Tradizioni ed emblemi pasquali: dalla dea Eostre all’ Easter Bunny

 

Vi siete mai chiesti perchè il coniglio è uno dei più celebri emblemi pasquali? Il motivo risale a Eostre, la divinità germanica della fertilità e della rinascita. Il suo nome potrebbe derivare da “Aus”, ossia “Est”. E’ un’ ipotesi plausibile se pensiamo che Beda il Venerabile, monaco e storico anglosassone vissuto tra il 600 e il 700 d.C., nel trattato “De temporum ratione” descrisse la dea come l’ incarnazione del punto cardinale dove sorge il sole (l’ est, appunto). In quanto divinità della rigenerazione, e data la prolificità dei lagomorfi, Eostre veniva spesso raffigurata con le sembianze di una lepre o di un coniglio. In altre rappresentazioni aveva le fattezze di una fanciulla, ma esibiva la testa di una lepre. Oppure ancora, era ritratta insieme a un coniglio sullo sfondo della luna piena. Il profondo significato simbolico di questa iconografia instaurò, nel tempo, un legame indissolubile tra la Pasqua e il tradizionale coniglietto. Antichi popoli come i Celti identificavano la dea Eostre con l’ Equinozio di Primavera e diedero a quest’ ultimo il nome di “Eostur-Monath”, poi evoluto in “Ostara”. Le popolazioni anglosassoni battezzarono “Eostre-monath” il periodo del risveglio della natura, del ritorno della luce, della rinnovata fertilità della terra. Quel periodo, com’è ovvio, era la Primavera; potremmo equipararlo all’ attuale mese di Aprile, allora dedicato quasi in toto alle celebrazioni e ai rituali in onore di Eostre. Con l’ avvento del Cristianesimo, l’ Equinozio di PrimaveraOstara – e i suoi festeggiamenti vennero inglobati nella Santa Pasqua. Non è un caso che la Domenica della Risurrezione, in alcuni paesi del Nord Europa, abbia assunto denominazioni derivanti da “Ostara” e “Eostre”: Pasqua è “Easter” in inglese, “Ostern” in tedesco.     

 

 

Emblemi primaverili quali il coniglio e l’uovo (un altro simbolo della fertilità, l’ embrione della Vita per eccellenza) entrarono a far parte della più importante festività cristiana. Narra un’ antica leggenda che un leprotto avesse l’ abitudine di tingere le uova di tutti i colori possibili in omaggio a Eostre. Per accattivarsi la simpatia della dea lasciava uova variopinte ovunque, finchè un giorno le offrì personalmente alla giovane divinità. Eostre, felicissima di ricevere quel dono, suggerì al leprotto di regalare le sue uova in tutto il mondo: ecco come nacque la tradizione del coniglietto pasquale, nei paesi anglosassoni “Easter Bunny”, che oggi è solito donare ai bimbi uova di cioccolato di ogni tipo e dimensione.

 

La colazione di oggi: ciambelle e ciambelline pasquali

 

Un dolce per Pasqua in alternativa alla Colomba? Ciambelle e ciambelline. Fanno parte delle tradizioni dolciarie di molte regioni italiane, soprattutto dell’ Italia centrale (nelle Marche, dove vivo, sono tipiche le “ciambelle strozzose“), e risultano una vera delizia anche per gli occhi: si usa ricoprirle di glassa e cospargerle di confettini multicolori. Ne esistono diverse varianti. Al posto della glassa, ad esempio, può essere utilizzato il classico zucchero a velo, mentre il ciambellone può essere sostituito da un tripudio di fragranti ciambelline. Un’ unica costante rimane inviariata, la golosità. Preparare la ciambella di Pasqua è molto semplice. Va detto, innanzitutto, che è un dolce privo di burro tra i cui ingredienti troviamo il latte, le uova, la farina, lo zucchero, l’olio extravergine d’oliva, il lievito per dolci vanigliato e la scorza grattugiata di un limone. Il composto, a cottura in forno ultimata, viene ammantato di glassa bianca (un mix di zucchero a velo, succo di limone e albume) e decorato con dei coloratissimi confettini. Il risultato? Un dolce soffice, in cui affondare i denti con voluttà assoluta. Ghiotto dentro e fuori. Trovate la ricetta a questo link.

 

 

Gli ingredienti delle ciambelle strozzose, una specialità marchigiana, più o meno rimangono gli stessi. Il burro non è incluso, ma è presente il liquore all’ anice (oppure il mistrà) che le aromatizza egregiamente. Manca anche il lievito per dolci, e c’è un perchè: queste particolarissime ciambelle, dalla forma a clessidra e molto asciutte, vanno cotte in forno ben due volte e lievitano spontaneamente. La tradizione vuole che l’ impasto si prepari il Venerdì Santo e che solo la domenica di Pasqua si proceda alla cottura; la lievitazione naturale delle ciambelle, infatti, è direttamente proporzionale all’ attesa che intercorre tra le due infornate. Dopo la prima, bisognerebbe lasciarle raffreddare per almeno una notte. Le ciambelle vengono poi plasmate nella loro forma caratteristica; a quel punto si può procedere con la seconda cottura. Durante questo lasso di tempo, le strozzose si gonfieranno a dovere assumendo un aspetto simile a quello di due ciambelle sovrapposte. Il tocco finale consiste nel ricoprirle di glassa al limone, o di ghiaccia reale, prima di cospargerle di miriadi di confettini. Le ciambelle strozzose vantano un notevole punto di forza: sono leggerissime e possono essere degustate – pur non essendo un dolce salato – insieme a del buon vino. Se avete già l’acquolina in bocca, cliccate qui per la ricetta.

