Baci, Sospiri e voluttà: i dolci di San Valentino della tradizione italiana

 

In Italia non esistono dolci tipici associati alla ricorrenza di San Valentino, ma sono molti i prodotti di pasticceria che, in un modo o nell’altro, rimandano all’amore. A volte solo per il nome, o grazie a un aspetto che rievoca i simboli della voluttà. Questi dolci, preparati dal Nord al Sud dello Stivale, sono sempre stati reputati un regalo perfetto per dichiararsi alla persona amata. Per risalire alle loro origini, bisogna andare a ritroso nel tempo: la data di nascita di alcuni di essi si colloca nientemeno che tra il XV e il XVI secolo. Andiamo subito a scoprire i più rappresentativi.

 

I Baci di Dama

 

Sono originari di Tortona, in provincia di Alessandria, dove vennero preparati per la prima volta nel XIX secolo. Hanno un nome romantico di cui non si conosce la storia; quel che è certo, è che possono essere considerati una vera e propria eccellenza pasticcera. La loro forma sferica e la farcitura al cioccolato li rendono inconfondibili. Prepararli è molto semplice. La ricetta dei Baci di Dama  include ingredienti come il burro, lo zucchero, le nocciole, la farina e il cioccolato fondente.

 

I Baci di Giulietta e Romeo

 

Provengono da Verona, la città della sfortunata coppia che ispirò la tragedia (“Romeo e Giulietta”, appunto) di William Shakespeare. E con Romeo e Giulietta, questi squisiti biscotti condividono il nome; ideati dal pasticcere veronese Enzo Perlini nel 1950, li caratterizza un “impasto meringa” con farina di mandorle e nocciole e una farcitura di ganache al cioccolato bianco o fondente. Nei biscotti di Romeo viene aggiunto del cacao, mentre quelli di Giulietta deliziano il palato grazie al cocco. La tradizione vuole che, a San Valentino, le donne regalino i  Baci di Romeo (al cioccolato fondente) e gli uomini i Baci di Giulietta (bianchi) ai propri partner.

 

I Baci di Assisi

 

A metà tra biscotti e pasticcini, sono tipici di Assisi, città natale di San Francesco. Hanno una forma tondeggiante, la consistenza soffice della pasta di mandorle. E le mandorle, stavolta sotto forma di fette sottilissime, li ricoprono completamente. Il sapore dei Baci è irresistibile: non è un caso che ne esistano molteplici varianti. I dolcetti storici, tuttavia, sono composti di farina, uova, lievito, burro, zucchero e mandorle, rigorosamente tritate e a fette.

 

I maritozzi

 

Anche Roma ha i suoi dolci della tradizione amorosa. Uno di questi è il maritozzo, che le ragazze, in tempo di Quaresima, solevano regalare ai loro promessi sposi. Quei maritozzi, senza panna ma ricchi di uvetta, canditi e pinoli, contenevano anelli o minuscoli monili d’oro nell’impasto: oggetti dalla forte valenza simbolica che si associavano a un amore destinato ad essere coronato dal matrimonio. Secondo una leggenda, le giovani donne donavano i maritozzi che loro stesse preparavano all’uomo più attraente della comunità. Costui avrebbe poi impalmato la “pasticcera” più brava.

 

I Sospiri

 

Un nome che è tutto un programma, rimanda alle dolci (in tutti i sensi) tribolazioni amorose. Creati a Bisceglie, in Puglia, vantano una storia romantica che si dirama in due differenti versioni: secondo la prima, furono ideati dalle monache in occasione del matrimonio tra Lucrezia Borgia e il Conte di Conversano. Poichè le nozze non furono mai celebrate, le religiose si inventarono questi dolcetti per alleviare l’uggia degli invitati durante l’interminabile attesa degli sposi. Quando vennero serviti, il sorriso tornò a splendere sul volto di tutti: la pasta soffice, la farcitura di crema e la copertura di glassa rendono i Sospiri invitanti al solo sguardo. Ma fu soprattutto la forma a togliere il fiato ai presenti; i Sospiri rievocano inequivocabilmente il seno di una donna. La seconda versione dell’origine dei dolcetti ha per protagonista un giovane pasticcere. Pare che, quando venne abbandonato dalla donna che amava, tra lacrime e sospiri preparò questi pasticcini ispirandosi al suo seno. Dei Sospiri esiste anche una variante senza glassa, curiosamente battezzata “tette delle monache”.

