Febbraio e i suoi proverbi

 

Febbraio, mese di transizione tra l’Inverno e la Primavera, per la saggezza popolare è sempre stato una sorta di tormentone. In un’epoca in cui dal raccolto agricolo dipendeva la sopravvivenza di buona parte della popolazione, il secondo mese dell’anno si affrontava con un misto di timore e d’inquietudine: il maltempo perdurava, gli animali erano stremati dalla scarsità di cibo e le provviste stavano per finire. Il presente veniva vissuto con difficoltà, a volte tra gli stenti; il futuro era un’incognita totale. Gli abitanti delle aree agresti andavano avanti come potevano, sempre in attesa della Primavera. Se ne deduce che Febbraio non fosse un mese molto amato: eppure, i proverbi che lo riguardano lo rivelano solo in parte. Gli ultimi 28 giorni dell’Inverno metereologico vengono associati, certo, a detti intrisi di stizza, ma sono anche imbevuti della tipica arguzia contadina. Riaffiorano così l’ironia, il disincanto, il brio tipici di una cultura, quella agreste, che ha sempre guardato alla vita con concretezza e un pizzico di sano fatalismo.

 

 

Febbraio febbraietto, corto e maledetto.

 

 

Febbraio, febbraiello, cortino e bugiardello.

 

 

Febbraio, il sole in ogni ombraio.

 

 

Se febbraio avesse tutti i giorni di gennaio, farebbe gelare il vino nelle botti.

 

 

Se di febbraio corrono i viottoli, empie di vino e olio tutti i ciottoli.

 

 

A Madonna candelora dall’inverno siamo fora.

 

 

Febbraio febbraiolo, ogni uccello poso l’ovo.

 

 

Se febbraio non febbreggia, marzo campeggia.

 

 

La neve di febbraio ingrassa il granaio.

 

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La cioccolata calda? Preparata all’americana raddoppia la sua delizia

 

E’ la delizia dell’ inverno, e si comincia a degustare proprio quando arrivano i primi freddi: la cioccolata calda, che in Europa si diffuse con l’arrivo dall’ America dei semi di cacao, in questo periodo dell’anno è un must. Prepararla è molto semplice, basta miscelare insieme ingredienti come il latte, il cacao, lo zucchero e il cioccolato. Gli americani, però, l’hanno resa ancora più golosa: sono soliti arricchirla con dosi abbondanti di panna montata, marshmallow (le sofficissime caramelle cilindriche a base di zucchero e gelatina), biscotti, cannella e così via. Se il freddo vi fa venir voglia di dolcezza e di un surplus di energia, non esitate a coccolarvi con una squisita cioccolata calda American style. Non c’è niente di meglio che consumarla davanti al focolare mentre fuori nevica, o quando il maltempo vi obbliga a restare a casa. Ma come si prepara la bevanda invernale più gettonata nel Paese a stelle e strisce? E’ sufficiente seguire pochi step.

 

 

Innanzitutto, dovete munirvi di un sacchetto di marshmallow. Poi procuratevi 150 g di cioccolato fondente, 400 ml di latte, 80 g di miele, 20 g di maizena (amido di mais, utilizzato come addensante), 1 cucchiaino di cannella in polvere, circa 20 g di cacao in polvere. Riducete in frammenti il cioccolato fondente prima di lasciarlo sciogliere a bagnomaria. In un pentolino, intanto, mettete il cacao in polvere, la maizena e 200 ml di latte; fateli riscaldare e mescolate bene per impedire che si formino grumi. Continuando a mescolare, unite quindi il miele, la cannella e i restanti 200 ml di latte al composto. Aggiungete infine il cioccolato fuso e amalgamate il tutto finchè la miscela non risulterà sufficientemente densa: a quel punto, la cioccolata calda potrà essere versata nelle tazze, dove immergerete anche un buon numero di marshmallow.

 

 

Se volete proprio strafare, realizzando un autentico capolavoro di golosità, seguite fino in fondo la ricetta American way: aggiungete la panna montata, del cioccolato a pezzetti (alcuni preferiscono la Nutella per “raddoppiare” il gusto di cacao), granelle di nocciole, mandorle, pistacchi e/o amaretti quanto basta per donare un sapore unico alla bevanda. La cioccolata, liquida e calda, permette ai marshmallow di sciogliersi in modo ideale; il risultato? Un preparato gustosissimo che fonde gli accenti amarognoli del fondente con la straordinaria dolcezza delle note caramelle made in USA.

 

La cioccolata calda con i marshmallow: un surplus di dolcezza

La cioccolata calda con panna, barrette e gocce di cioccolato: una delizia che non ha eguali

E voi, quale delle due scegliete? Optare per una miscela ad hoc di entrambi gli ingredienti è la soluzione ideale

