Sulle tracce del Principe Maurice: suggestioni di viaggio e note d’incanto tra Kiev e il Bel Paese

 

Dal nostro ultimo incontro (rivivilo qui), lo scenario è mutato radicalmente: alla Rotonda a Mare di Senigallia si sostituiscono le cromie rosso-oro del foliage, ma nel Principe non c’è certo traccia di spleen autunnale. Rinvigorito da affascinanti trasferte all’estero, deliziato dalle scoperte che gli riserva una quotidianità colta nel suo lato magico, racconta a ruota libera episodi, progetti e aneddoti trascinandoti in un vortice di energia. L’ estate si è conclusa con una nota di tristezza: la morte del suo mentore Lindsay Kemp ha toccato profondamente il Principe. Eppure, questa malinconia è stata presto sublimata da accenti di creatività pura. Il tributo a Kemp che ha organizzato a Venezia, durante la Biennale del Cinema, ha letteralmente ipnotizzato il pubblico. Ma soprattutto, ha evidenziato ancora una volta la potenza incredibile di un’ Arte che scaturisce dal cuore: è qui che confluiscono il genio, la verve istrionica e il travolgente carisma del Principe Maurice.

Lascio a te la parola affinché possa descriverci questa splendida esperienza veneziana.

Alla 75ma Mostra del Cinema ho fatto un red carpet con la mia amica Guia Zapponi, bravissima attrice. E’ stato divertente, ma la cosa più importante per me è stato l’esser riuscito a organizzare un “flash mob” in omaggio a Lindsay Kemp. Da solo non avrei mai potuto farlo, ero troppo coinvolto emozionalmente. Ho quindi chiesto aiuto a Andy dei Bluvertigo. Ci siamo detti, “Perché non ripercorriamo l’incontro tra Kemp e David Bowie?”, dove io avrei interpretato Lindsay e Andy, David. A lui l’idea è piaciuta tantissimo e l’abbiamo messa in atto. Senza invito esclusivo, senza pass, senza registrazione…L’abbiamo messa in atto e basta, sulla Terrazza della Biennale che ha cominciato subito ad affollarsi: la gente sentiva che stava succedendo qualcosa. Ho esordito con un djset, poi mi sono trasformato in Lindsay Kemp ed intonando insieme a Andy “The man who sold the world” è partito questo set glam rock. E’ stato un successo, non mi aspettavo che arrivasse così tanta gente! Poter ricordare Lindsay e David, per me, è stata una grande consolazione. Non abbiamo fatto tanta pubblicità, il che ha richiamato il pubblico giusto: a quanti realmente interessa essere toccati nell’ anima, quanti partecipano solo per esibirsi? Il nostro è stato un anti-red carpet party fatto col cuore.

 

 

 

Il Principe con Andy Fluon in “Stardust – Tribute to Lindsay Kemp and David Bowie” alla Biennale del Cinema

Abbandonate le atmosfere vacanziere, ci ritroviamo in un Autunno già inoltrato. Come hai inaugurato la nuova stagione?            

Andando verso est, e la prima tappa è stata Kiev in compagnia della mia amica e manager Oksana Kuzmenko. A Kiev sono andato per relazioni pubbliche, più che per lavoro, e ho avuto modo di incontrare Aleksandr Lobortas: un gioielliere straordinario entrato nel Guinness dei Primati. Con Oksana, nel suo atelier bunker, abbiamo ammirato dei gioielli stupendi per un pomeriggio intero. E’ stato un incontro stupefacente, per la preziosità e la bellezza di quel che ho visto! Sono riuscito ad ispirare, a mia volta, Lobortas, che presto creerà una serie di stilografiche gioiello “forgiate” sul mio personaggio. Quei momenti sono stati da sogno: mi hanno impressionato la passione, l’entusiasmo, la creatività. I monili che ho ammirato rievocavano Fabergé, gli zar, sono creazioni stratosferiche valorizzate da un’accurata ricerca sulla sfaccettatura delle pietre. In quei giorni, poi, a Kiev ricorreva San Michele e abbiamo visitato un luogo sacro ed incredibile. Pecherska Lavra è un monumentale complesso di monasteri in stile ortodosso (quindi architettonicamente molto ricco), uno dei quali è costruito su una rete di catacombe e di cunicoli.

 

Pecherska Lavra, a Kiev

L’ atmosfera di grande spiritualità al suo interno viene esternata da una solennità che incarna il senso della devozione. Ho vissuto una sorta di estasi mistica scaturita dalle sonorità, da ciò che vedevo, dai rituali monastici…Rimango sempre molto colpito da queste espressioni. Di Kiev mi porto dentro, quindi, due episodi speciali. Quello con Lobortas è stato un incontro di anime, ma la preziosità che ci circondava era tale da renderlo surreale. A Pecherska Lavra, invece, la spiritualità era talmente intensa da risultare struggente. Dall’ Ucraina ci siamo poi diretti verso Baku, dove avevo in programma una performance in un importante locale.

 

Il Principe insieme a Oksana Kuzmenko e al grande gioielliere Aleksandr Lobortas

Approfitto di questo suggestivo spunto per chiederti: che rapporto hai con il divino?

Non posso non credere in un’entità superiore che potrei definire con la natura stessa: l’espressione massima della divinità per me è già visibile nell’ erba che cresce, nel fiore che sboccia, perché è tutto grande e meraviglioso. Questa energia potente, che crea la vita e la distrugge, è sicuramente identificabile con un senso del divino che mi porto dentro. Mi affascinano le storie, i messaggi, le filosofie orientali, però sostanzialmente credo che Dio sia in ognuno di noi e in ogni cosa bella o drammatica che vediamo quotidianamente. Mi affascinano i riti: anche quello che compivamo noi nelle discoteche, in fondo, era una sorta di rituale. Naturalmente, nel rito religioso il livello filosofico e spirituale è molto diverso. Più alto e radicato nelle tradizioni.

 

Una delle cupole dorate di Pecherska Lavra

Baku è famosissima per il suo circuito di Formula 1. Come la trovi a livello di “movida” e di pubblico della notte?

Ho preferito Baku al di fuori del circuito della Formula 1 perché l’ho trovata molto più gradevole, meno caotica. Questa volta me la sono goduta perfettamente e ho notato che c’è gente bella, elegante, che ad ogni età ama vivere la città. Per il compleanno del Jack Daniel’s mi sono esibito in una sorta di area “dei docks”, piena di movida: un locale attaccato all’ altro e tutti ispirati a diverse nazioni. La mia performance si è tenuta al Madrid Bar, che in realtà è un bellissimo locale all’aperto. A Baku adorano il dinner show, mangiare e poi ballare è una formula che funziona! Quindi, ho cantato durante una cena spettacolo: è stata una serata un po’ in stile America anni ’20 del proibizionismo, dato che inneggiava al whiskey, ed io mi sono esibito con gran divertimento in uno dei personaggi che ogni tanto mi saltan fuori. Il successo è stato enorme, ma la cosa più bella è stata aver potuto godere della città. A Baku la gente, di sera, esce anche solo per passeggiare. C’è voglia di incontrarsi, di girare, molta vivacità. Nei parchi trovi chi chiacchiera sulle panchine fino a tardi…C’è voglia di comunicare e di sedursi. Questo mi è piaciuto proprio tanto!

 

Il compleanno del Jack Daniel’s al Madrid Bar di Baku

Tornato in Italia, poi, sono stato coinvolto nelle celebrazioni del 50nario di un’azienda di tecnologia molto importante del senese. E’ nata dall’ intuizione di due meccanici che hanno elaborato una teoria per la lavorazione del legno ora esportata in tutto il mondo: una di quelle belle realtà che danno lustro alla nostra creatività anche nel campo della tecnologia. E’ stato bello festeggiare in questa azienda familiare, con il suo patriarca, tutta riunita attorno a quel successo. Nel senese ho anche scoperto una tenuta, “La Fratta”, che dal 1208 appartiene alla stessa casata. E’ un mondo incantato, un’ oasi d’eccellenza da godere con tutti i cinque sensi. Il mio ritorno in Toscana mi ha fatto riscoprire come il senso della famiglia sia ancora fondamentale, nella società italiana, per creare delle cose belle. E per “famiglia”, bada bene, io intendo anche il gruppo di amici e collaboratori storici che diventano tali. “Famiglia” come confidenza, stima, fiducia reciproca…Questo legame fatto di sogni e di speranze condivise è ciò che mi è più rimasto impresso nel mio vagare tra Kiev e il Bel Paese.

 

 

Stai diventando sempre più internazionale, a livello di performance. Qual è l’atout del tuo successo oltreconfine?

Il mio è il linguaggio universale dell’arte vera, quella vissuta con il cuore, dove la magia e la fantasia sono importanti ma lo è soprattutto un animo sincero. Io non fingo, le mie emozioni sono autentiche. Mi piace l’idea di riuscire ad arrivare con uno sguardo dentro qualcuno e di rapirlo, di portarlo nel mio mondo: con la grande convinzione di essere esattamente quello che desideravo essere in quel momento lì per quella persona.

Torniamo in Italia, e più precisamente alla Villa delle Rose di Riccione. Dove so che ti sei esibito, il 15 Settembre scorso, insieme alla Contessa Pinina Garavaglia…Che ci racconti di quella serata?

In realtà ho fatto semplicemente da chevalier a Pinina, la nostra è un’amicizia che risale addirittura agli anni ‘80. Quella serata è stata un’occasione per rivedere vecchi amici fuori dall’ ambiente del Cocoricò, fuori dall’ ambiente della techno ma più orientati verso l’house. Durante la cena mi sono esibito a livello canoro: il dinner show è un mio must, ultimamente!

 

 

Tu e Pinina Garavaglia: cosa pensi del suo look e del suo lifestyle iper flamboyant?

Ho conosciuto Pinina Garavaglia nella “Milano da bere” degli anni ‘80, quando lei lavorava come PR di locali importanti come l’Amnesie e la Belle Epoque. Pinina intuì subito le mie potenzialità nel mondo della notte, nonostante all’ epoca lavorassi in banca: cominciò a “utilizzarmi” nelle sue serate in maniera simpatica, non certo per lavoro ma più per divertimento. E’ stata lei a darmi un imprinting. Il suo motto “Audace ci piace” è senza dubbio la sintesi di come siamo entrambi, anche se poi io ho virato su una teatralità più dark, più riferita al mondo di Lindsay Kemp. Adoro Pinina, la stimo moltissimo: ha un’immensa cultura, una grande ironia e soprattutto una potente inventiva. E’ appassionata di antiquariato, musica, letteratura…Con lei, insomma, non posso che andare d’accordo sotto tutti i punti di vista. Il suo look è sempre “esagerato”, ma curato, quindi ci sta! Ed è tutt’altro che effimera: l’effimero è un concentrato di emozioni fugaci che resta nelle retrovie dell’anima, se intriso di preparazione e di eleganza.

 

Il Principe Maurice e la Contessa Pinina Garavaglia

Due personaggi come voi, accomunati dal gusto barocco e dall’ amore per la notte, ne avranno vissuti, insieme, di aneddoti! Puoi raccontarcene uno?

Sicuramente lo straordinario incontro con Andy Warhol, che nell’ ’87 Pinina ospitò a Milano dopo il vernissage dell’esposizione del suo Cenacolo. Famosa in tutto il mondo come “contessa rock”, Pinina diede un ricevimento a casa sua: ricordo questo bellissimo divano di velluto rosa di fronte a un camino barocco. Andy Warhol se ne stava seduto lì da solo, silenzioso, quasi imbambolato. Chiesi a Pinina se potevo avvicinarlo, mi disse che potevo. Così andai e mi sedetti accanto a Warhol: lo ringraziai di essere venuto a Milano, gli espressi la mia gioia per incontrarlo di persona…Lui non rispose nulla, girò la testa lentamente e mi guardò. La sua espressione era un po’ infastidita, del tipo “Che vuoi? Lasciami nel mio torpore!”, però per me fu un grande onore. Il suo sguardo era sempre nel vuoto, ma a me guardò negli occhi e io fui felice! Mi sembrò anche di percepire una leggera curva sul suo labbro, come a dire “Guarda questo, che faccia tosta!”…Credo che avesse apprezzato il mio coraggio. Quell’ impercettibile confidenza nei miei confronti mi diede potere, mi diede lustro quella sera: fu proprio divertente!

