Viaggio in Lapponia

 

Re delle tende, sbanditi,
dispersi nel tempo e avvolti nel mistero,
vivono i lapponi nella luce della palude;
non coltivano terra, non innalzano dimore,
ma gregge, esodi, incantesimi e magie
verso lo sfolgorante azzurro
dell’eterna sera boreale.
(Anders Österling, da “Lapponi”*)

 

Come ha affermato lo scrittore, giornalista e documentarista Paco Nadal, “La Lapponia è il Natale”. Distese di ghiaccio sconfinate, la luce del giorno che svanisce dopo appena quattro ore, temperature che sfiorano i 25 gradi sotto zero…tutti elementi che rappresentano la norma, quando ci si trova oltre il circolo polare artico. Siamo vicini al “Tetto del Mondo”, alle porte del Polo Nord. Suddivisa tra le regioni più settentrionali di stati quali la Norvegia, la Svezia, la Finlandia e la Russia, la Lapponia è il regno della magia invernale. La neve predomina, le foreste sono sterminate, l’aria è tersa, e nel cielo divampano i colori dell’aurora boreale. C’è chi parla di “mal d’Artico”, un senso di profonda nostalgia che assale chi quelle lande le ha raggiunte e non può fare a meno di tornarci, fosse anche una sola volta all’anno. Perchè l’incanto della terra dei Sami, l’unico popolo indigeno europeo, quando ti rapisce non ti lascia più. E sei disposto a viverlo in full immersion, passo dopo passo, assaporando ogni dettaglio delle sue straordinarie meraviglie naturali. Approfondiremo prestissimo l’argomento con un post. Intanto, voglio dedicare la nuova photostory di MyVALIUM a un viaggio in solitaria intriso di fascino e infinito stupore.

 

Foto di Yaroslav Shuraev via Pexels

* contenuta inPoesia svedese”, a cura di Giacomo Oreglia, Casa Editrice Italica, Stockholm-Roma

 

La colazione di oggi: la delizia del panettone e del pandoro in saldo (o riciclati)

 

Il pandoro: una trama di zucchero, farina e luce.
(Fabrizio Caramagna)

 

La colazione di Gennaio? Ecco un’idea all’insegna del risparmio: panettoni e pandori acquistati lo scorso Natale, magari nell’euforia dell’accumulo tipica delle feste di fine anno, oppure ricevuti in regalo, possono diventare i dolci perfetti con cui iniziare la giornata. Un altro spunto a tema? I panettoni e i pandori in saldo, che in questo periodo si trovano a prezzi stracciati. Vi dirò di più: Gennaio è il mese giusto per sbizzarrirsi tra le varie offerte, soprattutto nei supermercati. Il costo delle due golosità natalizie più amate arriva a dimezzarsi e si associa a svariati format di convenienza, uno su tutti il celebre “prendi tre paghi due”; vale la pena di approfittarne al volo, anche perchè gli sconti non hanno nulla a che vedere con pandori e panettoni di minore qualità. Via libera, dunque, all’acquisto, o al consumo, dei dolci emblematici del Natale sebbene fuori tempo massimo. Una colazione del genere, inoltre, si ricollega a tutta una serie di vantaggi. La parola d’ordine, in questo caso, è “riciclo”.

 

 

Un panettone o un pandoro delle festività appena trascorse possono essere convertiti in una miriade di dolci differenti: muffin, crostate, torte, zuppe inglesi, budini, girelle, tiramisù…c’è solo l’imbarazzo della scelta. Se ne è avanzata qualche fetta, basta mettere in moto la creatività per dar loro un nuovo volto e combattere gli sprechi. I sapori da sperimentare sono innumerevoli, uno più ghiotto dell’altro. Basti pensare al pandoro tagliato a fette e poi farcito con della crema deliziosa e frutti di bosco, oppure al panettone ricoperto con una ganache da leccarsi i baffi e un tripudio di barrette di cioccolata.

