Il luogo: Bergen, la città delle sette montagne, tra cultura, pan di zenzero e fiordi norvegesi

 

Ricordate quando nell’articolo dedicato alla casetta al pan di zenzero ho citato la “gingerbread town” più grande del mondo? Bene: Pepperkakebyen (questo il suo nome) è una delle principali attrattive natalizie di Bergen, la seconda città più popolosa della Norvegia, e oggi voleremo proprio lì. Bergen è un centro abitato ricco di fascino a partire dall’area in cui sorge: situata sulla penisola che porta il suo stesso nome, a nord si affaccia sul fiordo di Byfjorden e le montagne circondano il resto della città (soprannominata, in virtù di ciò, “città delle sette montagne”). Molti quartieri sono situati sulle isole circostanti, il che accresce la particolarità del territorio bergense. Ma perchè andare a Bergen, dato che Pepperkakebyen ha chiuso i battenti lo scorso 31 Dicembre? La risposta è semplice: è una città vivace, culturalmente stimolante. Non è un caso che nel 2000 sia stata eletta Capitale Europea della Cultura, nè che la presenza di numerosissimi studenti, molti approdati a Bergen grazie al progetto Erasmus, la renda estremamente frizzante. L’Università di Bergen, infatti, è circondata da un’aura di prestigio e la Norges Handelshøyskole, Scuola Norvegese di Economia, è una delle più rinomate della Norvegia. Il quartiere di Bryggen, inoltre, nel 1979 è stato decretato Patrimonio dell’ Umanità UNESCO. Si tratta, tanto per intenderci, dell’area che include le iconiche e coloratissime casette di legno situate sul lungomare. Ma l’appeal di Bergen non si esaurisce qui: è dal porto cittadino che si possono raggiungere i fiordi di Hardangerfjord  e Sognefjord, due meraviglie norvegesi, collocati a poca distanza. La suggestività di quest’antica città anseatica fondata dal re Olaf Kyrre nel 1070 è del tutto unica. Capitale della Norvegia fino al 1300, quando Oslo prese il suo posto sotto il regno di Haakon V, verso la metà del XIV  secolo divenne la sede di uno dei fondachi della Lega Anseatica ed entrò ufficialmente a farne parte. Da allora, Bergen si tramutò nel centro commerciale più rilevante del paese e tuttora lo rimane.

 

 

Naturalmente, un viaggio a Bergen non può prescindere da una visita al quartiere di Bryggen. Affacciato sulla baia di Vågen, Bryggen è contraddistinto da una serie di casette di legno dai colori vivaci e disposte a schiera che l’hanno reso inconfondibile. Nel 1360, quando Bergen entrò a far parte della Lega Anseatica, Bryggen divenne il quartier generale dei mercanti tedeschi in città: dal porto si esportavano grandi quantità di stoccafisso e si importavano i cereali che provenivano dal centro Europa. In passato Bryggen fu devastato da ben due incendi, ma dopo ogni ricostruzione le casette apparivano più belle di prima. Lì i mercanti collocavano i loro uffici e magazzini, talvolta delle mense, non di rado vi alloggiavano. Oggi, nel quartiere – Patrimonio dell’Umanità UNESCO – proliferano bar, caffetterie, ristoranti, boutique, e le sue viuzze medievali sono disseminate di gallerie e studi d’arte. A proposito di arte: tra i molti musei presenti a Bergen vi segnalo il Bergen Kunsthall, dove potrete ammirare opere di artisti contemporanei nazionali e internazionali, l’Hanseatiske Museum, ricco di reperti e testimonianze risalenti all’epoca in cui Bergen faceva parte della Lega Anseatica, e il Bryggens Museum, situato proprio a Bryggen: qui, nell’antica area portuale cittadina, vengono conservati i più importanti cimeli della Bergen medievale. Assolutamente imperdibile, poi, è il KODE Art Museums and Composer Homes, composto da sette edifici dislocati nel cuore della città. E’ maestoso e focalizzato sull’arte, la musica, l’artigianato e il design scandinavi. Include quattro musei, KODE 1, 2, 3 e 4, e le dimore di tre celeberrimi compositori norvegesi: Ole Bull, Harald Sæverud e Edvard Grieg. Tra i fiori all’ occhiello del KODE risalta la collezione permanente di Edvard Munch; le collezioni Rasmus Meyer e Silver Treasure sono da visitare tassativamente, così come le incredibili mostre di arte contemporanea e design organizzate dal museo.

