Solstizio d’Estate: rituali e tradizioni in giro per il mondo

 

Solstizio. Il tempo sembra fare una sosta e guardarsi intorno in una sospensione di luce.
(Fabrizio Caramagna)

 

L’estate arriva oggi, un giorno prima rispetto al 21 Giugno, esattamente alle 22.51. E pare che dal lontano 1796 il Solstizio non fosse mai caduto così in anticipo: stiamo parlando di ben 228 anni fa! Nell’emisfero boreale inizia l’estate astronomica, i raggi del sole sono posizionati perpendicolarmente al Tropico del Cancro e l’astro infuocato risplende alla massima altitudine. E’ il giorno più lungo dell’ anno: in Italia avremo dalle 14 e mezzo alle 16 ore di luce consecutive. Il Solstizio d’Estate rappresenta, fin da tempi remotissimi, una delle date più importanti e festeggiate dell’anno. Non è difficile immaginare il perchè: la potenza solare è al suo apice, emana un’energia che ha a che fare con la vita stessa. La natura esplode rigogliosa, è tempo di raccolto, che per gli antichi popoli costituiva il sostentamento quotidiano. Ho parlato con dovizia di particolari, negli anni scorsi, del Solstizio d’Estate e delle sue caratteristiche: per rileggere l’articolo del 2023, cliccate qui. Oggi, invece, andremo alla scoperta di come Litha (così i pagani chiamavano il sabbat che celebravano il 21 Giugno) viene celebrato in alcuni paesi del mondo.

 

 

In tutte le culture, il Solstizio d’Estate è una data fortemente connessa con il Sole, la vita e la natura (che sono infatti un tutt’uno). I festeggiamenti più comuni riguardano l’accensione dei falò, simboli solari che esaltano il vigore dell’astro e hanno una funzione beneaugurante e purificatoria. L’energia del Sole, per gli antichi popoli, si concentrava nelle “ley lines”, le linee temporanee che congiungono luoghi ed elementi dall’importante valenza mistica. Ciò valeva anche per i dolmen, i mehir e i cerchi di pietre, monumenti in cui rientrano i megaliti di Stonehenge: il giorno del Solstizio i cristalli di caricano di energia solare, e le pietre di Stonehenge, ricche di quarzo, sono direttamente coinvolte in questo fenomeno. Ecco perchè miriadi di moderni druidi e persone comuni si ritrovano ogni anno nel sito neolitico dello Weltshire, in Inghilterra, per ammirare l’alba del Solstizio.

 

 

Il Sole sorge sempre sulla Heel Stone, il megalito più massiccio che dista circa 75 metri dal complesso di pietre, e in inverno tramonta nello stesso punto. Nei paesi del Nord Europa si celebra la Mezza Estate (Midsommar), e i festeggiamenti vanno dal 21 al 25 Giugno: un periodo che include sia il Solstizio d’Estate che la ricorrenza di San Giovanni Battista. In Svezia, nelle zone rurali, le celebrazioni raggiungono l’apice tra tavolate all’aperto, bevande e cibo a volontà; tra le pietanze tradizionali troviamo le aringhe, le uova sode, le patate novelle bollite, il knäckebröd (un tipico pane croccante) spalmato di formaggio e fragole in abbondanza come dessert. Il clou della festa sono però i balli intorno al palo adornato di ghirlande floreali, il Midsommarstång , un rito antichissimo (pare che risalga al 1500) finalizzato a propiziare la fertilità della terra.

 

 

Un altro rituale immancabile nei paesi scandinavi è rappresentato dagli enormi falò che vengono accesi alla vigilia dei festeggiamenti. Come in molte altre località, i fuochi tengono a debita distanza le entità malvagie e sono di buon auspicio per il raccolto. La particolarità dei falò scandinavi è quella di ardere in prossimità dei laghi, dei fiumi o del mare, creando un effetto di immensa suggestività. In Finlandia, la Mezza Estate è la festa nazionale di maggior rilevanza. Viene considerata la “notte bianca” per eccellenza e si celebra in campagna: il sole di mezzanotte la dota di un scenario straordinario. Un tempo era comune sposarsi in queste date o compiere incantesimi inneggianti all’amore e alla fecondità. Molto importante era anche (e lo è tuttora) bere e gozzovigliare, poichè si pensava che il rumore spaventasse gli spiriti maligni e aprisse le porte alla fortuna. Oggi, all’ antico rito dei falò si alternano la sauna, le danze, le grigliate all’aria aperta e le gite in barca.

