamente il link al brano che verrà riprodotto in streaming. Si inizia con una ouverture-manifesto esaltata dal sottofondo impetuoso e ritmatissimo di Dj Panda, “In My Dimension”: “Non è mai troppo tardi per amare la burrasca del mare, per ballare con il tempo, per tuffarsi nel firmamento”, declama Pinina. “E’ una sorpresa travolgente, che può essere sconvolgente, ma che dà forza al cuore e libera la mente”…I versi sono ripetuti per ben tre volte, dando vita a un’atmosfera ipnotica e anticipando il mood trascinante, ad alto tasso di fascinazione e magnetismo, che fa da fil rouge all’ intero libro. Seguono le quattro sezioni che compongono il volume, “Nightlife”, “Wonderland”, “Celebrity Friends” e “Sonetti Attraenti”, ognuna contraddistinta da una colonna sonora con cui pulsa in perfetta armonia: “Overstate”, “Gold Dark”, “Sinless” e “Tensing” sono i titoli delle tracce musicali che le accompagnano. Conclude l’ opera una serie di foto della Contessa, con tanto di credits relativi ai designer che firmano le meravigliose creazioni di modisteria che indossa (Federico Caruso, che fu assistente di Franco Zeffirelli, Arrigo Sartoria Teatrale, Charmante Folie e Adriana Hot Couture hanno ideato per lei dei copricapo iconici, assolutamente straordinari); le immagini vengono magnificate a dovere dal sound di “Hartal”. “Per Sempre Giovani” non è soltanto un libro, è un piccolo capolavoro di arte sperimentale che combina musica e poesia. Per Pinina Garavaglia, spirito eclettico da sempre votato alla contaminazione, rappresenta una pietra miliare del suo percorso in bilico tra poesia e musica techno, teatro e body art. E’ un nuovo strumento di comunicazione artistica in cui i versi, immaginifici, adempiono a una precisa funzione: l’ evasione, la reazione e la ricreazione, una triade per Pinina quasi sacra. La soundtrack creata da Dj Panda convive mirabilmente con le poesie contenute nel volume; musica e versi si compenetrano, si sublimano a vicenda, raggiungono una simbiosi ideale. E se, come diceva Einstein, “Il tempo è un’illusione”, si evince che il concetto sintetizzato nel titolo racchiude una potente verità. Vogliamo essere così, “Per Sempre Giovani“: in questo live book la Contessa ci svela gli ingredienti del suo portentoso elisir di eterna giovinezza.

 

La ouverture mozzafiato di “Per Sempre Giovani”

 

Quali argomenti trattano, dunque, le poesie di “Per Sempre Giovani”? Complessivamente, potremmo definirle un’ escursione a tutto tondo nell’ essenza di Pinina Garavaglia. I titoli delle quattro sezioni del libro, in tal senso, sono significativi e rappresentano le più salienti sfaccettature dell’ anima poliedrica della Contessa. “Nightlife” corrisponde al primo capitolo. “Overstate”, la soundtrack delle poesie che include, esplode in un ritmo prorompente. Con queste incalzanti note in sottofondo ci addentriamo nel mondo fatato della notte, uno “scrigno prezioso” (come viene definito nel titolo di una lirica), uno “spazio di fuga/ di riposo di gioia/d’oblio e d’esaltazione/un luogo d’arte e genio/di vivida passione”(da “Lo Spettacolo è uno Scrigno Prezioso”). La Nightlife è un’altra dimensione, un regno parallelo dove la magia predomina e l’ impossibile si fa possibile. Laddove l’acqua balla con il fuoco e il sole si bacia con la luna, aleggia un alone potentemente onirico. La Dea Notte porta con sè colori cangianti, onde danzanti, scintillio di diamanti, e anima corpi altrimenti condannati a vegetare nella “pietraia umana”. La fiaba si insinua frequentemente, in questo universo alimentato da un’ “energia cosmica turbosensibile”: a una Fata Morgana che risplende di luce si affiancano “re d’oro e regine argentine/gialli scudieri e rossi cavalieri/candide fate e specchi incantati/verdi folletti e draghi infuocati” (da “I Ribelli”). Mezzanotte è l'”ora fatata” in cui si aprono i cancelli della “Notte liberata”, ma l’ oscurità, oltre all’aspetto sognante, mostra le sue molteplici sfaccettature. Nel buio si accendono sprazzi di pura realtà, come quando la Morte esplode in una risata sguaiata mentre la macchina sfreccia sull’asfalto (“Velocità”), l’alba sorge improvvisa e spezza l’incantesimo del chiar di luna (“Aurora in Fuori Orario”) o l’Autogrill, da mera area di ristoro, si tramuta in un’oasi “di delirio caramellato” dove le creature della notte approdano per rifocillarsi (“Autogrill”). Al Reame caleidoscopico della Nightlife, però, non può accedere chiunque. L’ingresso è precluso all’ “uomo-robot” di metallo e ruggine, a chi confonde il vivere con il sopravvivere, alle “formiche” stakanoviste incastrate nel meccanismo brutale della propria esistenza.