 

 

Preferite sperimentare sapori internazionali? Provate i donuts (qui la ricetta), le ciambelle fritte e glassate tipicamente americane. Ma attenzione: sono il top della golosità, perciò tenetene conto se siete a dieta. I donuts catturano subito lo sguardo con i colori sgargianti della loro glassa e delle loro decorazioni. E’ un vero e proprio tripudio che spazia tra le più disparate cromie e guarnizioni: i classici confettini assumono la forma di stelle, fiori, cuori, sfere, unicorni, e chi più ne ha più ne metta. Esistono però anche versioni sobrie, che al posto della glassa sfoggiano un’ abbondante spruzzata di zucchero a velo. Allo stesso modo, i donuts possono essere suddivisi tra donuts “semplici”, ossia privi di farcitura, e donuts farciti, riempiti cioè di ogni ben di Dio. Qualche esempio? Panna, crema, cioccolato e marmellata, per citare solo alcune delizie. A Pasqua vengono ornati di frequente con ovetti di zucchero o zuccherini che riproducono tipici emblemi pasquali, come i pulcini e i coniglietti. Ma anche in questo caso, la fantasia non ha limiti! Quel che è certo è che, puntando sui donuts, vi state regalando una ghiottoneria a 360 gradi. Non è un caso che persino Homer Jay Simpson, il capofamiglia della famosissima serie TV cartoon “I Simpson”, li adorasse letteralmente.

 

Buona Pasqua

 

” Il giorno di Pasqua, il velo tra il tempo e l’eternità si assottiglia in modo quasi impercettibile. “

(Douglas Horton)

Una gallery per celebrare la Pasqua insieme a voi: sono scatti che catturano dettagli, colori, emblemi ed atmosfere tipici dell’ iconografia del giorno della resurrezione. Le uova predominano, e non potrebbe essere altrimenti dato il loro significato simbolico (rileggi qui l’articolo che lo approfondisce); risaltano le tonalità pastello, indissolubilmente associate alla Primavera; i fiori inneggiano alla rinascita della natura e i cieli sono azzurri, tersi, come vuole la bella stagione. Poi ci sono dolci tipici, cupcakes dalle nuance pop, animali tradizionalmente legati alla Pasqua quali il pulcino, il coniglio, l’ agnello…che, fedele al mio credo animalista, spero non faccia parte del vostro menu odierno. In un tripudio idilliaco e pieno di stupore, insomma, le immagini che accompagnano questo post sono un’ autentica ode alla resurrezione interiore. Perchè nella vita si muore e si rinasce infinite volte, e persino i periodi più duri possono tramutarsi in occasioni per un nuovo inizio. Tanti Auguri di Buona Pasqua a tutti!

 

 

 

 

La colazione di oggi: l’uovo, tra benefici e simbolismi primordiali

 

A pochi giorni da Pasqua, non si può prescindere dal mangiare uova: che siano di cioccolato, bollite, convertite in glassa o presenti nell’ impasto di deliziosi dolci tipici, il loro appeal rimane invariato. Ma sapevate che proprio all’ uovo sono associati innumerevoli, e soprattutto antichissimi, significati simbolici? Da sempre emblema di rinascita, l’uovo era un auspicio di fecondità. Rappresentava la potenza generatrice ed incarnava l’ archetipo della Creazione. Non sono pochi i popoli che, molti millenni orsono, credevano che avesse dato origine all’ Universo: il motto “Omne Vivum ex Ovo” (“ogni essere vivente proviene da un uovo”) ribadisce e rinforza questa teoria. La forma dell’uovo non contiene spigoli, perciò rimandava alla perfezione; in più, il tuorlo (giallo come il sole, dunque vessillo di energia e di vigore) veniva collegato al “maschile”, mentre l’ albume (bianco come la luna e dalla consistenza che richiama il liquido amniotico) si associava al “femminile”. L’ unione tra maschile e femminile era inevitabilmente connessa al concetto di procreazione. Nacque così il mito dell’ Uovo Cosmico, generatore di vita per un gran numero di civilità remotissime. A Creta e nella Caldea, su piedistalli appositi posti nelle tombe, si usava posare uova di struzzo come augurio di rinascita. Per il Taoismo l’ uovo è a tutt’oggi il Grande Uno, l’ embrione primordiale, e un significato simile gli conferivano anche le Bahyrivha Upanisad, dei testi indiani a carattere mistico-filosofico dove veniva definito “Embrione d’Oro”. Il Buddhismo lo identifica con l’ Anno, emblema del Tempo Cosmico, mentre nella mitologia giapponese cielo e terra (Izanagi e Izanami) erano uniti in un grande uovo al cui centro risiedeva un germe che originava la vita. Risale invece all’ antica tradizione alchemica il paragone con il mito della Fenice che, ciclicamente, risorgeva dall’ uovo sorto dalle sue ceneri. Gli alchimisti vedevano nella struttura dell’ uovo una rappresentazione dei quattro elementi (terra, acqua, aria e fuoco), e proprio la schiusa di questo embrione corrispondeva alla nuova dimensione – spirituale ed iniziatica – dell’uomo.