 

 

A pochi passi da Bryggen troverete la fortezza di Bergenhus, che comprende il Castello Reale, la Håkonshallen e la Torre di Rosenkrantz. Sono tre edifici risalenti all’epoca medievale che vennero edificati su richiesta dei sovrani di Norvegia: nel Castello i re avevano stabilito la loro dimora, mentre la Håkonshallen, un monumentale salone di pietra con travi di legno sottostanti al soffitto a volta, era destinata agli eventi più importanti; qui furono celebrati, tra l’altro, diversi matrimoni reali. La Torre di Rosenkrantz, duecentesca, veniva utilizzata sia a scopo difensivo che residenziale.

 

 

Dato che Bergen ha basato sul commercio del pesce quasi tutta la sua storia, soprattutto durante l’ appartenenza alla Lega Anseatica, visitare il mercato del pesce della Torget è d’obbligo. Al mercato potrete ammirare innumerevoli varietà di pescato, proveniente rigorosamente dal Mare del Nord e mantenuto fresco grazie agli innovativi banconi in legno dotati di un flusso d’acqua continuo. E’possibile anche pranzare: un’occasione unica per gustare “dal vivo” le prelibatezze marine di Bergen.

 

 

Si dice che nel fiordo di Byfjorden si rifletta una luce speciale, impossibile da vedere altrove. Niente di meglio, dunque, che ammirarla dall’ alto in tutto il suo splendore. Fatelo raggiungendo la cima della collina Fløyen in funicolare: lì, a 320 metri sopra il livello del mare, potrete godere di un panorama mozzafiato della città di Bergen e del suo mare. Vale decisamente la pena, anche perchè la funicolare impiega solo cinque minuti per inerpicarsi sull’altura.

 

 

Se invece preferite visitare i fiordi e perdervi nella meraviglia selvaggia della loro natura, sappiate che dal porto di Bergen partono traghetti che li raggiungono quotidianamente. Il Sognefjord è una meta must: vanta una lunghezza di ben 203 chilometri che lo piazza al secondo posto a livello mondiale, mentre è il più profondo in assoluto di tutta la Norvegia. Lo costeggiano montagne imponenti, dalle pareti scoscese, che svettano sul mare ad oltre 1000 metri di altezza, ma proseguendo nel tragitto il paesaggio si fa più a misura d’uomo e rivela una vegetazione rigogliosa, villaggi inaspettati ed aree coltivate con cura.

 

 

Gamle Bergen è un museo open air a 4 chilometri da Bergen dove potrete addentrarvi nelle viuzze acciottolate della città vecchia, minuziosamente riprodotta in cinquanta case di legno corredate di negozi e di antiche botteghe. Alle abitazioni si accede solo tramite un tour guidato, mentre l’accesso alla Gamle Bergen è assolutamente gratuito. All’interno delle case vengono fedelmente replicati l’arredamento e lo stile di vita norvegesi a cavallo tra il XVIII e il XIX secolo.

 

 

E veniamo alla Pepperkakebyen, la città di pan di zenzero più grande del mondo. Pepperkakebyen, composta da casette ed edifici rigorosamente al pan di zenzero, è una miniatura di Bergen splendidamente illuminata: si possono ammirare le vie, le piazzette, le case, i palazzi storici, l’antico porto, le navi, le auto, persino le ruote panoramiche e le giostre di Natale, ma non solo…sono incluse le persone, gli animali, e un trenino percorre un itinerario ininterrotto. L’intera città, golosissima, è ricoperta di glassa, caramelle e canditi. Un vero e proprio incanto, insomma, alla cui realizzazione contribuiscono ogni anno anche i bambini delle scuole elementari e degli asili cittadini.  Purtroppo è troppo tardi per vederla ora, la Pepperkakebyen è un’attrazione tipicamente natalizia; potreste però decidere di visitarla il prossimo Dicembre. Pare che la città al pan di zenzero tornerà attiva dal 23 Novembre fino al 31 Dicembre 2024, ma le date sono ancora da confermare. Consultatele nel sito https://en.visitbergen.com/

 

 

Foto del Sognefjord di Zairon, CC BY-SA 3.0 <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0>, via Wikimedia Commons

Foto via Unsplash, Pexels, Piqsels

 

Il luogo: Lisbona, un fascino potente in bilico tra passato e contemporaneità

 

Per me non esistono fiori in grado di reggere il confronto con la varietà dei colori che assume Lisbona alla luce del sole.
(Fernando Pessoa)

 

