Della pace immortal tutto è un sospiro
(Augusto Conti, da “I discorsi del tempo in un viaggio in Italia”, 1867)
Il blog di Silvia Ragni
Della pace immortal tutto è un sospiro
(Augusto Conti, da “I discorsi del tempo in un viaggio in Italia”, 1867)
Giovedì abbiamo parlato dell’uovo, ma la Pasqua è una solennità piena zeppa di simboli che affondano le loro radici nella religione, nella cultura e nel folklore. La Resurrezione di Cristo, avvenuta tre giorni dopo la sua sepoltura, rappresenta la festività più importante del Cristianesimo: con il passar dei secoli si è andata ammantando, quindi, di molteplici connotazioni simboliche. Di alcuni di questi emblemi si sono perse le origini, mentre altri sono diventati così celebri da essere dati per scontati. Facciamo un po’ di chiarezza e addentriamoci nella ricca iconografia pasquale.
L’agnello
Simbolizza il sacrificio di Gesù, che ha dato la vita per l’uomo. La tradizione di mangiare agnelli risale alla Pasqua ebraica, il cui nome, Pesah, indicava originariamente la liberazione, ad opera di Mosè, dai lunghi anni di schiavitù che gli Ebrei sperimentarono in Egitto. Fu Mosè, infatti, a guidare il loro esodo verso la Terra promessa. Durante la Pasqua ebraica era tassativo cibarsi degli agnelli per commemorare la salvezza: quando Dio inviò l’ultima piaga, che uccise ogni primogenito egiziano, gli Ebrei (su direttive di Mosè) sacrificarono degli agnelli. Li mangiarono insieme al pane azzimo e tinsero gli stipiti delle porte con il loro sangue. In questo modo, Dio avrebbe potuto riconoscere le loro dimore e risparmiare i loro primogeniti.
La campana
Il giorno di Pasqua, le campane suonano festosamente per celebrare la Resurrezione di Gesù. Il loro suono comunica gioia, simboleggia la gloria di Gesù risorto. Il Venerdì Santo, invece, giorno della morte di Gesù, le campane suonano a lutto.
La colomba
Simboleggia la Pace, ma anche lo Spirito Santo, ovvero il Terzo Membro della Santissima Trinità. La Colomba è una figura strettamente legata al Diluvio Universale. Quando il Diluvio si placò, Noè ordinò a una colomba di volare fuori dall’ Arca. La terza volta che lo fece, la colomba tornò con un ramoscello d’ulivo nel becco. Per Noè fu un chiaro simbolo della riconciliazione tra Dio e l’uomo. La colomba divenne quindi un emblema di Pace e della rinascita di Gesù, che si immola sulla croce per la nostra Redenzione: Gesù auspica un mondo all’insegna della Pace e della comunione tra gli uomini. All’inizio del XX secolo, la forma di una colomba cominciò a identificare il dolce pasquale per eccellenza.
Il coniglio
La lepre, con l’avvento del Cristianesimo, era un simbolo di Cristo. Questo animale infatti non ha una tana, in Primavera vaga liberamente nel bosco. E Cristo si era definito privo di una dimora, di un luogo che lo ospitasse, che gli garantisse il dovuto riposo. Il coniglio vero e proprio, in particolare il coniglio bianco, è una figura molto presente nei paesi del Nord Europa e in quelli anglosassoni (se vuoi saperne di più, rileggi qui l’articolo che VALIUM gli ha dedicato): viene chiamato Easter Bunny e ha il compito di distribuire ai bambini le uova di cioccolato. Probabilmente il coniglio, essendo un animale molto prolifico e che fa la muta in Autunno e in Primavera, divenne un emblema di rinnovamento e di rinascita.
La croce
All’epoca dell’Impero Romano, una croce di legno veniva utilizzata per dare la morte ai condannati: li si crocifiggeva infliggendo loro un supplizio che provocava una lenta agonia. A rendere ancora più atroce il tormento era la flagellazione che lo predeceva. Gesù venne condannato a morte per crocifissione in quanto la Palestina, all’epoca, faceva parte dell’Impero Romano d’Oriente. Quando Gesù risorse, i credenti cristiani assursero la Croce a simbolo della loro religione e tramutarono quello strumento di tortura in un potente emblema di fede.
Il fuoco
Con il fuoco che tradizionalmente arde davanti alle chiese la notte di Pasqua, viene acceso il cero pasquale. E’ un rito molto importante a cui i fedeli assistono in massa: il fuoco simboleggia, la vita, la luce, il calore che sconfiggono la morte, l’oscurità e il gelo, ma anche il rinnovamento dello spirito e la luminosità che ci guida verso lo splendore eterno.
L’acqua
In questo caso, l’acqua è quella del fonte battesimale: durante la veglia pasquale, infatti, si celebra un gran numero di battesimi. L’acqua ha una valenza purificatrice, e il battesimo è un momento di passaggio dal buio alla luce. Battezzandosi si diventa figli di Dio, si abbraccia la luce e si lasciano le tenebre del peccato alle spalle. Con il battesimo rinasciamo a vita nuova proprio come Gesù è morto e risorto.