 

 

In Spagna le celebrazioni del Solstizio coincidono con la festa di San Giovanni Battista, e come in Italia le tradizioni della vigilia sono numerosissime: la principale riguarda l’accensione dei falò, che hanno una funzione purificatoria per l’esteriorità e l’interiorità di ognuno. Saltare sopra le fiamme è altamente beneaugurante. Più volte si salta, meglio è; farlo tre volte di seguito garantisce buona sorte fino alla fine dell’anno. Un altro rituale vede invece protagonista l’acqua, nello specifico quella dell’oceano: l’usanza del bagno di mezzanotte mira a scacciare le entità malvagie “annegandole” tra le onde.

 

 

A proposito di oceano, un’interessante cerimonia tradizionale si tiene al di là dell’Atlantico, precisamente in Bolivia: sulla Isla del Sol, collocata nel lago Titicaca, il popolo Quechua organizza festeggiamenti a base di danze e musiche tradizionali. Risuonano i tamburi, si espande l’ipnotica melodia del siku (un tipico strumento a fiato andino simile al “flauto di Pan”), si eseguono riti che omaggiano la Pachamama – in quecha “Madre Terra”,  venerata da tutti gli indigeni delle Ande – e inneggiano alla sua fertilità.

 

 

Ritorniamo dall’altra parte dell’oceano, dove in paesi dell’Est come la Polonia, la Bielorussia, la Russia, la Lituania e l’Ucraina il Solstizio si celebra la notte di Ivan Kupala, San Giovanni Battista, ovvero tra il 23 e il 24 Giugno per chi segue il calendario gregoriano. E’una festa molto sentita che include diversi rituali: tutte le donne indossano una corona di fiori, si accendono falò e ci si approvvigiona di erbe magiche, proprio come da noi. Anche in questo caso, il fuoco e l’acqua rivestono dei ruoli fondamentali. Il primo ha soprattutto una funzione divinatoria: secondo la tradizione, le coppie di fidanzati devono saltare sulle fiamme tenendosi per mano; se dopo il salto le loro mani rimangono unite, sono fatti l’uno per l’altra. Nell’acqua, invece, si gettano le corone di fiori delle donne, che a conclusione della festa vengono lasciate galleggiare lungo il fiume. Ma la notte di Ivan Kupala l’acqua la fa davvero da padrone: molti giovani la utilizzano per fare scherzi o bagnare le persone che passano per strada.

 

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Verso il Solstizio d’Estate

 

Manca solo un giorno al Solstizio d’Estate, il giorno più lungo dell’anno. Assisteremo al trionfo del Sole, che regnerà incontrastato per quindici ore, ma anche la notte ci riserverà delle sorprese irresistibili: Giugno è il mese migliore per osservare la Via Lattea, e il 22 farà il suo ingresso una splendida luna piena, la Luna delle Fragole. Anche la moda si rende partecipe di questo magnifico spettacolo naturale. Ed è così che all’ oro, colore-simbolo del Solstizio, affianca un argento lunare e un rosso che inneggia al tramonto, momento di congiunzione tra notte e giorno. Ho scelto alcuni look a tema dalle collezioni Primavera Estate 2024.

 

Genny

Blumarine

Elisabetta Franchi

Vivienne Westwood

Coperni

Chloé

N.21

Alberta Ferretti

Peter Do

Escorpion

Maitrepierre

 

Wild Hair

 

Con il Solstizio d’Estate che si avvicina (cadrà il 20 Giugno), il tema della natura – che ha fatto da filo conduttore la settimana scorsa – non può concludersi in un batter d’occhio. In questi giorni, quindi, tornerà ad insinuarsi in tutti gli articoli. Prova ne è il post di oggi, dedicato all’hairstyle: la chioma dell’estate, al di là delle tendenze, si impregna di esuberanza estiva e ritrova la sua libertà. I capelli sono ondulati, quasi sempre sciolti sulle spalle, catturano i riflessi della luce solare e si muovono con il vento. Recuperano, insomma, quel lato selvaggio che rimanda all’impeto della natura. Di tagli, dettagli e stili ci occuperemo in seguito più approfonditamente. Buon inizio settimana, e come sempre…stay tuned!