 

 

Anche il Cristianesimo affidò all’ uovo il significato simbolico di “principio di vita”, ricollegandolo alla festività della Resurrezione. L’ uovo, di conseguenza, a Pasqua assume un ruolo centrale. Non è un caso che in alcune località italiane viga l’usanza di benedire le uova durante la messa,  prima di consumarle tutti insieme sul sagrato. Preparato in svariati modi o nella classica versione in cioccolato, l’uovo rientra tra le tradizioni più celebri della domenica di Pasqua. La consuetudine di scambiarsi e regalarsi uova ha radici molto lontane nel tempo; la ritroviamo tra i popoli della Persia, dell’ Egitto e della Grecia antica, dove venivano donate per festeggiare la rinascita primaverile. Con il Cristianesimo, la simbologia pagana che lo associava al risveglio della natura fu soppiantata e l’uovo passò ad emblematizzare la resurrezione di Cristo, la sua transizione dalla morte alla vita. Ma quali sono le  proprietà dell’ uovo dal punto di vista nutrizionale? Potremmo dire che è un alimento pressochè “completo”. Ricco di proteine e di elementi nutritivi, contiene un’ alta quantità di vitamine e minerali: alla vitamina A, E, B6, B12 e D, un toccasana per le ossa, si uniscono il ferro, il potassio, il calcio e il fosforo. Le proteine dell’ uovo immagazzinano l’ intera gamma degli amminoacidi essenziali per l’uomo; sono racchiuse nell’ albume, mentre le vitamine vengono custodite nel tuorlo. Qualunque sia l’uovo che deciderete di gustare a Pasqua, comunque, penso che sia importante tener sempre presente l’ affascinante, suggestiva storia connessa alla sua simbologia primordiale.

 

 

 

La colazione di oggi: i “panettoni” di Pasqua, una delizia di inizio Primavera

 

“La colazione di oggi” non è una rubrica salutista. Almeno, non solo. E non è neppure una rubrica che propone dritte per dimagrire. Una precisazione d’obbligo per chiarire che, in questo spazio, ci occuperemo di colazioni sane ma golose al tempo stesso. E il periodo che precede la Pasqua, senza dubbio,  ci rende il compito ancora più facile! La Primavera appena iniziata stimola la voglia di affondare i denti in un impasto soffice, zuccherato al punto giusto. Come quello di certe pizze al formaggio che sembrano piccoli panettoni. Sono dolci tipicamente pasquali venduti in panetteria e preparati anche in versione salata. La forma cilindrica, sormontata da un’ invitante glassa, li rende inconfondibili. Il loro valore aggiunto, comunque, lo scoprirete soltanto assaggiandoli: sono ricchi di uvette e di frutta candita che li dotano di incalcolabili proprietà benefiche. L’ uva sultanina (o uvetta, appunto) contiene una triade di sali minerali irrinunciabili quali il potassio, il calcio e il ferro. Il potassio regola la pressione sanguigna, tonifica i muscoli e ottimizza l’ impulso nervoso, mentre il ferro permette ai globuli rossi di trasportare ossigeno nel sangue. Il calcio, infine, è un toccasana per le ossa, i denti e le unghie. Ma i benefici dell’ uvetta non terminano qui.  L’arginina, presente in abbondanza nei suoi piccoli chicchi essiccati, svolge un’ azione protettiva nei confronti del sistema cardiocircolatorio e i fenoli, grazie alle loro proprietà antiossidanti, contrastano i radicali liberi prevenendo l’invecchiamento cellulare. Tra le virtù dell’uvetta, last but not least, ne spiccano alcune decisamente fondamentali: è energizzante, antinfiammatoria, antibatterica e favorisce la metabolizzazione dei glucidi. Tutti benefici non da poco, insomma.

 

 

Alle doti dell’ uvetta si aggiungono quelle dei canditi. Il termine “canditura” (derivante dall’ arabo “qandat”) designa una pratica di conservazione della frutta divulgata dagli islamici nel X secolo. Ricchi di vitamina A e C, i canditi abbondano anche di acqua, sali minerali (nello specifico, di potassio), fibre e antiossidanti. Il fruttosio è presente in quantità elevate, ma non intacca il livello calorico significativamente: appartenente al gruppo dei macronutrienti energetici, ha un alto potere dolcificante e dona vigore all’ organismo. Oltre a vantare numerosi benefici al loro interno, questi “panettoni” di Pasqua hanno il potere di ingolosire al solo sguardo. La glassa che li ricopre copiosamente può essere arricchita, a sua volta, di frutta candita, zuccherini e svariate decorazioni dolciarie; la forma cilindrica con parte superiore a cupola li differenzia dalla classica colomba e dal classico ciambellone. Per concludere, l’ aspetto accattivante, la ghiottezza e le proprietà salutari dei suoi ingredienti rappresentano il tris vincente del dolce più sfizioso con cui iniziare la Primavera.

 

 

Un”grazie” a Loredana de “La Casa del Pane” di Fabriano per la preziosa collaborazione.

 

 

Equinozio di Primavera

 

Buon Equinozio di Primavera! Oggi, la Primavera fa il suo ingresso ufficiale. Giorno e notte avranno una durata identica – Equinozio deriva dal latino “aequus nox”, ovvero “notte uguale” – e il Sole, giunto allo Zenit dell’ Equatore, irradierà i suoi raggi perpendicolarmente rispetto all’ asse di rotazione terrestre. In sintesi, l’Equinozio rappresenta il preciso istante in cui il movimento della Terra attorno al Sole coincide con il posizionamento di quest’ ultimo allo Zenit. Ma l’ Equinozio non è solo astronomia: l’ arrivo della bella stagione è associato a miti, rituali e leggende che risalgono alla notte dei tempi. Non è difficile immaginare, infatti, che il trionfo della luce sul buio e il risveglio della natura abbiano assunto delle forti connotazioni simboliche presso le civiltà più antiche. In Mesopotamia, secoli e secoli orsono, l’ Equinozio di Primavera e il Capodanno combaciavano: rappresentavano entrambi un nuovo inizio. Nel mondo occidentale, dove un numero incalcolabile di popoli celebrava  i cicli della Natura con feste e rituali, il mito della Dea Persefone riveste un’ importanza fondamentale. Racconta la leggenda che Persefone, figlia di Demetra (la Dea della Madre Terra), venne rapita da Ade, il signore dell’ Oltretomba, che la portò con sè negli Inferi. Demetra ne fu così addolorata che minacciò di condannare la Terra alla distruzione, se sua figlia non avesse fatto ritorno.  Zeus ordinò quindi che fosse liberata. Ma quando Persefone riabbracciò sua madre, Demetra si accorse che era ormai una donna, non più la sua bambina. Allora, Zeus stabilì che Persefone avrebbe trascorso metà dell’ anno nel Regno dei Vivi, con Demetra, e l’ altra metà con Ade nelle profonde viscere della terra. Fu così che la natura divenne ciclica e che ebbero inizio le quattro stagioni. La Primavera celebrava, al tempo stesso, la natura che rifiorisce e il ritorno di Persefone, che riportava la vita e ripristinava il rinnovamento. In onore di Demetra e di sua figlia, nella Grecia antica si istituirono i Misteri Eleusini: si svolgevano da metà Febbraio a metà Marzo ed erano riti misterici di tipo iniziatico che accompagnavano gli adepti alla scoperta della Conoscenza, della Verità e dell’ Immortalità. Le due Dee, emblemi di fertilità e rinascita, si identificarono per sempre con la bella stagione. L’ Equinozio era una data cruciale anche per gli antichi romani, che proprio a Marzo (il mese dedicato al dio Marte, padre di Romolo e Remo) facevano iniziare l’ anno,  mentre i nordici Celti preferivano festeggiare la rinascita a Beltane, il 1 Maggio.