 

 

La trasformazione di un pandoro o un panettone, tuttavia, non si limita solo agli esemplari da riciclare: può essere applicata anche a quelli che abbiamo acquistato in saldo. Soprattutto se abbiamo usufruito delle offerte. In questo caso, infatti, avremo un maggior numero di dolci a nostra disposizione. Gli spunti sono moltissimi, gli ingredienti da aggiungere incalcolabili a dir poco. Qualche esempio? Il cioccolato fondente, la crema al mascarpone, inglese o pasticcera, lo yogurt, il burro, i frutti di bosco, il liquore, la vaniglia, il cacao, il caffè, la frutta secca, la panna montata…l’elenco è interminabile come le ricette che vedono protagonisti, di volta in volta, questi prodotti e tanti altri ancora.

 

 

A dispetto del termine delle festività natalizie – ma in fondo proprio grazie ad esse – Gennaio si configura, dunque, come il mese delle colazioni ad alto tasso di golosità. Cogliamo l’occasione finchè siamo in tempo; e se siete in cerca di qualche sfiziosa ricetta a cui far riferimento, vi segnalo subito questo link: su Cookist potete trovare mille e più idee su come riciclare, o rendere ancora più squisiti, il pandoro e il panettone.

 

Foto via Pexels e Unsplash

 

“Il grande libro delle storie di Natale”: la splendida antologia che fa vivere il Natale 12 mesi all’anno

 

“Questo è appunto quanto vorrebbero propiziare le novelle – sempre favolose, quale che ne sia l’assunto di base – e le vignette poetiche raccolte in questa antologia. Abbiamo tentato di racchiudervi l’essenza, il fascino, la magia – se non sembri parola abusata – di una ricorrenza alla quale probabilmente ci sentiamo più legati di quanto siamo soliti ammettere; (…) Convocati così al nostro Christmas Party, fantasisti e realisti, ferventi patrocinatori della tradizione e più freddi umoristi si sono dati qui convegno per una celebrazione assai varia, armonizzata unicamente dallo sgranarsi dei giorni secondo il calendario dell’Avvento, o scandita dal rintocco d’una vecchia pendola, echeggiante nel canonico silenzio della Notte Santa.”

(“Variazioni d’Avvento”, di Massimo Scorsone e Silvia Valisone, da “Il grande libro delle storie di Natale”, Oscar Draghi Mondadori Libri 2024)

 

Amate il Natale, e quando le festività finiscono il vostro stato d’animo oscilla tra la tristezza e la nostalgia? Ecco un ottimo modo per far sì che non terminino mai: vi consiglio di procurarvi “Il grande libro delle storie di Natale”, un tomo di ben 756 pagine uscito il 26 Novembre scorso per i tipi di Mondadori. Curato da Massimo Scorsone e Silvia Valisone, questo volume è una magnifica raccolta di oltre 80 tra racconti, fiabe, storie e poesie a tema natalizio. Si comincia con gli auguri in versi di Lewis Carroll per concludere con la poesia “Natale” di Guido Gozzano; tra le due opere, si snodano scritti firmati dai più prestigiosi autori della letteratura moderna e contemporanea: Charles Dickens, Louisa May Alcott, Anton Čechov, Beatrix Potter, Dylan Thomas, Carlo Collodi, Lev Tolstoj, Thomas Hardy, Oscar Wilde, Luigi Pirandello, Nikolaj Gogol’, Hans Christian Andersen, Mark Twain, i fratelli Grimm, Selma Lagerlof, Francis Scott Fitzgerald, Truman Capote e molti, molti altri ancora. Il grande protagonista, come vi ho già detto, è il Natale, che ogni narratore racconta a modo proprio.

