Memento mori: la consapevolezza della morte per cogliere il senso della vita

 

“Memento mori”, “ricordati che devi morire”: è una frase latina che molti di noi hanno sentito pronunciare spesso. Una frase che può turbare, suonare vagamente inquietante. Che non lascia indifferenti. Eppure, contiene una profonda verità: la morte rappresenta l’inevitabile epilogo della vita umana e tutto risulta transitorio ed effimero, al suo cospetto. Ma come è nata questa locuzione? Le sue origini affondano nell’antica Roma. A quei tempi era in uso che un generale, dopo un importante trionfo bellico sui nemici, sfilasse lungo le vie dell’Urbe su un “cocchio aurato” mentre veniva acclamato e onorato dalla folla. Questa cerimonia veniva chiamata “Trionfo” e il primo a ricevere tale onore fu Romolo, che sconfisse il re dei Cenicensi. Per evitare che la boria, l’orgoglio e l’altezzosità si impossessassero del generale, a uno schiavo spettava il compito di bisbigliargli all’orecchio la frase “Respice post te. Hominem te memento” (“Guarda dietro a te. Ricordati che sei un uomo”): lo testimonia Tertulliano in uno dei suoi scritti. Era un modo per ricondurre le personalità del tempo ai reali valori della vita, per ricordare loro la fugacità di ogni cosa. Era anche un monito contro la superbia, le manie di grandezza, la propensione alla sopraffazione, considerate una mancanza di rispetto contro la Patria stessa oltre che nei confronti dei propri simili. Dell’esistenza vanno godute le piccole gioie, i sentimenti puri, suggeriva quella locuzione; la morte potrebbe arrivare da un giorno all’altro e nessuno sarebbe in grado di eluderla.

 

Ignacio de Ries, “L’albero della vita”, olio su tela, 1653

Artisticamente, il concetto del Momento Mori si diffuse a macchia d’olio in epoca medievale. Ai tempi della peste nera, che tra il 1346 e il 1353 decimò la popolazione europea, l’iconografia della morte era ampiamente presente. Pensiamo solo al tema della “Danza macabra”: affreschi che, raffigurando una danza tra gli scheletri (personificazioni della morte) e gli esponenti di tutte le categorie sociali del periodo (dall’agricoltore all’artigiano, dal principe al prelato, dall’imperatore al Papa), ribadivano la supremazia della morte sull’intero genere umano, nessuno escluso. Il cristianesimo, attraverso le rappresentazioni del Giudizio Universale ma anche grazie alle reliquie dei Santi e all’edificazione di numerose chiese, cattedrali e cimiteri, dava un’interpretazione in chiave sacra del Memento Mori: la morte è sovrana, vigila costantemente sul destino dell’uomo. Essendo la morte il fine ultimo dell’esistenza, la vita, che doveva essere virtuosa,  diventava uno “strumento” tramite il quale guadagnarsi il riposo eterno. I luoghi della sepoltura, architettonicamente, cominciarono a diventare sempre più elaborati e ad arricchirsi di decorazioni.

 

Cornelis de Bryer, “Allegory of Vanitas”, 1658

Negli anni della Controriforma, il Memento Mori fece da filo conduttore sia all’arte ecclesiastica cattolica che ai dipinti Barocchi. I simbolismi si moltiplicarono, inoltrandosi in un secolo opulento ed enfatico come lo fu  il Seicento: in pittura si affermarono le Vanitas e la natura morta, dove a elementi che incarnavano la vita venivano accostati gli emblemi tipici del Memento Mori. Ecco allora che a beni materiali quali i fiori, la frutta, i libri e gli strumenti musicali, l’artista affiancava un simbolico teschio. Non di rado appariva un orologio, oppure una clessidra, per sottolineare la nozione del “tempus fugit” (“il tempo fugge”). “Sed fugit interea fugit irreparabile tempus” (“Ma fugge intanto, fugge irreparabilmente il tempo”), scrisse Virgilio nelle Giorgiche: un invito al “carpe diem”, a cogliere l’attimo come antidoto contro l’inesorabile scorrere del tempo. Le Vanitas stupivano e, al tempo stesso, spronavano a riflettere sulla caducità dell’esistenza. Persino tra simboli di abbondanza come la frutta e la verdura rigogliose, suggerivano, si insinuavano gli indizi della morte. Nel Seicento, a causa della guerra dei trent’anni e del susseguirsi dei contagi dovuti alla peste, la familiarità con il trapasso era una costante.