 

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“Vi è un incanto nei boschi”, una poesia di Lord Byron

 

Vi è un incanto nei boschi senza sentiero.
Vi è un estasi sulla spiaggia solitaria.
Vi è un asilo dove nessun importuno penetra
in riva alle acque del mare profondo,
e vi è un armonia nel frangersi delle onde.
Non amo meno gli uomini, ma più la natura
e in questi miei colloqui con lei io mi libero
da tutto quello che sono e da quello che ero prima,
per confondermi con l’universo
e sento ciò che non so esprimere
e che pure non so del tutto nascondere.

Lord Byron

 

 

I fiori di campo e la loro bellezza selvaggia

 

Che posto solitario sarebbe un mondo senza fiori di campo!

(Roland R. Kemler)

 

Cominciano a sbocciare già all’inizio della Primavera, e in Estate trionfano in tutto il loro splendore: i fiori di campo sfoggiano una bellezza selvaggia e costellano le distese campestri di una miriade di colori. Nascono spontanei, non hanno bisogno della semina nè della coltivazione, eppure sono meravigliosi. Non è un caso che siano stati immortalati da alcuni degli artisti più celebri di tutti i tempi: ricorrono nei dipinti di Claude Monet, Vincent Van Gogh, Gustave Klimt…Gli Impressionisti, che dipingevano en plein air in mezzo alla natura, li adoravano letteralmente. Anche perchè la loro comparsa nei prati, nei campi e nel sottobosco coincideva con il risveglio della natura. A sbocciare per prime sono le margherite, i cosiddetti occhi della Madonna (fiori di Veronica) e le primule; successivamente spuntano il tarassaco (su VALIUM ho parlato del buon miele che si ottiene da questa pianta) e la camomilla. Quando il clima si fa più caldo, e il sole invade i campi in attesa della mietitura, ecco che i papaveri cominciano a schiudersi; i loro petali rossi e impalpabili vibrano di rutilante splendore. In aree più ombreggiate ed erbacee, invece, le campanule e i muscari non passano inosservati. Questi ultimi, costituiti da raggruppamenti di piccoli fiori color indaco lungo uno stelo tubolare, sono utilizzatissimi anche come pianta ornamentale per la scenograficità della loro nuance. Ma oltre a quelli già citati, quali sono i fiori di campo più conosciuti?

 

 

Il fiordaliso, ad esempio, azzurrissimo e al centro di due affascinanti leggende della mitologia romana. Ma anche l’anemone, detto il fiore del vento, e poi la margherita di mais (glebionis segetum), così soprannominata perchè somiglia a una margherita completamente gialla. E ancora, la viola del pensiero, la viola riviniana, il ranunculo favagello.

 

 

La digitale rossa colpisce per il contrasto tra il suo nome ed i suoi fiori, infiorescenze pendule tipicamente viola, mentre il garofano dei poeti è diventata una nota pianta ornamentale, come d’altronde l’adonide estiva. Tra i fiori di campo troviamo anche il gittaione, la lantana, la dimorphoteca sinuata, con i suoi colori vivaci, il farfaraccio maggiore.

 

 

E infine il tussilago farfara, dai caratteristici petali giallissimi e sottili. A questa pianta venivano attribuite proprietà medicamentose sin dai tempi dell’antica Roma: pare che il suo nome derivi dal latino “tussis”(tosse), una patologia che il tussilago si era rivelato molto efficace nel curare.

 

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Ode alla Natura e ai Quattro Elementi

 

Ristabilire un contatto con la natura, il nostro habitat primigenio. Riscoprire la sua meraviglia, la sua infinita perfezione. Ripristinare un contatto fisico con il suolo, camminando a piedi nudi: che si tratti di sabbia, terra, erba o un campo di papaveri non importa, ciò che conta è sentirsi un tutt’uno con la Madre Terra. Rimanere senza fiato davanti alla rigogliosità dei boschi, l’immensa distesa del mare, la suggestività di un lago. Estasiarsi di fronte a un’alba, un tramonto, il crepuscolo e le sue luci soffuse. Riconnettersi con la natura è riconnettersi con i quattro elementi, trait d’union per eccellenza tra il microcosmo dell’uomo e il macrocosmo naturale: in tutte le cosmogonie, il loro equilibrio garantiva la sopravvivenza umana e cosmica. Riconnettersi con la natura è avvalersi dei cinque i sensi per riallacciare un legame con il nostro pianeta e le sue bellezze. Ho voluto dedicare la nuova photostory di VALIUM proprio a questo concetto.