 

 

Ad aprire le danze intorno all’albero è una suggestiva triade. “Auguri natalizi (di un folletto a una bimba)” di Lewis Carroll, a metà tra la poesia e la filastrocca, ci introduce nell’atmosfera giocosa dei Natali infantili e assurge un folletto, figura ricorrente nel Natale del Nord Europa, al ruolo di personaggio principale. Subito dopo, Jacob e Wilhelm Green narrano tre brevi fiabe dove sono gli elfi, creature mitiche del folklore germanico, a farla da padrone: in un tripudio variegato di gentilezza, arguzia e dispettosa irriverenza, questi esponenti del piccolo popolo caratterizzano racconti intrisi di grazia. Si procede con “Schiaccianoci e il re dei topi”, che Ernst Theodor Amadeus Hoffmann pubblicò, inizialmente, nella sua raccolta di fiabe “Kinder-Märchen” uscita nel 1816. Il racconto, che ha ispirato il celebre balletto “Lo schiaccianoci” musicato da Pëtr Il’ič Čajkovskij, ci accompagna passo dopo passo nella quintessenza dello spirito natalizio: fantasia e realtà si fondono in un’ambientazione che, a partire da un maestoso albero di Natale circondato da doni e bambini in festa, si fa sempre più magica. Ma evidenzia anche un lato oscuro, una sottile angoscia (basti pensare allo zio-mago Drosselmeier e alle minacce notturne del re dei topi nei confronti di Maria), non estranei alle atmosfere dicembrine.

 

Un’illustrazione di “Schiaccianoci e il re dei topi” ad opera di Vladimir Makovsky (Public Domain via Wikimedia Commons)

Ho ricevuto “Il grande libro delle storie di Natale” in regalo, il 25 Dicembre: un dono graditissimo, che ho già reso lo strumento attraverso il quale il mio Natale durerà tutto l’anno. Se come me adorate l’aroma di cannella e pan di zenzero, lo scintillio delle luminarie, la neve che cade abbondante e il crepitio del focolare, non mancate di perdervi tra le pagine di questa splendida antologia.

 

Foto via Pexels e Unsplash. Secondultima foto (dall’alto verso il basso) di Kārlis Dambrāns via Flickr, CC BY 2.0

 

Le Frasi

 

“Se ci diamo la mano
i miracoli si fanno
e il giorno di Natale
durerà tutto l’anno.”

(Gianni Rodari, dalla filastrocca “Lo zampognaro”)

 

Prolungare il Natale con le candele profumate: ecco le fragranze ideali

 

“L’Epifania tutte le feste le porta via”. Ma il Natale è davvero terminato? Dipende. In quanto a ricorrenza, certamente non ne riparleremo fino al prossimo Dicembre. In quanto a stato d’animo, invece, possiamo fare molto per prolungare il mood e le atmosfere della data più magica dell’anno. Ad esempio, smontare l’albero e il presepe il giorno della Candelora: rileggi questo articolo dove ti spiego il perchè. Oppure, utilizzare candele profumate affinchè in casa aleggi sempre un incantevole aroma invernale. Le candele, oltre alla loro fragranza, possiedono molte altre risorse. Innanzitutto ricreano una piacevole ambientazione hygge, intima e confortevole; la loro fiamma genera una luce soffusa, accogliente, che rilassa e incentiva il gusto di stare in casa. L’estetica delle candele profumate, inoltre, è ogni giorno più invitante: sono dei veri e propri oggetti da collezione, tant’è che a Natale rientrano tra i regali gettonatissimi. L’aroma che emanano è talmente avvolgente e ipnotico da renderle parte integrante della nostra quotidianità casalinga. In più, grazie all’ottima qualità (ormai qualsiasi Maison di prestigio produce le proprie candele), la loro fragranza ci accompagna per lunghi periodi. Parlando di qualità, una certa accortezza nel valutare il materiale di cui sono composte si rivela essenziale. Ecco il motivo: esistono candele a base di cera naturale, quindi di api o vegetale, ma anche candele a base di paraffina, una miscela ricavata dal petrolio. Le prime sono “innocue” ed eco-sostenibili, sprigionano fragranze gradevoli all’olfatto; le seconde, bruciando, possono impregnare l’aria di sostanze estremamente dannose per la salute: tra queste troviamo la formaldeide, lo zolfo, il benzene e via dicendo. Il rischio minimo a cui si va incontro è quello di un’irritazione alle vie respiratorie, alla pelle oppure agli occhi. In conclusione, è molto meglio spendere un po’ di più per acquistare una candela, e controllare quali sono i suoi componenti, piuttosto che optare per soluzioni economiche ma poco salutari.