A raccontarcela, oltre che le guide turistiche cartacee, gli opuscoli di viaggio e i siti web, è stato Fernando Pessoa: il grande poeta e scrittore portoghese era letteralmente innamorato di Lisbona, la sua città natale, e nel 1925 le dedicò uno scritto poi pubblicato postumo, nel 1988, con il titolo di “Lisbona. Quello che il turista deve vedere.” La capitale del Portogallo, in effetti, emana un fascino incomparabile. E’ tutto fuorchè una metropoli, potremo definirla la più “a misura d’uomo” tra le grandi città europee (si estende per circa 100 km quadrati), ma uno dei suoi punti di forza è proprio questo. Affacciata sull’ Oceano Atlantico e situata sulla foce del fiume Tago, Lisboa (così si chiama in portoghese) si adagia su sette colli da cui si gode di uno straordinario panorama: i loro nomi sono São Jorge, São Vicente, Sant’Ana, Santo André, Das Chagas, Santa Catarina e São Roque. “Per il viaggiatore che arriva dal mare, Lisbona, anche da lontano, si erge come un’affascinante visione di sogno, contro l’azzurro vivo del cielo che il sole colora del suo oro.”, scrive Fernando Pessoa nel libro che ho citato poc’anzi. Il mare è una costante nell’ iconografia della città, tant’è che compare anche nel suo stemma (sette onde solcate da un vascello sormontato da due corvi laterali), ma il fiume lo è altrettanto: il 25 Aprile, uno dei due ponti che collega le sponde del Tago (l’altro è il Vasco da Gama), è pressochè identico al Golden Gate Bridge di San Francisco. Sui sette colli si erge una moltitudine di case colorate, e poi “cupole, monumenti, vecchi castelli”, riprendendo sempre le parole di Pessoa. Le vie della città sono strette e lastricate di ciottoli; i tetti, dall’alto, appaiono come una smisurata distesa di tegole rosse.

 

 

Ma una delle caratteristiche della città lusitana è la sua atmosfera: multiculturale, cosmopolita, intrisa di tracce che ha assorbito dai popoli che nel corso dei secoli l’hanno dominata. Nella penisola iberica si sono succeduti gli antichi romani, gli arabi, gli spagnoli. Durante la sua epoca d’oro, tra il XV e il XVI secolo, Lisbona divenne il centro nevralgico del commercio via mare e, di conseguenza, un crocevia di culture. Il Portogallo intratteneva scambi commerciali con l’Africa, l’ India, l’ Estremo Oriente e il Brasile, che nel 1500 aveva colonizzato. Attraverso il porto della capitale portoghese, cruciale trait d’union tra Oriente e Occidente, passavano merci come tessuti pregiati, una grande varietà di spezie (la celebre “rotta delle spezie”, grazie a Vasco da Gama che fu il primo europeo a raggiungere l’India, partiva proprio da Lisbona), e poi ancora lo zucchero, il sale, il corallo (detto significativamente “oro rosso”), la carta e i drappi provenienti dalla Toscana. Nel 1755, tuttavia, un terribile terremoto interruppe bruscamente il periodo di floridezza e di continua crescita sperimentato da Lisbona. Alla distruzione sopravvissero pochi monumenti edificati in stile manuelino e il quartiere dell’ Alfama; il centro storico medievale, completamente devastato, fu ricostruito secondo i dettami urbanistici dell’ epoca. Al mix di culture, dunque, andarono ad aggiungersi contaminazioni architettoniche che ancora oggi fanno di Lisbona una città costantemente in bilico tra il passato e la contemporaneità.

 

Il ponte 25 Aprile

Conoscere Lisbona vuol dire, innanzitutto, assaporare la sua irresistibile atmosfera. Il clima è mite, la vastità del Tago e dell’ Oceano Atlantico donano un alito di infinito; il sole invade i sette colli con una luminosità sfolgorante e crea innumerevoli giochi di luce. L’eco degli antichi esploratori e avventurieri risuona ad ogni passo: Lisbona regala la sensazione di poter salpare, da un momento all’altro, alla scoperta del mondo intero. Godetevi i suoi splendidi monumenti, inoltratevi nel labirinto dei suoi vicoli e nelle sue viuzze tortuose, inerpicatevi sulle sue alture. Innamoratevi della sua squisita cucina di pesce, dei golosissimi pastéis de nata (pasticcini di pasta sfoglia farciti di crema cotta), della cordialità dei suoi abitanti. Lasciatevi stupire dal suo patrimonio storico, artistico e culturale, respirate la suggestività delle sue locande. Rimanete senza fiato davanti ai panorami che ammirate dal Tram 28, il caratteristico tram giallo che si snoda tra i quartieri della capitale, e non mancate di emozionarvi ascoltando le melodie struggenti del fado, la tradizionale musica portoghese che l’UNESCO ha decretato, nel 2011, Patrimonio intangibile dell’ umanità.