 

 

Al di là dei resoconti storici, comunque, ciò che conta è la valenza simbolica dell’ Equinozio di Primavera, chiamato Ostara dai popoli germanici (dal nome di Eostar, Dea della fertilità) e Alban Eiler, “Luce della Terra”, in lingua gallese. Alle connotazioni di rinascita e ritorno della luce si affianca quella di un’ unione cosmica tra divinità maschile e femminile: il Dio Sole e la Dea Terra si accoppiano, la loro fusione è sinonimo di vita. Un’ antica tradizione equinoziale prevedeva che si accendesserò dei falò in collina, la cui durata sarebbe stata direttamente proporzionale alla fecondità del terreno. L’ Equinozio rappresenta anche una svolta che ci riguarda personalmente, che coinvolge la nostra esistenza e la nostra interiorità. A Alban Eiler rinasciamo a nuova vita: è il momento di fare progetti, di concretizzare i sogni, di andare incontro ai sentimenti senza remore. Dovremmo sentirci un tutt’ uno con la natura che germoglia, sbocciare a nostra volta per seguire questo flusso rigoglioso e inarrestabile. L’ Universo è in armonia perfetta. Le ore diurne e notturne si equivalgono, il sole torna a splendere e la terra a rinverdirsi.

 

 

Ostara, inoltre, è il nome da cui deriva il termine Pasqua nelle lingue germaniche: in tedesco Ostern, in inglese Easter. Ciò rimanda all’ opera di sostituzione e di “riassorbimento” adottata dalla chiesa cristiana nei confronti delle ricorrenze pagane. Nel 325 d.C., il Concilio di Nicea stabilì di contrapporre le celebrazioni per la risurrezione di Cristo ai rituali in onore del riveglio della natura; la Pasqua, di conseguenza, fu fissata alla domenica successiva al primo plenilunio dopo l’ Equinozio di Primavera. A Ostara i popoli germanici inneggiavano alla Dea della fertilità con l’ accensione di un cero, emblema della fiamma dell’ esistenza, che veniva fatto ardere nei templi fino all’ alba. A proposito di Ostara, sapete quali sono i suoi colori? Tonalità pastello come il rosa, il celeste, il giallo, il verde. Suoi caratteristici simboli sono invece le uova, i nidi delle lepri, la luna nuova e le farfalle. Non vi ricordano un po’ le cromie e l’ iconografia tipicamente pasquali? Per concludere, alcuni elementi collegati al significato spirituale dell’ Equinozio: un’ audacia, un entusiasmo, una gioia di vivere rinnovati che portano al desiderio di abbracciare nuove svolte e nuovi progetti. La positività, l’ apertura nei confronti degli altri, l’ evoluzione, l’ incremento della consapevolezza di sè. Vi auguro di far vostri questi input, e che possiate trascorrere un Equinozio di Primavera assolutamente speciale.

 

John William Waterhouse, “Gather ye rosebuds while we may”, 1909

John William Waterhouse, “A song of Springtime”

John William Waterhouse, “Spring spreads one green lap of flowers”, 1910

John William Waterhouse, “Persephone”, 1912

 

 

 

Foto: quinta immagine dall’ alto via Sofi, “Ida Rentoul Outhwaite, “Spring””, from Flickr, CC BY-NC 2.0

Pasqua sul balcone

 

Le sere vanno ripetendosi sul terrazzo, dove le parole sono piccoli luoghi della memoria.

(Maria do Rosário Pedreira)

Si prevedono una Pasqua e una Pasquetta di pieno sole, un meteo che rischia di renderci la vita dura in tempi di reclusione forzata: viaggi, escursioni, gite fuori porta riaffiorano alla mente e la nostalgia dilaga. Avremmo preferito una pioggia che scende a catinelle? Certo che no, anzi…ben venga questa esplosione di Primavera. E’ il momento di riscoprire il valore dei terrazzi e dei giardini. Dimentichiamo per un istante i flash mob e riassegnamo ai balconi la loro funzione: permetterci di respirare aria frizzante, farci baciare dal sole, lasciarci ammirare i colori di tramonti che arrivano sempre più tardi. Consentirci, cioè, di stare all’aria aperta pur senza muoverci da casa. Se le temperature lo renderanno possibile, sarà bello spaziare con lo sguardo su un panorama che, ultimamente, davamo quasi per scontato. Lo guarderemo da una prospettiva differente, è fuor di dubbio. Forgiati da un’ esperienza che non dimenticheremo. Che siano spazi ampi o limitati non importa, se possiamo avvalerci della loro presenza: quel che conta è che balconi, terrazze o giardini possano fungere da “grandangolo” sul mondo esterno e, soprattutto, che ci inebrino del profumo di un tripudio di fiori. Come diceva Proust, in fondo, ” Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell’avere nuovi occhi.”.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Sulle tracce del Principe Maurice: il senso del Principe per la meraviglia