 

 

Per concludere, una domanda sui tuoi progetti non può mancare…

Il 13 Ottobre è in programma un evento dedicato alla presentazione di un progetto cinematografico di cui parlerò più avanti. Il mio autunno sarà incentrato sugli sviluppi di questa pellicola, che mi vedrà protagonista per la prima volta nonché coautore della sceneggiatura. Vi darò tutti i dettagli al momento giusto: è un progetto a cui tengo tantissimo, che darà una svolta alla mia carriera. Sarà una bella prova! E io ci sto dentro, ho voglia…Il film verrà realizzato completamente in Veneto – con sottotitoli in italiano ma anche in inglese, perché la produzione sarà internazionale – e questo valorizzerà il territorio, la storia, le tradizioni, addirittura l’enogastronomia della regione straordinaria nella quale vivo e che tanto amo.

 

Photo courtesy of Maurice Agosti

 

“Stardust”, il tributo a Lindsay Kemp del Principe Maurice e Andy Bluvertigo

 

Oggi VALIUM torna sulle tracce del Principe Maurice per segnalare un evento-tributo imperdibile. Prendete subito nota, che per gli amanti degli anglicismi equivale a un “save the date” a caratteri cubitali:

Domenica 2 settembre, a Venezia, dalle ore 22.00 la Terrazza Biennale di Tino Vettorello si trasformerà in un palcoscenico speciale. A pochi giorni dalla scomparsa di Lindsay Kemp, creatore con David Bowie del personaggio Ziggy Stardust e del fenomeno “GlamRock”, il Principe Maurice Agosti, devoto discepolo della sua arte, ed Andy Fumagalli (Bluvertigo), eccellente interprete bowiano in tournée con i suoi White Dukes, porgeranno un tributo musicale e teatrale suggestivo, emozionale, assolutamente glamour al noto danzatore e coreografo inglese.

Lindsay, mio Maestro e Mentore, cui devo tutti gli strumenti espressivi che mi distinguono, è stato un genio unico ed irripetibile con la sua originale vena artistica di elegante rottura, totale libertà creativa, indiscutibile potenza lirica frutto di una sapiente contaminazione tra pantomima classica, teatro Butoh giapponese e un ironico tocco glam”, dice Maurice. “Venezia e la Biennale Danza gli sono grate di aver portato le sue magiche suggestioni in Laguna nel ’97. Questo accorato omaggio mio e di Andy, che pure era stato suo allievo, vuole ricordare lo straordinario connubio umano ed artistico tra Kemp e Bowie, che ha segnato un’epoca e rimarrà nella storia dello spettacolo”.

Lo show del 2 settembre, che avrà per titolo “Stardust – Tribute to Lindsay Kemp and David Bowie”, sarà strutturato come un’improvvisazione di live, proiezioni, dj set e performing art nel dopocena, in totale libertà e ricordando con gioia, ironia e pura poesia un periodo musicale e di costume caratterizzato dalla gioia di vivere e da tutti i colori della trasgressione giocosa.

STARDUST

Tribute to Lindsay Kemp and David Bowie

By Principe Maurice and Andy Bluvertigo

Alle ore 22 del 2 Settembre presso la Terrazza Biennale della 75esima Mostra Internazionale del Cinema di Venezia

 

 

 

 

 

 

Photo courtesy of Maurice Agosti

 

Sulle tracce del Principe Maurice: ricordando Lindsay Kemp e il suo “capolavoro onirico”

Il Principe Maurice con Lindsay Kemp in uno scatto recente

Terzo appuntamento con la rubrica che VALIUM dedica al Principe Maurice ed alla sua rutilante vita artistica. Stavolta lo incontro a Senigallia, sull’iconico sfondo della Rotonda a Mare: paglietta in testa e look total white, si prepara ad animare la serata conclusiva de “L’Estetica dell’Effimero”, kermesse cult della “spiaggia di velluto” arrivata alla settima edizione. Nonostante il vortice di eventi che lo vede protagonista, il Principe è immancabilmente radioso, sorridente, “décontracté” come direbbero i francesi. E davanti al nostro aperitivo di rito, mi racconta esperienze recenti e progetti imminenti intramezzando la conversazione con molteplici riflessioni a tema. Inutile dire che, una volta di più, il suo eloquio non manca di ipnotizzarmi con il fascino della potenza evocativa che sprigiona.

Ferragosto si è concluso una manciata di giorni fa. Come lo ha passato, il Principe Maurice?

Il 14 ho partecipato ad una festa in un locale con il quale collaboro molto volentieri. Ci siamo inventati una serata particolare, da discoteca però con delle contaminazioni stile cabaret: un po’ quello che facevo al Plastic con la serata Reaction. E’ stato divertente! Il locale si chiama Odissea Fun City e si trova a Spresiano, vicino Treviso, è una struttura enorme che compie 25 anni proprio quest’ anno e li festeggerà il 14 Settembre. Grazie al nome che porta, abbiamo abbinato il suo 25mo compleanno al 50mo anniversario di “2001: Odissea nello Spazio” di Kubrick e ne è venuta fuori una direzione artistica ispirata al film: useremo immagini della pellicola, le riprodurremo “live” rivisitandole…Sarà una bellissima produzione, ci stiamo lavorando da tre mesi! Io avrò almeno 25 artisti che collaboreranno con me.  In questo periodo sto andando sempre meno in discoteca e sempre più ad happening culturali alternativi. Approfitto dello spazio mentale che (con gran rammarico) ho a disposizione dopo aver archiviato il Cocoricò per riempirlo di cose nuove, fare scouting, guardarmi intorno…E sono molto soddisfatto di tutto questo.

 

Il Principe al Samsara Beach di Riccione

Ci siamo incontrati poco più di un mese fa, esattamente quando hai detto “addio” al Cocoricò. Mi giunge voce che a Riccione sei tornato anche in un’inedita versione “on the beach”…

Esatto! Sono stato invitato al Samsara Beach, filiale riccionese del Samsara Beach di Gallipoli. E’ una formula diversa di fare discoteca, non di notte, non in un locale chiuso ma sostanzialmente di giorno e sulla spiaggia. Devo dire che mi è piaciuto molto, anche perché mi sono ritrovato insieme ad uno dei miei dj preferiti, uno dei fondatori della musica House: David Morales. E’ un grande amico e ho passato una serata davvero speciale, ma è stata ancor più speciale sai perché? Ora ti racconto. Mario Pierantoni, il capo della security del Cocoricò, ha chiesto la mano della sua ragazza sul palco proprio in quell’ occasione. Io ho creato la situazione con una performance ad hoc: sono stati attimi pieni di vita, solarità, sentimento, emozioni…Amore! In quel momento c’era tanto amore ed è stato davvero emozionante! Conosco Mario da 20 anni, siamo amici. Quando mi ha detto “Vieni al Samsara a darmi una mano, inventiamoci qualcosa, voglio fare una sorpresa alla mia ragazza” ho accolto subito il suo invito. Lei non sapeva nulla, dopo la dichiarazione tutti piangevano di gioia. Perché la gente ancora crede nei sentimenti, ma bisogna proporglieli…Altrimenti, pensano che non esista nulla tranne i social. Invece esiste ancora l’amore vero e quella è stata una splendida testimonianza. Nel privé del Samsara, poi – una riproduzione del privé dell’Ethos Mama Club – ho ritrovato Ricky Montanari, Flavio Vecchi, tutto il gruppo di Maurizio Monti…E’ stato bellissimo, un ritorno a Riccione che mi ha confortato un po’ dopo quell’ addio doloroso al Cocoricò. Devo dire che sono molto contento di aver seminato stima, amore e rispetto.

 

 

Non posso fare a meno, questo punto, di chiederti cosa rappresenta Riccione per te: una pietra miliare, immagino. E poi, che altro? Che tipo di legame si è instaurato tra te e “la perla verde dell’Adriatico”?

Io Riccione la amo. Riccione è stata l’Ibiza italiana ma anche più di Ibiza, perché la “filosofia” italiana era condita di cultura, non solo di trasgressione. Riccione aveva questo must rispetto a Ibiza, che invece è sempre stata giocosa e divertente pur essendo partita da filosofie New Age. La “perla verde dell’Adriatico” è stata senza dubbio un faro a livello internazionale per quanto riguarda la club culture vera, rimarrà sempre nel mio cuore. Adesso è alla ricerca di una sua identità. Devo dire che la formula del club notturno forse è diventata un po’ troppo, come dire, “morbosa”: il club è un luogo di sfogo, di sballo e basta…Io amo la notte, ma nella dimensione diurna c’è più solarità. Vedere al Samsara ragazzi e ragazze in costume, che ballavano, emanava una sensualità potente. La gente ha voglia di guardarsi, di annusarsi, di sedursi, di godersi, e questo è un bel segnale! Riccione, per tradizione e cultura, può farsi portatrice di questa tendenza: una nuova positività anche nel divertimento.

Siamo in estate, apogeo del divertimento notturno. Ma per i giovani, a tuo parere, al top delle tendenze c’è sempre il club?

La concorrenza più forte ai club la fanno i festival. Esistono tantissime manifestazioni all’ aria aperta: forse la gente oggi ha anche voglia di vivere più a contatto con la natura, perché questi festival vengono normalmente organizzati in grandi parchi. Sono situazioni sempre molto forti, di tendenza, con questi mega dj…Il club c’è ancora chi lo ama e io spero che continui ad amarlo, perché è un luogo più sicuro se vogliamo; anche se i grandi festival, ormai, hanno organizzazioni che sono macchine da guerra. Chi non va in questi posti, invece, adora vivere la spiaggia. E’ lì che i giovani la notte si ritrovano: accendono falò, cantano, mangiano, fanno il bagno insieme. Credo che si stia riattivando un rapporto speciale con la natura, e mi piace molto. E’ un recupero di emozioni più spontanee, meno “chimiche”!

 

 

A proposito di notte: quale notte, a tutt’oggi – e vita privata a parte! – ricordi come quella che ti ha messo più adrenalina addosso?

Senza dubbio la notte in cui Grace Jones mi ha invitato, all’ improvviso, sul palco della Royal Albert Hall. Siamo nel 2010, Grace è in tournée per promuovere il suo album “Hurricane”. Io sono seduto tra il pubblico in una zona vip di fianco a Brian Eno, e a un certo punto lei fa: “Maurice, so che sei qui: dove sei?” Io mi alzo, faccio un cenno e vengo inquadrato da un occhio di bue. “Vieni a ballare con me “Libertango”?”, mi chiede Grace. Potevo dirle di no? E’ stata una serata “a sorpresa” che difficilmente dimenticherò, proseguita con una splendida festa in cui ho potuto conoscere meglio Brian Eno e ho incontrato per la prima volta Lady Gaga. Sono quelle occasioni speciali che accadono quando sei con persone speciali: è una delle fortune, dei grandi privilegi che ho avuto nella mia vita.

 

Il Principe con Grace Jones

Torniamo agli eventi. In un mese della tua sfavillante esistenza ne saranno successe, di cose…Che ci racconti al riguardo?

