Il cappello della strega: le origini, la storia e la contemporaneità

 

Il cappello a punta, nero e rigorosamente a falda, rimanda da sempre a una figura ben precisa: quella della strega. Altre creature, come le fate ad esempio, indossano un cappello dalla forma conica, ma privo di falda; lo stesso vale per gli stjärngossar, i “ragazzi stella” che prendono parte alla processione svedese di Santa Lucia. Come nasce, dunque, il tipico cappello della strega? Oggi lo scopriremo insieme.

Le origini

In tempi antichissimi, tra il IX e il I secolo a.C., i ministri del culto indossavano un cappello a punta quando celebravano gli uffici divini. Questo tipo di copricapo, alto e “svettante” verso il cielo, rappresentava senza dubbio un trait-d’union tra l’uomo e le divinità. Reperti archeologici significativi in tal senso sono stati rintracciati sia in Sardegna che nell’area corrispondente all’antica Etruria: si tratta di piccole sculture in bronzo che riproducono religiosi vestiti di tutto punto e con un cappello conico in testa. Ma le preziose decorazioni che ornano i loro abiti sono tutto fuorchè trecce; le statuette rappresentano infatti degli aruspici, i sacerdoti che, nell’antica Roma, praticavano la divinazione tramite le viscere degli animali sacrificati sull’ara. Va da sé che quelle che sembrano trecce sono, in realtà, le interiora che gli aruspici utilizzavano per le preveggenze. Queste sculture, molto simili tra loro, affondano le radici in epoca nuragica ed etrusca; ad accomunarle è un dettaglio importante: il cappello a punta che sfoggiano i sacerdoti. Anche nell’antica Persia i ministri del culto indossavano un cappello a punta, nello specifico il berretto frigio, in uso a partire nientemeno che dal VI secolo a.C. Tutte le testimonianze appena descritte, ci inducono a trarre conclusioni ben precise: il copricapo conico era associato al prestigio, a un profondo senso di reverenzialità.

 

 

Il Medioevo

La situazione cambiò completamente con l’avvento del Cristianesimo. Nel Medioevo, epoca che coincide con la sua massima diffusione, la Chiesa Cattolica dovette prendere atto che, soprattutto nei villaggi e nelle aree più isolate del Sacro Romano Impero, il paganesimo rimaneva il culto a cui aderiva gran parte della popolazione. Cominciò quindi a sostituire feste, tradizioni e rituali pagani con i loro corrispettivi cristiani, ma anche ad avviare una campagna anti-pagana che snaturava e distorceva i più importanti simboli del paganesimo: le corna, ad esempio, antico emblema di forza e fecondità, vennero indissolubilmente associate al demonio. In quest’operazione di ribaltamento generale rientrò anche il cappello a punta, la cui storica autorevolezza fu soppiantata da una valenza di disonore e derisione. Prova ne è il fatto che nel 1215, durante il Concilio Lateranense, Papa Innocenzo III decretò che gli Ebrei dovessero indossare il cappello giudaico, o “pileus cornutus” (l’evoluzione del berretto frigio), per distinguersi dai cristiani. Tale imposizione, lungi dall’essere una semplice regola, cominciò ben presto ad apparire una sorta di discriminazione. Sempre nel Medioevo, tuttavia, il cappello a punta si tramutò in un accessorio di tendenza che, con il nome di hennin, tra il 1300 e il 1400 spopolò tra le dame europee. L’hennin derivava quasi certamente dal tipico copricapo delle donne mongole, che grazie a Marco Polo approdò nel Vecchio Continente. La moda dell’hennin esplose nelle Fiandre; era un cappello a cono alto circa 90 cm ornato di un velo che spesso arrivava a sfiorare il suolo. Avete presente il cappello indossato dalle fate nelle fiabe? Bene, si tratta proprio dell’hennin.

 

L’hennin di Isabella di Francia in un’opera anonima conservata nella Bibliothèque Nationale de France

In Europa veniva sfoggiato dalle donne aristocratiche, benestanti e acculturate. Ma a quei tempi, nel Regno Unito, si impose una nuova tipologia femminile: la alewife. Intorno alla metà del 1300, le vedove e tutte le donne in difficoltà economica avevano la facoltà di produrre e commercializzare birra artigianale. Le birraie gestivano le ale house, locande contraddistinte da una scopa di saggina a mò di insegna, oppure organizzavano banchetti ambulanti. Le alewife, però, non godevano di buona reputazione: a consumare birra erano più che altro gli uomini, inoltre l’alcol veniva considerato un potente afrodisiaco, una bevanda che eliminava i freni inibitori. Nell’immaginario collettivo, di conseguenza, le ale house vennero ben presto percepite come covi di stregoneria e prostituzione. E’ molto importante dire che le alewife vestivano rigorosamente di nero e indossavano un cappello (sempre nero) a punta che serviva a renderle riconoscibili: era una sorta di divisa, insomma. Ma anche il fatto che fossero vedove, ancor peggio nubili, ed economicamente autonome era mal visto: tutti elementi imperdonabili, per l’oscurantismo dell’epoca.

La caccia alle streghe

 

Era il 1484 quando Papa Innocenzo VIII, promulgando la bolla “Summis Desiderantes”, ordinò di inquisire e uccidere, dopo una serie di torture, tutte le streghe d’Europa. La caccia alle streghe raggiunse l’apice nel 1500 e perdurò fino alla metà del Settecento. Naturalmente, le alewife vennero bersagliate fin da subito. Molte di loro erano guaritrici, e utilizzavano le erbe a scopo terapeutico, ma furono accusate di servirsi dell’erboristeria per adulterare, o avvelenare, la birra che loro stesse producevano. Anche l’abbigliamento che caratterizzava le alewife venne assimilato a quello, tipico, delle streghe: gli abiti neri e il copricapo a punta entrarono a far parte dell’iconografia della perfida adoratrice del demonio, consolidandosi in particolar modo nell’età vittoriana, e forgiarono l’immagine della strega rimasta perennemente impressa nell’immaginario collettivo.

 

Francisco Goya, “Il tribunale dell’Inquisizione”, olio su tela (1812-1819 ca)

In un suo dipinto, “Il tribunale dell’Inquisizione”, Francisco Goya riprende il tema del carattere punitivo legato al cappello a punta e lo inserisce in un contesto che raffigura un processo per stregoneria: le presunte streghe, dopo la sentenza, erano tenute ad indossare un copricapo conico che fungesse da “segno di riconoscimento”. Il cappello, sul quale era scritta e disegnata la condanna, doveva renderle identificabili presso il popolo e contribuire alla loro emarginazione. In secoli più recenti, il motivo del cappello a punta come umiliazione e penitenza è riapparso sotto forma di punizione scolastica: gli alunni più svogliati esibivano il cosiddetto “cappello da asino” mentre erano in castigo dietro la lavagna.