L’ulivo
Quando la colomba dell’ Arca ritornò da Noè con un ramoscello di ulivo nel becco, Noè capì subito che l’ira di Dio nei confronti degli uomini era terminata. Il Diluvio Universale si era concluso, la Terra poteva ricominciare a popolarsi. L’ulivo, dunque, divenne un emblema di pace. La Domenica delle Palme, quella che precede la Pasqua, i rami d’ulivo vengono benedetti in ricordo dell’ingresso trionfale di Gesù a Gerusalemme, dove venne salutato da una folla entusiasta che agitava rami di palma e ulivo.
“Al centro del Golfo di Botnia, quasi a metà strada tra la Finlandia e la Svezia, si trovano delle isolette verdeggianti, le Isole delle Piume. Sono un vero splendore! Nessuno crederebbe mai che nel bel mezzo del mare inospitale, dove nelle notti d’autunno le onde sono alte come case e le navi rischiano il naufragio, ci siano delle isole così belle, verdi e soleggiate a offrire un riparo sicuro al navigante stanco. Lì non imperversano tempeste, non si frangono le onde, nè i gabbiani levano i loro gridi monotoni. Lì tutto respira pace e serenità: il vento si placa, le onde sonnecchiano, gli uccelli cantano in sordina e il chiaro di luna sparge i suoi riflessi dorati sugli alberi e sui fiori profumati che si dissetano alla rugiada nel fresco della sera. Ah che sollievo, che conforto, per chi su una barchetta lotta tra i flutti della vita, trovare riparo su un lido bello e propizio come le Isole delle Piume. Molti però le cercano invano: vengono sballottati dai flutti giorno e notte senza mai avvistarle. Altri per scovarle darebbero mari e montagne d’oro, eppure per loro quelle isole felici restano immerse negli abissi marini. Perchè le Isole delle Piume sono un luogo strano e misterioso. Non c’è marinaio abbastanza abile ed esperto, avesse pure fatto il giro del mondo, da trovarle alla luce del giorno, quando splende il sole e uomini e bestie lavorano di buona lena. Se invece è stanco per la fatica e la lunga veglia e si corica nella sua barchetta dopo aver recitato le preghiere della sera, ci arriva di sicuro, come guidato dalla bussola e dalle carte nautiche. Perchè alle Isole delle Piume ci si arriva solo attraverso tre rotte imperscrutabili, chiamate lavoro sodo, buona salute e coscienza tranquilla.”
Zacharias Topelius, da “Le Isole delle Piume”, in “Castelli d’Aria e altre fiabe finlandesi” (Edizioni Iperborea, 2023)
E’ uno degli appuntamenti natalizi più attesi: gli auguri che il Principe Maurice porge ai lettori di VALIUM sono ormai un’istituzione. E il Principe è arrivato puntuale anche quest’anno, sulla scia di un’atmosfera festaiola che lo circonda già dal 15 Novembre scorso. In quella data, infatti, Maurice ha compiuto 60 anni e ha celebrato il suo “giubileo di diamante” con un doppio, spettacolare evento: il primo si è tenuto al leggendario Plastic di Milano, il secondo all’ Odissea Fun City di Spresiano Veneto, dove praticamente è di casa. E’ quasi superfluo dire che la nostra conversazione, stavolta, non poteva che iniziare con un focus sul suo compleanno…
Come ci si sente quando l’età avanza e, come te, si rimane giovani dentro e fuori?
Beh, la dicotomia si esaspera sempre di più ma ancora ci sto dentro! (ride, ndr) Certo, sono fortunato a conservarmi in buona forma e frequentando i giovani, che trovo splendidi, curiosi e stimolanti, vivo di una freschezza empatica straordinaria. Sono sempre più convinto che la vecchiaia sia in realtà più legata alla rinuncia a vivere intensamente e quindi a uno stato psicologico più che fisico. Anche se, obiettivamente, qualche fragilità comincia ad affacciarsi…
L’albero Natale di Piazza San Marco, a Venezia
Quali sono i tre principali insegnamenti che hai appreso nei tuoi primi 60 anni di vita?
Ho potuto verificare che i miei valori fondamentali di Libertà, Dignità e Amore sono sempre stati presenti e continueranno ad esserlo fino alla fine dei miei giorni, ma potrei aggiungere un altro principio conquistato col tempo: la consapevolezza di essere una persona, un artista che sta lasciando un segno. Senza presunzione ma anche senza falsa modestia.
Quando credi che inizierai a sentirti vecchio?
Temo di avere la sindrome di Peter Pan…(ride, ndr)
Come trascorrerai il giorno di Natale?
La Vigilia la passerò con Flavia a Milano e per il pranzo di Natale mi riunirò con mia sorella Lorella e famiglia…Ma la sera del 25 sarò con la mia grande famiglia del Memorabilia. Dove? Al Matrioska, una discoteca di Deruta!
A Natale tutti al Matrioska di Deruta (PG), per passare una serata indimenticabile con il Principe Maurice e il mitico staff del Memorabilia!
In un mondo flagellato dai conflitti armati, dai femminicidi e dalla povertà crescente, quali sono gli auguri di Natale che porgi alla Generation Z?