 

 

La sezione “Wonderland” abbandona le ambientazioni notturne per trasferirsi nella vita quotidiana. Ma non è esattamente un “Paese delle Meraviglie“, quello descritto da Pinina Garavaglia. Nelle sue liriche, la Contessa esplora il mondo circostante con sguardo disincantato e spesso critico, avvalendosi di metafore fantasmagoriche per esprimere il suo disgusto nei confronti di determinate tipologie di individui, fenomeni di costume e situazioni. Qualche esempio? La trash TV, le verità truccate, l’umana ipocrisia, le convenzioni, la banalità e l’invasione spudorata della privacy, un’attività oggi molto praticata. Il disprezzo di Pinina si esprime tramite versi che trasudano irriverenza e non di rado ironia. Basti pensare alla conclusione della “Favoletta delle donnine col sedere turchino o della privacy”, dove le api, morbosamente spiate dai personaggi citati nel titolo, “difendono con ardore la loro intimità/muoiono a frotte/preferiscono cadere/però a tutte le donnine han fatto viola il sedere.” Oppure alla poesia “Ladri”, che esordisce con “La bestia umana spia/l’occhio trapassa il bronzeo portone/che sbarra la segreta tua dimensione”. “Il tuo intimo castello”, scrive la Contessa, “non cede all’ invasione (…) ogni cosa si può violare/ma i tuoi pensieri liberi/nessuno può rubare.” Ai sentimenti di avversione, però, si alternano squarci di positività: in “Ibiza Therapy”, la isla blanca diviene un’ “isola fatata” che “cura e depura”, ne “La Festa Miracolosa” “l’arcano dono del Supremo Amore” sconfigge il Tempo, la Ragione e la Convenzione, ne “Il cammino” il Tempo è invece un’ ombra che nel suo eterno avanzare fa riaffiorare il ricordo “di un Natale remoto di stelle d’oro”…A fare da soundtrack alla sezione “Wonderland” è “Gold Dark” di Dj Panda, un brano che riflette anche nel titolo l’ ambivalenza dei temi esplorati.

 

La Contessa Pinina Garavaglia e DjPanda alla presentazione di “Per Sempre Giovani”

“Celebrity Friends” è un capitolo interamente dedicato ad alcune celebrità che, per un motivo o per l’altro, sono entrate nella vita di Pinina Garavaglia. La Contessa dedica liriche ai personaggi famosi che l’hanno colpita, affascinata, che in lei hanno lasciato un segno. I VIP in questione sono il grande violinista Uto Ughi, l’indimenticabile Gianni Versace, la Pantera del Pop Grace Jones, il fotografo Giovanni Gastel, l’attrice Piera Degli Esposti, la danzatrice Maria Cumani Quasimodo (moglie di Salvatore Quasimodo), il direttore d’orchestra Antonino Votto, il padre della Pop Art Andy Warhol, la scrittrice e traduttrice Fernanda Pivano e il principe Egon von Fürstenberg. I versi di “Celebrity Friends” si integrano alla perfezione con l’ esplosivo sottofondo di “Sinless” creato da Dj Panda.

 

Pinina Garavaglia declama i suoi versi alla Cavallerizza del Teatro Litta

“Sonetti Attraenti”, la quarta sezione del libro, si apre con le martellanti note di “Tensing”. In questo capitolo le poesie si tramutano in ciò che la Contessa chiama i suoi “Sonetti”, sebbene sia una definizione non dettata da criteri di tecnica compositiva. Un paragone a bruciapelo potrebbe avvicinarli agli Haiku giapponesi, ma anche in tal caso a prescindere dalla loro struttura metrica: la similitudine risiede solo nella brevità dei componimenti e nella concentrazione, in poche righe, di versi di forte impatto.  L’ aggettivo “attraenti” incluso nel titolo non poteva essere più pregnante. Sono sonetti magnetici, evocativi, immaginifici, che conquistano all’ istante. Utilizzando un altro termine per descriverli, li definirei “accattivanti”; certamente, non nel senso di confezionati ad uso e consumo del gradimento del lettore. I versi spaziano tra temi come i dubbi, il tempo, la tradizione, la seduttività, la passione, la vanità del cuore. Inneggiano a stagioni inebrianti quali l’estate e la primavera e a fasi chiave della giornata, ovvero il crepuscolo e l’aurora, inondandole di pathos. L’ amore, tuttavia, è l’argomento predominante. Il modo in cui si rapporta ad esso ci rivela molto della Contessa, focalizzando l’attenzione su un aspetto che in pochi conoscono e fornendo nuovi indizi nella complessa percezione della sua persona. “Bevi l’acqua dell’amore/alla fonte della Vita/ma il tuo cuore si disseta/solamente se è pulita…”, scrive Pinina Garavaglia in “Sete d’amore”. E poi, in “Amanti di fumo”: “Attenzione all’ ingannevole fiamma/all’ involucro attraente di niente/alla potenza della parola vana/impressa nella gioia presente/che in un attimo è passata/ e fuggente…” L’utilizzo dei puntini di sospensione a conclusione dei sonetti è onnipresente, quasi a suggerire una possibile molteplicità interpretativa. Oppure, allo scopo di esaltare il lato misterioso che ogni Sonetto concentra in sè. E’ una delle loro peculiarità, uno dei motivi per cui risultano potentemente “attraenti”: quei puntini di sospensione costituiscono una sorta di monito, hanno il potere di tramutare i versi in frasi sibilline. Come avviene in “Il Tempo Disperso”, dove la Contessa recita: “Chi guarda il paesaggio/e solo un deserto vede/ha fermato i suoi passi/senza miraggio più non procede./Se cerchi una vetta/non scalare colline…” Giuseppe Ungaretti, d’altronde, dichiarava che “la poesia è poesia quando porta con sé un segreto”. E in tutti i sonetti di Pinina Garavaglia questo segreto viene splendidamente celato: il mistero non è altro che il baluginante alone che esso sprigiona.