Il Principe a Venezia, durante il Gala di The Merchant of Venice

Il contatto, telefonico, avviene mentre il Principe Maurice è in aeroporto: si accinge a partire per Palma di Maiorca, il suo “buen retiro”, per circa una settimana. “Vado alla ricerca di pace interiore, impegni di lavoro a parte. Pasqua è passata da poco e ho già bisogno di un nuovo break!”, mi confessa ridendo. Se c’è qualcosa che il Principe sembra non perdere mai, infatti, è proprio il buonumore. L ‘ ironia con cui affronta una vita frenetica, ma di certo non priva di sorprese. Una vita della quale (come abbiamo già scoperto in svariate occasioni) è sempre pronto a cogliere la meraviglia, le delizie più nascoste e inaspettate. L’ intervista che segue ce lo dimostra una volta ancora, trascinandoci in un racconto ricco di fascino, saggezza e cultura ad ampie dosi. E’ in questo portentoso mix che risiede uno dei punti di forza di Maurice; nel desiderio di apprendere, di lasciarsi stupire da ogni esperienza che si materializza lungo il suo cammino. L’ 8 Maggio ha fatto ritorno a Venezia, per presenziare ai numerosi vernissage organizzati in apertura della Biennale d’Arte. E possiamo star certi che la prossima puntata di questa rubrica pullulerà di aneddoti e di testimonianze sempre più magiche, sempre più avvincenti. Narrate con quel tocco d’ incanto che solo il Principe (e non lo scrivo per piaggeria) è in grado di sprigionare. Ecco cosa ci ha riferito, intanto, degli straordinari eventi che l’hanno coinvolto ultimamente e di quelli, altrettanto sorprendenti, che lo vedranno protagonista a breve…

Ci siamo detti “arrivederci” al Carnevale di Venezia e, rispettando il fil rouge delle ricorrenze, ora dovrai raccontarmi com’è stata la tua Pasqua: sui social hai postato foto di paesaggi di uno splendore da mozzare il fiato!               

Pasqua l’ho trascorsa tra Padova e Vicenza, in campagna, nella pace più assoluta perché ne avevo bisogno. Quelli sono i paesaggi della mia terra: i tramonti, i profumi e i colori del meraviglioso Veneto, dove in compagnia di amici cari, sinceri, con i quali non devi recitare nessun ruolo, ho potuto rilassarmi totalmente. Ho la fortuna di avere amici che vivono in zone e case splendide e devo dire che è un po’ il rovescio buono della medaglia del mio lavoro, a volte abbastanza frenetico e stressante. Grazie a queste belle amicizie e ai luoghi incantati che hanno fatto da cornice alla mia Pasqua mi sono potuto ricaricare. E’ stato proprio un tuffo nella serenità! L’ enorme magnolia che vedete nella foto mi ha regalato tutto l’amore materno della natura che mi era mancato un po’, nel bailamme tra viaggi e impegni vari.

 

 

 

 

I verdeggianti luoghi della Pasqua del Principe

Nella scorsa puntata di questa rubrica, ci anticipavi una tua partecipazione a sorpresa alla Milano Design Week. Da quanto ne so, si è trattato di uno spettacolare anniversario: che ci racconti a tal proposito?

A tal proposito vi racconto che è stato un evento decisamente bello e diverso, di uno spessore artistico straordinario. L’ideazione è stata di Andy dei Bluvertigo con il quale, come sapete, collaboro spesso e volentieri; è venuto fuori un happening stupendo che Visionnaire – un’azienda di arredamento luxury destinato alle abitazioni, agli yacht e così via –   ha voluto regalare ai clienti più fedeli, ai collaboratori internazionali più importanti per i suoi 60 anni di vita e 15 anni di brand. L’ evento era basato sulla pubblicazione di un decalogo di valori che hanno accompagnato l’azienda sin dall’ inizio e che ne hanno determinato il successo. La rappresentazione artistica e visuale di questo decalogo è stata affidata ad una compagnia di danza, EmoX Balletto, con musiche originali scelte ed elaborate da Andy ed artisti che si esibivano negli intervalli tra la presentazione di un valore e l’altro, intervalli che coincidevano anche con l’uscita di una portata creata da Cracco (che ha abbinato 10 piatti ai 10 valori). Erano performance brevi, dalla durata di 1 minuto e mezzo ciascuna ma molto belle, con ballerini e musica dal vivo. Io conducevo lo spettacolo imbastendone il fil rouge narrativo, nel mio stile di Maestro di Cerimonie ma in maniera un po’ più performativa: l’idea era quella di un’iniziazione quasi di tipo “massonico”, perché chi era lì era indubbiamente un privilegiato, e il privilegio vero era non tanto potersi permettere l’acquisto di questi bellissimi e costosissimi elementi di arredo, bensì comprenderne l’origine e lo spirito. E’ stata una celebrazione spettacolare, ricca, che ha portato il concetto di design ad altissimi livelli di rappresentazione (cliccate QUI per ammirare lo splendido video dell’ evento). Nel contesto del Salone del Mobile mi è piaciuta molto anche l’happening di Balich, “Aqua”, incentrata sul ritorno alle vie d’acqua milanesi: un omaggio a colui che le creò, ovvero Leonardo Da Vinci, nel 500mo anniversario della sua morte. Fu lui ad ideare i Navigli. Alcuni, quindi, sono stati riaperti proprio grazie a questa performance: in quel momento Milano, così “acquatica”, era vicina come non mai alla mia Venezia e tutto ciò mi ha divertito molto! Le mie radici, come sapete, sono nell’ acqua. Mi sento un po’ un fiore di loto! (ride, ndr)