Oggi

 

La Pop Culture contemporanea ha sdoganato la figura della strega, rendendola un’icona del nostro tempo. A questo hanno contribuito in gran parte i cartoon, i film (basti pensare a pellicole come “Ho sposato una strega” di René Clair, del 1942), i libri, le serie televisive. La strega non viene più dipinta come una creatura tenebrosa e legata al demonio; mantiene i suoi poteri magici, ma ha perso l’allure oscura. Un esempio? La strega Nocciola, all’anagrafe Nocciola Vildibranda Crapomena, che la Disney lanciò nei suoi fumetti e cartoni animati. Nocciola ha esordito nel cartoon “La notte di Halloween” del 1952; la sua unica malvagità? Prendere di mira Paperino per aiutare Qui, Quo e Qua a impossessarsi dei suoi dolcetti. Il cappello a punta rimane, ma a differenza del passato viene guardato con ironia e giocosità.

 

Foto via Pexels, Unsplash e Wikimedia Commons

 

Sulle tracce del Principe Maurice – La prima Festa della Donna di Dubai e altri racconti

Il Principe Maurice con la “Maschera più Bella” del Carnevale di Venezia 2024

Da Natale al Carnevale, dal Carnevale alla Festa della Donna aspettando l’ Equinozio di Primavera. E poi, da Treviso a Milano, Deruta, Firenze, Venezia, Dubai, con tappe in Romagna e nelle Marche prima di salpare verso l’Asia Orientale…I racconti del Principe Maurice ci trasportano in un turbinio caleidoscopico di ricorrenze, luoghi, personaggi, e come sempre ci fanno sognare. Dopo qualche mese di latitanza da VALIUM dovuta ai suoi impegni innumerevoli, Maurice ritorna per renderci partecipi dei momenti più speciali della sua straordinaria vita. Che coincidono con un tripudio di eventi, certo, ma anche di riflessioni. Un esempio? Il Gran Ballo dell’ 8 Marzo al Burj Al Arab di Dubai ha segnato una tappa importante nella storia degli Emirati Arabi, dove per la prima volta è stata celebrata la Festa della Donna: in questa intervista, oltre a parlarci della sfarzosa serata a cui ha preso parte, il Principe discute della questione femminile, esprime la sua opinione sulla piaga dei femminicidi, porge il suo augurio alle donne, che vanno festeggiate tutto l’anno. E a proposito di donne, ce n’è una, iconica e “Divina”, che l’ ha stregato al punto tale da riapparire, molto probabilmente, nei suoi progetti futuri…Se volete saperne di più, leggete la conversazione qui di seguito e addentratevi nel magico percorso che conduce sulle tracce del Principe Maurice.

Ci siamo sentiti in occasione degli auguri di Natale, e vorrei partire dalle feste natalizie per fare un riepilogo degli eventi più rilevanti (la cernita è d’obbligo, dato che saranno incalcolabili) in cui hai avuto l’occasione di esibirti.

Partirei direttamente dalle feste, che ho passato in famiglia e in modo abbastanza tranquillo. Il 23 dicembre ho presentato il libro con cui celebro il trentennale di uno dei locali più importanti del Nord-est, l’Odissea di Treviso, che è ancora work in progress e spero sarà molto interessante così come lo è stato quello che ho dedicato ai 50 anni di attività dei Venerandi, la famiglia che ha fondato questo impero di discoteche. Nel nuovo libro si parlerà dei 30 anni di attività dell’Odissea Fun City, che Giannino Venerandi ha cominciato a gestire quando era appena ventitreenne. Devo dire che ha fatto un ottimo lavoro: non a caso è uno dei pochi club di quelle dimensioni ancora attivo in Italia, perché ha seguito le mode e soprattutto le ha anticipate. Il volume sarà ricco di fotografie: l’Odissea aveva ogni anno qualcosa di diverso, qualcosa in più. Il concetto della metamorfosi è stato sempre legato a doppio filo alla mia esperienza artistica, se ci pensi anche il Cocoricò cambiava gli scenari ogni stagione…Perciò questa iniziativa mi emoziona molto. Nel mondo dell’intrattenimento, più si dà e più si riceve: Giannino Venerandi non ha mai temuto di investire nelle scenografie, nelle innovazioni tecnologiche. La gente lo apprezza e torna nel suo locale. Prova ne è il fatto che da 30 anni siamo sempre in pista! La vigilia di Natale, invece, l’ho passata con Flavia e la nostra famiglia di amici in modo molto intimo e piacevolissimo. Il giorno dopo sono andato a pranzo da mia sorella, mentre la sera stessa mi sono esibito in un evento Memorabilia a Deruta: è stato stupendo ritrovare l’altra mia famiglia, quella del Memorabilia e dei fan che, fedelissimi, ci hanno seguito anche in trasferta per assistere a questo evento. A Capodanno sono tornato all’Odissea e all’Anima, dove era in programma un dinner show sfarzoso per festeggiare la fine dell’anno in tutte le sale del locale. Il 5 gennaio, avendo un’anima propensa al “coast-to-coast”, l’ho trascorso a Firenze con una performance all’ Insomnia di Antonio Velasquez. Il giorno dell’Epifania, infine, mi sono riposato dato che la notte precedente avevo svolazzato sulla scopa tutto il tempo.

 

Il trentennale dell’ Odissea Fun City di Treviso

Il Carnevale di Venezia ti ha visto, come sempre, nelle vesti di Gran Cerimoniere. Qual è stato lo spirito che ha animato l’edizione 2024 della kermesse?

Grazie al procedere dei lavori di sistemazione della pavimentazione di Piazza San Marco, è stato possibile allestire un palco più grande dove finalmente si sono potuti ripristinare spettacoli come il Concorso della Maschera più Bella e la presentazione delle Marie. Personalmente adoro gli appassionati del travestimento: creano dei costumi e delle maschere meravigliose, sono i protagonisti assoluti, lo zoccolo duro del Carnevale, che è fatto sì di numerosi spettacoli in tutta la città metropolitana e soprattutto all’Arsenale, come pure di uno spettacolare corteo acqueo in pre-apertura, ma è fatto soprattutto di questi straordinari personaggi che si muovono tra la piazza, le calli e i campi! Quest’anno il Carnevale era dedicato al 700esimo anniversario della morte di Marco Polo. Ma il grande esploratore veneziano è stato raccontato in modo inedito, e il direttore artistico Massimo Checchetto in questo si è rivelato geniale: il focus non era incentrato su “Il Milione”, bensì su ciò che il ragazzino Marco Polo ha immaginato quando lo zio gli ha detto che al suo ritorno in Cina l’avrebbe portato con lui. Sui sogni, cioè, che Marco Polo ha imbastito in base ai racconti di viaggio dello zio. È stata una visione anche un po’ fantasiosa, non priva di momenti che hanno celebrato il Marco Polo adulto, tornato dalla Cina con un’enorme ricchezza (soprattutto di esperienza). È stato bellissimo rivedere la piazza piena, miriadi di maschere…c’è stata un’affluenza di turisti e appassionati davvero notevole.

 

Il palco orientaleggiante di Piazza San Marco: i sogni di un Marco Polo ancora bambino sul suo futuro viaggio in Cina

Io, esibendomi prevalentemente in Piazza San Marco, sono stato esonerato dal vestire i consueti panni di Maestro di Cerimonie al Dinner Show Ufficiale organizzato al Casinò da Antonia Sautter. Ho partecipato soltanto a una serata, quella di Giovedì Grasso, su invito del sindaco. E’ stato molto bello assistere al Gala come special guest: mi sono complimentato con Antonia perché ha ideato una scenografia e una regia davvero speciali sul tema “La corte del Gran Khan”.