Foto via Pexels, Pixabay e Unsplash.

Foto del maritozzo di Andy Li, CC0, da Wikimedia Commons

 

I dolci dell’Avvento: viaggio in Nord Europa

 

Quest’anno, durante l’Avvento, viaggiamo in Europa anche per quanto riguarda le delizie dolciarie. Ma quali sono i più famosi dolci dell’Avvento, nei paesi europei? Per rimanere in linea con gli ultimi articoli apparsi su VALIUM, oggi andremo alla ricerca delle specialità natalizie del Nord Europa. Noteremo che hanno in comune molti ingredienti, ad esempio le spezie e la frutta secca, e che sono rappresentate da prodotti da forno sotto molteplici forme: dalla torta ai biscotti, dalla brioche al pan dolce. Con un’eccezione che potrete scoprire leggendo l’articolo qui di seguito…

 

Germania: i Lebkuchen

Diffusi anche in Austria, Boemia, Polonia, nel Trentino Alto-Adige e nella Svizzera tedesca, sono biscotti a base di spezie non di rado ricoperti di glassa o cioccolato.

 

Danimarca: il risalamande

Servito come dessert, questo dolce danese è un budino che si prepara combinando il riso al latte con ingredienti quali la vaniglia, lo zucchero, la panna e le mandorle tritate. Viene gustato freddo dopo essere stato arricchito di una deliziosa salsa alle ciliegie.

 

Estonia: il Kringel

Si tratta di una brioche intrecciata a base di cannella guarnita con crema al cioccolato, frutta secca (soprattutto noci) e, a volte, mele: ne esistono varie versioni, una più squisita dell’altra.

 

Finlandia: la Joulutorttu

Conosciuti anche in Svezia, sono dolcetti natalizi dalla tradizionale forma di stella. Si preparano con la pasta sfoglia e una marmellata di prugne da leccarsi i baffi.

 

Lussemburgo: il Boxemännercher

Simile ai noti e amatissimi omini al pan di zenzero, il Boxemännercher è un dolce lussemburghese tipico della ricorrenza di San Nicola. Non è un caso, infatti, che sia molto diffuso in tutti i paesi in cui il Santo, la notte tra il 5 e il 6 Dicembre, si reca di casa in casa per portare regali ai bambini. L’omino plasmato su questa golosa brioche rappresenta proprio San Nicola, e solitamente viene guarnito con zucchero al velo, pasta di zucchero o uvette.

 

Paesi Bassi: il Kerststol

Nei Paesi Bassi il Natale si festeggia con un dolce che somiglia parecchio allo Stollen, il soffice pane tedesco ricco di spezie e di canditi. L’impasto è composto, tra gli altri ingredienti, di noce moscata, cardamomo, uva passa, canditi, brandy, mandorle, vaniglia e un tocco di pasta di mandorle che lo rende ancora più invitante.

 

Belgio: il Kerststronk

E’ un tronchetto di Natale preparato con pasta biscotto al cioccolato, farcito di crema e rivestito di crema al burro; in Francia prende il nome di Bûche de Noël. Si ispira alla tradizione millenaria del ceppo di Natale – o ceppo di Yule – di cui VALIUM ha parlato qualche tempo fa (rileggi qui l’articolo).

 

Austria: i Vanillekipferl

Questi squisiti biscotti alla vaniglia hanno la forma di un ferro di cavallo e sono abbondantemente ricoperti di zucchero a velo. Durante l’Avvento, vengono perlopiù degustati in occasioni come i brindisi in compagnia. Piacciono molto anche ai tedeschi e agli ungheresi…non è difficile capire il perchè.

