Sulle tracce del Principe Maurice – Breaking news: Viva gli Sposi!

 

Costantemente sulle tracce del Principe Maurice, VALIUM oggi ha il piacere il regalarvi un vero e proprio scoop: il matrimonio dell’ anno. Ebbene sì, il Principe è convolato a nozze! La data del lieto evento? Il 17 Giugno, una giornata assolata e solcata solo da qualche nuvola. Quel mercoledì, nella Sala Conferenze del Comune di Milano, Maurizio Agosti e Flavia Cavalcanti sono diventati marito e moglie con rito civile. La cerimonia, celebrata da un consigliere comunale incaricato dal sindaco Sala, ha avuto come testimoni l’ hair stylist e make up artist di fama internazionale Alessandro Filippi (per lo sposo) e Massimiliano Armocida (amico di lunga data della sposa). A questo punto, sarete curiosi di conoscere la consorte del Principe: è cosa buona e giusta. Flavia Cavalcanti, costumista di talento che vanta prestigiose collaborazioni, è originaria di Recife, anche detta “la Venezia del Brasile” (un dettaglio, quello “veneziano”, che sembra fungere da romantico trait d’union nelle vite dei due novelli sposi), e vive in Italia da quasi trent’anni. I lettori di VALIUM l’ hanno conosciuta nelle interviste che il Principe mi ha rilasciato durante la quarantena: eh già, si tratta proprio dell’ amica con la quale Maurice ha trascorso il lockdown milanese. Solare, esuberante, radiosa, il giorno delle nozze Flavia è stata immortalata dal fotografo Sandro Brant in uno scatto che coglie la quintessenza della sua personalità. Lei rappresenta il sole, Maurice la luna, e insieme formano una coppia che si completa e si arricchisce a vicenda.

 

(Foto di Sandro Brant)

Durante la cerimonia, gli sposi hanno brillato per la loro eleganza: il Principe si è presentato in un total look Valentino, mentre Flavia indossava un raffinatissimo abito monospalla color cipria – ovviamente, da lei ideato – firmato Flavia Cavalcanti Couture con tanto di Flassy Mask en pendant. Del beauty look si sono incaricati top name del settore quali Vasile Longhi, che ha curato quello dello sposo, e Dante Lamia, che ha creato per la sposa un’ acconciatura movimentata da onde morbide ed un make up focalizzato sugli occhi. Una menzione particolare va ad Efrem Guidi, amico fraterno di Maurice, il designer delle fedi nuziali: splendide e originalissime, non sono passate di certo inosservate. Uscendo dal Municipio, la coppia è stata travolta dai chicchi di riso come da prassi prima di dirigersi al Ristorante Terra & Mare, in via Gluck, dove gli amici – una quarantina, tra cui svariate celebs appartenenti al mondo della moda e dello spettacolo – hanno organizzato un pranzo di nozze a sorpresa proprio nei paraggi della casa di Flavia.

 

Gli sposi con i testimoni di nozze Alessandro Filippi (a sinistra) e Massimiliano Armocida (a destra)

In occasione del grande giorno, ecco la dichiarazione che il Principe Maurice ha rilasciato a VALIUM: ” Questa unione civile è frutto di qualcosa di molto più importante della passione romantica. E’ il risultato di un rapporto coltivato nella fiducia, nella stima , nella comunione di interessi e soprattutto di una complicità maturati nel tempo e conclamati nel lockdown.” Noi, però, vogliamo saperne di più…Vi invito quindi a non mancare l’ appuntamento con la prossima puntata di “Sulle tracce del Principe Maurice” per avere tutti, ma proprio tutti i dettagli delle nozze tra il Principe e Flavia Cavalcanti, che conoscerete prestissimo attraverso un’ intervista a lei dedicata. Non mi resta che augurare tanta felicità agli sposi e salutarli con un “a presto” seguito, naturalmente, dalle mie più vive congratulazioni!

 

Al Comune di Milano, dove si è tenuta la cerimonia

Felicità in black & white sotto una pioggia di chicchi di riso (foto di Sandro Brant)

Un ritratto di Flavia Cavalcanti (foto di Sandro Brant)

Al Principe Maurice ridono gli occhi, mentre ci pensa su…

La quarantena milanese di Maurice e Flavia è stata coronata dal matrimonio: non si può dire che l’ emergenza da COVID-19 non abbia portato fortuna alla coppia!

Viva gli Sposi

Flavia, raggiante, in Piazza del Duomo

Friends

Sfoggiando le fedi firmate da Efrem Guidi

Friends

Friends

Maurice in uno scatto dai toni dark. Ma il 17 Giugno, per il Principe del Teatro Notturno, è stata una giornata piena di luce…(foto di Sandro Brant)

 

All photos courtesy of Maurizio Agosti

 

 

Raffaello Bellavista: un 2020 di importanti svolte

 

Per Raffaello Bellavista, ospite fisso di VALIUM, la quarantena non è certo coincisa con uno stop. Mai come in questo periodo la sua vita è stata ricca di novità, progetti, svolte decisive, sia sul versante privato che professionale: lasciatosi alle spalle il Duo Bellavista-Soglia, Raffaello sta consolidando la propria carriera da solista e, al tempo stesso, ha intrecciato ben due nuove collaborazioni. Nonostante il sodalizio con Michele Soglia si sia concluso, porterà avanti il progetto pianoforte-marimba con un nuovo partner musicale, il giovane marimbista Matteo Marabini, ma il vero e proprio scoop riguarda il suo rapporto con Serena Gentilini. Che da rapporto sentimentale, sancito da una convivenza avviata proprio in occasione della quarantena, è diventato un rapporto artistico con tutti i crismi. E se – come disse Antoine de Saint-Exupéry –  “Amore non è guardarci l’un l’altro, ma guardare insieme nella stessa direzione”, Raffaello e Serena guardano entrambi verso un unico orizzonte: la passione per la musica. Alternandola, da personalità poliedriche quali sono, ad interessi altrettanto creativi che ruotano attorno alla moda (soprattutto per quanto riguarda Serena) e all’arte. Sono molteplici e sorprendenti le news che Raffaello Bellavista ha in serbo per voi, non ultima quella del suo debutto da solista; si rende quindi necessario un perno, un punto di riferimento ben preciso per iniziare questa conversazione. Al momento di sceglierlo, non ho avuto dubbi. Da dove partire se non da “Eros e Thanatos”, lo straordinario evento veneziano che ha visto affiancare Raffaello, Serena e Matteo Marabini al fantasmagorico Principe Maurice? Ma prima di dare il via alle domande, vi lascio con una ghiotta anticipazione: per farci sapere qualcosa di più sulla sua carriera in bilico tra moda e musica, anche Serena Gentilini sarà presto ospite di VALIUM. Non posso che concludere invitandovi a “rimanere sintonizzati”!

Vorrei iniziare parlando del prestigioso evento a cui hai preso parte al Carnevale di Venezia, “Eros e Thanatos”, diretto e interpretato dal Principe Maurice. Come è andata forgiandosi l’idea di questa collaborazione?

Premetto che l’evento “Eros e Thanatos” ha significato davvero molto per la mia crescita professionale ed é indubbiamente stata una delle esperienze più interessanti e complete. L’idea era nell’aria, avevo già avuto diverse collaborazioni con Maurice nei festival che organizzo in Romagna e c’era sempre stata la massima intesa e voglia di unire più forme d’arte in un’ esperienza sinestetica. Partendo da questi saldi presupposti, il destino ha fatto il resto. Infatti, proprio durante il periodo del celebre Carnevale Veneziano avevo in repertorio il concerto “Magellano” per pianoforte e marimba legato al tema del viaggio, “Lascia ch’io pianga” per pianoforte e voce ed una rielaborazione in chiave crossover di “Enjoy the Silence” dei Depeche Mode per pianoforte e voce. Proprio queste composizioni si legavano in maniera diretta e simbolica con i monologhi e le interpretazioni del poliedrico Principe Maurice. Dopo alcuni incontri si é capito subito che era nata una perfetta intesa e comunione d’intenti. E proprio da questo é sorto uno spettacolo che sicuramente farà molto parlare di sé.

 

 

Due scatti tratti da “Eros e Thanatos”. L’ evento ha avuto come cornice lo splendido Palazzo Labia, sede di RAI Veneto.

Inizialmente avrebbe dovuto affiancarti Michele Soglia, poi c’è stato un cambio di programma e sono subentrati il marimbista Matteo Marabini e la cantante Serena Gentilini. Su quali elementi ha fatto perno la sintonia immediata che è sorta tra di voi?

L’evento veneziano ha avuto un’importante carica simbolica per me. Infatti ha sancito due nuove collaborazioni: da un lato ha dato il via al mio sodalizio artistico con il marimbista Matteo Marabini, giovanissimo talento che é divenuto l’artista con il quale porto avanti il progetto pianoforte e marimba. E’ stato incredibile come si sono sviluppate le cose, avevamo solo dieci giorni per preparare un programma davvero complesso e variegato che andava dal trascendentale concerto “Magellano” a brani conosciuti al grande pubblico di Sakamoto, Piazzolla…che avevo arrangiato proprio per l’occasione per pianoforte e marimba. Questa situazione di estrema difficoltà ha fatto sì che durante le poche prove intercorse sia nata una grandissima complicità e una determinazione che mai avevo visto prima. Ed il successo riscosso é stato un ottimo battesimo di questa collaborazione artistica. L’altra grande soddisfazione é stato inaugurare il mio rapporto artistico con la mia fidanzata: la cantante Serena Gentilini. Una giovanissima promessa del canto che il Principe Maurice ha deciso di inserire in maniera geniale nello spettacolo con una duplice connotazione artistica. Infatti, nella prima parte dello spettacolo il dialogo avveniva tra monologhi e citazioni di grandi figure femminili del passato in alternanza a brani ad essi correlati per pianoforte e marimba.Parallelamente Serena era seduta su questo trono al centro del palco, con un velo che le copriva il volto ponendola in una dimensione di sospensione metafisica, tanto che molti pensavano, all’inizio, che si trattasse di una statua. Nella parte finale invece, in un momento di grande phatos, con un gesto pregno di carica evocativa il Principe Maurice ha sollevato quel velo nello stupore generale, facendo risorgere una ninfa che ha concluso lo spettacolo cantando la celebre e difficile aria di Haendel “Lascia ch’io pianga”.

 

Raffaello Bellavista e Matteo Marabini. Sullo sfondo, la “donna velata” Serena Gentilini

Serena Gentilini insieme al Principe Maurice durante la performance

In “Eros e Thatanos” il Principe ha totalmente improvvisato il suo monologo, mentre l’accompagnamento musicale aveva una scaletta predefinita. E’ stato facile “scandire” la vostra colonna sonora sui ritmi recitativi imprevedibili di Maurice?

E’ stato molto semplice per quanto fino al momento dello spettacolo c’era molta emozione. Infatti “Eros e Thanatos” aveva una scaletta di massima divisa per brani e significato di quest’ultimi, sui quali il Principe si inseriva. Proprio la maestria di Maurice ha saputo tradurre in beneficio il fatto di non aver provato in maniera forzata ogni parte dello spettacolo, determinandone la naturalezza e la freschezza. Quando finivamo i brani danzava, e con le sue movenze e la sua dialettica sembrava quasi proseguire le melodie terminate da poco traducendole in parola. Il Principe Maurice é una figura geniale, sono in pochi a saper condurre con efficacia uno spettacolo così equilibrato. Molto spesso ci sono concerti con qualche intervento letterario, oppure spettacoli teatrali con qualche intervento musicale. Ma qui é tutto diverso, é una cosa a sé stante dove suoni, profumi, parole, sensazioni si uniscono dando vita al primo spettacolo multisinestetico al mondo.

 

Serena Gentilini

Come si sono incrociati il tuo percorso e quello di Matteo Marabini?

Oggi il Conservatorio é proprio come un’ Università, quindi abbiamo una laurea triennale, un biennio ed eventualmente un dottorato. Il mio biennio di Pianoforte l’ho conseguito presso il Conservatorio di Cesena, proprio dove ora sta per diplomarsi Matteo Marabini. Avevamo sentito parlare l’uno dell’altro ed avevo visto il suo nome molte volte, inserito in varie rassegne concertistiche. E così, attraverso il suo professore, ho avuto un primo incontro dove abbiamo eseguito una prima parte del concerto “Magellano” con grande trasporto e senza alcuna indecisione. Infatti una decina di giorni prima del concerto c’è stato il cambio di programma del mio ex collega, e Matteo Marabini é subentrato con sicurezza e grande preparazione. Tutto ciò é stato davvero incredibile. La musica mi ha dato degli insegnamenti importanti, ha fortificato la mia caparbietà. In un momento di drammatici cambiamenti, il fatto di resistere nella tempesta ha fatto nascere un grande collaborazione.

La presenza di Serena Gentilini è stata una sorpresa del tutto inaspettata. Raccontaci la genesi della sua partecipazione e il motivo della scelta del brano “Lascia ch’io pianga”, tratto dal “Rinaldo” di Händel.

Come anticipato prima, la partecipazione di Serena Gentilini si deve ad una acuta scelta del Principe Maurice, che ha deciso di valorizzare le sue qualità sia di cantante che di modella inserendola nella prima parte al centro del palco con un magnifico costume veneziano coperta da un velo, e nella seconda parte di resuscitarla per farle cantare questa magnifica aria di Haendel. Scelta ancor più geniale, se si pensa al brano selezionato. Infatti in uno spettacolo dove convivono pulsioni di morte e amore nulla si sarebbe potuto associare meglio a quest’aria che é un emblema sia della sofferenza che della morte, ma anche della rinascita e della potenza dell’amore. Ed è proprio qui che mi viene da fare una riflessione molto profonda. Pochissimi giorni dopo questa prima rappresentazione é scoppiato il dramma del Coronavirus, che ha sprofondato il paese e il mondo intero in una dimensione oscura e di grande oppressione. Nei mesi bui della quarantena sono tornato più volte con la mente a questa esperienza veneziana, ed ora che il cielo sembra rischiararsi sento schiudersi in me la potenza dell’amore. Faccio proprio ai lettori di VALIUM questa confidenza perché é forse la prima volta che mi sento di vivere in un’opera d’arte.

 

Serena Gentilini e Raffaello Bellavista

Serena, Raffaello e il Principe, intervistato da RAI Veneto

Il successo di “Eros e Thanatos” è stato incredibile: Palazzo Labia era gremito e l’evento è stato addirittura ripreso da RAI Veneto. Pensate di replicare la performance o comunque di tornare ad esibirvi, come duo (tu e Serena Gentilini) o come trio, insieme al Principe Maurizio Agosti?

Sicuramente lo spettacolo “Eros e Thanatos” ha significato qualcosa di grande per tutti noi. Perché sia la situazione che si era creata prima del concerto che il successo riscosso ci hanno fatto capire molte cose. Inoltre, tutto ciò ha rafforzato il mio sodalizio artistico con il Principe Maurice. La scelta é quella di portare nei principali teatri italiani e stranieri questo spettacolo, integrando ulteriori aspetti e continuando il lavoro di ricerca costante. Ovviamente sto proseguendo i miei progetti sia in solo che in duo, ma sicuramente lo spettacolo “Eros e Thanatos” é inscindibilmente legato alla figura di Maurice che funge da maestro delle cerimonie per questo rituale musicale e letterario. Penso che il mondo culturale e non solo abbia bisogno di questo spettacolo, per dare nuova linfa ad un sistema che già da diversi anni non sta funzionando più come dovrebbe. Non voglio aprire polemiche, ma sicuramente questo progetto artistico lascerà un segno anche per la capacità di integrare l’arte su più livelli, con argomenti a noi vicini ed attuali. Coniugando un linguaggio fruibile con aspetti simbolici.

 

Il Principe Maurice in “Eros e Thanatos”

Un flashback: il 7 Dicembre scorso, ti sei esibito da solista nel concerto “Tra apollineo e dionisiaco” (con musiche di Chopin e di Liszt) al Goethe-Zentrum di Bologna. Quell’ evento, oltre a ribadire il tuo talento musicale, ha sancito un importante punto di svolta nella tua carriera. Potresti dirci qualcosa di più?

Sì, esattamente, la fine del 2019 e l’inizio del 2020 hanno rappresentato un grande periodo di svolta, probabilmente quello di maggiore portata nei miei 28 anni. E’ stato infatti il mio primo recital nel prestigioso Istituto di Cultura Tedesca di Bologna, sede di numerosi concorsi musicali e stagioni concertistiche nel quale ho scelto di valorizzare le mie due dimensioni artistiche: quella del pianista e del cantante lirico. Nella prima parte ho eseguito celebri e difficili brani per pianoforte solista come la “Dante Sonata” di Liszt, la “Prima ballata” di Chopin e le “Variazioni KV 265” di Mozart. Nella seconda parte, invece, accompagnato dalla docente e pianista Nicoletta Riccibitti ho interpretato celebri arie d’opera tratte dalle “Nozze di Figaro”, ”Don Giovanni”, “Carmen”. E’ stata una scelta coraggiosa, perché mi ha dato finalmente la possibilità di imporre il mio punto di vista dopo anni di studio ed attività concertistica. In un ambiente musicale in cui si predilige di perseguire una sola strada volevo dire la mia e proprio a partire da questo concerto. Forte anche del sostegno di vari esponenti della cultura italiana, porterò in tour questo mio progetto artistico che sarà focalizzato attorno alla figura di Dante Alighieri, del quale nel 2021 ricorre il VII centenario della morte.

Il Carnevale di Venezia era ancora in corso quando è esplosa l’emergenza Coronavirus. Il periodo della quarantena è iniziato poco dopo e segnerà, penso, una tappa indelebile nell’esistenza di ognuno. Come hai vissuto quell’ esperienza?

Come accennato in precedenza, é stato un periodo denso di significato per me. Infatti poco prima dello scoppio del Coronavirus avevo concluso diversi accordi per i miei debutti sia da solista, sia in duo con Serena Gentilini, in diversi teatri italiani ed esteri. Tutto ciò é stato spazzato via e il danno personale si é sommato alle immagini drammatiche che ognuno di noi ha visto sui mass media, unitamente al fatto che molti dicevano che le attività culturali sarebbero state sospese addirittura per anni e che l’artista si sarebbe estinto. Dopo un primo periodo di grande meditazione interiore ho capito che le cose dovevano andare avanti, e grazie anche al grandissimo e prezioso aiuto della mia fidanzata ho scelto di incidere un disco intitolato “Trinus” (che significa viaggio in latino), dove ho inserito brani per pianoforte solista ed arie d’opera tutte legate al tema del viaggio ed alla figura di Dante Alighieri, che viaggerà dagli Inferi all’ascesa in Paradiso. Un disco che è il risultato di un concerto live tenuto in una notte oscura durante il periodo di quarantena. Parallelamente a questo primo disco ho registrato assieme a Serena Gentilini un video per la Regione Emilia-Romagna che é stato trasmesso su Lepida TV, dove ho reinterpretato assieme a lei celebri brani conosciuti al grande pubblico come “Billie Jean”, “Heroes”, “Enjoy the Silence” e “Arrivederci” in chiave colta. Abbiamo anche registrato diversi brani per progetti di raccolta fondi nella lotta al Coronavirus che hanno fatto sì che decine di migliaia di euro potessero andare in beneficenza in svariate iniziative, molte delle quali organizzate dal MEI. Infine, grazie alla mentalità illuminata e poliedrica della mia compagna, ho deciso di allargare i miei orizzonti artistici ponendo la mia attenzione sull’arte figurativa: realizzando, cioè, una scultura in ceramica con precisi riferimenti simbolici legati al complesso momento che sta vivendo la nostra umanità ma anche alla grande energia creativa che dà la vita.

 

Le sculture in ceramica, un’ ennesima sfaccettatura dell’ eclettismo di Raffaello Bellavista e Serena Gentilini

Se per molti la quarantena ha rappresentato un “periodo di fermo”, per te è coincisa con l’ apice della fertilità creativa: il video e il disco live che omaggiano Dante Alighieri (del quale nel 2021 ricorreranno i 700 anni dalla morte) sono nati allora. Cosa ci racconti, al riguardo?

Il periodo della quarantena é stato molto complesso. In un primo momento è prevalso uno sconforto sia su un piano globale, perché le immagini alle quali eravamo sottoposti erano drammatiche, sia su un piano soggettivo, perché la mia attività concertistica era stata totalmente bloccata per via delle disposizioni relative alla chiusura dei teatri. Dopo questo  periodo di demoralizzazione, la voglia di rinascere ha fatto sì che la mia attenzione si ponesse sul sommo poeta fiorentino Dante Alighieri, sepolto a Ravenna e del quale nel 2021 ricorre il VII centenario della morte. E’ stato quindi un omaggio simbolico, dove nei brani registrati nell’Auditorium Pagliaccine all’interno di casa mia, immerso nella natura, ha preso vita questo viaggio musicale tra brani della grande tradizione pianistica ed arie d’opera che si snodano attraverso un percorso che parte dagli Inferi e giunge all’ascesa in Paradiso. Senza scendere troppo in particolari complessi il primo brano é la trascendentale “Dante Sonata” di Liszt, che rappresenta l’ingresso nell’inferno dantesco, si passa poi per l’aria tratta dal “Don Giovanni” “Deh vieni alla finestra”. C’è un momento di Purgatorio con la “Prima ballata” di Chopin scritta in un periodo di chiaroscuri sentimenti ed avverse difficoltà, il passaggio poi dal Purgatorio al Paradiso é sancito dalla “Sonata al chiaro di Luna” di Beethoven, dove nel primo tempo c’è un riferimento al “Don Giovanni” di Mozart che si tramuta nell’ultimo tempo in una ascesa. La vetta del Paradiso é rappresentata dalle variazioni su “Ah, vous dirai je maman” di Mozart in DO maggiore che simbolizzano l’apollineo tradotto in musica. Quasi una sorta di rituale musicale per auspicare l’arrivo di una nuova era lontana dai dolori del periodo della quarantena. L’artista, secondo il mio pensiero, deve essere questo: un mago dei suoni che attraverso lo specchio della coscienza si rapporta con l’esterno analizzando ciò che sta accadendo e proponendo un via di ascesa e di estasi per l’essere umano, ormai gettato in una prigione senza mura e senza odore.

Sempre durante il lockdown, aderendo all’ iniziativa #laculturanonsiferma dell’Assessorato alla Cultura della Regione Emilia-Romagna, tu e Serena Gentilini avete girato un video dove vi esibite insieme in alcune cover rivisitate in versione crossover. Introducendole, hai annunciato la creazione di un vostro duo: che tipo di sonorità lo caratterizzano e come avete intenzione di battezzarlo?

Il progetto era già nell’aria da alcuni mesi, in quanto a mio avviso manca un artista che porti sonorità e stilemi classici nella musica conosciuta al grande pubblico e che in qualche modo svolga un’azione di nobilitazione dei brani pop. Proprio da questa mia idea é scoccata la scintilla quando ho sentito la cantante Serena Gentilini. Infatti da una parte ci sono le mie conoscenze in ambito classico e crossover, e dall’altro c’è l’esperienza di questo giovanissimo talento in ambito jazz, pop che come detto in precedenza ha avuto modo di esibirsi già su palchi prestigiosi a New York oltre che in Italia. E’ una geometria che si completa e che risulta estremamente vincente. Infatti, il video che abbiamo realizzato per la Regione Emilia-Romagna e che é stato trasmesso su Lepida TV é in poco tempo divenuto il video più visto su tutta la piattaforma con oltre 11. 000 visualizzazioni. Questo ovviamente é solo l’inizio, stanno bollendo in pentola numerosi progetti che avranno molta risonanza.

 

Serena e Raffaello circondati dal verde della loro Romagna

Una domanda che scava un po’ nel personale. Come vivi il fatto di condividere una carriera nella musica con la donna che ami? E’ più probabile che, con il tempo, possa incrementarsi la complicità oppure sorgere una sottile (ed eventuale, ovvio) vena competitiva? Penso a film come “A Star is Born” con Lady Gaga…

In realtà il mio rapporto con Serena si é ulteriormente rafforzato grazie ad una reciproca stima e ad un sodalizio artistico che non conosce rottura. Personalmente siamo dell’ idea che non c’è nulla di più bello del condividere con la persona che si ama la passione ed il lavoro, senza prevaricare in alcun modo le scelte che ognuno vuole intraprendere. Certamente non é un ambiente semplice, a volte i ritmi di lavoro possono essere molto duri, però la voglia di comunicare sia in solo che con lei il mio messaggio artistico mi dà la forza di non arrendermi mai. Inoltre, Serena ha una grandissima disciplina e una conoscenza delle lingue straniere che le permettono di essere molto reattiva nell’affrontare ogni tipo di difficoltà.