 

 

Percorrendo le vie di Lisbona, vi colpiranno le facciate delle case ricoperte di azulejos: sono piastrelle di ceramica smaltata che, a metà dell’ 800, iniziarono a decorare gli edifici cittadini. Ogni quartiere è un piccolo gioiello, ricco di una storia propria e di proprie tradizioni. Esplorateli a piedi se volete penetrarne l’anima, ammiratene i dettagli e non scoraggiatevi per i continui “sali e scendi” a cui vi obbligheranno le salite e le discese. Il più antico, e senza dubbio il più famoso, è Alfama. Le sue case coloratissime, o interamente rivestite di azulejos, sono celebri; le viuzze lastricate di ciottoli sfociano in sorprendenti piazzette e sono fiancheggiate da locali e pasticcerie. Alfama è un quartiere che sprigiona magia, in molti lo definiscono il “cuore” di Lisbona. Se volete ascoltare il fado dal vivo, non c’è che l’imbarazzo della scelta: sono tantissime le locande che offrono l’opzione “cena abbinata a un live”. Ad Alfama potete visitare il Castello di São Jorge, una fortezza risalente al I secolo a.C. che nel 1255  si tramutò nella sede del Palazzo Reale. Il Castello domina tutto il quartiere, regala una vista mozzafiato sulla città. Non perdetevi, poi, la Cattedrale patriarcale di Santa Maria Maggiore (iniziata nel 1150 e terminata nel 1755) , dalla facciata in stile romanico impreziosita da due torri campanarie gemelle; l’interno, a croce latina, presenta residui di decorazioni barocche risalenti al XVIII secolo.  Tornando tra le viuzze, approfittate dei miradouro (angoli panoramici) per godere di uno scorcio dall’alto della capitale. Ad Alfama trovate il Miradouro de Santa Luzia e il Miradouro Portas do Sol: di pomeriggio sono affollati da musicisti e artisti di strada.

 

 

E’ sempre ad Alfama che sono situati, inoltre, il Museu de Artes Decorativas Portugueses, un’ antico palazzo gentilizio che ospita una collezione di arredi e decori datati dal XVI al XVIII secolo, e la settecentesca Chiesa di Sant’Antonio: il Santo, infatti, morì a Padova ma nacque a Lisbona. Parlando di quartieri, una visita a Baixa non può mancare. Se Alfama rappresenta la città vecchia, Baixa è quella nuova: fortissimamente voluto dal marchese di Pombal, il quartiere fu costruito dopo il tremendo terremoto del 1755. Baixa vanta un’ampia piazza quadrata in stile neoclassico, Praça do Comércio. La circondano palazzi signorili e una grande quantità di ristoranti, hotel, boutique e bed & breakfast, il che rende la zona tipicamente turistica. Al centro della piazza campeggia una statua raffigurante re José I, mentre a nord spicca l’ Arco della Rua Augusta, un arco di trionfo completato nel 1873. Situato in prossimità del Tago, Baixa offre la possibilità di raggiungere facilmente il lungofiume. Il centro pulsante del quartiere è Praça Rossio, dove potete ammirare anche la bellissima stazione ferroviaria di Lisbona, in stile manuelino, e l’ Elevador de Santa Justa, un ascensore Art Nouveau che collega Baixa con Alfama e permette di godersi la città dall’ alto. Se poi cercate una location iconica che vi porti sulle tracce di Pessoa, tornate in Praça do Comércio ed entrate nel Caffè Martinho da Arcada, storico punto di ritrovo degli intellettuali lisbonesi di cui lo scrittore era un habitué.

 

L’Arco della Rua Augusta

Praça Rossio

La stazione di Lisbona Rossio

Nei paraggi della Praça Rossio, proprio di fronte al Castello di São Jorge, si erge il Convento do Carmo, anche se dopo il terremoto del 1755 ne rimase semplicemente il suo scheletro: la catastrofe lasciò intatte solo le altissime arcate, qualche finestra e le navate imponenti, tutte rigorosamente in stile gotico. Eppure, l’edificio emana un fascino potente; non è un caso che, dopo alcuni tentativi di restauro, nell’ ‘800 fu deciso che sarebbe rimasto così com’era. Secondo i principi del Romanticismo, il Convento risultava altamente suggestivo proprio grazie al suo aspetto devastato.

