Come difendersi da Caronte in 5+1 step

 

Non è possibile affrontare un tema come quello di Caronte senza partire con qualche dritta per difendersi dal caldo record. Perchè il calore, quando è eccessivo, sottopone l’organismo a un forte stress: una condizione che riguarda non solo le categorie più vulnerabili (anziani, persone affette da determinate patologie, donne in stato di gravidanza, bambini), bensì ognuno di noi. Stiamo parlando di temperature che in molte zone sfiorano i 40°C, e non è poco. Cosa possiamo fare, allora, per proteggerci dal rovente anticiclone africano? Ecco qualche spunto.

 

1. Bevete molta acqua

 

I medici consigliano di bere circa due litri d’acqua al giorno. L’acqua combatte la disidratazione e regola la temperatura del corpo, fa sì che non si surriscaldi. Con l’afa imperante, reintrodurre i liquidi persi attraverso il sudore è essenziale, ma senza esagerare: l’acqua è contenuta in molti alimenti che fanno parte della nostra dieta. Nei giorni da bollino rosso, bisognerebbe bere anche quando non si avverte lo stimolo della sete. Portate sempre con voi la classica bottiglietta da mezzo litro per poter bere ovunque e ogni volta che potete. Bandite invece gli alcolici: l’alcol disidrata e dilata i vasi sanguigni. Sono proibite anche le bevande fredde o peggio ancora (pena lo shock termico) con abbondante ghiaccio.

 

2. Non uscite nelle ore più calde

 

Se potete, evitate di darvi in pasto all’afa tra le 11 e le 18;  lo stesso discorso vale, naturalmente, anche per chi pratica attività fisica. Finestre e persiane, per proteggervi dal caldo, andrebbero tenute chiuse più o meno negli stessi orari. Spalancatele dal tramonto in poi, quando il sole sparisce sotto l’orizzonte, per arieggiare la casa e creare un po’ di corrente. Se utilizzate ventilatori o condizionatori, fate attenzione a non puntarvi addosso il loro getto d’aria fredda; l’aria condizionata, poi, non dovrebbe mai essere gelida per impedire sbalzi di temperatura che metterebbero la salute a rischio.

 

3. Indossate solo tessuti naturali

 

Privilegiate abiti in tessuti naturali quali il lino e il cotone, sono traspiranti e mantengono fresco il corpo. I colori ideali? Il bianco, che non assorbe i raggi solari, e in generale tutte le nuance chiare o pastello. Scegliete un abbigliamento comodo: no ai capi attillati che amplificano la percezione del calore.

 

 

4. Scoprite i piedi

 

Anche se sono di tendenza, cercate di lasciare i camperos e le sneaker nella scarpiera: sostituiteli con un paio di sandali, avvertirete subito una sensazione di freschezza e ripristinerete il contatto con il suolo che ci permette di avere la stagione estiva.

 

5. Curate l’alimentazione

 

Optate per cibi digeribili, non troppo elaborati, per non affaticare l’organismo: quelli che si digeriscono con difficoltà richiedono un surplus di acqua, il che sarebbe a rischio disidratazione interna. La frutta è un vero e proprio must, insieme alla verdura; entrambe sono ricche di acqua, sali minerali e vitamine. La frutta estiva, in particolare, può essere considerata una miniera di benessere. Le pesche e le albicocche contengono meno zucchero degli altri frutti, mentre il melone e l’anguria ci fanno fare scorta di liquidi. Le banane, pur non essendo tipiche della stagione calda (ma provengono da paesi tropicali) contengono potassio in quantità, un minerale che si rivela prezioso durante i mesi più torridi.

 

6. Refrigeratevi con un bel bagno in mare

 

Evitate l’acqua fredda per non incorrere in uno shock termico, ma immergetevi in mare più che potete: è rigenerante e dona un irresistibile senso di refrigerio. E non è finita qui. Un bagno in mare potenzia il sistema immunitario, stimola le endorfine, ottimizza la circolazione sanguigna, svolge un’azione tonificante sui muscoli, è un toccasana per la pelle e permette di perdere qualche chilo di troppo. Per combattere Caronte, sembra proprio l’arma ideale!

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I nomi e i luoghi

 

” Frate Lino da Padova tirò fuori bottiglie di grappa alle erbe. Lampone, mirtillo, asperula, asparago selvatico, genziana. Assaggiare il ginepro, un liquido marrone dal forte sapore catramato, fu come sfregare la lampada di Aladino. Mille odori uccisi dalla modernità igienista sbucarono dal nulla e ne chiamarono altri all’ appello. Rividi una sequenza olfattiva folgorante: il profumo di cembro di una vecchia camera da letto della Val di Zoldo, con mio padre che richiudeva le imposte spalancate dalla bufera; la sciolina da neve bagnata messa a scaldare accanto a sci finlandesi di legno privi di lamine, marca Jarvinen; mia nonna che apriva d’inverno la marmellata di albicocche messa a bollire l’estate; formaggi appesi ad affumicare sotto il camino di una malga; l’odore dei materassi di paglia in una locanda carnica anni cinquanta, a Comeglians, con un catino e una brocca come lavabo. Ritorno al Giau, non voglio che la luce mi sorprenda. Ormai le stelle accelerano, cadono quasi in verticale oltre il Col di Lana. Fu importante quella notte con Lino il Priore. Parlammo dello zoccolo di rosso porfido che fa da basamento e scantinato alle dolomie più recenti, un fondale marino antichissimo che affiora ogni tanto in superficie con fossili di fantastiche piante tropicali. Parlammo anche della memoria. “Non c’è via d’uscita”, brontolò il frate. “Persino nella savana o nei monasteri del Tibet entra la globalizzazione. Niente si salva dalla TV, niente. Temo che resterà solo il deserto.” (…) Quando dopo molte grappe uscii e Lino chiuse il pesante uscio del convento, pensai di ripetere i nomi di quelle montagne, come un esorcismo contro la desertificazione. Cercai le magiche scogliere e le invocai, nella foresta. Sciliar, Vaèl, Renon, Vaiolett. Nel bosco passai accanto a una croce coperta di neve. Sotto, una montagna di pietre portate dai pellegrini come voto dalla Val d’Adige. Finchè ci saranno i nomi, pensai, ci saranno i luoghi. “

Paolo Rumiz, da “La leggenda dei monti naviganti”