 

Un’ altra immagine di Serena mentre si esibisce a Palazzo Labia

A proposito di competitività, in una tua intervista sul blog on line “Brisighella by Night” hai dichiarato che hai trovato certi aspetti dell’ambiente musicale molto ostici da affrontare. A che ti riferivi esattamente, e qual è l’antidoto per non lasciarsi sopraffare?

L’intervista a “Brisighella by Night” é stata una piacevole sorpresa, in quanto era un’iniziativa che partiva da giovani del territorio volta a far conoscere i talenti di maggiore spicco con base a Brisighella. Infatti, a differenze delle interviste che solitamente rilascio per varie testate giornalistiche, c’è stata la voglia di portare il colloquio su un piano più profondo tramite un dialogo che si é snodato per oltre un’ora e che ha visto centinaia di spettatori, anche di giovane età, interessarsi ad argomenti legati all’ambito classico. Tornando alla domanda in questione, l’ambito musicale e quello classico in particolare hanno sviluppato nel corso dei decenni delle dinamiche sociali a mio avviso molto brutte e dannose. Infatti, a differenza dei valori alti che l’artista é tenuto a trasmettere quando si fregia di tale titolo, nel comportamento sociale spesso ci sono grandi scorrettezze da parte dei colleghi e la voglia di indottrinare creando dei manichini da parte dei docenti. Io dopo aver terminato il mio percorso con il massimo dei voti ho scelto nell’ultimo periodo di fortificare la mia visione e di non scendere più a nessun tipo di compromesso per cercare di compiacere qualche docente o collega. Bisogna rendersi conto che la vita é una sola, e che se si sceglie di seguire una vocazione artistica affrontando mille difficoltà bisogna e si deve andare fino in fondo. Perché il rischio é quello di fare una musica che non é veramente propria e rendersi conto di aver magari per anni vissuto una vita che non é la propria. Quindi, in conclusione, il mio antidoto che posso dire anche essere la mia arma più letale é la caparbietà totale e la fiducia totale, anche a costo di sembrare arroganti in quello che si fa.

In quarantena, oltre che a dedicarvi alla musica, tu e Serena avete dato il via alla creazione di bellissime opere in ceramica. Pensate che l’arte possa diventare una vostra ulteriore modalità di espressione?

Serena Gentilini ha davvero molte abilità artistiche, infatti oltre al canto nel quale eccelle ha coltivato nel tempo il talento per la pittura, l’abilità nel creare vestiti d’alta moda e la capacità di realizzare opere in ceramica. Diciamo che rappresenta la figura di donna per me ideale e di artista a tutto tondo. L’idea della ceramica era quella di imprimere in materia sensazioni, tensioni e idee a quattro mani cercando equilibrio, ideali e rilassatezza. Così sono nate diverse opere, l’ultima delle quali di grande impatto emotivo. In questo caso ci siamo dedicati alla realizzazione di un’opera astratta legata al simbolo della spirale che abbiamo applicato su tre strutture, ognuna delle quali con una diversa connotazione simbolica. Il concetto di spirale é legato al concetto di vita e morte, di creazione e distruzione ed al concetto di rigenerazione. A completamento del tutto, abbiamo inserito due figure geometriche per collocare questo passaggio surreale in una dimensione metafisica.

 

 

 

 

Alcune opere in ceramica firmate Bellavista-Gentilini

Per concludere, Raffaello, vorrei chiederti cosa puoi anticiparci rispetto ai tuoi progetti più imminenti.

Ho deciso di riprendere la mia attività concertistica ad agosto e per farlo ho scelto uno dei luoghi più suggestivi ed esclusivi della Romagna. La Tenuta Mara, costruita e concepita dall’imprenditore Giordano Emendatori e seguita dalla figlia Elena: una tenuta di vino biodinamica sui colli del riminese dove la vite viene fatta crescere cullata dal suono della musica classica. Infatti, la tenuta é completamente amplificata con un impianto di diffusione di ultima generazione. Il rapporto con la musica continua anche durante il riposo in botte del vino. All’interno di questa tenuta tutto é in armonia e ci sono opere d’arte sia all’aperto che all’interno della cantina. Un aspetto incredibile é riservato all’auditorium realizzato sulla sommità di quest’ultima e che ha un’acustica davvero incredibile. Qui a fine agosto terrò un mio concerto unico nel suo genere, in quanto presenterò i miei tre progetti al pubblico in un concerto diviso nel seguente modo: nella prima parte suonerò la “Dante sonata” di Liszt per pianoforte solo presentando il mio progetto solista, poi sarà il momento del “concerto Magellano” di Sejourneè che farò assieme al marimbista Matteo Marabini,  infine ci sarà la magnifica voce di Serena con la quale presenterò 5 brani celebri rielaborati in chiave colta. Il tutto, durante una serata esclusiva con una degustazione di vini finale. A fine settembre sarò tra gli ospiti di un evento molto esclusivo a Merano, del quale in futuro renderò noti i dettagli ed al quale parteciperanno diverse personalità dello spettacolo. In autunno porterò a Ravenna il mio progetto su Dante ed a dicembre debutterò in uno dei templi della musica a Milano. Prossimamente debutterò anche a Bolzano e non é escluso un ritorno in un grande evento a Venezia. Ovviamente, tutti i progetti citati in questo nostro dialogo saranno sviluppati a lungo termine attraverso concerti in luoghi prestigiosi e rientreranno in una produzione discografica.

 

 

 

 

 

 

Diversi scorci della Tenuta Mara, splendido Relais panoramico sui colli nei dintorni di Rimini

Raffaello e Serena, la coppia d’oro emergente della musica italiana

 

 

Photo courtesy of Raffaello Bellavista

 

 

Sulle tracce del Principe Maurice – Fase 2: tra bilanci, Flassy Mask e doverose considerazioni

Il Principe “au naturel”, baciato dal sole e immerso nel verde

La Fase 2 dell’ emergenza Coronavirus è appena cominciata, e VALIUM prosegue il suo percorso sulle tracce del Principe Maurice. E’ un percorso ricco di sorprese, dove profonde riflessioni e un’ incisiva vis critica si alternano al mood giocoso di Maurice: a fine lockdown (o quasi), la nostra conversazione telefonica straborda di sprint e spirito propositivo. La quarantena, con i suoi tempi dilatati e l’azzeramento di ogni precedente stile di di vita, ha accentuato più che mai la voglia di reinventarsi del Principe. Nella casa-atelier della costumista Flavia Cavalcanti ha trovato il modo di continuare a fare, a creare, lasciando un doveroso spazio alle considerazioni sulle professioni del mondo della notte e al loro futuro. Intanto, l’ “icona notturna” per eccellenza vive di giorno e lancia già nuovi progetti e iniziative: li scoprirete qui di seguito, leggendo l’ intervista. Posso anticiparvi che non cessa mai di rimanere accanto ai fan, anche solo con il pensiero. E che i limiti imposti dalla pandemia non scalfiscono la sua indole costruttiva, perchè tutto ciò che fa lo fa con passione. Mettendoci il cuore sempre. Ormai lo conosciamo bene…Al punto che potremmo dire, con Stendhal, che “la passione non è cieca, è visionaria”: nessun aforisma sembra più adatto a descrivere il Principe Maurice e il motore che lo anima.

La tanto attesa Fase 2 è appena cominciata: qual è il bilancio della tua quarantena in quel di Milano?

La mia quarantena è stata tutto sommato piacevole, con i limiti e le angosce di chiunque. Come vi ho detto nella puntata scorsa sono ospite di Flavia Cavalcanti e stiamo procedendo nella sistemazione dei suoi archivi, della sua casa atelier, abbiamo addirittura fatto dei lavori di decorazione…Diciamo che in due, tutti e due creativi, il tempo passa e si riesce ad investirlo bene. Poi, sto implementando i miei studi musicali: mi sono procurato una piccola consolle con la quale sto prendendo confidenza per gestire in modo ancora più professionale il mio ruolo di emotional dj. E’ un’ottima consolle virtuale della Pioneer che si collega al computer e mi dà la possibilità di lavorare meglio. Mi sto divertendo molto! Ho anche fatto un piccolo corso con un dj e produttore discografico mio amico, Alessandro Panicciari , che mi ha dato delle dritte per poter utilizzare al meglio questo strumento. Flavia aveva comprato la consolle tempo fa perchè era ne rimasta intrigata, poi me l’ha regalata perchè era sempre molto presa dai suoi costumi! Per cui, ora sarò un po’ più attrezzato nel mio ruolo di dj per dinner show, cocktail e vernissage. Voglio precisare, non sono un dj vero e proprio. Mi definisco, piuttosto, un emotional selector: è la visione che sto implementando in questo periodo in cui abbiamo tempo a sufficienza per organizzare, per pensare…Il mio futuro, molto probabilmente, mi vedrà vestire anche quei panni. Dal punto di vista umano, invece, le sofferenze della quarantena sono tante, perché io sono un animale sociale e detesto la solitudine. Ma il fatto di essere in due, con quella persona straordinaria che è Flavia, è positivo di gran lunga. Anche se la visione un po’ fumosa di questa Fase 2 sta inquietando tutti e ha cominciato ad inquietare anche me. Ho notato che negli ultimi periodi, purtroppo, non ho più ritmi: mi sveglio frequentemente di notte, mi addormento di giorno, comincio a essere stufo…è un fenomeno che mi dà un po’ fastidio. Se consciamente sto passando bene la quarantena per i motivi che già ti ho detto, dal punto di vista inconscio certe paure che ci instillano continuamente, certe insicurezze stanno iniziando a logorarmi: questa preoccupazione nelle retrovie del cervello sfasa la gestione dell’ansia.

 

La nuova consolle del Principe

Balou, ospite fisso di casa Cavalcanti

Cosa hai imparato su te stesso, in questi giorni?           

Posso dirti che, in realtà, non ho fatto altro che avere la conferma di quello che sapevo di me: mi conosco bene. La circostanza indubbiamente è particolare, però io sono già passato attraverso fasi di dolore, senso di perdita, cambiamento dal punto di vista professionale, per cui so bene come mi comporto. Cerco di rendere positive tutte le esperienze, anche quelle più drammatiche. Non ho scoperto tante cose nuove su di me, però ho scoperto che mi manca il mio lavoro! Soprattutto dal punto di vista dell’incontro con il pubblico. Come sai ho fatto una live su Facebook che mi è piaciuta, dove ho parlato con il cuore…Però mi sentivo un imbecille: mi sembrava una masturbazione mentale l’esibirmi davanti a uno schermo, distratto dai commenti – tantissimi devo dire, voglio ringraziare gli spettatori anche attraverso il tuo blog – che ho letto tutti e ai quali ho risposto. Questo feedback sì, è stato bellissimo, perché essendo assolutamente vergine delle live non ho fatto altro che essere me stesso in quel momento, così come mi sentivo. Non volevo fare qualcosa di roboante con costumi, travestimenti vari…Ho parlato con il cuore in mano, senza filtri. E poi ho individuato una canzone straordinaria, “Because the night” di Patti Smith, e l’ho voluta interpretare in una maniera molto intima, proprio in base al senso profondo che può avere per il mondo della notte, per chi ama la notte, quella canzone lì. Le dirette, in ogni caso, non diventeranno un mio modo alternativo di fare spettacolo: ne sono sicuro! Ogni tanto apparirò, perché queste iniezioni di umanità fanno bene. Sono stato me stesso come lo sono sempre, però in una dimensione più intima ed anche colpita da tutto quello che ci sta succedendo…che è qualcosa di veramente allucinante.

 

In versione “Silver Devil” durante la live con i Datura e Rexanthony

Una domanda quasi scontata: parlami della prima cosa che farai ora, in linea con le nuove misure precauzionali.

Purtroppo, come sai, non ci si può ancora abbracciare o stringere la mano, però ci si può almeno vedere di persona…grazie alle nuove norme sulle visite ai congiunti. Quindi, senza dubbio, presto andrò a trovare mia sorella che abita a pochi passi da Milano. Anche se non posso abbracciarla o stringerla voglio vederla con i miei occhi, guardarla negli occhi davvero e non attraverso lo schermo del telefono o del computer! Voglio ridere e piangere con lei del fatto che siamo ancora qui e che possiamo farcela. Questa è la prima cosa che voglio fare! Metto innanzi a tutto i rapporti più forti, gli affetti più intimi e familiari. Dopodichè, mi piacerebbe ricominciare a diventare progettuale e operativo riguardo alla mia nuova professionalità proiettata per la contingenza sul concetto di dinner show. Aggiungo che il 5 Maggio ho un appuntamento importante: andare alla libreria Mondadori, qui a Milano, per comprare l’ ultima fatica letteraria – “Caffè Voltaire” – della mia cara amica Laura Campiglio. Un libro che doveva uscire a Marzo, ma si è arenato nel limbo delle restrizioni.

 

On stage insieme a Grace Jones, amore mai dimenticato e amica di sempre

A livello di fantasia, invece, qual è la prima cosa che vorresti fortissimamente fare? Cosa ti è mancato di più, durante questa interminabile clausura?              

Vorrei abbracciare chiunque, a diversi livelli a seconda dell’attrazione fisica! A parte questo, una cosa che vorrei fare tantissimo coinciderebbe con due desideri, non con uno solo: prendere l’aereo, andare in Giamaica e abbracciare Grace (Jones, ndr.), che da lontano mi è stata molto vicina così come io sono stato molto vicino a lei. Ho un grande desiderio di viaggiare, di ritrovare i miei amici sparsi in tutto il mondo, ma in particolare di rivedere la mia amica di sempre che è Grace. L’ idea di riuscire a raggiungerla, anzi, mi ispira anche qualcosa di più di un abbraccio! E poi c’è un’ altra cosa, naturalmente: vorrei tanto ritornare nella mia Venezia! Vorrei riuscire a vederla così surreale, così meravigliosamente e drammaticamente surreale. Mi catapulterei nel mio delizioso boudoir, Ca’ Pier, dove c’è un giardino segreto sicuramente fiorito e un pianoforte da suonare fino allo sfinimento…Molte città (compresa Milano), in questo silenzio e nell’ essere così vuote, hanno recuperato una purezza nella loro bellezza.

 

Il libro (freschissimo di stampa) “Caffè Voltaire”…

…e la sua autrice: la scrittrice, giornalista e conduttrice Laura Campiglio

In questi due mesi, comunque, mi giunge voce che tu non sia rimasto con le mani in mano…

Con Flavia abbiamo dato il via a una bellissima iniziativa. Avendo tanto tempo a nostra disposizione, abbiamo fatto questa considerazione anche per il fatto che sono soprattutto io, tra i due, quello che esce a fare la spesa e deve quindi indossare la mascherina chirurgica. Funzionale, per carità, ma brutta! Siccome il senso dell’estetica in noi è potente, sono nati degli input anche da fuori: perché Flavia Cavalcanti, così brava, non si inventa delle mascherine belle, particolari? Tra l’altro, non dimentichiamo che le mascherine dovremo indossarle ancora per un bel po’. Non solo, ormai saranno obbligatorie. Così abbiamo creato una nostra linea. Non sono un presidio medico ma abbiamo fatto in modo che una tasca interna possa far passare dei filtri migliori, chirurgici e via dicendo, però diciamo che dal punto di vista del droplet sono funzionali. Sono molto belle, realizzate con dei meravigliosi tessuti a fantasia, applicazioni speciali…Alcune sono più di largo consumo, ma sempre fashion, altre sono pezzi in edizione limitata ed altre ancora pezzi unici che ci hanno già richiesto alcuni VIP. Vengono usati materiali preziosi quali cristalli Swarovski, perle coltivate, paillettes, strass, ricami fatti a mano e pietre dure… E’ stata un’idea straordinaria! Flavia e un suo collaboratore stanno procedendo nella produzione, io intervengo con un mio tocco creativo (mi è sempre piaciuta la moda, quindi ci metto anch’io del mio) per cui ci sarà anche una limited edition a me dedicata…Siamo molto felici! Accettiamo ordini piccoli o singoli e verrà presto creato un sito apposito. Potete ricevere informazioni, dettagli e ordinarle via e-mail (flassymask@gmail.com), acquistarle on line e farvele consegnare a casa, non c’è nessun problema. Nel frattempo, abbiamo già battezzato la nostre creazioni: si chiamano Flassy Mask, l’ acronimo dei nomi dei due creatori Flavia Cavalcanti e Vassy Longhi – un giovane hair stylist e makeup artist (già consulente per Dolce & Gabbana e altri brand di prestigio) che ha collaborato con Flavia ai costumi teatrali del musical “Pinocchio”. L’idea è piaciuta moltissimo e svariati cantanti, attori, attrici e soubrette sono pronti ad acquistarle. Riassumendo, le nostre mascherine sono di tre tipi: alcune sfoggiano stampe animalier, tessuti pregiati e di marca (Cavalli, Philipp Plein e altri… è una serie riprodotta, anche se in un numero limitatissimo). Altre sono tutte fatte a mano e adornate con delle belle applicazioni, altre ancora sono dei preziosi pezzi unici. La nostra è un po’un’ ”Haute Couture” della mascherina! Quando il dramma del Coronavirus sarà finito, secondo me, la mascherina diventerà un feticcio ricordo con cui farsi immortalare. L’emblema di questo momento storico. Quindi averlo bello, averlo griffato Flassy sarebbe un bel cimelio da lasciare alle prossime generazioni. Non è da trascurare!

 

Flavia Cavalcanti e Vassy Longhi con le Flassy Mask

 

Alcuni esemplari di Flassy Mask, mascherine ultrafashion

Hai esordito con una live su Facebook la sera del lunedì di Pasqua. E’ stata, non c’è bisogno di dirlo, apprezzatissima: l’affetto dei fan nei tuoi confronti si percepiva a pelle. Come hai vissuto quel debutto virtuale?

Mentre la giravo ero un po’ imbarazzato. Ho dovuto far forza su me stesso, ma ciò era anche dovuto al fatto che durante la diretta stavo cercando di capire come funzionasse la parte tecnica. Poi, però, mi sono sentito sempre più a mio agio e mi sono lasciato andare. Ho parlato a ruota libera di quello che provavo, messo e descritto la musica che ho scelto al momento, incastonata perfettamente in quell’occasione: proprio come una colonna sonora dei miei sentimenti. E’ per questo che la chiamo “musica emozionale”. Mi è piaciuto, esibirmi in una live. Non riuscivo a capire quanta gente mi stesse seguendo, non capisco una mazza di quella roba lì, però vedevo parecchi commenti il che mi incoraggiava…Sono riuscito ad arrivare indenne alla fine. Successivamente, altri artisti mi hanno proposto di fare delle live insieme e i primi a cui ho detto di sì sono stati i Datura e Rexanthony: sabato 25 Aprile, infatti, ci siamo riuniti virtualmente per una diretta ispirata alla trasmissione che avevamo su M2O, “Rememo”, di musica e di interventi vocali. Il pubblico ha potuto seguirci sia su Facebook che su Instagram. Un’ altra live che ho in programma mi vedrà con Francesca Faggella, lei da Palma di Maiorca e io da Milano, dove riproporremo la New Disco con un intervento “Gloss’n’Glitter”. Cerchiamo di mantenere vivo l’interesse sulle cose belle che facciamo e queste live possono essere degli spot, ma non diventeranno la mia forma alternativa di esibirmi. Io ho bisogno di esibirmi davanti a un pubblico, folto o esiguo che sia.

 

 

Due Flassy Mask della special edition “Principe Maurice”: preziose, notturne e vagamente esoteriche (soprattutto il modello che vedete qui sopra)

Quindi, riguardo alle live, non si può parlare di un vero e proprio progetto che ti manterrà connesso con i tuoi ammiratori…

No. Non è un progetto vero e proprio: lo farò soltanto quando avrò gli inviti simpatici e adeguati. O il desiderio di apparire, perché ogni tanto apparire è anche un’esigenza. Però non diventerà un appuntamento fisso. Me l’hanno chiesto in molti, ma non lo diventerà perché non è nelle mie corde. Potrebbe saturarmi. Di tanto in tanto mi farò vivo molto volentieri, magari anche in compagnia di artisti con cui collaboro, però sempre con la speranza di ricominciare presto ad esibirmi. Sto pensando ad un’ ironica diretta con ospiti qualificati per affrontare l’argomento “sesso” in quarantena: “Fallo a casa (se non hai un congiunto)”, sfruttando il palese doppio senso (ahahahah!) e ispirandomi al personaggio della sessuologa della mitica Anna Marchesini!

 

Alcuni screenshot della live del 25 Aprile con i Datura e Rexanthony

Il futuro dei lavoratori dello spettacolo dopo il lockdown, purtroppo, è ancora nebuloso: gli assembramenti dovuti a serate e concerti rendono difficile una riapertura dei locali a breve. Molti artisti hanno lanciato appelli al Governo, suggerimenti per ovviare allo stand by (penso al teatro in TV di Monica Guerritore). Hai elaborato anche tu una proposta che vorresti divulgare?

Intanto è scandaloso che i lavoratori del mondo dell’entertainment non siano mai stati mai nemmeno citati. Parlo di dj, vocalist, perfomer, ballerini, tecnici vari, camerieri, baristi, manutentori…di tutta quella popolazione che mantiene le famiglie con questo tipo di lavoro nei club della notte. Non sono stati mai menzionati e non è stato pensato alcunchè per quanto riguarda la loro ripartenza. Noi siamo stati i primi ad essere chiusi, saremo sicuramente gli ultimi a riaprire, ma non c’è alcuna forma di sostegno per le famiglie che vivono dei proventi del nostro settore. Penso, che so, anche agli addetti alla sicurezza, alle donne delle pulizie, a chiunque…Tutte persone che con il loro reddito contribuivano al ménage familiare. Nei loro confronti, al momento, non c’è in programma una tutela ufficiale. Ora il sindacato (Silb) sta cercando di muoversi, si stanno organizzando delle raccolte di firme, però la cosa scandalosa è che da parte del Governo o del Ministero non esiste la minima attenzione nei nostri confronti. Ma che a loro piaccia o meno, noi esistiamo. Non ci sembra giusto sentirci dei paria! Io mi occupo anche di altre cose, per carità, però l’industria degli eventi in toto – anche solo i matrimoni, per dire, piuttosto che i congressi aziendali o celebrazioni varie- non è stata mai presa in considerazione. Lo trovo inquietante. Non possiamo fare degli eventi in streaming! La Guerritore è un’attrice, peraltro bravissima, ma io non è che potrei mettermi a recitare con una telecamera davanti. Il mio tipo di lavoro non potrà essere realizzato se non quando ci sarà la possibilità di riunirsi di nuovo. E non c’è alcun accenno a tutto questo, sotto nessun punto di vista. C’è solo il divieto. Però il divieto significa anche che non si lavora, non si guadagna, in certi casi non si mangia! Io ringrazio il cielo, la mia situazione non è così drammatica, ma è una tragedia che stanno sperimentando in molti. L’ industria del divertimento ha un suo valore, e non è un valore così relativo. Ha un suo fatturato, tasse pagate, stipendi, tutto l’indotto che vive intorno…Pensa, che so, alla Riviera Romagnola. Per quanto mi riguarda, investirò sicuramente nel dinner show. Non esiste alternativa alla discoteca, la discoteca non può essere fatta in altro modo se non quello di ballare insieme. Il problema è anche quello di riaprire in maniera economicamente conforme, e con poca gente non si può. Non so neanche se alcuni ristoranti riusciranno a essere di nuovo attivi, perché se un locale da 60 coperti ne può contenere 10 non ce la fa a pagare neppure le spese. Mi chiedo: esistono enti statali appositi, perchè non vengono consultati? Ad esempio c’è il Cnel (Consiglio Nazionale dell’Economia del Lavoro), che da sempre dovrebbe essere di sostegno in caso di necessità perché è composto da operatori del mondo dell’industria, dell’economia, del commercio, eccetera…però non è stato consultato. Invece hanno istituito questo “Comitatone” di esperti (?) che ci sta di fatto governando, perché se il Governo pende dalle loro labbra lo facciamo anche noi. Ma si può sapere chi sono questi signori? Che competenze hanno, che esperienze hanno, soprattutto, della vita reale?  Con l’Europa, poi, dovremmo essere tutti uniti: secondo me qui o diventiamo Stati Uniti d’Europa o l’Europa si sfascia, e sarebbe un peccato perché a me piacerebbe l’idea di un’unione salda e reale. L’ unico neo che ho notato all’ interno del mondo della notte è che, purtroppo, non siamo coesi. Ognuno pensa alle proprie iniziative. Invece, siccome l’unione fa la forza, dovremmo farci sentire tutti insieme. Bisogna trovare un modo per far valere i nostri diritti, anche quelli di semplici cittadini che lavorano. Ci stiamo ragionando, purtroppo ne avremo di tempo per ragionare! Però, per far fronte all’ emergenza, auspico che proprio dal punto di vista sociale e politico si prenda atto che esistono anche delle figure professionali che in questo momento sono ferme e lo saranno per molto più tempo degli altri: sono una forza lavoro che va aiutata con un sostegno monetario immediato.