 

Durante il Gala delle Marie al Teatro La Fenice

L’ Associazione Internazionale del Carnevale di Venezia, della quale sei socio fondatore oltre che direttore artistico, quest’anno ha celebrato il suo 25esimo compleanno. Come lo avete festeggiato?

In un modo straordinariamente meraviglioso. La Presidente, Giovanna Barbiero Bonaventura, mi ha dato fiducia completa per cui ho curato la direzione artistica di quattro eventi, ma non solo: ho potuto anche partecipare, cosa che non succedeva da anni perché ero sempre impegnato al Dinner Show Ufficiale del Casinò. La prima serata di gala l’abbiamo organizzata al Palazzo Pisani di Santo Stefano, dove ha sede il Conservatorio “Benedetto Marcello”. L’intento era quello di celebrare coloro che hanno creato la colonna sonora dell’immaginario del Carnevale veneziano settecentesco, quindi ha avuto luogo un omaggio ai grandi musicisti veneziani dell’epoca: Vivaldi, Alessandro e Benedetto Marcello, Claudio Monteverdi e così via. Io ho interpretato proprio Antonio Vivaldi, soprannominato “il prete rosso”, indossando il mio iconico abito in total red con ruota di 15 metri di diametro nell’ atrio maestoso di quell’incredibile palazzo. Con trucco e parrucca ad hoc, mi sono tramutato in un enorme Vivaldi che accoglieva gli ospiti del ballo sulle note della sua opera sinfonica “L’estro armonico”, che era pure il titolo dell’evento. Per gli intrattenimenti musicali abbiamo ingaggiato gli allievi dei corsi avanzati del Conservatorio, i più preparati sul Barocco, ma la cosa più straordinaria è stata la partecipazione di Vittorio Grigolo, uno dei più grandi tenori  mondo.

 

Con il Maestro Vittorio Grigolo, celebre tenore, ospite d’onore dei festeggiamenti per il 25esimo anniversario dell’ Associazione Internazionale per il Carnevale di Venezia

Grigolo si è fatto promotore di una tesi importante, l’incoraggiamento dei giovani: i giovani vanno incoraggiati affinché studino e possano avere una carriera brillante come la sua. E poi ha cantato insieme a noi, in maniera festosa, giocosa, non ufficiale…Durante la serata abbiamo fatto una donazione al Conservatorio di modo che si possa proseguire con il suo restauro, e c’è stato anche un momento dedicato alla beneficienza alla Onlus “Prorett” per la ricerca sul morbo di Rett, una grave patologia neurologica. Questo primo evento, tra le varie animazioni, la bellezza degli allestimenti, l’eleganza della location, è stato senza dubbio il più bello del Carnevale! Si è svolto Venerdì Grasso, mentre il giorno dopo, come tutti gli anni, abbiamo organizzato il Corteo delle Nazioni in onore del Corpo Consolare di Venezia. Il corteo di gondole è saltato a causa del maltempo, ma lo spettacolo è stato eccezionale: quattro giovani talenti del Conservatorio si sono esibiti in un concerto di adattamenti per chitarra di arie famose. Vittorio Grigolo ha voluto partecipare e ha cantato assieme ad altri artisti il brindisi della Traviata, brindando ai 25 anni dell’Associazione alla presenza del corpo diplomatico e delle massime autorità cittadine…. A questo prestigioso evento è seguito un cocktail a Ca’ Sagredo, un hotel di lusso che ci ospita ogni anno.

 

Ancora uno scatto con il Maestro Vittorio Grigolo

La domenica sera, invece, nel portico antico e bellissimo della Scuola Grande di San Giovanni Evangelista (sede di una delle congregazioni più importanti di Venezia), abbiamo riprodotto l’ambasciata del Gran Khan illuminando lo scenario con centinaia di candele a LED. Questo luogo, dall’ atmosfera a metà tra il Medioevo e il Rinascimento, era proprio la location perfetta per una cena ravvivata da antiche danze dell’Impero Celeste, una delle quali beneaugurante per il Capodanno Cinese che è coinciso con la data dell’evento: si è esibita una ballerina dell’etnia Miao che indossava dei magnifici costumi antichi. In chiusura, abbiamo proposto un concerto di musica medievale per ricordare Marco Polo e l’Oriente del Gran Khan. È stata una festa meravigliosa…La cena nel portico si è svolta tra cuscini, coperte e pellicce in stile mongolo! La sera del Martedì Grasso siamo stati gli unici che hanno potuto organizzare una festa nel famosissimo Palazzo Pisani Moretta, splendidamente illuminato da lampadari con candele vere. Questa atmosfera così calda, così intima, così autentica, ci ha accompagnato per tutto il Carnevale.

 

Un video mozzafiato dell’ evento di Gala a Palazzo Pisani Moretta in occasione dei 25 anni dell’Associazione Internazionale per il Carnevale di Venezia

A proposito di esploratori come Marco Polo: in quali lande ti porterà il tuo Grand Tour?

Mi porterà in Medio Oriente, a Dubai, e alla fine dell’anno – credo e spero – in Azerbaijan e addirittura in Cina. Diciamo che il mio Grand Tour sta volgendo a Oriente! In Cina c’ero già stato, ma stavolta andrò a Pechino e nelle città più importanti a portare il saluto e le atmosfere del Carnevale di Venezia: c’è un gemellaggio in corso e una delegazione cinese è già venuta in Italia a fare dei meravigliosi spettacoli, anche pubblici.

Parallelamente al tuo ruolo “principesco” e sfarzoso di Maestro delle Cerimonie, hai sempre portato avanti quello di icona della nightlife, del “Teatro Notturno” che prende vita tra le luci stroboscopiche dei club. Che ci dici degli eventi che ti vedranno protagonista nel mondo della notte?

Stasera ci sarà il primo Memorabilia dell’anno al Cocoricò, in aprile ho in programma un Memorabilia a Bologna e una serata anni ’90 dedicata alla East Coast dei club in quel di Fabriano. I mesi di marzo e aprile, quindi, sono contrassegnati da eventi importanti. Per il resto, sarò a cadenza mensile al dinner show dell’Odissea.

 

Stasera, al Cocoricò di Riccione, il primo appuntamento dell’anno con il Memorabilia

Parliamo della Festa di Marzo per eccellenza, la Giornata Internazionale della Donna: so che l’hai festeggiata in modo molto speciale. Puoi raccontarci qualcosa in merito a questa iniziativa?

Specialissimo, direi: sono stato invitato dall’organizzazione del Gran Ballo dei Principi e delle Principesse, presieduta da Delia Grace Noble, a prendere parte a una trasferta voluta dai Reali di Dubai. L’evento si è tenuto nell’albergo più iconico e lussuoso del mondo, il Burj Al Arab Jumeirah, dove per la prima volta, in un paese con quelle tradizioni, è stata celebrata ufficialmente la Festa della Donna: un fatto molto importante. Il Gran Ballo è stato patrocinato dal Principe Alberto di Monaco, però senza un protocollo ufficiale per renderlo una festa il più possibile autentica, organizzata con il cuore. Io, da Maestro di Cerimonie casanoviano quale sono, vi rivelo che Casanova ha sostenuto di aver amato tutte le donne che ha avuto, anche se per una sola notte. Le sue amanti si sentivano veramente amate, sebbene poi lui le lasciasse “per il loro bene”!