 

Hyacinthe Rigaud, “Ritratto di Armand Jean Le Bouthillier de Rancé” (1626-1700 ca.)

I monaci dell’Ordine Trappista, fondato nel 1664 da Armand Jean Le Bouthillier de Rancé, si appropriarono del Memento Mori rendendolo il loro motto: “Fratello, ricordati che devi morire” era il saluto che si scambiavano abitualmente, mentre ognuno si impegnava a scavare ogni giorno quella che sarebbe diventata la sua fossa. La consapevolezza della morte, e quindi della fine della vita, non li abbandonava neppure un momento. Era una sorta di ammonimento, un modo per cogliere il significato dell’esistenza. Ma che accezione potrebbe avere, oggi, il concetto del Memento Mori? Nell’epoca contemporanea, almeno fino a qualche anno fa, la morte è stata considerata quasi un tabù: qualcosa da rimuovere, da abolire, mentre si rincorre la giovinezza eterna grazie alle conquiste della chirurgia estetica. Più di recente, le guerre e i conflitti che si combattono nel mondo hanno riportato la morte sotto i nostri occhi. Anche le star, sui social o durante le interviste, parlano apertamente dei mali incurabili che le affliggono: un gesto di condivisione con il proprio pubblico, oltre che un invito alla prevenzione. Alla luce di tutto ciò, che significato può assumere per voi, attualmente, il Memento Mori?

 

Sulle tracce del Principe Maurice: Halloween con il Principe della Notte

 

Per tutti voi, lettori, fan e amici di VALIUM, si preannuncia un Halloween davvero…da brividi! Avete infatti il privilegio di viverlo insieme all’ Icona della Notte per antonomasia, il Principe Maurice. Chi meglio di lui, dark nel profondo dell’ anima, potrebbe condurvi nei meandri più stregati di questa magica ricorrenza? La sua filosofia di vita stessa, il “memento mori” di latiniana memoria, invita a godere l’attimo esorcizzando l’ ineluttabilità della morte. E la morte, come racconterà più avanti, è stata una presenza costante nell’esistenza del Principe. Il fato, però, pochi giorni fa gli ha fornito una splendida occasione per sconfiggere quelle ombre: la nascita di Thomas, figlio di sua nipote Gloria, lo ha riempito di tutta la gioia che dona l’ arrivo di una nuova vita. Quando lo incontro è euforico, commosso, non riesce a contenere la felicità; la nostra conversazione ha inizio proprio con la notizia del lieto evento, che vuole condividere con gli habitué di “Sulle tracce del Principe Maurice”. Lascio a lui la parola: “In questa intervista parleremo di magia. Bene: nei giorni scorsi sono stato testimone della magia più grande che ci sia, la nascita di una nuova vita. Mia nipote Gloria ha dato alla luce un bambino, Thomas, io non ero presente in sala parto ma ho assistito al travaglio. E’ stata un’emozione fortissima capire che stava succedendo qualcosa nel corpo di Gloria, e poco dopo vedere questa bellissima creatura! Mi sono commosso…Io non ho figli (forse!), però ho potuto prender parte a una magia che da una grande sofferenza fisica origina una gioia immensa! Quando mia nipote è entrata in sala parto, ero accanto a lei con il cuore. Ho percepito tutte le sue vibrazioni, tutte le sue energie, sentivo che soffriva…che tremava dal dolore. Ha già avuto una bambina, Asia, ma il parto è sempre un’esperienza tosta. E l’ho capito proprio grazie a Gloria. Ecco, vedi? La magia è attorno a noi in ogni istante. Mi fa molto piacere rendere tutti voi partecipi tutti della mia felicità. La nascita di Thomas, per me, è stato uno degli eventi più importanti in assoluto non solo dell’ anno in corso, ma della mia vita di prozio! ” Forse è proprio questa la chiave per celebrare Halloween e la sua iconografia “mortifera”: addentrarsi nelle tenebre per riscoprire la pienezza della vita, prendere coscienza dell’ eterno ciclo che alterna vita e morte. E la venuta al mondo del piccolo Thomas, in tal senso, sembra quasi emblematica. Benvenuto al delizioso nipotino di Maurice, tantissimi auguri al suo prozio ed alla mamma Gloria e, naturalmente…Felice Halloween a tutti!