 

 

Nel video, il Principe al pianoforte nel suo boudoir veneziano “Ca’ Pier” e (di seguito) uno scatto dello stesso

Lo stile di vita che ci aspetta non sarà più quello di prima. Come cambierà in meglio e come in peggio, a tuo parere?

Di positivo direi che ci sarà che avremo voglia di fare. Anche chi si era un po’ assopito, adesso, vuoi per necessità o per il fatto di essere obbligato a non far niente, avrà voglia di ricominciare in qualche modo. Sarà sicuramente tutto molto diverso, ancora molto frustrante…In ogni caso darà un’apertura alla speranza il fatto di poter ricominciare a scendere per le strade (sempre con le dovute precauzioni, per carità), poter andare al ristorante o anche solo a lavorare, per dire. Farà ricominciare ad apprezzare quel poco o quel tanto che ognuno di noi aveva. Di certo aumenteranno la coscienza, l’apprezzamento nei confronti di ciò che consideravamo routine o normalità, che davamo per scontato. Però il percorso per tornare a una normalità “vera” sarà ancora lungo e difficile. Probabilmente il fatto di essere isolati, con molto tempo a disposizione, ha aguzzato l’ingegno di chi è propositivo per natura. Penso che potrebbero esserci dei cambiamenti positivi e belli anche per quanto riguarda la gestione dell’ecologia, ma la cosa più inquietante sarà che molte famiglie faranno fatica a mettere insieme persino i pasti giornalieri. La crisi economica è paragonabile a quella di una guerra. E’ di fondamentale importanza, adesso, nell’urgenza, che vengano dati immediatamente degli aiuti a fondo perduto a chi deve pagare l’affitto, le bollette…L’unico modo che vedo possibile sarebbe poter avere a disposizione dei finanziamenti – a fondo perduto, ribadisco –  erogati dalla Comunità Europea, proprio come se fosse scoppiata una guerra mondiale. Con il Piano Marshall, dopotutto, noi non abbiamo dovuto restituire i soldi all’ America quando ce li ha dati per ricostruire. Quel che è certo è che il mondo non sarà più quello di prima. Sotto alcuni punti di vista, soprattutto quello filosofico, sarà migliore: ritroveremo una coscienza oltre che individuale anche comune. Per quanto riguarda l’edonismo e tutto il resto, invece, sarà peggiore perché non saremo più in grado di riavere il nostro stile di vita. Però, dato che si è resettato tutto, si può creare qualcosa di nuovo se ce ne danno la possibilità materiale. Potrebbe venirne fuori una nuova società, una forma nuova di fruire tutto: le bellezze naturali, le bellezze artistiche, musicali…anche il divertimento, che magari sarà molto più intenso, intelligente e di qualità. Ci sarà meno massificazione, forse è così che dev’ essere. Quello che mi auguro è che questa pausa, questo poter tanto riflettere, possa creare dei nuovi fermenti. Sto cercando anch’io di capire come e quando “rinascere” in maniera inedita e interessante…Il primo passo sarà quello di inserire il mio personaggio nell’ambito delle cene spettacolo, quindi dell’intrattenimento durante il pasto. Per il momento, sarà l’unico modo: le strutture di ristorazione che hanno spazio e capienza a sufficienza hanno anche la possibilità di rendere la cena un’occasione non più soltanto conviviale, ma anche in cui ricominciare a fruire di spettacoli speciali, artistici, ben curati, divertenti, leggeri e pregni al tempo stesso. Come quelli che io avevo già iniziato a fare. Questo è il primo modo di esibirmi che vedo realizzabile. Esistono strutture ben dotate e organizzate dove, se la gente vorrà recepire questo nuovo inizio, il dinner show potrebbe avere un buon successo. Immagino che non sia possibile ballare, però se mentre ceni sei circondato da pochi artisti sul palco, qual è il problema? Non potremmo certo esibirci in mascherina, o magari sì se fosse una Flassy Mask! La maschera, dopotutto, appartiene al teatro: stavolta, invece di metterla sugli occhi la metteremmo sulla bocca!

 

Flavia Cavalcanti immortalata durante la creazione di una Flassy Mask

Il Principe con una Flassy Mask dalle suggestioni neon

Vorrei concludere con un tuo messaggio per i fan del mondo della notte, che vedono avvicinarsi un’estate tristemente priva dei loro templi. Cosa diresti per rinvigorire l’animo di tutti quei giovani che amano tirare l’alba a suon di musica o – nel caso del tuo pubblico – al potente ritmo della techno?

Se si potrà uscire sarebbe bello che magari andassero in luoghi anche isolati o particolari, dove ci sono dei bei paesaggi, ad aspettare l’alba (soli o con pochi amici più intimi) o a godere del tramonto mettendo in macchina le cassette, i cd o le chiavette con la musica che amano di più. La ascolteranno chiudendo gli occhi e lasciandosi andare ai loro balli, tornando con la mente ai momenti in cui sono state registrate quelle performance. Per ora, bisogna avere pazienza. Da parte nostra stiamo cercando di fare il possibile perché si possa di nuovo riuscire a stare insieme, ma non dipende da noi. Siamo tutti in sospeso e dobbiamo muoverci in base a come si svilupperà la situazione. Però vorrei dire ai giovani: non rinunciate mai alle vostre passioni, fanno parte del vostro DNA…Non rinunciate alle vostre passioni perché in questo modo tenete vivi anche noi che siamo pronti, prontissimi – appena si potrà – a ritrovarvi e ad amarvi come sempre per essere riamati. Quando sarà possibile uscire, visto che in molti avete un’automobile con un bell’ impianto stereo, raggiungete una spiaggia deserta, un posto ameno. Godete della bellezza della natura, che in questo periodo ha potuto riprendere fiato visto che non l’abbiamo più deturpata né inquinata. Oppure ecco, potreste organizzare dei silent party con le cuffie: magari vi ritrovereste, sempre nel rispetto delle distanze, ascoltando la stessa musica. Perché anche il discorso dell’inquinamento acustico può dar fastidio, quantomeno ai vicini non affini… E questa estate, nel caso non potessimo uscire dalle nostre regioni di residenza, noi italiani siamo talmente fortunati da avere ovunque un patrimonio meraviglioso di cui godere. In ogni regione, in ogni città, anche nel più piccolo borgo esistono delle ricchezze indescrivibili. Quindi vi raccomando di andare alla scoperta della nostra bellezza, del nostro valore, e ve lo dico forte e chiaro: italiani, riscoprite l’Italia, perché è il posto più bello del mondo! Credo che non ci mancherà niente. La nostra estate non sarà un adattarsi ma un riscoprire, un ricominciare ad amare la nostra straordinaria terra.

 

 

Altre due immagini del boudoir del Principe a Venezia

“Andrà tutto bene”…e se indosserete una Flassy Mask, ancora meglio!

 

 

Photos courtesy of Maurizio Agosti

 

Sulle tracce del Principe Maurice: nell’ era del Coronavirus

Evento “Eros & Thanatos” a Palazzo Labia, Venezia: il Principe Maurice interpreta la Marchesa Casati e una miriade di ulteriori personaggi in un accavallamento esilarante di personalità che “litigano” tra di loro

Pensare al Principe Maurice è evocare la magia del Teatro Notturno, il magnetismo di incredibili performance, la gioia sfrenata della festa. Però, da circa un mese, qui ogni festa si è interrotta. Sull’ Italia è piombato il silenzio, un silenzio intriso di paura e di cupezza: il lockdown per arginare il contagio da Coronavirus ha stravolto i connotati delle nostre esistenze. E barricati nelle case, bloccati in città blindate per motivi di salute pubblica, abbiamo salutato anche l’arrivo della Primavera. Il Principe, com’è ovvio, non è sfuggito alla regola. Mi sono messa sulle sue tracce via telefono e l’ho trovato in quel di Milano, deciso a trascorrere diligentemente il periodo contraddistinto dall’ hashtag #iorestoacasa: ancora attonito per l’ emergenza che ci è piovuta addosso, affronta la vita indoor con spirito propositivo e in buona compagnia (sarà lui stesso a rivelarvi con chi sta condividendo la “clausura”, non voglio rovinare la sorpresa!) . “Questa casa, per me, è un Paese dei Balocchi! Me la sto passando meravigliosamente. Abbiamo tirato fuori vecchie cose, vecchi costumi…stiamo creando il mio nuovo look”, mi dice entusiasta. Pensa già al futuro, a quando l’incubo sarà finito, e la sua energia mi galvanizza. Maurice approfitta della pausa generale per lasciare la creatività a briglia sciolta: lo immagino muoversi in quella Wunderkammer milanese come un pesce nell’acqua, tingendo la quotidianità di colori scintillanti. D’altronde, non potrebbe essere altrimenti. La fantasia è la sua più grande alleata, gli permette di tramutare ogni esperienza in una nuova avventura. Vi invito a leggere l’ intervista che segue, perchè è un autentico tripudio di racconti, consigli, considerazioni e reminiscenze: il Principe Maurice vi stupirà ancora una volta, regalandovi il perfetto antidoto contro la monotonia di queste giornate di semi-reclusione.

Nessuno di noi, credo, avrebbe immaginato che la diffusione del Coronavirus potesse avere un impatto così devastante sulle nostre vite: tra l’era del Coronavirus e quella pre-Coronavirus esiste un abisso. Per cominciare, vorrei innanzitutto chiederti come stai vivendo tu, icona della notte per eccellenza, un periodo in cui gli eventi sono stati accantonati in tutta fretta e annoverati tra i veicoli di maggior contagio.

Lo sto vivendo con grande senso di consapevolezza e di responsabilità. All’ inizio, sinceramente, avevo minimizzato pensando che fosse tutto un po’ esagerato. Ma alla luce dello sviluppo della pandemia, degli effetti, della facilità di contagio eccetera, mi sono immediatamente reso conto che bisognava stare veramente accorti, attenti per se stessi e per gli altri. Quindi, sto vivendo questo periodo in accordo con le indicazioni del Governo. Devo dire che, effettivamente, sarebbe rischiosissimo frequentare dei luoghi affollati, concordo in pieno sulla decisione di chiudere i locali. Naturalmente mi sono saltate parecchie date, alcune molto importanti, però sono state rimandate. In ogni caso credo che si debba mantenere un atteggiamento di speranza, di positività, osservare la dovuta cautela per non ammalarsi ed essere pronti alla rinascita, che sarà sicuramente meravigliosa. E poi ho capito da contatti, telefonate, videochiamate e così via, che questo isolamento si sta rivelando un po’ una scrematura: ha risvegliato il senso di umanità e di solidarietà tra gli amici veri. E’ qualcosa che mi piace molto, perché nel calderone dei social non si riusciva a capire chi veramente tiene a te, chi è davvero un amico oppure ti segue per curiosità e basta.

 

Cin cin nel backstage del Gala Ufficiale del Carnevale di Venezia a Ca’ Vendramin Calergi: oggi, potrebbe essere un brindisi di buon auspicio per una rapida fine dell’ emergenza Coronavirus

Avventuriamoci nell’ era pre-Coronavirus del Principe Maurice. Recentemente l’hanno contraddistinta due performance al top, seppur molto diverse tra loro. Comincio con la prima in ordine cronologico: “The Heroes of Piramide”, l’omaggio che hai tributato alla techno insieme ai dj Cirillo, Ricci Jr.e Saccoman. Quali ricordi conservi di quella serata bomba all’ Aera Club & Place di Fabriano?

Riflettendo sul pre e sul post Coronavirus, devo dire che quel ricordo è vivissimo e consolatorio. E’ stata una serata veramente entusiasmante, pregna, ricca, c’era gente meravigliosa di tutte le età (un dettaglio che mi aveva colpito anche la prima volta che sono venuto all’ Aera Club di Fabriano) e tutto ciò è bellissimo. La musica è un linguaggio universale. Qualsiasi tipo di musica, se trova gruppi di persone che la gradiscono, le fa stare davvero bene insieme. Io in questo periodo ascolto più che altro musica classica, ma eventi come “The Heroes of Piramide” mi riportano agli antichi fasti degli anni ‘90 e mi rincuorano molto. Quella serata è stata meravigliosamente organizzata, siamo stati ospitati con tutti gli onori…Si respirava un mood davvero bello, gioviale e spensierato. Chi avrebbe mai immaginato che di lì a pochi giorni ci saremmo trovati in questa situazione? E’ incredibile. I ricordi che conservo mi riportano quindi ad uno degli ultimi momenti vissuti in libertà e in totale divertimento.

 

Il flyer della serata “The Heroes of Piramide” all’ Aera Club and Place di Fabriano

Il 19 Febbraio, invece, nella meravigliosa cornice di Palazzo Labia hai dato vita ad uno dei più applauditi eventi del Carnevale di Venezia: “Eros & Thanatos”, un atto unico in parole e musica dove hai raccontato la follia d’amore interpretando alcuni personaggi-emblemi. Ad accompagnare i tuoi monologhi c’erano Raffaello Bellavista al pianoforte (un nome già noto ai lettori di VALIUM), Matteo Marabini alla marimba e Serena Gentilini, modella oltre che promessa del canto. La tua esibizione, corroborata dai giovani talenti che ti affiancavano, è stata celebratissima. Che cosa ci racconti al riguardo?

E’ stato un gran successo sia dal punto di vista artistico che dal punto di vista, chiamiamolo così, istituzionale. Per me è stata un’immensa soddisfazione riuscire a riunire sotto la stessa egida due realtà importanti per la città come Vela (la società che organizza il Carnevale e tutti i grandi eventi per il Comune di Venezia) e la RAI. Questi due enti già collaboravano, ma in sordina. Ti racconto il modo in cui è nato questo spettacolo. Eravamo ancora in fase organizzativa e il direttore artistico Massimo Checchetto mi ha chiesto di organizzare qualcosa per il Carnevale culturale. Il Carnevale di Venezia, come vi avevo già spiegato, vive su due binari: uno più popolare, con tutti gli eventi di Piazza San Marco e quelli sì esclusivi, ma un po’ commerciali del Carnevale ufficiale, ed uno più raffinato, legato ai Musei e alle location alternative. Il direttore, quindi, voleva che io ideassi una performance per il Carnevale culturale a dimostrazione che faccio anche altro, rispetto al genere di spettacoli per cui sono conosciuto. E’ stato un bellissimo stimolo, un bel riconoscimento. Quasi contemporaneamente, siccome avevo già organizzato eventi ufficiali per la RAI e per l’ANICA durante la Mostra del Cinema di Venezia, il direttore di RAI Veneto Giovanni De Luca mi ha messo a disposizione la sede di Palazzo Labia. Non avrei mai pensato di esibirmi lì, è una location a dir poco meravigliosa! Ho fatto quindi 2 + 2 ed ho intuito che da parte di Vela e della RAI c’era la volontà reciproca di collaborare. Sai, è come quando due innamorati non si dichiarano: io ho fatto da “ruffiano” (nel senso positivo del termine!) e li ho fatti sposare. Per cui “Eros & Thanatos” è stato l’unico evento che ha avuto sia il marchio ufficiale del Carnevale che quello di RAI Veneto. Lo spettacolo è stato veramente un exploit culturale e ha sancito la collaborazione di due realtà fondamentali per la città. Penso che la sede della RAI di Venezia sia la più bella sede operativa televisiva del mondo! Il fatto di potermi esibire nel pazzesco salone affrescato dal Tiepolo mi ha dato lo spunto del tema, perché io non avevo ancora deciso cosa fare. Poi, grazie a quella serie di affreschi, ho riflettuto su Cleopatra e sul mistero della sua morte: si era suicidata per motivi politici o per amore, visto che poco tempo prima si era tolto la vita Marco Antonio? Ho cercato di dare una risposta, giacchè sostanzialmente il mio “Eros & Thanatos” era basato sulla follia del suicidio legato alla delusione amorosa. Quindi, in maniera a volte meno drammatica e più grottesca, ho spiegato come la follia d’ amore possa portare anche a questo, oppure, soprattutto oggi, al femminicidio o alla violenza che scaturisce da un amore morboso. Ho sviluppato lo spunto tra il serio e il faceto, con intermezzi musicali ad hoc. Ma mentre la parte musicale era stata studiata, provata, ed era perfettamente sincronizzata nei suoi tempi, la mia esibizione è stata totalmente improvvisata. Tant’è che nel backstage avevo il supporto del mio assistente storico Sascha Sgualdini!

 

Con il fido assistente personale Sascha Sgualdini

Mi sono organizzato così: dietro le quinte ho preso tutti i costumi dei personaggi che pensavo di impersonare, maschili e femminili, li ho messi su un grande tavolo antico e mentre i ragazzi suonavano io decidevo chi interpretare. La “sigla” di apertura dello spettacolo, dopo la presentazione del Direttore di Rai Veneto in persona, è stata la proiezione sulle pareti affrescate della mia video performance dedicata a Lindsay Kemp nei panni della regina Didone, che sembrava un ectoplasma trasudato dal muro… impressionante anche per me vedere questo estratto dal mio “Principe Maurice #Tribute” di Daniele Sartori utilizzato in questo modo suggestivo… Improvvisare è qualcosa che adoro! Quel pomeriggio, ho deciso su due piedi anche in base a ciò che mi ispirava la musica. Ho iniziato con Cleopatra che poi è diventata la Marchesa Casati, dopodichè ho interpretato Casanova, Orfeo e persino me stesso. In fin dei conti, ho sperimentato anch’io un sentimento congiunto di amore e morte a causa della scomparsa del mio compagno. E’ stato veramente straordinario, un esperienza che non dimenticherò mai! Siamo andati in overbooking nel giro di due giorni, per fortuna la RAI ha acconsentito ad aggiungere 20 posti. La gente è venuta in grande spolvero, intuendo l’importanza dell’evento. Alcuni indossavano maschere spettacolari, c’erano persone elegantissime e le autorità. E’ stato tutto molto emozionante. Tra l’altro, Raffaello Bellavista ha avuto l’onore di suonare uno Steinway & Sons grancoda della RAI che è stato trasferito appositamente nel salone del Tiepolo. Per quanto mi riguarda, non avevo altro canovaccio se non il tema: ho oltrepassato addirittura il concetto di Commedia dell’Arte dedicandomi all’ improvvisazione totale! Ma è talmente nelle mie corde che mi è venuto naturale, ed è arrivato in maniera molto naturale anche al pubblico. La gente si è lasciata ammaliare.  Sono venuti a vederci da tutta Europa, per cui ho recitato in italiano, in inglese e in francese. Insomma, è stato veramente bello, bello, bello! (Clicca qui per guardare il servizio che ha dedicato all’ evento RAI Veneto). Credo che questo spettacolo entrerà a far parte delle mie pietre miliari, perché nella sua raffinatezza e nella sua particolarità è sicuramente uno dei gioielli più preziosi della mia carriera. C’ era un po’ tutto quel che provoca l’amore: momenti di grande gioia, disperazione, romanticismo, cinismo…Mancava solo la passione sessuale, che non si poteva espletare in quel frangente! (ride,ndr)

 

Il Principe nei panni di Orfeo, con tanto di lira: la location è quella della cappella privata di Palazzo Labia

Uno scatto tratto da “Eros & Thanatos”

Qual è l’aspetto che ti ha emozionato di più, di “Eros & Thanatos”?

Diciamo che mentre recitavo, e ho citato appunto anche “Didone abbandonata”, l’aspetto che mi ha più emozionato è stato quello dell’abbandono. Il dramma dell’abbandono può essere di due tipi: l’abbandono di un partner che ti lascia oppure l’abbandono voluto dal destino, che ti porta via con la morte. Ecco, il senso dell’abbandono l’ho sentito molto forte, anche perché, come ripeto sempre, molti anni fa io sono stato “abbandonato” da mio fratello gemello. Poter esprimere artisticamente l’abbandono mi ha aiutato una volta di più ad esorcizzarlo. Secondo me è l’aspetto più triste delle relazioni amorose, se vogliamo è anche una morte: la morte di un sentimento nel quale tu credevi. Ai suoi antipodi c’è l’eros, che è l’inizio di tutto. Il primo intrigo non è mai intellettuale, è quello scambio malizioso di sguardi dalla forte valenza erotica: parte tutto da lì. Quindi, sia Thanatos che Eros sono importanti. Io ho vissuto entrambi in maniera molto forte.

 

Il salone da ballo di Palazzo Labia: un dettaglio del meraviglioso ciclo di affreschi del Tiepolo

In adorazione davanti a Mina: ma è veramente lei? Il pubblico di “Eros & Thanatos” per un momento ha dubitato, quando ha adocchiato il geniale travestimento di Alessio Aldini ( l’hairstylist veneziano delle star)

Il forfait di Michele Soglia (del Duo Bellavista Soglia) ha fatto sì che alla tua performance prendessero parte due nomi nuovi come quelli del Maestro Marabini e di Serena Gentilini. Che feeling si è instaurato tra di voi?

Questo forfait è stato dovuto a un cambio di data. Originariamente, lo spettacolo era fissato per il 14 febbraio. Poi, però, sono stato ingaggiato per condurre uno straordinario San Valentino in Piazza San Marco con Federica Cacciola e Tommy Vee, per cui abbiamo dovuto posticiparlo al 19. Il Maestro Soglia, purtroppo, non ha potuto dare la sua disponibilità per quella data. Mi è dispiaciuto moltissimo, perché ho molta stima e molto affetto per lui, ma abbiamo dovuto fare di necessità virtù. L’ha sostituito quindi il giovanissimo Matteo Marabini, che è davvero molto bravo. I Maestri Bellavista e Marabini si sono attenuti al repertorio prestabilito e ci sono riusciti splendidamente. La presenza di Serena Gentilini – una ragazza stupenda, potrebbe essere già una top model – è stata una sorta di ciliegina sulla torta. Ha una voce soave, ma anche intensa, per cui ho proposto che cantasse “Lascia ch’ io pianga” dal “Rinaldo” di Handel: ne è scaturito un gran finale memorabile! Io questi giovani li amo tantissimo, sono seri nel prepararsi, passionali nell’ interpretare, profondi e desiderosi di esprimersi. Sono entusiasta! Troveremo il modo di replicare l’evento nella stessa formula e in location piccole, preziose, già suggestive di per sé, in modo da non aver bisogno di scenografie.

 

Raffaello Bellavista e Matteo Marabini durante l’ evento “Eros & Thanatos”

Serena Gentilini mentre si esibisce in “Lascia ch’io pianga”

Prima dello stop dovuto al Coronavirus, il Carnevale di Venezia era esploso in tutto il suo fulgore. Quali flash ti porti dentro, di questa edizione “incompiuta”?

I flash sono due. Il primo, la bellezza e il successo del Gala Ufficiale a Palazzo Ca’ Vendramin Calergi. Il direttore artistico Massimo Checchetto ha puntato su un tema – “Nurture Love, Feed the Folly” – che ha trasformato il Palazzo in un autentico giardino delle delizie, dove la natura nutre l’amore e porta a un’estasi giocosa, quasi dionisiaca. La scenografia era straordinaria: un letto d’erba con un baldacchino di fiori era l’elemento predominante, tutto era improntato sulla presenza di creature fantastiche. C’erano farfalle, uccelli del paradiso…Due personaggi, come dei grandi pupazzi fatti d’erba, sembravano cespugli che si animavano e volevano far festa con noi. Tanto per citarti solo qualcosa di quello scenario a dir poco fiabesco! Mi è rimasta impressa la band di NuArt che accompagnava l’evento, la cantante Giorgia Papasidero ha una voce pazzesca e una presenza scenica notevole, e poi il format senza soluzione di continuità con la cena. L’ aperitivo veniva accompagnato da un live musicale, io cantavo l’ultima canzone e invitavo a cena gli ospiti; durante la cena, quelle creature fantastiche si esibivano tra i tavoli cantando e giocando in mezzo alla gente. Due altri due miei ricordi sono legati alla domenica finale, quando a mezzanotte il Carnevale è stato sospeso. Quella sera a Palazzo Vendramin Calergi c’era molta gente, abbiamo fatto il countdown di mezzanotte come a Capodanno prima di salutarci e di darci appuntamento al prossimo Carnevale. Noi siamo riusciti a far star bene la gente comunque: tutti sono andati via felici, consapevoli che quella serata sarebbe stata un ricordo a cui aggrapparsi per sorridere in momenti come questi.