Foto del risalamande di Pille from Tallinn, Estonia, CC BY 2.0 <https://creativecommons.org/licenses/by/2.0>, via Wikimedia Commons

Una ciliegia tira l’altra

 

Il piacere di mangiare ciliegie direttamente dall’albero non è universale?
(Françoise Héritier)

Un tripudio di ciliegie: rosse, dolci e succose, talmente buone da mozzare il fiato. Sono proprio le ciliegie, vivaci e briose, ad annunciare l’arrivo dell’Estate. Il fiore di ciliegio ci ha incantato con la sua meraviglia, l’abbiamo contemplato durante l’Hanami, ma il suo frutto ci conquista grazie alla delizia. E il detto “una ciliegia tira l’altra” non potrebbe essere più vero! Tant’è che la ceresia (così la chiamavano i latini) viene ampiamente utilizzata in pasticceria e per la preparazione di svariati cocktail e bevande. Ho voluto dedicare la nuova photostory di VALIUM a questo frutto goloso, dalla forma vagamente a cuore. Un frutto che, per chi non lo sapesse, vanta persino un santo protettore: è San Gerardo dei Tintori ed è il co-patrono di Monza.

 

Foto via Pexels, Pixabay e Unsplash

 

La torta d’Inverno, un dolce che è un’ode ai sapori invernali

 

Conoscevate già la torta d’Inverno? Io l’ho scoperta solo di recente ma, come recita un noto proverbio, “Non è mai troppo tardi”. E’ una torta molto soffice, completamente spolverata di zucchero a velo, arricchita di uvetta e spezie quali la cannella, il coriandolo o l’anice stellato, i chiodi di garofano e la noce moscata. Altri ingredienti sono costituiti dalla frutta secca, fondamentale per questo tipo di torta: mandorle, nocciole, gherigli di noci. Mele, pere e cioccolato fondente concludono la lista dei componenti tipici del dolce. Ma come si prepara, la torta d’Inverno? Innanzitutto la frutta secca viene tritata e l’uvetta messa a bagno in una ciotola piena d’acqua. Subito dopo, le uova si montano con la frusta insieme allo zucchero. Continuando a mescolare, si aggiungono il latte, l’olio d’oliva, una bustina di lievito per dolci e la farina.

 

 

Quando l’impasto risulterà sufficientemente denso, verranno incorporate l’uvetta, la frutta secca tritata, le spezie, scaglie di delizioso cioccolato fondente e mele e pere tagliate a cubetti. Il tutto va lasciato cuocere in forno per circa un’ora, dopodichè la torta si spolvera con dell’abbondante zucchero a velo ed è possibile guarnirla, a proprio piacimento, con l’uvetta, la frutta secca tritata e/o le scaglie di cioccolato.

 

 

Il risultato? Una ricetta semplice per un dolce golosissimo, perfetto da gustare a colazione o nei vari break della giornata.

 

 

Foto via Pexels

 

I dolci alla zucca: spunti per deliziare il palato con il frutto ottobrino per eccellenza

 

Che dolci preparare con la zucca? Il frutto ottobrino per eccellenza è ampiamente usato in pasticceria. Ha un sapore dolce e non troppo intenso, in più vanta proprietà innumerevoli: la zucca contiene vitamine, fibre, sali minerali, betacarotene e acidi grassi Omega-3; è un ottimo antiossidante, un efficace antinfiammatorio e – last but not least – un autentico toccasana per l’apparato cardiocircolatorio e gastrointestinale. Ma il vero punto di forza della cucurbita maxima (questo il suo nome botanico) e la sua iconicità. Emblema supremo di Halloween, protagonista delle leggende associate alla festa, ha legato a doppio filo la sua vibrante tonalità arancio al nero gotico della vigilia di Ognissanti. Uno dei suoi pregi, come scrivevo all’ inizio dell’articolo, è la capacità di deliziare il palato: la zucca è l’ingrediente principale di golose torte (compresa la celebre Pumpkin Pie del Giorno del Ringraziamento americano), dolcetti sfiziosi come i muffin, cupcakes e biscotti sofficissimi al loro interno, squisiti rotoli farciti di cioccolato e di ricotta, frittelle, crostate, pancakes, persino panini e uno speciale pain brioche. Potrete facilmente trovare le ricette in rete; intanto, godetevi questa ghiotta carrellata di immagini e scegliete il dolce alla zucca che fa per voi.