 

Maurice insieme al piccolo Thomas

Giorni fa VALIUM ha annunciato  l’avvio del tuo nuovo progetto, “The Origins” (rileggete qui l’articolo), un’evoluzione di Memorabilia che porterai in tour nei club insieme ai dj guru del Cocoricò. Il debutto era fissato per il 19 Ottobre, ma l’evento è stato annullato: cos’è successo? Avremo modo di vedervi a breve?

Le dinamiche dell’annullamento, a tutt’oggi, sono piuttosto misteriose. Pare che ci sia stato un cambio di proprietà e di gestione del locale….C’è molto fermento in collina, a Riccione: il Cocoricò è stato rilevato da un gruppo capitanato da Enrico Galli dell’ Altromondo Studios, mentre il Prince è entrato a far parte del  gruppo Cipriani con la direzione artistica di Tito Pinton, un notissimo operatore del mondo della notte veneto. Da tutto questo “movimento”, forse, è scaturita la cancellazione di una data super pompata, super promossa, super costruita, pronta per il debutto. Sinceramente, non riesco a capacitarmi di cosa sia successo e devo dire che ci sono rimasto davvero male. In ogni caso il format c’è e sicuramente troveremo altri luoghi dove realizzarlo. Chissà, magari proprio al Cocoricò, dato che “The Origins” è un po’ la matrice di Memorabilia: questo nuovo progetto mi piace molto perché è nato dal cuore, dal desiderio di tutti coloro che, come Cirillo, Saccoman, Ricci, i Datura, Rexanthony, hanno tenuto a battesimo la techno italiana rendendola protagonista a livello internazionale; in più, si fonde con il Teatro Notturno dando vita ad un evento unico nel suo genere. Siamo rimasti tutti esterrefatti dal suo annullamento, ma adesso, magari, avremo anche più tempo per perfezionarlo. “The Origins” va oltre l’essenza di Memorabilia catapultandosi, come vi ho già raccontato, alle sue origini e al tempo stesso proiettandosi nel futuro in un movimento circolare dove passato, presente e futuro si rincorrono continuamente. Il concept è proprio quello: non vogliamo fossilizzarci sulla memoria musicale. La musica con “The Origins” sarà nuova, sempre elettronica ma nuova.

 

Una foto che Maurice ha immortalato nel reparto maternità dell’ Ospedale di Lecco, dove Gloria ha partorito: sembra un po’ un “compendio” visivo dei temi di questa intervista

Che puoi dirci, invece, rispetto al Cocoricò e alle novità che lo riguardano?  

Il Cocoricò va in mani esperte. Ancora non si sa chi si occuperà della direzione artistica, è un po’ prematuro dirlo. Indubbiamente dovrebbe diventare non solo una discoteca, bensì un luogo di incontro, di cultura, di informazione, uno spazio dedicato alle nuove generazioni che hanno bisogno di umanizzarsi. Perché c’è bisogno di Umanesimo, oggi. Io credo che la rinascita del mondo della notte e del mondo in generale debbano cominciare dall’ allontanamento dalla virtualità “non virtuosa” dei social, che sono “pseudo” social perché rendono fasulli, anziché autentici, i rapporti. I giovani devono incontrarsi davvero, dal vivo: al Cocoricò gli spazi ci sono e io mi auguro, credo e spero che venga aperto anche di giorno in funzione di questa socialità e di una cultura che va sviluppata, implementata e incoraggiata. Sono molto felice che il Cocoricò abbia finalmente ritrovato una dimensione affine a quella dei suoi esordi. Enrico Galli ha dichiarato pubblicamente che sarà votato alla musica elettronica, il che mi piace e mi interessa! E il fatto di poterlo elevare a luogo di rinascita e di incontro, di socialità e di cultura, è quello di cui a mio avviso ha più bisogno. Alla nuova gestione lancio la proposta di utilizzarlo, di giorno, come laboratorio di idee e di cultura. Non dovrebbe avere una funzione solo ludica, ma diventare la fucina di una visione inedita che si rifà però ai vecchi valori. Penso che il futuro della società odierna sia sì quello di lasciarsi intrigare dalla tecnologia, sempre affascinante, ma soprattutto di tornare ai valori di comunicazione e di incontro, di uno scambio autentico.

 

 

L’ Autunno è ormai “esploso” alla grande anche grazie ad uno dei suoi appuntamenti più attesi, Halloween. Tu come lo festeggi?