 

Il Principe Maurice al Gala “Nurture Love, Feed the Folly” al Casino di Venezia

La scenografia fiabesca del Gala

Sempre al Gala, con la cantante Giorgia Papasidero

Si pensava di chiudere già dal sabato grasso, ma c’era un evento troppo importante per essere disdetto: il Volo dell’Aquila con il campione Kristian Ghedina, una performance legata alla promozione dei giochi olimpici invernali. Per il pomeriggio, invece, ho chiesto e ottenuto che si chiudesse con l’evento a mio avviso più importante del Carnevale di Venezia, l’elezione della Maschera più Bella. E’ stato molto emozionante, la piazza era pienissima perché si sapeva che il Carnevale sarebbe finito lì. Io ho cantato “Heroes” dedicandola al pubblico e a tutti noi, eroici nel portare avanti lo spettacolo fino a quel momento. Ho voluto concludere con il concorso della Maschera più Bella per ringraziare tutte quelle persone che mettono una passione e una creatività incredibili nel creare i loro costumi. Il Carnevale di Venezia è un Carnevale ad personam, ogni persona è l’elemento fondamentale di una kermesse di un’eleganza e una bellezza uniche al mondo. Le maschere, quest’ anno, erano stupende come non mai: io adoro dar spazio al talento, all’ immaginazione di chi si impegna con tanta passione. Ognuno vuole avere il suo momento di gloria! Non è un caso che mi sia vestito da Andy Warhol per condurre il concorso, come per dire che tutti devono avere i loro 15 minuti di celebrità. Ho sublimato questo mood in maniera un po’ pop ed è piaciuto tantissimo! C’è un terzo flash, poi, che vorrei segnalare: Carnevale è cominciato sabato 15 Febbraio, ma siccome il giorno prima era San Valentino, Vela ha deciso di mettere in pre-apertura un evento speciale dedicato agli innamorati. E’ stato divertentissimo…Io ero un po’ il disturbatore, mentre i due conduttori “seri” – molto professionali, seppure ironici – erano Federica Cacciola e Tommy Vee. L’ elemento folle, invece, era rappresentato dal sottoscritto. Ho esordito interpretando San Valentino (ride), ma in maniera simpatica, poi ho impersonato Casanova e davo lezioni di bacio avvalendomi di due enormi lingue di gommapiuma. Infine sono diventato il Professor Agosti, “esperto in ormoni elettivi legati al concetto scientifico di amor”. Intervistavo il pubblico con il microfono, si sono venute a creare situazioni simpaticissime…Lo spettacolo è stato animato da tutte le migliori scuole di danza della città metropolitana di Venezia. Devo dire che quei giovani ballerini e ballerine erano bravissimi, spaziavano dalla danza classica a quella latino americana, è stato davvero molto bello. Anche la danza, così come la musica e l’arte in generale, unisce le persone: soprattutto un tipo di danza come il tango, che favorisce l’incontro fisico.

 

Maurice interpreta San Valentino al “San Valentino Night Ball” del Carnevale di Venezia

Gioioso e giocoso in piazza San Marco

Per le nuove generazioni italiane, diciamo dai Millennials in poi, il decreto “Io resto a casa” si associa a un’esperienza del tutto nuova: come affrontarla al meglio, secondo il Principe?

Io, in realtà, ho notato qualcosa di molto particolare. Cioè: visto che i giovani sono già abbastanza abituati a stare isolati a causa dei social, queste restrizioni li hanno portati, forse per ribellione e in maniera sconsiderata, a volersi incontrare davvero. Quindi si verificano episodi in cui dei gruppi di adolescenti fanno comunella nei parchi, oppure altrove, come se nulla fosse. E’ una cosa bellissima, ma si potrà fare dopo! Non ora. Per cui, sicuramente questa è un’esperienza nuova. Adesso che sarebbero obbligati a non ritrovarsi tra loro, a restare a casa, pare che i giovani vogliano fare il contrario. Allora il mio messaggio è: state vivendo in modo sbagliato le misure precauzionali contro la diffusione del Coronavirus. Adottate un atteggiamento di responsabilità per il vostro bene e per il bene comune, implementate gli incontri via social – tanto, ormai, la tecnologia consente di fare videochiamate e così via. Bisogna che prendiate coscienza della gravità della situazione e che vi preserviate dall’ ammalarvi, perché siete la nostra speranza. Adesso dovete farvi compagnia da lontano e rispettare le regole, che sono per tutti e soprattutto per voi. E’ anche vero che non si può rimanere attaccati 24 ore su 24 allo smartphone, quindi vi suggerisco di ricominciare a leggere, se avete delle passioni iniziate a coltivarle…Una cosa che manca a me in questo momento e dove mi trovo ora, ad esempio, è il pianoforte. Però ascolto tanta musica, cicinfischio anch’io sui social…Insomma, me la cavo. Poi, con la mia mitica grande amica costumista Flavia Cavalcanti, sono in ottima compagnia!

 

A Palazzo Papadopoli (ora Aman Hotel), sul Canal Grande, durante un ricevimento privato super esclusivo

Con le 12 Marie del Carnevale di Venezia 2020 e l’ organizzatrice Maria Grazia Bortolato

Che scenario auspichi, da qui a qualche mese? Pensi che la quotidianità torni a impregnarsi di musica, aggregazione, voglia di condividere?

Sì. Lo spero, più che altro. Il periodo è lungo, c’è il rischio che la depressione prenda il sopravvento, che si vada in paranoia…Ma spero che si trovi tutti la forza di resistere e, per chi ha resistito, la voglia di ritrovarsi con gioia poi sarà tanta. Magari con qualche incertezza, con qualche paura, ormai entrate per sempre nel nostro spirito perché questa è un’esperienza scioccante per tutti…Penso che una cicatrice rimarrà, ma non sarà una cicatrice brutta e ci ricorderà quanto è importante volersi bene subito e non rimandare l’espressione dei sentimenti. Bisogna fare una cernita tra chi ti avvicina con superficialità e per opportunismo e chi invece, da vicino o da lontano, ti manda della bella energia pur non conoscendoti bene. In una situazione come questa, si verifica una selezione naturale dei sentimenti veri.

 

Il Direttore Artistico Massimo Checchetto insieme al Principe al Gran Teatro La Fenice

Natura morta carnascialesca nella magione veneziana del Principe Maurice

Cosa può insegnare la “reclusione” a cui ci costringe il Coronavirus?

A riflettere, a meditare, a implementare le proprie passioni…Se non sai cosa fare, vuol dire che devi trovare qualcosa dentro di te. Cercando bene, magari, troverai un talento, la predisposizione a fare qualcosa: ti servirà a crescere. Sicuramente. L’ho già detto in passato, l’etimologia della parola “crisi” deriva dal greco e ha l’accezione di “crescita”. Io non ho mai vissuto la crisi – né personale, né sociale, né pubblica – come un dramma o la fine di tutto, l’ho sempre vissuta come uno stimolo alla crescita. Credo che quando questa emergenza si sarà conclusa ci sarà un rinascimento, e soprattutto sai di cosa? A rischio di ripetermi, dei sentimenti veri. Perché sono la cosa più importante. Come il gusto di condividere la festa, che prima magari veniva vista in maniera un po’ superficiale e relativa. Io, invece, l’ho sempre considerata un momento importante di aggregazione.

 

L’ invito dell’ evento “Eros & Thanatos”

Tramonto rosso prima della chiusura anticipata del Carnevale. Uno scatto a tinte forti, altamente suggestivo: quasi un emblema del dramma Coronavirus

Il Cocoricò avrebbe dovuto riaprire a Pasqua, con una nuova gestione. Quale messaggio lanci ai tantissimi giovani (e non) già sul piede di partenza, pronti a partecipare a questa attesissima inaugurazione?

Vi posso anticipare che io farò parte della squadra. Attualmente, nel locale si stanno facendo dei lavori di ristrutturazione molto importanti per renderlo ancora più bello. Ci sarà un grande investimento per quanto riguarda le novità, il talento, l’avere tutto il meglio. Bisogna soltanto avere pazienza, perché poi si riaprirà alla grande. La data sarà da stabilire, ovviamente, in base agli sviluppi dell’allarme Coronavirus…Proprio a proposito di questo, l’aver deciso di condividere l’esperienza del lockdown insieme a Flavia Cavalcanti, nella sua casa di Milano, si sta rivelando un’esperienza formidabile! E’ mia amica da sempre, anche lei partecipe di quel rinascimento di fine anni ‘80, inizio anni ‘90, quando si è imposto un nuovo tipo di musica, un nuovo modo di vivere la festa della notte…Mentre gli anni ’80 erano puro edonismo, ognuno si esibiva da sé, negli anni ’90 è sorta una “tribù che balla”. Flavia è stata partecipe di tutto questo perché emigrò dal Brasile proprio in quegli anni e a Riccione entrò a far parte dello “staff” epocale. Poi ha preso la sua strada, che ora è iper luminosa perché sta creando costumi per il musical, il teatro, le pubblicità e le serie TV…E’ lanciatissima. Abbiamo pensato di “restare a casa” insieme per due motivi. Innanzitutto ci accomuna lo stesso tipo di sensibilità, per cui stiamo vivendo questi momenti in simbiosi e in totale sintonia emozionale. Ci conosciamo da anni e ci vogliamo un gran bene, ci legano una stima e una fiducia reciproca, casa sua è comodissima perché siamo nella mitica via Gluck: condividiamo queste giornate in maniera molto intensa, bella e emozionante. In più la mia famiglia vive tutta nei dintorni, nella zona del milanese, e affrontare lo stato di allerta a pochi passi dai miei affetti più cari mi conforta. Con Flavia stiamo già studiando il nuovo Principe Maurice, i suoi nuovi look a partire dal Cocoricò in poi. Posso darti un’esclusiva, un’anticipazione mondiale. Anche per un discorso di purificazione – è come se da questa durissima esperienza ne uscissimo purificati nell’ animo – il colore dominante sarà il bianco. I miei saranno dei costumi particolari, sui quali si potranno fare delle proiezioni mappate per dare una visione di quello “che c’è dentro”. Se io da fuori sembrerò bianco, non va scordato che il bianco è l’insieme di tutti i colori. Attraverso queste mappature, quindi, appariranno immagini grafiche, dinamiche, esplosioni di luce e di colori, accompagnate ovviamente dalla techno o dalla tech house, ma in una versione inedita. Ci sarà una rinascita anche in questo senso: sempre nelle nostre corde, con il nostro gusto, ma con l’aiuto di costumi nuovi, di una tecnologia nuova e di un nuovo spirito. Ai giovani dico: aspettatevi qualcosa di meraviglioso che vi consolerà di tutte le rinunce che state vivendo ora! La raccomandazione è di vivere questo momento con senso di responsabilità e di mettere a frutto i sacrifici per crescere dentro. Capisco che, a quell’ età, nel cuore si hanno tante domande per cui si cerca una risposta. Il mio consiglio è di cercare qualche risposta anche in questa esperienza, che è drammaticissima, ma anche estremamente intensa e dal punto di vista spirituale può diventare veramente preziosa. Io ho sempre parlato di libertà, dignità e amore. Adesso la libertà è condizionata dalle circostanze, dalla dignità e dal senso della responsabilità. Quel che ne scaturirà sarà un maggior amore per se stessi e verso gli altri. Perché avendo più tempo per riflettere ci si capirà di più e perché degli altri, a causa dell’isolamento, sentiamo la mancanza…Quando ci è stato imposto di non stringerci la mano, di non abbracciarci, per me è stato scioccante: io sono espansivo, trovo che abbracciarsi sia uno scambio di energie. Questa rinuncia va sublimata: bisogna convogliare l’energia non più nel contatto fisico, ma in quello mentale e spirituale. Anche se non vedo l’ora di riabbracciare tutti quanti! (ride, ndr) Una critica che mi sento di fare è che il nostro settore, quello dell’entertainment, è stato messo in secondo piano. Come se non lavorassimo. Noi per fare quello che facciamo ci mettiamo studio, sacrificio, investimento, e vorrei che fossimo un pochino più apprezzati e considerati: perché la formica, senza la cicala, magari lavorerebbe meno volentieri. Produciamo divertimento, che è un prodotto essenziale per vivere. Anche gli animali cacciano, mangiano, però giocano tra loro. Una cosa positiva del blocco generale, invece, è che la riduzione delle attività industriali e del traffico ha reso l’aria pulitissima! Milano non è mai stata bella come ora. Guarda, a questo punto ringrazio il cielo che tutto questo sia successo nel momento dell’arrivo della Primavera. Sono sulla terrazza dell’appartamento di Flavia proprio adesso e ci sono piante bellissime che hanno germogli, foglioline nuove…questo spazio è un meraviglioso valore aggiunto!

 

Maurice insieme a Flavia Cavalcanti durante una serata (naturalmente, in epoca pre-pandemia) a Milano

Memento mori: il Coronavirus annienta il Carnevale di Venezia. Foto di Attilio Bruni

Un’immagine intrisa di speranza e positività: a Milano, tra gli zampilli della Fontana Torta degli Sposi si intravede un arcobaleno. E’ l'”andrà tutto bene” del Principe Maurice, un auspicio che il sole torni a splendere dopo questo tragico periodo

 

 

 

 

Sulle tracce del Principe Maurice: le prime tappe di un 2020 che scintilla di…”Gloss’n’Glitter”

Un impetuoso mood Punk travolge Pitti Uomo

Mentre i rigori invernali sono al loro culmine, con temperature gelide e fitte nebbie, il Principe Maurice si muove ancora sul caliente sfondo di Palma di Maiorca. Durante il nostro appuntamento telefonico è in pausa aperitivo mentre impazza la tre giorni di Sant Sebastià, patrono del capoluogo maiorchino. Musica, grigliate e festa grande sono i leitmotiv di questa ricorrenza: ed è proprio tra una grigliata e l’altra che Maurice, in vena di celebrazioni (anche) per una serie di progetti nuovi di zecca, ci parla delle ultime notizie che riguardano la sua travolgente vita. Sono cinque, le tappe attraverso cui si snoda la puntata odierna di “Sulle tracce del Principe Maurice”. Treviso, dove il 2020 del nostro eroe ha avuto inizio, è la prima. Segue Firenze, che lo ha applaudito in una sorprendente versione Punk.  Fabriano, la celebre “Città della Carta”, accoglierà invece il Principe per un’attesissimo bis (seppure con un format differente) all’ Aera Club & Place. A Palma di Maiorca si terrà la presentazione di “Gloss’n’Glitter”, un concept sfavillante come suggerisce il nome, mentre Venezia – last but least – vedrà Maurice nelle consuete vesti di Maestro di Cerimonie oltre che di un Casanova inedito. Ma non vi “spoilero” oltre, e lascio che sia lui stesso a rivelarvi di più sugli indizi di cui sopra e a raccontarvi altro, moltissimo altro ancora.

Dopo i tuoi Auguri di Natale ai lettori di VALIUM, devo dire apprezzatissimi, ci rincontriamo agli albori di un nuovo decennio. Com’è andato il Capodanno all’ Odissea di Treviso e come hai iniziato il 2020?

L’ ho iniziato benissimo. Il mio Capodanno all’ Odissea si è snodato tra due spettacoli, uno per il dinner show e l’altro nella grande sala live, dove ho indossato un “vestitone” rosso molto scenografico. Tutto è andato più che bene. La mia collaborazione con questo bellissimo locale continua: a breve ci saranno altre serate riferite soprattutto al dinner show, un genere che negli ultimi tempi sto coltivando e implementando. Tornando al Capodanno, lo definirei bello, gioioso, giocoso…Non è stato semplice, perché la produzione era abbastanza impegnativa: con me avevo circa una ventina di artisti tra ballerini, cantanti, acrobati eccetera…Ma a me questo genere di cose piace, per cui il mio approccio con il 2020 non sarebbe potuto andar meglio! Sono davvero soddisfatto.

 

Alcune immagini del Capodanno all’ Odissea di Spresiano (Treviso)

Il party di BePositive, brand di sneakers innovative fondato nel 1995 da Ubaldo Malvestiti, ti ha visto protagonista a Firenze l’8 Gennaio scorso, durante la prestigiosa kermesse di Pitti Uomo. Le foto dell’evento sono una delizia per lo sguardo…Che ci racconti di quella serata e della tua performance?

E’ stato tutto estremamente divertente, a cominciare da quando sono passato in Fortezza da Basso con il mio outfit Punk e il gruppo ristretto di modelli e performer che mi accompagnavano: ci fermavano a ogni passo! E’ stata una grande soddisfazione, c’erano fotografi da tutto il mondo, ci ha immortalati persino Vogue…Insomma, siamo piaciuti! Soprattutto perché eravamo in assoluto contrasto con tutto quello che di solito vedi a Pitti Uomo: lì sono sì stravaganti, ma in versione chic. Cappellini, barba e baffo perfetti, scarpa in un certo modo, colori tenui…Poi è arrivato questo gruppo punkeggiante di rottura, il nostro, ed è stato un autentico boom. Il party di Febos/BePositive, organizzato dal patron del marchio e dell’ evento Fabrizio Ferraro, si è rilevato stratosferico. Innanzitutto si teneva nella location impressionante, pazzesca, davvero stupenda, della Cattedrale dell’Immagine di Santo Stefano al Ponte, dove attualmente si tiene la mostra multimediale su Magritte (“Inside Magritte”, ndr.). Esiste tutto un impianto di proiezioni immersive che coinvolge le pareti e l’altare, poi c’è una stanza stranissima, la Sala degli Specchi, completamente ricoperta di specchi…Lo stesso video mapping dedicato a Magritte è stato utilizzato durante la nostra esibizione. La serata è iniziata con un cocktail ed una cena a buffet animata dai BowLand (un trio musicale iraniano che si è fatto conoscere per la sua elettronica raffinatissima con accenti etnici), dopodichè la mia performance ha stravolto il mood virandolo al Punk.

 

Il gruppo Punk capeggiato dal Principe a Firenze

Mi sono esibito sulle note di “My way” cantata da Sid Vicious dei Sex Pistols: sullo sfondo di una scenografia video mappata, ho sfoggiato una cresta di plastica nera con delle ciocche fluo e un look – curato da Flavia Cavalcanti –  ispirato al Punk, ma un Punk un po’ fashion in stile Vivienne Westwood. Il make up “à la Nina Hagen”, invece, è stato ideato da Vassy Longhi, un bravissimo truccatore che si è occupato anche delle acconciature. La festa è proseguita con il dj set di Tommy Vee, all’ insegna di una tech-house piacevolissima, mentre a fine serata (non dimentichiamo che l’8 gennaio ricorreva l’anniversario della nascita di David Bowie) ho cantato una versione punkeggiante, ma autentica, bella e soprattutto molto emozionata, di “Heroes”. Il party straripava di ospiti arrivati da tutto il mondo, soprattutto giornalisti, blogger e operatori del fashion biz. E’ stato un evento riuscitissimo perché alle feste di BePositive si può giocare, divertirsi, e questo la gente lo sa. Noia e formalità sono bandite! C’erano oltre 1000 persone, fuori la fila di chi voleva entrare (ma non poteva, perché non c’era più spazio) diventava sempre più lunga. Insomma, la mia è stata una rimpatriata a Firenze divertente e prestigiosa, perché il party di BePositive è uno dei più attesi: d’altronde, il successo di una festa dipende anche da quanto è ambita…E devo dire che non vedevo qualcosa del genere da tempo.

 

Il party di BePositive a Pitti Uomo: un vero boom

Cosa pensi della svolta della moda, che da un mood di puro glamour è approdata a tematiche sostenibili e prettamente sociali come l’inclusività?

Io trovo che sia giusto, perché la moda è un vettore straordinario di filosofia oltre che di stile. Non dimentichiamo che la stessa Vivienne Westwood, partita con il Punk e quindi con la trasgressione più assoluta, è diventata la pioniera di questa sensibilizzazione sui temi ambientali. La tua domanda, poi, mi riporta in mente le interviste che mi hanno fatto a Firenze l’8 Gennaio scorso. Mi chiedevano: “Come mai siete Punk? Siete cattivi?”, e io rispondevo “No. In una società che è cattiva di per sé, che è stata finora indolente nei confronti dei bisogni del pianeta, essere Punk significa – visto che siamo contrari a quel che accade attualmente – essere portatori di colore, di trasgressione nell’ immagine, ma anche di valori.” Sono felicissimo che la moda diffonda dei messaggi di aiuto al pianeta e a chi ne ha più bisogno, perché è un ambiente senza dubbio privilegiato e, soprattutto, ha un gran potere comunicativo. Il fatto che veicoli simili principi mi piace tantissimo e cavalco anch’io quest’ onda meravigliosa, affiancandomi a Vivienne che amo e che è mia amica.

 

La crew femminile del Principe al party di BePositive

Maurice insieme a Vivienne Westwood

Il make up artist e hairstylist Vassy Longhi e la designer/costumista Flavia Cavalcanti con il Principe in occasione dell’ evento a Pitti Uomo

Uno scatto pre-festa con il trio dei Bowland

Rimango in tema fashion perché sono molto curiosa di sapere quali sono i tuoi brand preferiti attualmente: citamene tre del presente e tre del passato, please!

Devo dirti la verità: alla fine della fiera, io vesto volentieri Zara! Però se devo essere elegante punto su Dolce & Gabbana, Valentino, mi piace molto Dior…Adoro la sua ricerca dei colori, dei tessuti. Per il classico capospalla citerei quindi Dolce & Gabbana, mentre per quanto riguarda le scelte di tendenza – ma sempre all’ insegna della raffinatezza – ti dico Christian Dior. I miei tre brand preferiti del presente sono senza dubbio Dolce & Gabbana, Vivienne Westwood e Dior, i tre del passato che adoro letteralmente sono ancora una volta Vivienne (che sempre mi è piaciuta e sempre mi piacerà) insieme a Jean-Paul Gaultier e a Thierry Mugler: ho delle giacche, dei completi stupendi con la sua griffe. Rispetto agli oufit da indossare on stage, invece, amo Issey Miyake, soprattutto la sua prima linea plissettata: crea delle geometrie stupende e occupa poco spazio nei bagagli. Miyake, come mi ha insegnato Grace Jones, è veramente l’ideale per i costumi di scena. Perchè per me la moda è anche teatro. E poi, del passato, conservo capi sartoriali di mio nonno e addirittura del mio bisnonno, avendo il loro stesso tipo di fisico. Li indosso tuttora! A proposito, sai qual è il mio sogno? Creare una linea da camera per uomo firmata Principe Maurice utilizzando tessuti veneziani tipo Fortuny e ricalcando un po’ lo stile dannunziano. Delle bellissime vestaglie, delle bellissime pantofole, però in materiali preziosi e con un design che richiama quell’ epoca. Poter ricevere come si usava un tempo, indossando vestaglie di seta, velluto, cachemire…griffate da me stesso. E’ un sogno che ho da un po’. Chissà che non riesca a realizzarlo!

 

Un selfie “Punk” del Principe in compagnia di Nina Aprodu al party di BePositive

Il mese di Gennaio per te è iniziato alla grande, ma sono sicura che Febbraio sarà altrettanto spettacolare. Basti pensare che l’8 prenderà il via il Carnevale di Venezia, del quale sarai ancora una volta l’icona. Quale sarà il tema di quest’anno e quali anticipazioni puoi darci, nelle tue vesti di Maestro di Cerimonie?