L’ evento più eclatante a cui ho partecipato come maestro di cerimonie è stata una festa sulle colline toscane, in un’antica villa meravigliosa con una tenuta pazzesca in cui c’era addirittura un laghetto con un’isola al suo interno. Lì è stata organizzata una splendida festa veneziana, qualcosa di veramente straordinario! Ti dico solo che sono ritornato a cavallo dopo 35 anni, perché la festa si svolgeva nella villa ma anche in tutta la tenuta…Gli ospiti si muovevano in carrozza e sono state portate persino delle gondole per navigare sul laghetto. Si è trattato di un evento privato, super blindato, per pochissime persone tra l’altro. Io ero nei panni di Casanova ed accoglievo gli ospiti nelle location dei vari appuntamenti. La festa è cominciata alle 19,30 ed è finita a mezzanotte. Ci sono due momenti che ricordo con intensità particolare: nel primo attendevo gli ospiti, poi davo loro appuntamento al laghetto che raggiungevo a cavallo. E siccome ritardavano un po’, mi sono fatto tre giri in gondola godendo di una luce meravigliosa…L’ altro momento è stato mentre ero a cavallo, con le carrozze degli ospiti che mi seguivano. Dato che in quel caso ero condotto dallo stalliere e potevo guardarmi intorno, sono rimasto estasiato dalla scena: io sul cavallo in costume del ‘700, i colori magici del tramonto, una musica misteriosa che si diffondeva…Ho vissuto una favola, proprio di quelle che piacciono a me! C’è anche da dire che abbiamo fatto due giorni di prove, è stato faticoso con i costumi, faceva molto caldo: ma ne è valsa la pena. Un’ altra cosa bella che ho fatto, sempre in costumi casanoviani, sono state delle riprese in notturna per il TG2 che verranno inserite nella diretta della Regata Storica del 2 Settembre. Dovevamo girare delle scene a Venezia con una magnifica dama, la costumista Francesca Serafini: con lei avremmo dovuto fare un incontro in gondola, ma quella sera c’è stata una tempesta terribile. Avevamo già preso appuntamento con Giulia Apollonio, la giornalista della troupe del TG2. Senonchè, mentre ero lungo il tragitto, è scoppiata un’autentica bufera. Il bello è che non riuscivo a rintracciare il luogo in cui dovevamo incontrarci, perché Venezia in quanto a indirizzi è molto misteriosa…Rischiavo di prendere l’acquazzone in pieno, poi in extremis ho ritrovato il nostro “meeting point”. La ripresa della gondola è saltata, ma ho suggerito di posticiparla e di girare, invece, l’arrivo in Piazza San Marco: nello storyboard, Casanova gira in gondola con la giornalista RAI spiegandole questo e quell’ altro, finchè arriviamo in Piazza San Marco dove trovo la mia dama e congedo Giulia…Ho proposto di girare la scena dell’incontro al Caffè Florian: lì, io e la dama brindiamo e subito dopo la porto in una calletta “maliziosa” delle Procuratie di San Marco, allontano la troupe televisiva come se fosse un paparazzo e mi rifugio nella calle con l’ amata a “far finta di”. E’ stato davvero molto carino! Diciamo che Agosto, per me, si snodato all’ insegna del Casanova. Ieri sera, invece, ho assistito al debutto del Festival che il Duo Bellavista-Soglia (leggi qui la loro intervista con VALIUM) ha organizzato a Brisighella. Grazie a loro ho conosciuto nuovi aspetti di quella zona. Intanto c’è la Vena del Gesso, che è una cosa straordinaria dal punto di vista geologico. Ne esistono solo due al mondo, e quella romagnola è già candidata a patrimonio Unesco. Dal paesaggio carsico a cui ha dato luogo ha preso forma la cava dove si teneva il concerto: una cava di gesso incredibile, con un’acustica meravigliosa e con tanto di laghetto formato dall’ acqua piovana…L’ ambiente era davvero magico. Una delle cose più originali è stata la fanfara eseguita esclusivamente sul rullante da Michele Soglia, che ha compiuto delle vere e proprie acrobazie con le bacchette! Lo spettacolo è stato magnifico, un fantastico cross over di musica classica, musica più contemporanea e sonorità inedite. The day after, prima di tornare a Palma di Maiorca per qualche giorno di (meritata, ndr) vacanza, sono qui a Senigallia per la chiusura de “L’ estetica dell’effimero” dei fratelli Marconi (leggi qui la loro intervista con VALIUM), pluripremiati al Carnevale di Venezia dove hanno vinto tutto il vincibile. Quest’ anno la loro kermesse è stata dedicata al turismo storico, cominciato nel ‘700 di goldoniana memoria. La voga dell’epoca erano le ville in campagna – più che al mare – della nobiltà cittadina, una voga che si è conclamata a fine ‘800 – inizio ‘900. Stasera chiuderò la manifestazione e annuncerò il tema dell’anno prossimo, che ti rivelo in anteprima assoluta: le regine.

 

Il Principe nei (settecenteschi) panni di Giacomo Casanova…

…e con il Duo Bellavista-Soglia

Guardando al futuro, so che a fine mese hai in progetto qualcosa di molto esclusivo. E che la location d’eccezione sarà proprio la “tua” Venezia.

Il 30 Agosto mi vedrete di nuovo nelle vesti di cerimoniere. L’occasione sarà un gran ballo di beneficenza, un gemellaggio mondano e culturale tra Venezia e Montecarlo che Delia Grace Noble, meraviglioso soprano e ambasciatrice Unicef oltre che amica di Sua Altezza Serenissima il Principe Alberto II di Monaco, patrocina. Saranno presenti il sindaco di Montecarlo, i rappresentanti del Palazzo, il Principe non si sa mai fino all’ ultimo se arriverà, ma penso di sì. Il ballo è dedicato al tema dei principi e delle principesse (“Gran Ballo dei Principi e delle Principesse” è anche il suo nome): un po’ una rievocazione della fiaba di Ranieri e Grace Kelly. L’ ambientazione sarà quella del Belmond Hotel Cipriani, l’hotel preferito dalle star di Hollywood a partire da Liz Taylor in poi. Non è una location tipicamente veneziana, niente stucchi…Un lusso in stile molto americano che forse anche per questo piace alle star.

 

Un red carpet del Principe alla Mostra del Cinema di Venezia

Settembre è dietro l’angolo: quali primizie autunnali puoi anticipare a VALIUM?

Il mese di Agosto terminerà con un probabile incontro con Lady Gaga, che arriverà alla 75ma Mostra del Cinema di Venezia per presentare il film in cui debutterà come protagonista. Avrei molto piacere di rivederla! Adoro la sua evoluzione artistica, “Million reasons” per me è una canzone che rimarrà nella storia del pop: puoi cantarla con una chitarra in spiaggia o con un’orchestra sinfonica. Settembre comincerà alla grande, invece, con l’accoglienza ufficiale di una delegazione cinese. Si tratta di una delegazione molto importante nella produzione di documentari, film e, penso, anche televisiva. Approderà in laguna in quanto uno dei suoi funzionari ha partecipato alla produzione di “Marco Polo”, il bellissimo sceneggiato TV del 1982. E’ in questa occasione che è stata “riaperta la via della seta”, la Cina ha aperto le porte all’ Occidente proprio per consentire le riprese. Per celebrare l’arrivo della delegazione si terrà un gran gala a Palazzo Labia, la sede di rappresentanza della RAI: un edificio stupendo, con un ciclo di affreschi murali del Tiepolo che raffigura gli amori di Antonio e Cleopatra…Qualcosa davvero da pelle d’oca! Anche in quel caso, vivrò un nuovo sogno. Sarà sicuramente una serata fantastica, dove potrò assistere a delle testimonianze uniche. Dopodichè, come ti ho già raccontato, per il 14 Settembre è in programma il 25mo compleanno dell’Odissea Fun City: un nome, come mi hanno confessato i titolari, proprio ispirato al successo stratosferico di “2001: Odissea nello spazio” di Kubrick del quale celebreremo in concomitanza il cinquantennale.

 

 

Qualche giorno dopo il nostro incontro senigalliese, risento il Principe Maurice al telefono all’ indomani della morte di Lindsay Kemp (leggi qui la sua intervista con VALIUM). Difficile trovare una definizione per l’ icona che nutrì l’immaginario di innumerevoli artisti, su tutti David Bowie: coreografo, mimo, danzatore, regista e attore, Kemp si è spento il 25 Agosto a Livorno, dove abitava da tempo, all’ età di 80 anni. Ne parlo con un Principe affranto, ancora sotto shock. Con VALIUM, Maurice ha voluto condividere le emozioni provate dopo la scomparsa del suo mentore, l’ ispiratore del Teatro Notturno di cui è portavoce. Ecco quanto mi ha detto e cosa ha rappresentato Lindsay Kemp per lui:

Sono veramente addolorato… Ne sento già la mancanza. Anche se un artista straordinario ed iconico come lui è immortale per ciò che lascia non solo di professionale, rappresentando un unicum nel suo genere, ma sopratutto di emozionale per chi lo ha potuto ammirare o addirittura frequentare. Per me significa aver perso il padre del mio personaggio, che è totalmente impregnato dei suoi insegnamenti, del suo imprinting estetico, artistico, morale. È grazie a lui che sono riuscito ad apprendere le tecniche espressive che mi rendono così intenso e suggestivo pur senza spazio fisico a disposizione e senza dover parlare… È il segreto della “pantomima”, antica arte espressiva greco-romana che lui ha saputo rivisitare e rinnovare contaminandola col Butoh giapponese ma anche col Glam più trasgressivo. Nonostante lo shock, sono determinato a mettere in piedi uno show Tribute con gli artisti che conosco e che si sono ispirati, come me, a lui. Tra questi Andrea Fumagalli, Andy Fluon Bluvertigo, che sta girando l’Italia con il suo tributo a David Bowie. Faremo rivivere l’incontro tra Kemp e Ziggy Stardust attraverso una performance intensa e onirica. Ecco, la definizione dell’Arte di Lindsay si può riassumere in “capolavoro onirico”: fatto di sogni, ma di quelli che ti incantano e sono premonitori, a volte inquietanti ma mai incubi… La sua bellezza interiore è sempre stata quella Luce d’amore donata come attimo di felicità e come messaggio universale e trasversale. Grazie, Maestro, che la terra ti sia lieve. Ora puoi a pieno titolo essere quello “Star Man waiting in the sky” che il tuo amato David ti aveva dedicato…

 

Ritratto di Lindsay Kemp in “Onnagata”. Opera eseguita da Andy Fluon Bluvertigo

 

Photo courtesy of Maurice Agosti

 

 

Il Duo Bellavista-Soglia: musica, eclettismo e contaminazione fusi in una sofisticata alchimia

Il Duo Bellavista-Soglia

Raffaello Bellavista e Michele Soglia emanano eleganza: un’eleganza quasi d’altri tempi, del tutto priva di affettazione ma intrisa di garbo sia nei modi, che nei gesti. Si direbbe che la musica, a cui si sono dedicati sin dall’ età più tenera, abbia impresso nel loro DNA uno chic naturale. D’altronde, persino Herman Hesse parlava della seconda arte definendola un’“armonia tra Cielo e Terra”, e quest’ armonia Raffaello e Michele l’hanno mixata a talento ed eclettismo ad ampie dosi. Giovani (classe 1989 Michele, classe 1992 Raffaello), motivati, preparatissimi, vantano una solida formazione accademica e si sono esibiti in svariati teatri italiani. Nel 2017 hanno unito passioni e competenze per formare il Duo Bellavista-Soglia, ensemble cameristico che coniuga marimba, pianoforte e sonorità baritonali. Nonostante il successo riscosso, tuttavia, il Duo non rinuncia al grande amore che persegue in parallelo con la musica: la contaminazione dei linguaggi artistici.

Raffaello e Michele, vorrei che foste voi stessi a presentarvi ai lettori di VALIUM…Come vi “raccontereste”?

In poche parole: siamo due musicisti solisti che si incontrano non solo sul piano musicale, ma anche, potremmo dire, metafisico: nell’ esecuzione ed interpretazione dei compositi fraseggi musicali che affrontiamo quasi quotidianamente le parole sono depauperate di senso, non servono, prevale l’empatia! Entrambi abbiamo particolarità e attitudini diverse: Raffaello è un ottimo cantante lirico nel registro baritonale, ma nel contempo è considerato uno dei pianisti più eclettici e interessanti nel panorama italiano. Michele, oltre a vantare una grande esperienza orchestrale come percussionista e marimbista solista, si trasforma, come novello Jekyll and Hyde, in uno dei batteristi di Extreme Metal più apprezzati tra gli appassionati.

 

Raffaello Bellavista

Il vostro amore per la musica risale all’ infanzia. Com’è nata questa passione?