Siate tenaci, siate giusti, siate sensibili e onesti intellettualmente. Siate capaci di fare la rivoluzione dell’Amore! Che sia un Natale di Pace tra le persone, tra i popoli, tra l’uomo e Madre Natura…
Natale in ViaSpiga15: Maurice insieme a Sabrina Iencinella Percassi
Natale a Milano: una festa con alcuni amici in ViaSpiga15…
…in giro per la città…
…e da Dolce & Gabbana
Un altro scatto del Natale di Venezia, città adottiva del Principe
Photo courtesy of Maurizio Agosti
“Opposto alla terra è il mare. Non permette sguardi dall’ alto, è orizzontale, pari. Ferma i passi e però è pure strada spianata. Lo vedesti calmo, senza una sponda in vista, fino a dove l’aria si confondeva con l’acqua. Ti venne voglia di salirci sopra. Eri arrivata al tuo punto di partenza. Rimanesti a fissarlo, una lastra lucente sotto il sole. Avevi la spinta a staccarti da tutto. Non ti aspettavi pace. In pochi giorni ti erano stati addosso tuo padre, dei gendarmi, dei banditi. Vedesti il mare, fine delle corse. Coi soldi dei capelli comprasti la tela cerata per lavorare a bordo, oltre al primo libro, l’alfabeto italiano. Dalla prima notte che dormimmo in barca non hai più dormito in terraferma. I tuoi figli sono stati concepiti a bordo di una chiatta. Scrivevi che era un ormeggio che si poteva sciogliere. Mi scrivesti, con la mano incerta delle prime lettere, del brevetto di subacqueo che avevi preso per lavorare alla pesca del corallo. Per mezz’ora di raccolta ci volevano ore di decompressione con le bombole. Lui restava a bordo. Scendevi con la lampada nell’ oscurità dei fondali lungo i fianchi di un vulcano sommerso. Ti sentivi al sicuro sul fondo del mare. I tuoi pericoli erano in terraferma. Shangai: il suo nome in cinese vuol dire stare al di sopra del mare. Avrei dovuto dirtelo. Sento di avvicinarmi a un punto simile a quello che è stato per te il mare. “
Erri De Luca, da “Le regole dello Shanghai”
Lo avevamo lasciato tra le brume halloweeniane e lo ritroviamo sotto lo splendente sole di Palma di Maiorca: il termometro segna 22 gradi, la vegetazione rievoca atmosfere tropicali. Il Principe Maurice è nel suo buen retiro per festeggiare il Natale (non importa se in anticipo, e più avanti capirete il perchè) con i tanti amici che vivono sull’isola. Cene, party e aperitivi si susseguono, l’allegria è incrementata dalla perenne estate maiorchina, l’ esuberanza dei colori si riflette persino nel presepe che Maurice ha allestito. Ma il Principe è di buonumore a prescindere. Il Natale è una delle ricorrenze che preferisce: un break da condividere con le sue molteplici famiglie, dove per “famiglia” si intendono i vincoli di sangue così come le amicizie e i legami professionali di lunga data. Non è un caso, quindi, che le festività di Maurizio Agosti Montenaro Durazzo – questo il (nobile) nome con cui è registrato all’ anagrafe – si snodino tra le location più disparate. Tra un volo e l’altro sono riuscita a rintracciarlo proprio a Palma, ed è da qui che invia il consueto messaggio di auguri a tutti i lettori di VALIUM: perchè anche noi, da un po’ di tempo a questa parte, siamo onorati di rappresentare una delle sue famiglie!
Innanzitutto tanti cari auguri, Maurice. So che nel 2020 ci sorprenderai con una serie di performance inedite e sempre più esplosive, ma intanto raccontaci come sarà il tuo Natale…
Come hai anticipato, il mio Natale sarà suddiviso tra tanti luoghi e tante famiglie. Dalla famiglia vera e propria – ossia da mia sorella – vado ormai da anni il giorno di Santo Stefano, quando ci riuniamo insieme ai pochi parenti rimasti, e con i miei pronipotini il Natale sarà ancora più dolce. In questi giorni però sono a Palma, sull’ isola di Maiorca, con la famiglia costituita dai miei cari amici del posto: ho un programma di feste prenatalizie molto fitto, molto bello e interessante, oltre che appuntamenti di lavoro per eventi da realizzare qui nel 2020. Ve ne parlerò piu avanti! Quindi, dopo una serie di cene e di cocktail tra Milano, Roma e Maiorca, la vigilia di Natale la passerò probabilmente a Venezia, a casa mia, e spero di riuscire ad andare alla messa di mezzanotte di San Marco (augurandomi che non ci sia l’acqua alta) perché io adoro le vigilie, le celebrazioni, le messe: sono cattolico, e in fondo amo questa tradizione. Il fenomeno dell’acqua alta a Venezia è sempre piu frequente, la Basilica è stata danneggiata e dato che con immensa emozione, il 20 Novembre scorso, ho avuto l’onore di accendere le luminarie di Piazza San Marco insieme al sindaco Luigi Brugnaro, vorrei completare il mio iter natalizio assistendo ad una messa meravigliosa, con un grande coro, come lo è quella di San Marco la notte della vigilia. Il giorno di Natale sarò invece a Treviso per un pranzo dai Venerandi: un’ altra mia famiglia. Sono i titolari dell’ Odissea, un locale a dir poco incredibile, e organizzeranno un pranzo di Natale riservato agli amici e ai familiari. Io con loro collaboro moltissimo e sarà un piacere prendere parte a questo appuntamento! Dopodichè, subito in treno fino a Milano, dove già in serata andrò da mia sorella per la consueta riunione familiare di Santo Stefano. Dovrò organizzare un intero Tir di giocattoli destinati ai nipotini, perché mi piace tanto fare il Babbo Natale di turno. Preferisco fare Babbo Natale piuttosto che la Befana! (ride, ndr) Infine, tra il 27 e il 30 Dicembre preparerò il Capodanno che passerò a Treviso, all’ Odissea, dove ho in programma un megaspettacolo. L’ anno scorso ho portato con me un cavallo dalle sembianze di unicorno. Stavolta ho in serbo una grande sorpresa, ma ve la svelerò solo a posteriori per non “fare spoiler”! Le mie feste sono movimentate come la mia vita, però devo dire che sono gioiose e ben condivise. Il Natale, secondo me, va vissuto proprio con questo spirito.