Il Carnevale di quest’ anno sarà dedicato al tema de “Il Gioco, l’ Amore e la Follia”. Sono tre elementi che convivono da sempre nella vita di ognuno di noi, perché l’amore è senza dubbio gioco, è anche follia…Chi non ha fatto follie per amore? Chi non sta alle regole del gioco dell’amore, per coltivare le proprie relazioni? Questo tema mi calza a pennello. Io sarò un Casanova nuovo, sempre in costume settecentesco ma al posto della parrucca indosserò…Non ve lo rivelo! Diciamo che la mia sarà un’interpretazione del personaggio del quale sono diventato l’incarnazione ufficiale – questo Casanova già trasformato in maschera della Commedia dell’Arte – in versione “contaminata”, più ricca di gioco e di follia. Posso anticiparvi poi che esiste un Carnevale, parallelo a quello popolare, che è il Carnevale Culturale. Quest’ anno mi è stato chiesto di produrre qualcosa che avesse a che fare con quel programma. Mi dedicherò a un progetto sui temi di amore e morte, “Eros & Thanatos”, però in chiave abbastanza grottesca: ci saranno anche le cosiddette “drama queen”. Sono partito citando la canzone “Morirò d’amore” di Giuni Russo in modo ironico, simpatico, pur portando esempi storici e drammatici come quelli di Didone, Cleopatra e così via. Sarà una performance sia recitata che musicale. Ad affiancarmi ci sarà il Duo Bellavista-Soglia e ci esibiremo a Palazzo Labia – una location ad hoc con il suo ciclo di affreschi su Antonio e Cleopatra – il 19 Febbraio.  Il Carnevale ha un nuovo direttore artistico, Massimo Checchetto. E’ il direttore delle scenografie, oltre che regista, di alcune opere del Teatro La Fenice. Sono felicissimo della sua nomina perché Checchetto è una persona preparata, professionalmente molto avanti, è un artista ed è veneziano; abbiamo un rapporto di stima reciproca, per cui è probabile che durante il Carnevale creeremo insieme delle performance non previste: preparatevi alle sorprese!

 

Un souvenir del Carnevale di Venezia 2019

Appuntamenti fondamentali come il Volo dell’Angelo, Le Marie, la chiusura, il Corteo Acqueo dell’8 Febbraio, ovviamente, mi vedranno sempre coinvolto. Inoltre anche quest’ anno – e tutte le sere – mi vedrete nei panni di Maestro di Cerimonie al Gala ufficiale di Ca’ Vendramin Calergi, il Casinò di Venezia, che sarà dedicato all’ amore ed avrà “Nutri l’amore e accresci la follia” come motto. Ma c’è di più. Con l’Associazione Internazionale per il Carnevale di Venezia (di cui sono il direttore artistico) abbiamo studiato tre eventi da inscenare in tre location pazzesche. Uno si terrà Venerdi Grasso nella preziosissima Scuola Grande San Giovanni Evangelista, ed è dedicato ai vampiri. Per me il vampiro è un amante morboso, come lo è la vamp (che deriva sempre da “vampiro”…). L’ispirazione si rifarà al romanzo e alla pellicola “Intervista con il vampiro”. Ricordi il “Teatro dei Vampiri” dove, nel film, i vampiri si fingevano attori e facevano del pubblico le loro vittime?  “Il Teatro dei Vampiri” sarà una festa molto bella, poi ce ne sarà un’altra che con occhio ironico guarderà a Oriente e sarà riferita ad Aladino: sono previste danze esotiche e l’apparizione di questo affascinantissimo, meraviglioso Genio della Lampada – che non sarò io (ride, ndr.). La terza festa, invece, avrà come tema l’amore ma affrontato nell’ opera buffa e nell’ operetta. Si terrà a Palazzo Pisani Moretta, il palazzo più suggestivo del Canal Grande, in chiusura della kermesse. Ma la novità assoluta è che il Carnevale, in teoria, sarebbe dovuto cominciare il 15 Febbraio invece inizierà il 14: con un tema come quello dell’Amore, San Valentino non poteva essere di certo lasciato fuori! Includere questa data sarà molto intrigante…Per quanto mi riguarda, quella sera stessa condurrò la speciale “Valentino’s Night, amorosi balli a San Marco” in piazza San Marco, insieme a Federica Cacciola e a Tommy Vee.

 

 

Una coppia al Carnevale di Venezia

I problemi associati all’ acqua alta determineranno mutamenti nell’ accoglienza turistica, misure precauzionali particolari?

Per ciò che riguarda l’acqua alta in particolare no, perché tutto sommato è un fenomeno abbastanza comune dell’inverno veneziano. Ci saranno però degli accorgimenti relativi alla sicurezza, mirati a non intasare la piazza: probabilmente verranno installate delle telecamere che rileveranno il numero di persone presenti e quando si raggiungerà la capienza prestabilita dalle autorità, l’accesso verrà chiuso. E’ sopraggiunta l’esigenza di limitare l’affluenza, anche per ragioni di salvaguardia della città. Venezia ha una pavimentazione secolare, fragile; la grande folla potrebbe danneggiarla. C’è quindi una nuova sensibilità che richiede delle precauzioni specifiche. I limiti posti sono stati studiati per non pregiudicare l’economia cittadina e la quantità di gente che il Carnevale attira. Per i visitatori sarà come addentrarsi in un locale chiuso: quando usciranno delle persone ne entreranno altre, il flusso sarà continuo e ben coordinato. L’invito che è stato fatto a ognuno, poi, è quello di vivere il Carnevale appieno. I veneziani vengono esortati a mascherarsi, a riappropriarsi della festa, perché tutto questo si era un po’ perso con il passar del tempo.

 

 

Tornando al prossimo Febbraio, mi giunge voce che lo inaugurerai con un grande ritorno: l’1 ti accingi nuovamente ad esibirti a Fabriano, la celebre “Città della Carta”, presso l’Aera Club & Place. Che mi dici di questo appuntamento?

Sono molto contento di tornare a Fabriano, una cittadina affascinante e antica. Mi fa piacere che questo locale abbia potuto riaprire i battenti e che abbia desiderato me e la crew, che è quella del Memorabilia  – anche se non potremo utilizzarne il nome per questioni legate al marchio. Però “The Heroes of Piramide”, gli eroi della Piramide, siamo noi e l’evento sarà sicuramente una bella replica di quella serata stupenda che venne fatta due anni fa. Io torno a Fabriano con grande simpatia, per divertirmi e cercare di far divertire gli appassionati con questo genere musicale, la techno, che è ormai un fenomeno di gran successo. Lo era già, ma lo è diventato ancor più dopo la chiusura del Cocoricò. C’è la volontà di non perdere quella memoria, per cui le serate dedicate agli anni ‘90 funzionano benissimo. Indubbiamente il nostro format è il più simile al Memorabilia e, sostanzialmente, quello di maggior qualità. La cosa più bella è che attira un pubblico di età svariate, ma tutti stanno bene insieme nel nome della musica e del divertimento!

 

Il Principe all’ Aera Club & Place nel 2018

Quali emozioni provi nel pensare di riaffrontare un pubblico che, nel Gennaio del 2018, ha letteralmente gremito il Club fabrianese?

Sono felicissimo pensando di stupire chi non mi conosce e di divertire chi mi conosce già! Io con il mio pubblico ho un rapporto straordinario, empatico: divento una sorta di amplificatore delle sue emozioni. Quello che mi interessa è essere un tutt’uno con la gente. Mi sento contento, soddisfatto, forte…Con chi assiste alle mie performance si è instaurato un feeling che non si è mai esaurito, non ho mai avuto il problema di essere fischiato o contestato. Parto con un canovaccio di quello che ho intenzione di fare, ma poi intercetto l’umore che circola in sala per improvvisare: sono al servizio del mio pubblico, e questo la gente lo percepisce. Capisce che sto dalla sua parte, che esalto ciò che desidera vivere, per cui mi ama. E’ un amore reciproco, d’altronde! Il rapporto tra me e il pubblico è magico. Gli sviluppi delle mie performance sono sempre imprevedibili, sempre improvvisati, sempre nuovi. Sfido chiunque a dire che una mia serata è stata uguale a un’altra. Faccio qualcosa di diverso ogni volta perché sono alla ricerca di quel famoso “uno, nessuno e centomila” che è nelle mie corde.

Dopo la tappa fabrianese, cosa bolle in pentola?

C’ è un nuovissimo progetto maiorchino con Francesca Faggella, una bravissima conduttrice sia radiofonica che televisiva. Ci siamo ritrovati a Maiorca e abbiamo pensato di lanciare un format che rievoca lo Studio 54, si chiama “Gloss’n’Glitter“: il 6 Febbraio verrà presentato a Palma di Maiorca con una festa riservata alla stampa, ai vip e agli operatori del settore, poi spero che girerà l’Europa e tutto il mondo. La nostra iniziativa sarà completamente dedicata alla New Disco, un genere ispirato alla musica degli anni ‘80 ma remixata in modo attualizzato sia a livello di ritmica che di sonorità. Francesca Faggella è una dj che fa New Disco da anni e ha già un programma radiofonico a tema su due radio delle Baleari. Quando ci siamo incontrati, abbiamo pensato di creare qualcosa che unisse musica e spettacolo. In “Gloss’n’Glitter” interpreterò Andy Warhol, l’anfitrione di questa festa dedicata agli anni ’80 e molto Studio 54, se vogliamo. Ci saranno 7 ballerini (tra ragazzi e ragazze) che faranno Vogueing, animazione di vario genere, ma la cosa divertente è che il progetto sarà sì destinato ai club, però vorrei che diventasse soprattutto un brunch musicale: è molto di moda e molto chic se fatto nei ristoranti giusti, nei locali giusti. Il format è abbastanza esclusivo, così come esclusivo era lo Studio 54; in seguito, diventerà un evento serale per location alternative. Sono assolutamente entusiasta di “Gloss’n’Glitter”! La presentazione si terrà in un lounge restaurant di Palma, MarChica, che abbiamo scelto come emblema dei luoghi non convenzionali in cui potrebbe svolgersi lo show. “Gloss’n’Glitter” debutterà ad Aprile e andrà in tournée nelle Baleari. Però contiamo che l’Inverno prossimo arrivi anche in Italia e se approdasse a New York, poi, sarebbe davvero il top! Specialmente se avessimo come special guest Grace Jones, che inaugurò proprio il leggendario Studio 54.

 

Il nuovo progetto in connubio con Francesca Faggella, “Gloss’n’Glitter”: molto Studio 54

Concludo con una domanda che sicuramente i lettori di VALIUM adoreranno: qual è l’Augurio che dedichi loro per il nuovo anno?

Il mio augurio vale per tutti gli anni ‘20 del 2000. Vorrei che quello appena iniziato fosse un decennio in cui verrà finalmente rivalutato il rapporto con la natura, soprattutto alla luce dei grandi drammi che hanno sconvolto interi continenti (vedi l’Australia). E poi auguro ai lettori che sia un momento di armonia personale, familiare, sociale…C’è molta confusione attualmente, anche a livello politico. Credo che vadano recuperati i valori base, persi nella fuffa del voler apparire e non del voler essere. Auspico quindi che il 2020 rappresenti l’inizio di un decennio pieno di consapevolezza, di impegno e di serenità con la propria coscienza. Bisogna riscoprire la coscienza, quella vera, quella che porta con sé i valori, per poter cominciare a dire “la mia coscienza è a posto perché sto facendo la cosa giusta per me, per la mia famiglia, per l’azienda per la quale lavoro, per la società e anche per il mondo in cui vivo”. Ecco, il mio augurio è proprio questo: ritrovare la consapevolezza, la coscienza e l’armonia tra il modo di pensare e il modo di essere. Prendere coscienza di chi siamo, di come siamo, di dove e come viviamo. Ritrovare la curiosità di scoprire i propri talenti, i talenti altrui, i propri sentimenti e quelli degli altri. Ed instaurare uno scambio a livello di coscienza a tutto tondo: nei valori, nei talenti, nei parametri…darsi un senso. La vita è temporanea, caduca, le mode cambiano. Quel che conta è l’essenza, l’anima. Auguro ad ognuno di riscoprirsi, di sentirsi più partecipe e più responsabile del tutto. Della propria vita e di quella di chi gli sta intorno. A tal proposito vorrei aggiungere che dall’ Odissea è partita una campagna, “Okkio alla vita”, dedicata alla guida prudente. La maggior parte degli incidenti in cui sono coinvolti i giovani è causata da un uso sconsiderato del telefonino, che distrae il guidatore. Io sono il testimonial di questa campagna che è patrocinata dalla Regione Veneto, ma sta diventando nazionale. Coscienza, dunque, anche nel guidare: perché si è responsabili della propria vita e della vita degli altri.

 

Qualche scatto beneaugurante tratto dal Capodanno all’ Odissea e il Principe durante un’ intervista TV

 

Photo Courtesy of Maurizio Agosti

 

 

 

 

Sulle tracce del Principe Maurice: il Buon Natale del Principe ai lettori di VALIUM

 

Lo avevamo lasciato tra le brume halloweeniane e lo ritroviamo sotto lo splendente sole di Palma di Maiorca: il termometro segna 22 gradi, la vegetazione rievoca atmosfere tropicali. Il Principe Maurice è nel suo buen retiro per festeggiare il Natale (non importa se in anticipo, e più avanti capirete il perchè) con i tanti amici che vivono sull’isola. Cene, party e aperitivi si susseguono, l’allegria è incrementata dalla perenne estate maiorchina, l’ esuberanza dei colori si riflette persino nel presepe che Maurice ha allestito. Ma il Principe è di buonumore a prescindere. Il Natale è una delle ricorrenze che preferisce: un break da condividere con le sue molteplici famiglie, dove per “famiglia” si intendono i vincoli di sangue così come le amicizie e i legami professionali di lunga data. Non è un caso, quindi, che le festività di  Maurizio Agosti Montenaro Durazzo  – questo il (nobile) nome con cui è registrato all’ anagrafe – si snodino tra le location più disparate. Tra un volo e l’altro sono riuscita a rintracciarlo proprio a Palma, ed è da qui che invia il consueto messaggio di auguri a tutti i lettori di VALIUM: perchè anche noi, da un po’ di tempo a questa parte, siamo onorati di rappresentare una delle sue famiglie!

Innanzitutto tanti cari auguri, Maurice. So che nel 2020 ci sorprenderai con una serie di performance inedite e sempre più esplosive, ma intanto raccontaci come sarà il tuo Natale…

Come hai anticipato, il mio Natale sarà suddiviso tra tanti luoghi e tante famiglie. Dalla famiglia vera e propria – ossia da mia sorella – vado ormai da anni il giorno di Santo Stefano, quando ci riuniamo insieme ai pochi parenti rimasti, e con i miei pronipotini il Natale sarà ancora più dolce. In questi giorni però sono a Palma, sull’ isola di Maiorca, con la famiglia costituita dai miei cari amici del posto: ho un programma di feste prenatalizie molto fitto, molto bello e interessante, oltre che appuntamenti di lavoro per eventi da realizzare qui nel 2020. Ve ne parlerò piu avanti! Quindi, dopo una serie di cene e di cocktail tra Milano, Roma e Maiorca, la vigilia di Natale la passerò probabilmente a Venezia, a casa mia, e spero di riuscire ad andare alla messa di mezzanotte di San Marco (augurandomi che non ci sia l’acqua alta) perché io adoro le vigilie, le celebrazioni, le messe: sono cattolico, e in fondo amo questa tradizione.  Il fenomeno dell’acqua alta a Venezia è sempre piu frequente, la Basilica è stata danneggiata e dato che con immensa emozione, il 20 Novembre scorso, ho avuto l’onore di accendere le luminarie di Piazza San Marco insieme al sindaco Luigi Brugnaro, vorrei completare il mio iter natalizio assistendo  ad una messa meravigliosa, con un grande coro, come lo è quella di San Marco la notte della vigilia. Il giorno di Natale sarò invece a Treviso per un pranzo dai Venerandi: un’ altra mia famiglia. Sono i titolari dell’ Odissea, un locale a dir poco incredibile, e organizzeranno un pranzo di Natale riservato agli amici e ai familiari. Io con loro collaboro moltissimo e sarà un piacere prendere parte a questo appuntamento! Dopodichè, subito in treno fino a Milano, dove già in serata andrò da mia sorella per la consueta riunione familiare di Santo Stefano. Dovrò organizzare un intero Tir di giocattoli destinati ai nipotini, perché mi piace tanto fare il Babbo Natale di turno.  Preferisco fare Babbo Natale piuttosto che la Befana! (ride, ndr) Infine, tra il 27 e il 30 Dicembre preparerò il Capodanno che passerò a Treviso, all’ Odissea, dove ho in programma un megaspettacolo. L’ anno scorso ho portato con me un cavallo dalle sembianze di unicorno. Stavolta ho in serbo una grande sorpresa, ma ve la svelerò solo a posteriori per non “fare spoiler”! Le mie feste sono movimentate come la mia vita, però devo dire che sono gioiose e ben condivise. Il Natale, secondo me, va vissuto proprio con questo spirito.

 

Il Principe, testimonial per l’accensione delle luminarie natalizie in piazza San Marco, insieme al sindaco di Venezia Luigi Brugnaro.

Gli auguri di Natale del Principe Maurice, per VALIUM, sono ormai un’ istituzione: quali parole dedichi ai nostri lettori in questa attesissima occasione?

I tempi che viviamo sono strani, duri. Sono tempi dove si hanno poche certezze dal punto di vista politico, sociale ed economico. E’ importante, quindi, la certezza di avere accanto chi si ama in questa ricorrenza così tenera e gioiosa perchè coinvolge la figura di Gesù Bambino, dei bambini che sono felici di ricevere regali. Il mio augurio è che possiate trascorrere un Natale in assoluta tranquillità, serenità, al riparo dalle preoccupazioni che con l’anno prossimo, probabilmente, torneranno ad attanagliare l’anima. Il mio messaggio, non solo a Natale ma in qualsiasi circostanza, è quello di valorizzare i rapporti umani: i rapporti tra amici, tra familiari, perché sono l’unica cosa certa e bella che possiamo avere nella vita. Su questi punti fermi – perché lo sono – dobbiamo concentrare le energie per sentirci pronti ad affrontare tutte le prove che l’ esistenza ci mette di fronte. Le feste natalizie rappresentano quei pochi istanti di gioia che vanno condivisi. Il mio consiglio è di non mandare messaggi di auguri tramite i social. Telefonate alle persone care, ascoltate la loro voce e donate. Il regalo più bello è l’umanità: torniamo ad essere più umani. Un altro dei miei auspici è che questo momento di pace porti maggior consapevolezza nei confronti dei problemi, soprattutto quelli inerenti alla natura ed ai cambiamenti climatici che stanno devastando il pianeta. A Venezia ne abbiamo preso coscienza con l’ episodio drammatico dell’ acqua alta. Vi auguro, quindi, che il vostro Natale sia  un momento di pace, di serenità, ma anche di riflessione.

 

Il presepe “maiorchino” di Maurice

Sempre Maiorca: 22 gradi, pieno sole..

…e una natura lussureggiante

A conclusione della photogallery, torniamo a Venezia con l’aristocratico (quanto suggestivo) presepe a Palazzo del Principe

 

Photo courtesy of Maurizio Agosti

 

Rexanthony si racconta: conversazione con “The Lord of Techno”

 

Questa intervista ha il martellante sound della techno come sottofondo. Le sue note incalzanti e ritmatissime sottolineano ogni concetto, ogni argomento discusso. E siccome a tutto c’è un perchè, il motivo ha un nome ben preciso: quello di Rexanthony. Ebbene sì, proprio lui, “The Lord of Techno”, che oggi ho l’onore di ospitare su VALIUM. L’ amore per la musica è impresso nel suo DNA, e non poteva essere altrimenti per il figlio di Antonio Bartoccetti (fondatore delle band Jacula e Antonius Rex) e Doris Norton, musicisti icone nei generi – rispettivamente – del dark-prog e dell’ elettronica. La prima esibizione di Rexanthony (all’ anagrafe Anthony Bartoccetti)  avviene prestissimo e risale a quando, appena tredicenne, calcò il palco del Cocoricò di Riccione. Da allora, non ha più smesso di entusiasmare il pubblico e di radunare folle immense ad ogni suo live.  Classe 1977, nato a Fabriano, a poco più di 40 anni Anthony vanta una carriera quasi trentennale.  Si dà allo studio del pianoforte in tenerissima età e si appassiona contemporaneamente al synthesizer, che diverrà un leitmotiv della sua ricerca sperimentale. Nel 1990 già compone musica; un anno dopo esce il primo singolo, “Gas Mask”, di colui che potremmo definire l'”enfant prodige della techno”, ma è nel 1992 che esplode il boom Rexanthony: “For you Marlene” e “Gener-Action”,  in stile techno-rave, svettano al primo posto delle chart internazionali. Per Anthony sarà l’ inizio di un successo che non ha mai conosciuto momenti down, contraddistinto da live partecipatissimi nei club di punta del mondo della notte e da hit che si tramutano in veri e propri cult. Ricordiamo gli esplosivi “Capturing Matrix”(1995), rivisitato in infinite versioni, “Polaris Dream”(1996), l’album “Audax” (1998) (definito dalla critica il suo lavoro più significativo di rock elettronico/sperimentale), che si affianca ad opere come gli album della serie “Technoshock” e a quelli dedicati al Cocoricò. Incoronato “The Lord of Techno”, Rexanthony non abbandona il genere che gli scorre nelle vene e il principio del terzo millennio, per lui, coincide con una nuova serie di successi. Qualche esempio? “Hardcorized” (2001), “Capturing Future” (2003), il progetto “War Robots” (2008), focalizzato su temi come i diritti umani e le problematiche sociali. All’epoca, pensate, sono già uscite oltre 500 compilation delle sue hit! Con il passar del tempo, Rexanthony partecipa a innumerevoli eventi (per citarne solo alcuni, i Memorabilia del Cocoricò di Riccione) e lancia brani che entrano immancabilmente nella leggenda. Impossibile menzionarli tutti: vi basti sapere che, in prima persona,  Anthony compone, arrangia, realizza la parte musicale e vocale di ogni album che dà alla luce. A partire dalla techno, la sua sperimentazione coinvolge sound quali l’ hardtrance, l’hardcore, l’hardcore jungle, la cyber techno…con un’ energia sempre immutata, travolgente e trascinante come i live di cui è protagonista, dove incita il pubblico fino a farlo diventare parte integrante della performance. Nel colloquio che segue, sarà “The Lord of Techno” in persona a raccontarvi molto di più sul suo percorso e a rivelarvi le sue opinioni sui più disparati temi. Enjoy it!

Innanzitutto, come ti presenteresti ai lettori di VALIUM? Ho notato che, in rete, c’è ancora qualcuno che ti definisce un “dj”…nonostante la fama e una carriera internazionale.

Dal 1991, anno di esordio della mia carriera musicale, ad oggi la maggior parte delle mie performance sono state eseguite all’interno di club… e il club viene spesso associato musicalmente alla figura del deejay. Figura che nei primi anni ’90 si esibiva in consolle spesso nascoste e poco in risalto utilizzando i giradischi, in quanto il sound era riproducibile e mixabile solo attraverso i vinili. Tutto questo richiedeva molto impegno tecnico ed anche economico, visto che per acquistare musica attraverso i vinili era necessario investire interi stipendi. Io ho sempre apprezzato e mai sottovalutato la figura del deejay, che però è ben distinta da quella di un musicista. Negli anni ’90 il musicista era colui che creava la musica attraverso le note e il deejay colui che acquistava i dischi degli artisti che preferiva per poi ‘“suonarli” in discoteca. Oggi le cose sono decisamente cambiate, grazie anche all’avvento delle moderne tecnologie che hanno semplificato di molto tutti i vari processi. La maggior parte dei nuovi artisti sono “tuttofare” partendo dall’auto-gestione della comunicazione (social, foto, grafiche, loghi, video) alla produzione in studio, dalla creazione della copertina alla distribuzione autonoma nei portali online tramite i siti aggregatori (dato che il supporto fisico è scomparso quasi del tutto), dalla gestione di un tourdates all’esibizione e quant’altro. Il 99% di loro affonda al primo viaggio, pochi altri invece riescono ad ottenere consensi di pubblico e quindi a crearsi una vera e propria carriera. Ciò che è molto complicato oggi, oltre ad arrivare al successo, è poi mantenerlo… la concorrenza si è moltiplicata ai massimi livelli, è spietata e c’è gente disposta a tutto pur di arrivare sotto ai riflettori. Chi suonando senza richiedere compensi, chi addirittura pagando per poter suonare…così si dice… Senza tralasciare quella fascia caratterizzata da “facoltosi” che si svegliano una mattina qualsiasi pensando di fare il deejay… investendo sulla propria immagine anche milioni di euro. E ce ne sono tanti. Tornando alla tua domanda rispondo dicendoti che ai lettori di VALIUM mi presento come “performer”. Dopo i miei primi 28 anni di carriera credo che il termine “perfomer” sia quello che più mi si addice… un performer può essere un musicista che sa suonare le tastiere o un pianoforte, un vocalist che sa incitare il pubblico, un deejay che sa scegliere le tracce giuste al momento giusto e mixarle alla perfezione così da tenere il pubblico incollato in pista.