 

Al Gran Ballo dell’8 Marzo al Burj Al Arab di Dubai insieme a Delia Grace Noble

Che tipo di valenza riveste per te la Festa della Donna? Si rivela una data dai caratteri più che altro giocosi o davvero può riuscire a catalizzare l’attenzione sulla condizione femminile?

Dovrebbe catalizzare l’attenzione sulla condizione femminile, perché è nata da una tragedia. In decenni “festaioli” come gli anni ‘80, ‘90 e 2000 (negli anni ‘70 veniva percepita diversamente), la Festa della Donna è stata considerata un po’ la giornata in cui le donne potevano trasgredire e darsi ai divertimenti goliardici tipici degli uomini. Ma non è quello il senso che deve avere l’8 Marzo. Questa festa è molto importante, celebrativa dell’importanza della donna e del fatto che può avere la stessa forza di ribellione dell’uomo, perché sorse in seguito alla rivolta di alcune operaie che si chiusero nella fabbrica per far valere i loro diritti e furono bruciate lì dentro. Per cui divertiamoci, ma non dimentichiamoci di portare avanti una lotta seria per i diritti di genere. E’ essenziale che si evidenzi questo aspetto, oltre a quello festaiolo e giocoso. A mio avviso, la lotta per la parità di genere è il perno della Giornata Internazionale della Donna.

 

Il Burj Al Arab, il luxury hotel di Dubai dall’iconica forma a vela

Un suggestivo tramonto sul Golfo Persico

Nonostante l’8 Marzo sia ormai alle nostre spalle, cosa auguri a tutte le donne?

Dovremmo riflettere tutti i giorni sul fatto che le donne sono preziose per la società, per la cultura, per l’imprenditoria, e anche e soprattutto per la famiglia. Perciò il mio augurio è che ogni giorno ci si ricordi di quanto grandi meravigliose e importanti siano le donne per il genere umano, oltre ad essere portatrici di vita e vitalità. E poi, hanno una sensibilità, un’intelligenza e un’intuizione che gli uomini raramente possiedono. Per cui viva le donne, viva le donne per quanto speciali sono sempre, tutti i giorni dell’anno! E non dimentichiamoci dei problemi che sono costrette ad affrontare, perché da troppi anni sono sempre gli stessi. Cerchiamo di dare alla donna il posto che merita, da sempre e per sempre, nella società!

 

Nei panni di Casanova (“che ha amato tutte le donne che ha avuto, anche se per una sola notte”) al Gran Ballo del Burj Al Arab

Qual è la tua opinione sui femminicidi, un fenomeno tristemente dilagante?

Le donne si stanno emancipando sempre di più e credo che certi uomini non riescano ad accettarlo, così partono all’attacco e diventano aggressivi. Il problema è che anche se oggi molte donne prendono il coraggio di denunciare, non ci sono ancora, purtroppo, l’attenzione e la sensibilità adeguate per prevenire questi crimini, neppure quando vengono segnalate situazioni a rischio. A mio parere non basta aumentare le pene, è necessaria un’attenzione ai segnali. Bisognerebbe tenere in considerazione anche solo un accenno di violenza fisica, verbale o economica (perché esistono anche i ricatti economici) …Le donne devono potersi tutelare. Gli omicidi sono sempre più terrificanti, la situazione è molto grave come lo è quella dei giovani che, abbandonati a se stessi, si perdono nei meandri delle risse, delle baby gang e via dicendo. I social possono essere droghe ancora più pericolose delle sostanze stupefacenti. Bisogna ritornare a umanizzare questa società, soprattutto per quanto riguarda un’età in cui i confronti tra pari o gli insegnamenti degli adulti dovrebbero essere accolti, accettati. La scuola dovrebbe avere un ruolo fondamentale, riuscire a comprendere come nascono questi disagi ed aiutare i giovani ad affrontarli.

 

Un’immagine “caleidoscopica” del Principe

Una domanda sui tuoi progetti futuri non può mancare: cosa bolle in pentola per il Principe Maurice, dall’Equinozio di Primavera in poi?

La primavera per me è una stagione meravigliosa, un periodo di rinascita pieno di fermenti e di intenzioni. C’è nell’aria il fatto di poter riuscire a concretizzare progetti già esistenti ma anche progetti nuovi che riguardano la musica e il teatro, la mia dimensione ormai più autentica, da proporre sia in discoteca che a teatro. Una mia aspirazione (oltre a quella di affrontare il tema di far rivivere il mio fratello gemello attraverso un doppio monologo) sarebbe quella di portare a teatro il mio Teatro Notturno con atmosfere techno come chiusura di un cerchio. Su alcuni progetti specifici mantengo un velo di mistero, però voglio che sappiate che il centenario della Callas ha scatenato in me un desiderio irrefrenabile di poter far conoscere ai giovani il personaggio meraviglioso, quasi divino, di Maria. Altro non posso dire! (ride, ndr.) Maria Callas è stata speciale perché ha saputo colmare la mancanza che c’era nella filosofia del melodramma: sosteneva che le cantanti dovessero esprimere al meglio la propria voce nelle opere che interpretavano, ma anche esprimere al meglio il ruolo che impersonavano. Questo merito incredibile che ha avuto ha rivoluzionato il teatro dell’opera e si presta a poter essere riproposto come esempio di completezza, di ricerca: un invito a non fermarsi mai anche quando si è raggiunto il massimo del successo, a non avere limiti a livello di creatività, curiosità, studio e via dicendo per poter veramente lasciare un segno.

 

Davanti a un ritratto di Maria Callas, “la Divina”, nel foyer del Teatro La Fenice

Photo courtesy of Maurizio Agosti

 

La colazione di oggi: le straordinarie proprietà del kefir, il “miglio del profeta”

 

Abbiamo esaminato molti latticini, recentemente, in questa rubrica. Ci siamo focalizzati sullo yogurt e sulle sue numerose varianti, su prodotti ad esso simili ma di fatto diversi, sul gelato e sui suoi gusti più salutari. Oggi ci concentreremo sul kefir, una portentosa bevanda a base di latte fermentato. Proviene dal Caucaso ed è richiestissima nell’ex Unione Sovietica, somiglia allo yogurt ma yogurt non è. Si prepara con il latte (in alternativa con l’acqua) e con i granuli di kefir, composti da un particolare mix di batteri e lieviti. Le sue radici si perdono nella notte dei tempi, tant’è che veniva chiamato il “miglio del profeta” (più avanti scopriremo il perchè); vanta virtù probiotiche straordinarie e apporta notevoli benefici all’ organismo, soprattutto all’ intestino e al sistema immunitario. Non è un caso che “kefir” derivi da “keyif”, in turco “delizia” e “sentirsi bene”. Descrivere il kefir è complesso. Per cominciare, va detto che possiede delle spiccate proprietà nutrizionali: abbonda di vitamine del gruppo B, A, C e K, carotenoidi, folati, tiamina e cobalamina; tra i sali minerali che contiene (ma solo il kefir di latte) troviamo il calcio, il fosforo, lo zinco e il magnesio; sono presenti, poi, amminoacidi essenziali come il triptofano, molto efficace per il benessere del sistema nervoso, e le proteine. Gli innumerevoli batteri buoni di cui è composto il kefir includono il Lactobacillus acidophilus e il Saccharomyceskefir, ottimi al fine di garantire il benessere della flora intestinale. I granuli di kefir, dalla tipica consistenza soffice, sono ricchi di kefiran, un polisaccaride formato da un connubio di batteri mesofili e lieviti probiotici uniti tra loro simbioticamente.

