Le Frasi

 

“Vuoi vedere cosa non vista da occhi umani?
Guarda la luna.
Vuoi udire cosa non udita da orecchio?
Ascolta il grido dell’uccello.
Vuoi toccare cosa non toccata da mano?
Tocca la terra.
In verità io dico che Dio deve ancora creare il mondo.”

(Jorge Luis Borges)

 

 

Equinozio di Primavera

 

“Ascolta: riesci a sentirla? La dolce cantata della primavera. I ciuffi d’erba che spingono attraverso la neve. Il canto delle gemme che erompono dal ramo. Il tenero timpano del cuore di un giovane pettirosso. Primavera.”
(Diane Frolow)

Stasera, alle 22.24, la Primavera entrerà ufficialmente. Oggi si festeggia l’Equinozio, dal latino aequinoctium (che fonde i termini “aequus”,”uguale”, e “nox”, “notte”): il Sole è posizionato allo Zenit, i suoi raggi sono perfettamente perpendicolari all’ Equatore e all’asse terrestre. Le ore di luce e quelle di buio hanno un’identica durata; poi, progressivamente, il giorno inizierà a prevalere e “sorpasserà” la notte in prossimità del Solstizio d’Estate. E’ la stagione della rinascita. Il clima a poco a poco diventa più mite, la natura si risveglia, i fiori sbocciano e animali come il ghiro, la marmotta, il riccio, l’orso, la formica, i rettili e gli anfibi escono dal letargo. Luce e buio, Sole e Luna, Maschile e Femminile, con l’Equinozio raggiungono un’armonia perfetta. Comicia un nuovo ciclo vitale, la terra ritorna fertile, i colori prorompono rigogliosi insieme alla natura. Tradizionalmente, non a caso, la Primavera è la stagione associata alla giovinezza: nella mitologia greca era rappresentata da Persefone, la dea dell’ Oltretomba, che trascorreva sei mesi dell’ anno negli Inferi e gli altri sei (quelli primaverili ed estivi) sulla Terra, accanto alla madre Demetra. Per i romani Persefone era Proserpina, ma incarnava la stessa valenza. Al suo passaggio, quando usciva dall’ Ade, le piante fiorivano ed emanavano inebrianti profumi. La giovane dea veniva venerata parallelamente a Pan, il dio fanciullo. Nell’ antica Grecia aveva l’aspetto di un satiro ed era la divinità dei pascoli e della vita agreste (la mitologia romana lo faceva corrispondere al dio Silvano). La sua raffigurazione è inconfondibile: Pan esibisce le zampe e le corna di una capra, ma è un umano dalla cintola in su. Ha le orecchie a punta, la barba a pizzetto e un’ espressione alquanto arcigna che si accompagna, per contrasto, a un’indole bonaria. Vaga per i boschi danzando e suonando il flauto (il noto Flauto di Pan). All’arrivo dell’ Equinozio di Primavera, si imbatte nella giovane dea e inizia a danzare con lei.

 

 

Il loro incontro simboleggia la quintessenza della Primavera: la natura si risveglia così come la nostra anima, con le passioni e le emozioni. Siamo pervasi da una potente euforia, ci apriamo al mondo e al prossimo con rinnovata spontaneità. La Primavera è la stagione dell’ innamoramento, dell’ebbrezza associata alla rinascita naturale. I fiori e la nostra interiorità sbocciano all’ unisono, in perfetta sintonia. Ci apriamo alla vita e all’ amore dopo il torpore invernale.

 

 

I Celti chiamavano l’Equinozio di Primavera Alban Eiler, i popoli nordici lo battezzarono Ostara  (dal nome di Eostre, la dea germanica della fertilità). La valenza di rinnovamento che si lega a questa data la equipara a una sorta di Capodanno: non è un caso che l’anno iniziasse a Marzo, nell’ antica Roma. Tuttavia, i Celti solevano festeggiare la rinascita della natura qualche mese dopo, a Beltane, intorno al 1 Maggio. Gli Equinozi e le loro celebrazioni, infatti, sono tipici dell’area mediterranea. Esistono spiccate differenze climatiche tra i paesi del nord e quelli del sud Europa; in questi ultimi, la Primavera esplode in modo molto più eclatante, mentre a Marzo è appena percettibile nelle lande nordiche. La data odierna coincide, in ogni caso, con una svolta decisiva: andiamo incontro al Sole, al calore dei suoi raggi, il verde spadroneggia restituendo alla terra la fecondità. L’equivalenza tra notte e giorno ci invita a celebrare l’armonia cosmica, le forze vitali della Primavera ci infondono una gioia profonda destinata a rafforzarsi nei prossimi mesi. E’ il momento giusto per ripromettersi di realizzare nuovi progetti, per ribaltare la propria esistenza. L’ entusiasmo che si accompagna alla bella stagione è contagioso e rinvigorente. Lo Zodiaco collega la Primavera ai segni dell’ Ariete, del Toro e dei Gemelli. I quattro elementi la fanno corrispondere all’Aria, i momenti della giornata la vedono equiparata al mattino. La Grande Opera alchemica la accomuna all’albedo, il cui simbolo è un cigno bianco. Tra le sue ricorrenze principali rientra la Pasqua, ma ne parleremo in un post successivo a questo. Nel frattempo, vi auguro un buon Equinozio di Primavera!