 

Rexanthony live al Cocoricò

Il tuo approccio alla musica è avvenuto quando eri giovanissimo. Ricordi il preciso istante in cui hai deciso che sarebbe diventata la tua vita?

Hai detto bene, l’esordio nel mondo artistico è iniziato davvero molto presto: parliamo del Marzo 1991. Questo primo approccio alla musica è avvenuto attraverso una doppia esibizione al Cocoricò di Riccione (grazie a Ferruccio Belmonte che aveva creduto in me) per presentare al pubblico quello che poi sarebbe diventato il mio primo singolo “Gas Mask”, oltre a vari inediti del futuro primo album. A mezzanotte, prima esibizione al Titilla in occasione di una convention per deejays e più tardi seconda esibizione in sala grande, meglio conosciuta come la Piramide. Avevo 13 anni (all’epoca a 13 anni si era ancora bambini), avevo suonato live con tastiere e campionatori alle 3 di mattina davanti a 4.000 persone, il tutto con estrema nonchalance. Quando la mattina successiva mi sono risvegliato nel mio letto ripensando all’incredibile esperienza vissuta poche ore prima, ho pensato che quella sarebbe stata la mia vita, la mia dimensione… il mio futuro.

 

Due foto a confronto scattate al Cocoricò: Rexanthony al suo debutto ed oggi. Nello scatto del 1991 è visibile suo padre, il noto musicista dark-prog Antonius Rex

Per quale motivo hai scelto il nome d’arte di Rexanthony?

Provengo da una famiglia di artisti per cui posso ritenermi figlio d’arte, con la differenza che se per i miei genitori la musica era un hobby da coltivare nel tempo libero, per me si è rivelata sin da subito un’attività vera e propria. Parliamo di Doris Norton (che agiva su un territorio musicale orientato verso l’elettronica 80’s) e Antonius Rex, progetto legato a un mondo musicale opposto, vale a dire quello del rock-progressive, oggi molto quotato a livello mondiale dai cultori del genere. Il mio vero nome è Anthony (nome inglese ma nato in Italia), per cui per creare il nome d’arte è stato abbinato il termine Rex (che in latino significa “Re”). Da qui è nato Rexanthony.

Sei conosciuto anche come “The Lord of Techno”: com’è scoccata la scintilla con questo genere musicale?

Essendo nato alla fine degli anni ’70, la colonna sonora che mi ha accompagnato durante i miei primi anni di vita era caratterizzata da un sound tipicamente dance 80’s (Alphaville, Propaganda, Raf, Pet Show Boys, Talk Talk, Michael Jackson ed altri). Mi piaceva… ma sentivo che non era quella la mia vera dimensione. Mancava qualcosa. Ho provato con il rock ma non mi faceva nè caldo nè freddo… tuttavia la mia mentalità rimaneva orientata verso l’elettronica e tutto ciò che era ballabile e potente. A 12 anni (quindi nel 1989) mi reco nel mio negozio di dischi di fiducia di Fabriano e il proprietario mi mette tra le mani un nuovo CD, proponendomelo come grande novità del momento in ambito elettronico: “Pump Up The Jam” dei Technotronic. Mi è bastato l’ascolto dei primi 30 secondi a tutto volume per capire che avevo trovato ciò che cercavo. Il produttore dei Technotronic aveva dato vita ad un sound differente creando di fatto un taglio netto con gli anni ’80, utilizzando come base ritmica, in primissimo piano, i componenti dell’immortale batteria elettronica Roland TR909. Il tutto condito con linee di basso molto potenti e innovative, oltre a particolari voci che rappavano in modo assolutamente alternativo. Da li ho iniziato a farmi una cultura evolutiva basata appunto su queste sonorità (dette da “cassa dritta”), passando attraverso i Twenty 4 Seven, FPI Project, Snap, 808 State per poi incanalarmi verso una techno decisamente “più techno” rappresentata dai vari Speedy J, Lory D., LFO, Digital Boy, Phenomania, PCP, L.A. Style, da label tipo Warp e così via… E’ grazie a questo tipo di sonorità che mi è arrivata la giusta ispirazione per iniziare a comporre i primi dischi. Per cui sin da subito il mio nome d’arte è stato associato al genere techno… e dopo aver collezionato tanti bei traguardi nel corso della mia carriera quasi trentennale, mi è stato assegnato l’appellativo di Lord Of Techno.

 

Un momento magico: sulla mitica Piramide di Riccione sorge l’alba

Che rispondi a chi, per un pregiudizio ormai anacronistico, tende ancora ad associare “techno” e “sballo”?

La ricerca dello “sballo” ha sempre fatto parte dell’essere umano e può essere associato a tante categorie tra cui ovviamente quella musicale. Chi però associa lo sballo solo alla techno commette un errore molto superficiale… e probabilmente è abituato a emettere sentenze senza aver vissuto la realtà. La mia cultura è basata sulla techno ma non per questo non ho rinunciato a “sbirciare” altri mondi musicali, altre realtà, ad esempio partecipando a concerti di artisti completamente lontani dal mio mondo (Vasco Rossi, Black Sabbath con Ozzy Osbourne, Machine Head, Prodigy, Chemical Brothers, Apollo 440 e molti altri). Ed è proprio sulla base di queste esperienze che posso assicurare che lo sballo non esiste solo nella techno… anzi… ne ho viste davvero di tutti i colori, molte più di quanto io possa averne viste in 28 anni di esperienza in clubs e rave. Ma non per questo, da persona intelligente che ritengo di essere, punto il dito verso un genere musicale. Io ho sempre sostenuto che lo sballo nella techno (e nelle sue tantissime sfaccettature tipo trance, hardtrance, hardcore, gabber, harstyle, psy) sia la musica stessa… Musica capace di farti sognare, emozionare, sudare, stancare e soddisfare in tutto e per tutto senza dover necessariamente ricorrere all’uso di sostanze inutili o a quantità eccessive di alcool. Chi lo fa è solo un debole senza carattere che non ama se stesso… e nemmeno il prossimo, dato che in stato alterato può causare incidenti distruggendo vite di innocenti. Dato che ognuno di noi talvolta ha bisogno di sfogare le proprie energie, la techno è il modo giusto per farlo. Ovviamente se ascoltata ad alto volume, musicalmente di qualità, in ottima compagnia e in location di un certo livello.

 

On stage all’ evento “We Are History”

Il Cocoricò è stata un po’ la tua culla. Cosa pensi delle recenti vicissitudini che lo riguardano?

Molti fans mi definiscono come un dei principali deejay storici del Cocoricò: in realtà ciò che accomuna Rexanthony e il Cocoricò fondamentalmente sono i due album tematici che ho prodotto (a nome del mio team Musik Research) intitolati “Cocoricò Two” e “Cocoricò Three”, oltre a una serie di live tenuti in piramide negli anni ’90. I due album menzionati hanno ottenuto un grande successo di vendite e l’album “Cocoricò Three” era entrato addirittura nella classifica Top Album di Sorrisi & Canzoni. Mi emozionava e allo stesso tempo mi divertiva trovare una mia produzione con sonorità decisamente techno/hardcore all’interno di una classifica nazionale occupata principalmente da cantautori pop italiani e stranieri. Probabilmente son quelle cose che capitano una volta nella vita… Tornando alle recenti vicissitudini che hanno riguardato l’amata piramide, credo sia saggio guardare il lato positivo. Qualcosa non deve aver funzionato a livello gestionale, senza dimenticare il fattore negativo che per l’ennesima volta ha legato il Cocoricò alla perdita di una giovane vita. Da li, secondo il mio punto di vista, il vero declino del club… una discesa sempre più ripida fino ad arrivare all’inevitabile muro di cemento armato.

 

Immortalato in una location inconfondibile: quale? Basta osservare lo sfondo…

Io ho avuto la fortuna di partecipare a uno degli ultimi Memorabilia (15 Settembre 2018) e posso confermare di aver provato le stesse identiche emozioni percepite negli anni ’90. E’ stata una serata suprema, anche musicalmente parlando, andata quasi subito in sold out. Serata denominata Memorabilia “The Origins”, per cui in consolle erano presenti molti dei protagonisti delle origini al “Cocco”: Cirillo, Rexanthony, l’americano Lenny Dee, Gianni Parrini, Saccoman, Ricci Junior (figlio di Dj Ricci, uno dei più grandi rappresentati della techno italiana), Panda e il conterraneo Dj Cek. Per quella serata esclusiva avevo deciso di mettere in piedi un live speciale andando a rispolverare e utilizzare vecchi strumenti: gli stessi identici utilizzati da me al Cocoricò nelle serate 90’s. Se ripenso alla serata del 15 Settembre 2018, per cui a Memorabilia “The Origins”, i primi flash che mi tornano in mente sono i due momenti in cui ho avuto il “coraggio” di salire in piedi in consolle: la prima per eseguire un’improvvisazione rock attraverso una tastiera-chitarra Roland, capace di emanare un suono graffiante di chitarra elettrica (situazione piuttosto insolita all’interno di un club techno). La seconda volta, con il microfono in mano sulle note di “Pyramid Power”, per invitare tutto il pubblico in pista ad abbassarsi per poi saltare in aria al mio via, nello stesso momento in cui il brano ripartiva con gran potenza. Temevo molto per la riuscita di questo esperimento, ma quando si sono accese le luci non credevo ai miei occhi: tutta la pista era chinata… e questo mi ha dato la carica giusta per portare a termine quello che per me è stato uno dei miei migliori live in carriera. Tornando alle vicissitudini del super-club, parlavo prima del lato positivo: come prevedevo, un locale storico di questa portata non sarebbe mai finito nel dimenticatoio (come purtroppo successo per tanti altri), infatti è stato immediatamente conteso da organizzazioni di tutto il mondo, per poi essere stato dato in gestione dal proprietario dei muri a una cordata romagnola, che io ritengo essere seria ed esperta del settore. E’ nei progetti una profonda ristrutturazione del locale (che onestamente parlando, purtroppo, stava letteralmente cadendo a pezzi) e cosa ancor più positiva, è già stata fissata la data di apertura: Pasqua 2020. Riguardo la scelta della linea musicale da seguire, la creazione di format, progetti su futuri special guest e quant’altro credo sia ancora tutto in alto mare… Di sicuro la nuova gestione dovrà fare un reset ripartendo dai personaggi storici che hanno reso celebre il club: mi sto riferendo ai deejay’s del Memorabilia e a mio avviso sarà fondamentale la presenza e collaborazione attiva di uno dei più carismatici performer del mondo della notte, il Principe Maurice. Gestire ad oggi un club di questo tipo è un compito veramente arduo e sarà molto difficile fargli riscrivere la stessa storia degli anni ’90, ma si parte comunque da un grande punto di vantaggio, cioè la location: a mio avviso una tra le più incredibili d’Europa, per non dire del mondo, caratterizzata da 4 fattori indissolubili: piramide, cristallo, alba e… techno. Solo chi ha avuto modo di viverci dentro può capire. Il resto sono solo chiacchiere da bar…

 

In studio di registrazione insieme al Principe Maurice

A dispetto dell’età, hai alle spalle una lunga carriera. Qual è il momento che – professionalmente parlando – rientra tra i tuoi più bei ricordi e quale, invece, vorresti dimenticare?

Trattandosi di una lunga carriera con molti traguardi raggiunti (e molti altri da raggiungere), è complicato dirti quale sia per me il ricordo più bello in assoluto. Tra i vari, potrei menzionarti il ricevimento della telefonata del mio manager dell’epoca (metà anni ’90) che mi comunicava di aver raggiunto il 1° posto assoluto in classifica nazionale Giapponese con il singolo “Gener-Action”, singolo che in Italia rimase totalmente sconosciuto. Altro momento indimenticabile, quando un pomeriggio mi arrivò un’altra telefonata storica dalla casa discografica, dove mi veniva comunicato che il video clip di “Polaris Dream” era entrato ufficialmente in heavy-rotation su MTV Europe. Altro momento di grande soddisfazione sapere che “Polaris Dream” è stato in quel periodo uno tra i 5 singoli più venduti in Italia posizionandosi ai primi posti di Sorrisi & Canzoni (in mezzo ad artisti pop tipo Vasco Rossi o Michael Jackson). Potrei citartene tanti altri, ma questi sono i primi che mi tornano in mente in questo momento… Mi chiedi anche quale ricordo negativo vorrei dimenticare: anche se non sono mancati i momenti negativi nella lunga esperienza artistica, per fortuna posso dirti che non sono stati così rilevanti da meritare un posto nei miei ricordi.

 

Memorie di un esordio da enfant prodige

Che opinione hai della trap, del rap e di tutte le espressioni musicali che attualmente i giovani sembrano prediligere?

Penso che l’Italia, musicalmente parlando, stia attraversando uno tra i periodi più bui della storia. Io, da buon musicista che ritengo di essere, ho sempre avuto molto rispetto di tutte le correnti musicali che hanno attraversato le generazioni presenti e passate… e sono sempre stato del parere che la musica debba servire per trasmettere all’ascoltatore positività, energia e che lo stimoli a viaggiare con la mente. Tuttavia, credo che la trap (genere che sta spopolando a livello di massa) non rispecchi nessuna di queste caratteristiche. Gli “idoli” che rappresentano questo genere (e che quindi sono anche di riferimento ai loro fans, perlaltro giovanissimi, poco più che adolescenti), generalmente sanno poco rappare, cantare, suonare e troppo spesso nei testi vengono trattate tematiche che includono l’uso di droghe di ogni genere, di sesso maschilista (come se la donna fosse nulla più che un oggetto da usare e buttare) e si presentano con un’immagine davvero imbarazzante, caratterizzata oltretutto anche da tatuaggi nel viso. Direi quindi un mix negativo che non dovrebbe assolutamente entrare nelle orecchie (e negli occhi) dei ragazzini. Un cattivo esempio senza se e senza ma. Spero passi al più presto per dar spazio ad artisti che magari sappiano suonare, cantare, diffondere messaggi positivi e presentarsi in pubblico con un’immagine bella e sana. Di tutt’altro pianeta la trap d’oltre oceano: gli artisti che la rappresentano sono dei veri divi e si meritano il successo ottenuto. Tra i vari personaggi che apprezzo (sia come produzioni che come dj-set) c’è senza ombra di dubbio DJ Snake. Altri rappresentanti nel mondo che mi trasmettono energia positiva (che non fanno esattamente Trap ma un genere che io definisco elettronico 2.0) in particolar modo sono K?d e Rezz. Nella domanda hai incluso anche il rap e penso che in Italia questo genere sia stato rappresentato da alcuni grandi personaggi, che magari non sanno cantare ma sanno fare quello che il genere richiede, per cui rappare. Il top, a mio avviso, è stato raggiunto negli anni ’90 quando si pensava più alla qualità del prodotto che al business… e secondo il mio punto di vista i due rappresentanti assoluti erano J-Ax e il conterraneo Fabri Fibra. Mi piaceva il loro stile e soprattutto il loro timbro vocale… Timbro che non veniva smaterializzato dall’inflazionata tecnica dell’auto-tune, programma in grado di far cantare chiunque, rendendo identica, fredda e insapore la voce di tutti questi “trapper”.

 

Rexanthony con Cirillo

“Trascinatore di folle” durante un live a Imola

La techno ieri ed oggi: quali le differenze, e quali i punti in comune?

Io sono artisticamente nato in un periodo in cui esistevano pochi sotto-generi, per cui tutta la sfera musicale elettronica, a grandi linee, veniva classificata in tre grandi filoni: dance (assegnato a produzioni per il grande pubblico, ballabili e cantabili), underground (destinato a un target tipicamente da club) e techno (da sempre visto come un genere più “pazzo” caratterizzato da ritmi martellanti, suoni acidi, alta velocità e tanta energia). Oggi le cose sono estremamente cambiate e nel corso degli anni ogni filone è stato suddiviso in decine e decine di sotto-generi… Secondo il mio punto di vista tutto ciò ha categorizzato troppo il mercato, andando a sua volta a “suddividere” gli utenti che acquistano musica e partecipano ai party. Oggi per techno si intende qualcosa di drasticamente diverso rispetto a quanto prodotto negli anni ’90: parlando di bpm, la velocità è scesa intorno ai 125 rispetto ai 140/160 del passato… le melodie sono sparite quasi del tutto lasciando spazio a loop molto ripetitivi e ritmi decisamente più standardizzati, per cui alla portata di tutti. Personalmente non mi regala grandi emozioni…anzi, mi annoia dopo appena 10 minuti di ascolto. Per me techno significa energia, velocità, ritmiche potenti e melodie che ti entrano nel cuore… e chi balla in pista deve sudare, cantare e abbracciarsi con il vicino, che anche se in realtà è uno sconosciuto, in quei momenti lo senti come uno che fa parte della tua stessa tribù.

 

Memorabilia all’ Unipol Arena di Casalecchio di Reno (Bologna)

Da qualche anno sei anche un produttore. Parlaci dei tuoi progetti più imminenti sia in queste vesti che in quelle di artista.

Un pò come avviene nel mondo del calcio, dove un giocatore adulto decide di abbandonare il campo per dedicarsi all’attività di allenatore o dirigente di squadra, io credo che la logica evoluzione di un artista sia quella di trasfomarsi in produttore e di gestire una casa discografica propria con annesso studio di registrazione professionale. Ed è quello che sto facendo io. Posso comunque tranquillizzare i miei seguaci assicurandoli che non metterò in ombra la mia attività artistica, per cui “Rexanthony” continuerà a produrre nuovi dischi e a fare serate sempre più esplosive in Italia e non solo! Tornando all’attività di produttore e alla mia casa discografica Musik Research, gestisco un roaster di artisti affermati ma anche emergenti che ritengo essere molto validi. Tra questi menziono il giovanissimo Dennis Hill e il duo Pilot Of The Dreams. Ricevo quotidianamente demo da ascoltare, di ogni tipo e di ogni genere (sempre comunque in ambito elettronico) e raramente trovo qualcosa di innovativo che mi susciti interesse. Molti credono di poter catturare l’attenzione di un produttore inviando brani creati esclusivamente con una cozzaglia di loops scaricati da internet… ma non è così che funziona. Per fare musica è necessario coltivare la passione sin da piccoli, bisogna studiare molto più di quanto non si pensi e soprattutto è fondamentale imparare a suonare.  Tutto questo ti permette di essere indipendente e, se hai talento, di dimostrarlo attraverso le sette note. Oggi potrebbero bastare una cameretta, un computer, un software musicale e… tanta fantasia per tirar fuori qualcosa che possa realmente cambiarti la vita.

 

Rexanthony live a Cuneo…

…e a Macerata

In piazzale Roma a Riccione, la città che ha fatto da culla al suo debutto

Sempre a Riccione, ma al Peter Pan: i live di Rexanthony, invariabilmente, radunano una folla oceanica

Rexanthony con Ricci Jr.

 

 

 

Sulle tracce del Principe Maurice: Halloween con il Principe della Notte

 

Per tutti voi, lettori, fan e amici di VALIUM, si preannuncia un Halloween davvero…da brividi! Avete infatti il privilegio di viverlo insieme all’ Icona della Notte per antonomasia, il Principe Maurice. Chi meglio di lui, dark nel profondo dell’ anima, potrebbe condurvi nei meandri più stregati di questa magica ricorrenza? La sua filosofia di vita stessa, il “memento mori” di latiniana memoria, invita a godere l’attimo esorcizzando l’ ineluttabilità della morte. E la morte, come racconterà più avanti, è stata una presenza costante nell’esistenza del Principe. Il fato, però, pochi giorni fa gli ha fornito una splendida occasione per sconfiggere quelle ombre: la nascita di Thomas, figlio di sua nipote Gloria, lo ha riempito di tutta la gioia che dona l’ arrivo di una nuova vita. Quando lo incontro è euforico, commosso, non riesce a contenere la felicità; la nostra conversazione ha inizio proprio con la notizia del lieto evento, che vuole condividere con gli habitué di “Sulle tracce del Principe Maurice”. Lascio a lui la parola: “In questa intervista parleremo di magia. Bene: nei giorni scorsi sono stato testimone della magia più grande che ci sia, la nascita di una nuova vita. Mia nipote Gloria ha dato alla luce un bambino, Thomas, io non ero presente in sala parto ma ho assistito al travaglio. E’ stata un’emozione fortissima capire che stava succedendo qualcosa nel corpo di Gloria, e poco dopo vedere questa bellissima creatura! Mi sono commosso…Io non ho figli (forse!), però ho potuto prender parte a una magia che da una grande sofferenza fisica origina una gioia immensa! Quando mia nipote è entrata in sala parto, ero accanto a lei con il cuore. Ho percepito tutte le sue vibrazioni, tutte le sue energie, sentivo che soffriva…che tremava dal dolore. Ha già avuto una bambina, Asia, ma il parto è sempre un’esperienza tosta. E l’ho capito proprio grazie a Gloria. Ecco, vedi? La magia è attorno a noi in ogni istante. Mi fa molto piacere rendere tutti voi partecipi tutti della mia felicità. La nascita di Thomas, per me, è stato uno degli eventi più importanti in assoluto non solo dell’ anno in corso, ma della mia vita di prozio! ” Forse è proprio questa la chiave per celebrare Halloween e la sua iconografia “mortifera”: addentrarsi nelle tenebre per riscoprire la pienezza della vita, prendere coscienza dell’ eterno ciclo che alterna vita e morte. E la venuta al mondo del piccolo Thomas, in tal senso, sembra quasi emblematica. Benvenuto al delizioso nipotino di Maurice, tantissimi auguri al suo prozio ed alla mamma Gloria e, naturalmente…Felice Halloween a tutti!

 

Maurice insieme al piccolo Thomas

Giorni fa VALIUM ha annunciato  l’avvio del tuo nuovo progetto, “The Origins” (rileggete qui l’articolo), un’evoluzione di Memorabilia che porterai in tour nei club insieme ai dj guru del Cocoricò. Il debutto era fissato per il 19 Ottobre, ma l’evento è stato annullato: cos’è successo? Avremo modo di vedervi a breve?

Le dinamiche dell’annullamento, a tutt’oggi, sono piuttosto misteriose. Pare che ci sia stato un cambio di proprietà e di gestione del locale….C’è molto fermento in collina, a Riccione: il Cocoricò è stato rilevato da un gruppo capitanato da Enrico Galli dell’ Altromondo Studios, mentre il Prince è entrato a far parte del  gruppo Cipriani con la direzione artistica di Tito Pinton, un notissimo operatore del mondo della notte veneto. Da tutto questo “movimento”, forse, è scaturita la cancellazione di una data super pompata, super promossa, super costruita, pronta per il debutto. Sinceramente, non riesco a capacitarmi di cosa sia successo e devo dire che ci sono rimasto davvero male. In ogni caso il format c’è e sicuramente troveremo altri luoghi dove realizzarlo. Chissà, magari proprio al Cocoricò, dato che “The Origins” è un po’ la matrice di Memorabilia: questo nuovo progetto mi piace molto perché è nato dal cuore, dal desiderio di tutti coloro che, come Cirillo, Saccoman, Ricci, i Datura, Rexanthony, hanno tenuto a battesimo la techno italiana rendendola protagonista a livello internazionale; in più, si fonde con il Teatro Notturno dando vita ad un evento unico nel suo genere. Siamo rimasti tutti esterrefatti dal suo annullamento, ma adesso, magari, avremo anche più tempo per perfezionarlo. “The Origins” va oltre l’essenza di Memorabilia catapultandosi, come vi ho già raccontato, alle sue origini e al tempo stesso proiettandosi nel futuro in un movimento circolare dove passato, presente e futuro si rincorrono continuamente. Il concept è proprio quello: non vogliamo fossilizzarci sulla memoria musicale. La musica con “The Origins” sarà nuova, sempre elettronica ma nuova.

 

Una foto che Maurice ha immortalato nel reparto maternità dell’ Ospedale di Lecco, dove Gloria ha partorito: sembra un po’ un “compendio” visivo dei temi di questa intervista

Che puoi dirci, invece, rispetto al Cocoricò e alle novità che lo riguardano?  