Il Principe, testimonial per l’accensione delle luminarie natalizie in piazza San Marco, insieme al sindaco di Venezia Luigi Brugnaro.
Gli auguri di Natale del Principe Maurice, per VALIUM, sono ormai un’ istituzione: quali parole dedichi ai nostri lettori in questa attesissima occasione?
I tempi che viviamo sono strani, duri. Sono tempi dove si hanno poche certezze dal punto di vista politico, sociale ed economico. E’ importante, quindi, la certezza di avere accanto chi si ama in questa ricorrenza così tenera e gioiosa perchè coinvolge la figura di Gesù Bambino, dei bambini che sono felici di ricevere regali. Il mio augurio è che possiate trascorrere un Natale in assoluta tranquillità, serenità, al riparo dalle preoccupazioni che con l’anno prossimo, probabilmente, torneranno ad attanagliare l’anima. Il mio messaggio, non solo a Natale ma in qualsiasi circostanza, è quello di valorizzare i rapporti umani: i rapporti tra amici, tra familiari, perché sono l’unica cosa certa e bella che possiamo avere nella vita. Su questi punti fermi – perché lo sono – dobbiamo concentrare le energie per sentirci pronti ad affrontare tutte le prove che l’ esistenza ci mette di fronte. Le feste natalizie rappresentano quei pochi istanti di gioia che vanno condivisi. Il mio consiglio è di non mandare messaggi di auguri tramite i social. Telefonate alle persone care, ascoltate la loro voce e donate. Il regalo più bello è l’umanità: torniamo ad essere più umani. Un altro dei miei auspici è che questo momento di pace porti maggior consapevolezza nei confronti dei problemi, soprattutto quelli inerenti alla natura ed ai cambiamenti climatici che stanno devastando il pianeta. A Venezia ne abbiamo preso coscienza con l’ episodio drammatico dell’ acqua alta. Vi auguro, quindi, che il vostro Natale sia un momento di pace, di serenità, ma anche di riflessione.
Il presepe “maiorchino” di Maurice
Sempre Maiorca: 22 gradi, pieno sole..
…e una natura lussureggiante
A conclusione della photogallery, torniamo a Venezia con l’aristocratico (quanto suggestivo) presepe a Palazzo del Principe
Photo courtesy of Maurizio Agosti
Il Principe a Venezia, durante il Gala di The Merchant of Venice
Il contatto, telefonico, avviene mentre il Principe Maurice è in aeroporto: si accinge a partire per Palma di Maiorca, il suo “buen retiro”, per circa una settimana. “Vado alla ricerca di pace interiore, impegni di lavoro a parte. Pasqua è passata da poco e ho già bisogno di un nuovo break!”, mi confessa ridendo. Se c’è qualcosa che il Principe sembra non perdere mai, infatti, è proprio il buonumore. L ‘ ironia con cui affronta una vita frenetica, ma di certo non priva di sorprese. Una vita della quale (come abbiamo già scoperto in svariate occasioni) è sempre pronto a cogliere la meraviglia, le delizie più nascoste e inaspettate. L’ intervista che segue ce lo dimostra una volta ancora, trascinandoci in un racconto ricco di fascino, saggezza e cultura ad ampie dosi. E’ in questo portentoso mix che risiede uno dei punti di forza di Maurice; nel desiderio di apprendere, di lasciarsi stupire da ogni esperienza che si materializza lungo il suo cammino. L’ 8 Maggio ha fatto ritorno a Venezia, per presenziare ai numerosi vernissage organizzati in apertura della Biennale d’Arte. E possiamo star certi che la prossima puntata di questa rubrica pullulerà di aneddoti e di testimonianze sempre più magiche, sempre più avvincenti. Narrate con quel tocco d’ incanto che solo il Principe (e non lo scrivo per piaggeria) è in grado di sprigionare. Ecco cosa ci ha riferito, intanto, degli straordinari eventi che l’hanno coinvolto ultimamente e di quelli, altrettanto sorprendenti, che lo vedranno protagonista a breve…
Ci siamo detti “arrivederci” al Carnevale di Venezia e, rispettando il fil rouge delle ricorrenze, ora dovrai raccontarmi com’è stata la tua Pasqua: sui social hai postato foto di paesaggi di uno splendore da mozzare il fiato!
