La banshee, eterea e fantasmatica creatura del folklore irlandese

 

Ho spesso parlato delle radici irlandesi di Halloween, che per i Celti dell’ Isola di Smeraldo era Samhain. E irlandese è anche la banshee, un mitico spirito del folklore locale: il nome che porta, letteralmente “donna delle fate”, deriva da “bean” (“donna” in gaelico) e “sidhe” (proveniente da “sith”, che sempre in gaelico significa “fata”). Conosciutissima in Irlanda e in Scozia, la banshee viene raffigurata come una giovane donna dai lunghi capelli vestita di bianco, o di rosso, dalla testa ai piedi. Secondo altre rappresentazioni, indossa un abito verde a cui abbina una mantella grigiognola, oppure un velo che la ricopre completamente donandole un alone di mistero. La banshee a volte canta, più spesso ha il volto rigato dal pianto e presto vedremo il perchè. Può apparire sotto svariate forme, ma le sue urla lancinanti permettono di distinguerla senza possibilità d’errore.

Chi è e da dove proviene la banshee?

Questa creatura del mito irlandese fa parte del piccolo popolo (in gaelico “sidhe”), ovvero il popolo fatato degli gnomi, gli elfi, i folletti, le fate, i leprechaun e molti altri personaggi ancora: tutti spiriti che dimorano abitualmente nel regno della Natura. Le leggende più remote collocano la banshee nei paraggi dei fiumi, dei ruscelli e delle paludi; a volte, invece, gli scenari che la vedono protagonista sono le verdi colline irlandesi. E’ importante sapere che la banshee viene considerata lo spirito protettore di determinate famiglie d’Irlanda, in particolare tutte coloro che hanno un cognome iniziante per ‘O o per Mac. Il suo segno distintivo sono le grida strazianti che emette per annunciare la morte imminente di una persona vicina a chi le ode: la banshee urla e piange disperata, in particolare quando ad essere in fin di vita è un membro delle famiglie che lei protegge. I brividi che provocano le sue grida, il terrore che queste incutono, fanno sì che la banshee venga annoverata tra gli spiriti maligni. In realtà, le antiche leggende irlandesi non la dipingono come tale.

 

 

A proposito di leggende: si dice che, proprio per l’ambiguità che circonda la sua figura, non bisognerebbe mai posare lo sguardo su una banshee; potrebbe usare i propri poteri contro chi la osserva, oppure sparire misteriosamente. Bisogna aggiungere, però, che è rarissimo avvistare questa fantasmatica “donna delle fate”. Pare che si mostri solo a chi è prossimo a morire, quindi al destinatario delle sue urla. Il fatto che la si identificasse con un presagio di morte, a partire dall’VIII secolo, ha determinato la sua inclusione tra le entità malvagie: un’appartenenza a cui ha senza dubbio contribuito anche la superstizione popolare.

 

 

Tre leggende

Il fiume Daelach, nella contea di Clare, viene soprannominato “Banshee’s brook”, ovvero “il ruscello della banshee”. Questo appellativo deriva dal fatto che, nei periodi di piogge scarse, il corso d’acqua assume una sinistra colorazione rosso sangue. Scientificamente, ciò potrebbe essere causato dalla risalita di notevoli quantità di ferro dall’ alveo del fiume, ma la leggenda dà al fenomeno una spiegazione ben diversa: ogni volta il Daelach diventa color sangue, echeggiano le grida di una banshee. E le acque tornano della loro tonalità originaria, guarda caso, solo dopo la morte di un abitante del luogo.

Nel 1014, prima di affrontare la battaglia di Clontarf, il re irlandese Brian Boru aveva visto la banshee Aibhill sulla sponda di un fiume. Aibhill era intenta a lavare i vestiti dei soldati del re, ma dopo un po’ l’acqua si tingeva di un rosso insanguinato. Nonostante l’avvertimento, il sovrano decise di scendere in campo: inutile dire che perse la vita nel combattimento.

Il magnifico castello di Duckett’s Grove, fatto edificare nel XVII secolo da William Duckett nella contea di Carlow, è celebre per la sinistra leggenda che lo circonda. Oggi è ridotto a un rudere a causa di un incendio che lo devastò nel 1933, ma i suoi immensi giardini e i suoi campi verdeggianti rimangono intatti: tantevvero che la tenuta è visitabile. Alla sua sciagura, secondo la leggenda, contribuì una banshee. Pare che William Duckett fosse legato a una giovane donna che morì dopo essere caduta da cavallo nei dintorni di Duckett’s Grove. La madre della ragazza, disperata, maledisse la tenuta: da quel giorno, una banshee si installò nel castello e vaga nelle sue stanze. Alcuni assicurano di averla vista muoversi dietro alle finestre, eterea e spaventosamente inquietante.

 

Foto: Vitaliy Shevchenko via Unsplash

 

Aurora Borealis

 

“E nella notte giovinetto insonne
vidi la luce postuma, lo spettro
dell’alba: tremole colonne
d’opale, ondanti archi d’elettro.”