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Il luogo

Un locale accogliente dove degustare una cioccolata calda, magari al tepore del focolare. Novembre non è ancora terminato, ma il freddo si fa già sentire. Il maltempo impazza, le temperature sono calate a picco e la neve incombe…per la gioia di chi, come me, adora l’ Inverno e le sue meraviglie. Mentre Yule, il giorno del Solstizio, si avvicina a grandi passi, nelle città si accendono le prime luminarie; l’ atmosfera natalizia – seppur guastata dalla presenza sempre più opprimente del Covid – inizia a fare capolino e tenta di farci dimenticare, con i suoi bagliori sfavillanti, una realtà in cui le restrizioni persistono e argomenti quali il Super Green Pass, il lockdown, i vaccini e il numero dei contagi la fanno da padroni. Il bisogno di una pausa si fa pressante: per ritrovare il piacere di vivere l’ intimità e il calore, la gioia quasi infantile che la stagione fredda porta con sè. Una tazza di cioccolata calda potrebbe essere l’ emblema di questo break, definendone il sapore e l’ atmosfera. Quando la gustiamo non pensiamo altro che a perderci nella sua delizia. Il fumo che sprigiona la tazza bollente favorisce il relax, è una dolce coltrina di vapore che ci distende e dà adito alle chiacchiere in compagnia. Magari, con un piacevole sottofondo musicale. Nel periodo che precede il Solstizio d’Inverno, certi locali diventano oasi in cui rifugiarsi insieme agli amici più cari. Guardare la neve che fuori cade mentre si gusta la “bevanda degli Dei” è un momento di gioia incomparabile: sapevate che i Maya e gli Aztechi chiamavano proprio così il cioccolato in tazza? Per le civilità pre-colombiane, la mescolanza di acqua, fave di cacao e peperoncino dava origine al Xocoatl, una bibita/dessert dai connotati mitici. In parte perchè i chicchi di cacao venivano considerati talmente pregiati da essere utilizzati persino come valuta, in parte perchè il cacao contiene feniletilamina, un neurotrasmettitore naturale anche detto “ormone dell’amore”. Il nostro cervello lo rilascia, non a caso, quando siamo innamorati, ed è lo stesso che ci dona quella sensazione di benessere imperniata su tutte le nuance dell’euforia. Oltre ad evocare scenari di intima convivialità, dunque, la cioccolata calda è un vero toccasana per l’ umore. Conviene approfittarne, soprattutto di questi tempi…E se non avete il Green Pass? Sostituite il locale con casa vostra o la casa di qualche amico, l’ atmosfera è sempre assicurata.

 

I “giorni della merla”: i giorni più freddi dell’ anno e le loro leggende

 

Siamo nel pieno dell’ Inverno, nel pieno dei giorni più freddi nell’ anno: i “giorni della merla”. E’ questo il nome con cui il 29, il 30 e il 31 Gennaio vengono identificati nella tradizione popolare. Ad ispirarlo sono state remote leggende che condividono la protagonista, una merla dal piumaggio bianco, e lo scenario, il freddo intenso del primo mese dell’ anno. La leggenda più accreditata risale a tempi antichissimi. Narra di una merla candida, ammirata da tutti, che Gennaio aveva preso di mira: ogni volta che andava a far provviste, lui scatenava tormente di neve e violente folate di vento. Un anno, stufa dei suoi dispetti, la merla si procurò cibo in abbondanza e rimase al tepore del suo nido per 28 giorni esatti – tanti, allora, ne contava Gennaio. Il ventinovesimo giorno uscì e iniziò a burlarsi di quel mese perfido che stavolta non era riuscito a infastidirla. Gennaio si infuriò terribilmente: chiese in prestito tre giorni al fratello Febbraio e ritornò subito per provocare tempeste a raffica. Gelo, temporali e neve costrinsero la merla a rifugiarsi di corsa nel primo comignolo che incontrò lungo il suo percorso. Qui rimase per 72 ore, finchè finalmente il maltempo svanì. Quando uscì dal nascondiglio tirò un sospiro di sollievo, perchè era scampata alla collera di Gennaio. Ma non appena si specchiò, rimase senza fiato: le sue splendide piume bianche, per colpa del fumo del comignolo, erano diventate color carbone. Da quel momento, il piumaggio dei merli rimase per sempre nero e il mese di Gennaio durò in eterno 31 giorni.

 

 

Questa leggenda, tuttavia, non è poi così lontana dalla realtà: nel 713 a.C., con la riforma di Numa Pompilio, il mese di Gennaio durava davvero 28 giorni. Quando il calendario romano fu sostituito da quello giuliano nel 46 a.C., Gennaio si “impadronì” di tre giorni appartenenti a Febbraio poichè quest’ ultimo calendario si basa sull’ anno solare, ossia sul ciclo delle stagioni. Tra le svariate versioni della leggenda ne compare una abbastanza simile: narra di una famiglia di merli che, a Milano, aveva fissato la sua dimora sotto una grondaia. La neve copiosa di quell’ Inverno rendeva sempre più difficile procurarsi il cibo, perciò il capofamiglia decise di volare lontano alla ricerca di un rifugio sicuro in cui trasferirsi con la sua merla e con i loro tre merlottini. Fu proprio in quel periodo che mamma merla, viste le temperature polari, fu costretta a spostarsi su un altro tetto insieme ai suoi piccoli. Lì, il fumo di un comignolo emanava un po’ di calore. Ma quando papà merlo ritornò dal viaggio, stentò a riconoscere la sua stessa famiglia: la fuliggine aveva annerito completamente le piume dei merlottini e di mamma merla. Si unì comunque a loro e il 1 Febbraio, una giornata tiepida, uscirono tutti per godere dei raggi del sole. L’ allegra famiglia, a causa del fumo, era ora composta da cinque merli neri. Fu proprio da allora – secondo la leggenda – che i merli bianchi scomparvero, sostituiti da esemplari con il piumaggio color fuliggine (è il caso di dirlo). I detti popolari hanno attribuito una variegata simbologia alla figura del merlo: se molti proverbi fanno coincidere il suo canto con la fine dell’ Inverno, altri intimano al merlo di non cantare neppure a Marzo per non istigare il ritorno del maltempo. Sul versante credenze, invece, la tradizione vuole che a dei giorni della merla molto freddi segua una Primavera assolatissima. Al contrario, se i giorni della merla sono tiepidi la Primavera faticherà ad arrivare.