 

 

E’ proprio questa miscela a determinare la differenza principale con lo yogurt: i fermenti del kefir raggiungono l’intestino ancora vivi, e la presenza di lieviti favorisce una fermentazione di tipo alcolico – diversamente da quella dello yogurt che è solo lattica. I granuli di kefir, infatti, una volta posti in incubazione con il latte, originano un processo di fermentazione da cui scaturiscono acido lattico oltre che esigue dosi di alcol e anidride carbonica. Il risultato è una bevanda dalla consistenza cremosa, lievemente effervescente, dal gusto dolce e un po’ acido al tempo stesso. Come dicevamo a inizio articolo, il kefir può essere preparato sia a base di latte che di acqua (anche se quello a base di latte predomina). Tuttavia, la sua composizione varia a seconda di innumerevoli fattori: la tipologia del latte e dei granuli inclusi tra gli ingredienti, la durata del processo di fermentazione, la temperatura e la conservazione del prodotto. In linea di massima, potremmo definire il kefir come un composto di zuccheri, acqua, grassi e proteine. I granuli, costituiti da materiale gelatinoso, non hanno un aspetto uniforme; il colore che esibiscono spazia dal bianco all’ avorio, mentre il loro diametro può raggiungere i 3,5 cm.

 

 

Il kefir a base di latte si può preparare sia utilizzando il latte vaccino che bevande vegetali come i cosiddetti “latte di soia” e di riso; in questo caso è consigliabile a coloro che sono allergici alle proteine del latte. In generale, però, la quantità ridotta di lattosio contenuta nel kefir fa sì che risulti maggiormente digeribile del latte e che sia adatto anche a chi non tollera il lattosio. Ma quali sono, esattamente, i tanto decantati benefici del kefir?  I probiotici e i fermenti lattici di cui abbonda, innanzitutto, contribuiscono a regolarizzare la flora intestinale, contrastano il colesterolo e facilitano il processo digestivo. Il kefiran svolge un’azione protettiva nei confronti dell’ intestino, impedendo che proliferino i batteri, e risulta molto efficace contro l’ipertensione. Gli amminoacidi essenziali (in particolare la prolina, la lisina e il triptofano), oltre a fornire dosi massicce di proteine, stimolano la sintesi proteica e sono quindi l’ideale per chi pratica sport. Ma non solo: la prolina, che incrementa la formazione di collagene, è un potente anti age; la lisina mantiene in salute gli annessi cutanei; il triptofano, responsabile della sintesi della serotonina, garantisce il benessere del sistema nervoso e stabilizza l’umore. Queste proprietà apportano giovamento all’ intero organismo e potenziano, di conseguenza, il sistema immunitario. L’acido folico, presente nel kefir in quantità, è un rinvigorente doc, mentre l’azione congiunta delle vitamine e di sali minerali come il calcio previene l’invecchiamento e l’insorgenza dell’ osteoporosi. Il fosforo, oltre ad essere essenziale per il metabolismo, assicura il benessere delle ossa e del sistema nervoso. Il magnesio, dal canto suo, mantiene elastici i muscoli e ha proprietà rilassanti. Un impacco di kefir, grazie alle sue virtù antiossidanti, risulta altamente benefico per la salute della pelle. Se consumato a colazione, inoltre, il kefir permette di fare il pieno di energia. Abbinatelo ai cereali, alla frutta secca e alla frutta di stagione: l’effetto salutare salirà alle stelle.

 

 

La storia del kefir si intreccia con miti e testimonianze antichissime.  Racconta una leggenda che fu Maometto a donare i primi esemplari di granuli di kefir alle genti del Caucaso, per le loro virtù nutrienti. Da allora, i montanari lo appellarono “miglio del profeta”. Nella Genesi è presente un episodio che attesta l’utilizzo del latte fermentato: Abramo lo offre agli angeli che gli hanno appena annunciato che diventerà padre. Non si parla mai, tuttavia, esplicitamente di kefir. Marco Polo, nel “Milione”, scrive di essersi imbattuto in popoli caucasici che sono soliti bere “chemmisi”, una bevanda a base di latte fermentato di giumenta dal sapore vagamente alcolico. E’ stato accertato che il kefir, secoli orsono, venisse ottenuto dal latte vaccino o ovino posto in otri di cuoio; ogni giorno se ne sostituiva una metà con del latte fresco per farlo fermentare. Con il passar del tempo, il “miglio del profeta” fu utilizzato sempre più spesso per curare le patologie intestinali e la tubercolosi. La bevanda del Caucaso è conosciuta anche con un altro soprannome: “bevanda dei centenari”. Il biologo e immulogo russo Il’ja Il’ič Mečnikov, Premio Nobel per la Medicina nel 1908, la riteneva infatti responsabile dell’incredibile longevità dei caucasici.

 

 

 

La colazione di oggi: il gelato, goloso e felice

 

E’ uno degli alimenti più golosi dell’ Estate: alzi la mano chi sarebbe capace di rinunciare ad un gelato. I suoi gusti e i suoi colori sono invitanti, la sua freschezza è un toccasana contro l’afa. In più, si rivela perfetto sia per uno spuntino che come dessert. Potrebbe addirittura sostituire un intero pasto, il che lo rende adattissimo alla prima colazione: digeribile ed energetico, il gelato possiede tutti i nutrienti necessari all’ organismo. E’ ricco di vitamina A, B12, B1, B2, B6, C, D, E, K, di minerali quali il calcio e il fosforo, di proteine, grassi e carboidrati, tutti elementi preziosi in quanto a benefici. Qualche esempio? La vitamina K contribuisce a mantenere in equilibrio il sistema della coagulazione, mentre il calcio e il fosforo sono fondamentali per la salute delle ossa e contrastano l’ osteoporosi oltre che la calcolosi delle vie urinarie. Le proprietà del gelato, però, non si esauriscono qui. Contenendo un’ alta percentuale di acqua, il gelato favorisce la reintegrazione dei liquidi ed è quindi un valido aiuto per combattere la disidratazione causata dal caldo torrido; in aggiunta a ciò, vanta un numero di calorie davvero esiguo per cui può essere gustato, senza sensi di colpa, in tutta la sua delizia. Last but not least, abbonda di antiossidanti (rintracciabili soprattutto nei gusti a base di frutta e di cioccolato) e di acidi grassi polinsaturi come gli omega-3 e gli omega-6 (contenuti nel gelato alla mandorla, al pistacchio e alla nocciola).