(Giovanni Pascoli, da “L’ Aurora Boreale”)

 

E’ meraviglia, stupore, magia pura: colori che danzano e si intrecciano nel cielo notturno, bagliori variopinti che prendono vita dove il suolo, le case e le foreste sono perennemente ricoperti di neve. L’aurora boreale non è che un fenomeno ottico, eppure affascina e ispira l’ uomo sin da tempi remotissimi. Il cielo buio che all’ improvviso si addensa di multiformi scie viola, rosse, gialle e rosa è uno spettacolo straordinario e incomparabile. A prevalere, comunque, sono le tonalità del verde e dell’azzurro: si librano splendenti nell’ oscurità e la squarciano con le loro cromie mozzafiato. Se visitate il Grande Nord, l’aurora boreale è un evento da non perdere per niente al mondo. Gli antichi popoli la consideravano un fenomeno magico, originato dagli spiriti, e su di essa hanno imbastito innumerevoli leggende. Oggi, sappiamo che i cosiddetti “archi aurorali” (le scie fosforescenti che invadono la notte) vengono generati dall’ incontro tra i protoni e gli elettroni del vento solare con la ionosfera terrestre. Quando cessa la stimolazione a cui sono sottoposti, gli atomi atmosferici sprigionano fasci di luce che coinvolgono svariate lunghezze d’onda. Si definisce aurora boreale il fenomeno che si verifica nell’ emisfero Nord, per quanto riguarda quello Sud si parla di aurora astrale.

 

 

Ma dove è visibile l’aurora boreale, esattamente? Senza dubbio in Scandinavia, in particolare nella Lapponia svedese, norvegese e finlandese. Ma anche in Canada, Groenlandia, Islanda, Alaska, negli arcipelagi scozzesi delle Shetland e delle Orcadi, nella Russia del nord. Questa specifica area del mondo, non a caso, è stata ribattezzata “ovale aurorale”. Tra la fine di Febbraio e l’inizio di Marzo, le “northern lights” (come le chiamano gli anglosassoni) sono numerosissime. Il periodo migliore per ammirarle è proprio adesso, anche perchè le interminabili notti polari permettono alle luci e ai colori di rifulgere più intensamente. Gli orari preferibili per restare estasiati davanti a questo spettacolo vanno dalle 18 all’ 1. Nell’arco dell’ anno, il fenomeno in genere è visibile da Settembre a fine Marzo.

 

 

Fa eccezione l’Islanda, dove l’aurora boreale appare 12 mesi su 12. In Estate, tuttavia, è scarsamente visibile a causa del chiarore del cielo. Se volete ammirarla è più facile che possiate farlo da Settembre a circa metà Aprile: le luci risplendono in modo tale da renderla distinguibile anche a Reykjavik, la capitale del paese. A pochi chilometri da lì, in mezzo alla natura incontaminata, sorge un osservatorio d’eccezione, l’ Aurora Basecamp. Al suo interno è possibile godere di una visuale del fenomeno in tutto comfort, in un ambiente riscaldato e sorseggiando una cioccolata calda. L’alternativa all’ Aurora Lounge (questo il nome dello spazio) è rappresentata dal Dark Park, una cupola avveniristica collocata all’esterno dove viene simulato, tramite uno sbalorditivo gioco di luci e di effetti speciali, lo spettacolo dell’aurora boreale.

 

 

Per prevedere quando si verificherà il fenomeno reale, invece, basta affidarsi alle notti limpide (quando le luci sono maggiormente visibili) o a siti come il finlandese Auroras Now. C’è un altro aspetto che accresce l’enorme fascino dell’aurora boreale, ovvero le leggende che nei secoli sono sorte attorno ad essa. Non riuscendo a spiegarsi  il perchè di questo evento, gli antichi popoli nordici l’hanno associato di volta in volta a miti, rituali e avvenimenti misteriosi. Secondo una leggenda finlandese, ad esempio, l’aurora boreale fu originata da una volpe: non è un caso che nella terra dei Finni sia chiamata “revontulet”, cioè “fuochi della volpe”. La leggenda racconta che una volpe fatata, dirigendosi al festival d’inverno come ogni anno, si accorse di essere incredibilmente in ritardo. Allungò il passo e prese a correre, ma non riuscì più a mantenere la coda alzata. La coda cominciò così a cozzare sulla neve che ammantava il tragitto. Da ogni urto scaturivano scintille che, raggiungendo la volta celeste, esplodevano in un’aurora boreale.

 

 

Sempre in Finlandia, mentre le luci boreali volteggiavano nel cielo erano severamente proibiti gli applausi o qualsiasi altra manifestazione di giubilo: in caso contrario, gli spiriti sarebbero calati sulla terra per rapire i violatori della norma. A proposito di spiriti, in moltissime tribù eschimesi si credeva che durante l’aurora boreale giocassero a calcio nel firmamento utilizzando un teschio di tricheco. Non di rado, inoltre, le “northern lights” venivano identificate con dei presagi di buona o di cattiva sorte:  si pensava che concepire un bambino nel corso del fenomeno gli avrebbe portato fortuna per tutta la vita. Alle aurore nei toni del rosso, invece, si associavano premonizioni decisamente inquietanti. Nel ‘700, in Scozia e in Inghilterra il fenomeno si presentò tramite luci rosso fuoco; qualche settimana dopo, a Parigi scoppiò la Rivoluzione Francese. Le aurore fiammeggianti divennero quindi un presagio di guerra e di sangue, terrificando il popolo pur essendo eventi molto rari.