 

Il rotolo di zucca

La torta di zucca

Le crepes alla zucca

La tradizionale Pumpkin Pie del Thanksgiving Day

I cupcakes di ispirazione halloweeniana

La crostata con marmellata di zucca

I muffin alla zucca

Le tortine alla zucca

I quadrotti di zucca

I panini alla zucca

Il pain brioche

 

Foto via Unsplash, Pexels e Piqsels

 

La colazione di oggi: il burro, tra pregiudizi e benefici

 

Il burro fa bene o male? Riflettori puntati su un alimento base della prima colazione. Cominciamo con il dire che il burro è un prodotto totalmente genuino, così come lo è la sua preparazione. Si ottiene separando la parte grassa da quella acquosa della crema del latte; questa operazione viene effettuata tramite un processo che non si discosta affatto dal metodo artigianale di un tempo. La lavorazione non comporta l’utilizzo di additivi chimici, nè tantomeno implica elaborate procedure di raffinazione. Il burro è composto dal grasso del latte così com’è, senza alcuna alterazione. Considerando che a 100 grammi di burro corrispondono 758 calorie, è consigliabile farne un uso moderato (non più di 10 grammi al giorno). I grassi contenuti nel burro, inoltre, ammontano all’83% del prodotto. Ma consumati senza eccedere, svolgono una funzione nutritiva essenziale: forniscono energia, mantengono sani i tessuti del corpo, apportano dosi elevate di vitamina A, E e D e preservano la funzionalità degli ormoni fondamentali per l’organismo.

 

 

Un altro punto di forza dei grassi contenuti nel burro è l’essere acidi grassi a corta catena, ovvero includono carbonio pari a meno di 6 atomi. Ciò significa che l’organismo riesce a bruciarli istantaneamente impedendo che sedimentino e si tramutino in grasso corporeo. Tutto sommato, potremmo spezzare una lancia anche a favore delle calorie: basta considerare che un etto di burro ne ingloba 150 in meno rispetto alla stessa quantità di olio d’oliva. L’ umidità inclusa nel burro, infatti, contribuisce a diminuire il suo livello calorico. L’olio, al contrario, è completamente composto di acidi grassi. A proposito di acidi grassi, quelli a corta catena riescono ad essere rapidamente elaborati dai succhi gastrici: ne consegue che il burro è un alimento ad alto tasso di digeribilità. Attualmente, poi, l’ ottimizzazione dei metodi di allevamento fa sì che ai grassi saturi del burro si affianchi una buona percentuale di grassi monoinsaturi e polinsaturi, imprescindibili per la salute del nostro organismo.

 

 

Tra i minerali e le vitamine di cui il burro è ricco troviamo il calcio, il fosforo, il sodio, il potassio, la vitamina E, la vitamina D e la vitamina A: quest’ ultima, presente in dosi notevoli, svolge una potente azione antiossidante e contrasta la formazione dei radicali liberi. E’ un autentico toccasana, inoltre, per mantenere sani gli occhi, la pelle e le mucose. La vitamina A riveste una cruciale importanza anche per la salute della tiroide e delle ghiandole surrenali, entrambe direttamente associate al benessere del cuore. E qui sfatiamo un altro mito: mangiare burro espone al rischio di contrarre patologie cardiovascolari. In realtà, le ricerche scientifiche hanno dimostrato che un consumo regolare di latticini scongiura questo pericolo. Non dimentichiamo poi che la lecitina, una sostanza ampiamente contenuta nel burro, è in grado di regolarizzare l’assorbimento del colesterolo e di un buon numero di grassi. La vitamina D, invece, contribuisce a “fissare” il calcio nella struttura delle ossa e dei denti.

 

 

Parlando di colesterolo, è essenziale chiarire un altro pregiudizio che riguarda il burro. La convinzione che contenga, cioè, colesterolo in dosi massicce e quindi nuoccia alla nostra salute. Si tratta di una credenza errata, poichè ne include 250 grammi per ogni 100 grammi di alimento. Considerando che 250 grammi di colesterolo rappresentano la quantità massima che è possibile consumare quotidianamente, è altamente improbabile ingerire ben 100 grammi di burro in un solo giorno! Perciò il problema (a meno che non ci si professi dei burro-dipendenti) non sussiste.  Limitarsi ai 10 grammi giornalieri di cui vi parlavo a inizio articolo, invece, permette di godere esclusivamente degli effetti benefici del colesterolo: è un buon antiossidante, un toccasana per le arterie e una componente fondamentale di svariate parti dell’ organismo.