Raffaello: La mia passione per la musica è stata fortemente influenzata dai miei genitori, in quanto mia madre era una cantante lirica (anche se in seguito si è dedicata all’insegnamento). Mio padre è sempre stato un grande appassionato di musica colta, ma aperto a tutte le contaminazioni: non a caso, ha animato la vita notturna romagnola per un decennio. Questo ambiente estetizzante, insieme a una mia personale inclinazione, ha fatto sì che io abbia scelto di intraprendere sin dai primi anni scolastici un percorso di studi accademici.

Michele: Essendo figlio d’arte – mio padre è Renato Soglia, che oltre ad aver suonato come trombettista in RAI ha scritto e revisionato svariati libri di musica – sono stato anch’ io influenzato dalla mia famiglia, anche se sin da bambino avevo dimostrato un interesse particolare per il mondo delle percussioni e della batteria: gli strumenti sui quali ho incentrato i miei studi accademici.

Com’è nato il Duo Bellavista-Soglia, e a quale repertorio attinge?

Entrambi viviamo all’ interno del Parco della Vena del Gesso Romagnola (il gesso è conosciuto anche come “pietra di luna”, in quanto riflette la luce lunare): Raffaello a Brisighella, noto borgo medievale, e Michele a Casola Valsenio, il paese delle erbe officinali e dei frutti dimenticati. Prima di incontrarci avevamo spesso sentito parlare l’uno dell’altro, in quanto siamo sempre stati molto attivi sulla scena musicale romagnola. Poi qualche anno fa, in occasione di un evento a Rimini, è capitata l’occasione di suonare insieme e…Non abbiamo più smesso. Il Duo nasce come progetto di tesi e antitesi di due strumenti che inizialmente possono sembrare poco affini, ma ad un ascolto attento si fondono creando armonie fortemente evocative. Abbiamo in repertorio arrangiamenti di celebri arie d’opera scritti da noi, dove la marimba prende la parte dell’orchestra e Raffaello canta la parte originale del baritono. Oppure, grandi componimenti classici dove avviene l’opposto: l’orchestra è sostituita dal pianoforte e la marimba o il vibrafono sostengono la parte solistica. Altre partiture sono di artisti contemporanei molto eclettici, che spaziano dalla musica minimale al jazz o alle colonne sonore.

 

Michele Soglia

Avete un immaginario ispirativo ben preciso a cui fate riferimento?

Non esistendo una formazione con caratteristiche simili alla nostra, dobbiamo far riferimento a noi stessi ed impegnarci per far sì che le nostre forze diano forma alle armonie immaginate, che sono sempre proiezioni utopiche verso cui tendere. Logicamente i grandi protagonisti del passato, della musica colta, sono per noi pietre miliari con le quali confrontarci in ogni istante.

Al Festival nella Cava Marana di Brisighella – che vi vedrà protagonisti e di cui Raffaello sarà direttore artistico – intreccerete la vostra musica a discipline come la poesia e le arti figurative. Che significato ha, per voi, il concetto di “contaminazione”?

Il Festival dell’Antro della Pietra di Luna, alla sua prima edizione, si svolgerà il 18 e il 25 agosto e il 2 e il 7 settembre e vedrà, all’interno di un luogo estremamente suggestivo (si tratta di una profonda cavità scavata in una formazione gessosa, definita selenite o pietra di luna), un connubio di arti: musica, arti figurative, poesia, drammaturgia, storia e scienza. L’intento è quello di creare serate itineranti in cui, partendo da diversi linguaggi artistici, si possa tendere verso un’ideale sintesi. Raffaello, in quanto membro del comitato scientifico della Fondazione I Naldi-Gli Spada (che concentra i propri studi su personaggi che hanno condizionato il corso della storia), si è impegnato per ottenere il patrocinio del Parco Regionale della Vena del Gesso Romagnola: in questo modo si sono unite due realtà molto importanti per la valorizzazione del territorio. Per noi la contaminazione è alla base di tutte le espressioni artistiche che spesso offrono una sintesi in senso hegeliano di percorsi diversi, un incontro tra diverse realtà. Inoltre, l’unione tra concerto, aspetti conviviali e una tipologia di pubblico attento fa sì che gli eventi organizzati dal Duo Bellavista-Soglia siano non solo esclusivi, ma evocativi di forme di intrattenimento culturale appartenenti a un’epoca diversa.

 

Il concerto di Raffaello e Michele nell’ Arena delle Balle di Paglia di Cotignola

 

Mi ha molto colpito il racconto del Principe Maurice riguardo a una vostra esibizione nell’ Arena delle Balle di Paglia di Cotignola. Che ci dite di quell’ alba magica?

Innanzitutto ringraziamo il Principe Maurice per aver accolto il nostro invito al concerto dell’Arena delle Balle di Paglia, e per averne parlato in una sua intervista. L’evento all’Arena è stato veramente entusiasmante: nonostante fossero le 5.45 del mattino, c’è stata una notevole affluenza di pubblico. L’accoglienza è stata, inoltre, delle migliori.

A Riccione, in occasione dei trentennale del Cocoricò, avete affiancato proprio il Principe Maurice in un’inedita performance.  Come si conciliano musica techno e Mozart?

Il Principe Maurice ci ha subito affascinato per la versatilità della sua personalità e per le sue conoscenze trasversali sempre molto approfondite, aspetti che gli permettono di muoversi e di passare con estrema naturalezza nelle interpretazioni, direi teatrali, dei personaggi più disparati. Tornando alla tua domanda, bisogna ricordare innanzitutto che le composizioni di Mozart e di altri autori dell’epoca venivano fruite dal pubblico in un modo meno “ingessato” rispetto alla situazione odierna. Basti pensare alla produzione operistica mozartiana, che pur celando profondi significati era estremamente immediata e in grado di coinvolgere l’emotività del pubblico. E’ ovvio che tra Mozart e la tech house la distanza è abissale, però se analizziamo le basi di quest’ ultima ritroviamo forti riferimenti alla musica classica minimale contemporanea: la reiterazione della ritmica e del fraseggio musicale, le sonorità sospese e allusive tipiche del pop progressive (Genesis, Jethro Tull…), che a sua volta aveva attinto a piene mani dal repertorio colto. Pur rimanendo generi diversi, quindi, ad un ascolto attento è possibile scorgere delle affinità ben note ai compositori.

 

Michele e Raffaello insieme al Principe Maurice

Michele milita nella band di black symphonic metal Mourn in Silence, Raffaello è sempre più coinvolto nella sua attività di baritono: qual è il valore aggiunto dell’eclettismo?

Raffaello: Mi hanno sempre affascinato il pianoforte e il canto lirico, che ritengo possano rappresentare differenti sfaccettature della mia persona. Il confine tra queste mie attività professionali è in realtà impalpabile, in quanto ci sono moltissimi elementi di affinità e comunanza nello studio, nella ricerca e nella pratica dei due filoni artistici. Mozart è infatti un mio punto di riferimento, poiché ha scritto svariate opere connesse simbolicamente e musicalmente, tanto che nella produzione sinfonica-strumentale possiamo ritrovare gli stilemi delle composizioni operistiche. Non dimentichiamo che nell’ età mozartiana la fruizione delle serate di musica classica era completamente diversa da quella odierna, in quanto orientata alla spettacolarizzazione dell’evento con connotati quasi ludici.

Michele: Grazie all’esperienza in orchestra mi sento molto legato al repertorio classico, ma essendo la marimba uno strumento più moderno rispetto ad altri ed essendo io un solista delle percussioni, studio spesso autori contemporanei che si inseriscono comunque nell’ambito della musica colta. Con i Mourn in Silence suono la batteria, trovando interessante e di alto spessore il connubio tra la parte orchestrale dei brani e l’irruenza delle chitarre unita all’apporto della tastiera, con l’impeto del basso elettrico e il “drumming” estremo che caratterizza questo genere.

Raffaello e Michele: Proprio l’incontro tra due musicisti eclettici come noi rende possibile ed efficace la comunicazione del discorso musicale, che si svela al pubblico in modo immediato. L’interesse per musiche e generi diversi rende il nostro Duo caratteristico, ma anche versatile, mantenendo sempre un profilo altamente professionale.

 

 

Una domanda “curiosa”: che genere di musica ascoltate e quali sono i musicisti che amate di più?

Raffaello: I miei gusti musicali sono multiformi e influenzati dalle emozioni che provo in un determinato momento, sensazioni che a loro volta sono il riflesso del flusso armonico circostante: la stessa suggestione che proviamo di fronte a un’opera di Escher. Personalmente ascolto musica colta, per la funzione catartica e rilassante che svolge, ma sono anche affascinato dalla carica, oserei dire, fortemente sensuale che la tech house, la minimal deep e il chill out sono in grado di trasmettere.

Michele: Io ascolto quasi tutto, cerco di trovare ispirazione da tutta la musica. Logicamente, però, mantengo i punti cardine della musica che propongo: classica e symphonic metal. Ovviamente il repertorio moderno che riguarda la marimba è uno dei miei preferiti. Il connubio di tutti i generi musicali che ascolto è un incentivo per rendere la mia performance sempre migliore durante i concerti.

 

 

Cosa vi aspettate dal futuro? Potreste anticiparci qualche vostro progetto imminente?

Per il futuro ci auspichiamo di crescere d’importanza, arrivando a calcare palcoscenici e teatri nazionali ed internazionali. Inoltre, stiamo già sperimentando l’organizzazione di spettacoli esclusivi che prevedono forti contaminazioni tra generi musicali e tra le molteplici espressioni artistiche, sempre caratterizzati da una linea armonica e sofisticata ma senza tralasciare i  momenti conviviali: il Festival all’interno dell’Antro della Pietra di Luna ne è un esempio. Sono in cantiere anche eventi che prevedono il Principe come Special Guest, ma ci teniamo a lasciarvi sulle spine! Ne approfittiamo per estendere a te e ai lettori di VALIUM l’invito per i prossimi spettacoli che ci vedranno protagonisti: il 18 e il 25 agosto nell’Antro della Pietra di Luna a Brisighella, il 26 agosto sulla terrazza della Basilica di San Marino (alle 6 del mattino), il 6 settembre a Firenze dove saremo in cartellone con il quartetto del Maggio Fiorentino e Fabrizio Bosso.

 

La locandina del Festival “Suoni e Parole – Un simposio informale tra le Pietre di Luna” di Brisighella

 

Per aggiornamenti e info sui concerti potete consultare la pagina Facebook del Duo

 

Photo courtesy of Duo Bellavista-Soglia

 

Sulle tracce del Principe Maurice: addio al Cocoricò

 

Siamo a Riccione, e l’aria è frizzante come le bollicine dei calici di prosecco che, su uno dei tavolinetti “open air” del Victor Pub, aspettano di essere sorseggiati. Questo incontro con il Principe Maurice avviene in occasione di una data speciale: il 14 Luglio, anniversario della Presa della Bastiglia ma non solo. Tra poche ore, infatti, il Cocoricò festeggerà i suoi primi 30 anni con una Memorabilia spettacolare. PCP aka Marc Acardipane, Cirillo, Dj Saccoman e (naturalmente) il Principe stesso sono solo alcuni degli ospiti eccellenti di questa Reunion a cui prendono parte nomi che hanno fatto la storia della discoteca romagnola. Mentre mi accingo a intervistare Maurice, l’ euforia cresce in modo inversamente proporzionale al calar del sole. E nello scenario del tramonto su un viale Ceccarini ultrachic ha inizio la nostra conversazione.

Eravamo rimasti al Life Ball di Vienna: qual è stato il tuo ruolo nel grande evento arrivato alla sua 25ma edizione?