 

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Dal grano al pane: le principali varietà presenti in panetteria

 

Il pane conserva quasi una maestà divina. Mangiarlo nell’ozio è da parassita; guadagnarlo laboriosamente sembra un dovere; rifiutarsi di dividerlo è da crudeli.
(Charles Pierre S. J.)
Giugno è anche il mese del grano e della mietitura. Ne parleremo a brevissimo più approfonditamente; intanto, voglio soffermarmi sul prodotto legato al grano per eccellenza, l’alimento nutrizionale di base di ogni civiltà: il pane. Chi vuole saperne di più sulle sue proprietà e i suoi benefici, può cliccare qui.  Quello che mi interessa oggi, invece, è focalizzarmi sui principali tipi di pane in commercio. Sto parlando di pane genuino, quello che i fornai sfornano quando il cielo è ancora buio. Per chi è abituato a vivere l’alba, non esiste aroma più delizioso: è un dato di fatto accertato anche scientificamente. Uno studio dell’Università della Bretagna del Sud, infatti, ha evidenziato come il profumo del pane appena sfornato infonda benessere, buonumore e una buona disposizione nei confronti del prossimo nelle persone. Quali sono, quindi, varianti regionali a parte, le tipologie di pane disponibili in panetteria? Andiamo subito a scoprirlo.
Il pane comune
E’ il pane nella sua quintessenza: si prepara con farina (raffinata o meno), lievito di birra e sale, ma quest’ultimo ingrediente è facoltativo. Contiene circa 290 calorie in 100 grammi di prodotto.
Il pane integrale
Quello classico, detto anche “pane nero”, viene realizzato utilizzando la farina integrale (ovvero ottenuta dal chicco integro e senza l’aggiunta di crusca). E’ caratterizzato da un impasto denso per la notevole quantità di acqua assorbita dalla farina, che viene affiancata dal sale e dal lievito. Il pane integrale, ricco di fibre e proteine, viene considerato un toccasana per la salute. 100 grammi di prodotto contengono 224 calorie.
Il pane speciale
E’ un pane che viene insaporito con una buona quantità di semi. Possono essere di sesamo, chia, papavero, zucca e lino, ma anche la frutta secca e l’uvetta sono molto utilizzate. Si aggiungono inoltre birra o vino e a volte delle spezie, tipo la curcuma.
Il pane ai cereali
Tra i suoi ingredienti, come dice il nome, risalta un mix di cereali: un ottimo modo per aggiungere ferro alla dieta. Può contenere la segale, il farro, il kamut, ovvero il grano turanicum, che è un tipo di grano altamente proteico. Riguardo al contenuto calorico, il pane di farro riporta i valori più bassi: 211 calorie in grammi di prodotto. Il pane di segale raggiunge un numero di calorie leggermente maggiore, 219 calorie in 100 grammi, mentre 100 grammi di pane kamut contengono quasi 360 calorie.
Il pane soffice
E’ arricchito di ingredienti extra che vanno ad aggiungersi all’acqua dell’impasto: solitamente vengono utilizzati il latte, l’olio, il burro, lo yogurt e lo strutto, che rendono questo tipo di pane estremamente soffice. Si trova spesso sotto forma di panini. Quelli al latte, ad esempio, sono morbidissimi e tondeggianti. Per quanto riguarda le calorie, i panini all’olio e al latte ne contengono, rispettivamente, 299 e 295 in 100 grammi di prodotto.
Il pane azzimo
Gli ingredienti che lo compongono sono l’acqua e la farina di cereali, ma manca il lievito. Questo tipo di pane, inoltre, non passa attraverso il processo di fermentazione. Per quanto riguarda le calorie, nel pane azzimo se ne contano 377 in 100 grammi.
Il pane bianco
Contiene farina di frumento priva di crusca e verme, eliminati precedentemente, che di frequente diventa candida grazie all’aggiunta di diossido di cloro o bromato di potassio. 100 grammi di pane bianco contengono 265 calorie.