 

Nightlife: la Contessa e DjPanda si esibiscono in una discoteca di Milano

Approfondire la colonna sonora di “Per Sempre Giovani” è fondamentale. Ermanno Mainardi alias Dj Panda è entusiasta del live book, che definisce “pionieristico” perché mai prima d’ora poesia e musica si erano unite in un volume. Per Panda si tratta di un progetto “visionario e brillante”: “visionario” in quanto attinge al passato – le origini della poesia si perdono nella notte dei tempi – per proiettarsi nel futuro, “brillante” perché, a partire dalla ouverture, il libro ti coinvolge, ti trascina incessantemente lungo tutte le sue pagine. Le tracce sembrano composte ad hoc per fare da sottofondo ai versi della Contessa, ma in realtà sono nate diversi anni fa. “Quando Pinina mi ha chiesto di occuparmi della soundtrack del libro, le ho risposto che molti pezzi del mio archivio sarebbero stati ottimi in tal senso. Lei ha ascoltato quelli che a me sembravano più adatti e se ne è subito innamorata. Ne ha selezionati alcuni e devo dire che, incredibilmente, quei brani risultavano in perfetta sintonia con i suoi versi. Tra musica e poesia si è instaurata una sinergia immediata, e così è avvenuto anche per i titoli delle tracce. Abbiamo mantenuto quelli originari perché, per pura coincidenza, corrispondono ai temi delle quattro sezioni. L’unico titolo che ha subito un cambiamento è stato “My Dimension”, che è diventato “In My Dimension” alludendo all’ universo di Pinina.

 

 

Nel progetto, nato quasi casualmente, Dj Panda ha creduto sin dall’ inizio. Gli è bastato constatare le forti emozioni che suscitava in lui il “montare” versi su un sottofondo musicale: passo dopo passo, come per magia, la soundtrack e le liriche andavano fondendosi in un connubio eccezionale. “La musica dà movimento alla poesia di Pinina, la eleva”, spiega Ermanno, e prosegue: “C’è musicalità nel declamare della Contessa. Sembra rivolgersi al mondo della notte persino quando è il silenzio a fare da sfondo ai suoi versi: per questo le liriche che compone prendono vita in totale sintonia con le note.” Mainardi si augura che “Per Sempre Giovani” possa inaugurare un nuovo modo di fruire della musica, associandola a mondi completamente diversi come, in questo caso, quello della poesia. “Un primo riscontro l’ho avuto alla presentazione del libro, dove il pubblico era più che trasversale. La contaminazione ti porta ad ampliare la tua visuale, le arti si arricchiscono a vicenda: ognuna è una porta aperta su un nuovo universo che sei invogliato ad esplorare.”

 

Uno scatto della presentazione del libro a Milano

Bisogna aggiungere che il libro della Contessa è uno strumento polifunzionale. Musica e versi convivono alla perfezione, ma possono vivere anche separatamente.  La soundtrack, ad esempio, potrebbe essere il sottofondo ideale per una serata o un evento, mentre le poesie non stonerebbero fondendosi con altre realtà. Chiedo a Dj Panda quali iniziative ha in programma, di qui in avanti, insieme a Pinina Garavaglia. “Sicuramente proseguiremo con i progetti radiofonici legati all’ Infusion Power”, risponde, “e nel frattempo ci occuperemo della promozione del live book. Tra Milano, Torino e Bologna si stanno già concretizzando alcune situazioni. Dovremo presentarlo anche a Roma, ma al momento non abbiamo date ben precise: stiamo definendo il da farsi proprio in questi giorni.” Potete tenervi aggiornati sul calendario delle presentazioni consultando il profilo FB della Contessa Pinina Garavaglia (cliccate sul nome per collegarvi al link).

 

La Contessa e Dj Panda: la gioia negli occhi per un progetto pienamente riuscito