 

 

Le fragranze dell’Inverno

Su quali aromi ci dovremmo orientare, dunque, per far rivivere il Natale tutto l’Inverno? Non c’è che l’imbarazzo della scelta. Con le festività di fine anno si sono imposte fragranze a dir poco sorprendenti, che riproducono il profumo dei più amati dolci natalizi: esistono candele al pan di zenzero, ai biscotti alle mandorle, al panettone, ai marshmallows, ai dolcetti di Babbo Natale…Emanano l’aroma delle golosità appena sfornate e sono l’ideale per evocare un potente senso di intimità festiva. Potremmo definirle delle candele gourmand, che nel Natale 2024 hanno dato vita a un vero e proprio boom. In alternativa punteremo sulla vaniglia, una fragranza dolce e senza tempo; sulla cannella, la spezia per eccellenza delle vacanze natalizie; oppure, sugli agrumi: arancia, bergamotto e mandarino donano brio all’Inverno. L’incenso è un classico, vanta un aroma “mistico” e molto intenso. La mirra, preziosa resina associata ai regali che i Magi portarono a Gesù, sfoggia una profumazione ricca e persistente; dicono che attiri la gioia e le vibrazioni positive. Il profumo di abete può senz’altro contribuire a rievocare l’odore tipico dell’albero di Natale, mentre la lavanda favorisce il relax.

 

 

Ogni brand, comunque, propone le proprie speciali fragranze all’insegna del “winter wonderland”. La magia dell’Inverno viene rappresentata, ad esempio, da candele all’aroma del bosco invernale, in cui trionfano sfumature speziate mixate ai legni e a vetiver. O ancora, da profumi che rimandano alla natura ricoperta di neve: conquistano grazie a un tripudio di aghi e resina di pino, muschio ed erba umida, un inno olfattivo a una passeggiata lungo un sentiero innevato.

 

 

A proposito di neve: sapevate che esistono fragranze che replicano l’incantevole candore della neve appena scesa? La vaniglia, di solito, regna sovrana, affiancata dal sandalo e da un’erba annua. Descrivere la molteplicità degli aromi disponibili in questo periodo dell’anno è quasi impossibile. Mi vengono in mente l’anice, l’arancia amara…ma anche il caffè mescolato al cardamomo e alla panna montata, per far rivivere tutto il piacere di una prima colazione invernale. Infine, il profumo della cioccolata calda: la bevanda tipica dei mesi freddi, una coccola che avvolge cuore e spirito contemporaneamente.

 

Foto via Pexels, Pixabay e Unsplash

 

Balocchi natalizi: un turbinio di ricordi e di emozioni

 

Orsacchiotti, giostrine, elfi, fate, Babbi Natale, soldatini Schiaccianoci…il Natale è il paradiso dei giocattoli d’antan. E nel weekend a ridosso dell’ Epifania, per concludere le festività in bellezza, è quasi d’obbligo omaggiare il nutrito gruppo dei balocchi natalizi: fanno atmosfera, sono iconici e ci riportano agli idilliaci Natali della nostra infanzia. Rievocando un luccicante turbinio di ricordi e di emozioni

Ecco a voi la nuova photostory di MyVALIUM, la prima del 2025.

 

Foto via Pexels, Piqsels e Unsplash

 

Santo Stefano in Svezia: “Staffan Stalledräng”, l’antica ballata dei Cantori della Stella

 