Il mio Halloween è sempre stratosferico, perché è una delle feste che mi piacciono di più! E’ quella versione dark del Carnevale che vorrei esistesse anche nel Carnevale tradizionale come “memento mori”: bisogna godere l’attimo, perché la morte ci aspetta tutti. Il “memento mori” è la mia filosofia e Halloween, sostanzialmente, la rispecchia in pieno. Lo stile dark, poi, è nelle mie corde in maniera assoluta. Quindi per me Halloween è una festa importante, che comincio a celebrare qualche giorno prima. Il 26 Ottobre, per esempio, sono stato ospite di un evento privato, blindatissimo e molto esclusivo, dove ho interpretato il Maître des Cérémonies di un “Cabaret Infernale” nello stile di Toulouse-Lautrec. Il mio Halloween è cominciato con questa festa, un Moulin Rouge in versione dark, in una villa antica meravigliosa, una delle più belle della Lombardia: c’erano dei personaggi fantastici, che come tutti i Vip preferiscono celebrare le ricorrenze in anticipo, o magari dopo un po’ di tempo, in modo da evitare la ressa e non essere scontati. La Villa, a posteriori posso rivelartelo, era Villa Borromeo a Cassano d’Adda. Una location pazzesca! Invece stasera ho un doppio appuntamento: prima al “Monsterland Halloween Festival”, che ha un format commerciale se vogliamo…C’è anche J-Ax, sarà un pot-pourri sia artistico che musicale, ma la cosa straordinaria è che sai dove si organizza? Nel Castello Estense di Ferrara. E’ stupendo! Sono felicissimo di festeggiare lì il mio Halloween, è uno dei castelli più belli che io conosca…L’amministrazione comunale di Ferrara lo ha messo a disposizione per questo Festival che comincia alle 4 del pomeriggio e termina alle 2 del mattino. Ma come se non bastasse, siccome finirò presto rispetto ai miei soliti orari notturni, dopo andrò a fare il testimonial dei 25 anni di una delle feste di Halloween più belle d’ Italia, “Spiritika” al TNTKamasutra di Portogruaro, che mi ha ospitato sin dagli esordi. E’ proprio una figata, non pensi?

 

La locandina del “Monsterland Halloween Festival”

Ferrara: un dettaglio notturno del Castello Estense

Sono assolutamente d’accordo! Cosa rappresenta, per l’icona del Teatro Notturno, la festa della Notte per eccellenza?

Per me Halloween è la notte in cui le fantasie, le angosce, gli spiriti, in maniera anche goliardica e giocosa, si esprimono liberamente. In questo momento mi trovo a Milano da Torriani-La bottega del Carnevale, uno dei negozi più importanti di effetti speciali e di costumi, dove sono alla ricerca di qualche spunto per arricchire ulteriormente il mio oufit halloweeniano. E’ veramente fantastico…Mentre nei paesi anglosassoni trovi negozi così a bizzeffe, in Italia è difficile trovarne con la stessa qualità e varietà di prodotti. Devo dire che è quasi diventata più importante la “notte degli spiriti” che non il Carnevale! Lo trovo bellissimo, perché se il Carnevale è una festa che tutti, senza distinzioni, possono vivere in maniera entusiasmante, Halloween lo è altrettanto, però con quel gusto notturno in più che mi appartiene. Lindsay Kemp mi definì la sua versione dark, e devo dire che aveva perfettamente ragione. In me il lato dark è innato, fa parte delle mie esperienze di vita: la morte è stata una presenza costante che ho voluto esorcizzare anche rappresentandola in modo dissacrante, ironico, un po’ come una sfida. Il Teatro Notturno è tutto questo, tant’è vero che comincio a festeggiare Halloween il 26 Ottobre e proseguirò fino al 2, al 3 Novembre. Perché lavoro, ma senza rubar spazio al mio divertimento. Voglio assaporare a pieno questa atmosfera straordinaria!

 

La locandina di “Spiritika”

Un Principe molto, molto dark

Propendi più per Samhain, l’antico Capodanno celtico, oppure per Halloween, spiccatamente associata alla tradizione americana?