 

Il Principe allo show-anniversario di Visionnaire…

…e insieme a Cracco, durante lo stesso evento

Tornando ancora al nostro ultimo incontro, mi soffermo sul percorso “lagunare” dei cinque sensi che hai illustrato ai lettori di VALIUM. Per quanto riguarda l’olfatto, proprio in quel di Venezia, recentemente sei stato coinvolto in un Gala molto speciale…          

The Merchant of Venice ha organizzato un simposio di altissimo livello sulle essenze – a cui hanno partecipato i più prestigiosi esponenti internazionali dell’azienda del profumo – e un gala di presentazione di due sue nuove fragranze: una di queste si chiama Imperial Emerald ed è ispirata all’ Oriente, nello specifico alla Persia, e come ben saprete il pavone è l’emblema dell’Impero Persiano. Questo mi ha stimolato a preparare una performance valorizzata da una scenografia e da un’animazione molto orientaleggianti, durante la quale ho sfoggiato un esotico copricapo a coda di pavone. Al termine c’è stata una cena di gala in pieno stile veneziano nel palazzo di Ca’ Vendramin Calergi, una serata sontuosa sempre all’ insegna dell’iconografia del pavone. L’ evento, nel complesso, è stato splendido! Si è festeggiata anche l’acquisizione della licenza del marchio Scervino da parte di Mavive (uno dei brand di The Merchant of Venice) e quindi il nuovo profumo di Ermanno Scervino. Cena di gala a parte, tutto si è svolto nel San Clemente Palace Kempinski Venice, un Hotel a 5 stelle situato sull’ isola di San Clemente.

 

Casanova sì, ma in chiave orientaleggiante…Il Principe al Gala di The Merchant of Venice

Se ti chiedessi qual è il senso che ti ha “catturato” in questo ultimo mese, cosa risponderesti?           

L’ udito. Io amo la musica, la suono, la ascolto, la canto, quindi l’udito per me è fondamentale. L’arte più suggestiva è indubbiamente la musica, perché è la colonna sonora di quello che ti succede e condiziona moltissimo lo stato d’animo. Facci caso: se guardi una scena comica con il sottofondo di una musica inquietante ti fa paura, se guardi un omicidio con un sottofondo buffo ti fa ridere. Adoro la musica classica, molto antica…Dai Madrigali di Carlo Gesualdo da Venosa alle pavane elisabettiane, passando per i canti gregoriani. Attraverso le loro melodie, se ho la possibilità di rilassarmi e di chiudere gli occhi, raggiungo una condizione mistica! La musica barocca, invece, mi serve per ricaricarmi… Parlando sempre di musica, mi ricollego anche al concerto che il Duo Bellavista-Soglia ha tenuto il 1 Maggio all’ Autodromo di Imola. Un concerto del quale sono stato spettatore, ma uno spettatore veramente deliziato dal fatto che questi due ragazzi stiano andando avanti con nuove rielaborazioni di musiche, con il concetto del cross over che mi appartiene tantissimo ed è uno dei motivi per cui mi stanno così a cuore. Durante la commemorazione del 25mo anniversario della scomparsa di Ayrton Senna, un evento che li ha visti esibirsi con una performance al mattino ed una in chiusura delle celebrazioni, Raffaello Bellavista e Michele Soglia hanno proposto un’interpretazione lirica di “Heroes” di David Bowie che mi ha fatto venire la pelle d’oca! Sono sempre più bravi, hanno avuto un successo strepitoso: persino gli appassionati di motori tout court hanno apprezzato la poesia e la sincerità dell’omaggio musicale che hanno fatto ad Ayrton. Insieme a loro, il 30 Aprile scorso ho assistito ad un altro evento straordinario. A Casola Valsenio, un paesino romagnolo di 2700 anime, da 120 anni si festeggia l’arrivo della Primavera con una sfilata di carri allegorici. Ma attenzione, sono carri che non hanno nulla di “carnascialesco”! Vengono realizzati con i materiali locali, tra cui il gesso (siamo in zona Vena del Gesso), dai giovani del posto. I carri sfilano nel centro della cittadina lasciando il pubblico senza fiato: sono davvero spettacolari, dei tableaux vivants con figuranti in posa e un’accurata ricerca di luci, costumi, allestimenti… Quest’anno erano dedicati a tre temi chiave: “L’altra metà” (un “j’accuse” sulla condizione della donna), “Colpa di Stato” anziché “colpo di stato” e “L’invisibile rotta dei sogni”. Michele Soglia vive a Casola, quindi è stato un piacere assistere a questa parata insieme al Duo. Pensa che, riconoscendomi, gli organizzatori mi hanno nominato padrino della manifestazione ed ho premiato i vincitori io stesso!

 

Il Duo Bellavista-Soglia, “living soundtrack” dell’ Ayrton Day all’ Autodromo di Imola

Il 28 Aprile si è concluso “AperyShow”, la quattro giorni di charity event che si tiene ogni anno a Piazzola sul Brenta, in provincia di Padova. E che quest’ anno ti ha visto protagonista. A quale causa verranno devoluti gli incassi e su cosa era incentrata la tua performance?         