 

Il Convento do Carmo

Situata sulla riva del fiume Tago, la Torre di Belém è il monumento più iconico ed emblematico di Lisbona. Il re Giovanni II la fece edificare a scopo difensivo; fu ultimata intorno al 1521, quando già regnava Manuele d’Aviz. Il suo stile architettonico è straordinario: un connubio di manuelino, bizantino e gotico. La costruzione, Patrimonio dell’ Umanità UNESCO, comprende un bastione e una torre alta circa 30 metri suddivisa in quattro piani. All’ inizio fu dedicata a San Vincenzo, santo patrono della capitale portoghese, tant’è che il suo nome originario è Torre di São Vicente. Ormai viene però comunemente chiamata Torre di Belém, “Betlemme” in portoghese. Per visitare la Torre si oltrepassa un ponte levatoio, accedendo poi a una passerella collocata sul fiume. All’interno dell’edificio sono presenti le sale del re, del governatore e delle udienze, mentre all’esterno è possibile esplorare le mura difensive e ammirare il panorama dalla spaziosa terrazza sul tetto.

 

La Torre di Belém

A poca distanza dalla Torre di Belém si trova il Monastero dos Jerònimos, da visitare assolutamente. Re Manuele I, nel 1502, lo fece costruire in omaggio a Vasco da Gama, l’esploratore portoghese che scoprì la rotta marittima verso l’ India. Il Monastero, donato dal re all’ ordine di San Gerolamo, è un edificio emblematico dell’età delle scoperte, compresa tra il XV e il XVI secolo: l’epoca in cui il Portogallo primeggiava nell’esplorazione dell’Oceano Atlantico e l’Oceano Indiano. Maestoso e opulento, il Monastero dos Jerònimos combina lo stile manuelino con elementi rinascimentali e del tardo gotico. Al suo interno sono ospitati i sepolcri commemorativi di Vasco da Gama, del poeta  Luís Vaz de Camões e le spoglie di Fernando Pessoa. Nelle cappelle della chiesa sono invece collocate le tombe di diversi sovrani portoghesi. Il monumento funebre del re Manuele I, di suo figlio Giovanni III e delle loro rispettive famiglie si trovano nella cappella maggiore. Il Monastero dos Jerònimos è stato decretato Patrimonio dell’ Umanità UNESCO nel 1983.

 

Il Monastero dos Jerònimos

Rimanendo nel quartiere di Belèm è impossibile non rimanere senza fiato davanti all’imponente Monumento alle Scoperte, che i portoghesi chiamano Padrão dos Descobrimentos. E’ una celebrazione dell’ età delle scoperte e venne costruito nel 1940 in occasione dell’ Expo, ma venti anni dopo, nel 1960, fu edificato ex novo per commemorare il 500mo anniversario dalla scomparsa di Dom Henrique, ovvero Enrico Il Navigatore. L’opera è situata in una posizione strategica sulle rive del Tago: pare che da qui salpò un gran numero di esploratori. Per raggiungere il Monumento si percorre un ampio piazzale che riproduce una rosa dei venti dal diametro di 50 metri sul suo pavimento. Al centro, la rosa riporta le principali rotte dell’ età delle scoperte. Il Padrão dos Descobrimentos consta in una caravella in pietra bianca che sfiora un’altezza di 56 metri; sulla prua è scolpita la figura di Enrico Il Navigatore, mentre i due gruppi scultorei laterali discendenti rappresentano gli eroi che determinarono la grandezza dell’ Impero Portoghese: esploratori, sovrani, cartografi, navigatori, scrittori, colonizzatori e via dicendo. Tra i personaggi omaggiati figurano Vasco da Gama, Ferdinando Magellano, il re Alfonso V, Bartolomeu Dias e Diogo Cão. E’ possibile raggiungere la sommità del monumento tramite un ascensore interno; da lì, si gode di una meravigliosa visuale che sconfina nell’immensità dell’ Oceano.