Halloween, avendo radici in Irlanda e in Inghilterra, è stata poi esportata negli Stati Uniti. Ma noi in Europa la festeggiamo meglio e in Italia, da qualche tempo a questa parte, è diventata una delle ricorrenze top. Come Capodanno. Anzi, a dirla tutta…è il mio Capodanno! Ecco: siccome il Principe Maurice è dark, vive il suo Capodanno in questa notte davvero magica! (ride, ndr.) Guarda, non è sbagliato. Anche perché da quel momento in poi – ad Halloween, intendo – si comincia a pensare in maniera più definita e definitiva al Carnevale, che è un altro evento per me molto importante. Quindi la mia stagione, il mio anno artistico, iniziano proprio con l’antico Capodanno celtico!

 

Milano, zona Brera: un dettaglio delle vetrine di Torriani-La Bottega del Carnevale

Maurice insieme al titolare del negozio

Halloween è detta anche “la notte delle Streghe”. Tu che rapporto hai con l’esoterismo?

Ho un grande rispetto per quella che consideriamo “magia”, ma non è nient’ altro che la verità della natura. La natura è da sempre stata magica, il potere delle erbe veniva tramandato da persone che avevano la capacità di guarire proprio attraverso risorse naturali. Magari anche rendendo più suggestive le terapie con dei cerimoniali, ispirati alla cultura celtica, che furono poi demonizzati…In realtà, la magia la viviamo tutti i giorni. La viviamo su noi stessi, la viviamo nella natura, che va avanti ad oltranza nonostante noi continuiamo a violentarla…La magia di Halloween è un’ occasione in più per sottolineare l’esoterismo. Io ce l’ho nel sangue, perché se pensi che ho perso un fratello gemello e quindi una metà di me è nell’ aldilà, è evidente che io abbia una sensibilità particolare. Non ne ho affatto paura. A volte è inquietante, ma se riesci a volgere in positivo questa sensibilità puoi fare del bene agli altri e farlo anche a te stesso. Credo nella magia, credo nell’esoterismo, ne sono affascinato. Non lo coltivo, non è nelle mie corde fare il mago, però quando faccio uno spettacolo e faccio divertire e star bene qualcuno, una piccola magia l’ho fatta anch’io. Quindi un po’ mago lo sono, dai!

 

 

Gli interni di Villa Borromeo, a Cassano d’Adda

Torniamo al mondo diurno. Come procedono i tuoi progetti cinematografici?

Cominceremo a girare alcune scene del film presentato alla Biennale (non ha ancora un titolo definitivo) agli inizi di Dicembre, quindi la prossima puntata di questa rubrica sarà ricca di foto del backstage! Chissà che non riusciremo a lanciarlo l’anno prossimo, alla Mostra del Cinema di Venezia…Un altro progetto che poi si è palesato e che diventa sempre più concreto è la mia partecipazione ad alcuni format televisivi: non è detto che il 2020 non sia foriero di qualcosa di originale da portare nella TV digitale. Sono davvero molto, molto contento!

 

 

A proposito di cinema, non posso fare a meno di chiederti un parere sul film di cui in questi giorni tutti, ma proprio tutti parlano: “Joker”, che è stato premiato, tra l’altro, con il Leone d’Oro della 76ma Mostra del Cinema di Venezia. Sono curiosissima di sapere cosa pensa il Principe Maurice del Joker descritto da Todd Phillips e dell’interpretazione di Joaquin Phoenix…

“Joker” è un film straordinario, perché si focalizza sulla psicologia e non sulla spettacolarità del personaggio. E’ un pazzo, Joker, è una persona che impazzisce perché non “si incastra” con questa società. La pellicola affronta la sua figura con un’intensità tale da meritare tutto il successo che ha. L’unica cosa che mi dispiace è che il 90% delle feste di Halloween sia ispirato a Joker: secondo me un po’ lo svilisce, perché non è un Horror. E’ un film molto intimo, molto interiore. E’ bello addentrarsi nella psiche del protagonista e questo viene fatto in maniera davvero originale, così come originale è l’interpretazione di Joaquin Phoenix. Lo sai che “Roma” di Cuaròn, la pellicola che si aggiudicata il Leone d’Oro l’anno scorso, ha vinto l’Oscar? Chissà che Venezia non porti bene anche stavolta ad un progetto tanto coraggioso. Perché “Joker” non è uno di quei polpettoni hollywoodiani pieni di effetti speciali, ma vero cinema d’autore! Lo definirei tale sia rispetto al contenuto che all’ interpretazione straordinaria di Joaquin Phoenix. Tra l’altro, alla Terrazza Biennale, ho avuto il piacere – oltre che l’onore – di stringere la mano e di offrire uno Spritz proprio allo stesso Phoenix, per cui “Joker” è una pellicola che mi vede particolarmente coinvolto!