 

 

Ho lasciato per ultima una vera chicca: assaporare un buon gelato attiva la serotonina, un ormone dal potente effetto antistress ribattezzato “ormone del buonumore”. Il latte è inoltre ricco di triptofano, precursore della serotonina e ansiolitico naturale; alti livelli di triptofano combattono l’ irritabilità, la depressione e l’insonnia, in quanto questo aminoacido essenziale svolge un’ ottima funzione regolatrice del ciclo sonno-veglia. Se amate il gusto cioccolato, poi, sappiate che grazie alla feniletilammina è in grado di stimolare la secrezione di endorfine. Il risultato? Un mood euforico e un alto tasso di dinamismo. Non c’è bisogno di aggiungere altro per dimostrare che il nostro adorato “ice cream” è un alimento completo, super ghiotto ma anche eccellente per il benessere psicofisico.

 

 

Prima di concludere, le consuete curiosità sull’ alimento. Pare che le origini del gelato siano antichissime: non a caso viene menzionato nella Bibbia, dove si narra che Isacco donò a suo padre Abramo una bevanda di latte di capra misto a neve. Secondo alcune ricerche, il gelato potrebbe essere nato in Cina nel 2000 a.C. circa. Lo componevano ingredienti come il riso cotto, le spezie e il latte uniti alla neve fresca, e con alcune variazioni questo mix costituì una delle prelibatezze dolciarie della Pechino del 1200; i dolcetti ghiacciati si potevano acquistare dagli ambulanti che li esibivano sui loro carretti. Un connubio di latte, frutta e ghiaccio era alla base dei dessert che Marco Polo portò con sè in Italia dopo l’ avventura cinese, mentre fu Caterina de’ Medici, sposatasi con Enrico II di Francia nel 1533, a far conoscere uno squisito semifreddo nella patria di suo marito. Non va dimenticato, d’altronde, che alla corte fiorentina della nobildonna l’ architetto Bernardo Buontalenti era stato l’ inventore di un’ acclamata ricetta di  sorbetti gelato. Si attribuisce invece al medico Blasius Villafranca, spagnolo di nascita e romano di adozione, la scoperta che la combinazione del salnitro con la neve e con il ghiaccio dava luogo a un’ immediata congelazione. Era il 1560 e, da allora, il gelato iniziò a diffondersi in tutto il mondo. Nell’ 800 approdò anche nei paesi anglosassoni tramite la massiccia immigrazione italiana: e proprio gli  italiani contribuirono al suo successo. A un gelataio di Cadore trasferitosi a New York, Italo Marchioni, spetta il merito di aver inventato il cono gelato. Nel 1903, Marchioni fece brevettare delle coppe commestibili destinate all’ “ice cream”. Il primato, tuttavia, fu sempre conteso dal pasticciere siriano Ernst Hamwi, che servì il suo gelato in cialde croccanti arrotolate a cono durante la Fiera Mondiale di St.Louis del 1904.

 

 

 

 

Sulle tracce del Principe Maurice: ricordando Lindsay Kemp e il suo “capolavoro onirico”

Il Principe Maurice con Lindsay Kemp in uno scatto recente

Terzo appuntamento con la rubrica che VALIUM dedica al Principe Maurice ed alla sua rutilante vita artistica. Stavolta lo incontro a Senigallia, sull’iconico sfondo della Rotonda a Mare: paglietta in testa e look total white, si prepara ad animare la serata conclusiva de “L’Estetica dell’Effimero”, kermesse cult della “spiaggia di velluto” arrivata alla settima edizione. Nonostante il vortice di eventi che lo vede protagonista, il Principe è immancabilmente radioso, sorridente, “décontracté” come direbbero i francesi. E davanti al nostro aperitivo di rito, mi racconta esperienze recenti e progetti imminenti intramezzando la conversazione con molteplici riflessioni a tema. Inutile dire che, una volta di più, il suo eloquio non manca di ipnotizzarmi con il fascino della potenza evocativa che sprigiona.

Ferragosto si è concluso una manciata di giorni fa. Come lo ha passato, il Principe Maurice?

Il 14 ho partecipato ad una festa in un locale con il quale collaboro molto volentieri. Ci siamo inventati una serata particolare, da discoteca però con delle contaminazioni stile cabaret: un po’ quello che facevo al Plastic con la serata Reaction. E’ stato divertente! Il locale si chiama Odissea Fun City e si trova a Spresiano, vicino Treviso, è una struttura enorme che compie 25 anni proprio quest’ anno e li festeggerà il 14 Settembre. Grazie al nome che porta, abbiamo abbinato il suo 25mo compleanno al 50mo anniversario di “2001: Odissea nello Spazio” di Kubrick e ne è venuta fuori una direzione artistica ispirata al film: useremo immagini della pellicola, le riprodurremo “live” rivisitandole…Sarà una bellissima produzione, ci stiamo lavorando da tre mesi! Io avrò almeno 25 artisti che collaboreranno con me.  In questo periodo sto andando sempre meno in discoteca e sempre più ad happening culturali alternativi. Approfitto dello spazio mentale che (con gran rammarico) ho a disposizione dopo aver archiviato il Cocoricò per riempirlo di cose nuove, fare scouting, guardarmi intorno…E sono molto soddisfatto di tutto questo.

 

Il Principe al Samsara Beach di Riccione

Ci siamo incontrati poco più di un mese fa, esattamente quando hai detto “addio” al Cocoricò. Mi giunge voce che a Riccione sei tornato anche in un’inedita versione “on the beach”…

Esatto! Sono stato invitato al Samsara Beach, filiale riccionese del Samsara Beach di Gallipoli. E’ una formula diversa di fare discoteca, non di notte, non in un locale chiuso ma sostanzialmente di giorno e sulla spiaggia. Devo dire che mi è piaciuto molto, anche perché mi sono ritrovato insieme ad uno dei miei dj preferiti, uno dei fondatori della musica House: David Morales. E’ un grande amico e ho passato una serata davvero speciale, ma è stata ancor più speciale sai perché? Ora ti racconto. Mario Pierantoni, il capo della security del Cocoricò, ha chiesto la mano della sua ragazza sul palco proprio in quell’ occasione. Io ho creato la situazione con una performance ad hoc: sono stati attimi pieni di vita, solarità, sentimento, emozioni…Amore! In quel momento c’era tanto amore ed è stato davvero emozionante! Conosco Mario da 20 anni, siamo amici. Quando mi ha detto “Vieni al Samsara a darmi una mano, inventiamoci qualcosa, voglio fare una sorpresa alla mia ragazza” ho accolto subito il suo invito. Lei non sapeva nulla, dopo la dichiarazione tutti piangevano di gioia. Perché la gente ancora crede nei sentimenti, ma bisogna proporglieli…Altrimenti, pensano che non esista nulla tranne i social. Invece esiste ancora l’amore vero e quella è stata una splendida testimonianza. Nel privé del Samsara, poi – una riproduzione del privé dell’Ethos Mama Club – ho ritrovato Ricky Montanari, Flavio Vecchi, tutto il gruppo di Maurizio Monti…E’ stato bellissimo, un ritorno a Riccione che mi ha confortato un po’ dopo quell’ addio doloroso al Cocoricò. Devo dire che sono molto contento di aver seminato stima, amore e rispetto.