Oggi torniamo in Svezia per festeggiare Santo Stefano, una ricorrenza molto importante nella tradizione di questo paese della penisola scandinava. Qui, Santo Stefano viene considerato il protettore dei cavalli; non è un caso che un noto canto della processione di Santa Lucia abbia come titolo “Staffan Stalledräng”, ovvero “Stefano lo stalliere”. Si tratta di un motivo millenario che affonda le sue origini nell’usanza dei Cantori della Stella: diffusasi massicciamente nel XVI, tale tradizione vedeva protagonisti dei gruppi dei ragazzi che, vagando di casa in casa nel periodo natalizio, eseguivano dei canti di questua. Solitamente, uno dei Cantori reggeva tra le mani un bastone sul quale troneggiava una grande stella che rappresentava la Stella di Betlemme; i componenti del gruppo erano camuffati da Re Magi. I Cantori della Stella erano una realtà che accomunava i paesi più disparati: in Europa si era propagata in Svezia, Norvegia, Finlandia, Inghilterra, Austria, Germania, Svizzera, Italia, Spagna, Polonia e Lituania, approdando poi anche in Russia. Al di là dell’Oceano Atlantico, la tradizione si era spinta fino in Messico e in Alaska.

 

I Cantori della Stella (М. Гермашев, Public domain, da Wikimedia Commons)

Ma cosa diceva questo antico canto di Santo Stefano? Basandosi su una leggenda che il monaco e teologo tedesco Giovanni di Hildesheim divulgò nel Medioevo, descriveva il Santo in modi diversi: di volta in volta lo dipingeva nel ruolo di stalliere, cacciatore o servitore del re Erode. Secondo una ballata molto nota in Europa a quell’epoca, Santo Stefano fu colui che avvistò per primo la Stella di Betlemme; ne rimase affascinato al punto tale da decidere di abbandonare per sempre la corte di Erode con l’intento di raggiungere Gesù. La ballata, conosciuta in Inghilterra con il titolo di “St. Stephen was a clerk” o “Saint Stephen and Herod”, era un canto natalizio in cui si parlava di Santo Stefano, un servo alla mensa di Erode, e di come si incantò dinanzi alla Stella di Betlemme che apparve nel cielo la notte della Natività. Non appena la vide, Stefano ebbe quasi un’illuminazione: si separò subito dal re della Giudea per seguire la Stella che lo avrebbe condotto da Gesù. Nella penisola scandinava, la stessa ballata aveva come titolo “Staffan och Herodes” ed esordiva affermando che Stefano era uno stalliere. Questa ballata si basava su una leggenda nordica medievale ben precisa.

 

I Cantori della Stella in un’immagine del 1842 (http://www.show.ro/bucuresti/, Public domain, da Wikimedia Commons)

La leggenda narra di Staffan (Stefano), uno stalliere alla corte di Erode, che una sera, mentre sta dando da bere ai cavalli del re, rimane folgorato da una luminosa stella appena apparsa nel cielo. E’ la Stella di Betlemme, che annuncia la nascita di Gesù; quando lo comunica a Erode, tuttavia, quest’ultimo gli risponde che si tratta di un fatto inverosimile, paragonandolo a un pollo arrosto che all’improvviso comincia a volare. In quel momento, però, il pollo arrosto servito sulla sua tavola prende il volo e si posa sulla sedia dove abitualmente siede il re. Erode si infuria e ordina alle sue guardie di togliere la vita a Staffan. Subito dopo, decreta il massacro di tutti i bambini di Betlemme al di sotto dei due anni di età: il suo scopo era uccidere Gesù, il “re dei Giudei”, la cui nascita gli era stata confermata dai Magi. Conosciuta anche con il nome di “Staffan Stalledräng“, la ballata “Staffan och Herodes” è molto celebre sia in Svezia che in Finlandia, Danimarca, Norvegia e nelle Isole Faroe. Di recente è entrata a far parte dei cori di Santa Lucia, ma originariamente – come ho già accennato a inizio articolo – apparteneva al repertorio dei Cantori della Stella, in Svezia Stjärngosse, che la intonavano di casa in casa con i loro canti di questua.