Pasqua l’ho trascorsa tra Padova e Vicenza, in campagna, nella pace più assoluta perché ne avevo bisogno. Quelli sono i paesaggi della mia terra: i tramonti, i profumi e i colori del meraviglioso Veneto, dove in compagnia di amici cari, sinceri, con i quali non devi recitare nessun ruolo, ho potuto rilassarmi totalmente. Ho la fortuna di avere amici che vivono in zone e case splendide e devo dire che è un po’ il rovescio buono della medaglia del mio lavoro, a volte abbastanza frenetico e stressante. Grazie a queste belle amicizie e ai luoghi incantati che hanno fatto da cornice alla mia Pasqua mi sono potuto ricaricare. E’ stato proprio un tuffo nella serenità! L’ enorme magnolia che vedete nella foto mi ha regalato tutto l’amore materno della natura che mi era mancato un po’, nel bailamme tra viaggi e impegni vari.
I verdeggianti luoghi della Pasqua del Principe
Nella scorsa puntata di questa rubrica, ci anticipavi una tua partecipazione a sorpresa alla Milano Design Week. Da quanto ne so, si è trattato di uno spettacolare anniversario: che ci racconti a tal proposito?
A tal proposito vi racconto che è stato un evento decisamente bello e diverso, di uno spessore artistico straordinario. L’ideazione è stata di Andy dei Bluvertigo con il quale, come sapete, collaboro spesso e volentieri; è venuto fuori un happening stupendo che Visionnaire – un’azienda di arredamento luxury destinato alle abitazioni, agli yacht e così via – ha voluto regalare ai clienti più fedeli, ai collaboratori internazionali più importanti per i suoi 60 anni di vita e 15 anni di brand. L’ evento era basato sulla pubblicazione di un decalogo di valori che hanno accompagnato l’azienda sin dall’ inizio e che ne hanno determinato il successo. La rappresentazione artistica e visuale di questo decalogo è stata affidata ad una compagnia di danza, EmoX Balletto, con musiche originali scelte ed elaborate da Andy ed artisti che si esibivano negli intervalli tra la presentazione di un valore e l’altro, intervalli che coincidevano anche con l’uscita di una portata creata da Cracco (che ha abbinato 10 piatti ai 10 valori). Erano performance brevi, dalla durata di 1 minuto e mezzo ciascuna ma molto belle, con ballerini e musica dal vivo. Io conducevo lo spettacolo imbastendone il fil rouge narrativo, nel mio stile di Maestro di Cerimonie ma in maniera un po’ più performativa: l’idea era quella di un’iniziazione quasi di tipo “massonico”, perché chi era lì era indubbiamente un privilegiato, e il privilegio vero era non tanto potersi permettere l’acquisto di questi bellissimi e costosissimi elementi di arredo, bensì comprenderne l’origine e lo spirito. E’ stata una celebrazione spettacolare, ricca, che ha portato il concetto di design ad altissimi livelli di rappresentazione (cliccate QUI per ammirare lo splendido video dell’ evento). Nel contesto del Salone del Mobile mi è piaciuta molto anche l’happening di Balich, “Aqua”, incentrata sul ritorno alle vie d’acqua milanesi: un omaggio a colui che le creò, ovvero Leonardo Da Vinci, nel 500mo anniversario della sua morte. Fu lui ad ideare i Navigli. Alcuni, quindi, sono stati riaperti proprio grazie a questa performance: in quel momento Milano, così “acquatica”, era vicina come non mai alla mia Venezia e tutto ciò mi ha divertito molto! Le mie radici, come sapete, sono nell’ acqua. Mi sento un po’ un fiore di loto! (ride, ndr)
Il Principe allo show-anniversario di Visionnaire…
…e insieme a Cracco, durante lo stesso evento
Tornando ancora al nostro ultimo incontro, mi soffermo sul percorso “lagunare” dei cinque sensi che hai illustrato ai lettori di VALIUM. Per quanto riguarda l’olfatto, proprio in quel di Venezia, recentemente sei stato coinvolto in un Gala molto speciale…
The Merchant of Venice ha organizzato un simposio di altissimo livello sulle essenze – a cui hanno partecipato i più prestigiosi esponenti internazionali dell’azienda del profumo – e un gala di presentazione di due sue nuove fragranze: una di queste si chiama Imperial Emerald ed è ispirata all’ Oriente, nello specifico alla Persia, e come ben saprete il pavone è l’emblema dell’Impero Persiano. Questo mi ha stimolato a preparare una performance valorizzata da una scenografia e da un’animazione molto orientaleggianti, durante la quale ho sfoggiato un esotico copricapo a coda di pavone. Al termine c’è stata una cena di gala in pieno stile veneziano nel palazzo di Ca’ Vendramin Calergi, una serata sontuosa sempre all’ insegna dell’iconografia del pavone. L’ evento, nel complesso, è stato splendido! Si è festeggiata anche l’acquisizione della licenza del marchio Scervino da parte di Mavive (uno dei brand di The Merchant of Venice) e quindi il nuovo profumo di Ermanno Scervino. Cena di gala a parte, tutto si è svolto nel San Clemente Palace Kempinski Venice, un Hotel a 5 stelle situato sull’ isola di San Clemente.