 

Il Padrão dos Descobrimentos

Per concludere, una dritta che vi aiuterà a visitare la città avvalendovi del maggior comfort possibile: se non ve la sentite di affrontare le sue ripidissime salite e discese, salite a bordo del Tram 28! Non si tratta di un mezzo di trasporto turistico, bensì di un tram iconico e riconoscibilissimo. I suoi colori sono il giallo e il bianco. Le sue carrozze risalgono ai primi anni del ‘900, ma funziona a meraviglia. E’ il modo ideale per vedere Lisbona e tutti i suoi angoli nascosti senza alcuno sforzo. In più, potrete godere di scorci panoramici indimenticabili: mi raccomando, smartphone sempre a portata di mano per immortalarli. Il tragitto del Tram 28 include i quartieri di Baixa, Graça, Alfama, Campo de Ourique, Praça Martim Moniz. Durante il percorso, non perdetevi i fantastici murales che decorano la città. Una dritta aggiuntiva a prescindere dal Tram 28? Provate la Ginjinha, una bevanda tipica di Lisbona: è un liquore di amarene servito con delle ciliege e una tazza di cioccolata. Golosità pura che potrete facilmente gustare in un chiosco apposito di Praça Rossio, nel quartiere Baixa.

 

Il Tram 28

La Cattedrale

Alfama

 

 

Nel tramonto

 

” Camminavo in una primavera mediterranea. Sola. Ancora oceani di pensieri inquieti acceleravano ritmi cardiaci sincopati e ansiosi. Nel confuso di un tramonto marino. Il porto a pochi passi. Liberi i gabbiani in volo. La mia ombra addosso rimproverava sicurezze più che ventenni. Mi vorrei forte e coraggiosa. Pensavo. Integra stella lucente e intanto lame metalliche mi stringevano stronze i fianchi saziandosi, rubando il dolce rimasto sulla mia pelle. Frenetica inquietudine bisognosa di felice quiete. Cosi poetico e triste insieme. Sentirmi romantica nel tramonto. Come sempre musica di violini elettrificati registrati in nebbiose pianure padane ad azzerare il sonoro naturale delle onde nervose. “

 

                                               Isabella Santacroce, da “Destroy”

 

 

Il luogo: Zante, viaggio nell’ isola che diede i natali a Foscolo

 

” Né più mai toccherò le sacre sponde
ove il mio corpo fanciulletto giacque,
Zacinto mia, che te specchi nell’onde
del greco mar da cui vergine nacque
Venere, e fea quelle isole feconde
col suo primo sorriso…”

(Ugo Foscolo, da “A Zacinto”)

 

Il suo nome è Zante, ma anche Zacinto, o meglio Zakynthos come la chiamano gli autoctoni. Appartiene all’ arcipelago greco delle Isole Ionie (che include anche Corfù, Cefalonia, Itaca, Leucade, Cerigo, Passo) ed ha una superficie di 405 km 2 su cui sono distribuiti 40.000 abitanti. Se amate la natura selvaggia ma non disdegnate la nightlife e il divertimento, Zante fa al caso vostro: è un’ isola singolarissima, ricca di sfaccettature. Secondo la mitologia greca, a Zante nacque Venere; non soprende, dunque, che sia una sorta di paradiso terrestre lambito dal mare più azzurro che ci sia. Leggende a parte, Zakynthos diede i natali al poeta Ugo Foscolo. Non va dimenticato, infatti, che per ben sei secoli – a partire dal 1194 e fino al 1797 – l’isola fu soggetta al dominio della Repubblica di Venezia. Ma quali sono le origini di Zante e perchè le venne attribuito quel nome? Omero fu il primo a citarla in un testo, lo fece sia nell’ Iliade che nell’ Odissea. Si narra che, in tempi antichissimi, la Dea della Caccia Artemide vagasse di continuo nei rigogliosi boschi di Zante, e che suo fratello Apollo solesse decantare la bellezza di quei luoghi accompagnandosi con la lira. In onore dei due Dei venivano organizzati eventi, gare e svariati spettacoli, finchè, tra il 1500 e il 1600 a.C., sull’ isola approdò Zakynthos (il figlio di Dardano, Re di Troia) e la colonizzò. Zakynthos era partito dalla città di Psofida, in Arcadia; a Zante fondò un’ acropoli a cui diede lo stesso nome. Considerato colui che scoprì e popolò l’isola, Zakynthos divenne la sua icona. Appariva sulle monete e si tramutò in una sorta di emblema: era raffigurato mentre reggeva tra le mani un serpente, perchè – come asserivano le leggende – al suo arrivo fece piazza pulita dei serpenti che si addensavano nel territorio. A tutt’ oggi, Zakyhthos (in italiano Zacinto) viene considerato l’ eroe supremo dell’ isola che nel 2011 prese il nome di Zante.