Già dall’ anno scorso, chiamato da Marco Maccapani che è il Direttore Artistico del Carnevale di Venezia, ero stato invitato a fare da Maestro di Cerimonie per i 439 VIP che occupavano la sala consiliare del Rathaus. Li ho accolti con un ingresso pazzesco insieme a Dionne Warvick, qualcosa veramente da sogno, ho fatto il mio show di benvenuto durante l’aperitivo e poi li ho portati al piano nobile del Municipio di Vienna per una cena di gala straordinaria. Sono piaciuto, ha funzionato, per cui quest’ anno Maccapani e Gery Keszler (il fondatore del Life Ball) mi hanno chiesto di fare sempre da Maestro di Cerimonie per il gruppo dei VIP, ma anche di aprire la sfilata degli abiti da sposa. Io ero una sorta di cardinale bizzarro che celebrava dei matrimoni molto misti…E’ stato un onore dare il via al momento “fashion”, motivo per cui ho partecipato al Life Ball la prima volta: nel 2008 infatti, quando ho iniziato, Agent Provocateur sfilava con la sua lingerie e io cantavo insieme a Nina Hagen nella band Dirty Stop Out di Joe Corré. Tra me e il Life Ball c’è ormai un legame a doppio filo. Il 25mo anniversario era una ricorrenza importante a cui ho partecipato con grande piacere e con grande successo. Sono felice, spero di poter continuare ancora a dare il mio contributo! Tutti gli artisti, a qualsiasi livello, si esibiscono gratuitamente pur di sostenere la lotta contro l’Aids. Quest’ anno invece di Dionne Warvick avevo a fianco Patti LaBelle, poi ho accolto la stupenda combriccola degli attori di Hollywood.

 

Il Principe al Life Ball con Rufus Wainwright

Che sensazioni, che emozioni hai provato, nelle vesti di guest star?

Questa volta, effettivamente, ero lì non solo a “lavorare”, ma ho avuto la sensazione di essere trattato come una guest star internazionale: una sorta di consacrazione in un ruolo che forse anche per carriera, per vecchiaia, mi spetta…(ride)

 

 

Al Life Ball partecipano le più sfavillanti celebrità internazionali. Puoi citarci qualche nome e raccontarci, magari, qualche aneddoto a tema VIP?

Certo! La prima volta che ho partecipato, l’incontro con Sharon Stone è stato un po’ inquietante perché stava molto sulle sue. Anche se è stata estremamente generosa nei confronti della manifestazione, è stato un peccato non riuscire a comunicare in maniera rilassata con lei…Però ho avuto modo di conoscere Linda Evangelista, per me un mito vivente: una donna di una dolcezza e di una sensibilità incredibili. L’ incontro più fulminante? Quello con Nina Hagen. Il fatto di poter cantare con lei è stato senza dubbio un bell’ imprinting! L’anno scorso Dionne Warvick si è “innamorata” di me, siamo stati a braccetto tutta la sera. Quest’anno invece ho ritrovato Rufus Wainwright – ci eravamo già conosciuti a Venezia, a un Ballo della Cavalchina…Vedete com’è piccolo il mondo? – e ho incontrato anche suo marito, che avevo conosciuto quando erano ancora solo fidanzati…Adrien Brody mi ha trovato immediatamente simpatico e ha voluto fare delle foto con me: siamo nell’ assurdo più totale, ma questa è la mia vita e mi piace proprio perché è così! Che un premio Oscar mi chieda “Posso fare una foto con te?” è troppo divertente, no?

 

 

In una foto, datata 10 anni fa, sei insieme a Nina Hagen e sfoggi un look da Casanova punk. Quando e come è iniziata la tua avventura al Life Ball?

Il look da Casanova punk era anche un po’ un omaggio a Vivienne Westwood, perché io ero lì con suo figlio. Lei negli anni ’90 aveva creato una collezione punk barocca che secondo me è stata forse la sua più bella, quella quantomeno più nelle mie corde, e io dovevo fare Casanova in ogni caso perché avevo in programma un numero di Burlesque: al Life Ball siamo in un perenne Carnevale, surreale e grottesco, dove io mi sento assolutamente normale. E Nina Hagen, che surreale e grottesca lo è da sempre, trovava la canzone giusta per accompagnare ogni frase della conversazione. “Life is a musical”, quindi…Ma io le ho detto, vedendo le sue facce bizzarre, “Life is also a cartoon!”. “La vita è un musical, ma è anche un cartone animato”: e questo mi piace molto!

 

Il Principe con Nina Hagen al Life Ball del 2008

Il gala viennese si è tenuto il 2 Giugno. Cosa è successo, da allora, nella vita del Principe Maurice?

Una cosa che ho fatto recentemente è stata quella di inaugurare la boutique romana di The Merchant of Venice, che nella mia ricerca del piacere dei sensi è il mio sponsor “olfattivo” perché crea profumi meravigliosi. Ma sapete con chi ho passato la serata e chi, addirittura, ha ballato sulla musica del mio emotional dj set durante il cocktail all’ Hotel di Inghilterra? Pierluigi Pizzi, il Maestro Pizzi, premio Oscar per i Costumi, al quale ho mostrato una mia foto con un suo costume creato nel ‘56 per un “Rinaldo” di Handel e ci siamo commossi tutti, perché mi ha detto “Non ho visto come ti sei mosso, ma già dall’ attitude della foto penso che tu l’abbia indossato bene.” Queste sono le soddisfazioni del Principe Maurice! Sono successe tante altre cose, ma poi si accavallano e dovrei fare ordine mentale…Per esempio sono stato invitato al concerto veneziano di Zucchero in piazza San Marco, riaperta finalmente agli eventi musicali dopo un periodo di chiusura.

Stasera si celebreranno i primi 30 anni del Cocoricò e tu, va da sè, non mancherai. Qual è il ricordo più bello che hai della Piramide e quello che vorresti invece accantonare?

Comincio con il ricordo più bello. Poco fa Marc Acardipane, che è l’ospite techno più importante della serata, mi ha detto: “La prima volta che sono venuto al Cocoricò ti ho visto in quella specie di casetta su due piani che avevi fatto costruire a lato della consolle, dove vivevi come in un Grande Fratello ante litteram. Ci abitavi dentro, e questa cosa mi ha molto impressionato.” Quella è stata l’unica volta in cui, assieme a Loris Riccardi (storico direttore artistico del Cocoricò, ndr), abbiamo ideato un tema stagionale. Ho vissuto per tutta l’estate in quella casetta con Manuela, che lì era mia moglie, poi abbiamo divorziato, poi ho avuto un’amante, poi sono rimasto incinto…Insomma, una storia come sempre assurda e grottesca! Era il 1994 o ‘95, sai che non ricordo bene? Fu un’idea geniale. E sai cosa successe a fine stagione? Demolimmo la casa – che chiamavo “la casetta di Barbie” – e demmo in pasto pezzi di piastrelle e di mobili agli avventori della serata di chiusura. C’ è qualcuno – molti, anzi! – che conserva i pezzettini di quella casa come fossero reliquie. Il ricordo più brutto? Qualche rammarico, ma niente di che. Il Cocoricò rimane sempre nel mio cuore e anche come “one man show”, su una cassetta della frutta e con una pila puntata addosso, riesco ad emozionarmi e ad emozionare.

 

Il Principe alla Memorabilia Reunion per i 30 anni del Cocoricò

Una domanda che forse vorrebbero farti in molti: com’è nato il dettaglio dei leggendari “occhi bianchi” del Principe Maurice?

Quando ho perso i miei genitori, a cavallo tra l’89 e il ‘90, sono andato a stare a Venezia per recuperare le mie radici nell’ acqua e ho cominciato a organizzare feste di Carnevale a palazzo. Una di queste era dedicata ai vampiri: io ero Nosferatu, quindi mi sono rasato i capelli a zero e mi sono fatto fare queste lenti bianche perché volevo avere un aspetto demoniaco, inquietante, vampiresco. Non volevo essere Dracula, era scontato! Io volevo essere Nosferatu. Per cui, lenti bianche create artigianalmente da un laboratorio di Jesolo (adesso me le realizzano a New York) e carnagione bianca, ho messo anche le protesi alle dita per allungarle! Il Principe Maurice è, in effetti, un’emanazione del “principe della notte” Nosferatu. Mi sono ispirato sia al Nosferatu del cinema muto che a quello interpretato da Klaus Kinski: il primo lo adoravo per questa capacità incredibile, nonostante i mezzi dell’epoca, di inquietare attraverso il movimento dell’ombra diverso da quello del personaggio e per la mimica esagerata, molto teatrale. Klaus Kinski in quel ruolo mi era piaciuto tantissimo. Nel sequel, “Nosferatu a Venezia”, lui era il signore dei ratti, quindi dalla stilista artista Fiorella Mancini mi sono fatto fare un vestito con tutte pantegane dipinte per poter essere anche Nosferatu a Venezia.

 

 

Cosa ti aspetti da questa serata e cosa diresti al Cocoricò, ormai trentenne, a mò di auguri?

 Auguro al Cocoricò di ritrovare la sua personalità e la sua capacità di creare tendenza non soltanto a livello di costume, ma proprio a livello culturale. Il Cocoricò è stato un volano di tendenze vere, dal punto di vista del teatro ha sdoganato compagnie tipo La Fura dels Baus, La Socìetas Raffaello Sanzio, i Magazzini Criminali…Siamo stati un unicum mondiale, in questo. Io vorrei che la sua reputazione fosse non solo legata alla straordinaria programmazione di dj che c’è, ma anche e soprattutto che tornasse a rappresentare la cultura giovanile e magari che riuscisse a lasciare un segno, come è sempre stato fatto in questi trent’ anni, alle nuove generazioni. Penso al Cocoricò come a un luogo di sperimentazione, di divertimento, dove addirittura un laboratorio di giovani potrebbe creare nuove situazioni. Stasera, ad esempio, coinvolgerò Raffaello Bellavista e Michele Soglia nella mia performance: sono dei musicisti che si esibiscono in uno spettacolo musicale classico e reinterpretato con l’ausilio di pianoforte, voce baritonale e marimba in una combinazione originale e rigorosamente live…il fatto che abbiano accettato di esibirsi con me al Cocoricò mi dà la speranza che il Cocoricò possa essere ancora attrattivo per questo tipo di artisti, giovani e innovativi, e che continui ad essere quella grande scuola di vita e di cultura giovanile che è sempre stato.

 

 

Una domanda di rito: cosa bolle in pentola, riguardo ai tuoi progetti futuri?

Si stanno delineando all’orizzonte una collaborazione con dei format televisivi e   anche un progetto per il cinema. Mi è stato sottoposto un soggetto cinematografico che è molto nelle mie corde: io reciterò nella parte di me stesso. Non posso rivelare più di tanto, ma il tutto sta diventando sempre più concreto. Appena saremo pronti, VALIUM lo saprà per primo! Per quanto riguarda il format TV, ti dico solo che si tratterà di una cosa un po’ buffa e anche molto autoironica…

 

 

 

GOODBYE COCORICO’

L’ entusiasmo delle celebrazioni, dopo la notte del 14 Luglio, è stato squarciato come un fulmine a ciel sereno: la notizia è arrivata inaspettata e ha lasciato di stucco il pubblico. Il mattino succcessivo alla Memorabilia Reunion, infatti, il Principe Maurice ha annunciato l’ addio al Cocoricò sui suoi social. Tristezza, incredulità, stupore…Un potente concentrato di emozioni è calato come un’ ombra su chi ha letto quelle parole. Ma quali sono i motivi che hanno decretato il “divorzio” tra il club più avantgarde d’ Italia e la sua icona per antonomasia? E’ il Principe Maurice stesso a spiegarceli:

“Questo grande evento del Memorabilia Reunion è stato estremamente emozionale per me in quanto, oltre a darmi la gioia di rivedere amici di vecchia data, ha determinato altresì la consapevolezza che ormai il luogo che ha dato origine al mio esperimento sul “Teatro Notturno” e fomentato il mio lavoro di ricerca su me stesso e nuove forme di ricerca espressiva, dopo il recente cambio di proprietà e senza una vera direzione artistica, ha totalmente cambiato direzione. Del “mio” Cocoricò è rimasto solo il nome e non mi basta. Elaboro il lutto e giro pagina anche perché ho trovato altrove terreni più fertili e anche un maggior rispetto per il mio progetto, sempre “in progress”, di espressione artistica “contaminata”, frutto di tanto studio, sacrificio e coraggio. Il “Teatro Notturno” è più vivo che mai, con l’acquisizione di nuovi talenti da coinvolgere e ai quali lasciare le redini quando sarà necessario. Sarò sempre grato a chi negli anni mi ha incoraggiato, accompagnato ed assistito in questo duro ma soddisfacente lavoro. Voglio in particolare citare la famiglia Palazzi, Loris Riccardi e il sempre presente Renzo Palmieri, senza i quali la Piramide non sarebbe diventata un laboratorio straordinario di avanguardia teatrale oltre che punto di riferimento, questo anche a tutt’oggi, di djs e produttori di livello internazionale.”