 

Foto via Pixabay, Pexels e Unsplash

 

Rinnovarsi

 

” Non si stancava mai di guardare sorgere il sole: rosso acceso, dorato, lavato nelle acque del grande mare. Il sole nascente gli ispirava sempre lo stesso pensiero: a differenza dell’astro celeste, il figlio dell’uomo non si rinnova mai e per questo è destinato alla morte. L’uomo ha ricordi, rimorsi e rancori che si accumulano dentro di lui come strati di polvere finché gli impediscono di ricevere la luce e la vita che discende dal cielo. Il creato, invece, si rinnova costantemente. Se il cielo si rannuvola, poi si rasserena. Il sole tramonta, ma ogni mattino rinasce. Le stelle o la luna non recano le tracce del tempo. La continuità del processo di creazione della natura non appare mai tanto ovvia come all’alba, quando cade la rugiada, gli uccellini cinguettano, il fiume s’infiamma, l’erba è umida e fresca. Felice è l’uomo che sa rinnovarsi insieme al creato. “

Isaac Bashevis Singer, da “Racconti”

 

 

 

La luna di settembre

 

” Una sera sorgeva la luna, sul ciglio della collina. Gli alberelli lontani erano neri; la luna, enorme, matura. Ci fermammo. Io dissi: – Tutti gli anni, a settembre, la luna è la stessa, eppure mai che me ne ricordi. Tu lo sapevi ch’era gialla? L’ amico guardò la luna, e ci pensava. Mi pareva davvero di non averla mai vista così, ma insieme di averne in bocca il sapore, di salutare in lei qualcosa di antico, d’ infantile, tanto che dissi: – E’ una luna da vigna. Da bambino credevo che i grappoli d’uva li faccia e li maturi la luna. – Non so, – disse l’amico. – Per me è sempre la stessa. Ora il brivido mi aveva lasciato e la luna col suo sapore di vendemmia ci guardava entrambi come una creatura che conoscevo e ritrovavo. E, come una creatura, il suo passato non contava per me ch’ero giovane e avrei potuto andarle incontro e parlarle, e salire fin lassù fra gli alberelli, nei dolci vapori estivi ch’erano sempre stati e non invecchiano mai. L’ amico taceva, e io pensavo già al piacere che avrei provato l’ indomani portando in me sotto il sole la certezza che anche la notte è viva. Così quei giorni mi passavano, monotoni e freschi, nella loro novità. Non sapevo che la loro tumultuosa baldanza l’avrei vista un giorno come un fermo ricordo. “

Cesare Pavese, da “Feria d’agosto”

Le Frasi

 

” C’era la Luna proprio sopra: e la città mi parve fragile, sospesa come una ragnatela, con tutti i suoi vetrini tintinnanti, i suoi filiformi ricami di luce, sotto quell’escrescenza che gonfiava il cielo. “

(Italo Calvino)

Pallide stelle sull’ acqua sacra

 

” E di notte il fiume scorre, pallide stelle sull’acqua sacra, alcune affondano come veli, altre sembrano pesci, la grande luna che una volta era rosea adesso è alta come latte fiammeggiante e agita il suo candido riflesso verticale e profondo nella corrente scura del letto del fiume che crea una massa turbinosa. (…) I bambini sono usciti per l’ ultimo gioco, le madri fanno piani per il giorno dopo e riordinano in cucina, lo puoi sentire da fuori, nei frutteti dalle foglie fruscianti, nell’ ondeggiare del granturco, nella notte che diffonde il dolce fruscio di mille foglie, notte di sospiri, di canzoni e di sussurri. Mille cose su e giù per la via, profonde, graziose, pericolose, che respirano, pulsano come stelle; un fischio, un debole grido; il flusso di Lowell sui tetti lì in fondo; il barcone sul fiume, l’oca selvatica della notte che ciarla, si immerge nella sabbia, e luccica; lo sciabordio ululante e il sussurro e l’adorato mistero sulla riva; buio, sempre buio, le furbe labbra invisibili del fiume che mormorano baci, che mangiano la notte, che rubano la sabbia, furtive. ” Mag-gie!” i bambini chiamano sotto il ponte della ferrovia dove stanno nuotando. Il treno merci risuona ancora, lungo cento carrozze, le macchine gettano bagliori sui piccoli bagnanti bianchi, cavallini di Picasso della notte, densi e tragici, dalla tristezza giunge la mia anima cercando quello che c’era e che è scomparso, perduto, in fondo a un sentiero – la tristezza dell’ amore. Maggie, la ragazza che ho amato. 