 

 

Omero la ribattezzò “Fiore di Levante”, Foscolo le dedicò un sonetto, “A Zacinto”: le meraviglie naturali di Zante sono state celebrate sin dalla notte dei tempi. Il verde pervade l’ intera isola, le spiagge sono molteplici e collocate in spettacolari insenature, le pareti rocciose cadono a strapiombo sul mare. Il paesaggio è straordinario, caratteristico. Abbondano gli ulivi, i vigneti, le piantagioni di cedri, che fanno dell’ agricoltura una delle ricchezze principali dell’ isola. Tipico di Zante è il corinzio nero senza semi, detto ribes: la coltivazione di questa varietà d’ uva risale a epoche antichissime; secoli orsono, il ribes veniva esportato nel Mediterraneo attraverso il porto di Corinto. Altre risorse sono rappresentate dall’ allevamento degli ovini, da due giacimenti minerari situati a ovest dell’ isola, dall’ artigianato e, naturalmente, dal turismo. Anche perchè Zante è una meta per tutti i gusti. Chi ama il relax e i panorami incontaminati la adorerà, chi è in cerca di mondanità potrà trovare “movida” in abbondanza lungo la costa meridionale. A ovest si concentrano scogliere altissime, nelle zone interne sono presenti luoghi in cui la civiltà sembra non essere ancora arrivata: vecchie mulattiere attraversano un territorio straripante di piante selvatiche e costellato da mulini d’ altri tempi. Il clima, senza dubbio, favorisce questo tipo di paesaggio; a Zante le primavere sono piovose e le estati caldissime, ma secche. E se le temperature raggiungono normalmente i 40-45 gradi, risultano sopportabili grazie all’ assenza dell’ afa.

 

 

Se dovessimo scegliere uno scorcio specifico per identificare l’ isola, punteremmo di sicuro sulla spiaggia del Relitto o del Navagio (in italiano, naufragio). Si trova sulla costa nord-occidentale ed è collocata tra due promontori rocciosi: appare come un’ insenatura di spiaggia bianchissima dove dal 1980 giace il relitto della motonave Panagiotis, che quell’ anno naufragò dopo essere rimasta incagliata in una secca. La vecchia nave arrugginita risalta sul candore della cala, che alterna sabbia e ciottoli: non è un caso che questa location sia una delle più fotografate di Zante. Per ammirarla dall’ alto, e godere al tempo stesso del blu intenso del mar Ionio, basta percorrere un sentiero panoramico laterale alla spiaggia. Navagio Beach, da notare, è raggiungibile soltanto via mare.

 

 

Dato che parliamo di spiagge, eccone qualcun’ altra da non lasciarsi sfuggire. Se amate praticare lo snorkeling, puntate su Makris Gialos: è una spiaggia composta di sabbia e ciottoli situata nei paraggi di stupefacenti grotte subacquee. A pochi passi dal villaggio di Alykes troverete invece la spiaggia di Xigia: su questa cala incassata tra due scogliere rocciose vi sentirete in un vero e proprio angolo di Eden. Il fondo è sabbioso (l’ optimum per chi detesta camminare sui ciottoli), e nelle immediate vicinanze si apre una grotta dove scorre una sorgente naturale di acqua sulfurea. Grazie all’alta concentrazione di zolfo, il mare su cui si affaccia la spiaggia sfoggia una nuance di turchese mozzafiato. Il fondale sabbioso – ricoperto però da numerosi ciottoli –  contraddistingue anche la spiaggia di Limni Keri, un paesino posizionato di fronte all’ isola di Marathonissi. Circondata da un gran numero di pini marittimi e di taverne, questa piccola baia, al tramonto, è impregnata di un’ atmosfera incredibilmente suggestiva. La collocazione alle pendici di Capo Marathia, un maestoso promontorio, fa sì che la spiaggia sia un perfetto punto di partenza per le escursioni nel Parco Marino Nazionale, nell’ isola di Marathonissi e nelle grotte e calette di Capo Marathia. Kaminia Beach si trova nel cuore del golfo delle Tartarughe: il suo fondo di sassi candidi è raggiungibile solo tramite una scaletta assai ripida. Non è il massimo della comodità, ma se adorate le spiagge nascoste vale la pena di farci un salto! Porto Roxa, completamente attorniata dalle rocce, abbina il relax al divertimento sfrenato. Le taverne abbondano e il calar del sole è tutto da ammirare. Non è raro, inoltre, ottenere ombrelloni e sdraio gratuiti in cambio di una consumazione nei suoi brulicanti locali.