 

I ragazzi stella della processione di Santa Lucia, con il tipico cappello a punta tempestato di stelle (foto di Holger Motzkau 2010, Wikipedia/Wikimedia Commons (cc-by-sa-3.0), CC BY-SA 3.0 <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0>, via Wikimedia Commons)

Gli Stjärngosse, nel periodo natalizio, si esibivano in ogni casa e fattoria per ricevere del cibo in cambio. Non era raro che improvvisassero versi dal carattere buffo, oppure eclatante, per sollecitare una ricompensa da parte delle famiglie, oppure che ricorressero a sottili minacce per non rimanere a stomaco vuoto. Nell’Ottocento, la ballata di Steffan cominciò ad associarsi a un evento ben preciso, la processione di Santo Stefano del 26 Dicembre. Il canto ispirato alla leggenda che Giovanni di Hildesheim narrò nel 1370 diventò parte integrante delle celebrazioni. Fino al 1770, invece, la tradizione degli Stjärngosse aveva implicato che “Staffan Stalledräng” venisse interpretato dai Cantori il giorno dell’arrivo a Betlemme dei Magi, per la loro implicazione nella leggenda. Oggi, i ragazzi stella della processione di Santa Lucia hanno preso il posto degli Stjärngosse: rappresentano i valletti della Santa, e indossano una sorta di divisa: camicione bianco ampio e lungo fino ai piedi e cappello a forma di cono ornato di stelle dorate. In mano tengono una candela, sostituita a volte da una bacchetta con la stella tipica degli Stjärngosse.

 

Il cappello dei ragazzi-stella svedesi tramutato in decorazione natalizia (foto Unsplash)

La versione svedese di “”Staffan Stalledräng” (che come abbiamo visto, in Scandinavia conta molteplici varianti) si concentra soprattutto sull’avvistamento della Stella di Betlemme da parte di Staffan e sulla sua fuga notturna, in cavallo, alla volta della grotta in cui era appena nato Gesù. Staffan, quindi, non viene fatto uccidere da Erode ma cavalca ininterrottamente “prima che il sole sorga”, come recita un verso del canto.

 

Una riproduzione dei protagonisti della processione di Santa Lucia (foto Pixabay)

 

Il Calendario dell’Avvento, un concentrato quotidiano di magia natalizia

 

24 Dicembre, vigilia di Natale: l’ultima finestra, l’ultima casella da aprire, per tutti coloro che hanno acquistato (o ricevuto in regalo) un Calendario dell’Avvento. Ho aspettato fino all’ultimo, prima di parlarvi di questo celebre simbolo del periodo che inizia la quartultima domenica antecedente al Natale e termina la notte di Vigilia. Il Calendario dell’Avvento, scandendo giorno dopo giorno l’attesa per la nascita di Gesù bambino, ci accompagna in un percorso immensamente intriso di magia natalizia. Ma come e quando è sorta questa affascinante tradizione? In genere la si riconduce ai luterani che popolavano la Germania tra l’Ottocento e il Novecento: furono loro i primi a farne uso. In seguito, il Calendario dell’Avvento si diffuse anche presso la popolazione di fede cattolica sia europea che statunitense.

 

 

Il primo Calendario dell’Avvento così come lo intendiamo oggi, fu un’intuizione dell’editore tedesco Gerhard Lang. Era il 1908; fino ad allora, in Germania vigeva la tradizione dei piccoli pacchetti natalizi destinati ai bimbi: venivano scartati l’uno dopo l’altro dal 1 al 25 Dicembre in attesa della Natività. Lang rielaborò questo spunto dandogli una nuova connotazione. Creò un Calendario dell’Avvento di cartone, dalla forma rettangolare, in cui a ogni giorno corrispondeva un’illustrazione diversa. L’anno successivo, perfezionò ulteriormente la sua creazione. Ritagliò tante finestrelle coincidenti con ciascun disegno: celavano angeli, cherubini, il Bambinello, tutti riprodotti in materiale cartaceo, che furono in seguito sostituiti da cioccolatini  e dolcetti natalizi. Lo sfondo raffigurato sul Calendario mostrava dei tipici soggetti dell’Avvento, ma in chiave infantile e deliziosa. Era tutto un tripudio di stelle, angioletti, scene tratte dalla vita di Gesù bambino, Babbi Natale, e poi ancora giocattoli, paesaggi innevati e temi del folklore natalizio. In Germania, intorno al 1920, i Calendari dell’Avvento in cartone cominciarono ad essere richiestissimi. Venivano illustrati con la caratteristica iconografia del Natale e riempiti di leccornie tradizionali del periodo. Fu proprio a quell’epoca che l’usanza del Calendario dell’Avvento si propagò anche al di fuori dei confini tedeschi, dapprima approdando nel Nord Europa e poi in America.