 

Jack Kerouac, da “Maggie Cassidy”

La guazza di San Giovanni

 

“La guazza di San Giovanni guarisce tutti i malanni”

(Proverbio)

 

Se il Solstizio d’Estate inneggia alla potenza del Sole, la notte di San Giovanni è dominata dalla Luna sotto tutti gli aspetti: la magia che la pervade, le sue tradizioni ataviche, le credenze popolari, la rendono una delle ricorrenze più suggestive della stagione calda. E’ una “notte delle streghe” – a differenza di Halloween – priva di connotati orrorifici, focalizzata sui riti propiziatori e sulla divinazione. La conosciutissima “acqua di San Giovanni”, ad esempio, nasce sfruttando il potere benefico della Natura, della rugiada della notte tra il 23 e il 24 Giugno (che per i Celti possedeva virtù miracolose) e dei raggi lunari. La guazza veniva considerata un toccasana per la fertilità femminile, ma anche per mantenere la pelle giovane, guarire dalle malattie e rinfrancare lo spirito. Si pensava che favorisse la fortuna, soprattutto in amore. Per preparare l’ acqua di San Giovanni si soleva raccogliere erbe e fiori alla vigilia della festa del Santo: ginestre, iperico, menta, lavanda, camomilla, petali di rosa canina e coltivata, papaveri, fiordalisi, salvia, verbena, calendula, alloro, rosmarino, malva, artemisia, timo, maggiorana, sambuco, trifogli e ranuncoli erano le tipiche piante utilizzate. Subito dopo la raccolta, le “erbe magiche” venivano messe a bagno in un bacile. Il preparato doveva essere lasciato all’ aperto tutta la notte affinchè assorbisse la rugiada e gli influssi del chiarore lunare. La mattina del 24 Giugno, quindi, ci si lavava il viso e il corpo con questa portentosa acqua di fiori. L’usanza è stata tramandata fino a noi e rimane senza dubbio la tradizione più celebre associata alla notte di San Giovanni.

 

Equinozio di Primavera: un’ode alla rinascita

 

” È una gioia vedere tanti rami
verdissimi nel vento e tanti fiori
prepotenti, sboccianti, è una gran gioia
perché nel sangue pure è primavera. “
(Cesare Pavese)

 

Benvenuta alla Primavera, che oggi fa il suo ingresso ufficiale. Per l’esattezza, alle 16,33. Ma perchè il 20 Marzo anzichè il 21, come si crede comunemente? In realtà, l’ Equinozio non cade sempre il 21 Marzo: tutto dipende dalla rivoluzione della Terra intorno al Sole, che compie in 365 giorni, 5 ore, 48 minuti e 46 secondi. L’ anno del calendario gregoriano, invece, conta solo 365 giorni e dunque non collima con il moto di rivoluzione terrestre. Si è cercato di colmare quel divario introducendo gli anni bisestili, ma ciò ha creato ulteriori squilibri. Di conseguenza, l’ Equinozio di Primavera non corrisponde a un giorno ben preciso ma può verificarsi in un periodo compreso tra il 19 e il 21 Marzo. Prova ne è il fatto che dal 2007 non cade più il 21 Marzo e tornerà ad “appropriarsi” della sua data classica soltanto nel 2102. Lasciamo ai posteri il piacere di constatarlo, e godiamoci intanto questa magica giornata in cui buio e luce raggiungono un equilibrio perfetto. La natura rinasce, le gemme sui rami degli alberi si sono già tramutate in fiori. Il Sole e la Luna, il maschile e il femminile, costituiscono una simmetrica armonia come il giorno e la notte. Le ore di luce aumenteranno a poco a poco, raggiungendo il loro culmine con il Solstizio d’Estate. La terra si risveglia, diventa ogni giorno più fertile; si ricopre di tappeti di fiori variopinti e di distese di verde. Gli animali selvatici escono dal letargo, le api danno il via al processo di impollinazione. Il clima, grazie al sole splendente, diventa tiepido e abbandona i rigori invernali. Ci troviamo davanti a una stagione ricca di possibillità, a una rinascita a nostra volta; la meraviglia del risveglio ci infonde una potente energia. Se l’ Inverno è intimità, meditazione, raccoglimento, la Primavera è una scoperta continua: ci invita ad aprirci al mondo e a ributtarci nella mischia. Possiede l’ entusiasmo della fanciullezza, la gioia che si associa all’ avventura e all’ esplorazione. Quando arriva, la Primavera danza. Scuote la bacchetta magica e lancia l’ incantesimo dell’ innamoramento: il batticuore, le emozioni, l’ alchimia dell’amore…fanno parte di questa portentosa ode alla vita che sboccia, a un nuovo inizio che ci coinvolge in ogni suo aspetto.