 

Torriani-La Bottega del Carnevale e alcune delle sue maschere

Da qui a Natale, immagino che miriadi di eventi ti vedranno protagonista. Ti va di darci qualche anticipazione?

Dopo lo shock ricevuto dal mondo della notte mi sono buttato sulle feste private, quindi ho in programma svariati eventi veneziani molto prestigiosi e belli dove è stata richiesta la mia presenza. A breve, poi, festeggerò il mio compleanno (il 15 Novembre) con una doppietta di serate, il 15 e il 16, insieme al mio amico Giannino Venerandi che è il titolare di due splendidi locali a Mantova e a Treviso. Ricordi quando l’anno scorso ti ho parlato del dinner show in cui mi esibivo all’ Atelier? Lì, il mio amico Venerandi ha implementato la sala della cena destinandola ad un vero e proprio show, per cui avrò molto spazio in più per le mie performance. La discoteca in questione è l’Odissea Fun City di Spresiano, in provincia di Treviso, mentre il nome per intero della sala è Atelier Curiosité. Porterò anche altrove la formula del dinner show, ma all’ Atelier mi sento a casa e libero di sperimentare: tu sai che gli spettacoli debuttano sempre in un teatro, spesso di provincia, dove si possono testare le reazioni del pubblico. Ecco, io all’ Atelier posso provare, posso fare quel tipo di gavetta perché per me sarà una cosa comunque diversa e nuova che si rivelerà efficace nel caso volessi andarmene poi a Las Vegas, chi lo sa? (ride, ndr.)

 

Il manifesto del “VIVID Grand Show” di Berlino: Philip Treacy ha firmato i copricapi di scena

Sai qual è invece la metropoli che in questo momento mi intriga molto e che visiterò sicuramente? Berlino. E’ probabile che io faccia un salto lì a breve, forse a Novembre…Vorrei andare a vedere uno spettacolo di varietà a cui ha collaborato Philip Treacy, il “VIVID Grand Show”, e poi è una città che adoro. C’è un gran fermento a tutti i livelli, è persino più vivace di Londra. Non sono mai rimasto immune al suo fascino: il periodo della Repubblica di Weimar è una mia fonte di ispirazione da tempo, per non parlare di Marlene Dietrich…Inoltre, si respirano nuove atmosfere anche rispetto alla musica techno. Locali come il Berghain e il Trésor, solo per fare un esempio, sono sempre rimasti fedeli a questo genere musicale, mentre in Italia la techno è passata attraverso fasi molto difficili soprattutto dopo l’avvento del reggaeton, che io detesto.  Dunque vado a rifugiarmi e a prendere spunti nei luoghi in cui è viva e vegeta: basti pensare che Sven Väth ha festeggiato il suo compleanno con due meravigliose notti techno! Lui, da Berlino, mi manda l’anteprima delle sue produzioni che trovo stupende, veramente sperimentali…La techno non è morta. Bisogna però recuperarla e presentarla nel modo dovuto anche in Italia, dove ha tanti proseliti che in questo momento sono depressi e nascosti. Senza dubbio la Pasqua dell’anno prossimo coinciderà con una rinascita, una vera e propria resurrezione, perché pare che il Cocoricò riaprirà i battenti in quella data – parliamo del 12 e del 13 Aprile. E’ nell’aria…Speriamo che ce la faccia! Riguardo a “VIVID”, invece, posso dirti che è uno spettacolo davvero surreale. Philip Treacy ha ideato i copricapi ed è bellissimo che un designer come lui si sia messo in gioco per questo genere di show. In Italia abbiamo avuto, e abbiamo ancora, stilisti che creano costumi di scena per l’opera e per il balletto. Sarebbe fantastico, persino più fruibile se vuoi, se lo facessero anche per il varietà: un libero sfogo alla fantasia e alla creatività.

 

Esorcizzare la morte per celebrare la vita, la filosofia che sottostà ad Halloween: un primo piano del piccolo Thomas, che ha reso il Principe prozio per la seconda volta

 

Photo courtesy of Maurice Agosti

Foto del Castello Estense di Ferrara by L’Orso Sul Monociclo via Flickr, CC BY 2.0

Foto di Villa Borromeo by visitadda.com via Flickr,  CC-BY-NC-ND-2.0