Il Cocoricò va in mani esperte. Ancora non si sa chi si occuperà della direzione artistica, è un po’ prematuro dirlo. Indubbiamente dovrebbe diventare non solo una discoteca, bensì un luogo di incontro, di cultura, di informazione, uno spazio dedicato alle nuove generazioni che hanno bisogno di umanizzarsi. Perché c’è bisogno di Umanesimo, oggi. Io credo che la rinascita del mondo della notte e del mondo in generale debbano cominciare dall’ allontanamento dalla virtualità “non virtuosa” dei social, che sono “pseudo” social perché rendono fasulli, anziché autentici, i rapporti. I giovani devono incontrarsi davvero, dal vivo: al Cocoricò gli spazi ci sono e io mi auguro, credo e spero che venga aperto anche di giorno in funzione di questa socialità e di una cultura che va sviluppata, implementata e incoraggiata. Sono molto felice che il Cocoricò abbia finalmente ritrovato una dimensione affine a quella dei suoi esordi. Enrico Galli ha dichiarato pubblicamente che sarà votato alla musica elettronica, il che mi piace e mi interessa! E il fatto di poterlo elevare a luogo di rinascita e di incontro, di socialità e di cultura, è quello di cui a mio avviso ha più bisogno. Alla nuova gestione lancio la proposta di utilizzarlo, di giorno, come laboratorio di idee e di cultura. Non dovrebbe avere una funzione solo ludica, ma diventare la fucina di una visione inedita che si rifà però ai vecchi valori. Penso che il futuro della società odierna sia sì quello di lasciarsi intrigare dalla tecnologia, sempre affascinante, ma soprattutto di tornare ai valori di comunicazione e di incontro, di uno scambio autentico.

 

 

L’ Autunno è ormai “esploso” alla grande anche grazie ad uno dei suoi appuntamenti più attesi, Halloween. Tu come lo festeggi?

Il mio Halloween è sempre stratosferico, perché è una delle feste che mi piacciono di più! E’ quella versione dark del Carnevale che vorrei esistesse anche nel Carnevale tradizionale come “memento mori”: bisogna godere l’attimo, perché la morte ci aspetta tutti. Il “memento mori” è la mia filosofia e Halloween, sostanzialmente, la rispecchia in pieno. Lo stile dark, poi, è nelle mie corde in maniera assoluta. Quindi per me Halloween è una festa importante, che comincio a celebrare qualche giorno prima. Il 26 Ottobre, per esempio, sono stato ospite di un evento privato, blindatissimo e molto esclusivo, dove ho interpretato il Maître des Cérémonies di un “Cabaret Infernale” nello stile di Toulouse-Lautrec. Il mio Halloween è cominciato con questa festa, un Moulin Rouge in versione dark, in una villa antica meravigliosa, una delle più belle della Lombardia: c’erano dei personaggi fantastici, che come tutti i Vip preferiscono celebrare le ricorrenze in anticipo, o magari dopo un po’ di tempo, in modo da evitare la ressa e non essere scontati. La Villa, a posteriori posso rivelartelo, era Villa Borromeo a Cassano d’Adda. Una location pazzesca! Invece stasera ho un doppio appuntamento: prima al “Monsterland Halloween Festival”, che ha un format commerciale se vogliamo…C’è anche J-Ax, sarà un pot-pourri sia artistico che musicale, ma la cosa straordinaria è che sai dove si organizza? Nel Castello Estense di Ferrara. E’ stupendo! Sono felicissimo di festeggiare lì il mio Halloween, è uno dei castelli più belli che io conosca…L’amministrazione comunale di Ferrara lo ha messo a disposizione per questo Festival che comincia alle 4 del pomeriggio e termina alle 2 del mattino. Ma come se non bastasse, siccome finirò presto rispetto ai miei soliti orari notturni, dopo andrò a fare il testimonial dei 25 anni di una delle feste di Halloween più belle d’ Italia, “Spiritika” al TNTKamasutra di Portogruaro, che mi ha ospitato sin dagli esordi. E’ proprio una figata, non pensi?

 

La locandina del “Monsterland Halloween Festival”

Ferrara: un dettaglio notturno del Castello Estense

Sono assolutamente d’accordo! Cosa rappresenta, per l’icona del Teatro Notturno, la festa della Notte per eccellenza?

Per me Halloween è la notte in cui le fantasie, le angosce, gli spiriti, in maniera anche goliardica e giocosa, si esprimono liberamente. In questo momento mi trovo a Milano da Torriani-La bottega del Carnevale, uno dei negozi più importanti di effetti speciali e di costumi, dove sono alla ricerca di qualche spunto per arricchire ulteriormente il mio oufit halloweeniano. E’ veramente fantastico…Mentre nei paesi anglosassoni trovi negozi così a bizzeffe, in Italia è difficile trovarne con la stessa qualità e varietà di prodotti. Devo dire che è quasi diventata più importante la “notte degli spiriti” che non il Carnevale! Lo trovo bellissimo, perché se il Carnevale è una festa che tutti, senza distinzioni, possono vivere in maniera entusiasmante, Halloween lo è altrettanto, però con quel gusto notturno in più che mi appartiene. Lindsay Kemp mi definì la sua versione dark, e devo dire che aveva perfettamente ragione. In me il lato dark è innato, fa parte delle mie esperienze di vita: la morte è stata una presenza costante che ho voluto esorcizzare anche rappresentandola in modo dissacrante, ironico, un po’ come una sfida. Il Teatro Notturno è tutto questo, tant’è vero che comincio a festeggiare Halloween il 26 Ottobre e proseguirò fino al 2, al 3 Novembre. Perché lavoro, ma senza rubar spazio al mio divertimento. Voglio assaporare a pieno questa atmosfera straordinaria!

 

La locandina di “Spiritika”

Un Principe molto, molto dark

Propendi più per Samhain, l’antico Capodanno celtico, oppure per Halloween, spiccatamente associata alla tradizione americana?

Halloween, avendo radici in Irlanda e in Inghilterra, è stata poi esportata negli Stati Uniti. Ma noi in Europa la festeggiamo meglio e in Italia, da qualche tempo a questa parte, è diventata una delle ricorrenze top. Come Capodanno. Anzi, a dirla tutta…è il mio Capodanno! Ecco: siccome il Principe Maurice è dark, vive il suo Capodanno in questa notte davvero magica! (ride, ndr.) Guarda, non è sbagliato. Anche perché da quel momento in poi – ad Halloween, intendo – si comincia a pensare in maniera più definita e definitiva al Carnevale, che è un altro evento per me molto importante. Quindi la mia stagione, il mio anno artistico, iniziano proprio con l’antico Capodanno celtico!

 

Milano, zona Brera: un dettaglio delle vetrine di Torriani-La Bottega del Carnevale

Maurice insieme al titolare del negozio

Halloween è detta anche “la notte delle Streghe”. Tu che rapporto hai con l’esoterismo?

Ho un grande rispetto per quella che consideriamo “magia”, ma non è nient’ altro che la verità della natura. La natura è da sempre stata magica, il potere delle erbe veniva tramandato da persone che avevano la capacità di guarire proprio attraverso risorse naturali. Magari anche rendendo più suggestive le terapie con dei cerimoniali, ispirati alla cultura celtica, che furono poi demonizzati…In realtà, la magia la viviamo tutti i giorni. La viviamo su noi stessi, la viviamo nella natura, che va avanti ad oltranza nonostante noi continuiamo a violentarla…La magia di Halloween è un’ occasione in più per sottolineare l’esoterismo. Io ce l’ho nel sangue, perché se pensi che ho perso un fratello gemello e quindi una metà di me è nell’ aldilà, è evidente che io abbia una sensibilità particolare. Non ne ho affatto paura. A volte è inquietante, ma se riesci a volgere in positivo questa sensibilità puoi fare del bene agli altri e farlo anche a te stesso. Credo nella magia, credo nell’esoterismo, ne sono affascinato. Non lo coltivo, non è nelle mie corde fare il mago, però quando faccio uno spettacolo e faccio divertire e star bene qualcuno, una piccola magia l’ho fatta anch’io. Quindi un po’ mago lo sono, dai!

 

 

Gli interni di Villa Borromeo, a Cassano d’Adda

Torniamo al mondo diurno. Come procedono i tuoi progetti cinematografici?

Cominceremo a girare alcune scene del film presentato alla Biennale (non ha ancora un titolo definitivo) agli inizi di Dicembre, quindi la prossima puntata di questa rubrica sarà ricca di foto del backstage! Chissà che non riusciremo a lanciarlo l’anno prossimo, alla Mostra del Cinema di Venezia…Un altro progetto che poi si è palesato e che diventa sempre più concreto è la mia partecipazione ad alcuni format televisivi: non è detto che il 2020 non sia foriero di qualcosa di originale da portare nella TV digitale. Sono davvero molto, molto contento!

 

 

A proposito di cinema, non posso fare a meno di chiederti un parere sul film di cui in questi giorni tutti, ma proprio tutti parlano: “Joker”, che è stato premiato, tra l’altro, con il Leone d’Oro della 76ma Mostra del Cinema di Venezia. Sono curiosissima di sapere cosa pensa il Principe Maurice del Joker descritto da Todd Phillips e dell’interpretazione di Joaquin Phoenix…

“Joker” è un film straordinario, perché si focalizza sulla psicologia e non sulla spettacolarità del personaggio. E’ un pazzo, Joker, è una persona che impazzisce perché non “si incastra” con questa società. La pellicola affronta la sua figura con un’intensità tale da meritare tutto il successo che ha. L’unica cosa che mi dispiace è che il 90% delle feste di Halloween sia ispirato a Joker: secondo me un po’ lo svilisce, perché non è un Horror. E’ un film molto intimo, molto interiore. E’ bello addentrarsi nella psiche del protagonista e questo viene fatto in maniera davvero originale, così come originale è l’interpretazione di Joaquin Phoenix. Lo sai che “Roma” di Cuaròn, la pellicola che si aggiudicata il Leone d’Oro l’anno scorso, ha vinto l’Oscar? Chissà che Venezia non porti bene anche stavolta ad un progetto tanto coraggioso. Perché “Joker” non è uno di quei polpettoni hollywoodiani pieni di effetti speciali, ma vero cinema d’autore! Lo definirei tale sia rispetto al contenuto che all’ interpretazione straordinaria di Joaquin Phoenix. Tra l’altro, alla Terrazza Biennale, ho avuto il piacere – oltre che l’onore – di stringere la mano e di offrire uno Spritz proprio allo stesso Phoenix, per cui “Joker” è una pellicola che mi vede particolarmente coinvolto!

 

Torriani-La Bottega del Carnevale e alcune delle sue maschere

Da qui a Natale, immagino che miriadi di eventi ti vedranno protagonista. Ti va di darci qualche anticipazione?

Dopo lo shock ricevuto dal mondo della notte mi sono buttato sulle feste private, quindi ho in programma svariati eventi veneziani molto prestigiosi e belli dove è stata richiesta la mia presenza. A breve, poi, festeggerò il mio compleanno (il 15 Novembre) con una doppietta di serate, il 15 e il 16, insieme al mio amico Giannino Venerandi che è il titolare di due splendidi locali a Mantova e a Treviso. Ricordi quando l’anno scorso ti ho parlato del dinner show in cui mi esibivo all’ Atelier? Lì, il mio amico Venerandi ha implementato la sala della cena destinandola ad un vero e proprio show, per cui avrò molto spazio in più per le mie performance. La discoteca in questione è l’Odissea Fun City di Spresiano, in provincia di Treviso, mentre il nome per intero della sala è Atelier Curiosité. Porterò anche altrove la formula del dinner show, ma all’ Atelier mi sento a casa e libero di sperimentare: tu sai che gli spettacoli debuttano sempre in un teatro, spesso di provincia, dove si possono testare le reazioni del pubblico. Ecco, io all’ Atelier posso provare, posso fare quel tipo di gavetta perché per me sarà una cosa comunque diversa e nuova che si rivelerà efficace nel caso volessi andarmene poi a Las Vegas, chi lo sa? (ride, ndr.)

 

Il manifesto del “VIVID Grand Show” di Berlino: Philip Treacy ha firmato i copricapi di scena

Sai qual è invece la metropoli che in questo momento mi intriga molto e che visiterò sicuramente? Berlino. E’ probabile che io faccia un salto lì a breve, forse a Novembre…Vorrei andare a vedere uno spettacolo di varietà a cui ha collaborato Philip Treacy, il “VIVID Grand Show”, e poi è una città che adoro. C’è un gran fermento a tutti i livelli, è persino più vivace di Londra. Non sono mai rimasto immune al suo fascino: il periodo della Repubblica di Weimar è una mia fonte di ispirazione da tempo, per non parlare di Marlene Dietrich…Inoltre, si respirano nuove atmosfere anche rispetto alla musica techno. Locali come il Berghain e il Trésor, solo per fare un esempio, sono sempre rimasti fedeli a questo genere musicale, mentre in Italia la techno è passata attraverso fasi molto difficili soprattutto dopo l’avvento del reggaeton, che io detesto.  Dunque vado a rifugiarmi e a prendere spunti nei luoghi in cui è viva e vegeta: basti pensare che Sven Väth ha festeggiato il suo compleanno con due meravigliose notti techno! Lui, da Berlino, mi manda l’anteprima delle sue produzioni che trovo stupende, veramente sperimentali…La techno non è morta. Bisogna però recuperarla e presentarla nel modo dovuto anche in Italia, dove ha tanti proseliti che in questo momento sono depressi e nascosti. Senza dubbio la Pasqua dell’anno prossimo coinciderà con una rinascita, una vera e propria resurrezione, perché pare che il Cocoricò riaprirà i battenti in quella data – parliamo del 12 e del 13 Aprile. E’ nell’aria…Speriamo che ce la faccia! Riguardo a “VIVID”, invece, posso dirti che è uno spettacolo davvero surreale. Philip Treacy ha ideato i copricapi ed è bellissimo che un designer come lui si sia messo in gioco per questo genere di show. In Italia abbiamo avuto, e abbiamo ancora, stilisti che creano costumi di scena per l’opera e per il balletto. Sarebbe fantastico, persino più fruibile se vuoi, se lo facessero anche per il varietà: un libero sfogo alla fantasia e alla creatività.

 

Esorcizzare la morte per celebrare la vita, la filosofia che sottostà ad Halloween: un primo piano del piccolo Thomas, che ha reso il Principe prozio per la seconda volta

 

Photo courtesy of Maurice Agosti

Foto del Castello Estense di Ferrara by L’Orso Sul Monociclo via Flickr, CC BY 2.0

Foto di Villa Borromeo by visitadda.com via Flickr,  CC-BY-NC-ND-2.0

 

 

Un universo surreale e variopinto come realtà parallela: intervista con Sasha Frolova, icona della Inflatable Art

 

Se dovesse descrivere la propria arte con un aggettivo,  la definirebbe (come dichiara in questa intervista) “miracolosa/affascinante”. Io aggiungerei “ipnotica”, in omaggio all’ assoluto magnetismo delle sue opere: utilizzando il latex gonfiabile, Sasha Frolova realizza sculture spettacolari e avveniristiche, giocose e al tempo stesso surreali, concepite sia per l’ esposizione che come leitmotiv di performance mozzafiato. Classe 1984, nata a Mosca, Sasha ha conquistato il pubblico internazionale con la sua “inflatable art”. Il fashion system, poi, la adora. Per fare solo qualche esempio, non è sfuggita all’ attenzione di VOGUE, Dolce & Gabbana hanno concluso la sfilata di Alta Sartoria a Villa Olmo con una delle sue performance e W Magazine, la patinata rivista statunitense, ha pubblicato un photoshoot di Tim Walker dove celebri star hollywoodiane (inclusa Nicole Kidman) posano tra le creazioni dell’ artista moscovita. Scultura e performance art, nell’ opera di Sasha Frolova, si fondono in un meraviglioso amalgama che le sovrappone e le identifica. Le perfomance prendono vita da sculture in movimento (gli “inflatable costume”, una volta indossati, possono essere definiti tali), mentre queste ultime danno vita alle performance in un gioco di reciprocità continua, con le imponenti e variopinte forme del latex gonfiabile a fare da fil rouge.  E proprio il latex evidenzia un contrasto che suscita stupore: associato per eccellenza al Fetish, ma anche ai giocattoli per bambini, è un materiale controverso. L’uso che Sasha ne fa nelle sue opere contribuisce a spiazzare lo spettatore, incerto se collocarle in un contesto erotico o prettamente naïf. Questo dualismo, con tutte le interrogazioni che esso suscita, rappresenta un elemento di spicco nei lavori della performer russa. Si è più propensi, tuttavia, a scongiurare qualsiasi valenza ambigua a favore del fiabesco, dell’ onirico e del fumettistico, considerati anche i molti riferimenti ai comics ed all’ intento, sottolineato da Sasha Frolova stessa, di creare una realtà parallela priva di ombre, orientata alla positività: da qui, un’arte disseminata di accenti pop che le permette di calarsi in svariati personaggi, dalla Cyberprincess Marie-Antoinette – esibitasi lo scorso Agosto al Castello di Gradara – alla sgargiante music star Aquaaerobika, che sfoggia sul palco la sua lunga chioma in latex ed utilizza enormi lollipop come microfono.  Affascinata da questa artista straordinaria, innovativa e pluripremiata (finalista, tra gli altri, del Premio Arte Laguna 12.13 e vincitrice del premio speciale “Personal Exhibition”, è stata incoronata The Alternative Miss World 2014 al contest di Londra), ho fortissimamente voluto incontrarla per un’ intervista incentrata sul suo iter e sulle sue sbalorditive opere.

Qual è stato il tuo percorso prima di diventare un’artista?

Fin da bambina, il mio sogno era quello di diventare un’artista. Anche mia madre era un’artista, ma non è mai riuscita a trovare lavoro in Unione Sovietica e si preoccupava per me: non voleva che mi toccasse la stessa sorte. All’inizio l’ho accontentata, e dalla scuola d’Arte sono mi sono trasferita al college di Medicina. Ma dopo la laurea ho capito che l’unica cosa che volevo era essere un’ artista. Forse non sarebbe stato possibile capire cosa volevo davvero, cosa mi piaceva, se non avessi provato a capire cosa non mi piaceva. A volte, per capire cosa vuoi, devi prima capire cos’è che non vuoi. E oggi sono grata a mia madre per quella esperienza.

Quando e come hai deciso di dedicarti all’arte?

Pochi mesi prima della laurea in Medicina ho incontrato il mio insegnante, Andrey Bartenev, un famoso artista russo. Da quel giorno la mia vita è cambiata. Ho iniziato ad aiutarlo nelle sue esibizioni e a dedicarmi all’arte a mia volta. Volevo sperimentare. Mi è sempre piaciuto improvvisare, mi piace il risultato imprevedibile che ne scaturisce. A un certo punto mi sono resa conto che volevo dedicarmi all’arte e che non potevo vivere senza. Ho realizzato di essere un’artista quando sono diventata l’assistente di Bartenev. Mi sono cimentata in qualsiasi campo creativo, in diversi generi: creavo scenografie, inviti e illustrazioni, facevo la costumista per il cinema, mi esibivo in folli performance, lavoravo come stylist, make up artist e molte altre cose ancora. Alla fine, mi sono separata da Andrey e ho trovato la mia strada, diramandola in due direzioni: la scultura e la performance.

 

 

Cosa rappresenta l’arte, per te?

Il futuro dell’arte lo vedo nella sintesi. Mi piace lavorare su generi diversi, combinarli, per realizzare un compendio di qualcosa di nuovo. Credo che gli artisti incentivino il progresso umano, inventino e creino il futuro. E l’obiettivo dell’artista è la creazione del nuovo – nuove forme, nuove idee, nuovi generi, la creazione di ciò che non è mai esistito prima. Per “artista” intendo non tanto una persona munita di un cavalletto e di una tela, ma piuttosto un sognatore e un visionario, con delle idee audaci e in anticipo sui tempi. È interessante dare vita al nuovo, creare qualcosa che non esiste e che nessuno ha mai fatto prima di te, essere unici. Penso che l’arte dovrebbe essere positiva e bella. È molto più facile diventare popolari quando ti appelli ad un contesto negativo, ai problemi politici e sociali, ma tutto questo non mi interessa. Penso che l’arte dovrebbe essere “gentile”. Tutte le mie sculture veicolano un messaggio positivo e si mantengono in bilico tra l’infantilità e il naif, ma in modo consapevole. L’arte che fa appello alla positività è ancora rara, però ultimamente questa tendenza sta guadagnando popolarità ed è sempre più richiesta. Al giorno d’oggi, l’informazione è satura di negatività e lo spettatore ha bisogno di un’arte infantilmente semplice e comprensibile, che causi gioia ed emozioni vivide, che sferzi la coscienza sia attraverso l’apparenza che l’interazione e il gioco. Lavorando nella direzione del linguaggio visivo post-pop, sto cercando di trovare il mio personale approccio alla creazione della forma utilizzando astrazioni geometriche biomorfiche, liquide e semplificate. Voglio che la mia arte sia il più possibile astratta, non collegata a nulla. Meno è connessa con la realtà, meglio è: secondo me, l’arte è una negazione delle leggi fisiche e delle leggi della realtà. E’ il loro rovesciamento. In questo senso, l’arte è un miracolo, la manifestazione della presenza del miracoloso nell’universo. Quindi, cerco di dare allo spettatore l’opportunità di dimenticare almeno per mezz’ora che di trova ad una mostra, di dimenticare la realtà di quel momento e di offrirgliene un’altra, parallela, fatta di altre forme e di diversi colori; una realtà a sé stante e con le proprie leggi, le leggi della fantasia. Penso che l’arte debba essere bella come durante l’epoca Rinascimentale. La bellezza è l’obiettivo principale e la funzione dell’arte, è il canale per connettersi con Dio. La bellezza restituisce pezzi di paradiso al nostro pianeta, come i tasselli di un enorme puzzle perduto. Il senso della bellezza è qualcosa di molto gentile, puro e innocente. La bellezza è immortale, e l’arte è un modo per raggiungere l’immortalità attraverso la bellezza: l’arte è una nuova religione, è il modo di salvare il nostro mondo.

 

Performance a Villa Olmo (Como)  in occasione della sfilata Alta Sartoria di Dolce & Gabbana (2018)

Come nascono le tue opere di “inflatable art”?

Mi sono sempre piaciuti gli oggetti gonfiabili, cercavo un modo per utilizzarli artisticamente. Ho visitato diverse fabbriche di giocattoli gonfiabili, ho approfondito l’argomento tramite lo studio. Dapprima ho cominciato a creare sculture e costumi, stupefacenti giocattoli gonfiabili assemblati in svariate, enormi strutture con del nastro adesivo e del cartone, inoltre ho scritto versi e mi sono esibita in performance di poesia … Ho sperimentato molto. Poi, un giorno, sono stata invitata ad esibirmi a MTV Russia, dove ho visto una conduttrice che indossava un abito in latex e mi sono innamorata di questo materiale. Ha un’estetica visuale potente, è impressionante, lucente. Quindi, insieme a un’ azienda che produce abiti in latex, ho iniziato a realizzare costumi e sculture e la mia idea ha poco a poco preso forma. La mia prima scultura in latex si chiama Lyubolet. L’ho creata nel 2008 per una mostra dedicata agli alieni e tutto ciò che è extraterrestre. Lyubolet è una fantasia sul tema di come un’astronave sarebbe apparsa se l’energia dell’amore fosse diventata il suo combustibile. L’astronave è progettata per due astronauti e può volare solo con l’assoluta reciprocità e simmetria dei loro sentimenti. Insieme alla scultura, ho creato due tute spaziali e una performance. Non sono ancora riuscita a decollare, ma continuo a cercare un partner e credo che in futuro ci riuscirò! Questa scultura ha dato origine ad una serie di oggetti chiamati Psionics – sculture pseudo-macchine che utilizzano l’energia della coscienza e la psiche umana come motore. I miei lavori sono concentrati principalmente sulla forma, la forma è molto importante per me. E mi piace moltissimo il modo di modellare che l’aria offre, è assolutamente diverso dal tagliare il marmo o dallo scolpire il gesso. L’aria allunga la forma, adoro il suo linguaggio. E’ il materiale stesso a creare la forma e sono affascinata da questa co-creazione: non sai mai come si svilupperà il rigonfiamento del latex, provi sempre ad intuirlo…è un processo molto interessante.

 

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Seduta sulla sua scultura boudoir-trampoline a Les Jardins d’Etretat, in Normandia (2018)

Quali materiali sei solita utilizzare per le tue opere?