Casanova sì, ma in chiave orientaleggiante…Il Principe al Gala di The Merchant of Venice
Se ti chiedessi qual è il senso che ti ha “catturato” in questo ultimo mese, cosa risponderesti?
L’ udito. Io amo la musica, la suono, la ascolto, la canto, quindi l’udito per me è fondamentale. L’arte più suggestiva è indubbiamente la musica, perché è la colonna sonora di quello che ti succede e condiziona moltissimo lo stato d’animo. Facci caso: se guardi una scena comica con il sottofondo di una musica inquietante ti fa paura, se guardi un omicidio con un sottofondo buffo ti fa ridere. Adoro la musica classica, molto antica…Dai Madrigali di Carlo Gesualdo da Venosa alle pavane elisabettiane, passando per i canti gregoriani. Attraverso le loro melodie, se ho la possibilità di rilassarmi e di chiudere gli occhi, raggiungo una condizione mistica! La musica barocca, invece, mi serve per ricaricarmi… Parlando sempre di musica, mi ricollego anche al concerto che il Duo Bellavista-Soglia ha tenuto il 1 Maggio all’ Autodromo di Imola. Un concerto del quale sono stato spettatore, ma uno spettatore veramente deliziato dal fatto che questi due ragazzi stiano andando avanti con nuove rielaborazioni di musiche, con il concetto del cross over che mi appartiene tantissimo ed è uno dei motivi per cui mi stanno così a cuore. Durante la commemorazione del 25mo anniversario della scomparsa di Ayrton Senna, un evento che li ha visti esibirsi con una performance al mattino ed una in chiusura delle celebrazioni, Raffaello Bellavista e Michele Soglia hanno proposto un’interpretazione lirica di “Heroes” di David Bowie che mi ha fatto venire la pelle d’oca! Sono sempre più bravi, hanno avuto un successo strepitoso: persino gli appassionati di motori tout court hanno apprezzato la poesia e la sincerità dell’omaggio musicale che hanno fatto ad Ayrton. Insieme a loro, il 30 Aprile scorso ho assistito ad un altro evento straordinario. A Casola Valsenio, un paesino romagnolo di 2700 anime, da 120 anni si festeggia l’arrivo della Primavera con una sfilata di carri allegorici. Ma attenzione, sono carri che non hanno nulla di “carnascialesco”! Vengono realizzati con i materiali locali, tra cui il gesso (siamo in zona Vena del Gesso), dai giovani del posto. I carri sfilano nel centro della cittadina lasciando il pubblico senza fiato: sono davvero spettacolari, dei tableaux vivants con figuranti in posa e un’accurata ricerca di luci, costumi, allestimenti… Quest’anno erano dedicati a tre temi chiave: “L’altra metà” (un “j’accuse” sulla condizione della donna), “Colpa di Stato” anziché “colpo di stato” e “L’invisibile rotta dei sogni”. Michele Soglia vive a Casola, quindi è stato un piacere assistere a questa parata insieme al Duo. Pensa che, riconoscendomi, gli organizzatori mi hanno nominato padrino della manifestazione ed ho premiato i vincitori io stesso!
Il Duo Bellavista-Soglia, “living soundtrack” dell’ Ayrton Day all’ Autodromo di Imola
Il 28 Aprile si è concluso “AperyShow”, la quattro giorni di charity event che si tiene ogni anno a Piazzola sul Brenta, in provincia di Padova. E che quest’ anno ti ha visto protagonista. A quale causa verranno devoluti gli incassi e su cosa era incentrata la tua performance?
Non so esattamente quale sia l’obiettivo di questa edizione, ma l’edizione scorsa era finalizzata alla realizzazione di un parco giochi nella cittadina dove è nato tutto, cioè Campo San Piero (non Piazzola). Un parco giochi molto grande e bello, attrezzato anche per bambini diversamente abili, che è stato inaugurato tre giorni prima di AperiShow 2019. Penso comunque che i ricavi siano destinati a un’opera pubblica, fruibile da tutta la popolazione. Per quanto riguarda I’ aspetto musicale, ogni giorno era intitolato a un genere: commerciale, latineggiante e così via…Visti i miei trascorsi, mi sono esibito durante la serata consacrata al tech-house ed ho fatto una performance simile a quelle che al Cocoricò mi vedevano protagonista. Era un omaggio a David Bowie a cui ha assistito un pubblico foltissimo, di ogni età e status. Data la pioggia battente, dal palco scorgevo una marea di ombrelli colorati. Non potendo applaudire, la gente urlava dalla gioia e muoveva gli ombrelli per farci sentire che c’era! E’ stato molto emozionante. Io ho cantato “Hallo Spaceboy” di David Bowie, tratto dall’ album “Outside”, e ho dedicato “Heroes” a chi ha lavorato allo show e a tutto il pubblico: sono tempi in cui per andare avanti bisogna essere un po’ eroi, per cui sottolineo sempre il valore di questa canzone. La mia performance è stata di puro Teatro Notturno, con luci ed effetti speciali curatissimi. “AperiShow” è un evento ormai entrato nel cuore degli spettatori locali (ma penso che in molti arrivino anche da fuori), è un successo annunciato. Nonostante il tempo un po’ bizzarro, è stato bellissimo ritrovare tanti personaggi importanti del mondo della musica, del vocalism…Partecipiamo tutti a titolo gratuito per sposare la causa. Questo festival si svolge in un contesto quasi familiare, e poi la location è speciale: siamo di fronte a questa villa meravigliosa, Villa Contarini, un’eccellenza dell’arte e dell’architettura veneta.