 

 

Non posso fare a meno, questo punto, di chiederti cosa rappresenta Riccione per te: una pietra miliare, immagino. E poi, che altro? Che tipo di legame si è instaurato tra te e “la perla verde dell’Adriatico”?

Io Riccione la amo. Riccione è stata l’Ibiza italiana ma anche più di Ibiza, perché la “filosofia” italiana era condita di cultura, non solo di trasgressione. Riccione aveva questo must rispetto a Ibiza, che invece è sempre stata giocosa e divertente pur essendo partita da filosofie New Age. La “perla verde dell’Adriatico” è stata senza dubbio un faro a livello internazionale per quanto riguarda la club culture vera, rimarrà sempre nel mio cuore. Adesso è alla ricerca di una sua identità. Devo dire che la formula del club notturno forse è diventata un po’ troppo, come dire, “morbosa”: il club è un luogo di sfogo, di sballo e basta…Io amo la notte, ma nella dimensione diurna c’è più solarità. Vedere al Samsara ragazzi e ragazze in costume, che ballavano, emanava una sensualità potente. La gente ha voglia di guardarsi, di annusarsi, di sedursi, di godersi, e questo è un bel segnale! Riccione, per tradizione e cultura, può farsi portatrice di questa tendenza: una nuova positività anche nel divertimento.

Siamo in estate, apogeo del divertimento notturno. Ma per i giovani, a tuo parere, al top delle tendenze c’è sempre il club?

La concorrenza più forte ai club la fanno i festival. Esistono tantissime manifestazioni all’ aria aperta: forse la gente oggi ha anche voglia di vivere più a contatto con la natura, perché questi festival vengono normalmente organizzati in grandi parchi. Sono situazioni sempre molto forti, di tendenza, con questi mega dj…Il club c’è ancora chi lo ama e io spero che continui ad amarlo, perché è un luogo più sicuro se vogliamo; anche se i grandi festival, ormai, hanno organizzazioni che sono macchine da guerra. Chi non va in questi posti, invece, adora vivere la spiaggia. E’ lì che i giovani la notte si ritrovano: accendono falò, cantano, mangiano, fanno il bagno insieme. Credo che si stia riattivando un rapporto speciale con la natura, e mi piace molto. E’ un recupero di emozioni più spontanee, meno “chimiche”!

 

 

A proposito di notte: quale notte, a tutt’oggi – e vita privata a parte! – ricordi come quella che ti ha messo più adrenalina addosso?

Senza dubbio la notte in cui Grace Jones mi ha invitato, all’ improvviso, sul palco della Royal Albert Hall. Siamo nel 2010, Grace è in tournée per promuovere il suo album “Hurricane”. Io sono seduto tra il pubblico in una zona vip di fianco a Brian Eno, e a un certo punto lei fa: “Maurice, so che sei qui: dove sei?” Io mi alzo, faccio un cenno e vengo inquadrato da un occhio di bue. “Vieni a ballare con me “Libertango”?”, mi chiede Grace. Potevo dirle di no? E’ stata una serata “a sorpresa” che difficilmente dimenticherò, proseguita con una splendida festa in cui ho potuto conoscere meglio Brian Eno e ho incontrato per la prima volta Lady Gaga. Sono quelle occasioni speciali che accadono quando sei con persone speciali: è una delle fortune, dei grandi privilegi che ho avuto nella mia vita.

 

Il Principe con Grace Jones

Torniamo agli eventi. In un mese della tua sfavillante esistenza ne saranno successe, di cose…Che ci racconti al riguardo?

L’ evento più eclatante a cui ho partecipato come maestro di cerimonie è stata una festa sulle colline toscane, in un’antica villa meravigliosa con una tenuta pazzesca in cui c’era addirittura un laghetto con un’isola al suo interno. Lì è stata organizzata una splendida festa veneziana, qualcosa di veramente straordinario! Ti dico solo che sono ritornato a cavallo dopo 35 anni, perché la festa si svolgeva nella villa ma anche in tutta la tenuta…Gli ospiti si muovevano in carrozza e sono state portate persino delle gondole per navigare sul laghetto. Si è trattato di un evento privato, super blindato, per pochissime persone tra l’altro. Io ero nei panni di Casanova ed accoglievo gli ospiti nelle location dei vari appuntamenti. La festa è cominciata alle 19,30 ed è finita a mezzanotte. Ci sono due momenti che ricordo con intensità particolare: nel primo attendevo gli ospiti, poi davo loro appuntamento al laghetto che raggiungevo a cavallo. E siccome ritardavano un po’, mi sono fatto tre giri in gondola godendo di una luce meravigliosa…L’ altro momento è stato mentre ero a cavallo, con le carrozze degli ospiti che mi seguivano. Dato che in quel caso ero condotto dallo stalliere e potevo guardarmi intorno, sono rimasto estasiato dalla scena: io sul cavallo in costume del ‘700, i colori magici del tramonto, una musica misteriosa che si diffondeva…Ho vissuto una favola, proprio di quelle che piacciono a me! C’è anche da dire che abbiamo fatto due giorni di prove, è stato faticoso con i costumi, faceva molto caldo: ma ne è valsa la pena. Un’ altra cosa bella che ho fatto, sempre in costumi casanoviani, sono state delle riprese in notturna per il TG2 che verranno inserite nella diretta della Regata Storica del 2 Settembre. Dovevamo girare delle scene a Venezia con una magnifica dama, la costumista Francesca Serafini: con lei avremmo dovuto fare un incontro in gondola, ma quella sera c’è stata una tempesta terribile. Avevamo già preso appuntamento con Giulia Apollonio, la giornalista della troupe del TG2. Senonchè, mentre ero lungo il tragitto, è scoppiata un’autentica bufera. Il bello è che non riuscivo a rintracciare il luogo in cui dovevamo incontrarci, perché Venezia in quanto a indirizzi è molto misteriosa…Rischiavo di prendere l’acquazzone in pieno, poi in extremis ho ritrovato il nostro “meeting point”. La ripresa della gondola è saltata, ma ho suggerito di posticiparla e di girare, invece, l’arrivo in Piazza San Marco: nello storyboard, Casanova gira in gondola con la giornalista RAI spiegandole questo e quell’ altro, finchè arriviamo in Piazza San Marco dove trovo la mia dama e congedo Giulia…Ho proposto di girare la scena dell’incontro al Caffè Florian: lì, io e la dama brindiamo e subito dopo la porto in una calletta “maliziosa” delle Procuratie di San Marco, allontano la troupe televisiva come se fosse un paparazzo e mi rifugio nella calle con l’ amata a “far finta di”. E’ stato davvero molto carino! Diciamo che Agosto, per me, si snodato all’ insegna del Casanova. Ieri sera, invece, ho assistito al debutto del Festival che il Duo Bellavista-Soglia (leggi qui la loro intervista con VALIUM) ha organizzato a Brisighella. Grazie a loro ho conosciuto nuovi aspetti di quella zona. Intanto c’è la Vena del Gesso, che è una cosa straordinaria dal punto di vista geologico. Ne esistono solo due al mondo, e quella romagnola è già candidata a patrimonio Unesco. Dal paesaggio carsico a cui ha dato luogo ha preso forma la cava dove si teneva il concerto: una cava di gesso incredibile, con un’acustica meravigliosa e con tanto di laghetto formato dall’ acqua piovana…L’ ambiente era davvero magico. Una delle cose più originali è stata la fanfara eseguita esclusivamente sul rullante da Michele Soglia, che ha compiuto delle vere e proprie acrobazie con le bacchette! Lo spettacolo è stato magnifico, un fantastico cross over di musica classica, musica più contemporanea e sonorità inedite. The day after, prima di tornare a Palma di Maiorca per qualche giorno di (meritata, ndr) vacanza, sono qui a Senigallia per la chiusura de “L’ estetica dell’effimero” dei fratelli Marconi (leggi qui la loro intervista con VALIUM), pluripremiati al Carnevale di Venezia dove hanno vinto tutto il vincibile. Quest’ anno la loro kermesse è stata dedicata al turismo storico, cominciato nel ‘700 di goldoniana memoria. La voga dell’epoca erano le ville in campagna – più che al mare – della nobiltà cittadina, una voga che si è conclamata a fine ‘800 – inizio ‘900. Stasera chiuderò la manifestazione e annuncerò il tema dell’anno prossimo, che ti rivelo in anteprima assoluta: le regine.