Le lucciole e i loro magici bagliori: come possiamo salvarle dall’estinzione

 

Della loro sparizione, nel 1975, scrisse anche Pier Paolo Pasolini sul Corriere della Sera. Eppure, in quegli anni erano molto più numerose rispetto ad oggi: le lucciole rimangono un incantevole ricordo d’estate per molti, compresa la sottoscritta. Quel lampeggiare magico nelle notti afose è indimenticabile. Bastava scendere in giardino e osservare il tripudio di lucine intermittenti che scintillava nel buio. Oggi, purtroppo, le lucciole sono pressochè scomparse. Almeno in città. E così pare che avvenga in tutto il mondo. Un esempio? Negli USA, ben 18 specie sono a rischio di estinzione. Questi coleotteri, detti Lampiridi e appartenenti alla famiglia Lampyridae, sono diffusi in ogni angolo del globo e vantano circa 2000 specie. In Europa sono presenti prevalentemente la Luciola Italica, la Luciola Lusitanica e la Luciola Novaki; non è difficile rintracciare le prime due anche in Italia. L’habitat dei Lampiridi è molto vario. Predominano i boschi, i giardini e in generale tutte le aree umide, come gli stagni, i fiumi, gli acquitrini e le paludi. Tutto ciò è strettamente associato al loro ciclo di vita, dato che le lucciole trascorrono la maggior parte dell’esistenza nel sottosuolo o a contatto con l’umidità del terreno. La metamorfosi passa attraverso quattro stadi: uovo, larva, pupa e adulto; già nella fase larvale, le lucciole si cibano ampiamente di lumache e lombrichi. Nelle zone umide, quindi, godono delle condizioni esistenziali ideali.

 

 

Quando diventano adulti, tuttavia, i Lampiridi si focalizzano totalmente sulla riproduzione e il nutrimento passa in secondo piano. Il loro accoppiamento si svolge grazie a un rituale particolarissimo basato sull’ emissione di luce: questo fenomeno, chiamato bioluminescenza, si verifica al calar del buio e prosegue con l’oscurità notturna. Il rito viene avviato dal maschio, che si libra nel cielo del crepuscolo emanando bagliori intermittenti. Il suo è un segnale di via libera al corteggiamento, l’indicazione della propria disponibilità. Bisogna aggiungere che solo il maschio è in grado di volare, la femmina si muove sul terreno o sugli steli delle piante; quando il maschio attiva la bioluminescenza, la femmina la attiva a sua volta se è interessata all’accoppiamento. Il maschio la raggiunge e ha inizio il rituale. Ma che cos’ha a che fare, tutto questo, con la scomparsa delle lucciole? Ha a che fare eccome: a causa dell’inquinamento luminoso, i segnali lampeggianti che i Lampiridi si inviano prima della riproduzione vengono quasi totalmente vanificati. Le città e le periferie, con la loro sovrabbondanza di luci, insegne e lampioni, rendono la bioluminescenza delle lucciole pressochè impercettibile.

 

 

Un altro ostacolo alla sopravvivenza dei Lampiridi è rappresentato dal massiccio utilizzo dei pesticidi chimici, che si rivelano fatali per le lucciole e per le larve. Anche il fenomeno dell’urbanizzazione, comportando una notevole riduzione dell’habitat di questi coleotteri, contribuisce a contrastare la loro presenza: fossi, stagni e piccoli corsi d’acqua diminuiscono, così come le zone paludose. In molte aree del mondo sono stati creati speciali punti di osservazione delle lucciole, soprattutto laddove i Lampidiri accentuano il fascino di determinati luoghi turistici. Le Great Smoky Mountains degli Stati Uniti, ad esempio, il Daan Forest Park di Taiwan e Nanacamilpa, in Messico, che proprio le lucciole hanno reso celebre. In queste zone, delle traiettorie sopraelevate apposite favoriscono la protezione dei coleotteri, che durante l’accoppiamento (oltre che, come abbiamo visto, in molti altri casi) rimangono ancorati al suolo. Gli esperti consigliano di seguire accuratamente quei percorsi per evitare di calpestare le lucciole, e di evitare l’utilizzo di una torcia per arginare l’inquinamento luminoso.