 

 

Concludendo, il burro non è un alimento a rischio come spesso viene descritto. Anzi: rispondendo al quesito che apre questo post, potremmo affermare senza mezzi termini che il burro fa bene. Ha un gusto goloso, una consistenza invitante ed è un ingrediente basilare dei prodotti di pasticceria, dove la sua presenza vanifica l’aggiunta di diversi additivi. Nelle ricette dolciarie, il burro è il must. Pensate solo alla preparazione della pasta frolla, o di certi deliziosi biscotti. E la mattina, a colazione, chi potrebbe fare a meno della classica fetta di pane spalmata di burro e marmellata o di burro e miele? Io no…non so voi.

 

 

 

Tra cupcake al cioccolato e vintage DOC. La prima volta di Alice Balossi al Summer Jamboree

Foto (c) Guido Calamosca

“Tu sì ‘nu babbà”, dicono a Napoli. E il paragone tra il tipico dolce partenopeo e una persona squisita è più che mai calzante quando si parla di Alice Balossi, che ha esordito sul palco del Summer Jamboree 2018 nelle vesti (vintage) di presentatrice. Capelli rosso rame, al tempo stesso sensuale e diafana, Alice è diventata celebre per aver partecipato a “Bake Off Italia”, il talent TV che Real Time dedica alle promesse della pasticceria: non è un caso che al Festival più rock’n roll d’Italia abbia dedicato un delizioso cupcake al cioccolato. Ma oltre ai dolci, come diceva una nota canzone, “c’è di più”. Qualche esempio? La passione per lo stile anni ’40 e ’50, l’attività di “dessert blogger” con “I dolci di Alice” e una carriera pluriennale con un’ agenzia leader nell’ entertainment rétro come la Voodoo de Luxe. Sapori di altri tempi e di alta pasticceria si intrecciano continuamente nell’ iter di Alice Balossi, che tra i suoi progetti vanta “ghiottonerie” sempre nuove. E’ lei stessa a raccontarci tutto in un’ intervista che spazia dalla kermesse senigalliese al suo imminente, speciale omaggio ai dolci e ai loro fan…più pigri.

Alice, è stata la tua prima volta come conduttrice del Summer Jamboree. Che bilancio fai di questo debutto?

Un bilancio estremamente positivo. Io ho partecipato a quattro edizioni del Summer Jamboree come fan, per cui essere sul palco è stato molto emozionante. Sono felicissima di aver avuto l’opportunità di condurre un Festival che adoro da sempre!

Sei una provetta pasticcera e in molti ti conoscono per la tua partecipazione a “Bake Off Italia”, ma collabori da oltre dieci anni con l’agenzia Voodoo de Luxe. Che puoi dirci del tuo percorso?

Diciamo che a un certo punto della mia vita ho sentito il bisogno di cambiare: lavoravo nelle assicurazioni, facevo tutt’altro, e ho voluto fondere le mie passioni per farle diventare un lavoro. Quindi, dopo aver partecipato a “Bake Off Italia”, ho combinato la pasticceria con l’ amore per gli anni ‘50 ed è nato il mio blog “I dolci di Alice”. Lavoro da dieci anni con la Voodoo de Luxe, per me è la migliore agenzia nel settore dell’ organizzazione di eventi rétro. Li ho conosciuti e me ne sono innamorata, abbiamo iniziato a collaborare da subito e a questa edizione del Summer Jamboree abbiamo portato la serata Burlesque del Mamamia. Poi organizziamo tantissimi eventi, molti dei quali privati, e posso assicurarti che sono davvero magnifici.

 

 

Nasce prima l’amore per il rétro o per i dolci?

Io sono golosa da sempre, per i dolci ho una passione innata. Lavorativamente parlando è nato prima l’amore per il rétro. Poi ho fatto un corso professionale di pasticceria, ho partecipato a “Bake-Off Italia” e ho deciso di far diventare l’amore per i dolci un lavoro. Diciamo che è stata un’ evoluzione naturale. Molte volte, parlando del mio blog mi chiedono: “Ma è davvero il tuo stile o hai pensato agli anni ‘50 perché in Italia non esiste un altro blog come il tuo?”. No: io sono proprio così e quando ho deciso di aprire  “I dolci di Alice” era scontato che sarebbe stato in stile rétro. I miei gusti musicali spaziano dagli anni ‘20 agli anni ‘80, però il mio look è prettamente anni ‘40 e ‘50.

 

 

Hai dedicato un cupcake al cioccolato e lampone al Summer Jamboree: perché questa scelta?