 

 

Con il passar del tempo, il Calendario dell’Avvento subì un’evoluzione inarrestabile. I regimi totalitari lo utilizzarono a fini propagandistici, dopodiché presero piede calendari dalle tipologie più disparate: sacchetti di stoffa numerati, casette di legno, pacchetti realizzati con carta da regalo…Persino gli edifici cittadini, in anni recenti, si sono tramutati in enormi Calendari dell’Avvento: ad ogni finestra corrisponde un giorno. In Europa e in America non è difficile imbattersi in questi calendari viventi; a “travestirsi” sono musei, negozi, scuole, municipi e via dicendo, senza distinzioni di sorta. Lo status di must natalizio per bambini è stato ormai completamente superato. I brand più prestigiosi hanno puntato sul Calendario dell’Avvento per coccolare i consumatori, proponendone ogni anno uno più bello dell’altro. Le sorprese, va da sé, si sono evolute insieme all’oggetto: nelle caselle è possibile trovare prodotti per il make up, chicche di design, candele profumate, gioielli, articoli di cancelleria, attraverso i quali è possibile regalarsi qualcosa quotidianamente. E il conto alla rovescia per il Natale si arricchisce di un ennesimo tocco di incanto…

 

Foto via Pixabay e Unsplash

 

Un Natale d’amore: gli auguri del Principe Maurice per il Natale 2024 – Speciale “Sulle tracce del Principe Maurice”

 

Un Natale dai mille volti e dalle mille sfaccettature: ecco come sarà il 25 Dicembre del Principe Maurice. La definizione, data la poliedricità dell’icona del Teatro Notturno, calza a pennello! Oggi Maurice torna su VALIUM per non mancare all’appuntamento con gli auguri rivolti ai suoi fan ed estimatori, ma lo ritroveremo a breve per una lunga chiacchierata dove ci racconterà tutte le news che lo vedono protagonista, compreso un progetto molto, molto speciale a cui ci ha accennato tempo fa. Torniamo, però, al Natale: quello del Principe si preannuncia in movimento, e tuttavia non sarà privo di momenti all’insegna del calore familiare. La foto di copertina di questo articolo è indicativa: un bel camino acceso attorno al quale riunirsi, chiacchierare, condividere la magia delle feste. Perchè Maurice, come ormai sapete bene, ha un animo profondo e una spiccata sensibilità; non è un caso che ami alternare i bagliori dei lustrini dei club al luccichio delle scintille del focolare. E’ il momento di lasciar spazio al nostro dialogo.  Vi invito a leggere l’intervista fino in fondo: gli auguri di Buon Natale del Principe, quest’anno, contengono un messaggio davvero toccante. E non si può che condividerlo appieno.

Le feste natalizie sono ormai imminenti. Le tue come saranno?