 

 

Una visita al Parco Nazionale Marino è imprescindibile. E’ sorto nel 1999 a tutela delle tartarughe acquatiche Caretta caretta, una specie tipica del mar Mediterraneo che è solita nidificare sulla costa sud-occidentale di Zante (si contano circa 1300 nidi l’anno). L’ area del Parco include quattro isolotti situati a sud dell’ isola: Marathonissi, Pelouso e le due isole Strofadi. Le tartarughe, ad alto rischio di estinzione, raggiungono le spiagge ogni mese di Giugno per sotterrare le loro uova nella sabbia. Dopo circa 55 giorni queste si schiudono e i cuccioli si dirigono autonomamente verso il mare.

 

 

Le Grotte di Keri rappresentano un’ ennesima meraviglia locale. Sono posizionate a sud-ovest di Zante, nei pressi del promontorio di Capo Marathia, e si raggiungono solamente via mare tramite barche private o turistiche. Queste grotte si sviluppano lungo la costa a strapiombo, che favorisce una notevole profondità dei fondali: le imbarcazioni, in genere, possono accedervi senza problemi. Nelle grotte con un ingresso molto stretto si può invece entrare a nuoto. In questa zona è consigliabile soffermarsi ad ammirare i Mizitres, due faraglioni uniti da una sottilissima lingua di sabbia alle pareti rocciose del litorale. La spaccatura che squarcia un faraglione rende possibile esplorare quest’area a nuoto osservando le innumerevoli stelle marine che la popolano. Anche sulla costa nord-occidentale dell’ isola è presente una serie di grotte incantevoli. Si tratta delle celebri Grotte Blu, formazioni geologiche che partono da Agios Nikolaos ed arrivano fino a Capo Skinari: una zona ideale per praticare lo snorkeling. Il nome delle grotte si ispira ai particolarissimi riflessi azzurri che l’acqua marina proietta al loro interno. Come avviene per le Grotte di Keri, alcune Grotte Blu sono visitabili con una piccola imbarcazione oppure a nuoto (un metodo riservato ai più esperti).

 

 

Un tour ideale dell’ isola di Zante comprende i luoghi, i paesaggi e gli edifici più disparati: antichi mulini, strade panoramiche, monasteri secolari come, ad esempio, San Giorgio delle Rocce, situato nel paese di Anafonitria. Il complesso architettonico si staglia su un promontorio e vanta una magnifica vista mare. Consta di una torre a base circolare, una serie di alloggi e una chiesetta che i pirati distrussero nel 1553. Successivamente, venne ricostruita in tipico stile veneziano. Un altro monastero molto caratteristico è quello di Eleftherotria, il monastero della Madonna Liberatrice. Si trova nei pressi di Macherado e somiglia ad un castello ricco di torri, archi e merlature. Il tour prosegue a Zante, capoluogo dell’ isola e suo porto principale. Un terribile terremoto rase al suolo la città nel 1953, annientando ogni traccia dell’ antico dominio veneziano. I portici, i palazzi e i luoghi di culto che si rifacevano strutturalmente alla Serenissima vennero riedificati in stile moderno. Le uniche testimonianze risalenti ai tempi che furono sono rappresentate dalla chiesa di San Dioniso (dove vengono conservate le reliquie del santo), la chiesa di San Nicola del Molo, l’ edificio della Banca Nazionale e la piazza di San Marco, un nome scelto non a caso. Imperdibile una passeggiata nei tortuosi vicoli, costeggiati da case con cortili adornati di fiori, e il panorama che abbraccia la baia di Zante. Proprio dietro la città, nel punto più alto della collina Strani, spicca poi un delizioso borgo che circonda i resti di un castello veneziano: merita di essere visitato senza esitazione. E la vita notturna, le discoteche, i pub? Oltre che a Zante, si concentrano a Argassi e Laganas. Quest’ ultima località, situata nel sud dell’ isola, viene soprannominata “la piccola Las Vegas” ed è tutto dire. Nightclub, negozi, hotel e ristoranti si susseguono in un’ esplosione di insegne al neon che accendono la notte di mille colori. I supermercati, i locali e gli esercizi commerciali rimangono aperti pressochè h24 e anche la spiaggia, che si snoda per chilometri e chilometri, è frequentatissima a ogni ora del giorno e, ça va sans dire…della notte! Zante, insomma, è l’isola perfetta per qualsiasi esigenza e qualsiasi stile di vita. E voi, quale aspetto di Zakynthos preferite?