Perché è un classico con uno sprint in più: il cioccolato piace a tutti, però con i lamponi diventa più allettante, più particolare! Poi è un accostamento di sapori che secondo me richiama un po’ il passato. Lo conosciamo, ma ci piace ogni volta che lo riassaggiamo.

Se dovessi paragonare te stessa a un dolce, invece, su quale punteresti?

Direi su una lemon meringue pie, una crostata di pastafrolla ripiena di crema al limone e ricoperta di meringa morbida. E’ il mio dolce preferito perché si basa su un bel contrasto: è dolce ma anche un po’aspro, grazie al limone. Secondo me è il dolce perfetto, perché amalgama diverse consistenze. In più, è molto semplice da realizzare però è abbastanza articolato nel sapore. Penso che mi rappresenti in pieno!

 

Foto (c) Guido Calamosca

Sul palco del Festival hai indossato preziosi abiti da collezione e provenienti dal vintage store milanese Cavalli e Nastri. Come descriveresti il tuo look?

Volevo essere sempre essere elegante e impeccabile, quindi mi sono fatta aiutare da questa boutique milanese nella scelta dei look. Per me non è facile vestire vintage, perché sono molto alta (1,78 m): gli abiti vintage devono coprire il ginocchio e spesso ho difficoltà nel trovare modelli che mi stiano bene. Mi sono affidata a Cavalli e Nastri perché hanno un’ ampissima scelta, quando sono arrivata da loro avevano già fatto una selezione di outfit sulla base delle mie misure. Sono riuscita ad avere un look diverso ogni sera e ad essere sempre super chic: perchè negli anni ’50, quando la sera si usciva, bisognava essere perfetti! Con molta cura anche nei dettagli, nell’acconciatura, nel make up e nei bijoux. Per gli accessori mi sono affidata a una ragazza che mi ha seguito nello styling, Laura Distefano alias Bloody Edith che, tra l’altro, aveva uno stand al Summer. Non vende bijoux, ma ha una sua collezione personale: mi ha aiutato soprattutto come amica.

 

Foto (c) Guido Calamosca

Sei una fan del Summer Jamboree ormai da anni. Cosa hai provato nel viverlo da protagonista, anziché da spettatrice?               

E’ stata un’emozione fortissima! La prima sera non potevo quasi credere di essere sul palco. Ho già esperienza nella presentazione, lavoro in TV, però è stato bellissimo. Condurre il Summer Jamboree mi ha fatto salire l’adrenalina a mille perché percepisco il Festival come qualcosa che mi appartiene, che collima perfettamente con la mia essenza.

 

Foto (c) Guido Calamosca

Quali “fotogrammi” ti sono rimasti maggiormente impressi, della manifestazione?

E’ sempre molto bello vedere persone che da tutto il mondo, da tutta Europa si ritrovano a Senigallia. Ci conosciamo tutti da anni e andare al Summer Jamboree è un motivo in più per incontrarci, per stare tutti insieme. Questo per me è stupendo! Poi, c’è il lato artistico: i musicisti sono sempre di altissimo livello, i più bravi che si possano trovare in circolazione. Ma ci sono artisti di fama internazionale anche per quanto riguarda il ballo, e ho visto numeri davvero spettacolari.

Che feeling si è instaurato tra te e il frontman/conduttore inglese Jackson Sloan?

Un bellissimo rapporto perché è molto bravo, molto amichevole, molto energico. Sul palco c’è stata una bella intesa fin da subito. Ecco, magari la prima sera ero quasi intimorita perché Jackson è un veterano: lui infatti era super tranquillo, mentre io ero molto più emozionata. Poi abbiamo preso il nostro ritmo e tutto è andato benissimo.

 

 

Che cosa ti riserva il futuro post-Festival?

Per Settembre ho in ballo tanti progetti. Molti sono da confermare quindi non te li posso raccontare ancora, però ti posso dire che a fine Ottobre uscirà il mio primo libro. Sarà incentrato sulla pasticceria “pigra”: tutti dolci da preparare entro 15 minuti, con ricette molto semplici e veloci. Ora sto lavorando a questo. Pensa che a Senigallia di giorno correggevo le bozze e la sera ero sul palco a presentare il Festival! Il titolo del libro? “Dolci per pigri”.

 

 

Photo courtesy of Summer Jamboree Press Office e Alice Balossi