 

 

In molti, inoltre, organizzano le cosiddette “lucciolate”, promosse da svariati enti ambientalisti, che risultano sempre affollatissime. Cosa fare, in conclusione, per arrestare la progressiva estinzione delle lucciole? Innanzitutto, impariamo a rispettarle e a rispettare il loro habitat. Magari, adottando gli accorgimenti necessari per ricreare le condizioni di umidità ideale nel nostro giardino, oppure per eliminare l’inquinamento luminoso di cui siamo direttamente responsabili: regoliamo l’intensità delle luci che circondano la nostra casa con strumenti appositi, chiudiamo tende o persiane affinchè la luminosità dei lampadari non si propaghi negli spazi esterni. Possiamo fare attenzione a non calpestarle, se vediamo delle lucciole in giardino, e infine, last but least, dobbiamo assolutamente interrompere quel gioco crudele che aveva come scopo il catturarle per rinchiuderle in un vaso di vetro. Se poi volete saperne di più su questi magici coleotteri, vi invito a visitare il sito lampyridae.it

 

Giugno

 

Com’è gradevole il tiglio nelle sere di Giugno!
L’aria è si dolce che a palpebre chiuse
annusi il vento che risuona – la città è vicina –
e porta aromi di birra e di vino…
(Arthur Rimbaud)

 

Ecco che arriva Giugno, il primo mese dell’Estate, anche detto Mese del Sole. Al Solstizio manca una ventina di giorni, ma l’aria è già calda e le giornate sono sempre più lunghe. Il 20 Giugno (il Solstizio d’Estate cadrà in questa data) le ore di luce trionferanno e inizierà l’incantato periodo che con la notte di San Giovanni raggiunge il suo culmine. Nell’ antica Roma, Giugno era il mese dedicato a Giunone: la divinità latina, moglie di Giove e dea del parto e del matrimonio, era anche il simbolo della fecondità della terra e ispirò il nome, Iunius, che i romani diedero a questo mese. A Giugno la natura esplode in tutto il suo splendore, maturano i frutti più succosi e l’orto ci regala prelibate primizie. Ma Giugno è anche e soprattutto il mese della raccolta del grano, da sempre elemento base del nostro nutrimento. La mietitura è un’autentica festa: mesi e mesi di lavoro ininterrotto vengono coronati dall’abbondanza e ci si prepara a inaugurare la nuova annata agricola.

 

 

Giugno ha trenta giorni ed è il sesto mese del Calendario Gregoriano. Astrologicamente predominano i segni zodiacali dei Gemelli e del Cancro, mentre dal punto di vista cromatico il Mese del Sole si associa sia al giallo che al verde. Anche le pietre preziose che lo contraddistinguono sono più d’una: l’ Alessandrite, la Perla e la Pietra di Luna. Questa molteplicità, forse, deriva dal fatto che Giugno è un’esplosione di vita, ed è difficile puntare su un unico emblema che lo caratterizzi. Tornando alle pietre, osserviamone per un momento le particolarità. L’ Alessandrite è una gemma rara declinata in sfumature che vanno dal verde al rosso lampone; la Perla, che tutti conosciamo, era il gioiello preferito da Elisabetta I d’Inghilterra (non a caso ribattezzata la “regina perla”); la Pietra di Luna è una pietra straordinaria, color bianco ghiaccio e attraversata da bagliori iridescenti. Le ricorrenze celebrate in Italia questo mese sono la Festa della Repubblica (il 2 Giugno) e San Giovanni Battista (il 24 Giugno), una solennità che segue al Solstizio d’Estate ed è associata a un tripudio di suggestive tradizioni. E’ importante sapere, peraltro, che a livello astronomico San Giovanni si colloca in esatta contrapposizione al Natale.

 

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Il Focus

 

L’Estate è sempre più vicina: i look si semplificano, ci si scopre per godere dei primi tepori. C’è voglia di contatto con la natura, di lasciarsi baciare dai raggi del sole.Nei campi è un tripudio di papaveri, fiori di campo rutilanti ma dalla bellezza eterea e delicata. Il make up si ispira a quella leggerezza, pur senza replicarne i colori, e diventa meravigliosamente naturale: fondotinta impalpabili dall’effetto glow luccicano e risplendono di luce solare, i blush esaltano gli zigomi con una soave doratura.

 

 

Lipgloss illuminanti, rimpolpanti e golosi avvolgono le labbra in finish che grondano di lucentezza. Le sopracciglia rimangono folte, come natura le ha fatte. E sul viso campeggia una miriade di lentiggini che il sole accende ed intensifica…

 

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