Non so esattamente quale sia l’obiettivo di questa edizione, ma l’edizione scorsa era finalizzata alla realizzazione di un parco giochi nella cittadina dove è nato tutto, cioè Campo San Piero (non Piazzola). Un parco giochi molto grande e bello, attrezzato anche per bambini diversamente abili, che è stato inaugurato tre giorni prima di AperiShow 2019. Penso comunque che i ricavi siano destinati a un’opera pubblica, fruibile da tutta la popolazione. Per quanto riguarda I’ aspetto musicale, ogni giorno era intitolato a un genere: commerciale, latineggiante e così via…Visti i miei trascorsi, mi sono esibito durante la serata consacrata al tech-house ed ho fatto una performance simile a quelle che al Cocoricò mi vedevano protagonista. Era un omaggio a David Bowie a cui ha assistito un pubblico foltissimo, di ogni età e status.  Data la pioggia battente, dal palco scorgevo una marea di ombrelli colorati. Non potendo applaudire, la gente urlava dalla gioia e muoveva gli ombrelli per farci sentire che c’era! E’ stato molto emozionante. Io ho cantato “Hallo Spaceboy” di David Bowie, tratto dall’ album “Outside”, e ho dedicato “Heroes” a chi ha lavorato allo show e a tutto il pubblico: sono tempi in cui per andare avanti bisogna essere un po’ eroi, per cui sottolineo sempre il valore di questa canzone. La mia performance è stata di puro Teatro Notturno, con luci ed effetti speciali curatissimi. “AperiShow” è un evento ormai entrato nel cuore degli spettatori locali (ma penso che in molti arrivino anche da fuori), è un successo annunciato.  Nonostante il tempo un po’ bizzarro, è stato bellissimo ritrovare tanti personaggi importanti del mondo della musica, del vocalism…Partecipiamo tutti a titolo gratuito per sposare la causa. Questo festival si svolge in un contesto quasi familiare, e poi la location è speciale: siamo di fronte a questa villa meravigliosa, Villa Contarini, un’eccellenza dell’arte e dell’architettura veneta.

 

 

 

Alcuni scatti dell’ AperyShow 2019 a Piazzola sul Brenta

Sempre a proposito di eventi, il 5 Maggio hai preso parte alla giuria del Premio Dino D’Arcangelo, il giornalista di Repubblica commemorato al Music Inside Festival di Rimini. Che puoi dirci, di quella esperienza?

In realtà, essendo sopraggiunti importanti appuntamenti di lavoro nelle Baleari, ho dovuto rinunciare alla mia presenza fisica. Però ho fatto parte della Giuria, alla quale ho inoltrato un mio intervento scritto. Nicoletta Magalotti, la mitica NicoNote del Cocoricò, e Pierfrancesco Pacoda hanno desiderato istituire un Premio in onore e ricordo di Dino D’Arcangelo, che teneva la rubrica musicale “Tenera è la notte” su Repubblica: il Premio, alla prima edizione, ha avuto per nome proprio “Tenera è la notte – Dialoghi trasversali sulla Club Culture” ed è stato dedicato alla sua memoria. Già questa, di per sé, è una cosa emozionante e bellissima! Io ho fatto la mia scelta, non è combaciata con quella del resto della giuria – composta, oltre che dal sottoscritto, da Ernesto Assante di Repubblica, NicoNote, il consulente marketing Pierluigi Pierucci, il dj Claudio Coccoluto e i giornalisti Piefrancesco Pacoda e Damir Ivic – ma è andata bene ugualmente: ha vinto la Baia degli Angeli, così battezzata prima di diventare Baia Imperiale. La premiazione è avvenuta il 5 Maggio, mentre il 6 ero invitato ad un simposio dal titolo “Imprenditoria della notte, tra creatività e mercato”: il mio intervento scritto è stato letto pari pari da NicoNote. (lo trovate in calce all’ intervista)

D’Arcangelo sdoganò la House e la Techno, elevandole a dei veri e propri generi. A tuo parere, oggi, esiste un’avanguardia musicale che meriterebbe di essere legittimata?      

Purtroppo no. Spero che qualcosa venga fuori, perché c’è bisogno di nuovi fermenti. Ho “intercettato” un piccolo germoglio, ma è ancora troppo immaturo per poter essere capito…Mi riferisco al mondo della notte, naturalmente. Niente a che vedere, comunque, con quello che rappresentarono la House e la Techno. Ricordo che Dino D’Arcangelo volle invitare Assante alla LoveParade per fargli capire che non erano una moda, bensì un autentico movimento musicale, e noi del Cocoricò ci andammo tutti insieme. Per amor di sintesi, quindi, direi che di avanguardie artistiche inerenti alla Club Culture non ce ne sono. Non a tutt’oggi, almeno.

 

Rimini: la storica piazza Cavour e la Fontana della Pigna

Se dico “Riccione”, suppongo che per te equivalga a dire “Cocoricò”. Cosa rappresenta, invece, Rimini per il Principe Maurice? Spiegacelo con tre aggettivi.

Il primo nome che associo a Rimini è quello di Fellini, che le conferisce un senso in più del grottesco, del giocoso in confronto a Riccione. Rimini è divertente perché è più “grassa”, se vogliamo. E’ assolutamente felliniana, e lo rimarrà per sempre: è il suo imprinting. Anche se ha perso forse quella magia del Grand Hotel, dell’eleganza. Però è stata senza dubbio una pioniera del turismo di massa, delle meritate vacanze per tutti. Tre aggettivi per descriverla? Simpatica, grassoccia, divertente. Ovvero felliniana!

Non può mancare il consueto aggiornamento sui tuoi progetti “non top secret” e sugli appuntamenti imperdibili a cui ti accingi a presenziare: quali anticipazioni ci dai?             