Sono parole che lasciano con l’ amaro in bocca, considerazioni che toccano profondamente tutti i fan di una Piramide vissuta sin “dagli albori”. Il re del Teatro Notturno dice addio alla location che l’ ha visto nascere: la malinconia prevale, una miriade di ricordi si sussegue fino a prorompere in un presente che sembra sancire la fine di un’ era. Ma in mezzo all’ incertezza e a tanti punti interrogativi, una cosa è certa: il Principe Maurice e il Teatro Notturno sono ormai immortali, e come l’ antico emblema dell’ oroboros si preparano a “cambiar pelle” per favorire la rinascita, un nuovo inizio che si riallaccia alla natura ciclica dell’ Universo. Non mi resta che concludere (per ora) con un “Lunga vita al Principe Maurice!” e un “Lunga vita al Teatro Notturno!”, prima di darvi appuntamento alla prossima puntata di questa rubrica.

 

Photo courtesy of Maurizio Agosti

 

“Sulle tracce del Principe Maurice”: la nuova rubrica che VALIUM dedica all’ icona della notte

 

Il Principe Maurice, all’ anagrafe Maurizio Agosti Montenaro Durazzo: un sublime performer, un’ icona della notte e del Teatro Notturno, un Casanova del 2000 che celebra le gesta del seduttore veneziano in Italia e oltreconfine. Ma non solo. L’ eclettismo si addice al Principe, che possiede l’ innata dote – per dirla con Pirandello – di essere “uno, nessuno e centomila” e passa con disinvoltura dal ruolo di Gran Cerimoniere del Carnevale di Venezia ai Memorabilia del Cocoricò di Riccione. Stavolta lo conosceremo, però, in una veste inedita:  quella di amico di VALIUM. Chi mi legge, infatti, sa bene che il Principe è stato ospite del mio blog svariate volte, l’ ultima in occasione di un’ affollatissima serata all’ AERA Club and Place di Fabriano (leggi qui la sua intervista). Strada facendo, quindi, l’ idea di sviluppare un progetto insieme ha preso a poco a poco forma fino a diventare una realtà concreta: “Sulle tracce del Principe Maurice” è una rubrica che seguirà il nostro eroe nei rutilanti eventi che lo vedono protagonista, e accenderà i riflettori su di lui nel ruolo di narratore. Racconti, emozioni, aneddoti: tutto verrà accuratamente mixato in un “botta e risposta” di approfondimento sulla glamourous life del Principe, che ce ne riferirà i dettagli in prima persona. Per iniziare, però, dobbiamo fare un salto retrospettivo. E ritornare con la mente proprio al 20 Gennaio scorso, quando la leggenda vivente della Club Culture approdò nella “città della carta”.

L’ ultima volta che VALIUM ha parlato di te risale alla tua soirée esplosiva all’ Aera Club & Place, in quel di Fabriano. Cos’è successo, da allora?

Ne conservo ancora un piacevole ricordo. A me succedono in continuazione piccole e grandi cose sempre straordinarie… Impossibile descriverle tutte, ma alcune sono anche importanti per il mio vissuto come il trasferimento quasi definitivo nelle Baleari, precisamente a Mallorca e nella sua bellissima capitale Palma (sulle tracce di Chopin, dell’imperatrice Sissi d’Austria, di George Sand…), mantenendo pur sempre il potente legame con Venezia  (le mie radici, la mia storia, la tradizione) e l’intrigante vicinanza con la Isla Blanca (indiscusso centro mondiale di tendenze musicali e d’immagine legate al mio vissuto professionale). Un’altra novità è data dal mio progetto di vita e performativo sui SENSI che sto sviluppando a livello filologico e filosofico casanoviano (“coltivare il piacere dei sensi fu per me, per tutta la vita, la principale occupazione”, esordisce Giacomo nella sua “Histoire de ma Vie”), ma anche sperimentale: per esempio, abbinandolo al celeberrimo format “Cocoon” del mitico Sven Vãth recentemente spostatosi al Pacha di Ibiza e sempre in tournée mondiale (nel 2019 sarà celebrato il ventennale dall’esordio all’Amnesia).

Cosa pensi di questa nuova rubrica a te dedicata?

Beh, sono evidentemente lusingato! Purtroppo per voi sarò piuttosto sfuggente per via dei miei molteplici impegni, ma prometto che ogni tanto apparirò… VALIUM mi è sempre piaciuto e ormai abbiamo un rapporto privilegiato.

 

 

Sarai “pedinato” costantemente…Come ti fa sentire l’idea di essere sotto i riflettori di VALIUM a oltranza?

Ahahahah! E’ divertente questa immagine di me che fuggo da VALIUM come una star rincorsa dai paparazzi! in realtà essere sotto i riflettori di una redazione così intelligente e preparata mi piace moltissimo perché sicuramente aiuta a capire chi sono e cosa faccio ad un pubblico curioso, disponibile e intelligente. Mi sento privilegiato e ringrazio per la scelta!

Tra le numerose tappe del tuo percorso di Master of Ceremonies risalta un evento oltreconfine e più precisamente a Baku, nell’ Azerbaijan: che ci racconti, al riguardo?

A Baku ho avuto l’onore di rappresentare, in una rievocazione ispirata al Carnevale di Venezia, alcune eccellenze legate al mio concept sui sensi in due eventi diversi, ma collegati: uno privatissimo per il Jet Set locale e l’altro ufficiale, legato al Grand Prix di Formula 1, presso uno dei locali più eleganti della città con una vista mozzafiato: l’Eleven  dell’Hotel Radisson proprio a ridosso del Circuito. Titolo: “SENSO a Venetian Dream”. Determinante per il mio successo è stato  avere al mio fianco realtà prestigiose quali l’Atelier Pietro Longhi per i costumi settecenteschi, “The Merchant of Venice” per le fragranze preziose e seducenti legate ad una storia molto antica di arte profumiera risalente al legame della Serenissima con Costantinopoli e la presenza di uno dei più grandi Maestri Vetrai di Murano, Fabio Fornasier, che ha appositamente realizzato una scultura che fa ora parte della collezione privata della famiglia del Presidente dell’Azerbaijan, una terra che ho scoperto essere semplicemente magica. Grazie al prezioso lavoro di relazioni pubbliche dell’amica Oksana Kuzmenko siamo riusciti a coinvolgere anche alcune importanti aziende locali come sponsor, e con il dj set di Luciano Gaggia abbiamo fatto l’”en plein”.

 

 

Il Principe Maurice a Baku in “SENSO a Venetian Dream”

Nelle vesti di Casanova ti abbiamo invece visto, di recente, inaugurare un itinerario che l’Accademia Casanova di Venezia dedica al grande seduttore…

Questo è un altro formidabile progetto che sta proseguendo benissimo ospitato nel delizioso Casino Venier, l’ultimo “Casin de’ Nobili”  (praticamente delle dependance dei palazzi sul Canal Grande dove i Signori ricevevano in privato) rimasto a Venezia. Un luogo che chiaramente  fu frequentato, a suo tempo, dal caro Giacomo. L’ Accademia Casanova parte dall’idea di un gruppo di studiosi e artisti, presieduto dal Maestro Luigi Pistore, di divulgare – anche con l’esposizione di memorabilia autentiche – la storia a modo suo del noto seduttore… Sono davvero onorato di farne parte e di esserne, sostanzialmente, il testimonial.

 

 

Sempre dalle parti di Venezia, a Mirano, hai preso parte a uno speciale dinner show. Di che cosa si è trattato e qual è stato il bilancio della serata?

Un amico ha aperto il locale Crudo e Amarone nell’elegante centro storico di questa cittadina legata alle aristocratiche villeggiature testimoniate dalle Ville Palladiane (e non). Su sua richiesta mi sono esibito in qualità di Emotional Dj e performer sempre per risaltare come tutti i sensi, partendo in quel caso dal Gusto, debbano essere collegati per essere goduti appieno. È stato un successo annunciato, perché le iniziative di qualità attirano sempre le persone giuste. Penso che ripeteremo l’esperimento tra spettacolo e degustazione enogastronomica del ricco territorio veneto.

 

 

La figura di Casanova è un leitmotiv degli eventi che ti vedono protagonista. Come si è cementata, nel tempo, questa identificazione?

Interpreto con perizia e passione, dopo essere stato folgorato dalle sue poderose memorie, questo protagonista del ‘700 da quando avevo 25 anni. Mi immedesimo in lui perché nelle sue gesta, spesso folli e bizzarre ma anche coraggiose e appassionate, risaltano tre valori fondamentali: la libertà, la dignità e l’amore, ovviamente. Non trascuro nemmeno il lato “libertino” che, in quanto attualmente single, mi diverte assai…

 

 

Potresti anticiparci in qualche intrigante “parola chiave” – ma senza rivelarli ancora – qualche indizio sui tuoi appuntamenti futuri e più recenti?

Eh, no! Starà a VALIUM inseguirmi e scoprire vieppiù cosa bolle in pentola! Ahahahah! E poi si sa, gli artisti sono scaramantici… Comunque, dopo il successo e la soddisfazione di essere stato tra i protagonisti del Life Ball di Vienna al fianco di Star mondiali, può essere che mi sia venuta voglia di passare anche per Hollywood… Vi basta?

No, non ci basta: naturalmente, vogliamo saperne di più…Intanto, il ruolo da guest star del Principe al Life Ball di Vienna, la sbalorditiva festa evento-charity a sostegno della lotta contro l’ Aids, ci fornisce una ghiotta anticipazione relativa alla prossima puntata di questa rubrica: stay tuned!

 

Il Principe al Life Ball di Vienna

 

All photos courtesy of Maurizio Agosti

 

 

Il Principe Maurice a Fabriano: a tu per tu con l’icona del teatro notturno

 

Travolgente come solo lui sa essere, visionario, una leggenda vivente: il Principe Maurice (all’ anagrafe Maurizio Agosti Montenaro Durazzo, discendente dai Principi Agosti di Bergamo) si riconferma re incontrastato del teatro notturno di cui è, peraltro, fondatore. E il 20 Gennaio scorso anche Fabriano, la “città della carta”,  si è lasciata contagiare dal suo carisma. L’ occasione è stata una serata epica dove la techno dei Datura ha rievocato, live, atmosfere anni ’90 dando vita alla soundtrack di uno show a dir poco straordinario. Protagonista e mattatore dell’ evento, il Principe Maurice ha coinvolto il pubblico dell’ Aera Club and Place – un ex cinema oggi adibito a spazio polifunzionale grazie ai tre giovani imprenditori Nicola Paccapelo, Cristian Bussaglia e Enrico Rossi – in un’ esplosiva  performance iniziata alle 10 di sera e terminata alle 6 del mattino. Ad anticipare le danze è stato il docufilm “Principe Maurice #Tribute” diretto da Daniele Sartori, 50 minuti di pellicola in cui Maurice si racconta e rende partecipi del suo progetto artistico gli spettatori: un viaggio nella vita del Principe e nel suo immaginario, dove ai luoghi-simbolo come la Piramide del Cocoricò si alternano ricordi, omaggi ai Maestri Lindsay Kemp e Klaus Nomi, scenari suggestivi del Carnevale di Venezia di cui è Gran Cerimoniere.  La verve narrativa di Maurizio Agosti e un montaggio mozzafiato catturano letteralmente il pubblico, lo trascinano in un crescendo emotivo fino all’ apoteosi finale, uno dei momenti più intensi dell’ intero docufilm: con l’ incalzante sottofondo della “Passacaglia della vita” di Stefano Landi, ballata seicentesca rielaborata in chiave techno dai Datura, il Principe Maurice volteggia sulle note di un “memento mori”. “O come ti inganni se pensi che gli anni non han da finire, bisogna morire”, canta, e per l’occasione ripristina le iconiche lenti a contatto bianche e un paio di corna da Mefistofele. Ma la sua non è che un’ ode alla vita, perchè solo la consapevolezza della morte può donare valore aggiunto all’esistenza. Sull’ importanza dei valori Maurice tornerà spesso, soprattutto rivolgendosi ai giovani, nel corso dell’ intervista che mi ha rilasciato poche ore prima di una serata destinata a rimanere memorabile, unica e irripetibile per la nightlife fabrianese.