Purtroppo non riuscirò a stare in tranquillità con tutti i miei cari, anche perché la mia vita si dirama ormai tra Milano, Venezia e Palma di Maiorca. Passerò la notte di Vigilia a Palma, per il pranzo di Natale sarò a Milano con mia sorella mentre la sera stessa prenderò parte al Memorabilia in programma al Donoma Club di Civitanova Marche. Infine, tornerò a Milano per trascorrere Santo Stefano insieme a Flavia. Girerò come una trottola…e con tutte le difficoltà che oggi comporta il viaggiare in aereo, in treno e in macchina ho cominciato a camminare tantissimo, sono tornato alle origini dell’umanità! Camminare mi ha permesso di rimettermi in forma, mi ha ridato energia, anche perché camminando rifletti, pensi, fai, osservi…Il mio sarà un Natale in “pellegrinaggio” da una casa all’altra, un cammino di riflessione anche nei confronti della ricorrenza della nascita della straordinaria figura che è Gesù. Si può credere o non credere che sia il figlio di Dio, ma è innegabile che sia stato un profeta, una persona speciale, un portatore di bontà assoluta. Il Natale è una festa tenerissima. Io raccomando sempre di fare il presepe, perché il presepe appartiene alla nostra tradizione; l’albero di Natale lo inventò la Regina Vittoria per dare un’aria di festa al suo palazzo! Il mio Capodanno, poi, sarà pazzesco. Avrò l’onore di esibirmi in un evento al PalaRossini di Ancona, “The Sound of Glories”, patrocinato dal Comune del capoluogo marchigiano. E’ prevista anche una cena spettacolo dedicata a chi vuole aspettare la mezzanotte con noi: il menu gourmet e il mio dinner show, un format che tanto amo, saranno gli ingredienti base della serata.

 

 

Hai allestito anche quest’anno il tuo suggestivo e inconfondibile presepe “veneziano”?

No, purtroppo non ne ho avuto il tempo! In questo momento la mia vita è un vortice e voglio abbandonarmi completamente al suo impeto. A casa di mia sorella il presepe e le decorazioni non mancheranno, Flavia realizzerà i suoi ornamenti di design e a Palma di Maiorca il mio caro amico e assistente storico Sasha ha preparato un albero di Natale molto divertente, con addobbi “felini”, insieme a sua moglie Maryel: l’atmosfera natalizia, insomma, mi avvolgerà, seppure non nei panni di scenografo. Quest’anno sarò passivo, ammirerò le creazioni degli altri. Magari aggiungendo un tocco finale!

 

Casa Agosti vestita a festa con degli splendidi e preziosi addobbi

 

L’albero di Natale “felino” di Sasha e Maryel a Palma di Maiorca

Come ogni anno, i lettori di VALIUM attendono con gioia i tuoi auguri di Buone Feste. Quale messaggio dedichi loro per il Natale 2024?

Li invito a concentrarsi sulla riscoperta dell’amore. La nascita di Cristo è un atto d’amore di Dio nei confronti dell’umanità: Dio manda suo figlio tra noi per redimerci dai peccati. Ma al di là di questo risvolto religioso, dovremmo riscoprire il valore di volerci bene e di regalare (senza aspettarci nulla in cambio) amore il più possibile. Perché le cose vanno, vengono, si deteriorano, non piacciono più…mentre l’amore no, l’amore rimane. Quindi abbracciatevi, abbracciate i vostri cari, abbracciatevi tra voi, abbracciate voi stessi, se siete da soli: basta incrociare le braccia e stringerle attorno alle spalle perché il regalo di questo Natale sia anche e soprattutto l’amore. Con l’amore si sopportano tutte le intemperie della vita. Normalmente si augura salute, prosperità e via dicendo, ma se non c’è l’amore non c’è nulla. Che sia un Natale d’amore, quindi. Non occorrono regali che servono solo per esibire voi stessi. Il regalo più bello è un piccolo gesto, anche per strada: una persona che ti sorride…Una sera, per esempio, a Milano, ho incontrato una coppia di anziani che si tenevano per mano. Li ho fermati e gli ho detto: “Scusate, io non sono nessuno, ma devo dirvi che siete bellissimi! Posso abbracciarvi?” E loro, sorridendomi, mi hanno stretto forte. Un abbraccio è il regalo più bello, è aiutare chi ha bisogno davvero. Basta rinunciare a qualche leccornia o a qualche regalo inutile in più. Questo è un periodo difficile per l’umanità, dobbiamo riscoprire la potenza dell’amore. E nel “pacchetto amore” includo anche la pace: la pace interiore e la pace geopolitica; il mio augurio è che questa bella energia dell’amore possa circondare tutti e dare dei bei segnali anche ai potenti!

 

Il Natale milanese di Maurice