A breve termine ho in programma alcune serate flash nei locali, ma soprattutto performance associate alla cultura. O meglio, a una visione nuova, più fruibile della cultura attraverso il racconto. Per cui il 19 maggio prenderò parte al Festival del Cardello, di cui il Duo Bellavista-Soglia è organizzatore e direttore artistico. Mi esibirò nel Giardino delle Erbe di Casola, un luogo veramente magico, in questo piccolo anfiteatro che è stato creato proprio all’inizio del giardino. Lì mi vedrete nei panni di attore e interprete del Futurismo virato sul settore culinario: sarà presente anche il Presidente di Casa Artusi, un’esponente di punta della cucina tradizionale, al quale controbatterò in maniera simpatica, un po’ folle e in stile futurista con improbabili ricette, soprattutto con la filosofia della cucina futurista (che rievoca abbastanza certe ossessioni alimentari odierne). Terre come la Romagna hanno sempre coniugato la natura con l’arte, con la rappresentazione…Casola è una cittadina di provincia, ma ha un fascino unico: ho scoperto che è la provincia la vera risorsa d’Italia, sotto tutti i punti di vista. Nelle Baleari sono stato invece per delle belle iniziative che vi racconterò molto presto, ma il mio progetto più imminente mi vedrà protagonista al Festival del Cardello. Nel frattempo, per incuriosirvi ancora di più, posso anticiparvi che – oltre a quello nel film “Ca Moon”–  c’è nell’aria un ruolo in una nuova pellicola: la mia carriera cinematografica sembra predisporsi in maniera continuativa. Mi lancerò…Hollywood mi sta aspettando! (ride)

 

La locandina del Festival del Cardello con relativo programma

L’ INTERVENTO DEL PRINCIPE MAURICE AL SIMPOSIO “IMPRENDITORIA DELLA NOTTE, TRA CREATIVITA’ E MERCATO” DEL MUSIC INSIDE FESTIVAL DI RIMINI

Buongiorno, carissimi.

Innanzitutto voglio scusarmi per non essere presente ma urgenti impegni di lavoro all’estero per un progetto importante cui tengo tantissimo riferito ad una missione culturale della mia città, Venezia, mi tengono lontano dall’Italia per altri tre giorni oltre la data odierna. Mi spiace molto non essere qui di persona perché a questo ambiente devo tantissimo e sono onorato che Nico mi abbia pensato sia come membro della Giuria del neonato premio “Tenera è la Notte” in memoria del compianto Dino D’Arcangelo che come relatore per questo interessantissimo simposio. Grazie, quindi, a lei e a tutti voi. L’argomento che tratterete non è affatto semplice ed ha una valenza che va oltre la mera offerta  di servizi, sempre più regolamentati e in qualche modo limitati da una visione spesso populistica e cieca delle Autorità competenti, per arrivare a “contaminare” attraverso la proposta artistica, strettamente legata la mondo del “loisir”, le mode e i modi di intere generazioni. Non mi intendo della parte “tecnica” e posso solo dare un parere che suona come consiglio: la qualità e la sicurezza devono essere i punti focali per avviare e perseguire un’impresa che fa dell’accoglienza il suo scopo. Ritengo, invece, di poter portare una testimonianza credibile sul fatto che la CREATIVITÀ faccia davvero la differenza, di qualsiasi genere musicale di intrattenimento si parli, come VALORE AGGIUNTO di un “sistema notte” che sta conoscendo una crisi così pertinace e apparentemente insormontabile. La mia esperienza personale è un esempio lampante di come attraverso un prodotto creativo originale, visualmente riconoscibile ed emotivamente coinvolgente, frutto di studio, passione e improvvisazione su un tema variabile,  si riesca a “iconizzare” un artista ma anche un genere al punto, pur nella sperimentazione o forse proprio per quella, da renderli estremamente commerciali. La Baia degli Angeli (poi Imperiale) premiata ieri da una parte e il Cocoricò degli anni ’90 dall’altra ne sono una testimonianza storica. In buona sostanza, se da un lato le ingerenze dei “social” e dei “media” vorrebbero con il loro banale melting pot culturale appiattire se non annientare il valore aggiunto dell’UNICITÀ (di personaggi come di luoghi che per avere successo DEVONO essere riconoscibili), dall’altro si riscontra nelle gestioni,  stressate da mille ingerenze politiche e burocratiche e timorose di non poter attingere nel calderone giovanile l’utenza necessaria per poter mandare avanti l’impresa con i suoi costi fissi impressionanti, una RASSEGNATA PASSIVITÀ. Siamo nell’epoca dei format preconfezionati che hanno cosi tanto successo perché la fondamentale figura del Direttore Artistico dei locali è pressoché stata eliminata. Per un’azienda seria la professionalità di qualcuno che in ESCLUSIVA pensa, crea e realizza una VISIONE artistica del programma musicale, scenografico e d’immagine in generale è FONDAMENTALE. È solo col suo operato, condiviso con la parte amministrativa, che la creatività diventa quel valore aggiunto e necessario al successo di un luogo di divertimento e spettacolo. Sarà sua responsabilità coinvolgere gli interpreti giusti del suo concept per condizionare il mercato e non esserne vittima con le conseguenze che sono sotto gli occhi di tutti. Occorre avere il coraggio di creare situazioni nuove individuando strade che portino a trend coinvolgenti ed “educativi” per quelle masse di giovani (e non) che sicuramente reagiranno alla noia del déjà vu del quale hanno dato prova frequentando sempre meno le discoteche. Attenzione: per déjà vu non intendo gli eventi dedicati alla straordinaria memoria delle rivoluzioni musicali e di costume che a mio avviso sono sempre importanti proprio come testimonianza della potenza, appunto, della creatività ma del fatto che ormai ovunque si propone più o meno lo stesso prodotto non facendo più presa sulla curiosità della novità. Per finire voglio consigliare agli operatori del settore di non adagiarsi su improbabili “certezze” già obsolete ma di cercare nuovi talenti e dare loro fiducia e rispetto magari sotto l’attenta guida di chi ha esperienza da trasmettere. CREATIVITÀ: capacità PRODUTTIVA della ragione e della fantasia (dizionario). Buon lavoro e buona festa a tutti nella speranza di rivederci presto.

Maurice Agosti

 

Photo courtesy of Maurice Agosti e Duo Bellavista-Soglia