Ho scelto due direzioni principali, per la mia arte: la scultura e la performance. Ma definisco le mie performance “sculture in movimento” e i miei costumi “sculture indossabili dal vivo”. Lavoro con diversi materiali e tecniche, ma sono nota soprattutto perché lavoro – da circa 11 anni – con il latex. Il latex è il mio materiale preferito. Lo uso per creare costumi, sculture e installazioni su larga scala. Il latex è un materiale molto delicato, difficile da manipolare: si altera con i raggi UVA e teme il passar del tempo. Ma mi piacciono la sua natura effimera, la sua ariosità, la sua morbidezza, la sua levigatezza. Le sculture in latex sembrano vive, però purtroppo sono temporanee come tutte le cose viventi. Il latex può rimanere intatto al massimo sei mesi, un anno. Tratto le mie sculture con cura e non le espongo per più di due mesi, ma anche in questo modo non sopravvivono oltre cinque-dieci anni. I miei oggetti in latex sono spesso costituiti da moduli gonfiabili separati, incollati insieme in una sola forma oppure fissati ad un telaio di metallo o di plastica. Un’altra cosa importante, per me, è la collisione tra il contesto naif e il contesto sessuale che evoca il latex. Questo conflitto sortisce un effetto disturbante sullo spettatore, che non sa come percepirlo e inizia a interrogarsi su ciò che sta vedendo. E’ quello che voglio ottenere: coinvolgere lo spettatore emotivamente, ipnotizzarlo ed eccitarlo. Oggi faccio sculture non solo di latex; è un materiale adatto per gli interni, però non funziona all’aria aperta in quanto è molto fragile e sensibile alle condizioni esterne. Ma voglio andare avanti e progredire verso un nuovo livello. Voglio muovermi nella direzione dell’architettura gonfiabile, dell’architettura tessile, per realizzare progetti di arte gonfiabile pubblica su larga scala. L’estate scorsa ho realizzato delle vibranti sculture su larga scala, Air Island (13 m di lunghezza e 8 m di larghezza), le più grandi della mia carriera. E vorrei proseguire in questa direzione.

 

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Mi colpisce molto questo uso del colore, che al bianco e al nero alterna tonalità vivacissime, luminose o trasparenti grazie al PVC. C’è un filo conduttore, dietro alla tua ricerca cromatica?

Il colore è uno strumento potente e una parte importante del mio linguaggio visivo: una chiave per raggiungere i miei obiettivi artistici. La mia arte è incentrata sulla ricerca di ciò che è perfetto, ideale, lucido, luminoso, soprannaturale, fantastico, qualcosa di estremamente raro nella nostra realtà; su un certo super-mondo, dove tutte le proprietà e le sensazioni sono iperboliche, i colori più luminosi. Ogni artista, secondo me, crea il suo mondo parallelo, la sua realtà, secondo le leggi del proprio linguaggio visivo. E attraverso la sua arte, invita gli spettatori ad addentrarsi in questa realtà. Io voglio creare una mia realtà artistica parallela, voglio invitare gli spettatori in una sorta di spazio ideale che esiste secondo leggi diverse e del tutto proprie. Vorrei che le persone fossero deliziate e affascinate dalla mia arte, e l’uso del colore in questo senso mi aiuta. Voglio che la mia arte dia gioia e ispirazione quando la si guarda, come se si guardasse a qualcosa di incredibile. Voglio che la mia arte sposti la prospettiva, sproni lo spettatore a guardare alle cose ordinarie in modo nuovo.

 

 

A proposito di colore, alla Biennale di Venezia ti sei esibita nella variopinta performance Aquaaerobika, dove le tue sculture viventi hanno danzato al ritmo della musica elettronica ed inneggiato a un mood avveniristico. Cosa puoi raccontarci di questo spettacolare show?

Per me scultura e performance sono un tutt’uno. Il mio progetto di musica pop Aquaaerobika è una sintesi di musica elettronica e performance, uno show musicale di pop art con costumi gonfiabili e decorazioni. In realtà, considero questo spettacolo come una scultura dal vivo in movimento. Questo è il filone del mio insegnante Andrey Bartenev, che l’ ha percorso negli anni Novanta ed ha creato performance incredibili con i suoi costumi scultorei in cartapesta. Poiché sono stata una sua studente, vado anch’ io in questa direzione ma in modo diverso. Aquaaerobika è una performance dal format pop grazie al quale posso lavorare per un pubblico più ampio, esibirmi non solo nei musei e nelle gallerie d’arte ma anche nei club, ai festival, negli spazi pubblici. E’ uno show con musica originale, tutti i brani sono scritti appositamente per lo spettacolo e io canto dal vivo; cantare avvolta nel latex non è facile, ma l’impatto visivo giustifica tutte le difficoltà. I costumi e le scenografie si ispirano ai simboli della pop art, dell’op art, dell’estetica fantascientifica, alle anime giapponesi ed ai costumi di Oskar Schlemmer per “The Triadic Ballet”. Puoi riconoscere Betty Boop, Barbarella ed i protagonisti di un fumetto, nel mio personaggio. Mi sforzo di creare un’immagine universale super femminile e di giocare con immagini di donne di epoche e stili diversi, mescolandoli e creando qualcosa di nuovo. Mi attrae anche giocare con il bidimensionale e il tridimensionale, come dimostrano i miei costumi e i miei scenari. A un certo punto, lo show diventa una sorta di cartone animato. Mi piace immaginarmi al suo interno, è sempre divertente: la neve cade in un modo così favoloso e irrealistico, i colori sono così luminosi e le ombre così grafiche che sembra di essere entrati in un film d’animazione di Miyazaki o in un vecchio cartoon sovietico. Natura e arte spesso competono tra loro in straordinarietà e non si è in grado di distinguere dove finisce la natura e dove inizia l’arte … A volte, è difficile capire cosa ti emoziona di più.

 

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Sasha e uno scorcio della sua installazione Air Island

Non era la prima volta che venivi a Venezia. Tra l’altro, lo scorso Carnevale hai fatto una entrée trionfale, insieme al Principe Maurice, in total look “inflatable” settecentesco. Come ricordi quell’ esperienza?

L’ingresso in costume in Piazza San Marco è una delle suggestioni più ineguagliabili che io abbia mai provato in vita mia! Prova a immaginare: una folla di persone, la magica Cattedrale di San Marco davanti a te, il sole splende, fa freddo, l’atmosfera è eccitante, sei circondata da creature meravigliose in incantevoli costumi … In quel momento ho sentito un’incredibile connessione con l’anima di Venezia, ho sentito Venezia dentro di me, avevo la pelle d’oca! Sebbene sia stata un’apparizione molto breve, di fatto pochi secondi, quei momenti sono ancora vividi nella mia mente, ed emanano uno splendore tale da farmi provare un’immensa gratitudine nei confronti della vita e del Principe Maurice (rileggi qui la puntata di “Sulle tracce del Principe Maurice” dedicata al Carnevale di Venezia) che mi ha permesso di vivere questa esperienza. Conserverò tra i miei ricordi quei preziosi brividi per tutta la vita.

 

L’ ingresso in piazza San Marco con il Principe Maurice al Carnevale di Venezia 2019

Quale aggettivo adopereresti, solo uno, per definire la tua arte?

Miracolosa / affascinante?

 

Photo by Ermakov Roman

A quali progetti ti stai dedicando, al momento? E’ possibile avere qualche anticipazione?

Spero di lavorare di più per il teatro e per l’opera, mi piace lavorare con del materiale classico e ripensarlo. L’anno scorso ho realizzato i costumi per il “Flauto magico” di Mozart messo in scena al Teatro dell’Opera Helikon di Mosca, è stata un’esperienza straordinaria che mi è piaciuta molto. Tra i miei progetti c’è una grande personale a Mosca il prossimo anno, al Museo d’Arte Moderna, ed ho intenzione di concentrarmi su questo.

 

Nicole Kidman nel photoshoot che inneggia all’ inflatable art di Sasha Frolova scattato da Tim Walker per W Magazine (styling by Sarah Moonves)

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Come descriveresti l’attuale panorama artistico russo?

Abbiamo molti artisti di talento, davvero unici. La scena artistica in Russia si sviluppa rapidamente, ci sono stati tanti cambiamenti positivi e c’è una potente energia. Forse non è un panorama molto vario, ma è davvero interessante ed ha del potenziale.

Vorrei concludere questa intervista chiedendoti quali sono gli artisti contemporanei che, al momento, consideri maggiormente interessanti e innovativi.

Ad esempio, c’è l’artista e scultrice giapponese Mariko Mori, che crea progetti molto interessanti legati allo spazio. Mi piace anche Anish Kapoor, soprattutto il modo in cui lavora con la forma, con le dimensioni. Sono sempre deliziata dal suo lavoro, dal livello tecnologico delle sue opere: le guardi e semplicemente non capisci come abbiano potuto essere realizzate.  Allo stesso tempo, le sue forme appaiono come metafore poetiche. Mi piacciono anche gli artisti che lavorano con l’inflatable. C’è un collettivo, il FriendsWithYou di Miami. Sono una grande fan delle loro opere intrise di felicità e di positività. Realizzano enormi installazioni gonfiabili e mercatini di oggetti gonfiabili sulle spiagge di Miami. Sono degli artisti fantastici! Sono davvero ispirata dagli artisti superproduttivi e polistrumentali che lavorano su una vasta varietà di media, così come dagli artisti che fanno delle loro stesse vite un’opera d’arte. Considero miei mentori diversi artisti – prima di tutto Andrey Bartenev, ma anche lo scultore Andrew Logan ed il famoso clown Slava Polunin: è molto importante incontrare persone che ti ispirano ed acquisire da loro la conoscenza e l’esperienza.

 

 

Altri due momenti della performance a Villa Olmo realizzata per la sfilata di Alta Sartoria di Dolce & Gabbana (2018)

ICECREAMIZER, inflatable sculpture (2010)

SPECULUM, inflatable sculpture (2016)

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TWIRL, Pink edition (2016). Inflatable latex sculpture

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Photo courtesy of Sasha Frolova

 

 

L’ inarrestabile ascesa del Duo Bellavista-Soglia

Raffaello Bellavista e Michele Soglia insieme a Alessandro Cecchi Paone (foto di Luca Concas)

“Two stars are born”: niente di meglio che parafrasare il titolo del noto film, per descrivere la carriera del Duo Bellavista-Soglia. Dopo pochi mesi dall’ ultima intervista che hanno concesso a VALIUM (rileggila qui), l’ascesa all’ Olimpo musicale di Raffaello Bellavista e Michele Soglia prosegue inarrestabile: il Festival estivo “Suoni e Parole. Un simposio informale tra le Pietre di Luna”, organizzato dal Duo alla Cava Marana di Brisighella, ha accolto ospiti illustri quali – per citarne solo alcuni – Ivano Marescotti, Lorenzo Kruger (il frontman della indie band Nobraino), Alessandro Cecchi Paone  e il Principe Maurice, registrando un en plein di pubblico senza precedenti. Ma non è finita qui. L’ Autunno è appena iniziato e si preannuncia già di fuoco, per i due talentuosissimi musicisti romagnoli. A partire dal 28 Settembre, giorno in cui si esibiranno al vernissage del pittore faentino Enrico Versari, Raffaello e Michele saranno coinvolti in un vortice di progetti talmente irrefrenabile da lasciare sbalorditi. Impossibile citarli tutti; vi anticipo solo, dandovi un’idea della loro portata, che il 5 Ottobre potrete applaudire il Duo Bellavista-Soglia al MEI (Meeting delle Etichette Indipendenti) di Faenza, il Festival della musica emergente, dove prenderà parte al concerto in programma a Piazza del Popolo dalle 19.45. Qualche nome relativo agli artisti che quella sera saranno sul palco? Morgan, i Negrita, Pietro Tredici, se possono bastare. Per approfondire il fortunato iter del Duo, ho intervistato Raffaello e Michele: il risultato è una conversazione che esplora a tutto campo il loro universo musicale. Sappiate, ad esempio, che l’ anima Crossover insita in entrambi potrebbe condurli nientepopodimeno che a Sanremo

La vostra estate è stata ben poco all’ insegna delle vacanze, ma fitta di performance musicali: “Suoni e Parole, un simposio informale tra le Pietre di Luna”, la seconda edizione del Festival che organizzate alla Cava Marana di Brisighella, ha visto alternarsi ospiti d’eccezione come Ivano Marescotti, Alessandro Cecchi Paone e il Principe Maurizio Agosti. Cosa ci raccontate di quelle straordinarie serate?

Il Duo Bellavista-Soglia ha creato l’Accademia del Melo Silvestre che si occupa di gestire due Festival, uno al Cardello di Casola Valsenio durante il mese di Maggio e l’altro a Brisighella, all’interno della Cava Marana, tra Agosto e Settembre. Quest’anno le presenze sono andate oltre ogni aspettativa, portando persone da ogni parte d’Italia per assistere a questi simposi. La formula è ormai consolidata: forti del nostro crescente consenso in ambito musicale, ci teniamo a portare quelle che sono le personalità dell’alta cultura italiana sul territorio per creare assieme a noi serate esclusive, valorizzando così quelle che sono le peculiarità dei nostri luoghi. Il primo incontro, incentrato sull’Inferno Dantesco, vedeva il celebre attore  Ivano Marescotti assieme a Franco Costantini dialogare in un connubio perfetto tra alta cultura e riferimenti alla cultura romagnola. Gli interventi letterari si alternavano alle musiche del Duo Bellavista-Soglia, che per l’occasione ha presentato brani in affinità con i temi trattati. La seconda serata è stata dedicata alla musica Indie e Crossover classica:  il Duo Bellavista-Soglia  ha presentato in chiave colta celebri brani come “Heroes” di Bowie, “Enjoy the silence” dei Depeche Mode, “Arrivederci” di Bindi… Ospite d’onore, il  cantautore Lorenzo Kruger, frontman dei Nobraino, che è stato intervistato  dal  patron del MEI Giordano Sangiorgi. La terza serata, incentrata su Ulisse, simbolo della ricerca della conoscenza, vedeva sul palco il noto giornalista televisivo e scrittore Alessandro Cecchi Paone, che ha letteralmente stregato il pubblico alternando momenti di altissima cultura ad altri di umorismo, in un perfetto connubio che ha reso fruibile ed interessante lo spettacolo ad un pubblico estremamente eterogeneo. Il Duo Bellavista -Soglia ha interagìto in perfetta affinità con il celebre accademico italiano, che ha mostrato grande interesse per questa formazione musicale. L’ultima serata era incentrata sulla figura di Carlo Goldoni, che fu più volte ospite della famiglia Spada a Faenza. Un ruolo del genere poteva essere affidato solamente ad un attore come il Principe Maurizio Agosti, che ha calzato i panni del più grande commediografo italiano: il veneziano Goldoni. L’incontro era moderato dal giornalista Pietro Caruso. Interessante è stato il percorso musicale che affiancava quello storico letterario, in quanto durante la serata si sono alternate celebri arie di Mozart e brani del Novecento legati al tema delle maschere.

 

La locandina del Festival “Suoni e Parole”, che si è tenuto alla Cava Marana di Brisighella

State vivendo un vero e proprio boom e, di conseguenza, anche la nuova stagione vi vedrà impegnatissimi. Il 28 Settembre sarete gli artefici del “commento musicale” al vernissage di Enrico Versari, un giovane ma già affermato pittore di Faenza, mentre il 5 Ottobre prenderete parte al MEI, il Meeting delle Etichette Indipendenti che (sempre a Faenza) celebrerà il suo 25mo con una tre giorni di concerti a cui parteciperanno artisti del calibro di Morgan, dei Negrita e dei Marlene Kuntz. Con quali aspettative e quale state d’animo state affrontando questo momento di gloria?

Sicuramente le aspettative sono alte, in quanto, io e Raffaello stiamo lavorando a ritmi serrati sia come concertisti che come direttori artistici di questi importanti eventi. Questi due aspetti sono in realtà facce della stessa medaglia:i Festival sono da noi considerati dei veri e propri laboratori creativi che alimentano la nostra sete di conoscenza, permettendoci di sperimentare e di mettere in atto il concetto di sinestesia unendo in un unico filo conduttore un messaggio culturale ed artistico trasversale. Logicamente sono situazioni importanti, sia dal punto di vista musicale che umano, poiché tutte queste esperienze ci permettono di venire a contatto con persone di spicco dell’alta cultura e di valorizzare il nostro territorio, dando lustro a palcoscenici naturali ancora poco noti al grande pubblico. Siamo entusiasti del percorso che stiamo facendo, perché la ricerca artistica svolta durante queste manifestazioni alimenta il nostro bagaglio culturale, arricchendo anche le nostre performance in giro per il mondo. Ne deriva che, proprio per questa indole eclettica, veniamo invitati ad esibirci anche in situazioni non convenzionali quali il vernissage di Enrico Versari, che sarà moderato da noi, ed anche il concerto del MEI del 5 Ottobre. Proprio quest’ultimo appuntamento sarà una situazione molto Crossover ed una sfida non indifferente, perché ci metterà a contatto con un pubblico molto vasto: per l’occasione abbiamo preparato alcune chicche che per il momento non vogliamo rivelare, una su tutte la rielaborazione colta di “Enjoy the Silence” dei Depeche Mode.

 

Il Duo insieme al poeta Franco Costantini e a Ivano Marescotti

Che rapporto avete con la fama? Vi state facendo strada velocemente e potreste prestissimo diventare delle celebrità a livello nazionale. Pensate che il successo vi cambierebbe?

Credo che il successo non ci cambierebbe…Rimarremmo sempre i soliti Raffaello e Michele che vogliono ottenere una cosa e lottano con tutte le forze per conseguirla. Certo è che dobbiamo stare attenti alle “malelingue” che, come è già capitato, ci attaccano per invidia o chissà che altro. Noi adoriamo il nostro pubblico, che ad ogni concerto è sempre più numeroso e caloroso e ci dà una grande energia per continuare a lottare per la nostra causa, ovvero portare la cultura musicale su larga scala. Concludiamo dicendo che il successo è sicuramente una condizione alla quale aspirare, ma non si deve a nostro avviso fare l’errore di sedersi sugli allori, perdendo quella tensione creativa alla base di ogni manifestazione artistica.

Qual è la vostra opinione riguardo i talent musicali? Li ritenete delle vetrine efficaci per i giovani?

I talent possono avere una duplice connotazione. Da un lato rappresentano una grande possibilità per portare il proprio talento su una piattaforma che dà una visibilità molto alta, dall’altro però bisogna fare attenzione a non caderne vittima, oppure ad esserne strumentalizzati. Mi spiego meglio. Un artista deve prima di tutto pensare al proprio messaggio, a quello che vuole trasmettere: a volte capita che alcuni, soprattutto i più giovani, per cercare di seguire le tendenze più in voga al momento finiscono per indossare dei panni non propri. In conclusione, bisogna a nostro avviso saperne prenderne il meglio senza snaturarsi.

 

Raffaello e Michele, raggianti, portano in trionfo Lorenzo Kruger, cantautore e frontman dei Nobraino

Il 14 Settembre scorso siete tornati a collaborare con lo strepitoso e poliedrico Principe Maurizio Agosti, alias Principe Maurice, che stavolta ha vestito i panni del commediografo Carlo Goldoni: parlateci di questa esperienza.

E’ stata una serata strepitosa ed il pubblico era davvero entusiasta, in quanto il Principe Maurice ha interpretato da par suo il grande Carlo Goldoni che ha vissuto realmente, per alcuni anni, in Romagna.La sua interpretazione è stata suggestiva, in quanto ha evocato con i costumi e le movenze il periodo settecentesco in cui visse il grande commediografo che nelle sue commedie ironizzò molto sulle debolezze umane con sorprendente modernità. L’idea di presentare il personaggio attraverso un’intervista, condotta mirabilmente dal noto giornalista Pietro Caruso, è stata particolarmente efficace poiché ha fatto emergere gli aspetti di contemporaneità dell’opera goldoniana ,collegando in un secondo momento l’estro e la figura istrionica del Principe Maurice ad alcuni stereotipi della commedia umana.

 

Il Duo insieme all’ istrionico Principe Maurizio Agosti, alias Principe Maurice

Tornando ai vostri progetti, so che vi accingete ad esibirvi nuovamente nei teatri, una location per voi ideale. In quali occasioni?

Per quanto riguarda i concerti in teatro, stiamo ancora lavorando al cartellone della stagione 2019\2020, ma ti possiamo già preannunciare alcune date significative tra cui il 16 Novembre al Teatro degli Animosi di Maradi,il 7 Dicembre nel prestigioso Istituto di Cultura Tedesca a Bologna e il 10 Marzo con un importante debutto al Teatro Alighieri di Ravenna all’interno della stagione promossa dall’ Associazione Angelo Mariani. Inoltre stiamo organizzando eventi in vari auditorium, sempre in forma di simposio, con artisti internazionali.

Avete un calendario di impegni che arriva al 2020, siete richiestissimi. Potreste darci qualche anticipazione sugli spettacoli che vi vedranno protagonisti l’anno prossimo?

 Il nostro Duo è nato circa due anni fa e di cose ne sono successe davvero molte: abbiamo fatto oltre 100 concerti in tutta Italia. I prossimi appuntamenti saranno, come sopraccitato, il vernissage del celebre pittore Enrico Versari, il 5 Ottobre in piazza a Faenza dove saremo sul palco assieme a grandi nomi come Morgan e i Negrita, il 16 Novembre saremo nel magnifico Teatro degli Animosi di Marradi. A Dicembre Raffaello Bellavista terrà un recital a Bologna, a fine Dicembre ci sarà il tanto atteso concerto di Natale a Casola Valsenio, mentre a Marzo il Duo sarà ospite della celebre associazione musicale Angelo Mariani e si esibirà in un cartellone con i nomi più importanti del concertismo internazionale. Inoltre Michele Soglia è alle prese con la registrazione di un disco metal con i Mourn in Silence e porta avanti la sua classe di percussioni con numerosi riconoscimenti.

 

Raffaello e Michele esultano dopo il successo del Festival “Suoni e Parole. Un Simposio informale tra le Pietre di Luna”

Voi e la contaminazione artistica, uno dei “marchi di fabbrica” del vostro esprimervi: dopo il Festival della Cava Marana, avete in programma nuove performance che vi permetteranno di esibirvi ”a più voci”?

Come hai perfettamente colto, la contaminazione artistica, l’eclettismo musicale con riferimenti alla base colta è il nostro DNA e marchio di fabbrica. A nostro avviso l’artista del nuovo millennio deve essere una figura non rinchiusa nella sua cupola di cristallo, ma essere conscio di quelle che sono le tendenze e gli sviluppi della cultura. Questa visione viene poi filtrata con quello che è il nostro background accademico e ne risulta una visione trasversale della musica. Partendo da questo concetto non possiamo ancora svelare molto, ma sia su Casola Valsenio che su Brisighella stiamo lavorando alla prossima edizione di quello che potremmo definire un “Duo Bellavista-Soglia and Friends” con ospiti internazionali con i quali abbiamo già parlato. Saranno degli eventi memorabili!

 

Da destra a sinistra: il Presidente del Parco della Vena del Gesso Romagnola Enrico Venturi, Michele, Raffaello, l’ Assessore al Turismo di Brisighella Gian Marco Monti e il sindaco di Brisighella Massimiliano Pederzoli (foto di Luca Concas)

Il foltissimo pubblico accorso al Festival

Per concludere, una domanda tra il serio e il faceto: vi vedremo mai a Sanremo?

L’Ariston sicuramente è un palco importante, ed esibirci in quel contesto ci piacerebbe molto. Sarebbe, inoltre, una grande opportunità per far conoscere il meraviglioso repertorio contemporaneo che proponiamo, senza dimenticare i nostri arrangiamenti Crossover classici. Siamo consapevoli che il nostro non è sicuramente un genere musicale sanremese, però noi siamo anche compositori ed abbiamo qualche “piccolo capolavoro” inedito nel cassetto: se non ci sbagliamo, a Sanremo bisogna presentarsi con un inedito. Vedremo se in futuro ci sarà qualche bella sorpresa….

 

Da destra a sinistra: il Principe Maurice, Michele, Raffaello, il giornalista Pietro Caruso e la pianista Maria Laura Berardo

Il Duo con Giordano Sangiorgi, patron del MEI (Meeting delle Etichette Indipendenti)

 

Photo courtesy of Duo Bellasoglia-Vista