 

Il Principe nei (settecenteschi) panni di Giacomo Casanova…

…e con il Duo Bellavista-Soglia

Guardando al futuro, so che a fine mese hai in progetto qualcosa di molto esclusivo. E che la location d’eccezione sarà proprio la “tua” Venezia.

Il 30 Agosto mi vedrete di nuovo nelle vesti di cerimoniere. L’occasione sarà un gran ballo di beneficenza, un gemellaggio mondano e culturale tra Venezia e Montecarlo che Delia Grace Noble, meraviglioso soprano e ambasciatrice Unicef oltre che amica di Sua Altezza Serenissima il Principe Alberto II di Monaco, patrocina. Saranno presenti il sindaco di Montecarlo, i rappresentanti del Palazzo, il Principe non si sa mai fino all’ ultimo se arriverà, ma penso di sì. Il ballo è dedicato al tema dei principi e delle principesse (“Gran Ballo dei Principi e delle Principesse” è anche il suo nome): un po’ una rievocazione della fiaba di Ranieri e Grace Kelly. L’ ambientazione sarà quella del Belmond Hotel Cipriani, l’hotel preferito dalle star di Hollywood a partire da Liz Taylor in poi. Non è una location tipicamente veneziana, niente stucchi…Un lusso in stile molto americano che forse anche per questo piace alle star.

 

Un red carpet del Principe alla Mostra del Cinema di Venezia

Settembre è dietro l’angolo: quali primizie autunnali puoi anticipare a VALIUM?

Il mese di Agosto terminerà con un probabile incontro con Lady Gaga, che arriverà alla 75ma Mostra del Cinema di Venezia per presentare il film in cui debutterà come protagonista. Avrei molto piacere di rivederla! Adoro la sua evoluzione artistica, “Million reasons” per me è una canzone che rimarrà nella storia del pop: puoi cantarla con una chitarra in spiaggia o con un’orchestra sinfonica. Settembre comincerà alla grande, invece, con l’accoglienza ufficiale di una delegazione cinese. Si tratta di una delegazione molto importante nella produzione di documentari, film e, penso, anche televisiva. Approderà in laguna in quanto uno dei suoi funzionari ha partecipato alla produzione di “Marco Polo”, il bellissimo sceneggiato TV del 1982. E’ in questa occasione che è stata “riaperta la via della seta”, la Cina ha aperto le porte all’ Occidente proprio per consentire le riprese. Per celebrare l’arrivo della delegazione si terrà un gran gala a Palazzo Labia, la sede di rappresentanza della RAI: un edificio stupendo, con un ciclo di affreschi murali del Tiepolo che raffigura gli amori di Antonio e Cleopatra…Qualcosa davvero da pelle d’oca! Anche in quel caso, vivrò un nuovo sogno. Sarà sicuramente una serata fantastica, dove potrò assistere a delle testimonianze uniche. Dopodichè, come ti ho già raccontato, per il 14 Settembre è in programma il 25mo compleanno dell’Odissea Fun City: un nome, come mi hanno confessato i titolari, proprio ispirato al successo stratosferico di “2001: Odissea nello spazio” di Kubrick del quale celebreremo in concomitanza il cinquantennale.

 

 

Qualche giorno dopo il nostro incontro senigalliese, risento il Principe Maurice al telefono all’ indomani della morte di Lindsay Kemp (leggi qui la sua intervista con VALIUM). Difficile trovare una definizione per l’ icona che nutrì l’immaginario di innumerevoli artisti, su tutti David Bowie: coreografo, mimo, danzatore, regista e attore, Kemp si è spento il 25 Agosto a Livorno, dove abitava da tempo, all’ età di 80 anni. Ne parlo con un Principe affranto, ancora sotto shock. Con VALIUM, Maurice ha voluto condividere le emozioni provate dopo la scomparsa del suo mentore, l’ ispiratore del Teatro Notturno di cui è portavoce. Ecco quanto mi ha detto e cosa ha rappresentato Lindsay Kemp per lui:

Sono veramente addolorato… Ne sento già la mancanza. Anche se un artista straordinario ed iconico come lui è immortale per ciò che lascia non solo di professionale, rappresentando un unicum nel suo genere, ma sopratutto di emozionale per chi lo ha potuto ammirare o addirittura frequentare. Per me significa aver perso il padre del mio personaggio, che è totalmente impregnato dei suoi insegnamenti, del suo imprinting estetico, artistico, morale. È grazie a lui che sono riuscito ad apprendere le tecniche espressive che mi rendono così intenso e suggestivo pur senza spazio fisico a disposizione e senza dover parlare… È il segreto della “pantomima”, antica arte espressiva greco-romana che lui ha saputo rivisitare e rinnovare contaminandola col Butoh giapponese ma anche col Glam più trasgressivo. Nonostante lo shock, sono determinato a mettere in piedi uno show Tribute con gli artisti che conosco e che si sono ispirati, come me, a lui. Tra questi Andrea Fumagalli, Andy Fluon Bluvertigo, che sta girando l’Italia con il suo tributo a David Bowie. Faremo rivivere l’incontro tra Kemp e Ziggy Stardust attraverso una performance intensa e onirica. Ecco, la definizione dell’Arte di Lindsay si può riassumere in “capolavoro onirico”: fatto di sogni, ma di quelli che ti incantano e sono premonitori, a volte inquietanti ma mai incubi… La sua bellezza interiore è sempre stata quella Luce d’amore donata come attimo di felicità e come messaggio universale e trasversale. Grazie, Maestro, che la terra ti sia lieve. Ora puoi a pieno titolo essere quello “Star Man waiting in the sky” che il tuo amato David ti aveva dedicato…

 

Ritratto di Lindsay Kemp in “Onnagata”. Opera eseguita da Andy Fluon Bluvertigo

 

Photo courtesy of Maurice Agosti