Alcuni scatti dell’ AperyShow 2019 a Piazzola sul Brenta
Sempre a proposito di eventi, il 5 Maggio hai preso parte alla giuria del Premio Dino D’Arcangelo, il giornalista di Repubblica commemorato al Music Inside Festival di Rimini. Che puoi dirci, di quella esperienza?
In realtà, essendo sopraggiunti importanti appuntamenti di lavoro nelle Baleari, ho dovuto rinunciare alla mia presenza fisica. Però ho fatto parte della Giuria, alla quale ho inoltrato un mio intervento scritto. Nicoletta Magalotti, la mitica NicoNote del Cocoricò, e Pierfrancesco Pacoda hanno desiderato istituire un Premio in onore e ricordo di Dino D’Arcangelo, che teneva la rubrica musicale “Tenera è la notte” su Repubblica: il Premio, alla prima edizione, ha avuto per nome proprio “Tenera è la notte – Dialoghi trasversali sulla Club Culture” ed è stato dedicato alla sua memoria. Già questa, di per sé, è una cosa emozionante e bellissima! Io ho fatto la mia scelta, non è combaciata con quella del resto della giuria – composta, oltre che dal sottoscritto, da Ernesto Assante di Repubblica, NicoNote, il consulente marketing Pierluigi Pierucci, il dj Claudio Coccoluto e i giornalisti Piefrancesco Pacoda e Damir Ivic – ma è andata bene ugualmente: ha vinto la Baia degli Angeli, così battezzata prima di diventare Baia Imperiale. La premiazione è avvenuta il 5 Maggio, mentre il 6 ero invitato ad un simposio dal titolo “Imprenditoria della notte, tra creatività e mercato”: il mio intervento scritto è stato letto pari pari da NicoNote. (lo trovate in calce all’ intervista)
D’Arcangelo sdoganò la House e la Techno, elevandole a dei veri e propri generi. A tuo parere, oggi, esiste un’avanguardia musicale che meriterebbe di essere legittimata?
Purtroppo no. Spero che qualcosa venga fuori, perché c’è bisogno di nuovi fermenti. Ho “intercettato” un piccolo germoglio, ma è ancora troppo immaturo per poter essere capito…Mi riferisco al mondo della notte, naturalmente. Niente a che vedere, comunque, con quello che rappresentarono la House e la Techno. Ricordo che Dino D’Arcangelo volle invitare Assante alla LoveParade per fargli capire che non erano una moda, bensì un autentico movimento musicale, e noi del Cocoricò ci andammo tutti insieme. Per amor di sintesi, quindi, direi che di avanguardie artistiche inerenti alla Club Culture non ce ne sono. Non a tutt’oggi, almeno.
Rimini: la storica piazza Cavour e la Fontana della Pigna
Se dico “Riccione”, suppongo che per te equivalga a dire “Cocoricò”. Cosa rappresenta, invece, Rimini per il Principe Maurice? Spiegacelo con tre aggettivi.
Il primo nome che associo a Rimini è quello di Fellini, che le conferisce un senso in più del grottesco, del giocoso in confronto a Riccione. Rimini è divertente perché è più “grassa”, se vogliamo. E’ assolutamente felliniana, e lo rimarrà per sempre: è il suo imprinting. Anche se ha perso forse quella magia del Grand Hotel, dell’eleganza. Però è stata senza dubbio una pioniera del turismo di massa, delle meritate vacanze per tutti. Tre aggettivi per descriverla? Simpatica, grassoccia, divertente. Ovvero felliniana!
Non può mancare il consueto aggiornamento sui tuoi progetti “non top secret” e sugli appuntamenti imperdibili a cui ti accingi a presenziare: quali anticipazioni ci dai?
A breve termine ho in programma alcune serate flash nei locali, ma soprattutto performance associate alla cultura. O meglio, a una visione nuova, più fruibile della cultura attraverso il racconto. Per cui il 19 maggio prenderò parte al Festival del Cardello, di cui il Duo Bellavista-Soglia è organizzatore e direttore artistico. Mi esibirò nel Giardino delle Erbe di Casola, un luogo veramente magico, in questo piccolo anfiteatro che è stato creato proprio all’inizio del giardino. Lì mi vedrete nei panni di attore e interprete del Futurismo virato sul settore culinario: sarà presente anche il Presidente di Casa Artusi, un’esponente di punta della cucina tradizionale, al quale controbatterò in maniera simpatica, un po’ folle e in stile futurista con improbabili ricette, soprattutto con la filosofia della cucina futurista (che rievoca abbastanza certe ossessioni alimentari odierne). Terre come la Romagna hanno sempre coniugato la natura con l’arte, con la rappresentazione…Casola è una cittadina di provincia, ma ha un fascino unico: ho scoperto che è la provincia la vera risorsa d’Italia, sotto tutti i punti di vista. Nelle Baleari sono stato invece per delle belle iniziative che vi racconterò molto presto, ma il mio progetto più imminente mi vedrà protagonista al Festival del Cardello. Nel frattempo, per incuriosirvi ancora di più, posso anticiparvi che – oltre a quello nel film “Ca Moon”– c’è nell’aria un ruolo in una nuova pellicola: la mia carriera cinematografica sembra predisporsi in maniera continuativa. Mi lancerò…Hollywood mi sta aspettando! (ride)
La locandina del Festival del Cardello con relativo programma
L’ INTERVENTO DEL PRINCIPE MAURICE AL SIMPOSIO “IMPRENDITORIA DELLA NOTTE, TRA CREATIVITA’ E MERCATO” DEL MUSIC INSIDE FESTIVAL DI RIMINI
Buongiorno, carissimi.