Cosa ti porta nella “città della carta”?

Fabriano era nell’ aria perché già c’erano stati degli incontri forieri di questa proiezione, guarda caso con la signora Silvia Ragni. Ma ero incuriosito da questa città da un po’, intanto perché ha una storia estremamente interessante, e poi perché una famiglia di Fabriano, i Serafini, è imparentata alla lontana con la mia. Così quando i ragazzi dell’ Aera Club and Place hanno desiderato avermi io ho proposto immediatamente, memore di questo incontro con te, di introdurre la serata – un tributo agli anni ’90 in collaborazione con i Datura che riprende il format di ReMemo trasmesso su Radio m2O –  con la proiezione del docufilm “Principe Maurice #Tribute”. Dal punto di vista musicale sarà uno show inedito, perché i Datura sono tra i rappresentanti principali di quel movimento musicale che mi ha visto protagonista di immagine al Cocoricò e in giro per il mondo negli anni ‘90.

 

 

Che cosa ha rappresentato, per te, il Cocoricò?

Il Cocoricò è stato il contenitore creativo più importante della mia carriera. Se il Principe Maurice è nato e ha potuto farsi conoscere velocemente sia in Italia che in tutto il mondo – perché il Cocoricò attirava turismo musicale e techno anche dal resto d’Europa – è stato proprio perché ero lì. E lì ci sono arrivato quasi per caso. E’ stata veramente una coincidenza straordinaria: ero la persona giusta al momento giusto, con il direttore artistico giusto, nel locale giusto. All’ epoca l’ art director era il grandissimo Loris Riccardi, collaboratore di “Blob” di RaiTre. Grazie a lui abbiamo avuto la possibilità di esprimere la forma di teatro notturno della quale sono portatore e ideatore, ma anche di ospitare compagnie importanti a livello intenazionale: La Fura dels Baus, La Societas Raffaello Sanzio, Marion D’Amburgo e i Magazzini Criminali…Nel Morphine, il super privé fiore all’ occhiello della sperimentazione del Cocoricò, è venuto a suonare anche Roger Eno, fratello di Brian e musicista ancora più avantgarde. Il Cocoricò era una discoteca fuori da qualsiasi canone, iconica, un unicum mondiale come nemmeno a New York o a Ibiza ce n’erano. Per me è stato un luogo magico e speciale.

Sei un performer leggendario. Che sensazioni provi, dopo anni, prima di salire sul palco?

Ti spiego qual è la cosa meravigliosa del mio essere uno, nessuno, centomila: il mio maestro Lindsay Kemp (leggi qui la sua intervista con VALIUM) adotta un vero e proprio cerimoniale nel prepararsi, la sua è una metamorfosi. Entrare nel camerino di Lindsay è addentrarsi in un mondo in cui anche gli odori dei trucchi ti inebriano, qualcosa di straordinario! Ho cercato di ispirarmi a lui, infatti pretendo di avere un camerino per conto mio perché per me è un vero e proprio rito quello di entrare nel personaggio. C’è questa magia particolare per cui tu, Maurizio Agosti, piano piano diventi il Principe Maurice come vuol essere in quel momento lì e quella sera lì, che non è mai uguale a un’altra. Voglio essere il più possibile vicino al mio feeling del momento, diretto e spontaneo: per me è molto importante. Mi rifaccio alla tradizione della Commedia dell’Arte, ho un canovaccio ma poi devo improvvisare. Lindsay Kemp è stato il mio Maestro con la maiuscola: ha le sue coreografie, le sue storie da raccontare, ma improvvisa tantissimo. Ero molto giovane quando ho fatto uno stage da lui, a Milano. Una sera un ballerino non si è sentito bene e l’ho sostituito in “Sogno di una notte di mezza estate”. Ho recitato una sola volta, ma sono riuscito a essere con Kemp sia sul palco che nel backstage, a imparare. Poi ho portato il tutto in discoteca: è questo che rende il mio personaggio particolare, perché nessuno si è mai impegnato davvero nel non guardare al lavoro in discoteca come a una “marchetta”, solo perché il teatro notturno aveva trovato un mercato da sfruttare anche lì. Questa mentalità ha fatto cadere un po’ il progetto di cui io sono rimasto l’unico testimone, ma non demordo.

 

 

Quale messaggio lanceresti ai giovani che affollano le discoteche?

Pretendete. Pretendete da voi stessi di vivere in maniera consapevole e partecipe tutto, anche la trasgressione, ma di esserci, non di arrivare a un punto in cui non ricordate nemmeno cosa avete fatto perché vi stordite con l’alcool o con altro. Dovete essere protagonisti e sempre presenti, altrimenti nulla ha valore, è una perdita di tempo. In più, se avete delle idee, proponetele, esprimetele, perché la vostra età ha bisogno di conoscenza, di sperimentazione, di divertimento. E di fantasia…Oggi seppellita dal conformismo della rete e dal melting pot della globalizzazione. Cerchiamo di essere il più autentici possibile e di capire da dove veniamo, perché è importante, e dove vogliamo andare… Anche se questa società ci porta a non aver troppa fiducia nel futuro sappiate, giovani d’oggi, che è importante credere in tre cose: la libertà, che è un valore fondamentale, la dignità, senza la quale la libertà è uno spreco e può diventare dannosa, e l’amore. Altrimenti non c’è nulla. I soldi sono importanti, ma vanno e vengono. La salute stessa è appesa a un filo di ragnatela. Mentre l’amore, la libertà e la dignità sono tre ingredienti fondamentali per poter immaginare un futuro, e posso dirvelo perché l’ho vissuto sulla mia pelle. Per questo lo racconto con fervore e convinzione.

Tu e il Carnevale di Venezia: cosa ti lega maggiormente alla grande kermesse veneziana?

Trasformarmi, travestirmi, ricercarmi in altre forme, ricercare il mio fratello gemello morto a 11 mesi…Un giorno –  ho 16 anni e sono già un “decadente” – decido di partire da Milano per andare al Carnevale di Venezia. Ci vado la domenica dedicata alla passeggiata delle maschere, dopo Sabato Grasso. Mia madre, che è mia complice, mi permette di viaggiare in costume per partire al mattino e ritornare la sera. Arrivo a Venezia, capito alle Generali dove fanno una festa e vengo intervistato. E’ un boom incredibile, meraviglioso, per cui mi dico: “Io il Carnevale lo frequenterò tutti gli anni”. Dopo qualche anno trovo nel personaggio di Giacomo Casanova qualcosa che mi piace, che sento mio: coltivare il piacere dei sensi ad esempio, anche in questo sono molto decadente…Il Carnevale comincia a entrarmi nella mente e nel sangue, diventa un obiettivo, una mania. E’ una passione che nel tempo ho condiviso con altre persone. Abbiamo creato delle associazioni: gli Amici del Carnevale di Venezia, un’ Associazione Internazionale per il Carnevale di Venezia, arriviamo da tutto il mondo per ritrovarci al Carnevale a divertirci e a competere per la bellezza dei costumi e delle interpretazioni. Quando Bruno Tosi, il Presidente della Fondazione Maria Callas, ha ricreato la tradizione storica delle Marie, mi ha chiesto di presentare la manifestazione. Da allora sono diventato il maestro di cerimonie che apre e chiude il Carnevale, conduco happening sul palco di Piazza San Marco e sono il Magister Elegantiarium del Concorso della Maschera più Bella. Il Carnevale diventa per me il momento dell’anno più atteso: in 10 giorni arrivo a gestire 30 produzioni tra feste private, di associazione e ufficiali.

 

 

Che ci racconti del tema “Creatum Civitas Ludens” associato al Carnevale di Venezia 2018?

“Creatum”, per valorizzare un po’ tutta quella che è l’artigianalità e l’arte che sta dietro al Carnevale. Ma non sarà un’esposizione o una specie di fiera delle botteghe, bensì un circo dove anche questi artigiani si possono esprimere. L’ elemento del circo è quello che mi piace di più: ci sono le scenografie dei Togni utilizzate per “La strada” di Fellini, oltre ad altre scenografie aggiunte dal teatro La Fenice che, in collaborazione con Massimo Checchetto, ha reso il circo un po’ più elegante, un po’ più veneziano, un po’ più adatto a Piazza San Marco. Il circo è uno dei miei ambienti preferiti, amo soprattutto  il ruolo del clown bianco e adoro Fellini. Quest’ anno quindi il Carnevale sarà davvero “playful”, con quel tocco di follia che va verso il freak: a fine ‘800 inizio ‘900, ricordate?, al circo si esponevano i fenomeni. Si giocherà sulle trasformazioni…I cambi di ruolo sessuale, che sono tipicissimi del Carnevale, faranno parte (e in modo anche molto malizioso) del gala serale che avrà per titolo “La serata di Dottor Jack Hill e Mrs. Hyde”.

 

 

Quali sono gli angoli segreti di Venezia che consiglieresti di visitare, i meno turistici e scontati?

Te ne racconto due. Uno è il minuscolo negozio di maschere di un’artista che si chiama Barbara Babi. Dietro Piazza San Marco, dietro Palazzo Ducale, c’è un ponte, credo che si chiami Ponte della Canonica. Lo trovate dopo questo ponte, un po’ sulla destra. E’ nuovo: quest’ artista ha finalmente avuto modo di aprire un suo negozio/laboratorio, e utilizza in modo molto particolare sia la cartapesta che le piume. Le sue maschere indossano parrucche fatte di piume. Sono stupende, e anche abbastanza dark! Ma non si tratta di piume di struzzo in stile Rio: sono piume di pennuti, lunghe, che lei acconcia. In più usa, applicandola sulle maschere, la pelle del serpente quando fa la muta. Il negozio si chiama La Babi e spero che abbia successo, perché lo merita. Poi c’è un bacaro speciale in quanto a ambiente, qualità e cucina. E’ uno degli ultimi rimasti, situato in una piccola calle che va verso il Casinò dal Teatro Italia, e veneziano DOC: ci vanno solo veneziani e solo loro sanno che c’è, niente turisti. Tutto viene cucinato da veneziani, in stile veneziano e con ingredienti veneziani. Lo suggerisco a chi cerca un posto veramente riservato, quasi “massonico”, per l’ ”apericena”…Il nome non te lo dico, solo chi lo scopre merita di frequentarlo. Ah, ecco un altro posto particolare! Un’ ala del Teatro Italia è stata venduta ed è diventata il più bel supermercato del mondo. Cinema Teatro Italia, in Strada Nova: entrateci. E’ da visitare perché è una contaminazione pop fuori di testa!

Torniamo a Fabriano. Un tuo parere a bruciapelo sulla città?

La cosa che mi suggestiona molto della città è questo rapporto con la carta, così importante sia per l’arte che per la scrittura. E poi c’è la tipica magia di tutte le città italiane un po’ “appartate”, che nascondono tesori. Mi piace la simpatia, la sobrietà che c’è nelle persone, e mi piace che ci siano personaggi che sono sostanzialmente dei “fantasmi”: grazie alla tecnologia sono proiettati culturalmente in tutto il mondo, ma vivono qui quasi un po’ nascosti. Un nome? Silvia Ragni, ma anche Rexanthony, uno degli autori della musica specificatamente dedicata al Cocoricò oltre che di compilation degli anni d’oro che hanno avuto un successo straordinario. Quindi non è che una città di provincia, pur famosa per la sua industria, per la sua tradizione eccetera, sia meno intrigante di una capitale.

