Paolo e la Principessa

 

“Allorchè Paolo era arrivato a Milano colla sua musica sotto il braccio — in quel tempo in cui il sole splendeva per lui tutti i giorni, e tutte le donne erano belle — avea incontrato la Principessa: le ragazze del magazzino le davano quel titolo perchè aveva un visetto gentile e le mani delicate; ma soprattutto perch’era superbiosetta, e la sera, quando le sue compagne irrompevano in Galleria come uno stormo di passere, ella preferiva andarsene tutta sola, impettita sotto la sua sciarpetta bianca, sino a Porta Garibaldi. Così s’erano incontrati con Paolo, mentre egli girandolava, masticando pensieri musicali, e sogni di giovinezza e di gloria, — una di quelle sere beate in cui si sentiva tanto più leggiero per salire verso le nuvole e le stelle, quanto meno gli pesavano lo stomaco e il borsellino. — Gli piacque di seguire le larve gioconde che aveva in mente in quella graziosa personcina, la quale andava svelta dinanzi a lui, tirando in su il vestitino grigio quand’era costretta a scendere dal marciapiedi sulla punta dei suoi stivalini un po’ infangati. In quel modo istesso la rivide due o tre volte, e finirono per trovarsi accanto. Ella scoppiò a ridere alle prime parole di lui; rideva sempre tutte le volte che lo incontrava, e tirava di lungo. Se gli avesse dato retta alla prima, ei non l’avrebbe cercata mai più. Finalmente, una sera che pioveva — in quel tempo Paolo aveva ancora un ombrello — si trovarono a braccetto, per la via che cominciava a farsi deserta. Gli disse che si chiamava la Principessa, poichè, come spesso avviene, il suo pudore rannicchiavasi ancora nel suo vero nome, ed ei l’accompagnò sino a casa, cinquanta passi lontano dalla porta. Ella non voleva che nessuno, e lui meno d’ogni altro, potesse vedere in qual castello da trenta lire al mese vivessero i genitori della Principessa. “

Giovanni Verga, da “Primavera” (edizione critica a cura di Giorgio Forni e Carla Riccardi. Fondazione Verga, Interlinea.)

 

Foto: Austrian National Library via Unsplash

 

Il voto della futura Regina

 

” Il 21 aprile, nel giorno del ventunesimo compleanno della principessa, il discorso venne mandato in onda fingendo che si tenesse in diretta nella Government House di Città del Capo, di fronte a un pubblico radiofonico di oltre 200 milioni di individui che si erano sintonizzati per ascoltare la futura regina, americani compresi. Elisabetta chiarì fin dalla prima frase che l’esistenza che aveva scelto di consacrare all’espansione del Commonwealth non era una questione che riguardava soltanto i bianchi. “Colgo volentieri l’occasione per rivolgermi a tutti i popoli del Commonwealth e dell’Impero Britannico, dovunque essi vivano, a qualunque razza appartengano e qualsiasi lingua parlino.” Il discorso durò sette minuti e raggiunse il culmine nel passo in cui la principessa dichiarò di dedicare la vita al servizio della Corona e del suo popolo. Era una dichiarazione che ricalcava quasi un voto religioso e aveva commosso Elisabetta quando aveva letto le bozze per la prima volta. “Oggi desidero farvi una promessa. E’ molto semplice. Dichiaro davanti a voi che dedicherò tutta la mia vita, lunga o breve che sia, al vostro servizio e al servizio della grande famiglia imperiale a cui tutti apparteniamo. Ma non avrò la forza di portare a compimento questo impegno a meno che anche voi non vi uniate a me, e oggi vi invito a farlo. Sono certa che il vostro sostegno non verrà mai meno. Che Dio mi aiuti a realizzare questa promessa e benedica tutti quelli che vorranno prendervi parte.” In ogni parte del mondo molti interruppero l’attività quotidiana per ascoltare le parole della principessa, che chiaramente provenivano dal cuore. Il discorso fece venire le lacrime agli occhi al re, alla regina e alla regina Maria (…). Churchill, notoriamente emotivo fino alla punta del suo famoso sigaro, ammise di essersi commosso anche lui.”

 

Andrew Morton, da “The Queen. Elisabetta, 70 anni da regina.”

 

 

Foto di Lee Haywood, CC BY-SA 2.0 <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/2.0>, via Wikimedia Commons