Innanzitutto voglio scusarmi per non essere presente ma urgenti impegni di lavoro all’estero per un progetto importante cui tengo tantissimo riferito ad una missione culturale della mia città, Venezia, mi tengono lontano dall’Italia per altri tre giorni oltre la data odierna. Mi spiace molto non essere qui di persona perché a questo ambiente devo tantissimo e sono onorato che Nico mi abbia pensato sia come membro della Giuria del neonato premio “Tenera è la Notte” in memoria del compianto Dino D’Arcangelo che come relatore per questo interessantissimo simposio. Grazie, quindi, a lei e a tutti voi. L’argomento che tratterete non è affatto semplice ed ha una valenza che va oltre la mera offerta di servizi, sempre più regolamentati e in qualche modo limitati da una visione spesso populistica e cieca delle Autorità competenti, per arrivare a “contaminare” attraverso la proposta artistica, strettamente legata la mondo del “loisir”, le mode e i modi di intere generazioni. Non mi intendo della parte “tecnica” e posso solo dare un parere che suona come consiglio: la qualità e la sicurezza devono essere i punti focali per avviare e perseguire un’impresa che fa dell’accoglienza il suo scopo. Ritengo, invece, di poter portare una testimonianza credibile sul fatto che la CREATIVITÀ faccia davvero la differenza, di qualsiasi genere musicale di intrattenimento si parli, come VALORE AGGIUNTO di un “sistema notte” che sta conoscendo una crisi così pertinace e apparentemente insormontabile. La mia esperienza personale è un esempio lampante di come attraverso un prodotto creativo originale, visualmente riconoscibile ed emotivamente coinvolgente, frutto di studio, passione e improvvisazione su un tema variabile, si riesca a “iconizzare” un artista ma anche un genere al punto, pur nella sperimentazione o forse proprio per quella, da renderli estremamente commerciali. La Baia degli Angeli (poi Imperiale) premiata ieri da una parte e il Cocoricò degli anni ’90 dall’altra ne sono una testimonianza storica. In buona sostanza, se da un lato le ingerenze dei “social” e dei “media” vorrebbero con il loro banale melting pot culturale appiattire se non annientare il valore aggiunto dell’UNICITÀ (di personaggi come di luoghi che per avere successo DEVONO essere riconoscibili), dall’altro si riscontra nelle gestioni, stressate da mille ingerenze politiche e burocratiche e timorose di non poter attingere nel calderone giovanile l’utenza necessaria per poter mandare avanti l’impresa con i suoi costi fissi impressionanti, una RASSEGNATA PASSIVITÀ. Siamo nell’epoca dei format preconfezionati che hanno cosi tanto successo perché la fondamentale figura del Direttore Artistico dei locali è pressoché stata eliminata. Per un’azienda seria la professionalità di qualcuno che in ESCLUSIVA pensa, crea e realizza una VISIONE artistica del programma musicale, scenografico e d’immagine in generale è FONDAMENTALE. È solo col suo operato, condiviso con la parte amministrativa, che la creatività diventa quel valore aggiunto e necessario al successo di un luogo di divertimento e spettacolo. Sarà sua responsabilità coinvolgere gli interpreti giusti del suo concept per condizionare il mercato e non esserne vittima con le conseguenze che sono sotto gli occhi di tutti. Occorre avere il coraggio di creare situazioni nuove individuando strade che portino a trend coinvolgenti ed “educativi” per quelle masse di giovani (e non) che sicuramente reagiranno alla noia del déjà vu del quale hanno dato prova frequentando sempre meno le discoteche. Attenzione: per déjà vu non intendo gli eventi dedicati alla straordinaria memoria delle rivoluzioni musicali e di costume che a mio avviso sono sempre importanti proprio come testimonianza della potenza, appunto, della creatività ma del fatto che ormai ovunque si propone più o meno lo stesso prodotto non facendo più presa sulla curiosità della novità. Per finire voglio consigliare agli operatori del settore di non adagiarsi su improbabili “certezze” già obsolete ma di cercare nuovi talenti e dare loro fiducia e rispetto magari sotto l’attenta guida di chi ha esperienza da trasmettere. CREATIVITÀ: capacità PRODUTTIVA della ragione e della fantasia (dizionario). Buon lavoro e buona festa a tutti nella speranza di rivederci presto.
Maurice Agosti
Photo courtesy of Maurice Agosti e Duo Bellavista-Soglia
Devi effettuare l'accesso per postare un commento.