 

 

Per concludere, una domanda sui tuoi prossimi progetti. Puoi anticiparci qualcosa o sono ancora top secret?

Con questa intervista capiti proprio durante l’ultimo cambiamento fondamentale della mia vita. I miei cambiamenti si sono avvicendati in cicli di circa 20 anni l’uno. Questo è il terzo, credo sia il finale. Sto puntando ad avere una residenza anche esterna all’ Italia, quindi mi sono spostato a Palma de Mallorca: una città antica dove c’è un centro storico, una vita culturale e la presenza della famiglia reale si “respira” sia attraverso il castello che il Palazzo di Marivent…C’è tutto quello che può affascinarmi in una città europea importante, perché Palma è una piccola Barcellona. Non è lontana dall’ Italia e il fatto che sia un’isola mi piace, perché anche Venezia è un piccolo arcipelago di isolette. Questo cambiamento mi porterà ad essere meno presente nel mondo della notte e più presente nel mondo degli eventi a carattere culturale o privato. Il mio futuro, quindi, sarà suddiviso tra l’Italia e Palma.

 

 

Photo courtesy of Aera Club and Place e collezione privata Principe Maurice Agosti

 

La notte, l’arte, la “contaminazione”: incontro con il Principe Maurice

All’ anagrafe il suo nome completo è Maurizio Agosti Montenaro Durazzo, ma è unanimemente conosciuto come Principe Maurice. E un principe, Maurizio Agosti, lo è davvero: discende da una casata d’ illustre lignaggio che affonda le origini nel Veneto della Serenissima, e da vent’anni a questa parte ha scelto proprio Venezia come sua dimora.  Eclettico, visionario, eccentrico, nel suo CV alterna studi di Marketing Bancario al Conservatorio ma in lui, a prevalere, è stata decisamente la vena artistica. Dire “Principe Maurice” equivale ad evocare un’ incontrastata icona dei cultori della nightlife: colui che, con magnetismo straordinario, ha movimentato le notti della Piramide del Cocoricò di Riccione durante la “favolosa” decade dei ’90, ma non solo. Star del cosiddetto teatro notturno, il Principe Maurice si muove tra Djset e performance, esibizioni musicali e prove di canto, ballo e recitazione, party esclusivi e spettacolari eventi di cui è regista e autore. La città della laguna lo vede protagonista indiscusso: Direttore Artistico dell’ Associazione Internazionale del Carnevale di Venezia, è Gran Cerimoniere oltre che figura ormai emblematica della kermesse. Oggi, la sua carriera sfaccettata ed esplosiva viene celebrata in un docufilm, Principe Maurice #Tribute, diretto da Daniele Sartori. E’ un’ alternanza di interviste e footage a raccontare questo sommo artista “della notte” in tutto il suo carisma: con il Principe Maurice ho parlato dell’ omaggio che Sartori gli ha dedicato e di molto altro ancora.

 

Icona della nightlife, performer, artista a 360°: quale definizione ti calza più a pennello?

Penso che “performer” sia la più adeguata poiché mi consente di non definirmi esattamente. Icona lo sono diventato grazie ai miei tanti estimatori e penso anche per l’originalità del mio personaggio. Artista a 360° mi piace vista la mia passione ed applicazione in varie discipline… insomma, di tutto un po’.

Come nasce il Principe Maurice?

Il Principe Maurice è nato dall’esigenza di sovrapporre alla mia vita reale una dimensione surreale ma sempre personale. E’ stata la naturale evoluzione di una personalità composita e curiosa. Il mondo della notte è stato mio complice con le sue atmosfere rarefatte e a volte morbose.

Il Principe Maurice nei panni di Giacomo Casanova – Foto di Marco Bertin

Discendi da un’antica famiglia dell’ aristocrazia veneto-napoletana. Qual è il tratto più nobile presente in te?

La mia famiglia mi ha trasmesso valori fondamentali quali la libertà, la dignità e l’amore. Non ho avuto un’educazione “borghese” legata al patrimonio e all’ostentazione. Credo che il tratto più riconoscibile sia una naturale eleganza del gesto e del linguaggio e la grande sensibilità verso la Bellezza.

Da bancario a star del “Night Theater Show”. Perché hai scelto la notte e cosa rappresenta, la notte, per te?

Fin da bambino la notte per me significava magia. Non ho mai avuto paura del buio e in vacanza mi si lasciava sveglio a fantasticare. Leggere e suonare di notte ha un altro sapore. Quando crei atmosfere oniriche hai bisogno dell’oscurità. Con le luci di scena hai uno strumento in più per suggestionare e caratterizzare ciò che fai. La notte è complice, è libera e libertina, è una sfida tra eros e thanatos che mi ha sempre intrigato. Infine, è la mia dimensione ideale.

Il Principe Maurice (in total look Issey Miyake e gorgera Swarovski Jorge Santos) e Daniel Didonè immortalati da Daniele Cipriani

Un diploma al Conservatorio con il massimo dei voti, studi di canto, danza e recitazione, mentori prestigiosi come Lindsay Kemp: come si inserisce questo background nel tuo ruolo di anfitrione delle più note discoteche italiane ed internazionali?

La mia preparazione e continua ricerca mi consentono di esprimermi in maniera intensa ed emozionale in un contesto piuttosto tecnologico e impersonale. E’ questa la differenza tra “animazione” e “teatro notturno”. Il mio modo di intervenire è fortemente contaminante e solo con strumenti artisticamente e tecnicamente affinati è possibile elaborare linguaggi che pur molto alternativi e sperimentali riescono a toccare le corde sensibili di un pubblico non abituato a queste atmosfere. La possibilità di avere Maestri straordinari è stata una grande fortuna.

Hai dichiarato di essere stato fortemente ispirato da Klaus Nomi. Che tipo di influenza ha esercitato sulla tua traiettoria artistica?

Klaus Nomi, con la sua voce incredibile e la sua presenza scenica drammatica e grottesca al tempo stesso, è per me un punto di riferimento proprio per quella sua unicità nel proporre, in particolare, la musica barocca in modo nuovo e godibile anche dal mondo “pop”. E’ esattamente quello che cerco di fare io nell’ambiente “techno”. Non l’ho mai incontrato personalmente ma quando l’ho scoperto è diventato il mio modello assoluto. L’altro mio grande mentore è stato Lindsay Kemp, con lui ho studiato e praticato la magica arte della pantomima moderna.

Il Principe Maurice con Grace Jones al Gran Ballo della Cavalchina del Teatro La Fenice (Carnevale di Venezia 2009)

Il Carnevale di Venezia ti ha visto, per anni, nei panni di un Giacomo Casanova poi proclamato maschera ufficiale della kermesse. Cosa ti affascina, del grande seduttore veneziano?

Giacomo Casanova è il testimone più autentico del modus vivendi del suo secolo, il mio preferito, il ‘700. Ha creato il mito di se stesso con la sua esistenza fatta di avventure di ogni genere e di grande curiosità intellettuale. In lui riconosco i miei tre valori fondamentali: la libertà, la dignità e l’amore. Non è tanto il celeberrimo libertino che mi intriga quanto il temerario, iperbolico, adorabile cialtrone ma anche autentico e libero “illuminato” che vive in maniera così intensa e libera una vita esaltante e tribolata a cavallo di cambiamenti radicali che lo vedono rifugiarsi nelle sue memorie per non soccombere. Ho perorato personalmente la sua “elezione” a nuova Maschera (“Il Casanova”) della Commedia dell’Arte codificando il personaggio e dandogli un cliché di immagine con il noto costumista Stefano Nicolao. Un modo per renderlo immortale attraverso il Teatro.

A Grace Jones ti lega una collaborazione di lunga data. Com’è scattata l’ alchimia tra di voi?

Conosco Grace da 35 anni. Ero ragazzino la prima volta che l’ho incontrata a Milano in una festa per la Settimana della Moda. E’ stato un colpo di fulmine e in lei ho subito intuito la personalità straordinaria oltre a subirne il fascino totale. Anche lei si è sentita immediatamente in sintonia con me intuendo qualità che nemmeno io conoscevo e che ho scoperto e migliorato proprio grazie alla nostra frequentazione. Per un periodo siamo stati anche “fidanzati”, ma sapevamo bene che l’Amicizia ha più durata e quindi il nostro rapporto si è tarato in quel senso. Godere della sua fiducia al punto da invitarmi sul palco della Royal Albert Hall in concerto all’improvviso per ballare “Libertango” chiamandomi dal pubblico dà il senso della confidenza e della complicità che nel tempo si è creata tra di noi. La considero come una componente della mia famiglia e la cosa è ricambiata. Basti pensare che quando si è esibita al Giubileo di Diamante della Regina Elisabetta II d’Inghilterra, avendo a disposizione pochi e preziosi inviti ufficiali e personali, mi ha fatto recapitare da Buckingham Palace il mio facendomi un regalo indimenticabile. Abbiamo troppo poco spazio qui per poter spiegare cosa significa per me questo rapporto così speciale e completo.

La locandina di “Principe Maurice #Tribute” di Daniele Sartori

“Principe Maurice #Tribute” è il titolo del docufilm che ti ha dedicato il regista Daniele Sartori: ce ne vuoi parlare?

Daniele Sartori, amico veneziano che ho conosciuto quando da ragazzo frequentava il Cocoricò ed era già mio fan, è un regista di grande talento che ha ricevuto riconoscimenti internazionali per i suoi corti rivolti in particolare alla cultura Queer. Mi chiese tempo fa di fare un cameo in un suo lavoro importante e ne scoprii l’originalità e bravura. Quando mi ha proposto di seguirmi per un certo periodo in modo da realizzare un docufilm su di me ne sono rimasto colpito e ho risposto subito si. In lui riconosco la capacità di esprimersi con diverse tecniche mantenendo il filo del racconto, un po’ come Kubrick, quindi il più adatto a rappresentare le mie tante personalità. Così è stato: Principe Maurice # Tribute è un insieme di corti, tre di video arte e altri di reportage, molto diversi tra loro e  legati da un’intervista in cui spiego il mio percorso artistico ed esistenziale entrando anche nell’intimo… c’è un omaggio a Klaus Nomi ed uno a Lindsay Kemp. Il mediometraggio che dura circa 50 minuti ed ha una colonna sonora originale elaborata da me con i mitici Datura, ha già fatto il giro di Festival di Cinema quali Firenze, Torino, Milano, Venezia e l’ultima proiezione prima della distribuzione è al Cinepalace di Riccione, dove tutto è nato, ad inaugurare una rassegna di Cinema d’Essai (3 ottobre) voluta dal patron Massimiliano Gometti in collaborazione con l’Assessorato alla Cultura.

Le lenti bianche e la Piramide del Cocoricò sono gli emblemi a cui la mia generazione associa, da sempre, il Principe Maurice. Se ne dovessi indicare un terzo ai “posteri”, quale sarebbe?

La “contaminazione”, una parola che amo e che è stata anche il titolo della mia prima esperienza radiofonica su Radio Capital nel ’94.

Il Principe Maurice in un look di Vivienne Westwood

“Last, but not least”: in VALIUM il focus sul fashion è preponderante. Che rapporto hai con la moda o con lo stile in generale?

Lo stile è più importante della moda, me lo hanno insegnato Grace Jones e David Bowie, che pure ho avuto il privilegio di frequentare per un po’… Ci sono stilisti straordinari che nelle loro collezioni mettono capi, magari   poi nemmeno in produzione, che se riesco ad accaparrarmi (quasi sempre) entrano nel mio repertorio di costumi. Tra questi, oltre ad outfit fatti apposta per me dal mio compagno (scomparso prematuramente 8 anni fa ma sempre nel mio cuore) Pierluigi Voltolina ho parecchi pezzi di Issey Miyake, Jean Paul Gaultier, Thierry Mugler, Martin Margiela, Vivienne Westwood, Alexander McQueen, John Galliano e tanti abiti di scena autenticamente teatrali e anche antichi che “contamino”, appunto, con accessori particolari spesso fatti su mio disegno. In ogni caso la Moda è sempre più Teatro e segno dei tempi, quindi a modo suo Arte.

Photo courtesy of Maurizio Agosti